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Autore: Guido    23/02/2006    4 recensioni
Un anno dopo la fine della Seconda Guerra, Hogwarts riapre i battenti su un Mondo Magico molto cambiato e molto insicuro, dove anche la pace appena conquistata non sembra destinata a durare. Quale destino attende i giovani allievi, i professori vecchi e nuovi, dentro e fuori la Scuola? E la nuova guerra, se scoppierà, sarà sempre tra maghi, oppure... contro i Babbani? Domande molto pressanti per Draco Malfoy, improvvisamente catapultato sulla cattedra di Difesa, e anche per qualcuno che, di nascosto, tenta di rintracciare un Harry Potter svanito nel nulla ormai da anni...
(NOTA: ho cominciato a scrivere la storia prima che uscisse "I Doni della Morte", l'esito della guerra è stato molto diverso, ma scoprirete i dettagli principali già nel primo capitolo. OOC per il personaggio di Draco, del resto la serie è incentrata proprio sulla sua evoluzione)
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Da Mangiamorte a...'
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Hogwarts, Inizio anno.



Ringraziamenti: innanzitutto, a quanto hanno letto senza recensire.
DarthSteo: eccoti il seguito, che è molto meno Dark. D’altra parte, non bisogna esagerare, giusto? Spero che tu gradisca anche questo capitolo (anzi, questa parte di capitolo).
Rico: La “
Ballata degli Impiccati”? Il testo di Villon o l’adattamento di De Andrè in “Tutti morimmo a stento”? In entrambi i casi, credo che sia un accostamento azzeccato. Ma aspetta a pensare “Fuori un pazzo, sotto un altro”: ho appena accennato ai progetti del Ministro… Questo pazzo potrebbe essere molto più pericoloso di Voldemort. E non lo dico (solo) per amor di suspence.
Sabry: non vi tengo sulle spine,
et voila il Ministro eccolo qua.
Galadwen: andando per esclusione, non restano troppi potenziali aspiranti alla poltrona di Ministro. Soprattutto, non troppi personaggi sinistri. Ah, grazie ancora per quel problema di formattazione! Mi ricorderò di tenere d’occhio Word e il modo in cui mi salva i file in HTML, d’ora in poi.
Mariademolay:
semper fidelis. Come spesso accade, i nostri gusti coincidono e le tue osservazioni colgono nel segno; ma la figura del Ministro è più complessa di quanto non appaia nel primo capitolo. Assetato di potere, certo, ma… vedrete! Grazie per aver notato il riscatto delle gemelle Patil, non è stato un punto molto meditato, ma hai ragione, il fandom le maltratta (non che il canone sia da meno) e mi è parso giusto conceder loro almeno una morte valorosa. Piton? A pensarci bene, visto che si tratta senza dubbio di un campione di doppiezza,credo che sarebbe un politico eccellente; ma, come personaggio, sarebbe riuscito troppo ingombrante.
Naturalmente, le notizie sulla sorte di Harry arriveranno… anche se non so bene a che punto. Unica certezza: saranno sempre accompagnate da Jim Morrison. Credo che il Ministro, se si prendesse la briga di pensarci, affermerebbe di essere al di sopra di Onore e Disonore.



