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Autore: eleanor89    07/07/2011    6 recensioni
Gli amici di Cedric affronteranno l'ultimo anno di spensieratezza rimasto agli studenti di Hogwarts prima della guerra e dei Carrow, ma riusciranno comunque a mettersi nei guai in modi che non avevano neppure immaginato. Seguiteli tra strane pozioni, coppie neonate, incontri dettati dal destino e aggiunte inaspettate al loro già sgangherato gruppo!
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corvonero, Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cedric's friends.'
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N.B. linguaggio più scurrile del solito nella prima parte.



Capitolo 14 Altri Natali, altri problemi.

 

Kevin lasciò cadere a terra un piatto, che si frantumò in mille pezzi, e tutti si voltarono a guardarlo.

«Kev, cosa…?» cominciò sua sorella maggiore Dana.

«Ross e Phoebe! Ross e Phoebe! Per poco non lo fanno!»

«Sta guardando le cassette?» domandò suo fratello minore, Russel, facendo capolino dalla porta. «Kev, dacci una mano a portare dentro le luci.»

«Kev, muovi il culo!» urlò sua sorella, Joey, «Che se passa la polizia non so come glielo spieghiamo stavolta!»

«Dove l’avete rubata tutta questa roba?» domandò Kevin, precipitandosi a dar loro una mano.

«Dal signor Rondell, penso sia morto. Non si è mosso neanche quando ce ne sono cadute.» rispose lei con indifferenza.

«Mo-to!» ripeté l’altra sorellina, Janet, battendo le manine e precedendoli con la sua andatura barcollante dovuta anche al pannolino troppo grande.

«Russel, hai portato Janet?» li raggiunse anche Dana, che coi lunghi e voluminosi capelli neri scompigliati e le gambe lunghe gli ricordò una pantera che si lanciava all’inseguimento della preda ormai spacciata, analogia in effetti non così casuale visto che era lei quella che comandava: «Non ha neanche due anni!»

«Joey ne ha otto, ed è lei che mi ha obbligato a venire.» precisò lui. «E prima la tenevo in braccio.»

«Se il vecchio è davvero morto possiamo prendergli il frigo.» suggerì Joey, dando un colpetto a Kevin per richiamarne l’attenzione.

«Hai dato fuoco alla casa?» domandò Jason, il fidanzato di Dana, affrettandosi a prendere Janet in braccio.

«No.»

«Joey, hai dato fuoco a qualcosa dentro o intorno o vicino alla casa?» indagò sua sorella, bloccandola.

«No! Ho detto che non brucio più niente!»

«Certo, adesso tortura…» commentò Russel, aggiustandosi gli occhiali storti sul naso prima di rivolgersi a Kevin, «Non puoi fare ancora magie fuori scuola, vero?»

«No, ma non avrei saputo far comparire un albero dal nulla.» rispose lui, osservando le decorazioni con aria scettica, «Ma sarà stato ubriaco anche quando le ha comprate? Qualcuno ha sigarette?»

«Ce l’abbiamo l’albero!» lo informò Joey, brandendo un coltello da cucina e tirando fendenti all’aria, «Con questo potrei sventrare qualcuno, come un pirata.»

«Non farlo.» disse lui, sapendo che era inutile; non tanto perché lei l’avrebbe fatto comunque, cosa vera, ma perché lei preferiva comunque fare a botte alla vecchia sana maniera. «Da dove sbuca? L’albero?»

«Chiedilo a Brittany

La quarta sorella comparve in quel momento, capelli biondi corti legati male, maglietta troppo larga e non sua e un grande sorriso: «Mi sono scopata Richard per averlo, ma ne è valsa la pena!»

«Cazzo, Brit…» borbottò lui, ma poi scoppiò a ridere: «Aspetta, ma non quel Richard con cui andavi al liceo? Quello che adesso tua madre se vi scopre ti farà sposare?»

«La mamma ci ha scoperto.» gli fece sapere lei, sogghignando.

«Ma piantala! E che ha fatto, ha provato a pugnalarti con una croce?»

«Apparentemente anche alla mamma piacciono le tette.» sghignazzò lei, «Mi sono fatta entrambi. Da dove pensi che arrivi il tacchino?»

