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Autore: Mei91    14/06/2011    7 recensioni
Charleston, Carolina del sud. Nico Robin Dupree è promessa a Justin Wallingford, Figlio di un celebre ammiraglio della marina. Pur non essendone innamorata, Robin sente di rimanere al suo fianco nel difendere la città dagli assalti congiunti dei due fratelli Ace pugno di fuoco e Rufy cappello di paglia,pericolosi pirati,spregiudicati conquistatori di tesori e di donne. Ma quando lei e sua sorella Nami vengono rapite da questi due pirati, Robin scopre che Ace non è affatto il filibustiere che sembra, e Nami scopre lo stesso di Rufy. Entrambe scoprono di aver incontrato gli uomini che da sempre avevano sognato. I loro principi azzurri in forma di pirati.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nico Robin, Portuguese D. Ace
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Buon giorno a tutti.

Scusate il madornale ritardo nell’ aggiornare questa storia. Purtroppo gli impegni, lo studio, l’ università e gli sport e si anche un po la mancanza di ispirazione ni hanno proibito di aggiornarla più presto. Spero che questo capitolo vi piaccia e che non sia una delusione madornale come debutto per la mia ricomparsa e adesso non mi rimane che augurarvi  Buona lettura. Spero che la storia vi stia piacendo. Fatemi sapere e se volete lasciate qualche commentino alla prossima Mei Chan

 

 

 

 CAPITOLO  17

 

   

          ACE                                                    ROBIN

 

Robin era in piedi appoggiata alla murata, e fissava tranquillamente e nostalgica l’ oceano davanti a lei. I raggi del sole giocavano sulle onde coronata di schiuma bianca, mentre la possente nave fendeva la superfice dell’ acqua. Era stata per ore a cucire con Boa e ora sentiva tutto il corpo indolenzito. Massaggiandosi il collo, piegò la  testa di lato per distendere i muscoli contratti.

“posso essere d’ aiuto?”

Si guardò alle spalle e vide il capitano Ace in piedi dietro di lei.

“Che cosa volete?” gli chiese.

Ace le rivolse un sorriso che la rasserenò suo malgrado. Senza dire nulla, fece un passo avanti e le posò con gentilezza le mani sulle spalle. Con una delicatezza che la lasciò interdetta, prese a massaggiarle i muscoli dolenti. Robin chiuse gli occhi, assaporando il piacere crescente di quel tocco. Le sue mani sembravano dotate di poteri magici, calde e rassicuranti, disperdendo la tensione che aveva accumulato e facendola rilassare.

“Meglio?” chiese Ace.

“Mmm” mormorò lei, troppo piacevolmente rilassata per riuscire ad articolare una risposta. Dal canto suo Ace apprezzava la delicatezza della sua pelle mentre cercava di ammorbidire la rigidità dei muscoli del collo. Il vento sollevava le ciocce dei suoli lungi e mossi capelli neri, facendole svolazzare intorno a loro, come in un caldo abbraccio; la luce del sole che tramontava  si riverberava sul suo candido viso.  Ma l’ unica cosa su cui Ace era concentrato veramente, era la lunga fila di bottini che chiudeva il corpetto attillato di Lady Robin. Bottoni che immaginava di slacciare uno a uno, esponendo così più porzione di pelle da poter accarezzare. Moriva dalla voglia di sfiorare con le labbra ogni centimetro del suo corpo, assaporando il suo profumo, e la morbidezza di quella pelle candida e al contempo dorata.

“Ditemi”  le sussurrò in un orecchio Ace “ A cosa stavate pensando quando sono arrivato?”

“A Justin”

Ace strinse i denti in un moto di frustrazione. Fosse l’ ultima cosa che faceva, avrebbe cancellato il nome di quell’ uomo dalla mente di Robin.

“E adesso?” chiese ancora.

“Sto pensando che Justin vorrebbe uccidervi, se vi vedesse con le mani sul mio collo.”

Il primo istinto di Ace fu quello di togliere le mani dal collo della fanciulla, ma che fosse dannato se lo faceva, inducendola a credere che avesse paura di Justin Wallingford. Avrebbe fatto freddo all’ equatore prima che lui arrivasse a temere un cucciolo come quello.

“E voi piangereste, se mi uccidesse?” non riuscì a trattenersi dal chiedere.

Robin s’ irrigidì di botto per poi dire “ Per voi?” domandò Robin con un finta risatina “ Perché dovrei…?”

La sua voce si spense con grande sorpresa di Ace, il suo sguardo si addolcì. “ Si, capitano Ace. Piangerei per voi.”

Stava recitando. Ace lo sapeva bene.

Eppure quelle parole gli riecheggiarono dentro insieme al pensiero che in verità, se Portuguese D. Ace fosse morto, nessuno avrebbe pianto per lui.

