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Autore: Tecla Sunrise    21/06/2011    4 recensioni
2022: Rose Weasley, Albus Potter, Scorpius Malfoy e Audrey Zabini si perdono per i sotterranei di Hogwarts.
1995: per Harry Potter si conclude il primo giorno del suo quinto anno ad Hogwarts con una punizione con la Umbridge.
Certo non si aspetta di trovarsi il suo clone davanti, e sembra che neanche il suo clone sia molto felice di vederlo.
Si, signori e signore, Albus, Rose, Scorpius e Audrey sono finiti nel passato.
Ma se ne staranno con le mani in mano oppure cambieranno il corso della storia?
Tra l'Esercito di Silente, la Umbridge, le lezioni, gli amori e le incomprensioni passeranno un anno assurdo nel tentativo di rendere la conquista della vittoria più semplice e senza inutili sacrifici... ci riusciranno?
********************************
STORIA SOSPESA A TEMPO INDETERMINATO
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Back to the future
 
- L’Ordine della Fenice -

 
Capitolo 10: Nessuno la fa ad Albus Percival Wulfric Brian Silente.
 
 

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“Pansy! Dove sei stata fin’ora? Ti ho cercato dappertutto, dobbiamo fare quello stupido tema di Aritmanzia” disse Daphne, dirigendosi a passo di marcia verso la sua amica appena rientrata nella Sala Comune.
 
Pansy sorrise, sarcastica “scusa, mammina. La prossima volta ti scriverò un programmino”
 
“Smettila di fare la scema” la redarguì Daphne, alzando gli occhi al cielo “non ho intenzione di farti copiare anche questa settimana”
 
La mora sgranò gli occhi, scandalizzata “Ma che diavolo stai dicendo?! Sei tu quella che copia sempre!”
 
“Davvero?” chiese Daphne, pensierosa “Adesso che me l’hai ricordato in effetti è vero… vabbè, vorrà dire che allora copierò anche ‘sta volta”
 
Pansy scoppiò a ridere, sedendosi su una poltroncina e appellando i libri “Sei pazza”
 
Daphne sorrise, sedendole accanto “solo un pochino, ma è per questo che mi adori!”
 
“Come no” sussurrò Pansy, alzando lo sguardo con il sorriso sulle labbra e pentendosene subito. Theodore e Tracey si stavano allegramente mangiando la faccia a vicenda in un angolo in ombra della Sala.
 
Quando anche Daphne, intenta ad aprire i libri, alzò lo sguardo il sorriso le scomparve dal volto.
 
“Pans…” cominciò, cauta.
 
“Allora, Daphne” la interruppe Pansy, fingendosi noncurante e evitando in tutti modi di guardare nella loro direzione “a che capitolo siamo arrivate?”
 
“Pansy…” la ignorò lei, toccandole il braccio.
 
La ragazza si scostò, come scottata, e le lanciò uno sguardo d’ammonimento.
 
“Daphne.”
 
La bionda la fisso per qualche attimo sotto il suo sguardo serio, dopodiché decise di non forzarla.
 
“5… capitolo 5, pagina 48”
 
“Perfetto” disse Pansy, passandosi stancamente una mano tra i capelli. In un ennesimo slancio di masochismo riportò lo sguardo sui due, ancora impegnati nello scambiarsi opinioni.
 
Si mise alacremente al lavoro, distogliendo a forza l’attenzione dalla coppietta felice, e fece il miglior tema di Aritmanzia della sua carriera scolastica.
 
Come al solito canalizzare la rabbia dava i suoi frutti, che, benché fossero amari, le risollevavano un minimo il morale, ormai completamente a terra.
 
Quando, verso le undici, decise di andare a dormire, Tracey e Theo erano ancora appiccicati a chiacchierare; si sforzò di non guardare verso di loro, con il risultato di andare a sbattere contro un tavolino.
 
Immediatamente tutti gli sguardi furono su di lei, compresi quelli dei due piccioncini. Pansy, da donna forte quale si considerava, avrebbe voluto far finta di niente ed eclissarsi nei Dormitori.
 
Purtroppo il suo sguardo incontrò quello di Theo, da quale non riuscì a staccarsi.
 
Quegli occhi, verde scuro, l’avevano sempre ammaliata per la loro insondabilità e ancora un volta la lasciarono senza fiato; le sembrò che fosse passata un’eternità prima di riuscire a riscuotersi da quell’incantesimo, grazie anche all’intervento di Daphne, che, lungimirante, si era accorta dello scambio di sguardi.
 