«Ringraziamo che nostra sorella sia una facile, adesso…» fu il commento di Dana, che aveva tappato le orecchie a Joey, mentre Russell aveva fatto tutto da solo nell’inutile tentativo di non ascoltare le avventure amorose di sua sorella maggiore, «Guarda che se resti incinta-»

«E me ne vanto! Amore libero!» replicò contemporaneamente Brittany, ignorando l’inizio della minaccia.

«-Io non ti mantengo per un cazzo. Vai e chiedi i soldi a tuo padre, quello vero, se lo trovi.»

«Porca di quella…» la sequela di improperi di Jason che si era versato una lattina di birra addosso si fermò solo quando Janet cominciò a piangere, battendo le manine contro il seggiolone.

«Posso assaggiare la birra?» domandò Joey, prendendo uno straccio per pulire il pavimento.

«No!» risposero tutti in coro.

«Vado a cambiare il panno a Janet.» annunciò Jason, «Ne abbiamo?»

«Te ne procurò io!» esclamò Joey, infilando un tovagliolo a mo’ di bandana e mettendo il coltello tra i denti. Russel le diede un pugno sulla spalla e lei spalancò la bocca, facendolo cadere; Dana lo afferrò automaticamente al volo mentre passava e lo gettò nel lavandino, mentre Brittany porgeva la confezione di pannolini a Jason.

«Li ho comprati io, sai?» annunciò Russel fieramente.

«Hai trovato qualcuno che ti assume? A tredici anni e senza genitori che ti accompagnino per raccomandarti?» domandò Kevin, poco convinto.

«Bado alla nonna di una mia compagna. Praticamente la signora dorme tutto il tempo e io faccio i compiti.»

«Secchioneee…» canticchiò Joey.

Kevin ridacchiò e le fece posto, abbracciandola quando lei si sedette accanto a lui. Era una piromane violenta e maleducata e anche una bambina di otto anni, per cui potenzialmente l’essere più fastidioso in quella casa, ma gli era immensamente mancata. A volte la sorella di Georgia gliela ricordava un po’, perché anche Joey era minuta e aveva tantissimi capelli, anche se i suoi erano castani come il cioccolato e la sua pelle era più scura. In ogni caso la furbizia era negli occhi di entrambe, sebbene nel caso di Charlotte sembrasse meno pericolosa.

«Come va con i nuovi amici? Gli Hufflepuff?» domandò Brittany, gettandosi sul divano accanto a loro.

«E con Cindy?» aggiunse Jason, ovviamente nel tono più malizioso che riuscì a trovare.

La voce di Dana giunse dalla cucina: «Ah, Kevin, guarda che ti ho preparato le patate per stasera!»

«La mamma ha scritto.» disse Russel, sedendosi sulla sua poltrona con un libro grosso quanto la sua testa, «È di nuovo incinta.»

«Che culo!» rise Kevin, «Di chi, stavolta?»

«Boh. Comunque forse son gemelli.»

«Non vedo l’ora di giocarci!» cinguettò Joey.

«Ehm… Jo…»

«Non voglio dargli fuoco! Ho detto che ho smesso!»

«Ti rendi conto quanto sia inquietante che tu debba specificarlo?» domandò Russel.

Kevin li lasciò battibeccare e sbadigliò. Probabilmente i vicini pensavano che fossero solo una famiglia di disgraziati, ma Natali calorosi e felici come il loro erano rari da trovare. Secondo lui non era possibile che esistesse una famiglia unita quanto la loro, non una nelle loro condizioni almeno, con la madre in giro a cercare uomini ricchi con cui stare per un po’, giusto il tempo di restare incinta, e un padre spesso in prigione perché così fatto da combinare guai. Anzi, detto così sembrava scontato che stessero tutti soffrendo e che la gente dovesse avere pena di loro, ma la verità era che si divertivano da matti e che tutti contribuivano, chi lavorando e chi rubacchiando, e che l’unico problema era giusto il comportamento di Joey a scuola.

