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Autore: Lucenera88    22/05/2011    1 recensioni
Questa fanfiction è stata scritta anni fa, per cui ad affiancare Ash saranno Misty e Brock.
Anche in merito ai Pokémon, stesso discorso: non seguo l'anime dell'ultima serie, per cui vi prego di essere clementi.
Tratta di una strana disavventura accaduta a Fire City, quando Ash e i suoi amici sono coinvolti negli oscuri accadimenti che si celano dietro un combattimento con il capo-palestra della città.
La storia comprende tutti i personaggi, ma in particolare si incentra su Jessie e James.
Spero che vi piaccia, sebbene la storia sia un po' datata.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Brock, James, Jessie | Coppie: Ash/Misty
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14 - Nel buio d'acqua

Non sapeva di preciso dove fosse… sapeva di essere cullato da qualcuno, così dolcemente che non poté evitare di pensare che a stringerlo fra le braccia fosse la sua stessa madre.
Aveva le mani appoggiate, strette in un pugno rilassato, sul suo seno. L’odore di sua madre gli pervadeva le narici, il maglioncino morbido contro le sue dita.
Poteva anche giurare di sentirla cantare. Oramai non lo faceva quasi più… era cresciuto, oramai. Ma quando dal petto su cui lui era appoggiato sentì vibrare le prime note, capì subito che quella melodia, lenta e cadenzata come un flusso d’acqua stagnante, era un qualcosa che era rimasto a giacere nella sua memoria… qualcosa che riaffiorava in quel momento, risvegliato dai flutti e dai dolci gorgoglii della sua mamma.
Alzò un braccio in cerca di una ciocca di capelli, ma si rese conto che se non avesse aperto gli occhi non avrebbe potuto raggiungerli con la sua mano alla cieca. Cercò di aprire gli occhi.
Aprirli, però, risultava più difficile di quanto avesse immaginato. Che volesse restare per sempre lì, protetto tra le braccia di sua madre? Ne valutò l’ipotesi. L’idea che potesse smettere di rincorrere cose che non esistevano, che potesse restare lì a dormire in un posto sicuro si insinuava nella sua mente come un Meowth che si insinua e si crogiola in mezzo ad una montagna di cuscini.
“Sa…to…shi…” riusciva a sentire la sua voce, che sillabava il suo nome come una ninna-nanna.
“Sa…to…shi…”
Poteva avvertire le dita di sua madre che gli accarezzavano i capelli, con movimenti circolatori.
“Non lasciarmi più” riusciva a sentire sua madre, con un tono di malinconia nella voce.
“No, mamma, non ti lascio” disse Ash, senza essere sicuro che quelle parole le stesse dicendo o semplicemente solo pensando. Anche l’accertarsi di riuscire effettivamente ad aprire la bocca per dire qualche parola sembrava troppo dispendiosa.
“Non mi lasciare” mormorò lei, sempre con una voce che sembrava rasentare un canto malinconico. E Ash si sentì il cuore inzuppato di tristezza, pensando a tutte le lacrime che le aveva fatto versare.
Per tutte le volte che aveva lasciato alle spalle la soglia di casa, spinto solo dal suo egoismo. Più che dall’egoismo, dall’entusiasmo di bambino che non si cura dei suoi genitori, piuttosto solo del futuro: una lunga strada di campagna di cui sembra impossibile vedere la fine, forse fiancheggiata da fiumi allegri o rischiarata dalla luce del sole, ma anche forse bagnata da una pioggerellina primaverile in cui sembra facile camminare con allegria.
Sembrava tutto così facile, la prima volta che se n’era andato di casa. Ma cosa poteva saperne lui, della vita reale? Allora, aveva solo dieci anni.
“No, mamma, resterò qui con te, non me ne andrò più”.
“E che ne sarà del tuo futuro?” sua madre stava parlando, senza perdere la sua cadenza ritmica e ipnotizzante.
“Il mio futuro è qui con te, mamma”.
All’improvviso si sentì sollevato, e nello stesso istante in cui lei gridava “non lasciarmi!” lui si sentì capovolto, gettato a terra dalla sua stessa madre… sentì il pavimento che si avvicinava pure se non riusciva a vederlo, sentì di stare per morire, sentì che non poteva e non doveva, e un forza dentro di sé risvegliò il suo istinto, cercò di gridare ma non ci riuscì, voleva muoversi ma non riusciva, si agitò, sentiva di stare per morire, morire, morire, se non avesse fatto qualcosa subito
Con un respiro che sembrava l’esalo disperato di un bambino venuto al mondo, Ash si tirò su in preda a convulsioni.
