- Okay, ci sono. Ci sono davvero, non sono scomparsa misteriosamente e sono viva. Sono tornata, e munita d'ispirazione! Quella sacrosantissima ispirazione che mi ha abbandonata qualche mese fa, rovinando tutto. Ora..so che è passato tanto tempo, e molte delle persone che leggevano questa storia avranno perso il filo della trama, magari si sono pure stufati di aspettare, e non seguono piu Amore Irrazionale. Chiedo scusa se ho fatto attendere, se avevo detto che sarei tornata a scrivere e poi ho fatto una pausa di tempo lunghissima. Scusate, scusate, e scusatemi ancora, se potete u.u"
- Meglio ricapitolare un po' quello che è successo nei capitoli precedenti: ad Adam è venuta la febbre, e Nat è andata a casa sua. Lui le ha chiesto di diventare amici, e NON stava delirando per la febbre a 38.8. E proprio quando sembra che tutto vada bene, sbuca Rick, l'ex di Natalie, che l'aveva tradita perchè insinuava che tra Nat e Adam-che si odiavano per davvero- ci fosse del tenero. Okay, il punto è questo. :) Spero che nonostante tutto, leggerete...
- Buona lettura. Un bacione. :*
- Capitolo 11 .Quando Adam ed io
venimmo accantonati per la Sorella Prodigio
- Sbuffai,
richiudendo il quaderno degli esercizi.
Matematica quel
pomeriggio non riuscivo proprio a farla, mi arrendevo.
Tra i pensieri di Rick-che non avevo più rivisto, fortunatamente- e l’ansia da compiti, quel giorno non combinavo nulla.
Decisi di mettermi l’mp3 nelle orecchie e rilassarmi sul divano, mentre ancora avevo qualche minuto di silenzio e pace in casa.
-Sono tornata!- ecco, appunto. Fine della pace.
-Ehi, Nat!- Rose si buttò a peso morto su di me, anziché sul cuscino del divano. Complimenti per la mira, pensai.
-Com’è andata la giornata?- domandò tranquillamente. Nelle ultime settimane, nonostante cercasse di essere discreta, si preoccupava tantissimo per me. Mi analizzava sempre, chiedeva come stavo, cercando di leggere qualcosa nel mio sguardo capace di rivelarle una mia crisi di pianto.
-E’ andata- risposi solo, mentre cercavo di divincolarmi dal suo fondoschiena.
Qualche minuto dopo, rientrò anche mamma, più allegra del solito, e con una trentina di borse della spesa nelle mani.
Era assurdo che mia madre, a discapito del resto del mondo-che sembrava divertirsi nel pucciare il naso nella vita altrui-, non si fosse accorta del mio umore. Non che lo mostrassi, ma di solito una mamma certe cose le capiva.
-Ragazze, indovinate?- incalzò, appoggiando le chiavi di casa sulla credenza, facendo manovre da contorsionista. Scappò in cucina, e tornò libera dalle sporte. –Eh? Dai!- sorrise entusiasta, insistendo a farci indovinare. Io e mia sorella la guardavamo, attendendo una risposta.
-Vengono i Brown a cena!- mi guardò immediatamente, accigliata e severa.-Nat, non fare storie!- riprese, senza che potessi aprir bocca. E anche se l’avessi fatto, di certo non mi sarei lamentata.
-Cerca di essere amichevole con Adam. E’ così un caro ragazzo, non male come pensi tu!-e chi l’aveva detto? Ah, beh, forse io un miliardo di volte, quando gli davo del microcefalo ignorante, pervertito, idiota, insolente- e altri aggettivi poco carini. Oddio: pervertito rimaneva, sicuramente. Però la mia stima di lui, da inesistenze, cominciava a nascere. Altrochè. In quest’ultimo periodo avevamo parlato tanto, e avevo scoperto un lato di lui riflessivo. Sapeva dare dei buoni consigli, e mi aveva fatto capire che se avessi avuto bisogno di lui, ci sarebbe stato.
Ovviamente, il nostro rapporto non era melenso con paroline dolci, ma tra battutine e risate, ci sostenevamo l’un l’altra.
Lui, a differenza di mia sorella, Kim e Bryan, mi dava più fiducia. Probabilmente perché sapeva che se avessi avuto bisogno d’aiuto, non avrei esitato nel dirglielo. Non mi faceva terzi gradi e non mi pedinava.