Tuttavia non fu la sola e infatti, prima di salire una volta per tutte, Pansy poté notare lo sguardo di fuoco di Tracey, abbracciata possessivamente a Theo, il quale sembrava non aver fatto caso allo stato d’animo di Pansy e si era già concentrato su altro.
 
Solo quando entrò in camera Pansy si rese conto di essere sola; Daphne doveva essere rimasta in compagnia di Blaise in Sala Comune, Tracey, purtroppo, si sapeva dov’era, Millicent probabilmente era rinchiusa nelle cucine a strafogarsi e Audrey…
 
Ma dov’era Audrey?
 
In effetti era dalla mattina che non la vedeva e aveva notato la sua faccia stravolta.
 
Era il caso di mettersi a cercarla?
 
No, rifletté Pansy, non era in grado di sopportare ancora la vista di Tracey e Theodore, per quel giorno aveva fatto decisamente il pieno.
 
Si buttò a peso morto sul letto, insoddisfatta. Non si curò neanche di togliere la divisa e chiuse gli occhi.
 
Ben presto però una strana sensazione s’impadronì di lei: si sentiva osservata.
 
Scattò in piedi, improvvisamente e inspiegabilmente terrorizzata.
 
Si sentiva oppressa, stranamente la camera le sembrava più piccola del solito.
 
Troppo, per una che soffre di claustrofobia.
 
“Ok” pensò, tentando di restare lucida, mentre le pareti si facevano sempre più vicine “non farti prendere dal panico… dev’essere un trucco, sicuramente. Tranquilla”
 
Poi, come se i suoi pensieri si fossero avverati, le pareti tornarono immediatamente al loro posto.
 
Si portò una mano alla fronte, tentando di calmarsi.
 
“Sto impazzendo…” sussurrò a sé stessa, ributtandosi a peso morto sul letto.
 
No, non stai impazzendo.
 
Pansy cacciò un urlo, saltando come un gatto. Si guardò intorno, tenendo con mano tremante la bacchetta.
 
Ispezionò tutta la stanza, guardò sotto i letti, in bagno, dietro le tende, ma era sola, completamente sola.
 
Cominciava a prendere in seria considerazione l’idea di tornare giù e aspettare che salissero le altre.
 
D’altronde il coraggio non alberga nei cuori dei Serpeverde, lo sanno tutti.
 
Poi in effetti sono sempre quelli che si salvano la pelle nelle situazioni critiche, quindi ha i suoi lati positivi essere vigliacchi fin nel midollo.
 
Non devi avere paura di me…
 
Per poco Pansy non urlò di nuovo, ma non poté evitare di sobbalzare un’altra volta.
 
“Chi sei!? Cosa vuoi da me!?” fece, con voce involontariamente tremante, stringendo convulsamente la bacchetta e sudando freddo.
 
Sono tuo amico… ti puoi fidare di me… non come Tracey, io sono un amico sincero. Non tradirei mai, mai, la tua fiducia… sono tuo amico…
 
La voce, sibilante e profonda, si fece strada nel cuore della ragazza, che, senza realizzare cosa stesse facendo, incominciò a frugare nel baule di Audrey, impaziente.
 
Quando finalmente toccò il diadema, solo in parte consapevole di star facendo qualcosa di decisamente stupido, sul suo viso comparve un sorriso malato.
 
Non pensare a quella poco di buono e a quel bastardo… loro sono inferiori a te, non dovresti neanche rivolgere loro la parola…
 
Pansy annuì, totalmente rapita dalle parole del gioiello perché, oh sì, ne era sicura ormai, la voce proveniva da lì.
 
Lo strinse più forte, prima che questo cominciasse a scottare troppo per poterlo tenere in mano.
 
Rimase a conversare con il diadema per quasi un’ora, rivelando tutti i suoi dubbi e le sue paure, oltre al suo dolore per la storia di Theodore.
 
Il diadema ascoltava, assimilava, rispondeva e confortava la ragazza con trasporto. Pansy si sentì capita, compresa per la prima volta nella sua vita.
 
E chissene importava se stava parlando con un diadema, seduta per terra.
 
D’altronde non poteva essere pericoloso, si disse, quando, nel suo letto, ripensò alla serata; in fondo era nel baule di Audrey… che tra parentesi non era tornata a dormire. Ma in che guaio si era cacciata?
 
Pansy chiuse gli occhi, con il sottofondo dei respiri di Tracey, Daphne e Millicent, e tentò di addormentarsi.
 
Ripensò a tutto ciò che il diadema le aveva detto.
 
No, una cosa in grado di comprenderla così bene non poteva essere malvagia.
 
