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Autore: Judie    29/04/2006    18 recensioni
Un Demone Sanguinario richiamato dall'Oscuro Signore sconvolge la vita di Harry, Ron e Hermione durante il loro Settimo e ultimo Anno a Hogwarts e li porterà a intrapprendere un pericoloso viaggio per scongiurare una minaccia che potrebbe portare Voldemort alla vittoria assoluta. Per farlo saranno disposti a tutto, anche a morire...
Genere: Avventura, Azione, Dark, Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 20 - Addio

Dedicato alla meravigliosa creatura che come un bellissimo piccolo fiore cresce dentro di me

Capitolo 20: Addio

La battaglia infuriava violenta intorno alle alte ma ormai indebolite mura del Quartier Generale degli oppritchina. I turchi erano tornati all’attacco nelle prime luci del mattino e i cannoni avevano ripreso a rombare violenti contro Kerenska.

Nella notte, il cielo si era velocemente ricoperto di spesse nuvole e aveva cominciato a scendere una pioggia sottile e tagliente, che in poco tempo aveva trasformato il campo in una poltiglia fangosa, dove i soldati si muovevano a fatica, ma nonostante tutto le truppe nemiche spinsero in avanti una grande torre d’assedio brulicante di soldati. Gli arcieri russi risposero prontamente facendo piovere su di essa una fitta pioggia di frecce infuocate, fermando la sua avanzata, intrappolando i giannizzeri al suo interno in un a parete di fiamme.

Le grida delle vittime facevano accapponare la pelle. Molti turchi riuscirono a trovare l’uscita e si gettarono nel vuoto, rischiando le ossa e la vita, ma maggior parte perì nell’incendio.

Ron e Hermione furono di nuovo impegnati tutto il giorno nella cura e nel soccorso dei feriti che aumentavano a dismisura man mano che la giornata passava, riempiendo i cortili e i bastioni di corpi urlanti e agonizzanti. Così, quando il sole cominciò la sua lenta calata, i due ragazzi accolsero con sollievo il lento imbrunire, segno che un’altra giornata di sangue stava per finire, stanchi delle urla e delle esplosioni che riempivano loro le orecchie.

Tuttavia il fuoco di sbarramento dei cannoni non accennava a cessare, concentrando ogni singola bocca da fuoco sulla piccola breccia che si stava andando ad allargare sul muraglione settentrionale.

Vladimir emerse dalla folla sui bastioni e si avvicinò velocemente a Michael, che era chino presso un soldato coperto di ustioni e gli borbottò qualcosa in russo. Il mago annuì piano e dopo aver finito di fasciare le braccia del ferito, si diresse a passo spedito verso l’armeria.

“Michael!” lo chiamò Hermione vedendolo allontanarsi. Era inginocchiata accanto ad un soldato che aveva riportato terribili ferite. Non poteva fare più niente per lui, a parte accarezzargli la faccia e starlo a sentire mentre chiamava il nome della madre.

“Indietro!!” le intimò Vladimir avvicinandosi a grandi passi.

“Non posso lasciarlo!” rispose lei arrabbiata.

Vladimir chiese qualcosa al giovane oppritchina. Quello annuì, dopodiché il comandante, veloce come un serpente, gli tagliò la gola da un orecchio all’altro. Il sangue caldo sgorgò sulle ginocchia di Hermione, inzuppandole i vestiti. La ragazza barcollò all’indietro, esterrefatta.

“Una morte veloce” dichiarò Vladimir “Non avremmo potuto portarlo in salvo e i turchi potrebbero entrare da un momento all’altro. si pulì la bocca con il dorso della mano e si tornò veloce verso i bastioni.

Hermione sentì Ron che l’aiutava ad alzarsi, reggendola per le spalle. “Andiamo”

In quel momento entrambi videro Michael uscire dal capanno dell’armeria vestito con la divisa degli oppritchina e la spada in mano. I due ragazzi gli corsero incontro, intuendo cosa stava per succedere.

“Michael non vorrai...” cominciò Ron mentre Hermione si stringeva le mani angosciata.

“Sì, devo unirmi alle forze russe. Le mura cederanno da un momento all’altro e in questo momento qualsiasi uomo è prezioso!”

“No...” mormorò Hermione.

“Andrà tutto bene e questa sera ci ritroveremo tutti in camera, di nuovo. il mago alzò gli occhi verso Ron “Conto su di te perché siate in salvo nel mastio, non posso pensare alla battaglia se non vi so al sicuro.”

Il ragazzo annuì senza staccare gli occhi dal volto risoluto di Michael, ma in quello stesso istante, con un boato assordante una pioggia di pietroni franò dal muraglione, squarciandone il perimetro e lasciando scoperto un’enorme buco. Michael scattò verso la massa di oppritchina che si contrapponevano all’avanzata generale dei nemici che avevano cominciato a riversarsi attraverso la breccia. Ron afferrò Hermione per un braccio e la trascinò verso l’ingresso del mastio. L’aveva promesso, entrambi sarebbero stati al sicuro, lontani dalla battaglia. Lui l’avrebbe protetta e non avrebbe permesso che le accadesse qualcosa.

Erano a pochi metri dall’entrata del mastio quando una palla di moschetto fischiò nella loro direzione, colpendo Ron ad una gamba. Con un urlo di dolore, il ragazzo cadde in avanti.

“RON!!!” in un attimo Hermione fu accanto a lui.

“Non è niente... non è niente…” mugolò Ron girandosi su un fianco e stringendosi la gamba, dalla quale però il sangue aveva cominciato a fuoriuscire. “Mi hanno preso solo di striscio...”

Vieni, aggrappati a me!” Hermione passò un braccio dietro la schiena di Ron e l’aiutò a mettersi in piedi.

In quel momento urla concitate in russo richiamarono la loro attenzione. Gli oppritchina sui bastioni urlavano e gesticolavano furiosamente additando qualcosa all’orizzonte. Attraverso la breccia nelle mura i due ragazzi videro distintamente una grande linea scura profilarsi nella pianura. Una linea che avanzava verso Kerenska molto velocemente.

“Oddio...” gemette Hermione piano “… se quelli sono rinforzi turchi, siamo finiti…”

*****************************************

“Avanti!!!”

Erik e Goran spronarono al galoppo i loro cavalli, le spade sguainate in avanti e guidando l’immensa truppa dei cittadini russi verso la fortezza. Indossavano entrambi le armature che erano riusciti a replicare con la magia da alcune vecchie armature che alcuni dei russi avevano portato con loro dopo anni di servizi conclusi nell’esercito dello zar.

Harry cavalcava accanto a loro, stringendo nervosamente le briglie e tenendo bene a mente ciò che gli era stato detto qualche momento prima di partire.

“Usali solo in caso di necessità.” gli aveva detto Erik consegnandogli la spada e lo scudo.

“Quando saremo nei pressi dello scontro, tu non pensare a null’altro se non ad entrare nella corte russa e a cercare i tuoi amici. aveva continuato Goran aggiustandogli l’armatura sulle spalle “Aspetta il segnale e poi vai. Tieniti lontano dallo scontro e non fermarti per nessun motivo.

Ed ecco che a poche decine di metri dal punto d’impatto, Erik aveva guidato una parte delle truppe a sinistra, travolgendo tutti i turchi che incontrava, urlando a gran voce per spronare i russi a non desistere e ad avanzare, mentre il fratello faceva lo stesso a destra, con una forza e una grinta impressionanti.