Oppure, non chiedeva perché semplicemente per lui ero davvero un libro aperto. Restava comunque il fatto che mi piaceva il suo modo discreto di aiutarmi.
A mia volta, cercavo di capire perché non volesse chiarire con Wilson. Lui diceva che era uno stronzo, ma era sempre stato il suo migliore amico. Ragion percui, ero sicura ci fosse sotto dell’altro. Però non ero invadente, e aspettavo solamente che lui mi dicesse la verità.
Cercai di informare mia madre degli ultimi avvenimenti, ma lei continuava a ciarlare a vuoto. Rose invece avrebbe voluto ascoltare le news, anche perché presa com’era dalla storia di Rick, non aveva indagato su Adam, e come me, poco dopo, si rassegnò, limitandosi ad annuire e sospirare annoiata.
Rosalie, ovviamente, aveva notato qualcosa di diverso tra me e Adam. Solo il fatto che mi fosse venuto a cercare, qualche settimana fa, dopo aver incontrato Rick, l’aveva fatta insospettire. Inoltre, non mi vedeva più maledirlo in ogni lingua del mondo al mio rientro da scuola, come facevo un tempo. E lei sapeva bene che anche due anni fa, l’assenza di Rick non mi aveva mai fermata dall’insultarlo apertamente. Anzi, in quel periodo ero una macchina spara-parolacce.
Mi feci una doccia veloce, rilassandomi completamente. Era bello sentire il getto caldo dell’acqua sulla pelle; oltre che effetto rigenerante, aveva il potere di svuotarmi la mente da pensieri molesti.
Appena fui pronta, aiutai ad apparecchiare.
Rose invece si occupò di preparare qualcosa di commestibile con Emily. Mamma non cucinava male, sia chiaro, ma preferivo cento volte le pietanze di mia sorella, alle sue.
Tornò anche papà, baciò la mamma, me e Rose, poi si lavò e si cambiò, sotto l’ordine perentorio di mammà, che lo voleva impeccabile.
Cosa assurda, poi. Noi e i Brown ci conoscevamo da tempi ormai dimenticati, e a vederci in tuta o in vestiti eleganti, che cambiava? Per altro, Adam mi aveva vista anche con il mio pigiama maculato, ovvero il peggio del peggio. La parola ‘imbarazzo’ non si associava più al cognome Brown. Tra l’altro, io avevo avuto l’immensa occasione di vedere Adam nel suo stato più vulnerabile e pietoso, quando gli era venuto il febbrone da cavallo ed eravamo diventati pseudo-amici.
Il campanello suonò, e mia madre si fiondò ad aprire la porta, pimpante e allegra. Come sempre, quando i nostri amici venivano.
Era strano non fare la differenza nella loro famiglia: prima, li vedevo come amici di mamma e papà con figli adorabili, accompagnati dalla pecora nera che odiavo. Ora la parola ‘Amici’ era veritiera completamente, perché adoravo indiscutibilmente tutti i membri della famiglia Brown.
Emma-con figli e marito al seguito-fece il suo ingresso, salutando calorosamente.
La signora Brown abbracciò mia madre, mio padre e mia sorella. Mi sporsi a mia volta, e lei mi sorrise dolcemente. –Ciao Natalie! Vedo che i capelli stanno ricrescendo..- le sorrisi, annuendo.
-Per fortuna! Meno male che con le forbici me la cavo!- lanciai una frecciatina a Adam, che stava salutando mia madre in quel momento. Emily era già pronta a riprendermi, ma si fermò alla risata complice di Adam, che poi mi fece un occhiolino.
Avevamo lasciato a bocca aperta anche i nostri genitori: gli unici che rimasero impassibili-quasi fossero preparati- erano Rose e Bryan, e poi ovviamente la piccola di casa Brown, che aveva assistito al trattato di pace in diretta.
-Nat!- presi al volo Kate, e le sorrisi entusiasta.
-Ciao piccolina!- era troppo tenera questa bambina! E non mi sarei mai stancata di ripeterlo. L’adoravo. Era così simile ad Adam: avevano lo stesso identico sorriso caloroso, che mi scaldava il cuore e mi metteva buonumore.
Ci accomodammo a tavola, mentre mamma e Rose portavano la cena. Avevo MP davanti, che continuava a guardarmi e a sorridere.
-Che c’è?- domandai, divertita ed esasperata.
-Speravo avessi addosso il pigiama..- fece, con un tono quasi dispiaciuto.