Benché il calendario annunciasse l’inizio di Settembre, sembrava proprio che le giornate non avessero alcuna fretta di assumere un aspetto autunnale: da due settimane buone si mantenevano serene e soleggiate, quasi volessero sfatare la pessima fama meritata dal clima delle Isole Britanniche. Lo scenario che, quella mattina, si offriva agli occhi ansiosi di un giovane biondo sembrava perfetto per animi estivi e spensierati: la pietra del castello, il cui colore copriva quasi tutte le mille sfumature del grigio, palpitava in giochi d’ombra vivaci, che si animavano al passaggio di qualche raro cirro; il cielo turchino appariva lievemente increspato sulla superficie del lago, accarezzato da una brezzolina di tramontana che, di lì a poco, si sarebbe rivelata un prezioso sollievo, poiché il Sole, ancora basso sull’orizzonte, già lanciava raggi caldi e dorati che, spesso, non si vedevano neppure in piena Estate.
Ma le bellezze del paesaggio non allettavano affatto il ragazzo biondo e alto, la cui attenzione era concentrata, con un’intensità quasi innaturale, su due pilastri massicci e un cancello spalancato. Un leggero rossore picchiettava guance chiaramente avvezze al pallore; e le pupille dilatate confessavano che esso non era dovuto al caldo. Al contrario, il suo corpo tremava, in maniera leggera, ma percettibile.
Draco Malfoy cercò coraggiosamente di ignorare il proprio batticuore, sapendo di non essere in grado di calmarlo.
Di nuovo a Hogwarts!
I cancelli della scuola si trovavano proprio davanti a lui. Quei maledetti cancelli. I cancelli che avrebbe dovuto difendere. O forse attaccare, come aveva fatto suo padre. E invece…
…Invece, adesso ritornava a scuola, non come studente né come difensore, né tantomeno per attaccarla, ma per insegnarvi (ha-ha!) Difesa contro le Arti Oscure. Ironia della sorte? No, ironia del Ministro, che non gli aveva lasciato possibilità di scelta, ordinandogli di accettare l’incarico.
Draco aveva imparato, poco meno di due anni prima, che non era per niente saggio sfidare suo padre; il fatto che Lucius, nel frattempo, fosse asceso alla carica di Ministro non lo aveva reso meno temibile, né meno vendicativo o meno ostinato nei propri rancori. Così il ragazzo, non appena aveva capito che ogni discussione sarebbe stata vana, era rimasto in silenzio, limitandosi ad annuire, già preparandosi ad affrontare la battaglia dei ricordi.
E adesso era il momento di scendere in campo.
Maledetto il vecchio e i suoi ordini!
Sospirò e si fece forza, deciso a varcare quei cancelli a testa alta.
«Ehi, Malfoy!»
Si voltò. Alla sua destra, un ragazzo bruno dall’aria cordiale, seppur riservata, gli stava sorridendo. Ricambiò il sorriso e, automaticamente, si incamminò, affiancato dall’altro.
«Zabini. E’ un po’ che non ci si vede.»
«Vero. Ma ti trovo bene.»
«Grazie, anche tu sembri in forma.»
Un breve silenzio, che Draco spezzò, prima che diventasse imbarazzante:
«Anche tu qui, dunque? Per insegnare, immagino?»
«Già. Sono Professore di Pozioni.»
«Congratulazioni. Io insegnerò Difesa.» «Ho sentito.»
«Ah sì?»
Blaise Zabini indicò la copia del Profeta che teneva sottobraccio. «Hanno rispolverato la vecchia storia,… sai, quella secondo cui la cattedra di Difesa sarebbe maledetta.»
«Stronzate. Certo che devono essere proprio a corto di notizie.»
«A corto, dici? Improbabile, di questi tempi. E comunque, oggi non lo erano di certo. Suppongo che tu non abbia avuto modo di vedere la prima pagina?»
«No, non sono un lettore abituale del i>“Profeta”. Secondo me, fa schifo sotto tutti i punti di vista: pubblica informazioni inattendibili e opinioni azzardate,… per non parlare del suo cronico deficit di imparzialità.»
«Condivido il giudizio… aggiungi soltanto che, nonostante tutto questo, rappresenta il meglio della stampa magica!» Sulle labbra dei due spuntò l’identico sorriso amaro. «Ma le notizie di prima pagina, di solito, sono, non dico “sicure” e nemmeno “verificate”, ma almeno “interessanti”. Sanno catturare l’attenzione dei lettori.»
«Buon per loro» crollò le spalle Malfoy.