Era vivo.
Uno strillo soffocato lo colpì, aprì gli occhi e si sentì perso perché tutto intorno a sé era buio; qualcosa lo colpì violentemente alla faccia nell’oscurità e lui non ebbe il tempo di capire cosa fosse stato che cade all’indietro, arrancò, qualcosa di strano lo tratteneva, poi realizzò che quella doveva essere acqua.
“Ma che?...” tossì nervoso, e sentì un altro gemito femminile, per metà soffocato. Cominciò ad abituarsi all’oscurità, e vide una figura tremolante alla sua destra, mentre era ancora seduto nell’acqua, e in quel momento si accorse di avere anche lui freddo.
Ci fu silenzio.
“Ma…”
“Non spaventarmi mai più a quel modo!” strillò lei, ma tremava e piangeva contemporaneamente al punto che Ash poté solo indovinare le sue parole.
“Misty?”
Per contro Misty singhiozzò di nuovo. Mosse a fatica un paio di passi nell’acqua che le arrivava sotto la vita, e si accasciò nell’acqua cingendogli il collo, “Ferma! Fer…!” Ash ingoiò dell’acqua, sopraffatto dal gesto disperato dell’amica.
“Dove siamo?” riuscì finalmente a dire Ash, quando Misty lo lasciò andare. Era tutto buio, sembrava esserci acqua dappertutto e così come stavano le cose non riuscivano nemmeno a capire bene quanto fosse ampio quel luogo.
“Non lo so” mormorò Misty, cercando di calmarsi. Adesso era accovacciata nell’acqua con solo la testa di fuori, e nonostante ciò Ash vedeva la sua ombra scura tremolare, i capelli completamente zuppi. “So solo che non volevi svegliarti”.
Ash si sentì male per il modo in cui aveva spaventato Misty. Generalmente lei non cedeva facilmente, perciò penso di averla veramente terrorizzata per spingerla in quello stato.
Nel buio risuonò un lamento da fantasma, entrambi raggelarono.
“Chi… chi è?”
Il lamento si propagò nuovamente, più tenebroso di prima. Misty, già allo stremo, non resistette e strillò così forte che la sua voce rimbalzò da tutte le parti. Qualcosa cadde con su Ash – che finì di nuovo con la testa sott’acqua – poi riuscì a venire a galla, anche lui spaventato.
“Cosa diamine era?” gridò, facendo trasparire più paura di quanta non volesse mostrare.
“Sono… io… aaaah… Brock… aaah….”
“Brock?!” gridarono i due ragazzi all’unisono.
La sagoma malconcia di Brock si alzò dall’acqua. Sì, doveva essere lui, o almeno così sembrava.
“Brock!” gridò Ash con gioia, “ci sei anche tu! E Pikachu?”
“Non… aaah… lo so…” replicò. “Devo aver sbattuto da qualche parte, mi sento tutto ammaccato…”
“E’ qui” un’altra voce provenne da dietro Misty.
“Chi va là?” gridò lei, mentre un rumore di acqua mossa si avvicinava nella loro direzione.
“Miriam” disse lei a fatica. Aveva l’aria di una che aveva avuto troppa acqua di traverso, la voce roca e debole. “Il tuo Pikachu ce l’ho io” disse.
“Pikachu!” Ash si mosse a fatica nell’acqua, per togliere dalle braccia dell’agente il suo Pokémon-amico. Era incredibilmente zuppo, il pelo sembrava scomparire lasciando solo il corpicino magro del roditore, apparentemente privo di sensi.
“Pikachu… su, svegliati…” lo scosse un poco.
“Dubito che…” esordì Miriam, ma Ash la zittì: “non dirlo nemmeno!”
Lo scosse ancora, ma non ricevette risposta. Cominciò a temere seriamente per il suo amico. “Pikachu, su, svegliati…”
“Pika…”
Sorprendentemente, Pikachu riacquistò i sensi, alzò la testolina bagnata e guardò la sagoma del suo allenatore, dopo una frazione di secondo lo riconobbe con un sonoro “Pii-ka!” e, tra le risa di allegria del giovane allenatore, gli saltò sulla testa scrollandosi di dosso, per quanto possibile, l’acqua che gli aveva rovinato il manto da roditore.