E a lui mancavano in ogni momento, sia quel secchione di Russel che la sua bella sorella maggiore che gli aveva anche fatto da madre, dieci anni più grande di lui, e la sua piccola piromane, e poi la dolce Janet che era ancora una piccola polpetta con le gambe, Jason che era come un fratello maggiore, Brittany che andava a letto con qualsiasi cosa respirasse ed era sempre pronta a ridere di sé e di tutto e il loro cane Bomba, ovunque fosse nascosto in quel momento, tutti loro. Gli scriveva ogni settimana e raccontava loro tutto, esattamente come loro facevano con lui.

E poi li aiutava anche con le “finanze”.

«Ecco, questi sono tutti quelli che sono riuscito a trovare.» disse Jason, porgendogli uno zainetto pieno di orologi rotti, cd, autoradio e altri oggetti ormai da buttare.

«È tutto nel mio baule come sempre.»

A Hogwarts la tecnologia babbana non funzionava, ma lui portava comunque con sé o si faceva mandare rottami di ogni genere, che aggiustava con incantesimi tra le mura del castello; una volta spediti di nuovo fuori la sua famiglia controllava che tutto fosse andato a buon fine e li rivendeva come se fossero nuovi; in questo modo non solo arrivavano alla fine del mese ma mettevano anche da parte i soldi per gli studi di suo fratello e delle sorelle.

«Cosa c’è che non va?» domandò infine Dana, a cena, puntando su di lui i suoi bellissimi occhi ambrati; Stranamente era l’unica ad averli ereditati dalla mamma e a volte faceva strano guardarla. «Lo so che c’è qualcosa.»

Tutti misero giù forchette e coltelli e lo fissarono in attesa.

Gli raccontava tutto perché avevano un legame fortissimo, ma aveva sempre evitato di nominare Tu-Sai-Chi dalla fine del suo quarto anno, preferendo credere che Potter si fosse inventato tutto, anche se sentendo dentro di sé che non era vero, che era tornato. Era più facile pensare che la sua famiglia interamente babbana non fosse davvero nei guai che non dir loro di doversi preparare al peggio.

«Me lo chiedi ogni volta…»

«E ogni volta menti.» lo anticipò Brittany, «Non sarò un genio come te ma fanculo, ti conosco.»

«Devo spaccare il culo a qualcuno?» domandò Joey, sollevandosi il colletto fino a coprirsi la bocca e infilando il cappuccio.

«Non dire parolacce.» la rimproverò distrattamente Dana, togliendole il piatto da davanti.

«Scusa.» pigolò lei.

«Come sono felice che non sia tu la strega in famiglia…» sospirò Russel.

Joey gli mostrò il dito medio e Dana sbuffò.

«Continui a dire che non è nulla?» domandò Jason, dando a Janet un piccolo assaggio di budino. «Tanto lo sappiamo che è per Cindy.»

«Pettegolo.» replicò Kevin.

«Tu osi dirlo a lui?» Dana scoppiò a ridere, aggiustando il bavaglino della sorella, «A proposito, sai con chi ha una tresca il fratello della moglie dell’infermiere che abita in fondo alla strada? Non ci crederai mai…»

«Aspetta.» la bloccò Kevin, seppur curioso, «Me lo dirai dopo, quando potrò concentrarmi. Prima vorrei parlarvi di una cosa seria e che non ha a che vedere con Cindy o con Dorian. Né con i Ravenclaw. Beh, non direttamente e non ora, almeno.»

«Riunione in salotto?» propose Dana.

«Mi devo alzare?» gemette Russel, massaggiandosi lo stomaco.

«Riunione in salotto.» confermò Kevin, sentendo che per qualche motivo era arrivato il momento. Non poteva pensare di aspettare altri sei mesi, dopotutto. «E mi sa che dopo questo ci toccherà pure pagare la cauzione a papà.»

«Ha di nuovo rubato una macchina.» lo informò Joey, «Da grande voglio fare la poliziotta e prenderlo a manganellate ogni volta che ne fa una.»

Tutti la guardarono impensieriti.

«Beh, meglio di quando diceva che voleva fare l’incendiaria.» commentò Russel.

Kevin annuì con sentimento e poi prese un respiro profondo.