-Haha, spiritoso! Sappi che non mi vedrai mai più con quello addosso- lo informai, con un’aria sostenuta e convinta.
Lui fece una faccia affranta: -Nuuh, che peccato! A me piaceva!- gli feci una linguaccia, e lui ridacchiò.
-Ma allora...
Bryan mi guardò attentamente, poi squadrò il fratello, e infine portò gli occhi su Rose, che sorrise trionfante. -Con calma, tesoro.- fece mia sorella, quasi maliziosa,-Un passo alla volta.-
-Ma di che diavolo state parlando?- incalzò Adam, irritato quanto me dai messaggi in codice dei due piccioncini.
Rosalie sorrise amorevolmente, come un angelo innocente. Per questo, m’insospettì ancor più.
–Niente!- arricciò le labbra, poi le ridistese in un sorrisino. –Voi non dovete dirci nulla?-
Avevano già capito tutto, non erano sprovveduti.
-Che dobbiamo dirvi?- incalzò Adam, vago, con un sorriso furbo.
-Ad esempio, come mai l’hai cercata poco tempo fa, quando è scappata a casa in lacrime..e sembravi così preoccupato- rispose mia sorella, cantilenante. Maliziosa. Insinuante.
Col cavolo che avevano capito. Avevano frainteso quasi certamente.
-O perché non vi siete ancora insultati, né guardati male..-proseguì Bryan, alzando e abbassando le sopracciglia con fare cospiratorio.
-Credo che si sia capito, ormai.- disse Adam, appoggiandosi tranquillamente allo schienale della sedia, portandosi la forchetta alla bocca e giocherellandoci un po’. Era buffo, con quell’espressione da Braccio di Ferro con la pipa in bocca.
-Non che volessimo nascondere qualcosa, anzi. Era piuttosto palese- aggiunse poi, continuando con quell’aria da duro che aveva assunto. Alzai gli occhi al cielo. –Che ho messo incinta Natalie-
Rose e Bryan strabuzzarono gli occhi, e io q uasi soffocai con il boccone che avevo appena inghiottito.
-Adam ma sei deficiente?- sibilai, shoccata, provocando solo delle grasse risate da parte sua. Sbuffai, incapace di trattenere un sorriso.
-Dai, era per ridere..-ansimò, vedendo gli sguardi truci di Bry e Rose.
-Playboy, già che ci sei, mi passi l’acqua?- chiesi, rauca e con le lacrime agli occhi. Il boccone era ancora lì, sospeso in mezzo alla mia gola, e non si decideva a scendere.
-Frizza o natu?-
Mi accigliai: -ma che lingua parli? Lascia stare, faccio io.-
Mi alzai, e lui lo fece contemporaneamente a me, sporgendoci per prendere la bottiglia di plastica all’unisono. E nello stesso momento, la strattonammo, e si rovesciò. Per inciso: la bottiglia era senza tappo, e Adam si bagnò tutto. La sua faccia era impagabile: gli occhi stralunati, la bocca spalancata come un baccalà per l’impatto con l’acqua fredda.
Scoppiai a ridere immediatamente, era impossibile non farlo. Sembrava un pulcino tutto bagnato con un’espressione contrita.
-Natalie, cosa ridi? Non è carino!- e simultaneamente alla ripresa di mia mamma, un paio di pennette mi finirono in faccia.
-Adam!-
Le ammonizioni delle nostre madri caddero a vuoto. Io, dopo il momento iniziale, scoppiai di nuovo a ridere, seguendo Adam che era da un pezzo che lo faceva. Gli unici che trovavano la scena esilarante erano i nostri fratelli (Kate si spanciava dalle risate, ed era tenerissima), e anche mio padre e Seth erano particolarmente divertiti.
-Hai..hai una faccia!- e risi ancora, lasciandomi andare sulla sedia. –Sembri un pulcino!-
No, non eravamo normali. In sé, non era una situazione che faceva poi così sbellicare, ma io non riuscivo più a fermarmi. Era l’effetto Adam-amico.
-Parla lei, con la faccia da baccalà!
Mi fermai solo per guardarlo male. Mi alzai, l’aria accigliata, come se volessi dargli una lezione- in realtà, volevo andare a recuperare un asciugamanto per lui. Ma piantai uno scivolone sulla pozza d’acqua che si era rovesciata, e cercai un appiglio per tenermi. –Natalie!-
Beh, a qualcosa mi afferrai: al collo di Adam. E infatti mi seguì sul pavimento, ridente come un povero idiota, insieme a me.
