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Autore: Aika Morgan    23/05/2011    22 recensioni
Michael ama giocare con le stelle: le osserva, traccia i loro contorni e poi aiuta Andy ad orientarsi e a trovare se stesso.
Vivono in un mondo tutto loro, come se appartenessero ad una costellazione fatta di due sole stelle.
E quando all'improvviso una delle due stelle muore, l'altra diventa una stella perduta, che continua a vagare nell'universo alla ricerca di qualche motivo per continuare a splendere.
Questa introduzione ha partecipato e vinto il contest " La trama di una storia." di DearJulietefp
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stelle perdute' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Scoprirsi (solitudini allo specchio).

I giorni sono cambiati, adesso che c'è Elena.

Sembra che ci sia più luce e la sua presenza riempie il vuoto creatosi attorno ad Andy, facendolo sentire più vivo. Il coltello puntato sulla pelle sembra ormai un ricordo sbiadito, un sogno dai contorni sfumati del quale non esiste più certezza.

Ci sono ancora i momenti in cui Andy si sente cadere nello sconforto, specialmente la notte quando è solo nel suo letto. Capita che pianga, acquisita ormai la consapevolezza che Michael non c'è davvero più.

Prima che si desse il permesso di lasciarsi andare, era come se davanti ai suoi occhi ci fosse un velo che gli impediva di vedere e percepire la realtà delle cose. Michael non c'era, Michael era morto, ma era come se la verità fosse in qualche modo ovattata e troppo lontana per essere pienamente compresa.

Ma, nonostante il peso dell'assenza sul cuore, Andy ha iniziato lentamente ad imporsi di superare il dolore e di ricominciare a vivere. Forse è davvero la presenza di Elena in casa a fargli bene, il non essere più da solo ad ascoltare il rumore del suo respiro ad aver migliorato le cose.

Giusto il tempo di ambientarsi in casa ed Elena ha iniziato ad occuparsi di lui in modo da lasciarlo studiare in pace senza dover pensare ad incombenze varie. Lo fa spontaneamente, nonostante Andy continui a ripeterle che è un'ospite e che non dovrebbe dedicarsi a queste cose.

Quello che più lo sorprende, considerata la sua abituale diffidenza, è il fatto di non provare alcun fastidio nel vedere Elena aggirarsi per casa, magari indaffarata a preparare qualcosa per la cena o seduta sul divano a guardare la televisione.

Sembra che faccia parte della sua vita già da tanto tempo e che non sia un'estranea piombata nella sua vita da poco più di una settimana.

Nei suoi gesti Andy rivede Michael e il suo continuo preoccuparsi per gli altri. Elena ha lo stesso modo del fratello di fare amicizia e di conquistare la fiducia di chiunque, anche la sua. E non si tratta solo di prestarle le chiavi di casa per lasciare che si muova liberamente, ma è qualcosa di più profondo, la stessa sicurezza che gli trasmetteva Michael quando gli parlava.

Dopo tre giorni passati a studiarsi e ad osservarsi, sembra che si conoscano da tanto tempo e che il muro di diffidenza iniziale sia stato abbattuto per lasciare spazio alla timida intenzione di diventare amici.

- In quanto futuro medico non dovresti smetterla con le sigarette? - gli chiede Elena una sera, mentre sparecchiano dopo aver cenato.

Per un attimo Andy resta spiazzato, in preda ad una forte sensazione di déjà-vu. Quando ha sentito prima parole simili a queste?

 

- Ma non dovresti smettere di fumare? - chiese Michael con una risata, mentre Andy prendeva il pacchetto dal distributore automatico.

- Senti da che pulpito viene la predica! - rise Andy, voltandosi verso di lui.

- Beh, non sono io che studio medicina. Bell'esempio che dai ai tuoi pazienti. - lo rimbeccò l'altro, sfiorandogli una mano.

- Magari da qui a quando mi laureo smetto, che ne dici? Mi concedi ancora un paio di anni?

 

- Perché mi guardi così? Ho detto qualcosa che non va? - la voce di Elena riporta Andy alla realtà.

- No, no, tranquilla. È che Michael mi diceva sempre la stessa cosa.