“Pikachu, meno male!”
“Non è posseduto, vero?” azzardò Brock, timoroso. Anche Miriam, che era rimasta pietrificata a guardare le effusioni tra Pokémon ed allenatore, sembrava in dubbio.
“Credo di no…”
“Pikachu, mi riconosci?” chiese subito Misty a Pikachu, che la guardò e nonostante il buio replicò con un sonoro “pikapì!” saltandole in grembo.
“No, ragazzi, Pikachu sta bene!” assicurò lei con allegria, mentre il Pokémon la colmava di effusioni.
“Meno male” Brock poté tirare un sospiro di sollievo.
Miriam, invece, non disse nulla.
“Nessuno di voi sa come diavolo siamo finiti qui?” chiese Ash.
Dopo un paio di secondi di silenzio, in cui non si sentì altro che il subdolo rumore dell’acqua stagnante, Miriam avanzò la sua ipotesi:
“Credo che siamo finiti nella cisterna dell’acqua”.
“E come diavolo siamo finiti nella cisterna dell’acqua?” ribatté Ash. “ Noi non stavamo arrivando al piano…”
“Voi tre avete perso i sensi” tagliò corto Miriam, riferendosi ad Ash, Misty e Pikachu. “Charizard ci ha attaccati, e per contrastarlo abbiamo dovuto rompere qualche tubo per far arrivare l’acqua necessaria”.
Miriam era molto fredda nelle sue parole, cosa che i tre notarono a pelle. Brock, nel frattempo, non aveva detto una sola parola.
“Beh, a me sembra qualcosa di più di qualche tubo” commentò Ash, guardandosi intorno. Pikachu asserì con un “pi-ka…” tra le braccia di Misty, tremante.
“E gli altri?” chiese ancora il giovane allenatore.
“Non lo so”.
Ci fu un altro silenzio. Questa, certo non era una buona notizia. Erano in un pozzo buio, con solo un Pikachu debole e bagnato come Pokémon di salvataggio, e per di più avevano perso  le tracce di cinque compagni. 
“E adesso, che facciamo?” la voce di Misty suonò leggermente ansiosa.
“Se siamo finiti qui, dobbiamo per forza aver sfondato una parete” constatò Miriam. “il problema sta nel raggiungerla”.
Ash cercò di arrampicarsi ad una delle pareti della cisterna, ma per quanto cercasse di starci aggrappato finiva inesorabilmente per fare un tonfo nell’acqua, aggravando il dolore alla schiena che avvertiva.
“Ahi, la schieeena…”
“Così non ce la faremo mai” asserì Brock, sconfortato. Pikachu non poteva essere d’aiuto: l’unica cosa che poteva fare era lanciare scosse elettriche, ma oltre che essere inutili avrebbe fritto tutti i presenti tanta era l’acqua presente.
“Vediamo se funziona” Miriam smanettò con l’orologio che aveva al polso, la cui schermata si illuminò emanando un debole bagliore.
“Cosa hai intenzione di fare?”
“Portare qui Neptune” disse lei in maniera asettica, senza staccare gli occhi dall’orologio mentre smanettava con dei pulsanti. Un tondino rosso sulla schermata, targato con il nome “Neptune” diventò verde, e comparve la scritta “segnale connesso”.
“Neptune, mi senti?” disse Miriam nell’orologio. Da questi provenne un verso canino, simile a un mormorio, ma sufficiente a far capire a Miriam che il suo Pokémon le prestava attenzione.
“Neptune, siamo bloccati nella cisterna, vieni a darci una mano!” disse lei, e dopo l’abbaiare affermativo del Pokémon d’acqua, la sua allenatrice interruppe la comunicazione.
“Sarà qui a breve” comunicò agli altri. “Non disperate, saprà tirarci fuori da questo impiccio”.
“Come l’hai contattato?” chiese Brock.
“I miei Pokémon hanno una trasmittente con GPS impiantata nel collare” spiegò lei. “Questo ci permette di restare in contatto anche a lunga distanza”.
Dopo alcuni minuti, sentirono un rumore nell’acqua. Sentendosi nuotare qualcosa vicino le gambe Misty si irrigidì di paura, ma poi qualcosa spuntò fuori abbaiando di gioia presso Miriam.