I genitori ci guardavano stralunati. Mia madre, poi, non credeva ai suoi occhi.
Appoggiai la fronte alla spalla di Adam, su cui ero praticamente seduta per metà, cercando di smettere di ridere.
-Oddio, scusa..!- per quanto mi dispiacesse averlo buttato a terra, non riuscivo a smettere di ridere.
-Okay, okay!- ansimò lui, mentre cercava di riprendere contegno, -Però alzati ora, non sei una piuma!-
-Ehi!- feci indignata, tirandogli un pugno sulla spalla. Mi alzai, e gli porsi una mano per aiutarlo.
–Sei un idiota, Brown.-borbottai, mentre si issava tranquillamente senza nemmeno pesarsi sul mio braccio. Ovviamente era superfluo dargli una mano, agile com’era, ma mi era venuto d’istinto.
-Gne gne! Come sei petulante, Smith, ti lamenti sempre!- mi punzecchiò, beffandomi.
-Il bue che da del cornuto all’asino! Vogliamo parlare delle tue lamentele per prendere le medicine?- Lui si fece scuro in volto.
-Quando ti ammalerai tu, vorrò essere presente a farti da badante, e poi vedremo.- borbottò. Scoppiai a ridere, assentandomi un attimo in bagno per recuperare una salvietta,e ritornando nel salotto pochi istanti dopo. –Tieni!- dissi, lanciandogli l’asciugamano, che afferrò prontamente.
-Grazie, Nat.- Mi sorrise, in un modo che avrebbe potuto farmi rimanere a gambe all’aria se non mi fossi appoggiata allo schienale della sedia di Rose. - -Posso
capire che cavolo sta succedendo?- Emily, acuta come uno spillo e
arzilla come
un grillo, capì (alla buon’ora,
aggiungerei) che c’era qualcosa che le era sfuggito. Meglio tardi che
mai, no?
- Ormai
avevano tutti capito che la sua perspicacia rasentava lo zero, e di più
non
poteva dare.
- Anche
Emma aveva alzato gli occhi al cielo, per la furbizia immonda di mia
madre.
Probabilmente si chiedeva come avesse fatto a diventare sua amica,
sempre che
la ritenesse realmente tale. Dopotutto, i veri amici erano Seth e mio
padre, ed
Emma e Emily si erano dovute adattare. Forse si era adattata più Emma,
di mia
madre, che poverina non ci stava con la testa. Okay, forse esageravo.
Restava
il fatto, che Emily era proprio tarda.
- -Be’,
credo proprio che i nostri figli abbiano realmente imparato ad andare
d’accordo,
senza sotterfugi per riconquistarsi lo scooter e comprarsi un nuovo
amplificatore per la chitarra..- Ebbrava Emma! Aveva decisamente capito
tutto;
altro che Jessica Fletcher! Emma Brown e i misteri adolescenziali: al
cinema.
- -Ah.-
fu l’unica replica di mia madre, con una faccia stralunata.
- Poi
mi accigliai. –Nuovo amplificatore, eh? Riprenderti lo scooter, eh?-
guardai
fintamente indignata Adam che, udite udite, arrossì ed accennò un
sorriso
imbarazzato. –Sei un vero approfittatore, Adam James Brown.-
- Emma
rise, -Ho il vago presentimento di aver parlato troppo.-
- Adam
la guardò un po’ alterato. –Il vago
presentimento, mamma?-
- -Uuuh
si scoprono gli altarini..!- fu il commento di Bryan, che ghignava con
Rosalie.
- -Fratello,
taci!- lo rimbeccò Adam, e non riuscii a non ridere.
- -La
situazione ha del comico- commentò Seth, ridendo con mio padre. L’unica
che non
trovava divertente la scena era mia madre, piuttosto seccata e
taciturna.
- Finchè
non suonarono al campanello, e lei si alzò per andare a vedere chi
fosse a
quell’ora della sera e che cavolo volesse. Sentimmo un urlo
agghiacciante di
Emily, seguito da un –Melanie‼- esclamato con tutto il fiato che aveva.
- Evviva..era
tornata La-Figlia-Prodigio di mammà. Quale gioia immensa..e che
sorpresa.