«Cosa ricordate a proposito di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato

 

Terry rientrò in camera in anticipò e trasalì quando trovò il letto di Michael occupato dal suo proprietario; era convinto che si sarebbe ritrovato da solo in camera, il che era sempre un evento legato alle feste. I ragazzi Ravenclaw erano sei, invece che cinque come quelli delle altre case, e del resto non si potevano sempre avere quaranta ragazzi precisi ogni anno, ma ciò non toglieva che non potevano mandare il sesto in una camera da solo e quindi la loro era piuttosto affollata, specie considerando che Kevin offriva sempre burrobirre a tutti e quindi quelli degli altri anni passavano a trovarlo di continuo, bilanciando il fatto che l’altro ragazzo, di cui Terry non era amico e da cui si teneva alla larga per via della sua reputazione, fosse una presenza fantasma.

«Michael, che ci fai in camera?» gli domandò, inquieto all’idea che fossero soli senza neanche saperne il perché. Non era neppure la prima volta, del resto lui faceva parte di un trio, e com’era naturale c’era sempre una combinazione più compatibile, ovvero Kevin e Anthony, mentre lui, per quanto loro migliore amico, ogni tanto spariva in compagnia di Michael e i due si aggiornavano sulle rispettive vite. Anche quando Potter e Granger avevano avuto l’idea di creare un gruppo di difesa segreto era stato lui a unirsi a Michael, che seguiva la fidanzata, e Anthony si era quindi accodato a sua volta.

«Penso.» fu la risposta dell’amico, che suonava alquanto depresso. Terry conosceva tutte le inflessioni della sua voce e capì che non andava lasciato solo in quello stato.

«Pensi a cosa, Corner?» gli domandò, sedendosi sul suo letto con voluta forza.

Michael, che aveva le braccia incrociate a nascondersi il viso, fece capolino per lanciargli un’occhiataccia, «A Cho.»

Ecco, Terry non aveva voglia di sentire discorsi smielati, così si schiarì la gola e annuì, facendo per alzarsi.

«Abbiamo rotto.»

Lui spalancò la bocca: «Cosa? Ma andavate così d’accordo!»

«Lei dice che non si è data neppure un po’ di tempo per stare sola, che ha cominciato a frequentare Harry quando ancora stava male per Cedric e che dopo è uscita con me perché le piacevo, ma senza aver ancora elaborato il lutto e senza sapere cosa voleva davvero. Ha detto che voleva restare single per un po’.» Michael si mise a sedere e lo guardò con un sorriso strano, «A te non piaceva Cho, vero?»

Terry, colto di sorpresa mentre cercava qualcosa di intelligente da dire, si limitò a guardarlo sconvolto.

«Ti conosco.» riprese l’altro.

«Non è che non mi piaceva, è che mi è sembrato tutto molto veloce… come ha detto lei in pratica. Ma mi dispiace per te, sul serio. Tu meriti di meglio.» spiegò lui con convinzione, «Avrai di meglio. Posso fare qualcosa per aiutarti? Cioccolato?»

C’era questa cosa per cui le ragazze erano convinte che i ragazzi mollati prendessero bene le rotture o che perlomeno si arrabbiassero senza ridursi ad ammassi patetici che erano pronti anche a strisciare per riavere la loro donna, a corromperla con regali e a piagnucolare mentre gli amici tentavano di distrarli o alla peggio scappavano. Terry sapeva che questi uomini pieni di dignità esistevano, probabilmente, ma la verità era che nel corso della sua vita lui aveva incontrato – o era stato parte di – soltanto la seconda categoria.

«Nah… Non ho fame… Non ho neanche sete. Penso che mi lascerò morire.» borbottò Michael, lasciandosi cadere di nuovo indietro.

Lui, impacciatissimo, cercò di ricordare come Georgia avesse reagito quando lui le aveva raccontato di Sally-Anne, del fatto che non era un cuore spezzato vagante perché non ne era innamorato ma che ci fosse rimasto un po’ male quando lei aveva declinato la sua offerta di amicizia. Non che fosse ingiustificabile, del resto erano ex...

