Epilogo:
Alla fine
Malfoy
Manor
Voldemort
era stato sconfitto. Harry Potter aveva trionfato.
E
Draco Malfoy era seduto sul divano della sua casa distrutta con tra le
mani la
Gazzetta del Profeta.
Harry
Potter sorrideva in prima pagina con la sua cicatrice ben in vista.
Hermione
si materealizzò al suo fianco e la prima cosa che Draco
notò fu che si era
tagliata i capelli. Adesso li portava corti.
-Posso?-
chiese Hermione indicando il posto vuoto accanto al suo
-Si,
siediti-.
Hermione
si mise una mano in tasca e ne estrasse la piccola ballerina argentata.
La
porse a Draco.
-E’
questa, dunque- mormorò lui, prendendola tra le mani per
guardarla da vicino
–Adesso mi ricordo. Mia madre me la fece vedere, una volta,
quand’ero bambino-
-Mi
avevi chiesto di ridartela, quando sarebbe stato tutto finito-
bisbigliò
Hermione –Riavrai i tuoi ricordi, Draco-.
Draco
tornò a guardare la ragazza che gli aveva salvato la vita ma
che, con quei
capelli corti e quelle occhiaie scure, era irriconoscibile
-E’
la cosa giusta?-.
Su
questo, dopo mille incertezze, Hermione non aveva dubbi.
-Si-.
Vide
Draco esitare un istante e poi svitare la testa della ballerina.
Hermione si
alzò.
-Grazie
per tutto quello che hai fatto per noi, Draco-
-Non
lo so ancora che ho fatto- rispose.
Grimmauld
Place –
Casa di Harry
Harry
aveva rilasciato decine di interviste e scattato migliaia di fotografie
con la
testa che gli scoppiava e una nausea pressoché continua.
Dopodiché era tornato
a Grimmuld Place, si era gettato sul letto e aveva dormito per venti
ore
consecutive.
Si
era svegliato ancora confuso su cosa fosse realmente accaduto e che
cosa invece
no.
Provava
sentimenti contrastanti e non sapeva nemmeno quali fossero davvero suoi.
Le
cose certe erano poche ma, per lo meno, tangibili.
Voldemort
era morto.
Hermione
non era affatto impazzita, ma aveva permesso a tutti loro di vincere la
guerra.
E
lui era ancora vivo.
Ogni
tanto, per accertarsene, Harry sentiva il bisogno opprimente di
tastarsi la
carne sotto ai vestiti o di sentire il proprio cuore battere.
Quel
tum tum rassicurante serviva a
ricordargli che niente era finito e che moltissime cose dovevano appena
cominciare.
Robert
andò a trovarlo un pomeriggio. Harry lo fece accomodare in
salotto.
Per
tutto il tempo non fecero altro che osservarsi constatando che non
erano altro
che due estranei e, se Robert non sembrava più di tanto
stupito da questa
rivelazione, per Harry era scioccante.
Aveva
davvero creduto che Robert rappresentasse qualcosa di importante per
lui?
Solo
ora si rendeva conto che Hermione aveva avuto ragione quando gli aveva
detto
che cercava solamente una distrazione.
Si
salutarono con una stretta di mano e si dissero addio allo stesso modo.
Quando
Robert lasciò la casa di Harry, arrivò Hermione.
La
prima cosa che Harry notò fu il suo nuovo taglio di capelli.
Si
abbracciarono sulla soglia di casa e si tennero stretti
finché non fu Harry a
parlare.
-Forse
dovresti raccontarmi tutto- le disse, ma Hermione scosse il capo
-Credo
che dovresti chiederlo a Malfoy-.
La
Tana
Harry
andò a trovare Ron dopo una settimana.
In
quel lasso di tempo che ad Harry era scivolato addosso come una doccia
fredda,
Ron non aveva provato a contattarlo in nessun modo.
Harry
non odiava Ron per quello che aveva fatto o, per lo meno, ci provava.
Sapeva
che avrebbe dovuto cercare di capire le sue ragioni, giustificarlo, in
qualche
modo, ma non ci riusciva.
