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Autore: Doralice    24/06/2011    4 recensioni
Cos'è il bene e cos'è il male? Cos'è la giustizia?
Se Light Yagami non si è mai posto queste domande, lo farà L per lui.
Questo è solo l'inizio...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Light/Raito, Un po' tutti | Coppie: L/Light
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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† Primo


Sbagliato. Questo non prova niente. –

Le sue parole riecheggiarono nella stanza per appena qualche secondo, ma a L parvero passare interi giorni prima che qualcuno rompesse nuovamente il silenzio. Quel qualcuno ovviamente era Matsuda.

Come sarebbe a dire?! esplose Ormai è ovvio che né Light né Misa-Misa possono essere Kira!

Le regole del quaderno parlano chiaro.convenne Aizawa.

L sentì alle sue spalle il fruscio della carta sfogliata. Posò un vasetto di plastica sopra la pila in equilibrio precario.

Essere Bianco.

Lo sentì muoversi appena, emettendo sinistri scricchiolii che coprirono l'ennesima protesta di Matsuda sul suo modo di apostrofare lo Shinigami.

Hai detto che tutti i quaderni hanno le stesse regole.

L'ho già detto. Sono uguali per tutti.

Per tutti.mormorò L, sollevando con due dita un altro vasetto Ed una di queste regole, se non sbaglio, dice che ci sono molte cose riguardo i Death Note che nemmeno voi conoscete.

Sì. Nemmeno noi Shinigami conosciamo come funzionano esattamente, ci limitiamo ad usarli per aumentare la durata della nostra vita.

Dove vuoi arrivare, Ryuzaki?intervenne Yagami.

L non gli badò. Stava seguendo uno schema preciso: se non avesse tenuto alta la concentrazione, la pila avrebbe potuto crollare.

Un'altra regola, invece,continuò valutando attentamente la piccola torre che stava lentamente prendendo forma davanti a sé dice che comunque uno Shinigami non è tenuto a spiegare agli umani le regole del quaderno.

Calò di nuovo il silenzio, mentre un altro vasetto andava al suo posto, sulla cima.

È così.sentì dire a Rem.

Bene. La torre appariva solida, mancavano pochi pezzi.

Dunque, se ti chiedessi se le regole da voi stessi compilate potessero essere falsificate, tu potresti anche mentirmi. O semplicemente non saperlo.

Un paio di rumori soffocati lo informarono che dietro di lui un po' di gente aveva preso quell'affermazione esattamente nel modo in cui doveva essere presa.

Suppongo di sì.

La risposta di Rem scatenò definitavemnte il pandemonio. L non fece nemmeno lo sforzo di capire chi stava dicendo cosa, perché tanto era chiaro che nessuno avrebbe condiviso la sua teoria.

Le vostre proteste sono comprensibili.posò le mani sulle ginocchia e contò i vasetti che ancora mancavano Ma questi sono i fatti: non libererò Light Yagami né Misa Amane fino a quando non avrò la certezza che quelle regole siano vere. E ciò accadrà solo quando troveremo un altro quaderno.

Matsuda sbatté una mano sulla scrivania, blaterando che era assurdo. Aizawa obbiettò che avrebbero anche potuto non trovare mai un altro quaderno, visto che non c'era alcuna certezza che ve ne fosse altri nel mondo degli umani.

Ryuzaki.

L girò lo sguardo verso Yagami, in attesa.

Ti ho sempre dato fiducia, nonostante tutto.affermò grave E non smetterò di farlo adesso.

Gliene sono grato.

Lo era davvero, ma dubitava fortemente che chiunque potesse comprenderlo.

Ma sono certo che mio figlio è innocente e sono pronto a dimostrarlo ancora una volta trovando un altro quaderno.

Sì! esclamò Matsuda, infervorato Noi lo troveremo e scagioneremo Light e Misa-Misa!

Molto bene. mormorò, prendendo in mano l'ultimo vasetto.

Era esattamente ciò a cui puntava.

Valutò per un lungo attimo la stabilità della torre. Sullo sfondo, lo schermo della telecamera a circuito chiuso rimandava l'immagine di Misa Amane che leggeva, seduta sul divano dei suoi alloggi.

Fino ad allora, rimarrete entrambi sotto la nostra sorveglianza, come se non fosse cambiato niente.

Posò infine l'ultimo vasetto, con cauta precisione. La torre resse, e in quel momento si rese conto che Light non aveva mai commentato.