“Sto divagando,” pensò Terry, e poggiò una mano sul polso di Michael, senza prenderlo ma senza neanche ritrarsi, sebbene sentisse un fiotto di calore inondargli le guance. Anche le orecchie di Michael si colorarono, ma perlomeno erano orecchie, non era imbarazzante e visibile come la sua faccia.

«Devi pensare che sono proprio un idiota, vero?»

«Chi, io? Perché?»

Michael sospirò pesantemente: «Perché dopo tutto quello che mi hai detto riguardo a Cho io ci sono uscito lo stesso e adesso sono stato mollato come un cretino.»

«Non è andata così!» protestò Terry, dandogli qualche colpetto consolatorio al dorso della mano, «È colpa di Cho.»

«A dire il vero non ce l’ho con lei, ha senso ciò che ha detto.» mormorò lui.

«Col cavolo! La odierò io per te, allora! Da buon amico!» ribatté lui con intensità.

Michael ridacchiò, «Sei l’unica persona con cui posso parlare di questo senza vergognarmi… troppo. Sai, sentimenti e cose così. È come parlarne con una ragazza.»

La faccia di Terry prese quasi fuoco, e lui lo guardò offeso: «Grazie mille. Forse la prossima volta dovresti parlare con Burt allora.»

«Ma non è un’offesa!» replicò Michael, tornando a sedere e mettendogli un braccio intorno alle spalle prima di avvicinarlo a sé, «Vedi? Capisci cosa intendo?»

«C-cosa

«Questo gesto non lo potrei mai fare con un ragazzo… con Burt! Mi guarderebbe così male che non potrei mai più guardarlo in faccia dopo! Non posso neanche parlare di queste cose con Anthony perché non siamo così vicini come siamo invece noi due, né con Kevin perché quello non prende niente sul serio-»

«Kevin in realtà-»

«Con te è diverso. Non sei un ragazzo, sei Terry, non ti metti problemi idioti, quindi sono a mio agio anche facendo il cretino mollato o questo.» e diede una piccola stretta alla spalla di Terry, «Sei solo Terry, non è imbarazzante. E non starei mai a spiegare una cosa simile a nessuno degli altri ovviamente, ma so che tu mi capisci. E che apparentemente hai bisogno di fartelo spiegare.»

Terry lo guardò sbalordito: «Non sono un ragazzo?»

«Beh, fisicamente sì, però siamo più vicini di quanto non siano i ragazzi di solito, no?» replicò Michael, con un’alzata di spalle indifferente, «È una bella cosa. Ti ricordi quante volte abbiamo dormito assieme al primo anno, quando ti mancava casa e avevi gli incubi?»

Forse perché oltre il possibile livello di imbarazzo, invece che arrossire Terry si sentì sbiancare.

Michael rise invece, apparentemente senza accorgersi di nulla, «Ti pare che tu abbia sentito di altri ragazzi che lo fanno? Ma se tu avessi gli incubi non mi metterei problemi a farti dormire con me adesso, perché sei come un fratello. Basta non dirlo in giro, magari. E uccidere i compagni di stanza dopo.»

Terry scattò in piedi con tanta forza da mandarlo quasi a terra, «È esattamente come la penso anche io!» esclamò in tono di incredibile allegria ed entusiasmo, col cuore che stava battendo così forte da fargli venire male al petto, «Come fratelli! Sentimenti fraterni, no?»

«Sì, è quello che stavo dicendo.» rispose Michael in tono cauto, forse temendo che fosse impazzito.

«Sai cosa dovremmo fare? Andare a cena in Sala Grande con tutti quanti per dimostrare che stai bene!»

Michael distolse lo sguardo, perché preso dai ragionamenti su cosa gli convenisse di più, e Terry fece qualche respiro profondo cercando di darsi una calmata.

“Sono sentimenti fraterni ed io non ho una ragazza da un po’, è normale che mi senta strano, non devo mettermi strani dubbi proprio ora… è come al solito, Michael metterebbe dubbi a chiunque, non c’è niente di diverso dalla solita sensazione strana che…

«Non so se me la sento, a dire il vero. Non puoi scendere da solo? Magari mi rubi un dolcetto.» domandò Michael in tono supplichevole. Terry lo guardò negli occhi nocciola e deglutì.