***
 
George sbuffò, lanciando un’occhiata frustata all’indirizzo del gemello. Era tutto il giorno che sembrava essere su un altro pianeta: non prestava attenzione alle sue battute, non era entusiasta all’idea di fare uno scherzo ai Serpeverde e non finiva le sue frasi.
 
In realtà era quello che lo aveva sconvolto più di ogni altra cosa. Lui e Fred erano sempre d’accordo alla fine, la pensavano più o meno allo stesso modo… ed era divertente la faccia dei propri interlocutori che impazzivano.
 
E adesso, ormai sera, dovevano testare i prodotti sui nanerottoli del primo anno, ma Fred sembrava da un’altra parte. Fissava il vuoto, completamente sordo ai suoi richiami.
 
“Ma che diavolo gli prende?” chiese Lee, non preoccupandosi di abbassare la voce visto che Fred era praticamente assente.
 
“Non ne ho idea, è tutto il giorno che è così, non so che fare” gli rispose George, lanciando un’altra occhiata preoccupata al fratello.
 
“Sarà innamorato” buttò lì Ginny, che essendo poco lontano aveva sentito.
 
A George la rivelazione si presentò immediata davanti agli occhi e, nello stesso momento in cui Lee affermava che era sicuramente impossibile, non potè fare a meno di alzarsi e abbracciarla.
 
“Gin, sei un genio!” le disse, facendola roteare.
 
Ginny sorrise, esasperata, e scosse la testa.
 
“E di chi? Chi sarebbe così pazza da stare con uno di voi? Già è stato strano con Angelina…”
 
George scosse la testa, scacciando via i brutti pensieri.
 
“Angie non c’entra, tra loro è finita l’anno scorso…” disse, prima di mettere giù la sorella.
 
Ginny annuì, partecipe “perché?”
 
George mugugnò “troppo esibizionista per lui”
 
“allora sareste perfetti insieme, no?”
 
“io sono esibizionista!” esclamò lui, punto sul vivo.
 
“…Ma non ti darebbe fastidio stare con lei, a quanto vedo.”
 
George non arrossì solo perché era George Weasley “Sorellina” disse, tranquillo “ da quando pensi ai ragazzi? Ho sentito di un certo Michael Corner…”
 
“Ok, capito l’antifona. Sparisci!”
 
George rise, prima di tornare al problema Fred, che Lee tentava inutilmente di risvegliare.
 
“Emh… Lee” cominciò titubante George, pensando ad un modo carino per mandarlo via. Non avevano mai avuto segreti tra di loro, ma Rose li aveva fatti giurare di non raccontare a nessuno la faccenda del viaggio nel tempo e non era il caso di tradire la sua fiducia “scusa amico, ma devo chiedere una cosa a Fred e… centra nostro fratello Charlie, c’ha detto di non dire niente a nessuno, ti dispiacerebbe…”
 
“oh… oh! Ma certo, ci vediamo dopo!” esclamò Lee, comprendendo le intenzioni di George. Lo salutò tranquillo e si avvicinò ad Alicia e Angelina, intromettendosi nei loro discorsi.
 
“George? Che vuole Charlie?” chiese Fred, guardando interrogativamente il fratello.
 
George lo fissò, lo sguardo improvvisamente serio. “Dobbiamo parlare. Di Rose”
 
Fred corrugò la fronte, stranito dal comportamento del gemello “..o-ok”
 
George si chinò sulla poltrona, fino a raggiungere l’orecchio di Fred “Dimmi, Freddiepipinatitibello, non ti sarai mica preso una cotta per la piccola Zabini, vero?”
 
Fred fece una smorfia disgustata nel sentire il nuovo soprannome affibiatogli, dopodiché sbiancò, deglutendo imbarazzato.
 
“Georginofuffolino, ma che dici?”
 
“Dico, dico” borbottò George, sedendosi nel divano accanto al suo “di norma, Fred, ti direi ‘Vai bel maschione, e fatti onore!’ ma in questo caso, per Merlino e Morgana, non va bene!”
 
“E perché no!? Io sono morto nel suo futuro!”
 
“Non dirlo neanche per scherzo” sibilò George, improvvisamente incazzato nero “Rose ha detto che ti salverà, quindi non vedo quale sia il problema!”
 
“Il problema, Georgie” sussurrò Fred, rabbuiandosi “è che ogni morte è come un debito… e salvando me, Rose condannerà qualcun altro a morire”
 
“Dove l’hai letta questa?”
 