“Neptune! Per fortuna sei tutto intero!” esclamò gioiosa, mentre il Pokémon le faceva le feste leccandole la mano rovinata dall’acqua.
“Ed ora come faremo ad uscire?” chiese Brock.
“Neptune deve conoscere la strada” confermò Miriam. “Neptune, saresti in grado di portarci fuori da qui?”
L’abbaiare affermativo di Neptune fece squittire Pikachu di felicità e, di conseguenza, anche Ash, Misty e Brock.
Neptune quindi raccolse tutte le sue energie, e scagliò in cielo un attacco d’acqua che tramutò in gelo raggio: la luce dell’attacco fu così forte, e l’acqua utilizzata tanta che i ragazzi  ne sentirono subito il livello scendere, e poterono vedere per un istante che Neptune aveva creato un ponte di ghiaccio che saliva una parete della cisterna.
“Saliamo, presto!” disse Brock togliendo le parole di bocca a Miriam.
Non fu facile salire la rampa di ghiaccio, scivolosa e gelida com’era, ma Neptune era lì ad aiutarli a non cadere, agile com’era sul ponte che lui stesso aveva costruito. Finalmente li issò uno per uno su un punto sicuro, chiaramente un foro nelle pareti del pozzo.
“Dev’essere da qui che siamo caduti” constatò Brock, “questo significa che non siamo lontani da dov’eravamo prima”.
Miriam non commentò, ma cominciò a percorrere il tunnel oscuro preceduta dal suo Neptune.
“Ah”.
Ash si girò in direzione di Misty, che si teneva il braccio. “Cosa c’è?”
“Mi fa male” piagnucolò lei.
“A chi lo dici” disse allora Ash, “io mi sento come se avessi la schiena spezzata in due.
Ed era vero. Gli faceva un male inimmaginabile, non sapeva nemmeno con quale forza riuscisse a camminare. Ogni passo che faceva sentiva un dolore lombare, era un autentico strazio.
“E’ normale, dopo la botta che avete avuto” li rincuorò Brock, sospirando.
“A proposito, dov’è Pluto?” chiese Ash.
A quelle parole, Miriam si arrestò.
“E’ nella sfera Poké, non preoccuparti” lo rassicurò. “E’ solo molto stanco”.
Ash non si rese conto del tono della voce dell’agente FBI, tantomeno sospettò qualcosa Pikachu, ma Brock avvertì tutta la pesantezza che si era materializzata attorno a loro.
A breve dovettero procedere carponi: era evidente che Neptune li stava portando per tutt’altra strada. Dopo alcuni passi, Vaporeon si arrestò. Alzò il capo su di sé al soffitto basso e  sparò un iper-raggio, lasciando tutti esterrefatti.
“Forse ci sta aprendo un varco al piano di sopra” disse Misty.
“Sì, dev’essere così! Pikachu, te la senti di dargli una mano?”
“Pika!”
Pikachu si mise al fianco del Pokémon d’acqua, intensificando l’attacco. Ad un certo punto, il soffitto crollò, mostrando evidentemente che non era di pietra come lo era la cisterna. Vileplume saltò all’interno del foro, iniziando la sua opera di demolizione, mentre gli altri si arrampicavano seguendo il varco aperto dal Pokémon. Impiegarono molto tempo: Neptune e Pikachu entravano in corridoi e cunicoli che tentavano di distruggere, arrivarono in una saletta intermedia molto più piccola di quella precedente ma senza fermarsi un istante proseguirono nella risalita.
Dopodiché trovarono una specie di botola che i due Pokémon mandarono in frantumi senza problemi, e finalmente si trovarono in una saletta ammobiliata con tavolini e mobili in stile Luigi XVI. Purtroppo, niente finestre.
“Siamo al piano di sopra!” esclamò Ash, euforico, ma nello stesso tempo si gettò a terra per via di una fitta alla schiena.
“Ash!” gridò Misty cercando di accovacciarsi, ma lui si rimise subito in piedi.
“Misty, hai il braccio nero!”
Misty si guardò: dalla spalla al gomito, il colorito era quello di una melanzana… cosa che non la rassicurò per niente.
Uscirono dalla sala, trovandosi nel corridoio.
“Siamo vicini alla stanza da letto” disse Miriam, “per di qua!”
Varcarono un’entrata diversa dalle altre che affacciavano sul corridoio, essendo a due porte evidentemente spesse e color mogano, in più finemente intagliate da decorazioni su tutto il perimetro.