“Vai Harry, adesso!” gli gridò Goran, appena un attimo prima di lanciarsi nella mischia. Harry tirò le redini e fece virare bruscamente il cavallo, proseguendo lungo la linea dello scontro cercando disperatamente nella mischia un passaggio che conducesse alla breccia.

Ovunque infuriava la lotta. Il ragazzo vide gli uomini che lo avevano seguito fino a Kerenska battersi con coraggio; molti cadevano sotto la ferocia dell’esercito turco, molto più numeroso e meglio preparato alla guerra, altri ancora falciavano il nemico come se si fosse trattato del raccolto del proprio campo.

Con il cuore che gli martellava nel petto, Harry capì che non avrebbe trovato nessun passaggio se non se lo fosse creato. Con l’adrenalina che gli pompava il sangue nelle vene, si calcò l’elmo in testa ed estrasse la spada.

Adesso o mai più.

Con un colpo di reni, batté i fianchi del cavallo spronandolo deciso verso la lotta e prese a farsi largo meglio che riusciva, scansando coloro che gli sbarravano la strada con colpi inferti di piatto con la spada. Non voleva nessuno sulla coscienza.

Ad un tratto, una lancia scagliata violentemente dall’interno della mischia si conficcò con forza nel fianco del suo cavallo, a pochi centimetri dalla gamba sinistra del ragazzo. La povera bestia nitrì di dolore e s’impennò pericolosamente, per poi stramazzare al suolo trascinando Harry con sè. Harry batté la schiena e la nuca, mentre la pioggia e il fango gli annebbiavano la vista e il dolore gli confondeva i sensi. Ma in quel momento di smarrimento, non gli sfuggì il brillio che balenò nella sua direzione e il ragazzo ebbe appena il tempo di rotolare su un lato, che una scimitarra si abbatté nel punto in cui pochi istanti prima c’era stata la sua testa.

Harry si rimise in piedi in fretta e vide un soldato della stazza di un troll che gli si faceva incontro a larghe falcate, con in mano una sciabola lunga quasi un metro e il volto distorto da un ghigno. Sporco di fanghiglia e con le gambe tremanti, il ragazzo strinse forte l’elsa della spada nel pugno e sollevò lo scudo con l’altro braccio. Non avrebbe aspettato che quell’uomo gli si fosse avventato contro riducendolo a carne da macello, così scattò in avanti con l’arma protesa. Il turco apparentemente divertito da quel fragile tentativo di offesa, all’ultimo scartò di lato e con l’elsa della sciabola lo colpì duramente alla schiena. Harry si ritrovò nuovamente per terra a faccia in giù, senza fiato dal dolore, mentre la spada gli sfuggiva di mano e carambolava lontano.

Ansimando si rialzò il più in fretta possibile, scansando di lato due poderosi fendenti che il turco gl’inflisse pensando di coglierlo impreparato, senza sapere che il Quidditch aveva affinato notevolmente i riflessi di Harry, aiutandolo a resistere a quell’attacco serrato. L’ultimo colpo però fu troppo repentino e il ragazzo non riuscì a scartarlo in tempo, rimanendo costretto a sollevare lo scudo, sul quale con inaudita violenza si abbatté la scimitarra del nemico. Il legno dello scudo si ruppe a metà e cadde a terra con un tonfo mentre Harry indietreggiava barcollando, scosso da quel colpo così poderoso. Il soldato ottomano gli rivolse uno sguardo trionfante mentre caricava l’attacco decisivo verso di lui, stravolto dalla stanchezza e completamente disarmato.

Era davvero finita.

Poi improvvisamente, un cavallo si frappose fra lui e il soldato, impennando furiosamente verso il turco e facendolo indietreggiare. Harry si accorse solo dopo pochi istanti che chi lo cavalcava era Goran. Con un salto, il mago scese dalla cavalcatura e si lanciò ad affrontare il soldato al posto del ragazzo.

“Harry, prendi il mio cavallo e vattene!!” gli urlò Goran mentre con la spada protesa davanti a sè, impegnava l’attenzione del turco. Adesso il nemico stava attaccando Goran con la stessa ferocia con cui si era accanito su di Harry e il mago, già stanco per la battaglia sostenuta fino a quel momento, parava e affondava con decisamente meno vigore.

“No!” gridò lui “Non puoi farcela da solo!”

“Vai!!” ribatté Goran da sopra la spalla, il viso rosso dallo sforzo.

Contro la sua reale volontà, Harry fece per voltarsi e montare a cavallo, quando a pochi passi la lì vide distintamente un arciere nemico prendere la mira verso Goran.

“NOOO!!!”

Quando il dardo gli si conficcò nel petto, Goran barcollò appena di qualche passo indietro, ma con uno sforzo disumano continuò a respingere i colpi dell’enorme turco. Una seconda freccia raggiunse la prima nel petto del mago, che con un’espressione di dolore crollò in ginocchio reggendosi le ferite, gli occhi socchiusi nell’agonia del colpo mortale. Il soldato turco che gli stava davanti distorse la bocca in un ghigno sadico, mentre si metteva pronto ad infliggergli il colpo di grazia. Ma nella foga di terminare Goran, non si accorse del movimento fulmineo che ci fu alle sue spalle. Improvvisamente una mano gli bloccò il braccio che stava per calare, mentre la punta di una spada lo trapassava da dietro, squarciandogli l’addome e schizzando sangue dappertutto. Il turco mollò la sciabola e con un urlo di dolore si sbilanciò in avanti, stramazzando pesantemente al suolo, mentre dietro di lui, con gli occhi iniettati di rabbia, Harry estraeva la spada dalla sua schiena con un strattone deciso.

Il ragazzo si voltò nella direzione dalla quale erano partite le frecce e vide l’arciere ottomano a terra, evidentemente già abbattuto da qualcun’altro. Allora lasciò cadere a terra la sua arma insanguinata, con il petto che si alzava e abbassava in un respiro affannoso e rabbioso, poi si piegò sopra Goran che adesso giaceva sulla schiena, rantolante, con un rivolo di sangue gli scendeva dal labbro inferiore.

“H-Harry....” ansimò il mago con le palpebre che gli tremavano “C-che ci fai... a-ancora qui... vattene.”

“No.” Harry gli sollevò il busto con mani mal ferme “Adesso ti riporto all’accampamento…” ma Goran scosse lievemente la testa.

“D-dimostrami che ho fatto bene a credere in te...” ansimò “Michael aveva ragione… puoi farcela. Tu e tuoi amici, potete farcela…” in quel momento il mago ebbe un ultimo sussulto e il suo volto si afflosciò tra le mani del ragazzo, mentre le palpebre si abbassavano in uno sguardo cieco. Harry fissò quel volto bianco e privo di vita.

Quante persone ancora sarebbero dovute morire per salvargli la vita?

In un gesto di pietà, sollevò una mano e abbassò del tutto le palpebre di Goran. Dolorosamente ricacciò dentro di sé la rabbia e i terribili sensi di colpa, mentre il fragore della battaglia attorno a lui lo ridestava dal sordo torpore che aveva avvolto il momento dell’agonia di Goran. Si guardò attorno e vide Erik cavalcare verso di loro. Cominciò a sbracciarsi per farsi notare.