E va bene.

L'aveva sospirato. Come se avesse percepito i suoi pensieri, Light aveva sospirato quelle poche parole. L faceva fatica a distinguerne il significato: era un modo per acconsentire al dilungarsi di quella costrizione, o stava solo cercando di apparire normale? Sempre che si potesse parlare di normalità quando si aveva a che fare con Light.

Ma sono stanco di rendere conto di ogni mia mossa.alzò il polso al quale era ammanettato, facendo tintinnare la catena Ti chiedo di concedermi un po' di respiro. Penso di essermelo meritato.

Prevedibile. Colpevole o meno, nessuno avrebbe potuto sopportare una situazione simile molto a lungo. Nemmeno L – e men che meno adesso.

Comunque mi avrai sempre sotto gli occhi, ventiquattr'ore al giorno. Proprio come adesso controlli le mosse di Misa, puoi farlo con me senza costringermi a questo.

Aveva già deciso di concedergli un margine di libertà prima che continuasse a perorare la sua causa. Il problema era esattamente l'opposto: L era perfettamente consapevole dell'esattezza del proprio ragionamento, ma questo non lo esonerava dal disagio che gli provocava l'idea di dover continuare a convivere con quel Light.

Hai ragione.

Si concentrò nuovamente sulla sua torre di vasetti. Non sapeva spiegarsene il perché, ma d'improvviso non gli sembrava poi così stabile.

Sarai libero durante il giorno, ma non la notte.concluse, e premette l'interfono Watari, porti le chiavi.

Sì, immagino di non poter pretendere di più.lo sentì commentare in tono vagamente rassegnato.

In realtà avrebbe potuto. Eccome. Era un po' troppo condiscendente questo Light, per i suoi gusti. Proprio come lo era prima del periodo di prigionia.

Gli bastò un'occhiata per capire che quella torre perfettamente strutturata avrebbe avuto vita breve.

~ ~

Non credeva che sarebbe stato così semplice. Era pur vero che i suoi piani non stavano andando esattamente come aveva immaginato, eppure anche da quella situazione precaria era riuscito a trarre il meglio. Come sempre, d'altra parte.

Essere libero durante il giorno non solo lo dispensava dal dover subire la presenza fastidiosamente indagatrice di Light per molte ore, ma gli permetteva anche di mettere in atto la seconda parte del suo piano. La prima era solo rimandata, viste le circostanze, ma per ora si sarebbe accontentato di muovere Misa come aveva progettato.

Non era stato difficile farle ritrovare il Death Note sepolto, con quell'incapace di Matsuda alle calcagna. E naturalmente era andata esattamente come si aspettava: aveva fatto di nuovo lo scambio degli occhi. Ma stavolta con Ryuk. Se lo Shinigami fosse stato Rem, sicuramente avrebbe opposto resistenza forse si sarebbe persino rifiutato – mentre Ryuk non si faceva certo di questi problemi.

E Light aveva previsto anche questo. Poteva esistere una mente più geniale della sua? Senza alcuna modestia, era convinto che solo L avrebbe potuto eguagliarlo. E anche di lui presto sarebbe rimasto solo un pallido ricordo.

Ma perché non possiamo ucciderlo subito?piagnucolò Misa tra le sue braccia Posso farlo io... o Rem! Rem lo farebbe per me, ne sono sicura!

Light sospirò. Le aveva già detto che non dovevano mai parlarne, se non quando lo decideva lui. Fortunatamente non era così stupida da parlare ad alta voce e, a giudicare dalla posizione delle telecamere rispetto a loro, L non poteva leggere il labiale.

Te l'ho già spiegato. Dobbiamo far credere loro che Higuchi fosse davvero Kira, in modo che la polizia chiuda il caso. Quando si saranno calmate le acque, per sicurezza, sistemeremo anche L.

C'era qualcosa di forzato nel suo ragionamento, ma non sapeva precisamente cosa. Stava agendo con troppa prudenza, forse? Eppure era stata proprio la prudenza con cui aveva gestito tutto a farlo uscire sempre vittorioso da ogni difficoltà.

La sua opera era destinata a trionfare. Prima sarebbe toccato a L e poi... poi, se la sua ipotesi era esatta se Rem non gli aveva mentito fra qualche anno avrebbe avuto un potere illimitato.