Ed è strano come le parole, pur pronunciate da due voci diverse, risultino avere la stessa consistenza. Andy sorride leggermente, riportando alla mente i giorni in cui tutto andava bene e in cui il problema più grande era studiare per riuscire a passare un esame.

- Proprio lui, che fumava una sigaretta dietro l'altra? - ridacchia Elena.

- Già.

- Andy, ti andrebbe di continuare a raccontarmi qualcosa di lui? - Elena torna nuovamente seria, scrutandolo attentamente.

In fondo è lì per quello ed Andy le ha promesso che le avrebbe raccontato tutto, per permetterle di farsi un'idea di ciò che il fratello le aveva nascosto.

- Posso riprendere da dove eravamo arrivati, che ne dici? - propone Andy, offrendole della limonata fredda.

Iniziare il discorso è la parte più difficile.

Ma dopo le prime parole, le altre vengono da sole, dando forma ad un discorso di senso compiuto, fatto di emozioni che Andy credeva di aver dimenticato. E mentre parla, Michael è ancora una volta accanto a lui, un fantasma invisibile che guida i suoi ricordi e glieli mostra, più vivi e forti che mai.

Elena lo ascolta con attenzione, commentando di tanto in tanto con qualche battuta che la fa sorridere, ma verso la fine del racconto torna seria e non lo interrompe più, come rapita letteralmente dal suo racconto, totalmente immersa in una realtà che non le appartiene.

 

***

 

Dopo una giornata passata fra lezioni e libri, tutto ciò di cui Andy aveva bisogno era una lunga doccia calda per rilassarsi e non pensare più a nulla.

Probabilmente non avrebbe nemmeno cenato tanta era la stanchezza – e del resto non aveva nemmeno fame, come gli succedeva sempre in periodi stressanti come quelli degli esami – ma di una doccia aveva veramente bisogno.

Mentre saliva le scale che conducevano alla sua stanza, si augurò che Michael non avesse avuto la stessa idea, costringendolo così ad aspettare. Nei pochi mesi che aveano trascorso insieme, Andy aveva imparato lentamente a non considerarlo il tipo presuntuoso e pieno di sé che pensava fosse all'inizio, ma non riusciva ancora a considerarlo un amico a tutti gli effetti.

Quello che non avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura – e che forse gli impediva di smetterla di difendersi costantemente come se avesse di fronte una persona ostile – era l'attrazione fisica che aveva cominciato a provare da qualche settimana.

Era successo per caso, e nel più banale dei modi una sera in cui Michael era uscito dal bagno con solo i boxer, dopo aver fatto una doccia. Gli appunti di genetica che Andy stava ricopiando erano diventati una macchia sfocata bianca e nera ai suoi occhi, interamente concentrati sul corpo del compagno di stanza.

Era dannatamente bello, e ad Andy era quasi mancato il respiro quando aveva percepito il cavallo dei pantaloni farsi improvvisamente più stretto. Quella sensazione era durata solo qualche attimo, ma a lui era sembrato di aver passato interi minuti a fissarlo.

- Ehi va tutto bene? Hai fatto una faccia... - Michael era scoppiato a ridere, scuotendo il capo – Ho dimenticato di prendere i vestiti, non so proprio dove ho la testa.

Da quel momento, Andy aveva così deciso che sì, era meglio continuare ad evitarlo, per non esporsi troppo. E poi uno come Michael di certo aveva uno stuolo di ragazze che gli facevano la corte, di certo non si sarebbe mai interessato ad un uomo... a lui.

Michael non sapeva che lui fosse omosessuale. Andy l'aveva confidato soltanto a pochissime persone, per la paura di non essere accettato o che la cosa potesse pregiudicare addirittura i suoi studi universitari.

Scacciando tutti quei pensieri che gli rigiravano in testa da settimane, Andy cercò la chiave della sua stanza nella tasca dei jeans e poi aprì la porta.

- Michael? Michael, sono io. Ci sei?

Dall'anticamera riusciva a vedere la stanza in penombra, illuminata dalla lampada del comodino. Ma c'era uno strano silenzio, rotto ogni tanto da risate sommesse e respiri affannati.

- Michael, ci sei? - Andy accese la luce del lampadario e restò di stucco nel vedere il compagno di stanza insieme ad un altro ragazzo. Erano sul letto, avvinghiati fra le lenzuola e si baciavano. E il fatto che fossero nudi lasciava ben poco spazio all'immaginazione sulla natura di quelle effusioni.