Erik aveva già notato il ragazzo chino sul corpo di un soldato e gli si era precipitato incontro per ricordargli che il suo compito era quello di raggiungere la fortezza e nient’altro, ma il suo cuore perse un battito accorgendosi che quel corpo era quello di suo fratello. Il rumore dell’orda di turchi che convergevano non dava tregua e Erik sapeva bene che quello non era il momento del dolore. Scese da cavallo senza fare domande e si chinò per caricarvi sopra il corpo di Goran.

“Harry, non perdere più un secondo e corri in quella dannata fortezza!!” gli urlò infine prima di girare la cavalcatura e allontanarsi da lì.

Harry non ebbe il tempo di dirgli nulla, ma quell’ordine così imperioso e i soldati sempre più vicini erano una buona ragione per fare come Erik gli aveva detto. In un lampo fu in groppa al destriero che era stato di Goran. Aveva paura, ma sapeva quello che doveva fare. Non c’era tempo per compiangere Goran, non c’era tempo per chiedere ad Erik cosa ne sarebbe stato di lui e non c’era tempo per chiedersi se l’avrebbe mai rivisto. Con uno strattone, voltò il cavallo e puntò dritto verso la breccia delle mura. Gli zoccoli del cavallo picchiavano il terreno come il suo cuore martellava nel petto, ma quella folle corsa non gli impedì di rendersi conto che qualcos’altro stava succedendo nelle retrovie.

Nell’esatto momento in cui anche l’ultimo raggio di sole fu risucchiato dietro l’orizzonte, inesorabile come una valanga, un’ondata di creature oscure si riversò sul campo di battaglia con una ferocia e una violenza dilagante. Un esercito di vampiri che giungeva in loro aiuto. I non-morti colpirono veloci e letali, accerchiando i turchi e costringendo i superstiti a una precipitosa e caotica ritirata, nella quale furono abbandonati, carri, armi e vettovagliamenti. I russi, spaventati e confusi allo stesso tempo, ripiegarono verso la fortezza, ma si accorsero che nessuno di loro veniva aggredito dai Figli di Caino che scacciavano il nemico da Kerenska.

In quel turbinio di furie, morti, urla e sangue, Harry scorse uno di loro, capelli rossi e profondi occhi color del ghiaccio che gli si affiancava e gli apriva il passaggio.

“Vai, adesso!!

Era Caeher. Harry non se lo fece ripetere due volte. Nel corridoio che il vampiro gli stava aprendo, superò la breccia con un balzo e spronò il cavallo attraverso la corte russa di Kerenska. Adesso doveva trovare Ron e Hermione.

*************************************

“Don’t think twice before you listen to your heart
Follow the trace for a new start
What you need and everything you’ll feel
Is just a question of the deal
In the eye of storm you’ll see a lonely dove
The experience of survival is the key
To the gravity of love.”

Gravity of Love, Enigma

“Avanti, appoggiati a me… tieni duro.” ansimò Hermione cercando in tutti i modi di non far perdere conoscenza al ragazzo che trascinava lungo il corridoio del mastio e su per i gradini della torre. Una scia di sangue segnava il loro passaggio, mentre Ron diventava sempre più pallido.

Appena raggiunsero la loro stanza, Hermione spalancò la porta con un calcio e aiutò Ron a raggiungere il letto in fondo dalla stanza, poi raccolse tutto quello che poteva assomigliare a delle bende e riempì d’acqua un catino.

“Non ha preso l’arteria, per fortuna…” disse lei, comprimendo la ferita che smise di colare sangue, impregnando le bende. Hermione prese la bacchetta e mormorò un incantesimo “Questo dovrebbe velocizzare il lavoro delle piastrine, l’ho visto fare da Madama Chips quando ha soccorso Harry quella volta al campo di Quidditch…”

“E’ successo un secolo fa…” disse piano Ron, che aprì gli occhi e la guardò con un sorriso. “E’ incredibile che tu te lo ricordi ancora…”

“Niente si dimentica davvero.” rispose lei accarezzandogli la fronte “Lo faccio per te.”

In quel momento sentirono qualcuno che chiamava li chiamava dalle scale, e qualche secondo dopo, un Michael alquanto scarmigliato comparve sulla soglia aperta. Aveva l’aria tremendamente ansiosa.

“Grazie al cielo state bene.” si tolse l’elmo e si asciugò la fronte con il dorso della mano che ancora brandiva la spada. “Ho visto quel che succedeva…” si avvicinò al letto e dette un’occhiata clinica alla gamba di Ron. “Non è tanto grave, non hanno raggiunto l’arteria.

“Ci vuole un cerusico, Michael” disse Hermione guardandolo preoccupata “Potrebbe infettarsi...

Michael fece per rispondere, quando ad un tratto si bloccò di colpo, come se avesse sentito un rumore strano o avesse fiutato un odore sgradevole.

Ron si puntellò sui gomiti. “Che succede?”

“Lui. E’ nella fortezza.”

“Sarà meglio chiuderci dentro a chiave.” disse Hermione intuendo il pericolo.

Ma non aveva fatto più di due passi, che sulla soglia si presentò un ufficiale di Vladimir con il volto coperto da un elmo pesante e un orcio di pelle tra le mani. Prima che qualcuno potesse dirgli qualcosa, quello gettò l’orcio tra le braccia di Michael prima di proseguire dritto verso la cassetta di legno posata vicino al camino. Alle sue spalle, la porta si richiuse da sola con un tonfo.

Hermione s’irrigidì. Aveva pensato che quell’uomo portasse qualcosa anche per lei e Ron, ma adesso sotto la camicia sbottonata, intravide una croce rovesciata tatuata sul petto e la mano che scendeva veloce verso il pugnale appeso alla cintura. Spalancò gli occhi terrorizzata.

“Coldfog!!!”

La ragazza corse verso il Libro della Luce e gli fece scudo col proprio corpo, mentre il nemico le si avventava addosso tenendo basso il pugnale. Adesso s’era tolto l’elmo e gli occhi ardevano di furore omicida. Michael ripresosi dalla sorpresa, aveva riagguantato la spada, troppo tardi però. Coldfog afferrò Hermione per la gola, sollevandola di peso. Era troppo forte. Rantolando, Hermione agitò le braccia, cercando invano di strappargli di mano lo stiletto.

Ad un tratto Ron fu addosso a Coldfog. Hermione cadde a terra ansimante, mentre i due si rotolavano sul pavimento. Coldfog si rimise in piedi per primo, ma Ron partì di nuovo all’attacco. All’ultimo secondo l’uomo-demone scartò di lato e con un movimento repentino gli affondò il pugnale nella ferita alla gamba facendolo urlare di dolore, poi lo spinse lontano e con un tonfo angosciante Ron sbatté la testa contro il davanzale sotto la finestra.

“RON!!!”

Hermione accorse. Sulla tempia del ragazzo si stava aprendo un taglio. La ragazza cercò la giugulare, lieta di trovare il battito ancora forte e regolare, ma Ron perdeva di nuovo sangue dallo squarcio che gli era stato riaperto nella gamba. Sentendo uno scalpiccio alle sue spalle Hermione si voltò angosciata, aspettando di trovarsi davanti Coldfog, ma c’era Michael a fronteggiarlo, piantato sulle gambe con la spada e pugnale pronti. Coldfog si stava sciogliendo il mantello per lasciarselo cadere ai piedi.