- Lo
sguardo preoccupato di Bryan e Rose mi fece sciogliere i muscoli che
automaticamente avevo irrigidito. Erano quasi sicuramente preoccupati
per un
mio crollo emotivo per le scene Tutto-Amore di Emily, considerando il
mio umore
instabile. Rick, più Mammà, più SorellaProdigio, uguale Catastrofe.
Allegria! Ma
non avevo intenzione di buttarmi giù, non quella sera: stava andando
tutto
bene, per una volta.
- Ed
ecco fare l’ingresso con tanto charm Melanie Smith, la secondogenita
Bellissima
Altissima Purissima (si fa per dire) e Levissima di Emily e Richard
Smith, con
una Aston Martin per la promozione, che aveva deciso di andare a scuola
in
Francia, à Paris, la ville lumière. Ullalà.
- -Oh
papà!- zampettò sui tacchi e abbracciò mio padre, che si era alzato per
accoglierla. Era felice di vederla, ma non su di giri quanto mammà.
- -Ti
trovo bene, Mel..- commentò, guardandola con un sorriso, -E che
sorpresa!
Potevi dircelo.-
- -Volevo
farvi una sorpresa!- Mi irritava quell’accento parigino fasullo, e
quella erre moscia
falsa come giuda. Sei in america, parla americano, benedetta ragazza!,
avrei
voluto dirle.
- -Oh,
sei un angelo, tesoro mio!- Mia madre stava tre metri sopra il cielo,
non c’è
che dire.
- Mel
poi,miracolosamente, si accorse che c’eravamo pure io e Rose:-Ma ciao
sorelle!-
Scoccò un bacio a Rose, e venne ad abbracciarmi. Ricambiai la stretta
passivamente, per quanto fossi più-o-meno-felice di rivederla. Più che
altro,
era l’effetto che aveva su mammà a irritarmi, non lei di per sé.
Poverina,
Melanie non c’entrava nulla; non era colpa sua se tutti la ritenevano
una dea.
- -Mel,
ti ricordi dei Brown, vero? Emma, Seth..e di Bryan e Adam?- Lei guardò
i
coniugi e sorrise educatamente, annuendo, per poi salutarli con delle
strette
formali. Dopotutto non li vedeva da tanto, ed era pur vero che non
c’avesse
legato molto. Poi guardò i fratelli-maschi- Brown, soffermandosi
particolarmente su di loro. Bryan sorrideva incerto, Adam non le
prestava molta
attenzione; stava guardando me, anzi: mi analizzava. Probabilmente era
confuso
dal mio atteggiamento.
- Quando
Mel abbracciò Bryan, potei benissimo vedere la sfumatura verde che
prese il
viso di Rose. Non perché fosse morbosamente gelosa verso il fidanzato
perché abbracciava
una ragazza-anche perché Bryan più volte abbracciava me, dato che era
il mio
migliore amico. Era gelosa, semplicemente perché Bryan non abbracciava
una
persona qualunque. Abbracciava Melanie, la FigliaProdigio per mammà, la
SorellaRubaRagazzi per noi. Non era un nome messo a caso.
- -Ehm..piacere
di rivederti..- il povero Bryan si stava sorbendo attenzioni non troppo
gradite
da Melanie, e gli sguardi inceneritori di Rosalie, i cui capelli
cominciavano a
rizzarsi per l’elettricità.
- Melanie
si staccò da Bry per avvicinarsi ad Adam, con uno sguardo a dir
poco..felino.
Da predatrice. Non lui, no. Era l’unico
pensiero che mi passava per la testa, mentre il mio stomaco si annodava
su sè
stesso, e la mia pazienza calava d’un botto. La venerazione di mammà ci
stava,
la macchina sportiva passava, anche se con attrito: ma guardare così
Adam no.
- Andiamo,
era piccolo per lei..perchè non passava oltre? Perché non guardava i
figli di
altri vicini, dato che i Brown erano già prenotati?
- Okay,
Adam non era prenotato, ma il concetto era lo stesso. Lei e la sua
appendice
nasale dovevano girare al largo dai Brown Brothers.
- -Adam..come
sei cambiato..!- Traduzione: ma come sei
figo!
- -Mi
stupirei se così non fosse..-sarcasmo, appena accennato, tono piatto,
sguardo
vacuo e non fisso su qualche parte del suo corpo. Grande sollievo.
- Risata
frivola di mia sorella, sguardo ammiccante, sorriso stucchevole. Conato
di
vomito.
- Andiamo,
avevo appena mangiato, non potevo avere certe visioni subito dopo cena!
