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Autore: sciona    14/07/2011    5 recensioni
Elisa è una ragazza normale. La sua vita si divide tra scuola , amici e una famiglia un pò fuori dalle righe.  " Marti mentre tu a ferragosto sei al mare a fare una grigliata con tutti i parenti, io devo solo sperare che qualcuno mi fermi per non prendere a pugni mia cugina e che mia zia non affoghi mia madre, ti sembra normale questa situazione? No, a me no! " avevo esclamato furente mentre facevo sue giù per la sua stanza " E adesso ci mancava anche questo tizio " " Bello come un Dio " mi aveva interrotta mentre io la fulminavo " che dice di essere mio zio! Diamine ,  ha solo vent'anni! "
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                     Lovely Secrets
           - Di Impiccione e Sabotatori -




Dopo circa mezz’ora che eravamo a tavola, mi ero impedita di domandarmi perché colui che mi era accanto era
proprio Lucas, cercando di orientare i miei pensieri su tutt’altro che non andassero a parare su me e il precedente
soggetto citato impegnati in situazioni poco caste.

Peccato che la mia migliore amica non fosse particolarmente utile quella sera, e che fosse anzi impegnata
nel rendermi la vita ancora più complicata del previsto.

<< Ah Lilì, ci vieni al veglione, vero? >> aveva domandato, mentre la osservavo – dall’altro lato della tavola -
poggiare la forchetta nel piatto.
 
<< Certo che no >> avevo replicato gentile io, prendendo il bicchiere, e facendo finta di non notare l’espressione
disperata che stava mettendo in piedi.
 
<< Ma …ma perché? >> aveva poi domandato, sull’orlo delle lacrime – lo dicevo io che poteva fare l’attrice –
guardandomi con i suoi occhioni azzurri.
 
<< Tresor, sinceramente >> avevo replicato sporgendomi sul tavolo per guardarla meglio

<< Non ho assolutamente intenzione di starmene seduta tutta la sera da sola, mentre tu –giustamente-
starai con il tuo ragazzo ; Christian poi non viene, quindi … >> mentre fornivo la mia brillante spiegazione, mi aveva interrotta.

<< Se solo tu la smettessi di rifiutare tutti gli inviti >> aveva affermato, assottigliando gli occhi per fulminarmi,
mentre io cercavo di farle capire che doveva chiudersi quella bocca.
 
<< Quanti inviti hai rifiutato? >> aveva chiesto una voce accanto a me, mentre l’irritazione cresceva a dismisura.

<< Non sono affari tuoi >> avevo replicato io senza guardarlo in faccia, peccato che nello stesso momento Martina
avesse deciso di continuare a darmi filo da torcere.

<< Quattro  >> aveva affermato mentre la guardavo storto.

<< Erano tre >> avevo replicato stizzita io.

<< Anzi no, cinque >> aveva ribattuto invece lei, aiutandosi a ricordare con le dita della mano sinistra, mentre
io alzavo gli occhi al cielo.
 
<< Ma, Eli, perché? >> aveva chiesto confusa mia mamma, mentre io sospiravo pesantemente.

<< Come perché? >> aveva chiesto sbalordito mio padre guardando mia mamma
<< Brava la mia bambina >> aveva poi esclamato sorridente, mentre puntava  uno sguardo fiero  su di me  e io ridevo.
 
Pensavo che il discorso fosse finito li ; le occhiate che avevo lanciato a Martina pensavo  sarebbero state 
sufficienti a farla stare zitta, ed avevo ripreso a mangiare tranquillamente, mentre Lucas e mio padre parlavano
di qualcosa che non attirava la mia attenzione, e mia mamma si era alzata per prendere il dolce.
 
<< Ho un’idea! >> aveva esclamato all’improvviso la mia migliore amica, mentre io cercavo di non strozzarmi
con il boccone di torta che avevo in bocca.

Che Dio ce ne salvi.
 
<< Qualunque cosa sia, no! >>  avevo replicato, pensando che per una volta tanto mi avrebbe ascoltata.
Mi aveva infatti guardata per due secondi –e , Dio , pensavo di averla convinta – prima di alzare le spalle e guardare accanto a me.
 
<< Perché non la porti tu al veglione? >>
 
La forchettina mi era caduta dalle dita, mentre ascoltavo la domanda e cercavo di convincermi che non l’avesse fatto davvero.
 