Andy rimase a bocca aperta per qualche attimo, senza riuscire a dire una parola.

- Oddio, Andy! Mi dispiace, non sapevo che saresti tornato così presto! - furono le prime parole di Michael mentre l'altro ragazzo, i lineamenti contrariati per essere stato scoperto, si rivestiva in fretta e furia.

Anche Michael cercò di rivestirsi, prendendo i suoi indumenti da un cumulo gettato a terra alla meno peggio. Cercò di salutare il tizio che era con lui baciandolo sulle labbra, ma quello si scostò bruscamente e uscì dalla stanza senza dire una parola.

- Andy... mi dispiace. - Michael pronunciò queste parole a voce bassa, visibilmente imbarazzato.

Andy nemmeno gli rispose.

Distolse lo sguardo e uscì dalla stanza, scendendo in cortile per fumare una sigaretta. Non sapeva dire cosa di quella scena gli avesse dato davvero fastidio: di certo non la scoperta che anche Michael fosse gay. Forse, più di tutto, gli bruciava il fatto di aver provato ad aprirsi con lui e aver ricevuto in cambio l'assistere ad una scena quanto meno imbarazzante.

Sospirò: doveva calmarsi, poi gli avrebbe detto il fatto suo. E avrebbe cambiato stanza, in modo da non permettergli più di provare ad attaccare bottone. E...

- Andy? Sapevo che ti avrei trovato qui.

Michael gli si avvicinò, poggiandosi contro il muretto al quale era poggiato anche Andy.

- Che c'è? Il tuo ragazzo se n'è andato? - la voce di Andy risuonò parecchio acida e infastidita – Forse non ha gradito l'interruzione, no?

- Senti, te l'ho detto. Mi dispiace.

- Avresti potuto dirmelo prima che avevi bisogno della stanza libera e risparmiarmi questa figuraccia! Dio, ti rendi conto dell'imbarazzo? - lo aggredì Andy.

Michael si grattò la nuca.

- Sì, ma... Insomma, non è successo nulla di grave in fondo, no? A meno che ti dia fastidio il fatto che sono gay.

Quelle parole gelarono il sangue di Andy. Michael le aveva pronunciate con uno strano tono dimesso, rassegnato, diventando serio all'improvviso.

- No, non è quello, ci mancherebbe. Avrei solo preferito che mi chiedessi di stare alla larga dalla nostra stanza per un paio d'ore, ecco tutto.

- Oh, beh, non ci ho fatto caso, dico sul serio... E forse avrei dovuto anche dirtelo, credo, che sono omosessuale. Ma vedi... l'anno scorso ho avuto problemi con il tizio che stava in stanza con me, non gli andava giù il fatto che avessi certe preferenze. Quindi preferisco farmi gli affari miei.

- Anche io.

- Anche tu cosa? Preferisci stare sulle tue? Guarda che me ne sono accorto. - una risatina ironica e poi il silenzio necessario ad accendersi una sigaretta.

- No anche io sono gay.

La consistenza delle sue parole gli fu chiara soltanto dopo che le ebbe pronunciate: non si era mai confessato così a bruciapelo con nessuno, nemmeno con il suo migliore amico a quindici anni, quando l'idea di un corpo maschile che lo attirava gli faceva una paura tale da spegnere ogni scintilla di eccitazione.

- Oh beh, almeno non sono il solo! - fu il commento di Michael – Iniziavo a temere di essere l'unico.

- Beh, c'è il tuo ragazzo, no? - questa domanda costò una fatica immane ad Andy.

Lo stomaco gli si attorcigliò improvvisamente, spiazzandolo del tutto. Cos'era adesso quella strana sensazione di sollievo all'idea che il suo compagno di stanza non fosse così irraggiungibile?

- Oh, Robert. Sì, hai ragione. Anche se le cose non sono molto semplici.

Michael sorrise tristemente, poi scosse la testa, come a voler scacciare via tristi pensieri.

- Allora? Posso considerarmi perdonato per quel che è successo? Dai, andiamo a bere una birra, d'accordo?