«E per le loro tasche. Comunque, dimmi un po’ se quella di oggi non stuzzica il tuo interesse: ieri il Ministero ha approvato un nuovo Decreto…» Ma il ragazzo non poté proseguire, perché – notò Draco con un sussulto – si trovavano già all’entrata principale, dove Pix il Poltergeist aveva organizzato un comitato di ricevimento con i fiocchi: dal portone, partì una scarica di calamai che li costrinse a gettarsi a terra.
Mentre attendevano che il bombardamento cessasse, Draco domandò: «Sei arrivato su un Thestral anche tu?»
«No, ho scelto la Materializzazione. Per poco non ti sono piombato addosso.»
Risero. Le loro risate avevano un suono molto più giovane degli sguardi.
«Anch’io ci avevo pensato, ma poi ha prevalso la curiosità e ho voluto provare il volo sui Thestral.» Rabbrividì. «Certo che sono brutti come l’inferno. Però volano molto bene: anche se credo che continuerò a preferire la scopa, ho risparmiato almeno mezz’ora sul mio miglior tempo.»
Blaise grugnì: Pix aveva cambiato tattica, sostituendo i calamai con palloncini pieni di acqua e… inchiostro? Vernice? Qualunque cosa fosse, quei gavettoni macchiavano da matti.
Draco ne aveva abbastanza, ma non è facile estrarre la bacchetta mentre cerchi di schivare una raffica di gavettoni lanciati rasoterra.
«Peccato,» ansimò, «che quel Thestral mi abbia lasciato a due passi dall’entrata, chissà se Pix si azzarderebbe a lanciarli a lui!» Un gavettone molto ben assestato gli volò dritto in bocca, costringendolo a sputacchiare per cinque minuti buoni. Ma, durante quel lasso di tempo, avendo finalmente estratto la bacchetta, il neo-Professore di Difesa contro le Arti Oscure poté sfoggiare la propria abilità con gli incantesimi non verbali, dal Sortilegio Scudo allo Stupeficium. Avrebbe preferito di gran lunga qualche Maledizione letale, ma i poltergeist sono spiriti del caos indistruttibili.
Mentre Draco curava la difesa, Blaise sferrò il colpo decisivo: sogghignando come un folletto, colpì Pix con un Gratta e netta dritto in bocca. Lo spiritello batté rapidamente in ritirata, spruzzando schiuma nelle quattro direzioni ad ogni parolaccia. Draco rimpianse di non aver pensato ad un Incantesimo Tacitante.
«Complimenti! Forse dovrei cederti il mio posto. O fare cambio: ho sempre preferito Pozioni.»
«Andiamo, non esagerare. Te la sei cavata più che bene, direi. Oh, grazie,» aggiunse, dopo che un semplice colpo di bacchetta ebbe consentito a Draco di smacchiare e asciugare alla perfezione i loro vestiti.
Il viso del biondino, già arrossato dalle emozioni, si fece color pomodoro. «Mia madre mi ha… mi ha sempre detto che anche un ragazzo deve sapersi arrangiare, con le… uhm… faccende di casa, se non vuole che gli Elfi Domestici comincino a credersi indispensabili.»
Il suo interlocutore fece una smorfia divertita, ma non commentò e Draco gliene fu immensamente grato. Preferiva non rivelare di essere stato costretto ad arrangiarsi, dopo che suo padre aveva impartito agli Elfi del maniero un ordine tassativo: ignorare ogni sua necessità, anche quelle più elementari.
Finalmente liberi e rimessi in ordine, poterono dirigersi verso la Sala Grande.
«Spero che non siamo in ritardo» mormorò Draco.
«Non credo. Siamo arrivati con una mezz'ora circa di anticipo rispetto al pranzo e gli scherzi di Pix – o di qualsiasi altro poltergeist, in realtà - non durano mai più di venti minuti. Sono incostanti quasi come i Fuochi Fatui. E noi l’abbiamo messo in fuga molto prima che cominciasse a stancarsi, quindi…»
Draco rise. «Sai, forse dovresti davvero insegnare tu Difesa… in confidenza, Zabini, ne sai più di me!»
«Preferisco Pozioni. E,… Draco?»
Era una proposta, il giovane Malfoy lo capì al volo; un’offerta di pace, forse anche una tacita scusa. Erano stati amici, prima dell’ultimo anno, quando molte cose erano intervenute a guastare il loro rapporto; e dopo, non si erano più rivisti.
«Dimmi,… Blaise.»
«Accetta un consiglio: non lasciarti trascinare dalla battaglia al punto di perdere la nozione del tempo, o, più in generale, la lucidità.»
Draco lo fissò dritto negli occhi. «Non mi sembra di averlo fatto.»
Blaise, per un lungo istante, sostenne lo sguardo. «Forse no,» cedette infine, con uno dei suoi bei sorrisi, che Draco fu pronto a ricambiare.
Ma Blaise non si riferiva allo scontro con Pix – non solo, almeno – e lo sapevano entrambi.
Fianco a fianco, entrarono nella Sala Grande.