Adesso doveva solo attendere con pazienza. Quel era il problema? Cos'era che lo turbava tanto?

Mentre il momento di euforia scemava lentamente, Light sentì nuovamente il tarlo rimettersi al lavoro. Ne aveva avvertito la presenza nel momento in cui le manette si erano richiuse sul suo polso per la seconda volta, qualche sera prima, al termine del suo primo giorno di semi-libertà. Constatò allora che, mentre non gli badava, il tarlo s'era fatto grasso e vorace – e lui nemmeno se n'era accorto, impegnato com'era a gestire la propria autocelebrazione.

Era stato nutrito da ricordi, quel dannato tarlo. Sguardi, parole dette, parole non dette, riflessioni, idee, sensazioni, abbozzi di sentimenti – tutto ciò che per molti mesi aveva atrofizzato. Frammenti di vita recente che credeva debellati da ricordi precedenti ma ben più importanti.

Il tarlo aveva dovuto scavare il profondità per trovarli, ma non aveva incontrato molta resistenza e li aveva raggiunti subito. Adesso glieli riproponeva costantemente, li vomitava uno ad uno. E tutti pensieri di Light, ogni sua singola percezione, era inficiata da quel confronto: tra ciò che era e pensava e desiderava prima, e ciò che era e pensava e desiderava ancor prima.

Ma ciò che più lo inquietava era che il fatto che il risultato di quel confronto non si stesse traducendo in una lotta. Non ancora, per lo meno. Per ora restava solo un disagio di fondo, che scattava ogni sera, assieme alle manette.

~ ~

Che uccidere Light Yagami fosse la soluzione migliore per tutti, Rem l'aveva pensato prima ancora d'incontrarlo. Poi gli era bastato conoscerlo per convincersi che le sue sensazioni erano esatte: Light doveva morire.

Le ragioni erano ovvie.

Altrettanto ovvio era in fatto che le intenzioni omicide di Rem fossero congelate dal timore di far soffrire Misa. Ma quel pensiero riaffiorava ciclicamente, rinnovato di nuova forza, ogni volta che era costretto ad osservare impotente come Light si serviva dei sentimenti di Misa.

E per lo Shinigami era sempre più difficile convincersi che, no, non doveva farlo, non doveva ucciderlo. Perché Misa lo amava ed era felice accanto a lui, e la felicità di Misa veniva prima di ogni altra cosa. Prima della sua stessa vita.

Ma questa è forse felicità?

Rem aveva un vago ricordo della felicità e sapeva che aveva molto a che fare con l'inconsapevolezza. Essere ciechi difronte al Male, rendeva in certi casi felici. Di una felicità fittizia e labile, ben inteso, ma che poteva essere pur sempre definita “felicità”.

Era questo ciò che Misa provava a stare al fianco di Light. E come poteva Rem privala di questa felicità?

Tanto più che, se prima andava incontro alla sua fine come un animale ignaro di andare al macello, ora Misa appariva consapevole del sacrificio che stava facendo in nome di un amore che non avrebbe mai ricevuto. I suoi immutati sentimenti per Light la inducevano a credere alle sue menzogne.

Tale è il tuo bisogno di essere amata, Misa?

Avrebbe potuto anche rivelarle tutto, certo, dirle la verità. E Misa aveva fiducia in lui, così tanta che forse gli avrebbe anche creduto. Ma ancora una volta Rem si chiedeva come poteva distruggere i suoi castelli di sabbia. L'inganno proveniva da Light, ma chi l'avrebbe svegliava dalla sua illusione sarebbe stato lui. A far soffrire Misa rivelando la natura disumana e incapace di amare di Ligh, sarebbe stato Rem. Poteva sopportare di causarle un tale dolore?

Infine c'era quella domanda. Non l'aveva dimenticata, ma adesso l'ossessionava, più vivida che mai. Perché la durata vita di Misa era nuovamente dimezzata e questo gli aveva dato la misura di quanto Light era disposto ad fare pur di perseguire i suoi piani. Così, tra la rabbia e il disgusto, mentre soffocava l'ennesimo, imperioso impulso che lo spingeva ad ucciderlo, Rem ripensò a quella domanda e comprese appieno quali erano i suoi veri piani.

Quei numeri rossi che aleggiavano sopra Misa, andando a comporre la data della sua morte, erano sufficienti a confermargli i suoi peggiori dubbi.

   
 
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