Solamente
la consapevolezza che la paura ed il terrore che lui stesso aveva
provato
durante l’assalto a Malfoy Manor erano stati talmente forti
da risultare
incontrollabili gli diede la forza di recarsi alla Tana per parlare con
lui.
Ad
accoglierlo fu Molly Weasley.
Aveva
il viso stanco ma sereno e mancava di quella solita allegria che
l’aveva
contraddistinta fin dal primo incontro con Harry. Sembrava sfinita.
-Vieni,
caro-.
Condusse
Harry fin davanti alla porta della camera di Ron e vi bussò
con leggerezza.
-Ron,
tesoro, c’è Harry- mormorò.
Dalla
stanza non giunse nessuna risposta ma Molly sembrò non
preoccuparsene ed aprì
la porta.
Ron
era disteso a letto, con la schiena poggiata alla testiera e lo sguardo
vuoto
perso fuori dalla finestra. Anche quando entrarono Ron non provvide a
spostare
i suoi occhi su di loro.
-Vi
lascio soli un momento- disse Molly.
Uscì
e si chiuse la porta alle spalle.
Harry
osservò Ron che, come Hermione, sembrava così
diverso dal Ron che aveva vissuto
con lui per sette anni. Era come se fosse invecchiato di molti,
moltissimi
anni, e che del ragazzo diciassettenne che era in realtà non
restasse che
un’eco.
Prima
di vederlo Harry era stato arrabbiato con lui. Si rese conto che
l’aveva odiato
sul serio, anche se aveva provato a negarlo.
Ma
adesso che se lo trovava davanti capì che non
c’era niente che Ron potesse fare
per fargli dimenticare l’affetto che provava per lui.
Dovevano
dirsi un sacco di cose e c’erano un sacco di punti da cui
poter cominciare.
Ma
ad Harry non ne veniva in mente nemmeno uno.
Così
si sedette su ciglio del letto di Ron e, con cautela, poggiò
una mano su quelle
dell’amico unite in grembo.
Ron
non lo guardò ma contrasse le labbra e socchiuse gli occhi.
Non pianse, ma
Harry pensò che se non avesse finito le lacrime
l’avrebbe fatto.
Ron
non era ancora pronto a guardarlo in faccia, non era ancora pronto a
perdonarsi
e a pensare a quello che aveva fatto. In futuro confidò ad
Harry che aveva
avuto paura di se stesso e di quello che quel suo gesto avrebbe potuto
significare.
Ma
quel giorno non disse niente e lasciò che Harry passasse
delle ore in silenzio
insieme a lui.
Non
parlarono di Voldemort, della guerra, di Malfoy o del futuro.
Ma
Ron capì, senza bisogno che Harry dicesse niente, che non
c’era bisogno di
chiedere scusa.
Malfoy
Manor
Draco
non si era mosso da quel divano per i successivi tre giorni. Si era
alzato per
mangiare, lavarsi e cambiarsi d’abito ma non aveva fatto
nient’altro, a parte
crogiolarsi in quei pochi ricordi che gli erano rimasti.
Non
appena aveva aperto la ballerina e i suoi pensieri erano tornati al
loro posto,
tutto gli era apparso incredibilmente chiaro. E si era ricordato di
quanto
amasse Harry e di quanto fosse stato stupido a non dirglielo.
Il
terzo giorno Harry bussò alla sua porta.
Draco
non si stupì di vederlo perché sapeva che, prima
o poi, Hermione l’avrebbe
mandato da lui. Eppure si sentì ugualmente imbarazzato
quando lui lo guardò con
quei suoi intensi occhi verdi.
Draco
non ricordava come si fossero scambiati il primo bacio,
com’era stata la prima
volta che avevano fatto l’amore, ma si ricordava abbastanza
per sapere che
Harry era l’uomo della sua vita.
Harry
era lì per avere delle spiegazioni e Draco era pronto a
fornirgliene, perché ne
aveva il diritto, anche se questo l’avrebbe fatto soffrire
terribilmente. Si
sedettero sul divano (perché era l’unico mobile di
casa Malfoy a non essere
andato distrutto durante la battaglia).