Rispetto ai loro tempi, l’ambiente appariva immutato: gli stessi quattro tavoli in parallelo, uno per Casa, e quello degli insegnanti, rialzato, in fondo; lo stesso soffitto incantato, che prendeva l’aspetto del cielo esterno. Soltanto l’atmosfera era profondamente diversa: le teste erano rade, quasi disperse tra i tavoli, e non si udivano le consuete chiacchierate. Draco e Blaise, passando, attrassero alcuni sguardi e il biondo, notando la tristezza di tanti volti, non si stupì dell’assenza di risate.
Al tavolo degli insegnanti, intanto, la nuova Preside si stava faticosamente alzando per dar loro il benvenuto. Gli anni cominciavano a far sentire il proprio peso su Griselda Marchbanks, ma tutti i dipendenti del Ministero che, negli ultimi decenni, avevano scommesso su una sua imminente dipartita erano rimasti amaramente delusi. Draco si chiese se, tra questi, vi fosse anche suo padre, se il Ministro avesse un uomo di fiducia con cui sostituire la Marchbanks, una volta che fosse terminata la fase di transizione. Era incredibile quanto ignorasse dei progetti del vecchio, che fossero arrivati al punto di non rivolgersi una singola parola per mesi interi…
Una volta ero suo figlio, il suo erede, la perla di Casa Malfoy…
Una volta ero ciò che mio padre voleva che fossi. Poi ho deciso di prendere in mano le redini della mia vita,… ma non sono riuscito ad estrometterlo. Non ho risolto nulla.
Non ancora.