«Se non scendi tu non scendo neanche io.»

Fu sorpreso nel vedere l’altro sorridere come se non aspettasse altro: «Mia madre mi ha mandato un sacco di roba, potremmo mangiarla insieme qui.»

“Adesso? Perché oggi hai dovuto dire cose che erano implicite, brutto idiota? Come ti aspetti che io sia a mio agio ora? Ma guardalo, felice e tranquillo… Ci sono cose che non c’è bisogno di dire! Perché sei diventato chiacchierone all’improvviso? Già era difficile prima! Era difficile prima?”

«… e anche i bastoncini di zucchero.» stava dicendo Michael, «Ti va?»

«Certo.» borbottò Terry in tono accusatorio, e Michael gli fece spazio nel letto.

 «Apri il mio baule, è la busta rossa.»

Lui ubbidì e depositò tutto sul letto, restandoci però seduto sopra senza distendersi mentre Michael mordicchiava un bastoncino con l’aria di essere a un picnic.

«Non sembri molto affranto.» commentò alla fine Terry, suonando fin troppo acido per i suoi gusti.

«Va’ a ondate.» replicò Michael, «Ti ricordi quando Burt è stato piantato da Patil?»

Terry ebbe una rapida visione dell’amico con la chitarra alla mano che, rannicchiato in un angolo della stanza buia, suonava qualche nota depressa e parlava ogni due giorni per dire che la sua vita era finita e cose simili.

«Aha

«Ogni tanto sprofondo in quello stato. Vado poi anche nella zona “sono sentimentale” come hai notato, e poi in quella “me ne frego”.»

«Capito.» mugugnò lui, finendo con l’avvicinarsi di più al cuscino per poter poggiare almeno la schiena.

«Grazie per aver saltato la cena per me.» disse Michael qualche tempo dopo, quando finalmente Terry si sentiva di nuovo in pace accanto all’amico come lo era di solito.

«Figurati.» mormorò lui, sforzandosi di ingoiare l’ennesimo cioccolatino nonostante non avesse minimamente fame, con gli occhi puntati verso il baldacchino. «Siamo come fratelli, l’hai detto.»

 

Dorian, Jeremy e Cindy erano rimasti per il loro ultimo Natale a Hogwarts, e per Dorian era piuttosto imbarazzante vedere Jeremy così cotto di Cindy mentre lei non se ne rendeva minimamente conto, specie considerato quanto lui fosse amico di Kevin, mentre quest’ultimo e Jeremy fingevano di esserlo ancora solo per non far male a Cindy. O così sembrava dal punto di vista di Jeremy, perché era difficile dire cosa Kevin stesse pensando, menefreghista com’era. Poteva anche darsi che fosse completamente tranquillo come sempre.

Non vedeva l’ora che Georgia fosse lì, anche se l’ultima volta che l’aveva vista era molto più aggressiva del solito e lui si era sentito a disagio per questo. Ma se Monica e Michael si erano lasciati forse avrebbe finalmente rivisto la solita Georgia gentile, quindi...

«Mi manca Kevin.» disse Cindy, sospirando pesantemente.

Dorian pensò che si sarebbe cavato gli occhi piuttosto che guardare Jeremy in quel momento, così si limitò a camminare dritto e rigido come un palo.

«Sarà a spassarsela con altre, non dovresti pensarci.» ribatté Jeremy cupamente.

«Tu credi?» domandò Cindy, e Dorian poteva immaginare gli occhi celesti sgranati come galeoni.

«No.» ammise Jeremy, perché non solo Cindy non vedeva le bugie, ma con la sua espressione faceva anche sentire i bugiardi in colpa. «Credo che l’unica donna della sua vita sia tu.»

«E sua mamma.» offrì lei allegramente.

«E le sorelle.» precisò Dorian, «Parlando d’altro…»

«Ha sorelle?» domandò Jeremy, «Non lo sapevo.»

«Mi pare ne abbia tre o quattro, ha anche due fratelli. O di più. Io ne ho incontrata solo una.»

