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Autore: Silyia_Shio    04/07/2011    1 recensioni
L'unica luce che ti fa vivere si è spenta, ormai vai avanti per inerzia riposando in una soffice illusione di nulla finchè l'acqua non ti cattura portandoti dove il dolore è bianco e si presenta nelle vesti di una bambina.
Al tuo fianco avrai i riflessi di una te ancora nascosta e per vincere il dolore dovrai smettere di lasciarti trascinare dalla corrente.
Questa è la tua battaglia, Lidia!
Genere: Dark, Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Illusione di Cristallo:
 


…correva, correva lungo un sentiero in mezzo al bosco, i rami si ripiegavano minacciosi sulla sua testa creando una galleria che sembrava la dovesse risucchiare per impedirle di giovare della luce che brillava alla fine del tunnel, il vento soffiava sibillino facendo produrre alle foglie una canzone malinconica ed inquietante che la spingeva a correre più veloce per scappare da quella minaccia che era il buio, a terra le foglie cadute si spezzavano sotto i suoi passi o si univano alla danza dei piccoli mulinelli d’aria. Eppure per quanto corresse non lo raggiungeva. Lui era lì davanti a lei sorridente come sempre, circondato dalla luce brillante e calda che la avvolgeva come un soffice e sicuro mantello ogni volta che gli stava vicino. Lui era lì e lei aveva bisogno della sua luce, ma Lui era così irraggiungibile.
Corse più in fretta, per quanto il vestito da bambolina glielo permettesse. I rami si allungavano per afferrarla. Quella era una caccia, e lei, lei era la preda.
Un ramo le graffiò  il braccio ma non se ne curò, né del dolore bruciante né del sangue che colava. In quel momento voleva solo una cosa, desiderava che Lui la accogliesse tra le sue braccia e scacciasse le tenebre, di quel bosco e del suo cuore.
Voleva risentirlo vicino a sé come una volta.
Incominciava ad avere il fiato corto, i muscoli bruciavano e le gambe tremavano ma non si sarebbe mai fatta catturare dal buio perché la sua destinazione era Lui.
Però il piede che doveva darle la spinta per continuare la corsa rimase bloccato a terra e Lidia in pochi secondi si trovò col gusto amaro della terra sulle labbra.
Una maledetta radice si era avvolta lungo la sua caviglia allungando la distanza tra lei e Lui.
Affondò le unghie nella terra per fermare le lacrime che bruciavano violente sotto le palpebre.
Le tenebre erano vicine, le sentiva pesare sul cuore ed il calore della luce stava lasciando spazio ad un freddo pungente.
Alzò il viso sperando Lui fosse ancora lì a sorriderle, sperando non l’avesse abbandonata.
E Lui, Lui era lì, vicino a lei. Le sorrideva e la guardava col suo solito sguardo intenerito.
Lui era sempre al suo fianco, qualsiasi cosa facesse, per quanto goffa e fragile fosse, lei poteva contare sulla sua luce.
Anche quella volta era al suo fianco.
Era caduta, stava piangendo, era sporca di terra ma lui le si era inginocchiato di fronte e le stava porgendo una mano.
Sorrise tra le lacrime che alla vista del bel viso di Lui avevano iniziato a correre veloci lungo le guance e tra i singhiozzi si gettò tra le braccia di Lui, dove avrebbe trovato riparo dal buio, dove il suo cuore sarebbe stato leggero come una piuma.
Ma Lui, prima che le braccia di Lidia potessero cingere il suo collo, s’infranse nella sua luce e tra le lacrime luminose Lidia cadde nel nulla buio e freddo.
E il suo cuore tornò pesante…
 