Rispose appena ai convenevoli della Preside, accusando la stanchezza del viaggio; anche Blaise appariva laconico. Si sedettero vicini, all’estrema destra della donna. Draco pensò che, dopotutto, sembrava una persona simpatica. Con un sospiro, prese a perlustrare il tavolo degli insegnanti, alla ricerca di facce conosciute, trovandone ben poche. Molto più delle presenze, lo colpivano le assenze. Gettò un’occhiata ai tavoli degli studenti: provavano le stesse sensazioni?
Un leggero rumore alla sua sinistra lo indusse a voltarsi.La Marchbanks si era alzata con sorprendente scioltezza, chiaramente decisa a tenere il tradizionale discorso. La ricostruzione incomincia dalle piccole cose. Forse anche gli studenti la pensavano così, perché, sebbene la nuova Preside non possedesse né l’alta statura né la presenza carismatica del fu Albus Silente, la sua mossa attirò all’istante l’attenzione generale; quel poco di conversazione stentata che vivacchiava nella Sala si spense.
Rapidamente, l’oratrice estrasse e agitò la bacchetta, usando, a quanto pareva, un Incantesimo non verbale che, un istante dopo, si appalesò come il Sonorus. Grazie ad esso, la sua voce, resa flebile dall’età, poteva raggiungere senza sforzo ogni angolo della Sala.
«Signori e signore, permettetemi due parole.»
In mezzo al vuoto, a quell’oceano di posti vuoti che chiedeva “Perché?”, spuntarono come isole, come arcipelaghi, facce bianche, giovani e attente.
«Questo è, per tutti noi, un giorno molto importante, il giorno in cui, dopo un anno di chiusura, riapre i battenti la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Li riapre per voi, che siete seduti ai tavoli e la conoscete già, e per voi che, invece, venite qui per la prima volta. Molte cose sono cambiate, dal momento in cui, qui, si è tenuta l’ultima lezione; ma posso assicurarvi che la natura e la missione della Scuola non sono cambiate. Essa esiste per voi, perché possiate ricevere la miglior istruzione possibile in un ambiente adatto alla vostra crescita personale, un ambiente così sicuro che – lo dico con orgoglio – neppure i Mangiamorte sono riusciti a penetrarvi.»
Si udirono molte inspirazioni brusche, alla menzione dei Mangiamorte; la Marchbanks teneva l’uditorio in pugno.
«Tutti voi sapete come professori e studenti, insieme, abbiano respinto l’assalto dei Mangiamorte, come proprio qui, davanti a questi cancelli, sia stato finalmente ucciso il Signore Oscuro. E perciò, in onore di Hogwarts e dello spirito che ha saputo unire le Case e i professori nella lotta contro le Arti Oscure, in nome di questa unità di cui dobbiamo andare orgogliosi, vi chiedo di brindare.»
Fosse per orgoglio o per disciplina, la Sala Grande si trasformò, facendosi improvvisamente animata, mentre i barbagli dei tanti calici levati si diffondevano, instillando in quello spazio troppo vasto qualcosa di simile alla speranza e al calore.
La Marchbanks riprese a parlare, e il suo tono era profondamente diverso. Anche la voce era calata di un’ottava.
«Tuttavia, l’orgoglio della vittoria e la serenità della pace raggiunta non debbono farci dimenticare quale prezzo sia stato necessario pagare. Proprio qui, dinanzi a questi cancelli, sono caduti gli eroi a cui dobbiamo la libertà, forse la vita stessa. Le loro azioni e la loro morte ci impongono di onorarli e di ricordarli tutti; vorrei però menzionare per primo il mio illustre predecessore, Albus Silente,…» La Marchbanks fu costretta a interrompersi: inatteso, spontaneo e caldo, un applauso fragoroso riempiva la Sala.
La Preside non batté ciglio: attese che la platea si placasse, poi sollevò il proprio calice ingemmato e annunciò il brindisi:
«Ad Albus Silente!»
«Ad Albus Silente!» fecero eco insegnanti e studenti. Nonostante la vergogna, Draco non si sottrasse al coro.
«Egli è stato il più grande Preside che la Scuola abbia mai avuto e, pur essendo onorata di essere stata scelta quale suo successore, non vi nascondo il disagio che provo, trovandomi a calcare queste orme gigantesche; e forse, lo stesso disagio si agita nei vostri cuori, perché gli studenti che vi hanno preceduto si sono meritati il nome di eroi. Non posso, qui, ricordarli tutti; perciò, mi limiterò a chiedervi di brindare in onore di colui nei cui confronti abbiamo il debito maggiore, un debito incalcolabile: a Harry Potter!»
«Harry Potter!» E, questa volta, anche il cuore di Draco si unì al brindisi. Potter, nonostante tutto, si era schierato dalla sua parte, quando nessun altro sembrava disposto a farlo. Potter aveva creduto in lui e aveva imposto agli altri di fare altrettanto, con un’ostinazione che entrambi avevano ereditato dalla famiglia Black.
«Potter è il simbolo di ciò che ogni studente di Hogwarts dovrebbe essere. Con questo non intendo dire che vi sarà chiesto di calcare le sue orme fino all’estremo sacrificio; non ne avrei il diritto, neppure nella remota ipotesi che ve ne fosse bisogno. Ma, nel corso della vostra vita, e già ora come studenti, vi troverete mille volte a scegliere tra quello che è giusto e quello che è facile. Ogniqualvolta si porrà il problema, per quanto banale possa sembrare la scelta, ricordate: ricordate dove la strada più facile – la strada dell’egoismo e del potere – ha condotto il Signore Oscuro e i suoi seguaci. Ricordate Albus Silente, i professori e gli studenti che hanno seguito la strada più difficile, spinti da vera sete di giustizia; e ricordate dove questa strada ha condotto Harry Potter. Ricordate e scegliete
La Marchbanks fece una pausa, in parte ad effetto, in parte per asciugare le lacrime che scorrevano copiose tra le rughe delle guance. La sua voce, quando riprese a parlare, era molto più serena e pacata.
«Abbiamo pagato il nostro tributo al passato, assolto il dovere della memoria; ci resta quindi da considerare il presente. Il presente siete voi, studenti che la sete di conoscenza ha spinti a tornare o a venire per la prima volta; e sono anche gli insegnanti che tale sete sono ansiosi di saziare.