“Allora, cane di un Weasley…” sguainò la spada mentre con l’altra slacciava il cinturone. Lasciò cadere anche quello, poi lo calciò lontano e raccolse il pugnale intriso del sangue di Ron “All’ultimo sangue? Spada contro spada? Sto per ammazzarti Michael…” sorrise “T’infilzerò come un porco e starò ad ascoltare i tuoi rantoli, proprio come ho fatto con metà della tua famiglia!!” e scoppiò in una risata sadica e crudele.

“Sei solo un pezzo di sterco vomitato dall’inferno!” Michael iniziò a muoversi adagio, deciso a frapporsi tra il nemico e i due ragazzi, gli occhi scintillanti di odio. “Hai distrutto vite per troppo tempo, ma adesso basta! Se vuoi fare del male a questi due ragazzi dovrai prima passare sul mio cadavere!!”

“L’hai detto Wealsey...”

“No!!” terrorizzata, Hermione si coprì il volto con le mani quando Coldfog si scagliò verso Michael, che però si spostò velocemente di lato vanificando l’attacco.

I due cominciarono a girare in tondo. Hermione sapeva che lei e Ron erano al sicuro finché ci fosse stato Michael a contrapporsi fra loro e Coldfog. L’uomo-demone non avrebbe mai voltato le spalle ad un avversario tanto pericoloso. Ne approfittò per afferrare gli stracci con cui prima aveva medicato Ron e glieli strinse a mò di laccio emostatico. Poi gli asciugò la ferita sulla tempia con l’orlo della manica.

“Ron...” bisbigliò voltandosi verso di lui “Ron, per l’amor di Dio…”

Il ragazzo mosse il capo ed emise un grugnito. Hermione afferrò il boccale pieno d’acqua accanto alla brocca sul tavolo e glielo portò alle labbra per farlo bere, ma senza successo. Si guardò attorno disperata.

Coldfog e Michael erano impegnati nel loro duello. Il volto annerito di Michael grondava di sudore, il petto ansimava, ma non stava arretrando di un passo. Il Dominus Animae aveva perso un pò della sua baldanza, sembrava più attento, più guardingo nell’affrontare il giovane mago che conosceva tutti i trucchi e le finte di uno spadaccino professionista. I duellanti continuarono a scontarsi in un vortice abbagliante di acciaio, parate e controparate, stoccate e finte.

Ad un tratto, Michael colpì duramente sulla bocca l’uomo-demone con l’elsa della spada e uno rumoraccio scricchiolante risuonò per la stanza. Coldfog arretrò di parecchi passi e sollevò lo sguardo omicida su Michael, sputando alcuni denti mentre il sangue gli colava dalle labbra. Era sangue nero.

“Questa la paghi cara.” sibilò con gli occhi ridotti a fessure. Sollevò la spada all’altezza della spalla, la punta inclinata verso il petto dell’avversario.

Il mago rispose e l’uomo-demone finse di colpire, ma la sua spada si bloccò a mezz’aria. Colto di sorpresa, Michael incespicò e la sua lama scese troppo in basso. Come un falco che scende in picchiata, Coldfog affondò la spada nel petto dell’avversario che lasciò cadere le armi a terra con un clangore spaventoso, piegato in due dal dolore.

“MICHAELLLL!!!” Hermione sentì la voce rimbombarle nelle orecchie in un grido disperato. Paralizzata dall’orrore, non poteva credere a quello che era appena successo, i suoi occhi non riuscivano a staccarsi dalla sagoma morente del mago.

Con un strattone deciso Coldfog estrasse la spada insanguinata e Michael barcollò verso Ron e Hermione, in un ultimo e disperato tentativo di proteggerli, ma i rantoli gli si mozzarono in gola e crollò morente faccia a terra.

Il dolore prima insopportabile ora stava calando, però sentiva tanto freddo e riconosceva il tocco gelato della morte in agguato. Da una porta spalancata entrava la luce del sole mentre nelle orecchie risuonava una risata dolce e argentina. Clemence. Era tornato ad Owpeln Grance? Nella luce del sole avanzavano due figure che si tenevano per mano. Una ragazza di circa vent’anni dai lineamenti simili ai suoi e una ragazzina di undici anni con una coda rossa e spettinata. Michael riconobbe le due sorelle che gli sorridevano e una grande calma s’impadronì di lui. Era come addormentarsi, scivolare in un torpido sonno… Alla fine diede un ultimo respiro e non si mosse più.

Il Dominus Animae s’era ritirato e adesso era tranquillamente impegnato a riprendersi il cinturone e il mantello, la fatica e la tensione del duello sembravano svanite. Prese in mano il cofanetto di legno che conteneva il Libro della Luce e lo buttò nel camino, dove le fiamme guidate dalle sue oscure preghiere lo inghiottirono con una prontezza innaturale.

“Ma non ho ancora finito…” pensò malignamente con il volto illuminato dal fuoco distorto da un ghigno compiaciuto mentre contemplava il suo trionfo. “Vale la pena divertirsi ancora un po’.”

Hermione intanto non riusciva a distogliere gli occhi dal corpo immobile di Michael, incapace di credere che l’uomo gentile e coraggioso che per tutto quel tempo li aveva protetti e aiutati ora giacesse in quella pozza di sangue. Improvvisamente lo shock le schiarì la mente, facendo posto a una strana e inquietante calma. Si ricordava tutto… Lentamente si portò una mano al collo e afferrò la piccola borraccia che le era stata affidata tempo prima.

In quel momento sentì una mano fredda toccare la sua. Era Ron. La fissava con gli occhi socchiusi, carichi di sofferenza e dolore. “Non farlo...per favore, non farlo...” la supplicò con un sussurro, ma lei si chinò verso di lui guardandolo con quella calma glaciale.

“Non ho paura Ron... So quello che devo fare e non ho paura… e questo anche grazie a te. Così dicendo strinse nel pugno la borraccia, se la strappò dal collo e versò il vino nel boccale posato lì accanto. Bevve il vino dolce e corposo, trattenendolo nelle cavità della bocca.

Era vero, non era più spaventata, adesso sapeva cosa doveva fare. E non era per il vino, né per il fragore della battaglia là fuori, ma per Coldfog. Eccolo, arrogante come un galletto, indifferente della morte di Michael e adesso pronto ad uccidere anche lei e Ron, costretti dal lui a quel viaggio infernale. Odiava quell’uomo con tutte le fibre del corpo e quello che stava per fare era per riscattare tutti coloro che quel mostro aveva infettato col suo morbo. Si alzò per andargli incontro con uno sguardo che avrebbe incendiato una foresta. Coldfog protese le braccia e l’attirò a sè, accostando le labbra alle sue e insinuando la lingua dentro. Lei rispose spingendo il vino tra le labbra di Coldfog cercando la sua bocca fino a quando Coldfog si fermò, barcollando all’indietro, terreo in volto come se fosse stato colpito da una palla di moschetto.

“C-cos’hai fatto??” boccheggiò “Cos’hai fatto??!” i suoi occhi si posarono sul boccale per terra e poi tornarono a fissare la ragazza ferma davanti a lui “Brutta sgualdrina figlia di una cagna!” gracchiò “PUTTANA!!”