“Se ti avessero detto che saresti morto non saresti andato a documentarti? Ho chiesto in prestito a Harry il mantello dell’Invisibilità e sono andato nel reparto proibito.”
 
George aveva la bocca spalancata e fissava allibito il suo gemello, che aveva chiuso gli occhi abbattuto.
 
“Ma potrebbe non essere uno di noi… potrebbe essere un Mangiamorte…” tentò George, cautamente.
 
Fred aprì gli occhi e scosse la testa “la persona più vicina in linea d’aria alla persona salvata è condannata a morire nel giro di cinque minuti”
 
“Cazzo. Cazzo. Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo, CAZZO!” urlò George, balzando in piedi e facendo voltare verso di lui tutta la Sala Comune. Hermione in particolare gli rivolse uno sguardo di profondo rimprovero, ma George, troppo sconvolto, non se ne accorse neanche.
 
Si guardò intorno alla ricerca di Rose, o di Malfoy Junior magari, ma non ve n’era traccia.
 
Praticamente si buttò a pesce su Harry, che scriveva tranquillo vicino al fuoco.
 
“George? Ma cosa…?”
 
“Harry” lo interruppe George, concitato “mi serve la mappa del Malandrino!”
 
Harry lo guardò un po’ stranito, gli fece un cenno d’assenso e sparì per i dormitori. Dopo circa due minuti tornò con la familiare pergamena tra le mani, che George agguantò dopo un frettoloso ringraziamento, e tornò verso Fred, che dal canto suo non si era mosso di un millimetro e fissava il fuoco con sguardo vacuo.
 
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni”  sussurrò, aprendo poi la mappa e cercando velocemente Rose.
 
La trovò poco dopo in un aula del quarto piano insieme a Scorpius Malfoy.
 
Si girò verso Fred “Tu vieni?”
 
Lui lo guardò, annuì piano e si alzò.
 
Ci misero meno del previsto a raggiungere l’aula, ma durante tutto il tragitto nessuno dei due aveva aperto bocca; entrambi erano immersi nei propri pensieri, quelli di Fred in particolare erano tornati a concentrarsi sulla Zabini.
 
“è questa” disse George, prima di spalancare la porta.
 
La scena che gli si parò davanti agli occhi gli fece dimenticare in un attimo la faccenda della morte di Fred.
 
Rose.
E Malfoy Junior.
Sulla cattedra della McGranitt.
Sulla cattedra della McGranitt, ad un passo da fare… beh, quello.
 
“Merda!” esclamò Rose, chiudendosi la camicetta e abbassando la gonna.
 
“Cazzo!” disse Scorpius nello stesso momento, allontanandosi e tirandosi su i pantaloni.
 
“Oh… abbiamo interrotto qualcosa?” chiese Fred serafico, mentre George cominciava a incazzarsi.
 
“Malfoy” sputò, senza pensare alle conseguenze.
 
Rose scosse il capo, disperata, facendogli cenno di fermarsi, mentre Scorpius sgranò gli occhi.
 
Ma George Weasley era George Weasley, per Godric.
 
Mica micio-micio bau-bau!
 
“Giù le mani dalla nuova studentessa, Malfoy!”  continuò, con un lampo di genio.
 
Rose sospirò, sollevata, mentre Scorpius comprese il malinteso.
 
“oh, no! Hai capito male, probabilmente mi hai scambiato con un’altra persona, io sono Scorpius Cradford, un altro nuovo studente”
 
Per George fu uno sforzo immane non saltargli addosso, anzi si costrinse persino a sorridergli.
 
“Oh, scusa tu! Ops, abbiamo davvero interrotto qualcosa, ce ne andiamo”
 
“Oh, no, assolutamente! Andiamo noi, che figura, no, no, tranquilli” continuò Scorpius, in imbarazzo, uscendo fuori, seguito da Rose.
 
“Dobbiamo parlare” le mimò George, serio.
 
Rose annuì, guardando l’orologio “tra mezz’ora davanti alla Stanza delle Necessità”
 
Con un ultimo cenno uscì, seguendo Scorpius.
 
George sbuffò, sedendosi su un banco, raggiunto subito dal fratello.
 
“Hey, Georgie”
 
“Dimmi, Freddie”
 
“Credo che Rose non sia poi così simile ad Hermione”
 
“Oh, ci puoi giurare”
 
***
 
Audrey non ricordava molto della sera prima. Una delle poche cose che le erano rimaste impresse nella mente, però, era lo sguardo azzurro cielo del suo salvatore.
 
Era sicura di non aver mai visto degli occhi così belli, limpidi e intensi. Sprizzavano vita, erano semplicemente meravigliosi.
 