Nominerò per prima colei che meno di tutti ha bisogno di essere nominata, perché insegna qui già da molti anni: Pomona Sprite, insegnante di Erbologia.»

La Sprite si alzò e si inchinò all’applauso della Sala.

«La chiusura della scuola ha determinato un ritardo nella vostra istruzione, ritardo che vorremmo veder recuperato. Tuttavia, sarebbe assolutamente impossibile raddoppiare le ore di insegnamento frontale; perciò, dopo lunga discussione, il Ministero ha adottato il Decreto Didattico Numero Ventisette» (Gli studenti più anziani rabbrividirono) «disponendo che, quest’anno, sia sospeso l’insegnamento di Divinazione e Storia della Magia. Per queste materie non si terranno lezioni e non sarete interrogati in sede di esame finale, di GUFO o di MAGO.»

La classe reagì alla notizia con rumorosa allegria: si erano liberati delle materie più inutili e noiose che il Mondo Magico avesse saputo escogitare. Draco si chiese, oziosamente, cosa avrebbe fatto il professor Rüf. Dopotutto, i fantasmi non vanno in pensione.

«E ora, intendo presentarvi quei professori che per la prima volta si affacciano alla professione docente. Per non fare torto a nessuno, li nominerò seguendo l’ordine dei posti a sedere.» Cominciò dalla propria sinistra e Draco si concesse un po’ di sollievo: sarebbe stato l’ultimo.

«Chiamato a sostituire un’insegnante molto rimpianta, dopo una lunga carriera nelle fila degli Auror, torna a Hogwarts, come professore di Trasfigurazione, Rufus Scrimgeour!»

Draco sogghignò un istante, pensando che ben pochi studenti avrebbero rimpianto la McGranitt e le sue montagne di compiti. Si domandò anche perché il vecchio capo degli Auror, sopravvissuto per miracolo alla grande battaglia, non avesse chiesto di insegnare Difesa. Che desiderasse un lavoro più tranquillo? Lo osservò mentre si inchinava, diritto e fiero, nonostante la perdita della gamba, e concluse che non sembrava probabile. Chissà, forse, come Auror, aveva preso molto sul serio la faccenda del malocchio.

«Brillante giocatore di Quidditch, torna a Hogwarts come insegnante di volo: Cormac McLaggen!»

Brillante” non era l’aggettivo più indicato; sarebbe stato molto meglio “pestifero”. McLaggen e il suo egocentrismo avevano portato allo sfascio almeno quattro squadre: malgrado l’indiscussa bravura, non sarebbe più riuscito a farsi ingaggiare neanche per la pulizia del campo. C’era da augurarsi che riuscisse meglio come insegnante di volo; forse, gli studenti avrebbero gradito le sue lezioni più dei compagni di squadra.