Ti prego, fa che l’abbia chiesto a papà piuttosto!
 
<< Fantastico! >>

Mi ero voltata allucinata verso mio padre, che annuiva e conveniva con mia madre che quella proposta dalla
mia quasi ex migliore amica, fosse un’ottima idea.

<< Ma … no! Non mi faccio accompagnare da mio zio! >> avevo replicato infervorata, guardandoli allucinata anche solo per averlo pensato.
 
<< Adesso fa comodo a te essere mia nipote, vero? >>  aveva sussurrato malefico Lucas, facendo in modo che lo sentissi solo io.
 
<< Elisa, non dire sciocchezze ! Nessuno all’infuori di Martina sa chi sia in realtà Lucas, e se tu sei talmente testona
da rifiutare tutti gli inviti non è colpa di nessuno, ma non puoi saltare il veglione dell’ultimo anno, potresti pentirtene! >>
 
Oh, ci mancava anche lei.
 
Mi ero voltata verso di lui, assottigliando lo sguardo, sperando che capisse che se avesse rifiutato ne avremmo
preso solamente vantaggio.

<< Dì di no >> avevo bisbigliato sottovoce.

Improvvisamente aveva steso le labbra in un sorriso – bello da mozzare il fiato – tanto che mi ero lasciata distrarre
per qualche secondo.

<< Perché? >> aveva chiesto, cercando di apparire ingenuo.

<< Dì di no e basta! >> avevo replicato bisbigliando furibonda.

La pazienza non sarebbe mai stata il mio forte.

<< Ed invece si >> aveva affermato lui, dandomi un buffetto sulla guancia, << ti accompagno volentieri nipotina >>.

L’avevo palesemente mandato a ‘fanculo, voltandomi poi verso la mia migliore amica.

<< E tu segui lui ! >>
 
***
 
<< So cosa hai intenzione di fare >> aveva affermato Martina, incrociando le braccia al petto e guardandomi storto.

Non volevo fare proprio niente, ed il fatto che girassi per la scuola a maniche corte a metà dicembre non
voleva assolutamente dire che stavo cercando di ammalarmi con tutte le mie forze!


Perché ci avevo provato – eccome se ci avevo provato – a sabotare quel veglione in tutti i modi possibili ed immaginabili,
ma mia madre si era intestardita al punto di trascinarmi con la mia – ex – migliore amica a comprare uno stupido vestito –
che mi stava anche bene –  e , come se non bastasse, aveva trascinato anche Lucas che però, a differenza mia e con mio
enorme disappunto, trovava quella faccenda decisamente più divertente di me.
 
Avevo allora fatto appello a mio padre, pensando di poter sfruttare l’ascendente che avevo in quanto unica figlia femmina,
ma, dopo diciotto anni, mio padre per la prima volta non mi aveva appoggiata. Ma lo sapevo io, che in un modo o
nell’altro c’era dietro quella dannata vipera di mia madre, l’aveva plasmato, e a pochi giorni da quella stupida
festa mi ero abbassata, mettendo da parte l’orgoglio, a chiedere aiuto proprio a colui che me lo aveva negato all’inizio.
 
<< Ragiona, potrei rovinarti la piazza >>

<< In che senso scusa? >>

<< Se ti vedono con me, e non sanno che sei mio zio, penseranno che sei il mio ragazzo, e non ti si avvicineranno >>

<< Tesoro, preferisco far impazzire te per una sera, piuttosto che avere loro >>

<< ‘Fanculo >>

<< Lo dici spesso ultimamente, sai? >>
 
Era per quello che stavo cercando quindi di ammalarmi, considerato che mi sembrava l’unico modo per evitare quel disastro che si preannunciava quella serata e che ero ormai giunta all’ultima spiaggia.
 

<< Non so di cosa stai parlando >> avevo replicato alzando le spalle, beccandomi un’occhiataccia di Martina.

<< Senti >> aveva affermato piazzandosi davanti a me << Hai l’abito perfetto, il cavaliere perfetto, e tutto quello
che dovrebbe avere una ragazza per una serata del genere, cosa c’è che non va? >>

L’avevo osservata allucinata, prima di piegare il capo di lato.

<< Sai  trèsor qual è la differenza tra me e te? Che io non mi faccio influenzare da tutti i telefilm che guardiamo,
mentre tu stai iniziando a perdere il contatto con la realtà! Sveglia! Non siamo in America, ma in una cittadella Italiana … >>

<< Ti odio quando fai così >> aveva borbottato sbuffando.