Fece mente locale, cercando di connettere il cervello. Era stesa su qualcosa di morbido, probabilmente era stata portata in infermeria. Provò ad aprire gli occhi, senza però ottenere risultati.
 
Tentò ancora un paio di volte, ma si sentiva come ospite in un corpo non suo.
 
“Al! Che cos’è successo!?” gridò qualcuno e se Audrey fosse stata in grado di reagire le avrebbe tirato addosso qualcosa.
 
La presa sulla sua mano si fece più forte e solo allora si rese conto che qualcuno la stava tenendo; si concentrò sul tocco, caldo e rassicurante.
 
“Shhh… Rose, non c’è bisogno di urlare…” l’ammonì un’altra voce, inaspettatamente vicina, probabilmente quella del proprietario della mano, che suonava dannatamente familiare.
 
“Albus ha ragione, Rosie… stai tranquilla” disse una terza voce, che Audrey riconobbe senz’alcuna esitazione come quella di suo cugino. Ciò che non tornava, però, era quello che aveva detto.
 
Rosie?
 
Andiamo, ragazzi, fuori le telecamere!
 
Insomma…Rosie?!?
 
Comunque era riuscita a capire che quello che le stringeva la mano era Albus, alla questione Rosiepuah! – avrebbe pensato dopo.
 
Non ascoltò la loro conversazione, troppo presa dai suoi pensieri, ma riuscì a captare la frase: “La Chips dice che è una specie di coma autoindotto dovuto a troppo stress o shock… quando si sarà calmata tornerà cosciente”.
 
Per il resto pensò ad Albus, Rose e Scorpius.
 
Era convinta di avere una cotta colossale per il primo, che alla fin fine aveva tentato di parlarle… senza successo, ovviamente, ma sembrava intenzionato a rimangiarsi la storia dell’amicizia, forse avrebbe dovuto ascoltarlo…
 
Oh, lo avrebbe fatto una volta sveglia. Doveva inoltre assolutamente scusarsi con Rose e Scorpius e riuscire a capire che diavolo stava succedendo loro e perché di punto in bianco erano diventati pappa e ciccia.
 
Poi la consapevolezza di avere un problema ben più urgente la colpì come un pugno nello stomaco.
 
Il diadema di Priscilla Corvonero.
 
Per tutti i tanga zebrati di Morgana, quello era un problema.
 
“Magari resto in coma un altro po’…” pensò, prima di appisolarsi e perdere di nuovo coscienza, sotto gli sguardi ansiosi dei suoi migliori amici.
 
***
 
“Albus, la nuova ragazza è ancora in coma…”
 
Silente annuì, preoccupato, guardando Madama Chips davanti a lui.
 
“Poppy, hai idea di cosa la preoccupi? I suoi… amici hanno menzionato qualche avvenimento in particolare…?”
 
“No, niente di niente. Sono tutti preoccupati per la loro amica, ma quello più ansioso è il Signor Perkins. Non si è mosso dal capezzale della Signorina Valent se non per andare in bagno.”
 
“Mmhh, lo sospettavo… tienili d’occhi Poppy, c’è qualcosa che non mi torna con loro”
 
“Certo, Albus. Ci vediamo a pranzo”
 
Silente annuì ancora e Madama Chips uscì rapidamente dall’ufficio.
 
“Cosa ti turba, Albus?” chiese allora il ritratto del Preside Dippett, destando l’attenzione degli altri quadri; in particolare un mago dai capelli rossi si rizzò sulla poltrona e s’aggiustò il cornetto uditivo, pronto a ficcare il naso.
 
“Non sono riuscito ad entrare nella mente di quei quattro ragazzi… non ha senso, che a Hogwarts in futuro sia insegnata l’Occlumanzia? Anche se fosse, non mi spiego la loro bravura… in effetti non li ho forzati molto, dovrei tentare di nuovo. Sì, credo che una visita ai ragazzi del futuro non guasterà” parlò praticamente da solo, ignorando i ritratti alla parete.
 
Finito di parlare si alzò e uscì dal suo studio, diretto nella Sala Grande per il pranzo.
 
Nessuno la fa ad Albus Percival Wulfric Brian Silente.

 



Hellloooo:)
decimo capitolo non posso crederci *-*
purtroppo l'immagine di questo capitolo balza - causa malfunzionamento di picnik, dannazione! ahahahahah un bacione a tutti coloro che, muniti di infinita pazienza, continuano a seguire questa storia :)

Vic15
p.s. Silente spacca il culo a tutti, ricordatevelo sempre!
  
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