«Non si trova a questo tavolo, perché non potrebbe stare seduto, ma confido che questo non raffredderà il vostro applauso: insegnante di Cura delle Creature Magiche, il professor Fiorenzo!»

Questa sì che è una sorpresa! Pensavo che quel mezzo cavallo fosse morto con gli altri. Ero quasi sicuro di averlo visto cadere…

Oh be’, dev’essere duro da uccidere.

L’applauso riuscì un po’ incerto, ma l’entusiasmo della Marchbanks, che cresceva ad ogni annuncio, non ne risentì affatto. 

«Anche il prossimo docente non siede a questo tavolo: asserisce che la Sala Grande offusca il suo Occhio Interiore.»

Draco inspirò bruscamente. Oh no. Oh no!

Quelle facce attonite, laggiù, la pensavano come lui, non c’era dubbio.

Anche la Marchbanks non doveva gradire troppo il nome che stava per annunciare, perché, quando prese fiato, si udì un sospirone assai poco accademico.

«Insegnante di Astronomia, Sibilla Cooman!»

Draco si chiese se la Cooman avesse una qualche, vaga idea della differenza tra “Astronomia” e “Astrologia”. Ma l’annuncio seguente catturò tutta la sua attenzione.

«E, infine, le più giovani delle nostre reclute: due ragazzi che hanno studiato, vissuto e combattuto al fianco di Harry Potter…»

Magnifico! Adesso passo per un fottuto eroe e poi tutti si aspetteranno chissà che!

«…e hanno scelto di tornare nella Scuola che hanno difeso, per cui hanno sofferto, la Scuola che hanno amato. Professore di Pozioni, Blaise Zabini!»

La figura di Blaise, snella e altera, ricevette il più intenso e prolungato degli applausi. Probabilmente, metà delle ragazze gli moriva già dietro. Lo facevano già quando era ancora uno studente, ma perdevano tempo con un incontentabile e, a maggior ragione, lo avrebbero perso anche adesso.

«E ora, ultimo nella presentazione, ma non certo nella bravura,…»

Draco ringraziò la Natura per il proprio pallore, che gli impediva di arrossire… o così credeva.

«…il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure, Draco Malfoy!»

E il suo pallore fu messo a dure prova, perché l’applauso di benvenuto sembrava non finire mai, possente e scrosciante. Si inchinò, quasi inebetito, e solo l’istinto gli impedì di lasciarsi cadere sulla sedia.

Cazzo! Chissà cosa si aspetteranno da me! Compagno di Harry Potter e professore di Difesa…

Con questo pensiero fisso in testa, Draco non seguì affatto la cerimonia dello Smistamento e, all’improvviso, si ritrovò il gomito immerso nella minestra: come al solito, il pranzo era apparso improvvisamente nei piatti. L’incidente, perlomeno, lo distrasse e gli permise di mangiare con appetito. Gli elfi di Hogwarts avevano superato sé stessi.

Al termine dell’abbuffata, la Marchbanks si alzò di nuovo, le guance piacevolmente arrossate dal pasto e dal sidro cui aveva fatto onore.

«C’è un tempo per la memoria e per le frasi solenni; e c’è il tempo ordinario, il tempo in cui ciascuno di noi è chiamato a compiere il proprio dovere. Domani avranno inizio le lezioni; intanto, andate a sistemarvi nelle camerate! Buon riposo!»

Era fatta, nel bene o nel male. Hogwarts era di nuovo in piedi.

Sentendosi abbastanza rilassato – sebbene una voce beffarda nella sua testa continuasse a ripetere: Compagno di Harry Potter, come no? – Draco attese le istruzioni della Preside.

  
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