<< Tu mi odi ogni volta che ti contraddico >>

<< O che mi ricatti >>

<< E fai male … con l’ultimo ricatto ti ho procurato il ragazzo che ami >> avevo replicato trionfante.

Perché si, alla fine, farle toccare il sederino di quel pezzo di manzo non era stato inutile, anzi…
***

<< Ma non sei contenta? >>

<< Taci Giuda >>

<< Uh, come sei pesante. Ah, guarda che io e Marco siamo pronti – papà gli ha fatto l’interrogatorio – quindi potete partire da casa >>

<< Io penso ancora che non sia una buona idea >>

<< Esci da quella stanza e mostra a quel casanova da strapazzo che gambe che hai >>

<< Le ha già viste , se è per questo >>

<< Dettagli. Muoviti. >>

Non mi aveva neppure dato il tempo di replicare, ed aveva attaccato il telefono.

<< Elisa sei pronta? Lucas è di sotto che ti aspetta! >>

Incredibile, era più eccitata lei !

<< Si mà, si, sono pronta >> avevo sbuffato in risposta, aprendo la porta della mia cameretta e incrociando il suo sguardo mentre infilavo il cappotto.

<< E sorridi amore, che non stai andando al patibolo >>

Dici?

Che stavo andando realmente andando al patibolo l’avrei capito solo qualche minuto dopo, quando dopo
l’entrata in salotto, ero stata folgorata da un paio di occhi azzurri che mi scrutavano sorpresi, interessati, e che
non sembravano minimamente intenzionati a lasciarmi andare.

Non che io fossi da meno eh, il ragazzo – tuo zio Elisa, tuo zio – con quel jeans, e quella camicia che fasciava tutto
tutto – aveva scatenato gli ormoni , che uscivano dal letargo e si davano alla pazza gioia.

lucas
<< Signore aiutami >>

<< Cosa amore? >>

<< Niente mamma, niente >>

***

<< Non … non hai freddo? >>
elisa

Ero sobbalzata a quelle parole ; totalmente persa ad osservare fuori dal finestrino e a stare il più possibile
lontana da lui, mi ero persa nel mio mondo.

<< No … cioè, si … tanto … sto crepando di freddo! >>

La sua risata liberatoria mi aveva tranquillizzata, e fatta sciogliere un po’, tanto da permettermi di
muovermi liberamente sul sedile e di non stare appiccicata come un ragno alla portiera.

Nel movimento per spostare la borsa, il braccialetto si era impigliato con  un filo del vestito.

Partiamo bene.

<< Ma porca di quella … >> avevo imprecato a bassa voce, proprio mentre lui parcheggiava davanti casa di Martina.

<< Che succede? >> aveva chiesto confuso, mentre accendeva la luce all’interno dell’abitacolo.

<< Si è impigliato >> avevo spiegato, mentre tiravo il braccio senza il minimo tatto.

<< Aspetta, stai ferma che sennò fai fuori anche quel poco che hai addosso >> aveva ironizzato mentre con una
mano prendeva il mio polso, e poggiava l’altra sulla mia gamba.

Avevo sgranato gli occhi a quel contatto, percependo un brivido che mi attraversava la schiena.

Ti sono sempre stata fedele Signore, perché mi metti così a dura prova?

<< Ehi, siamo solo ad inizio serata e già le metti le mani tra le  gambe? >>

Questa era stata la stupenda e discreta entrata in scena della mia migliore amica.

Il rossore del mio viso sarebbe stato impossibile da ignorare, ma mentre io sembravo sconvolta da quell’affermazione, Lucas non aveva fatto una piega.

<< E’ sempre così discreta? >> mi aveva chiesto ridendo mentre metteva in moto l’auto.

<< No, fidati, può fare di meglio >> avevo replicato, voltandomi dietro per lanciare un’occhiataccia a Martina e un sorriso cordiale a Marco.

<< Mi chiedo perché diavolo ti sei messo insieme a lei >> avevo borbottato in direzione del suo ragazzo.

<< Diciamo che non tutte prendono e ti toccano il sedere >>

Eh beh.
 
***

<< Oddio >>

<< Se solo tu mi avessi ascoltata >>

<< Ma … ma queste quanti anni hanno? Quindici? >>

<< No caro, quella quattordici >>

<< Oddio >>

<< L’hai già detto, ora torniamo a casa? >>


<< E quei due li lasciamo a piedi ? >> aveva chiesto indicando la mia migliore amica e Marco che ballavano dolcemente in pista.