Negli anni Andy avrebbe imparato come riuscire a farsi perdonare di tutto fosse una delle caratteristiche predominanti di Michael. Gli bastava guardarlo e sorridere in un certo modo, anche senza dire una parola, per fargli dimenticare qualsiasi cosa.

Nonostante l'arrabbiatura di quella sera, Andy aveva dimenticato tutto nell'esatto momento in cui avevano varcato la soglia del pub e Michael aveva ripreso a parlare come se nulla fosse successo.

Gestire l'attrazione non era più semplice come prima: barricarsi dietro muri di cartone non bastava a nascondersi a lungo da Michael e dal calore delle sue parole, così come la voglia di sfiorargli almeno le mani si faceva sempre più viva e forte, come il bisogno d'acqua dopo che non si è bevuto per tre giorni di seguito.

Quella birra insieme, Andy non l'avrebbe mai dimenticata, così come non avrebbe dimenticato la gestualità di Michael e il suo modo di coinvolgerlo nella discussione.

Una volta tornati nella loro stanza, Michael gli disse:

- Mi dispiace per quello che è successo. Non volevo mancarti di rispetto, dico davvero.

- Tranquillo, è tutto a posto. Non avrei dovuto prendermela in quel modo. Sono stato impulsivo, come al solito.

Si era messo a ridere, cercando di stemperare la tensione e poi si era infilato quasi subito sotto le coperte, mormorando un “buonanotte” stentato, impaziente di mettere fine a quella giornata così strana, nella quale tutto ciò che aveva creduto fino a quel momento era stato messo in discussione e rivoluzionato in modo radicale.

 

Non è stato difficile innamorarmi di te, Michael. Non solo perché eri dannatamente bello e bastava un tuo sorriso per trasmettermi ottimismo, ma soprattutto perché hai continuato a tendermi la mano nonostante io ti respingessi ogni volta.

Io avrei perso la pazienza, credo. Non avrei cercato tanto a lungo di attirare l'attenzione di qualcuno che faceva di tutto per tenermi a distanza.

O forse, almeno inizialmente, volevi solo essermi amico. Aiutarmi ad uscire dal guscio e ad essere meno diffidente nei confronti di chiunque.

Chissà, magari ho scambiato amore e amicizia quando mi sono arreso all'idea di essermi innamorato. Ma tu c'eri comunque ad aspettarmi, Michael, e non ti sarò mai abbastanza grato per questo.

 

***

 

Quando Andy finisce di parlare, si è fatta quasi mezzanotte.

Elena si chiede come abbia fatto il tempo a volare così velocemente. Andy le sembra rilassato, come se i ricordi l'abbiano reso meno triste, in qualche modo. I lineamenti del suo volto sono più distesi, più dolci.

- Accipicchia, deve essere davvero imbarazzante trovare Michael in una situazione del genere! - ridacchia.

- Sì, l'avrei volentieri sbattuto fuori dalla stanza senza vestiti. - ribatte Andy.

I suoi occhi parlano di nostalgia e malinconia, ma allo stesso tempo brillano di una luce nuova, come se Michael in qualche modo fosse ancora lì accanto a lui.

- Sembri stanco. - osserva poi Elena.

- Sì, beh... Più o meno. Domani mattina devo anche alzarmi presto per il tirocinio. Mi dispiace lasciarti da sola, ma devo finire necessariamente le ore prima della metà del mese e ho da recuperarne un bel po'.

Elena annuisce.

- Tranquillo, non pensare a me. A dire la verità mi sento invadente a stare qui in casa tua anche quando non ci sei.

- Non... non preoccuparti. La solitudine stava iniziando a farmi davvero male.

Le ultime parole lasciano l'amaro in bocca, sembrano cariche di mille sottintesi che non può afferrare, ma Andy si è fatto scuro in viso, come se stesse pensando a qualcosa di spiacevole.

- Sai, ho detto di te a mia madre. - sorride Elena, tentando di cambiare argomento.

- A tua madre? - Andy non sembra esattamente contento della cosa.

- Sì... beh, in realtà non avevo ancora intenzione di farlo, volevo aspettare di tornare a casa, ma le ho detto che sarei rimasta da te e lei stava iniziando a preoccuparsi e mi è venuto spontaneo dirle che potevo fidarmi di te perché eri il ragazzo di Michael.