“Siete una bugiarda molto dotata, signora. Dovrò tenerlo in mente.”

Robin s’ irrigidì e si scostò di un passo. “ Allora sia in due, conte John Smith.”

“Ah ,si, il conte.” Disse Ace scoppiando a ridere. Poi parlò modulando un accento aristocratico.

“Ma ditemi la verità, milady, se vi avessi chiesto di fuggire con me, quella notte, non mi avreste seguito fino in capo al mondo?”

“Non vi avrei seguito nemmeno fino alla fine del corridoio, messere.

Quella strega aveva sempre la risposta pronta e non era un impresa facile metterla in difficoltà. Cosa può fare un povero pirata per averla vinta con lei. Ace non aveva mai conosciuto una donna dalla mente tanto brillante, e adorava quel lato della sua personalità.

“Robin, Robin, Robin, quando ammetterete che vi piacevo, nei panni del conte? Se fossi stato uno dei vostri nobili dal viso pallido, avreste sgomitato per starmi accanto, proprio come tutte le fanciulle presenti a quella festa.”

Robin lo guardò sollevando un sopracciglio “Davvero? Mi sembra di ricordare che siete stato voi a cercarmi.” Lo scrutò attentamente, come a cercare di leggergli nell’ anima “ E perché lo avete fatto?”

“Eravate adorabile”

“un lampo di sorpresa le attraverso gli occhi “Adorabile?”

“Si. Vibrante e eterea.” Disse Ace, risistemandole una ciocca di capelli dietro l’ orecchio. “Stavate fuggendo da Justin.”

Le sgranò gli occhi e poi sorrise “ Stavo fuggendo dagli stivali di Justin, se proprio volete saperlo. Non da lui.”

“Dai suoi stivali?”

Robin si schiarì la gola e chinò il viso, in modo che lui non potesse più guardarla negli occhi.

“Continuava a pestarmi i piedi.”

Ace sollevò un sopracciglio, a quella scoperta” per questo mi avete detto che non vi piaceva ballare… Molto nobile da parte vostra cercare di non ferire i suoi sentimenti. “ La derise “ Non è vero, però…giusto?”

“Non è vero cosa?” disse Robin sollevando lo sguardo.

“che non vi piace ballare?”

Robin non disse nulla ma il suo sguardo aveva già risposto per lei. “Così siete disposta a una vita di piedi pestati pur di avere il titolo di “Signora Wallingford?”

Il viso di Robin rifulse di determinazione “ Mi condannerei a una vita di ossa rotte pur di avere Justin.”

Quel commento ferì Ace più di quanto avrebbe dovuto. “ E cosa ha fatto il caro Justin per suscitare una così sconfinata lealtà?”

“Mi fa ridere.”

“Ridere?”

“Si. E’ il mio migliore amico e il mio confidente.”

“Sapete” disse Ace chinandosi verso di lei “ I confidenti non sono dei buoni amanti. Conoscono tutti i vostri segreti.”

“Non so nulla di queste cose.”

Ace le sfiorò il lobo dell’ orecchio sinistro con la punta del dito. “Potrei istruirvi facilmente.” Dichiarò infine.

“Sono certa che vi piacerebbe provare. Ma, come vedete, non sono interessata.”

Quello di cui Ace si accorgeva con chiarezza era la pelle d’ oca che le sue carezze le avevano suscitato  e il suo respiro accelerato. Che Robin lo ammettesse o no, non era indifferente al suo tocco.

“D’ accordo” disse per assecondarla, raddrizzandosi e allontanandosi. “ Dal momento che non siete interessata a me, permettetemi di scortarvi in camera vostra in modo che possiate cambiarvi per la cena.”

“preferisco cenare in camera mia.”

“E io preferisco che la cena sia servita al tavolo” O meglio, per essere precisi, avrebbe preferito che lei gli fosse servita su un tavolo: avrebbe potuto assaporarla per settimane e settimane.

“Allora preferisco digiunare.” Replicò Robin come se gli avesse letto nel pensiero.

“non siate infantile. Non c’è bisogno che vi trascuriate. Sono sicuro  che non vorreste che Justin vi vedesse tutta pelle e ossa. Dovete mangiare, altrimenti non vi rimarrà la forza per respingermi.”

“In questo caso…”

Robin accettò il braccio che lui le offriva  e gli permise di scortarla di sotto.

“Guarda, Guarda chi si vede?” dichiarò una voce molto conosciuta sia alle orecchie di Ace che a quelle di Robin.

“Rufy, togliti dai piedi!” disse risentito Ace dal sarcasmo che aveva fatto il fratello.

“Ciao Rufy.” Disse dolcemente Robin.

“Ciao piccola milady. Spero che il mio fratellone qui presente non ti causi troppi problemi.”

“Solo un pochetto ma niente che non sappia tenere a bada. Dimmi Rufy,con Nami?”