Il Dominus Animae sguainò la spada con un movimento goffo, incerto, come se l’arma fosse diventata troppo pesante da tenere in mano. Il suo viso era coperto da una patina di sudore, come se fosse stato avvelenato. Sembrava più vecchio e indebolito, per questo Hermione riuscì ad essere più svelta di lui. Raccolse il pugnale di Michael e con un colpo deciso colpì il petto di Coldfog, facendone sgorgare un fiotto di sangue nero che le schizzò il viso e le braccia.

Coldfog gridò, vacillando in avanti. Cercò di sollevare la propria arma, ma Hermione si spostò di lato e veloce, agendo come in un incubo pazzesco, raccolse la coppa dalla quale aveva bevuto e la usò per raccogliere il sangue che colava dalle ferite dell’uomo-demone. Lui riuscì solo a lanciarle un ultimo, perforante sguardo prima di crollare in avanti e rimanere immobile.

Hermione indietreggiò piano, la coppa stretta nella mano resa scivolosa dal sangue che la sporcava e il pugnale di Michael nell’altra. Solo allora si accorse di quanto violentemente stesse tremando. Le orecchie le fischiavano e le labbra le bruciavano, mentre il petto si alzava e si abbassava affannosamente… Poi una voce la riscosse da quello shock.

“Hermione...” La ragazza si voltò verso Ron, che la stava fissando con un’espressione indecifrabile. Era pallido e sembrava sul punto di vomitare. “Hermione...” ripetè lui, ma non riuscì ad aggiungere altro. Provava un dolore ghiacciato che non aveva nulla a che vedere con la gamba ferita. Vedere Hermione in quello stato di gelida follia era stato troppo per lui e adesso che leggeva lo shock inciso negli occhi della ragazza in piedi di fronte a lui, non riusciva a capire se il disgusto che provava fosse nei confronti di Coldfog che l’aveva costretta ad arrivare a tanto o per se stesso, che non era riuscito a risparmiarle quell’orrore.

Hermione nel frattempo era rimasta immobile a ricambiare lo sguardo di Ron. Avrebbe voluto abbracciarlo, ma si sentiva pietrificata. Chiuse gli occhi che le pungevano terribilmente. Voleva piangere ma quelle lacrime di sfogo non volevano uscire. Non ci riusciva, eppure lo desiderava. Voleva piangere per se stessa, per Ron, per Harry, per Michael....

“NOOOO!!”

Come una doccia gelata, l’urlo di Ron la riportò in sè. Hermione voltò la testa di scatto ed ebbe appena il tempo di vedere Coldfog nuovamente in piedi, che con un urlo le si avventava addosso, la spada alla mano e una furia demoniaca in volto. In quell’attimo che sembrò durare un’eternità, la mano che ancora stringeva il pugnale di Michael agì da sola. La lama affondò al centro del petto dell’uomo-demone, che frenò la sua corsa e si sbilanciò in avanti. Hermione lasciò la presa dall’elsa e spinse Coldfog verso la finestra poco distante. Il Dominus Animae precipitò oltre il davanzale e giù dalla finestra, tra le rocce del fossato sottostante. Il suo urlo disumano si perse nel fragore della battaglia che ora andava scemando.

Ancora scosso, Ron continuò a fissare il vano della finestra, poi il suo sguardo si spostò lentamente su Hermione che tremava da capo a piedi. Con i polmoni svuotati, la ragazza si lasciò andare contro il muro e scivolò fino a terra. Il groppo che aveva in gola avrebbe finito per soffocarla se qualcuno non avesse cominciato a bussare furiosamente alla porta, con la seria intenzione di buttarla giù, urlando forte i loro nomi.

“Ron!!! Hermione!!!”

I due ragazzi non ebbero nemmeno il tempo voltare la testa, che la porta si spalancò di schianto e Harry fece il suo ingresso nella stanza. In quel momento le lacrime che Hermione aveva trattenuto fino a quel momento uscirono a fiume, amare e dolci di disperazione e di sollievo.

“Harry.... HARRY!!!” la ragazza gli corse incontro, abbracciandolo e singhiozzando forte, incapace di aggiungere altro.

In un gesto istintivo Harry strinse forte la sua amica, continuando a ripetere sommessamente “Grazie al cielo, grazie al cielo…” sollevato nel rivedere i suoi due amici sani e salvi. Raggiunse anche Ron, preoccupandosi alla vista della ferita alla sua gamba, ma riservando anche a lui la stessa dimostrazione di sollievo.

“E’ finita!” esclamò con un nuovo entusiasmo, gli occhi che brillavano “I turchi, sono in rotta! La battaglia è finita!!

“Cosa...?” mormorò Hermione, ma Harry l’aveva già presa per mano e l’aveva fatta affacciare alla finestra.

“Guarda!!”

“Impossibile...” mormorò lei, osservando i migliaia di turchi che battevano nella precipitosa ritirata al quale l’ondata dei vampiri li aveva costretti. Veloci come il vento, i turchi avevano abbandonato le armi, i capannoni, i carri e i cannoni, e si stavano allontanando dal campo in una corsa caotica e disordinata. Sugli spalti e sui bastioni di Kerenska risuonavano i cori di trionfo dei soldati turchi, mentre altri sbattevano le armi sugli scudi in segno di vittoria.

“Ma come...?

“E’ stato grazie a Caeher, uno dei fratelli di Michael! Lui ha…” Harry si bloccò di colpo, rendendosi immediatamente conto che qualcosa non andava “Un momento… dov’è Michael?”

A quella domanda il volto di Ron e Hermione si rabbuiò così in fretta che Harry capì al volo.

“No…” si voltò lentamente verso l’interno della stanza e i suoi occhi si posarono sul cadavere di Michael immobile nel suo sangue. Si sentì gelare. “Oh mio Dio...” Si avvicinò piano al corpo seguito da Hermione e gli s’inginocchiò accanto. Aprì la bocca un paio di volte, cercando qualcosa da dire, ma l’orrore gli mozzava il fiato. Fu Ron a parlare per lui.

Ci è stato vicino fino alla fine e ha fatto di tutto per aiutarci, ha persino dato la sua vita...” fece una pausa “Non ho mai incontrato un uomo tanto coraggioso...”

Harry continuava a fissare il volto cereo del mago, mentre davanti agli occhi gli scorrevano ancora gli ultimi istanti della vita di Goran. Passò una mano intorno alle spalle di Hermione, che appoggiata a lui sembrava troppo stanca per riprendere a piangere.

Anche Goran è morto.” Spiegò con un filo di voce. Sentì Hermione sussultare leggermente. “E’ morto per salvarmi.” Non sapeva se parlava più a se stesso o ai suoi amici. Troppe tensioni, troppe paure, troppo dolore. Chiuse gli occhi. “Erano degli eroi...”

Fuori la pioggia non aveva smesso di cadere e quel suono faceva da sfondo al pesante silenzio che adesso opprimeva la stanza. Persino la fredda pietra delle pareti sembrava condividere il lutto.

Passò quella che sembrò loro un’eternità, ognuno di loro solo col proprio dolore, con le proprie paure e con i propri dubbi su cosa adesso ne sarebbe stato di loro, quando dalla porta fecero ingresso Vladimir, seguito a breve distanza da Erik. Quest’ultimo fece un passo avanti perlustrando la stanza, notando i tre ragazzi e di conseguenza il corpo di Michael disteso a terra. Rimase immobile e fermo sulla soglia, mentre i suoi occhi già stanchi si svuotavano completamente. Ormai sembrava immune a qualsiasi emozione. Vladimir gli si affiancò e quando intuì cos’era accaduto, un’ombra calò sul suo volto olivastro. Lentamente si tolse l’elmo.