Elena parla velocemente, come quando è agitata e vorrebbe dire mille cose tutte in una volta. Arrossisce quando finisce di raccontare tutto, come una bambina colta a combinare un guaio.

- Mi dispiace. - dice alla fine.

- Perché, scusa?

- Magari avrei dovuto chiederti se andava bene, se potevo dirlo a mia madre.

Maledice la sua impulsività, mentre si torce le mani e aspetta che Andy le risponda. Il giovane ha lo sguardo cupo, come se volesse rimproverarla.

- Avrebbe dovuto saperlo, prima o poi. E forse è anche meglio, no? O beh, in realtà non so più cosa sia giusto e cosa sbagliato. Temo di aver perso di vista la realtà.

La voce di Andy è di nuovo tornata amara e priva di espressione.

- Mamma adorava Michael, sai? È stato orribile per lei... per tutti noi... quello che è successo. - una punta di dolcezza colora le parola di Elena – Per lei non avrebbe fatto alcuna differenza.

Andy si stringe nelle spalle.

- Mi dispiace che Michael non le abbia mai detto nulla. - risponde – Io ho cercato di convincerlo più di una volta che non sarebbe andata male com'è andata con i miei, ma lui aveva paura di deludervi.

Ed è quasi come se volesse giustificarlo, assolverlo dal suo silenzio e dalle sue bugie.

Giustificazioni delle quali, in fondo al cuore, Elena non sente alcun bisogno. Non tanto perché non serviranno a far tornare indietro Michael, ma perché lei non è mai stata arrabbiata con lui. Forse ferita, all'inizio, ma poi è passato tutto, anche grazie al fatto di aver conosciuto Andy.

- Ha detto che le piacerebbe conoscerti, prima o poi. - sorride infine – Penso che le staresti simpatico.

Andy non risponde subito. Lascia passare qualche attimo, prima di dire, a voce bassa:

- Potrebbe succedere.

Non è una vera e propria domanda, quanto una constatazione. Prima che Elena trovi il modo di replicare, Andy le dice che è davvero stanco e che vorrebbe andare a dormire.

- Domani mattina ti lascio le chiavi di casa sul tavolo della cucina, d'accordo? Magari vuoi fare un giro mentre io non ci sono.

- Grazie, Andy. Grazie di tutto.

Grazie per farmi sentire parte di un mondo che non mi appartiene.

Grazie per le tue parole.

Più tardi, quando tutta la casa sembra essere scivolata nel sonno, Elena è l'unica che non riesce a dormire. Fissa l'orologio sul comodino, contando i secondi che separano lo scorrere dei minuti. E pensa a Michael, il suo adorato fratello, a tutto quello che non sapeva di lui e che adesso sta faticosamente ricostruendo grazie ai racconti di Andy.

Ma c'è qualcosa che i ricordi non potranno mai restituirle. La concretezza delle mani di Michael che le facevano il solletico, ad esempio. O la sua voce entusiasta che le raccontava di qualche nuova astrusa scoperta scientifica.

Più di ogni altra cosa, manchi. E non c'è nessun'altra cosa al mondo che vorrei più di vederti tornare da me.

 

Elena si sveglia alle dieci del mattino, con la stanza inondata dalla luce e la sensazione di aver dormito a lungo.

Si alza e si stiracchia, gettando uno sguardo allo specchio che riflette la sua immagine imbronciata e la maglietta enorme con la faccia di Topolino che usa per dormire. uno dei regali che Michael le aveva portato l'anno precedente dopo essere stato tre mesi in Florida per motivi di lavoro. Il fratello aveva sbagliato taglia, prendendo un indumento due taglie più grandi della sua, attirandosi così le sue prese in giro sul fatto che non ne capisse nulla di abbigliamento.

Una volta scesa in cucina e trova Luna ad attenderla. Il cane le va attorno cominciando a scodinzolare e ad abbaiare festosamente, così Elena resta a giocare un po' con lei e a farle le carezze sulla pancia.

- Sei bellissima. Scommetto che Michael ti adorava, non è vero? - mormora con un sorriso triste.

Riesce quasi ad immaginare suo fratello che passava le ore a giocare con lei, a lisciarle il pelo e a lanciarle oggetti da rincorrere.