Cazzo.

<< Questo mi da la certezza che la prossima volta mi ascolterai. Vero? >> avevo chiesto speranzosa, puntando i miei occhi nei suoi.

Aveva sorriso malizioso, prima di allungare un dito verso i miei capelli, spostando una ciocca dietro l’orecchio sinistro.

<< Forse >> aveva poi soffiato, mentre io chiudevo istintivamente gli occhi.

Avevo distolto lo sguardo in fretta , quando era tornato ad osservarmi.

<< Devo bere >> avevo borbottato, alzandomi dal divanetto dov’ero seduta, prima di essere ripresa per un braccio.

<< Stai scherzando vero? >> aveva chiesto, indurendo appena lo sguardo, mentre io accennavo un sorriso beffardo.

<< Eddai zietto, fai finta di non vedere >>

Avevo percepito il suo corpo irrigidirsi a quella parola, prima che un sorriso incorniciasse il suo volto.

<< D’accordo >>

Confusa, l’avevo osservato mentre mi prendeva per mano e mi conduceva verso il bancone …
se solo, se solo all’ultimo momento non avesse cambiato meta, trascinandomi nel bel mezzo della pista, nonostante le mie proteste, imprecazioni e minacce di morte.

<< Fai la brava e vieni qua nipotina >> aveva esclamato, afferrandomi per i fianchi e facendomi scontrare con il suo petto.


Avevo alzato il capo, pronta a lamentarmi per la delicatezza del gesto, prima di ritrovarmi a due centimetri dalle sue labbra.

Ma, si era abbassato lui?

Mi ero alzata io? No perché, mi ricordavo più differenza eh !

Elisa … i tacchi !

Dannata di una madre e di una migliore amica!


<< Elisa >> mi aveva chiamata canzonandomi sulle labbra.

<< Che c’è? >>

<< Ferma le rotelle del cervellino >> aveva scherzato, mentre si spingeva di più contro di me ed io chiudevo ancora gli occhi.

<< Lucas … s- smettila >> avevo borbottato scontrosa, mentre quell’altro faceva il contrario.

<< Potrei effettivamente, ma … no >> aveva sussurrato sensuale al mio orecchio, mentre al buio della discoteca
mi lasciava un bacio sul collo.

Giuro che cambio religione se non mi aiuti !

Me l’ero scrollato di dosso, urlandogli una serie di insulti che a causa della musica non gli erano
arrivati alle orecchie, e a passo di carica avevo raggiunto il cortile del locale dove stava avvenendo la festa.

Avevo iniziato a camminare in tondo, inciampando ogni tanto per quei dannati tacchi alti, finchè non l’avevo
visto appoggiato ad un muro, che mi scrutava con un sorriso malizioso – irritante – stampato sulle labbra.

Ahh, di sto passo ci lascio le penne.

<< Tu ! Stronzo pervertito ! Che diamine vuoi da me eh ? >> gli avevo urlato contro, mentre lo raggiungevo a grandi
falcate, saltellando per via di quei maledetti trampoli.

<< Una settimana ! Sei arrivato da una settimana e mi hai stravolto la vita! Che cosa vuoi da me ? >> avevo urlato ancora,
incurante di una sua mano che improvvisamente era sparita dalla mia visuale, e che pochi istanti dopo si era posata sulla
mia nuca.

<< Questo >> aveva sussurrato, prima di far forza sulle braccia e spingermi verso di lui, intrappolandomi tra le sue braccia
e poggiando le sue labbra sulle mie.

No, decisamente no. Non si poteva andare avanti così.
 



Angolo Sciona.
Mi faccio largo incurante dei fucili puntati contro e alzo bandiera bianca. Sono consapevolissima che nove , dieci (?) mesi  di attesa sono decisamente uno scandalo. Ognuno ha i propri “bordelli” , e anche io ho avuto i miei , poi la scuola e alèèè . Alcune spiegazioni le ho date nel capitolo dell’altra storia aggiornata ieri, quindi nel caso potete trovarle lì senza che vi rubi altro tempo, dopo avervi fatto aspettare così tanto, perché so che non è proprio il caso! Ringrazio chi ha continuato a seguire la storia e mi rimetto alla vostra clemenza xD 




   
 
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