Eh
cavolo!
- L’indifferenza
di Adam però mi faceva un gran piacere.
- Poi
notò Kate, la mia piccola Kate. Le si
avvicinò con un sorrisone a trentadue bianchissimi e perfettissimi
denti, -E
lei? Nessuno mi ha informata! Come ti chiami tesoro?-
- Kate
assunse un’aria crucciata, borbottando il suo nome. Mi venne da
sorridere; Kate
era una bambina piuttosto aperta con tutti. Se non chiacchierava
amabilmente
con qualcuno, significava che a pelle non le piaceva, e non intendeva
approfondire la conoscenza. E brava la mia Patata, lei sì che capiva
tutto.
- -Ma
come sei bella!- Kate non cambiò espressione, e non rispose. Non
attaccava, e
la cosa mi divertiva da morire. Saltò giù dalla sedia e trottò da Adam,
gli
fece cenno di chinarsi, e gli sussurò qualcosa che lo fece ghignare.
Adam
annuì, poi ammicò in mia direzione, lasciandomi perplessa.
- -Natalie,
Kate deve andare in bagno..ci fai vedere dov’è?- Perché mi chiedevano
dove
fosse il bagno? Lo sapevano meglio di me dov’era, come conoscevano bene
ogni
angolo di casa mia. Non dissi una parola, e annuii solamente,
portandoli nel
corridoio e chiudendo la porta che lo divideva dal salotto.
- -Nat..è
la tua sorellina?- mi chiese con voce sottile Kate, sempre con quel
cruccio
tenero.
- -Sì..-
dissi solo.
- Lei
sbuffò.-Uffa, è antipatica..-
- Io
le sorrisi dolcemente, -Tranquilla, piccola, anche a me sta
antipatica!- la
rassicurai, facendola illuminare tutta.
- -Quindi
posso farle i dispetti?- chiese, speranzosa. Risi di gusto, annuendo:
-Tutti
quelli che vuoi, piccola.- Kate mi sorrise allegra e soddisfatta, si
allungò
verso di me e la assecondai. Mi scoccò un bacio sulla guancia, e tutta
sorridente corse fuori dal corridoio, esclamando un –Fatto!- Quella
bambina era
un mito!
- Sentii
la mano di Adam posarsi sul mio fianco, il suo braccio a cingermi la
vita, e il
suo naso a sfiorarmi l’orecchio. Rabbrividii quando sentii il suo
respiro sulla
pelle: -Poi mi spiegherai un po’ di cose, riguardo a Melanie..ho notato
il tuo
sguardo..e non mi piace quella malinconia e la tensione che ti fa
irrigidire e
ammutolire..non sembri nemmeno tu.- Detto questo, sciolse la presa e
proseguì
nel salotto, lasciandomi lì come un baccalà.
- Quando
mi sedetti sul divano, insieme a tutti gli altri, capii l’argomento del
discorso. Come se non fosse ovvio e scontanto, il centro di tutto era
Melanie,
la sua media scolastica perfetta e l’accento francese perfetto. In
realtà, le
uniche che parlavano erano mammà e Melanie, perché papà era distratto,
Seth
ancor più annoiato di lui, e Emma ogni tanto faceva un cenno. Lei era
una maga
del “Sorridi e annuisci”, quando non le fregava un emerito carciofo dei
vaneggiamenti
di mia madre e della sua FigliaProdigio. Quando Emma era interessata,le
si
illuminavano gli occhi. Mentre ora mancava poco che sbadigliasse per la
noia in
faccia a mia sorella.
- Inutile
dire che Bryan e Rose erano estranei alla conversazione, troppo
impegnati a
parlare fitto fitto uno nell’orecchio dell’altra, fingendo di
scambiarsi
effusioni. Quando facevano i piccioncini, entrambi avevano tutta
un’altra
faccia; sembravano in un mondo fatto di zucchero filato, mentre ora
sembrava quasi
che stessero progettando chissà quale piano. Se avessero avuto
intenzione di
evadere, io mi sarei accodata tranquillamente.
- -Rose
e Bry non me la contano giusta..- mormorò Adam, facendosi sentire solo
da me.
- -Sì,
decisamente. Staranno progettando un omicidio, chi lo sa!- scherzai.
- -E
certo, così mia madre indaga su quello e non sulle nostre vite! Quella
donna sa
anche quante volte andiamo al gabinetto, oramai.- Ridacchiai alla
risposta di
Adam, pienamente d’accordo. Emma era davvero un mito di donna.