La morsa della malinconia la attanaglia improvvisamente, riempiendole gli occhi di lacrime.

Da piccoli lei e il fratello avevano fatto fronte comune per avere un cane – in realtà Elena aveva solo cinque anni e ripeteva ai genitori ciò che sentiva dire a Michael – ma avevano ottenuto soltanto dei netti rifiuti, con la scusa che il padre era allergico al pelo degli animali.

E Michael per consolarla le aveva promesso che da grande avrebbe avuto almeno tre o quattro cani e lei sarebbe potuta andare a trovarlo ogni volta che avesse voluto.

Avresti potuto condividere Luna con me.

E anche la tua storia con Andy. E i tuoi sogni, i tuoi desideri.

Non lasciarmi così all'oscuro di tutto.

Per un attimo il rancore che credeva di non provare più prende il sopravvento ed Elena prova il fortissimo desiderio di avere Michael davanti per urlargli contro e sfogarsi.

È talmente immersa in questi cupi e tristi pensieri che non si accorge nemmeno del cellulare che inizia a suonare. Si asciuga velocemente gli occhi, come se chi sta telefonando potesse vederla e risponde.

- Elena, ti ho svegliata? - la voce di Andy sembra sinceramente preoccupata.

- No, no, tranquillo. Stavo cercando il latte in frigorifero e avevo lasciato il cellulare in soggiorno.

- Terzo ripiano, dovrebbero essercene due bottiglie.

- Okay, grazie. Come mai mi hai telefonato? È successo qualcosa?

- Nulla, tranquilla. Sono solo in pausa caffè, così ti ho telefonato per sapere come te la stavi cavando.

Sembra che Andy abbia scelto il momento meno adatto per chiederle come sta, ma Elena ricaccia indietro le lacrime e risponde che sì, va tutto bene e che dopo aver fatto colazione ha intenzione di andare a fare un giro.

Quando poggia il telefono sul tavolo e si ritrova di nuovo sola, quasi le sembra di capire come deve essersi sentito Andy quando Michael non è più tornato a casa.

Quel senso di vuoto che deve averlo circondato e inghiottito adesso fa male anche a lei, stringendola in una morsa d'acciaio che non vuole saperne di allentare i suoi denti aguzzi e lasciarla tornare a respirare normalmente.

                    ___________

No, ma xD

Non vi abituate a questa velocità di aggiornamento. Questo capitolo è uscito praticamente da solo, nemmeno io so come. Devo dire che non sono pienamente soddisfatta del risultato *rolls* ma temo che sia perché c'è meno angst del solito. Cioè, in realtà la fine del capitolo vira abbastanza sull'angst, ma il flashback è volutamente più leggero, quasi comico.

Certo, io a beccarmi Michael nudo a letto con un tizio avrei avuto tipo un infarto, quindi Andy e la sua calma (??? vogliamo chiamarla così? :D) sono invidiabili. Beh, ma voi che ne dite, il nostro Andy era già palesemente cotto del suo compagno di stanza? Lui si ostina a negare, ma io ho qualche dubbio...

Comunque, non so quando arriverà il prossimo aggiornamento. A parte che devo necessariamente mettermi a studiare e scrivere la tesi, ho dei progetti da portare avanti, fra cui un racconto di cui alcuni di voi hanno visto qualche spezzone su Facebook (qui e qui), più qualche cosina a sorpresa.

Ma la cosa più importante è che devo ringraziarvi di cuore per l'accoglienza che avete riservato allo scorso capitolo: 21 recensioni, sono ancora incredula, più nuovi lettori che si mettono in pari. Senza contare che mi avete scritto parole bellissime, che rendono quel numero ancora più importante per me **

Insomma, che dirvi? Continuate in questo modo, non sapete quanto piacere mi fa leggere le vostre impressioni su ciò che vi colpisce della storia, mi sembra di sentirvi veramente più vicini.

Ringrazio in particolar modo Kaite che, dopo aver cominciato la lettura, mi ha disegnato Michael e Andy sul dondolo, come nel prologo. Guardate che bello questo disegno.

Sproloquio finito, spero di aggiornare presto nonostante le premesse che vi ho fatto ^^

Aika.

 

 

   
 
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