«Guarda, sono Hermione Granger e Luna Lovegood!» squittì Cindy, «Anche lei era al Dipartimento dei Misteri, Luna! Con Harry Potter e l’altro!»

«Beh, frequentano Hogwarts anche loro dopotutto, quindi…» tentò Dorian, ma si rese conto di parlare con Jeremy perché Cindy le stava già raggiungendo a grandi passi. «Dovremmo metterle un guinzaglio.»

«So che vuoi dire…» borbottò Jeremy.

«Ciao!» salutò Cindy con voce alta e squillante.

Granger e Lovegood si fermarono, la prima perplessa e sospettosa, la seconda incantata. Dorian notò che la Granger sembrava aver appena pianto e guardò altrove.

«Ciao.» ricambiò il saluto quest’ultima, incerta.

«Tu sei la vera Hermione Granger e tu sei Luna Lovegood, vero? Ho sentito sempre parlare di voi, beh, almeno di te, Hermione Granger, però non mi sono mai avvicinata perché eri sempre con Harry Potter e l’amico e non volevo disturbarvi perché magari stavate pianificando come salvare il mondo! Posso stringervi la mano? Lo volevo fare dall’anno scorso ma siamo sempre lontanissime e alla fine mi dimentico sempre!»

Hermione Granger spostò lo sguardo sbigottito da lei a Dorian e Jeremy. Jeremy arrossì e abbassò la testa e Dorian si portò una mano al viso, mentre Lovegood le stringeva la mano con entusiasmo.

«Mi piacciono molto i tuoi orecchini! Sono cipolle?»

«Sì, ho anche ravanelli, sai?»

Cindy offrì la mano anche a Hermione Granger: «Sono una tua fan! Tu sei la strega più intelligente che si sia mai trovata a Hogwarts, lo dicono tutti! Su di me dicono il contrario!»

Hermione Granger arrossì e le strinse finalmente la mano, «La gente esagera per quanto riguarda me… e per quanto riguarda te sono sicura che sbaglia

«Oh, non credo proprio! È vero che hai preso undici G.U.F.O.? Una mia amica si chiama Georgia Runcorn e fa Antiche Rune con te, mi ha detto che segui tantissime materie!»

«Cindy, lasciale andare a pranzo…» disse Jeremy, tentando di allontanarla.

«Oh, scusatemi! Non volevo disturbarvi!»

«Nessun problema!» squittì subito Hermione Granger, ora molto rossa in viso.

«Ciao!» salutò Luna, decisamente più a suo agio.

Dorian rise a bassa voce mentre Jeremy trascinava via Cindy, anche lui ormai in imbarazzo, e ricambiò il saluto con un gesto della mano, pensando che Hermione Granger fosse più carina di quanto non ricordasse.

«Vado al bagno e vi raggiungo.» avvisò gli altri, e poi si avviò, canticchiando un jingle tra sé e sé.

Una volta in bagno gli sembrò di sentire un rumore ma non vi badò; un momento prima di tirare lo sciacquone però lo sentì ancora, e aprì la porta pianissimo, affacciandosi a vedere: il rumore, che sembrava un lamento, proveniva dal bagno più lontano, e Dorian fece qualche altro passo per sentire meglio.

Si rese conto che era qualcuno che piangeva, un ragazzo, e si tuffò nella prima porta libera quando l’altro tirò giù la propria maniglia e fece per aprire; si rese conto che sarebbe andato ai lavandini dal lato opposto e ne approfittò per coprirsi velocemente con la porta, lasciandola socchiusa per poter vedere chi fosse.

Il ragazzo in lacrime tirò su col naso e si lavò il viso e le mani, schiarendosi poi anche la gola. Dorian si appiattì contro lo spiraglio della porta, notò che aveva i capelli castani, quasi biondi, la figura familiare anche di spalle, e trattenne il fiato.

Quando Terry fu uscito dal bagno si chiese cosa accidenti stesse succedendo tra le file Ravenclaw per giustificare una cosa simile.

«Quest’anno tanti ragazzi piangono in bagno.» commentò una voce femminile.

A Dorian scappò un urlo, sbatté la testa contro il muro e poi si voltò in tempo per vedere un fantasma tuffarsi nello scarico ridendo.