“Chi è stato?”

“Coldfog.” rispose Ron, tra un affanno e l’altro. Il dolore alla ferita della gamba si era acutizzato e gli bruciava, anche se non capiva se soffriva più per quello o per quello che era successo negli ultimi dieci minuti. Poi, in quel momento successe l’imprevedibile.

L’aria, prima densa e gravida di morte, si alleggerì all’improvviso, diventando quasi luminosa e tiepida, come in una giornata primaverile e nello stesso momento il corpo di Michael cominciò a luccicare di una luce sempre più intensa. Harry e Hermione si ritrassero spaventati, raggiungendo Ron accanto al muro. Ad un tratto, una figura prese a delinearsi nella luminescenza. Era Michael, su questo non c’erano dubbi, anche se la sua pelle luccicava come oro fuso e i suoi occhi splendevano come zaffiri.

Vladimir cadde in ginocchio e cominciò a battere la fronte per terra, mormorando preghiere in un russo concitato.

“Chi sei?” disse Erik.

Sono uno dei sette demiurghi che reggono l’ordine del Mondo…” la voce riempiva la stanza e risuonava nella loro testa come campanelli, riempiendo l’ambiente.

“No. Tu sei... tu eri mio fratello. Mio fratello Michael...”

Tempo fa, morendo in una caduta da una rupe, Michael Weasley mi ha donato il suo corpo e la sua mente perchè continuassi la sua battaglia.”

Perché?”

Il male di Coldfog doveva essere contrastato, ma per mano umana, da qualcuno vincolato ai limiti dell’umana debolezza. Noi demiurghi non possiamo intervenire direttamente a dirigere gli eventi del mondo, possiamo solo scegliere quale parte aiutare: il Bene o il Male. Una profezia doveva avverarsi e tre giovani dal cuore coraggioso dovevano giocare la loro parte. Si volse verso di loro che lo fissavano senza parlare. Adesso la sua voce sembrava arrivare da molto lontano. “William Coldfog non è morto, un suo simile lo ha portato nel vostro tempo e in questo modo le guerre che fin’ora si sono svolte parallelamente si congiungeranno, ma la stirpe degli uomini-demone deve finire. Non sarà facile e la lotta sarà molto più dura perché questa volta, i vostri nemici saranno due. Ora è tempo di tornare indietro, la strada è ancora lunga perché il disegno si concluda. Voi siete pronti?

Harry, Ron e Hermione si guardarono. Non avevano altra scelta e lo sapevano bene. Annuirono.

Allora Michael allungò una mano e la passò gentilmente a pochi centimetri dal viso di Hermione. Con uno sfavillio, la terribile cicatrice che sfigurava il suo labbro superiore si distese e scomparve. Con gli occhi lucidi, lei si portò le mani alle labbra. Era guarita. Nello stesso istante, la ferita nella gamba di Ron scomparve nella stessa luce. Lentamente, il ragazzo si rimise in piedi.

“E’ incredibile…”

Michael si voltò verso Erik. Il mago era immobile, che fissava l’essere di luce con uno sguardo privo di espressione.“Erik, pongo sotto la tua protezione la creatura che cresce nel grembo di Clemence Hashlow, l’ultimo dei Weasley. Fa’ che la famiglia prosperi e si moltiplichi, affinché il cerchio si chiuda con l’arrivo della veggente che ucciderà Coldfog.”

Erik sentì il suo cuore diventare più leggero. “Così, non tutto è perduto.” Si voltò verso Harry, Ron e Hermione. “Lascerò delle tracce che nel futuro vi aiuteranno ad arrivare fin qui. Coldfog è stato eliminato in questo tempo, ma non lo sarà quando tornerete nel vostro. Ricordate sempre quello che avete imparato e quel mostro non vi coglierà mai più impreparati.

I tre ragazzi gli si raccolsero attorno per un attimo.

“Addio Erik.” lo salutò Hermione “Non dimenticheremo mai quello che tu e i tuoi fratelli avete fatto per noi.”

“Grazie di tutto.” aggiunse Ron “E’ un onore discendere da uomini coraggiosi come voi.”

“Non importa come sono andate le cose, sono felice di avervi conosciuto. Rispose il mago, che infine si rivolse ad Harry che lo fissava in silenzio “Ricorda ciò che tu e i tuoi amici avete imparato. Le risposte alle vostre paure sono nascoste nella vostra mente e nel vostro cuore. Gli porse qualcosa da sotto il suo mantello. Era la pipa di Goran. “Non provare dolore per chi se ne va, perché se ti ricordi per cosa è valso il sacrificio, sarà con te per tutta l’eternità.

“Grazie.” rispose Harry. Non riuscendo ad aggiungere nulla di meglio si sentì banale, ma non riusciva a pensare a qualcosa che riassumesse a parole il debito che aveva nei confronti di quell’uomo.

Nel frattempo, al fianco di Erik, Vladimir si era rialzato. Il capitano degli oppritchina si batté il pugno sul petto. “E’ stato un onore conoscervi.”

Michael fece loro segno. “Ora è il momento.”

La luce crebbe d’intensità, fino ad accecare tutti i presenti. I tre ragazzi serrarono gli occhi prima di sentirsi trascinare all’indietro, come risucchiati da un vortice, la coppa contenente il sangue di Coldfog stretta tra le mani di Hermione, mentre tutto sembrava scoppiare attorno a loro.

“Time telling me to say farewell
but I knew that I would fight hell
and I knew: We will
go for another time we can see,
for another time we'll be free,
for no more farewell.”

Farewell, Avantasia

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Londra Aprile 2005

Nella camera sterile del Reparto al quarto piano dell’ospedale magico che aveva accolto i superstiti della strage, Ginny Weasley perdeva lentamente la vita. Nello stesso momento, l'auror di riferimento della squadra installata al San Mungo, Stephen Perriman, stava discutendo sul da farsi con la professoressa McGrannitt, alla quale avevano appena finito di curare il braccio rotto.

L’aggressione a Hogwarts e a El Coimbales portava a chiare lettere la firma di Voldemort e dei suoi seguaci, ed era stata evidentemente programmata da tempo, forse anni, senza che nessuno avesse sospettato nulla. Il Ministro della Magia era già accorso all’ospedale e adesso era impegnato con gli altri auror per le questioni di sicurezza, perché tutti sapevano che la caduta di ben due scuola di magia e la morte di uno dei più grandi maghi di tutti i tempi, erano l’innesco a qualcosa di veramente terribile che avrebbe presto investito, non solo il mondo magico, ma anche quello babbano. Urgevano provvedimenti fulminei.

In quel momento dal corridoio arrivarono urla concitate.

“Non potete entrare!! Il reparto è sterile, non potete entrare!!

“Vada al diavolo!” ringhiò in risposta una giovane voce alquanto ostile.

I due interruppero la conversazione e si voltarono sbalorditi. Seguiti da alcuni Guaritori inferociti dalle loro condizioni scarsamente igieniche per un ospedale, Harry Potter, Ron Weasley e Hermione Granger fecero irruzione nel Reparto di degenza, vestiti di stracci sporchi di sangue incrostato e fango. Appena lo misero a fuoco il Maggiore e la professoressa in mezzo alla folla di persona che affollava il corridoio, si precipitarono verso di loro.