Si chiusero la porta alle spalle, affaticati.
“Ma guarda un po’ chi abbiamo qui”.
Jessiebell era nel bel mezzo della stanza, con una smorfia vittoriosa sul volto di porcellana.
E non era sola.
Totodile, Chikorita, Noctowl, Geodude, Arcanine, Zubath e Meowth la accompagnavano con la stessa smorfia dipinta sui loro musi e, con sorpresa, anche Fearow, Jupiter e Moonlight  - privi di collare – si erano uniti alla terrificante compagnia.
Come Miriam aveva immaginato, con il precedente attacco di Pikachu Jessiebell era riuscita ad intercettarli, ed evidentemente ad anticipare le loro mosse.
“Hai finito di fare i comodi tuoi, Jessiebell!” esordì Brock.
Questa ridacchiò sotto i baffi, senza mutare la sua espressione. “Vedremo” replicò con leggerezza.
“Sei una tiranna!” gridò Misty, “ti ostini a seguire le orme di tuo padre… Perché?”
Jessiebell proruppe in una risatina di circostanza. “Che domande! Perché mi diverte, è chiaro!”
“Che domanda stupida” bofonchiò Ash tra i denti, ma non a voce abbastanza bassa da non essere sentito da Misty.
“Scusami tanto, almeno tu hai idea di che fare?” gli rimbeccò, nervosa.
Ash non replicò. In verità, non aveva la più pallida idea di che cosa fare, ed si rese conto con fastidio che per il momento dipendevano esclusivamente dalle direttive di Miriam.
Le lanciò un’occhiata eloquente. Miriam non mostrava segni di paura o di incertezza, e tuttavia aveva l’impressione che anche lei, sotto sotto, fosse spiazzata almeno quanto gli altri.
Neptune si lanciò con foga contro Jessiebell, ma lei lo scaraventò via, brillando nuovamente di rosso. Il cane guaì sbattendo per terra, tra le urla della sua allenatrice, e allo stesso tempo Jupiter gli si scagliò contro con potenti scosse elettriche che richiesero l’intervento di Pikachu, pronto a difendere il povero Neptune.
“Uno contro tutti, che divertente!” esclamò beata Jessiebell, mentre stava fluttuando nuovamente in preda all’isteria del suo potere. “Pikachu, torna sotto il mio controllo!”
Puntò il dito verso Pikachu nel tentativo di schiavizzarlo, ma il Pokémon strinse forte la mascella e, contro le aspettative di tutti, le tenne testa.
“Cosa…?” Jessiebell rimase interdetta, poi sorrise. “Non vuoi unirti a me, piccolo Pokémon? Come vuoi. Ma sappi che ne pagherai le dovute conseguenze!”
I Pokémon partirono all’attacco, esattamente come era avvenuto al piano di sotto. Ognuno cercava di evitare disperatamente di essere colpito: Brock evitando Zubath e Geodude, Misty Noctowl, Geodude e Zubath, Ash Chikorita, Totodile e Noctowl, mentre pikachu era impegnato assieme a Neptune a sconfiggere i nemici più forti.
Miriam ne approfittò ed aprì la porta, scomparendo alla vista.
“Sta scappando! Fermatela!” gridò Jessiebell, ed in un secondo Jupiter, Fearow e Moonlight abbandonarono i loro obiettivi per andare incontro alla loro stessa allenatrice, che strillò terrorizzata oltre la porta.
“Miriam!” gridò Ash, e Brock si diresse alla porta ma Arcanine gli tirò contro un potentissimo getto di fuoco che lui scansò per poco, ma sufficiente a far saltare per aria una delle porte d’entrata, incendiata.
 Ash doveva fare qualcosa. Assolutamente, qualcosa!
“Jessiebell, ferma!” gridò, “ti propongo un accordo!”
Ciò fu sufficiente ad arrestare tutti i Pokémon. La spaventosa aura di Jessiebell scomparve, e lei poggiò i piedi al suolo, con il suo fedele Vileplume al fianco.
Misty era tutta graffiata, ed aveva sangue in faccia. Fissò Ash con terrore.
Jessiebell, per contro, lo guardava con uno sguardo misto a pietà ed alterigia. I Pokémon le si accerchiarono alle spalle. Ash quindi, cercò di farsi forza ed indurì il suo sguardo.