 
Aprì gli occhi di colpo col cuore che martellava contro il petto, il respiro affannato e gli occhi che bruciavano. Aveva sperato di non sognare più, almeno lì dove sembrava che la pace regnasse ed la mano della sofferenza non la potesse raggiungere; invece il fantasma della sua luce continuava ad infestare le sue notti.
Con la vista ancora imprigionata nell’ombra si passò un mano sulla fronte sperando, con quel gesto, di allontanare le immagini del sogno.
“Oh, si è svegliata, credevo fosse caduta in un sonno senza fine.” disse una voce vicino al suo viso con una leggera sfumatura di sarcasmo.
Lidia sbatté un po’ di volte le palpebre.
Subito vide solo delle lucine colorate, poi delle immagini sfuocate ma infine riuscì a mettere a fuoco il viso di un ragazzo, di Bario.
Il cavaliere era a una spanna di distanza dal viso di Lidia e la stava scrutando coi suoi chiari occhi azzurri sui quali scivolava qualche ciuffo scappato dalla coda bassa, le labbra inclinate in un sorriso sarcastico brillavano come ciliegie sulla neve, il fresco respiro accarezzava le gote della ragazza improvvisamente rosse.
“Ahm.. ecco.. stavo facendo un sogno..”disse per dissimulare l’imbarazzo. Ma forse più di tutto lo disse per convincere sé stessa che non l’aveva perso di nuovo, che era solo la sua mente a volerle ricordare quanto fosse stata inutile in quel momento; di sicuro non lo disse perchè voleva raccontare a quel ragazzo enigmatico quello che aveva sognato.
“Credo sia più corretto definirlo incubo.” rispose il giovane allontanandosi dal letto ed avvicinandosi alla finestra dove aprì le tende bianche.
Una chiara luce invase la stanza ferendo gli occhi di Lidia; però quando riprese il dono della vista il panorama che si apriva al di là della finestra le fece dimenticare le spiacevoli emozioni che continuavano a presentarsi nitide al suo cuore.
La ragazza scostò con un gesto veloce le coperte e come incantata corse alla finestra, di fianco a Bario, per ammirare il paesaggio.
“È bellissimo.” mormorò
“Le piace la neve?”
“Sì!” rispose voltandosi verso il ragazzo, sul viso brillava un sorriso da bambina.
“Leidy ne sarà felice, piace molto anche a lei!” sussurrò il cavaliere, guardando il bianco spettacolo. L’espressione che Bario mostrò fu come una stilettata al cuore: le labbra erano inclinate in un dolce sorriso e lo sguardo che le stava porgendo era carico di tenerezza; lo stesso sguardo che Lui le donava.
Poi, mentre Lidia stava fissando quel viso incorniciato da onde marroni sul quale rivedeva l’unica persona che la facesse sentire bene, il ragazzo si allontanò.
“La prego di prepararsi e di scendere a prendere il thè con Leidy, dovrebbe essersi svegliata ora.” si congedò chiudendosi la porta alle spalle e lasciando la ragazza sola.
Lidia spostò lo sguardo dalle decorazioni della porta al mare bianco che si estendeva al di fuori della finestra; ma non vedeva la neve bensì quello sguardo.
 