“Abbiamo l’antidoto, non c’è un secondo da perdere!!

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Il Maggiore Perriman sospirò piano, socchiudendo gli occhi alla soffusa luce dei neon dell’ufficio che gli auror avevano provvisoriamente occupato al San Mungo, a terra contro il muro laterale giaceva ancora una lampada andata in pezzi. Quella era stata una nottata da incubo, sicuramente una delle più orribili che l’auror ricordasse, ma anche la più confusionaria. Nel giro di poche ore, erano successe talmente tante di quelle cose, che ancora faticava nel raccogliere le idee a proposito.

I tre ragazzi non avevano risposto a nessuna domanda riguardo a cosa fosse successo loro, del perché erano vestiti in quel modo e perché fossero sporchi e graffiati, e non si erano lasciati avvicinare finché i Guaritori non avevano acconsentito ad esaminare il sangue di colore nero contenuto in una piccola coppa dalle fatture medievali che avevano con loro. Con loro grande stupore, i Guaritori avevano verificato l’esattezza delle loro parole e in pochi minuti il fluido dell’antidoto era stato iniettato nelle vene di Ginny Weasley, il cui battito cardiaco era ridotto ormai a un soffio. Nel giro di pochi secondi, la ragazza aveva riaperto gli occhi.

Nuovamente interrogati da un sempre più confuso Stephen, i tre avevano confermato tutti la stessa versione dei fatti: un viaggio nel tempo fino al 1565, l’ultimo periodo in cui William Coldfog, responsabile della morte di Silente e dell’avvelenamento di Ginny, era stato avvistato. Credendoli sotto shock, i ragazzi erano stati rimandanti nelle loro stanze di ricovero, ma il Maggiore aveva capito che tutto quello non era solo il delirio di tre studenti traumatizzati, ma qualcosa di molto più serio.

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“To all the parents with sleepless nights,
Sleepless nights.

Tie your kids home to their beds,
Clean their heads.
To all the kids with heroin eyes,
Don't do it, don't do it.
Because it's not not what it seems,
No no it's not not what it seems.”

Salvation, The Cranberries

Molly Weasley si accorse di essersi addormentata nonappena riaprì gli occhi e si trovò con la testa appoggiata al bordo del letto di Ginny. Si tirò sù a sedere leggermente infastidita. Non avrebbe voluto farsi sopraffare dalla stanchezza proprio adesso che la sua bambina si era risvegliata. E infatti, un pallido ma sorridente viso lentigginoso ricambiava il suo sguardo dalla brandina.

“Mamma, avresti potuto dormire ancora.”

Molly scosse la testa e si strofinò gli occhi. “Tesoro, non preoccuparti, avrò tempo per riposarmi meglio quando saremo a casa.”

Accanto a loro si fece avanti Arthur Weasley, con in mano un bicchiere di tè per sua moglie. “Tieni cara, tirati un po’ su.”

Ginny osservò i suoi genitori. Avevano l’aria così tirata e stanca che gli dispiaceva dovessero stare accanto a lei quella continuazione senza potersi prendere un attimo di pausa.

Perché non andate a riposarvi un po’? Può venire qualcun altro qui con me.” Appena si era svegliata, Ginny non aveva voluto sapere con esattezza cosa fosse successo dopo che aveva perso conoscenza, ma si era sentita sollevata nel sapere che almeno suo fratello e i suoi amici fossero sani e salvi. Saperli vivi rappresentava quel tanto che voleva sapere e quel tanto che le bastava, era troppo stanca per qualsiasi altra notizia.

“Sta’ tranquilla.” la rassicurò di nuovo suo padre “Pensa solo a rimetterti in forze, non pensare a noi, stiamo bene.”

Ginny stava per controbattere testarda, ma un leggero bussare attirò l’attenzione dei tre. Senza aspettare risposta, la porta si aprì rivelando la figura di un'anziana signora che fece il suo ingresso nella camera, facendo frusciare il suo lungo mantello che copriva un’elaborata veste da strega. La donna salutò i tre Weasley con un sorriso stanco e tirato.

“Salve Molly… Arthur…” il suo sguardo si posò su Ginny e il suo sorriso divenne un po' più triste “Salve anche a te.”.

“Zia Muriel!” esclamò Molly sorpresa.

“Come mai sei qui Muriel?” domandò Arthur “Hai saputo?”

La donna annuì, facendo ondeggiare le ciocche che sfuggivano dalla grigia crocchia. “Sì purtroppo ho saputo, per questo sono corsa qui. Non abbiamo più molto tempo.”

A quelle parole Molly la guardò spalancando gli occhi. “Zia Muriel, cosa intendi dire? Così ci spaventi…”

Muriel fissò i due seduti di fronte a lei e sospirò “Intendo dire che Ginny deve venire via con me adesso, non possiamo più aspettare.”

Un rumore di vetri rotti annunciò che la signora Weasley aveva fatto cadere per terra il tè e adesso tremava. “M-Muriel ti prego… Ginny è malata… Ginny non può…” il signor Weasley le strinse la mano mentre la voce le mancava.

“Molly ascoltami bene, non è solo lei ad essere il pericolo ed entrambi lo sapete bene. Visto lo stato delle cose lo siamo tutti, quindi non è solo lei che dove sparire, ma anche voi, anche gli altri. Ormai hanno cominciato il rastrellamento e non si fermeranno finché non avranno l’intero Mondo della Magia sotto il loro controllo. Moriranno molte persone se perdiamo altro tempo...

Ginny ascoltava incredula. “Ma che state dicendo?” esalò con un filo di voce.

La zia Muriel le rivolse uno sguardo addolorato “Devo aiutarti bambina. Devo aiutarti perché dovrai fare una cosa molto, molto pericolosa.

In quel momento un flash attraversò la mente di Ginny, facendola cadere in un altro dei suoi sogni ad occhi aperti. Con un gemito si portò le mani alle tempie, mentre la scena le scorreva chiara come non mai davanti agli occhi.

Ombre, mantelli, uomini e donne in funga lungo le scale e i corridoi di un ospedale... Gente che fuggiva, gente che urlava, gente bersagliata da incantesimi che si accasciava al suolo... Il rastrellamento...

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“Non posso credere di essere di nuovo steso su un materasso e non su un sacco di paglia. biascicò Harry buttandosi di schiena sul suo letto. Avevano ricevuto degli abiti puliti da cambiare ai loro sporchi e scomodi ed erano appena rientrati nella loro camera del Reparto. Il ragazzo si voltò verso Ron, che silenzioso, sedeva sul letto accanto al suo. “Hermione?”

“Dorme. L’ho convinta a restare in camera con sua madre. fece un mezzo sorriso “Quando l’ha vista conciata com’era per poco non è svenuta.” il sorriso sparì com’era venuto.

Harry lo fissò a lungo. “Stai bene?”

Ron fece spallucce. “Quanto te.”

“Ho capito.” Fece una pausa “Sai, tu e Hermione…” l’amico alzò la testa e Harry gli rivolse una smorfia di approvazione “Va tutto bene amico, sono contento per voi. E’ una buona cosa dopo tutto quello che abbiamo passato.”

Ron non fece altro che annuire piano “Sì, è una cosa buona.

Harry non rispose e si limitò a fissarlo. Era assurdo come entrambi non riuscissero ad essere contenti quanto valesse esserlo per una cosa così bella. L’esperienza nel passato li aveva cambiati così tanto?