Draco
rimase zitto. Fu Harry a cominciare la conversazione.
Mentre
si dirigeva a Malfoy Manor, Harry si era chiesto come sarebbe stato
rivedere
Draco, che cosa avrebbe provato una volta che ce l’avesse
avuto davanti. Ora
era tutto chiaro.
-Che
cos’è successo?- gli chiese. Draco lo
guardò dritto in faccia perché di quella
parte della storia andava orgoglioso ed era convinto che fosse stata la
cosa
migliore e soprattutto la più coraggiosa che mai avrebbe
fatto in vita sua.
-In
realtà è stato tutto merito della Granger- disse,
giusto per non sembrare
troppo vanitoso –Un mese fa le diedi un ciondolo a forma di
ballerina, che in
realtà era un porta profumo..- ma Harry
l’interruppe
-Io
intendevo che cosa è successo tra noi due-.
Ecco,
si disse Draco, quella era la parte su cui non era affatto preparato e
alla
quale non sapeva dare una risposta. Non si era aspettato che Harry
glielo
domandasse subito; sperava, almeno, che avrebbero rotto il ghiaccio,
prima.
L’Harry
che aveva davanti era quello dei suoi ricordi e il sentimento che
provava per
lui era immutato. Eppure aveva paura di dire qualcosa di sbagliato.
-Perché-
continuò Harry –Sono confuso. Dopo aver visto il
tuo tatuaggio..- sollevò gli
occhi al cielo e Draco capì che stava per dire qualcosa di
estremamente
imbarazzante –So che ti amo, ma non ricordo
perché-.
Il
cuore di Draco si fermò in quell’istante.
Evidentemente la Granger era davvero
più brava di lui con quel tipo di incantesimi se ad Harry
era bastato vedere un
tatuaggio perché la sua fattura perdesse efficacia.
-Davvero?-
domandò Draco, sorpreso.
Harry
arrossì e Draco pensò che fosse buffo veder
arrossire l’eroe del Mondo Magico.
In realtà, pensò Draco, anche la sua voce doveva
sembrare buffa, così tremula
ed acuta.
-Cos’è,
Malfoy- scherzò allora Harry, per sdrammatizzare
–Sei anche tu soggetto al
fascino dell’eroe del Mondo Magico?-.
Draco
sollevò un sopracciglio. Se l’era ricordato
davvero?
-No-
esitò –Suppongo di essere più soggetto
al fascino del tuo sedere- disse.
Harry
lo guardò per un momento e a Draco sembrò che lo
studiasse. Poi lo incollò al
divano e lo baciò sulla bocca.
Draco
non capì se Harry ricordasse qualcosa di quella
conversazione che aveva dato il
via alla loro storia.
Ma
andava bene ricominciare da lì.
-Scusa-
Harry si staccò dalla sue labbra –Non lo so che mi
prende-
-Lo
so io, Potter- Draco gli prese il viso tra le mani –Volevi
ricordare com’era
bello baciarmi-.
E
lo baciò ancora.
eHm…
Eccoci
giunti alla fine. Con quest’epilogo si conclude la mia
ennesima avventura che
spero vi abbia fatti emozionare, sorridere e magari trattenere anche un
po’ il
fiato.
Vorrei
dedicare questo capitolo alla mia beta Alyxya.
Inoltre
vorrei fare un ringraziamento speciale a seven,
lucluc, Akanexx87
e draco potter
per aver commentato pazientemente ogni capitolo e avermi dato utili
consigli e
suggerimenti, oltre ad avermi aiutato a continuare questa storia grazie
al loro
entusiasmo che è bastato a compensare il mio nei momenti in
cui è venuto meno.
Grazie
anche a tutti gli altri recensori e alle innumerevoli persone che hanno
aggiunto la mia storia tra i preferiti, da ricordare ma soprattutto tra
i
seguiti (davvero un numero insperato).
Ci
rivedremo presto con una nuova storia che sto già
preparando.
Per
ora vi saluto, anche se con un po’ di tristezza.
A
presto,
Nischino