 

Anthony stava leggendo sul proprio letto mentre sua sorella colorava qualcosa sul pavimento; quando finì il capitolo poggiò la testa contro il cuscino e cercò di pensare, dato che era inutile tentare di capire cosa aveva sotto gli occhi.

Aveva parlato con praticamente tutti i ragazzi che erano usciti con Sally-Anne, e tutti avevano detto le stesse cose: “è bella ma ha un carattere insopportabile” e simili. Così si era ritrovato a chiedere: “ma allora perché ci sei uscito?” e la risposta era sempre stata “perché è bella, no?”.

Una ragazza con un tale carattere e in quella situazione non poteva che finire col peggiorare e trattare tutti i ragazzi male, compreso Terry.

C’era anche il fatto che apparentemente la sua famiglia non era stata molto unita, e ciò lo provava il fatto che lei avesse pianto davanti a tutti solo perché i genitori avevano ammesso di volerle bene. Anthony era rimasto sbalordito dal cambiamento e anche dal modo in cui questo aveva influenzato anche lui, perché vederla così felice e sorridente, un po’ come alla stazione quando l’anno prima era venuto a prenderla il fratello, gli aveva tolto il fiato.

Non che biasimasse solo i genitori di lei, si capiva benissimo che era nel suo carattere quel fare l’arpia e quel fregarsene di chiunque non fosse nelle sue grazie, però Anthony doveva ammettere che non gli dispiaceva incontrare una persona così forte da non lasciarsi trascinare dagli altri pur di avere amici, considerato che prima del quinto anno sembrava non averne neppure uno, se non Susan e Hannah che erano occasionalmente gentili con lei.

Anthony si lamentò contro il cuscino e Mary Clare sollevò la testa dal disegno.

«Che c’è?»
«Sono confuso su cose che non puoi capire…» borbottò lui.

«Smetti di pensare tanto.» ribatté la sorella.

«A volte pensare fa bene, sai?»

Mary Clare lo guardò e poi fece semplicemente spallucce, riprendendo a colorare.

Anthony si tirò su lentamente, e poi sgranò gli occhi: «Stai colorando i miei libri?» 

Lei saltò in piedi, scappò verso la porta e Anthony le lanciò il cuscino e le corse dietro.

«MAMMAA!»

 

 

 

 

 

È tornato l’extra anche quest’anno.

Kevin è davvero felice, non si sta illudendo, sono una famiglia così. Tra l’altro è parzialmente ispirata a gente che conosco, non è così assurda, come penso anche molti di voi sapranno per esperienza.

Per quanto riguarda Terry penso che tutti abbiate capito qual è il suo problema, e sono mediamente preoccupata dalla vostra reazione (ormai l’ho già scritto ed era così dall’inizio, quindi…) in ogni caso ci tornerò, è ovvio.

A proposito Michael C. penso si sia capito che con chiunque altro non avrebbe parlato in quel modo, a voi il tirar le somme e decidere perché. E Cho Chang dal mio punto di vista in questo aveva ragione, detesto Marietta ma con lei non ho problemi XD

Parlando di Dorian, l’ultima volta che lui ha visto Georgia era quando lei era ormai all’estremo per via del filtro, quindi è normale che ne pensi così. E quando incontra Mirtilla è perché lei è saltata nei bagni maschili, visto che può andarsene in giro per le tubature. (Lei spia anche Cedric al quarto)

Hermione piangeva per Ron e Lavender, è ovvio, e non era alla Tana con loro perciò ho pensato di farla restare a scuola con Luna, che del resto è la stessa che l’ha consolata quando Ron l’ha sfottuta davanti a tutta la classe e fatta scappare in lacrime prima della festa da Slughorn.

E per quanto riguarda Anthony non c’è niente da dire, immagino, era una normale giornata di vacanza. E hanno urlato sia lui che la sorella, alla fine.

E sì, è un Ravenclaw, quindi ha indagato su Sally-Anne e i ragazzi usciti con lei per capirne di più.

 

E per quanto riguarda voi, al prossimo capitolo, che tornerà ai personaggi più conosciuti.

   
 
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