Rufy aveva abbassato la testa in segno di sconfitta poi piano sussurrò.

“Abbiamo litigato!”

Robin non riuscì a trattenere una risata. Lasciò il braccio di Ace e si avvicino a Rufy. Prendendolo sotto braccio disse

“Allora, neo cognatino, facciamo quattro passi e mi racconti che hai combinato con Nami!”

“Cognatino?” dissero insieme Ace e Rufy.

“Be, si Rufy. Non stai con mia sorella? Si? Quindi sei mio cognato e i cognati parlano con le cognate dei problemi che hanno con le fidanzate.”

Rufy sollevato scoppiò a ridere e strinse in un abbraccio fraterno Robin che in un primo momento ,sorpresa, tentò di scostarsi in seguito lo strinse anche lei in un abbraccio.

“Robin grazie di tutto.”

Una strana gelosia s’ impossessò di Ace. Robin era aperta ed espansiva con RUfy. Con lui rideva e scherzava ed era come se fossero amici di vecchia data. Con Rufy era calda, solare, gentile e divertente, con lui l’ esatto opposto. Ace prese tre boccali di birra e ne dette uno a Rufy e l’ altro a Robin, il terzo lo tenne lui. Robin assaggiò la birra e la gustò.

“Allora Rufy qual’ è il problema con Nami?” disse Robin sedendosi accanto ad Ace con nella panchina di fronte Rufy. Sia Ace che Robin bevvero un sorso di birra…

“Nami vuole che la sposi!” dichiarò risoluto Rufy e Robin e Ace gli sputarono la birra addosso.

“Ehi!” si lamentò Rufy,.

“Spo…sposarsi? Rufy ascolta domani parlerò io con mia sorella tu tranquillo, ok?”

Rufy annui con sguardo basso e si alzò abbraccio Robin e Ace strinse un pugno sulla sua coscia, poi Rufy si volatilizzò e Ace offrendo di nuovo il braccio a Robin si avviarono verso la sua camera.

“Sposarsi? Mia sorella ha proprio perso la testa!” dichiarò Robin.

“Concordo è ancora un pochino troppo presto per parlare di matrimonio.” Disse Ace concordando per una volta con Robin. Arrivati davanti la stanza di Robin, la ragazza chiese al pirata.

“Come mai sapete comportarvi da gentiluomo?” gli chiese lei sulla porta.

“Come fate a sapere che non sono un gentiluomo?”

“Siete un pirata!” rispose Robin, semplicemente, come se quell’ informazione bastasse a conoscere  tutto di lui.

“non tutti i pirati sono di umili origini ”le ricordò Ace.

“allora siete un gentiluomo?”

“Sono l’ ultimo degli ultimi, Robin” disse lui inchinandosi, come se si stessere presentando per la prima volta. “ Avete davanti a voi il figlio bastardo di una prostituta alcolizzata.”

Come era sua intenzione quelle parole la sconvolsero. E prima che potesse trattenersi gli sfuggì il resto della storia.

“Io e mi fratello siamo cresciuti nel retro di un sordido bordello  dei Caraibi, pulendo le camere dopo che le prostitute e i marinai le avevano usate.”

Gli occhi di Robin si riempirono di lacrime “ Mi dispiace tanto . Non ne avevo idea…”

Ora toccava a lui essere sconvolto, mentre con dita tremanti le asciugava le lacrime. Aveva fornito una sintesi eccessivamente semplificata del proprio passato, ma in sostanza non aveva mai cercato di negarlo. Non nascondeva quello che era stata sua madre. Nascondeva solo com’ era lui stesso. E chi era suo padre e quello di Rufy. Ma la reazione di Robin lo confondeva. Nessuno aveva mai reagito con tanta emotività  al racconto del suo passato. Nemmeno lui stesso o suo fratello.

“Non dispiacetevi.  Mi ha fatto diventare il pirata che avete davanti oggi.”

“Allora sono doppiamente dispiaciuta” sussurrò Robin.  “ Con il vostro intelletto e i vostri  talenti, sono certa che se le circostanze fossero state migliori sareste andato lontano nella vita.”

Ace si fermò a guardarla a lungo. Ferito e irritato dalle sue parole. “Sono andato da un capo a l’ altro della terra. Ci sono poche cose che non ho visto, e ancora meno che non ho fatto.”

“Ma non avete mai amato”

Ace si trattenne da alzare gli occhi al cielo “ Tornate sempre a quello, non è vero?”

“secondo me, che vogliate ammetterlo o no, tutto alla fine dipende da quello.”

“Siete un inguaribile romantica. “ Ace si voltò di spalle pronto ad uscire dalla stanza di Robin, ma prima di andare disse.

“Si mangia tra un ora. Manderò Zoro a prendervi.” Detto questo andò via.

To be continued.

 

   
 
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