“Oh-oh, che cosa credi di farmi, ragazzino?” ironizzò Jessiebell con le mani incrociate in grembo. “Paura?”
Vileplume imitò la sua padrona incrociando le zampette in avanti, ed assumendo un atteggiamento altero sillabò: “Vilevile?”
Ash vide Brock che nel frattempo era uscito, nel tentativo di recuperare Miriam. In quel momento capì che l’unica cosa che poteva fare era distrarla, così non solo avrebbe avuto per sé la sua attenzione, ma anche quella di tutti i Pokémon sotto il suo controllo.
“Ti sfido ad un incontro: i miei contro tutti gli altri che sono qui. E se vinco io, tu ci lasci in pace e te ne vai”. Ash non sapeva se stava osando troppo. Non si vedeva, ma sentiva che una gamba gli stava tremando. “… Che ne dici?”
Gli occhi dei Pokémon posseduti si illuminarono per un secondo di rosso brillante, cosa sufficiente a terrorizzare chiunque. Così com’erano, sarebbe bastato il segnale d’attacco per essere finiti.
Jessiebell era immobile come una grossa bambola di porcellana al centro di quel semicerchio di potenziali assassini.
“E se vinco io”, Jessiebell esitò con un sorriso sulle labbra, valutando la posta in gioco. “ Se vinco io mi consegnate la banda del Team Rocket al completo, l’agente dei miei stivali e, naturalmente, tutti i vostri Pokémon”. Ridacchiò sotto i baffi, sicura che l’assurdità della sua offerta avrebbe spiazzato totalmente il ragazzino, il quale le teneva testa con nient’altro che uno zuppo roditore giallo.
“Accetto! Un incontro con tre Pokémon a testa ti va bene?” 

Note:

1)        Il sogno di Ash è volutamente ricco di riferimenti all’acqua, perché lui sta perdendo i sensi annegando e questo si ripercuote nel suo inconscio.

2)       Ash viene chiamato da Delia “Satoshi”. Nella versione giapponese, Satoshi è il vero nome del protagonista (ed è anche il nome dell’ideatore dei Pokémon, Satoshi Tajiri), ma nella traduzione dei fumetti viene spesso chiamato Red (come anche nel videogioco), mentre in quella degli anime viene chiamato Ash. Nella mia FF, Ash non è altro che il diminutivo di Satoshi (c’è anche da dire che Satoshi non ha un cognome; è solo che nella traduzione americana Ash era un nome troppo corto per rimpiazzare nel doppiaggio Satoshi, per cui è nato il cognome Ketchum dal verbo catch, “acchiappare”[sfere poké]). Misty è la traduzione di Kasumi (“nebbia” in giapponese); Brock di Takeshi (qui Brock fa riferimento al tipo di Pokémon roccia che lo caratterizza); Jessie e James sono rispettivamente Miyamoto Musashi e Sasaki Kojirō, dal nome di due grandi samurai di epoca Edo (riferimento: http://it.wikipedia.org/wiki/Miyamoto_Musashi, http://it.wikipedia.org/wiki/Kojir%C5%8D_Sasaki ).

3)       In questo capitolo Pikachu riesce a riprendere i sensi e non torna sotto il controllo di JB. Quindi si deve anche comprendere perché Pikachu non torna sotto il controllo. Non dimentichiamo che Pikachu – sebbene involontariamente - si è macchiato della colpa dell’omicidio di Pluto L’Umbreon.

4)       Vaporeon è in grado di sciogliersi nell’acqua, ecco perché è stato più semplice per lui arrivare alla cisterna.

 
Salve, e scusatemi davvero se ci ho messo una vita ad aggiornare! La vita universitaria non è per nulla facile =_= e per di più, adesso sono in periodo di esami…… >_> “voglia di studiare, scelgo teee!”
E’ stato un periodo davvero movimentato, strano e stressante… dopo la laurea una bella notizia: salvo imprevisti, a partire da settembre scriverò niente di meno che dal GIAPPONE! Ho vinto la borsa di un anno (per poi venire a sapere pochissimi giorni dopo del terremoto e di Fukushima, ma pare che ora la situazione si sia stabilizzata…)
Sarà un periodo molto stressante da qua a settembre tra esami e carte e stracarte da firmare, quindi vi prego di essere clementi e mi raccomando, auguratemi buona fortuna ;-)
Grazie ancora di cuore a chi mi segue nonostante tutto.
Lucenera.

   
 
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