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Autore: ornylumi    16/05/2011    4 recensioni
Di Druella Black si conoscono solo due cose: il nome, e che è la madre delle sorelle Black. Ma chi era veramente, e che cosa pensava? Questa breve storia tenta di rispondere alla domanda, descrivendo i suoi pensieri riguardo al marito e alle figlie. Fino ad un incontro particolare, che farà crollare (per un attimo) la sua dura morale di strega purosangue.
Ottava classificata al contest "Albero genealogico" indetto da MedusaNoir sul forum.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cygnus Black, Druella Black, Famiglia Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Dopo cena, Cygnus mi ha dato la buonanotte ed è andato subito a letto. Io resto, come mio solito, almeno per un’altra ora, a godermi la pace della notte. Percorro i corridoi della casa, e senza rendermene davvero conto raggiungo la stanza sul retro. Mi accorgo, entrando, che odora ancora delle misteriose pozioni di Bellatrix, o forse è solo la mia immaginazione. Raggiungo la porta a vetri e la spalanco, lasciando entrare una brezza fresca di quasi primavera. Poi esco, raggiungo il giardino. Alzo lo sguardo, e quello che vedo è una grande luna, quasi più del normale, circondata da nubi che non riescono del tutto a coprirla, ma le conferiscono un’aura spettrale. E lì, davanti a quello spettacolo della natura, finalmente mi concedo di ripensare a quanto è successo.

Solo poche ore fa, ero a Diagon Alley per delle commissioni. Quando posso, mi piace uscire per strada e vedere volti nuovi, entrare anche per pochi istanti nella vita di qualcun altro. Chi mi conosce, mi saluta con rispetto; non solo per il nome che porto, ma per la persona che sono. Almeno, è quello che mi piace pensare.

Camminavo, dunque, per la strada, quando mi sono fermata davanti a una vetrina. Gli oggetti magici in vendita mi ricordavano l’entusiasmo che provai da bambina, quando per la prima volta mi preparavo ad andare a Hogwarts. E poi, non so nemmeno perché, ho alzato lo sguardo verso l’interno del negozio.

E c’era lei. L’ho riconosciuta anche di spalle, anche se non la vedevo da almeno sei anni, da quella volta in cui si era alzata a metà della cena e se n’era andata per sempre. Era accanto a quello che doveva essere suo marito, e ridevano. Ridevano, quegli sciocchi. Ho sentito montare dentro una rabbia senza precedenti. Non le importava niente, niente del dolore che ci aveva arrecato. Era felice di quella vita che si era scelta, accanto a un Nato Babbano che disonorava la nostra famiglia. Il mio sacrificio, i miei insegnamenti… tutto inutile, completamente inutile. Erano finiti lì, in un miscuglio di sangue puro e sporco che faceva ribrezzo.

Non riuscivo a sopportarlo. Stavo per andare via, ma prima che potessi muovermi una bambina è uscita in tutta fretta dal negozio. Doveva avere circa cinque anni, e devo ammettere che i suoi capelli rosa confetto hanno attirato la mia attenzione. Appena mi ha vista, mi ha fatto un gran sorriso e ha detto: "Ciao, signora!"

Sono rimasta zitta. Non riuscivo a dire niente, nemmeno a una bambina. Perché, forse, dentro di me avevo già capito chi era. Sua madre è arrivata subito dopo, chiamandola “Ninfadora” e afferrandola per le spalle. La sgridava, le diceva che non doveva allontanarsi. Poi ha alzato lo sguardo, e mi ha vista. Ci siamo viste, osservate, per istanti che sembravano eterni. Nei suoi occhi ho letto incredulità, poi il disprezzo. Stava zitta, io stavo zitta. Finché si è rivolta di nuovo alla figlia: “Andiamo, Ninfadora. Non disturbare la signora”.

Se ne sono andate. Ed io sono rimasta lì, immobile, preda di emozioni che ho voluto frenare e controllare. Solo adesso, finalmente, smetto di trattenerle. Prendo la testa tra le mani e piango, grido, faccio tutto ciò che mio marito non approverebbe, che non si addice a una signora. Non mi importa; so che è solo un momento, che passerà. Lo negherò agli altri, e poi a me stessa, che questa sera non è il mio sangue a urlare, ma la mia anima. E ritornerò alla mia vita, al mio silenzio.

----Giudizio ottenuto:----

Grammatica: 9/10

Originalità: 9/10

Forma e stile: 8/10

Gradimento personale: 8.5/10

Totale: 34.5/40

Il motivo per cui ti ho abbassato il punteggio nell’originalità è lo stesso per cui te l’ho alzato nel gradimento: l’incontro con Andromeda e il successivo “crollo” di Druella. L’ho trovato prevedibile, ma mi è piaciuto un sacco! Una cosa che invece non ho apprezzato molto è lo stile frammentario: mi sembra che a volte ci siano punti e virgole dove non dovrebbero essere. Tuttavia, ti ho dato come errore solo le virgole in “la verità, è che” perché dividono soggetto e verbo; inoltre ho considerato anche la ripetizione di quella formula a così poca distanza. Un altro errore che ho considerato è stato “dubiterei che è”, dove invece sarebbe andato un “sia”.

Come risultato del mio primo contest, sono stata più che contenta :) Ho corretto alcune cose, l'ultima no poiché non mi suonava bene. Grazie ancora a MedusaNoir e a tutti coloro che hanno letto la storia!

   
 
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