- Kate
sbagliglò rumorosamente, le palpebre che le cedevano, gli occhi stanchi
e la
testa a ciondoloni.
- -Emily,
credo che sia ora di andarcene..Kate è distrutta..- Emma
si alzò dal divano e prese in braccio
Kate, che ormai era più di là che di qua. Anche Seth e la moglie però
erano
stanchi. Era stata una serata piuttosto noiosa per i nostri standard;
per
fortuna che almeno l’inizio era stato movimentato.
- Mi
sporsi a salutare Emma con un abbraccio veloce, non volevo trattenerli
ancora,
Kate era stremata. –Ciao tesoro..- mi sorrise la signora Brown, e io
ricambiai.
Diedi un bacio veloce a Kate, che socchiuse gli occhietti stanchi.
- -Nat..quando
giochi con me..?- Mi intenerii da morire, e sorrisi calorosamente alla
piccola
Kate.
- -Quando
vuoi piccola. Lo dici alla mamma che mi chiama, oppure vieni qui con
Adam o
Bryan, non c’è problema.-
- -E’
stato un piacere rivederti, Melanie..- Seth stava salutando con una
stretta di
mano la Figlia-Prodigio di mammà.
- -Oh,
il piacere è stato mio, Seth.- si voltò e sorrise civettuolmente a Adam
e
Bryan. –Spero di rivedervi presto!-
- Bryan
prese la parola. –Oh, non mancheremo, tranquilla.- Rose diede una
gomitata
poderosa nelle costole del fidanzato, che ridacchiò. –Ci vediamo domani
Rose..-
Bry sorrise dolcemente a mia sorella, che si fiondò tra le sue braccia,
stringendolo forte e dandogli un bacio a fior di labbra.
- Mel
rimase stupita: ma come, non sapeva che erano fidanzati?
- I
Brown uscirono da casa mia, e rimasi perplessa quando Adam non mi fece
nemmeno
un cenno. Brutto maleducato schizofrenico e lunatico! Avevo voglia di
seguirlo
e prenderlo a sberle! Ma guarda te, se un amico doveva comportarsi
così!
- -Ehi,
Nat, che ti prende?- Rosalie ghignava; ma cos’è, avevano preso tutti la
mania
del Leggiamo La Mente Altrui? Va beh che Rose non si doveva sforzare
molto per
capirmi, come io intuivo quello che le passava per la testa con uno
sguardo. Però,
almeno, non doveva prendermi in giro!
- Le
grugnii contro, procedendo spedita verso la mia camera.
- -NAT!-
ed eccola, mammà che mi chiamava. Ma no, si ricordava di me? Che onore.
–Stanotte
dormirai con Rose, lascia la tua stanza a Mel, sarà stanca per il volo
povera
cara..- Ah, ecco. Oltre il danno, la beffa. Mi sembrava strano che
mammà non
dovesse ordinarmi qualcosa, o che non dominasse la Figlia Prodigio.
- -Okay.-
risposi solo, proseguendo comunque verso la mia camera per recuperare
un
pigiama. Salutai i miei con un cenno, sorrisi in modo tirato a Melanie,
e andai
in camera di Rose, dove mia sorella mi raggiunse poco dopo. Appena
Rosalie
poggiò il capo sul cuscino, si addormentò. Beata lei, aveva quella
fantastica
capacità di addormentarsi ovunque e in qualunque momento.
- Io
invece rimanevo a girarmi sul materasso, irritata ancora per il
non-saluto di
Adam.
- Uffa,
era un maleducato. Non poteva andarsene così, almeno un cenno poteva
farlo; ma
da lui, forse era chiedere troppo.
- Continuai
a pensare senza sosta, cercando di mettere dei punti fermi e delle
certezze in
questo periodo, dopo tutte le cose che erano successe. Jim, Adam, Rick,
Melanie..mi facevano girare la testa. Era anche vero che Adam, era
diventato
uno di quei –maleducati- punti fermi in questo periodo.
- Il
mio fiume infinito di pensieri venne interrotto da un ticchettare al
vetro,
piuttosto irritante. Guardai la sveglia, constatando che fosse quasi
mezzanotte.
Ma chi cacchio era? Mi alzai e andai a guardare alla finestra,
trovandomi
niente popò di meno che Adam, in tuta e giubbotto pesante.
- -Scendi, veloce!-