 
Anche quella mattina, come le precedenti, percorse i desolati corridoi passando davanti a vuote stanze e scese le scale in legno scuro con solo l’eco dei suoi passi a tenerle compagnia.
Arrivata nell’atrio imboccò il primo corridoio alla destra della scalinata, attraversò il soggiorno dove di solito vedeva Bario intento nella lettura di qualche tomo dall’aspetto antico e saggio ed entrò nel “Porticato delle Ninfee”, così chiamato poiché il porticato era stato costruito sopra le acque di un lago colorate dal bianco delle ninfee. Esso fungeva da ponte tra la villa ed il tempio a pianta circolare dove Leidy aveva deciso di prendere il thè in occasione della caduta della prima neve. Il frontone d’ingresso presentava una ragazza sulle rive di un lago dal quale usciva una donna avvolta da spruzzi d’acqua, le colonne che reggevano l’architrave rappresentavano ad alternanza o una sirena intenta a suonare una lira o una fanciulla sulla quale si arrampicava un’onda fino all’altezza dei fianchi. Ma ciò che più affascinò Lidia fu la volta a stella. Sopra la sua testa s’increspavano le onde di un lago di preziosi: l’intera volta era ricoperta da pietre preziose dal colore dell’acqua che sfumavano dal blu abisso poco lontano dal nero all’azzurro nuvola così simile al bianco. Inoltre i preziosi erano stati collocati in modo che sembrasse che lì sopra scorresse veramente dell’acqua.
Ammaliata dallo spettacolo che scorreva sopra il suo capo non si accorse d’aver raggiunto l’estremità del porticato così si trovò di fronte alla statua di un angelo piangente: la figura era chiaramente femminile, i tratti delicati del viso erano incorniciati da lunghi capelli mossi che ricadevano sui seni, le palpebre erano calate e dalle ciglia scendevano le lacrime che terminavano all’altezza delle labbra carnose; le mani erano chiuse sul petto all’altezza del cuore come a volerlo proteggere e le ali che spuntavano candide dalla schiena erano abbandonate lungo i fianchi della fanciulla.
Lidia osservò l’espressione triste della statua e poggiò una mano su quelle fredde dell’angelo; poteva percepire la tristezza e la solitudine che avevano causato la nascita di quelle lacrime brillanti, come se quella statua fosse stato lo specchio della sua anima.
Lo stringersi di una mano intorno al suo polso la riportò alla realtà, strappandola dai suoi pensieri che da quand’era arrivata in quel luogo, qualunque esso fosse, aveva cercato di evitare; perché quella compagnia era diventata l’unica che le rimaneva da mesi ed anche la più fastidiosa.
Infondo ascoltare i suoi pensieri comportava solo dolore, prendere decisioni anche quindi era meglio lasciarsi trasportare dalla corrente e dare il compito al destino di guidare la sua vita.
“Lidia, dai vieni a prendere il thè!”
Il cinguettio di Leidy costrinse la ragazza a spostare lo sguardo dall’angelo bianco ad un’altra fanciulla bianca che le stava sorridendo angelicamente.
“Si.” rispose facendosi trascinare da quella bambina adolescente.
In un batter d’occhio si ritrovò seduta su una sedia di fronte a Leidy con un tavolino a dividerle. La scena era identica al primo thè che aveva preso in compagnia di quella spensierata ragazza e del suo cavaliere ed anche di tutti i successivi: loro due ai lati del tavolino arricchito da una preziosa tovaglia sulla quale vi era qualsiasi tipo di dolce, al centro la teiera identica alle tazzine, Leidy con la sua espressione da bambina e Bario in piedi al suo fianco come un fratello maggiore molto paziente che si deve prendere cura della sua piccola sorellina.
Presero il thè e Leidy, tra un dolcetto e l’altro, cinguettò di argomenti vari come se tutto quello fosse normale, come se Lidia fosse sempre vissuta con loro.
 
“Allora dopo le porterò il cappotto.”
Bario le aprì la porta della stanza.
“Come?”
“Per la gita sul lago.”
“Ah, certo.”
 
 
Come se niente fosse, come se le ore fossero diventati secondi, Lidia si ritrovò in sella ad un meraviglioso cavallo dal manto nero lucente, un frisone se si ricordava bene le lezioni impartitole dalla cugina appassionata di quest’animale. A fianco c’era Leidy, in sella ad un elegante lipizzano dal mantello totalmente bianco; e dietro di loro cavalcava Bario su un purosangue arabo dal manto ambrato; i tre animali si muovevano elegantemente tra gli alberi del bosco facendo schioppettare la neve sotto il loro passo.
Ammaliata dal paesaggio Lidia si ritrovò improvvisamente catapultata sulle rive di un meraviglioso lago dalle acque che dipingevano tutte le gradazioni del blu, in alcuni punti il ghiaccio aveva già iniziato la sua corsa per il dominio di quello specchio cristallino.
E nel silenzio di quello spettacolo non poteva certo immaginare che delle ombre aspettavano solo il giusto momento per mandare in frantumi quel cristallo prezioso che era la sua vita tranquilla con la bianca principessa ed il bel principe.


***   
 
Ed eccoci al 3° capitolo, di nuovo!
sotto l'osservazione di Lucifer_Light ho modificato questo capitolo ma solo dal punto di vista narrativo. Spero vi piaccia la nuova versione!
finora la narrazione è stata molto statica, mi sono principalmente concentrata sul presentare questi 3 personaggi ed in particolar modo ho descritto un bel po' lo stato di apatia della protagonista; però dal prossimo capitolo arriva l'azione ed anche Lidia si sveglierà!
finalmente, incominciavo a non sopportarla più neanch'io che l'ho creata!^^""
 
Ringrazio Frandruccia per aver commentato e per adorare così tanto questa storia!
Grazie davvero!
P.S... Bario soddisfa le tue aspettative?
 
Ringrazio anche chi solo decide di aprire questa storiella e di darci un lettura! 

Infine ringrazio il critico ufficiale che mi permette di migliorare!

   
 
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