In quel momento dalla porta entrò la signora Weasley, visibilmente scossa. Dal corridoio si udivano voci concitate di Guaritori e maghi che andavano avanti e indietro, portando via i ragazzi dalle camere. Ron si alzò immediatamente.

Cosa succede??!”

“Ron, Harry venite presto, dobbiamo andarcene. esclamò la signora Weasley avvicinandosi a suo figlio e facendo segno di seguirlo.

“Mamma, ti ho chiesto che succede!” ripetè lui, lasciandosi accompagnare verso la porta mentre Harry notava la sua espressione terrorizzata.

“Signora Weasley...?” rincarò lui accostandosi a lei.

Molly Weasley lo guardò, i suoi occhi erano spalancati. “I Mangiamorte hanno spezzato la guardia degli Auror e stanno prendendo il San Mungo. Hanno cominciato il rastrellamento.”

Harry s’irrigidì “Cosa vuol dire??”

“Reclutamento forzato. O con loro o morti.”

Ron si voltò versò la porta della camera. “Hermione...” disse piano.

Cosa?” sua madre lo guardò, ma lui era già corso fuori.

“Ron!!” Harry gli corse dietro, ma l’amico era già sparito in direzione della stanza di Hermione, quando dalla sala sterile del Reparto vide emergere il signor Weasley e l’anziana zia Muriel che aiutavano Ginny ad uscire da lì, ma la ragazza era visibilmente debole e non riusciva a reggersi e a camminare, in più la folla nel corridoio sempre più spaventata spingeva troppo forte e sicuramente avrebbe finito per buttarla a terra. Harry si decise subito, corse verso di loro e sollevò la ragazza tra le braccia.

“Andiamo via, presto!”

“Le scale sono da questa parte!” urlò il signor Weasley sovrastando il fragore della fuga. Nel frattempo che raggiungevano le scale Ron, Hermione e i suoi genitori si unirono a loro verso l’uscita, ma le scale erano un ingorgo unico e dalle urla che salivano di tono sembrava che i Mangiamorte fossero sempre più vicini. Il signor Weasley cercò di farsi sentire nel frastuono “Proviamo le scale di servizio! Sono al fondo del corridoio, oltre la porta di compartimentazione!”

Il gruppetto tornò sui suoi passi oltre la massa che spingeva giù per le scale principali e tornò nel corridoio. Harry adesso sentiva il peso di Ginny gravare sulle braccia, ma sperava che sarebbero riusciti a uscire dal San Mungo il prima possibile o non sarebbero mai riusciti ad usare una Passaporta per andarsene.

Ron fu il primo ad oltrepassare la porta di compartimentazione, sempre tenendo saldamente Hermione per mano e gli altri dietro, quando improvvisamente il ragazzo si bloccò a metà della prima rampa. Dalla tromba delle scale vide dei mantelli neri salire velocemente verso di loro.

“Indietro!!!” urlò spingendo Hermione di nuovo verso la porta del corridoio “Stanno salendo da qui!!!”

Il gruppo fece dietro front, ma i Mangiamorte sembravano avere le ali ai piedi e tra poco li avrebbero visti. In un microsecondo, Ron realizzò che non ce l’avrebbero mai fatta se qualcuno non li avesse tenuti occupati. Guardò in sù verso la sua famiglia e i suoi amici.

Ginny era stata coraggiosa, aveva salvato Harry durante l’attacco ad Hogwarts. Harry era stato coraggioso, aveva affrontato il campo di battaglia da solo per raggiungerli dentro Kerenska. Hermione era stata coraggiosa, aveva affrontato Coldfog e lo aveva battuto. Adesso toccava a lui avere coraggio.

Il signor Weasley spalancò la porta di compartimentazione e lasciò che Harry e Ginny la oltrepassassero, subito dopo la signora Weasley, la zia Muriel, i genitori di Hermione e infine lei. In quel momento Ron lasciò andare la mano della ragazza. Immediatamente lei si voltò, mentre il ragazzo le chiudeva dietro la porta.

“Andatevene! Non so per quanto riuscirò a trattenerli!!” gridò lui prima di sigillare la serratura con l’incantesimo Collo Portus.

“Ron!!!” urlò Hermione afferrando la maniglia e cercando di riaprire la porta “RON VIENI VIA!!”

Anche gli altri si fermarono e la signora Weasley si unì ad Hermione. “Ron nooo!!

“Andate via presto!!” gridò lui dall’altra parte, poi sfilò la bacchetta dai pantaloni e si preparò ad affrontare la sua caduta. “Con coraggio…”

Dall’altra parte della porta, il signor Weasley afferrò sua moglie e la trascinò via, con la morte nel cuore mentre il padre di Hermione faceva lo stesso con la figlia.

“No! No!! Ron ti prego!!!” gridò Hermione piangendo mentre suo padre la obbligava a voltare le spalle alla porta e raggiungere lo scalone principale.

Harry nel frattempo si mordeva le labbra quasi fino a farle sanguinare, ma non tornò indietro né si fermò con il suo prezioso carico tra le braccia, perché sapeva che in nessun modo Ron avrebbe cambiato idea. E con il resto del gruppo che seguiva lui e Ginny, trovarono una via di fuga che li conducesse lontani dal San Mungo, lontani dai sensi di colpa e lontani da Ron.

'Cause it makes me that much stronger
Makes me work a little bit harder
It makes me that much wiser
So thanks for making me a fighter
Made me learn a little bit faster
Made my skin a little bit thicker
Makes me that much smarter
So thanks for making me a fighter”

Fighter, Christina Aguilera

Fine Prima Parte

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Ebbene sì, finalmente ci siamo…

Ragazzi ditemi voi da che parte devo mettermi a strisciare per chiedervi perdono per non aver aggiornato per ben 8 mesi… °___°

Però, se posso avere una piccola difesa dalla mia parte ;P vi informo che quando ad Agosto ero quasi pronta a postare l’ultimo capitolo, l’hard disk del PC sul quale c’era salvata l’unica copia del capitolo si è totalmente fulminato, mandando a putt*** ben 30 GB di roba… così, ho passato due mesi a deprimermi (in molti lo sanno ç___ç) prima di trovare la forza di riscrivere completamente da capo il capitolo…

Ultimamente poi c’è anche una novità in più che mi ha rallentata un pochino: aspetto un bimbo e sono già al 4 mese di gravidanza!!! ^____________^ E’ un’esperienza meravigliosa, ma questo per me è significato tanti pensieri in più, al quale si è aggiunta la decisione del matrimonio tra me e il mio ragazzo (che è più grandicello di me ^__-). Ebbene sì, per chi non lo sapesse ancora, ora è ufficiale: il 1° Luglio 2006 mi sposerò! Il tutto si aggiunge al fatto che devo assolutamente finire l’università (ancora due annetti buoni). Mi perdonerete perciò se vi ho fatto attendere così tanto! *^_______^*

Aggiungo inoltre che mi ero prefissata di finire la prima parte di Becoming Heroes prima di completare anche l’altra mia fan fiction, “Leave it to Harry and Ginny”, quindi ecco perché anche lei è ferma da Giungo al penultimo capitolo. Ad ogni modo, mi impegno a finirla prima di cominciare il sequel di Becoming Heroes, che spero sarà on-line entro la fine di questa estate.

E a voi che per un anno e mezzo mi avete seguita e sostenuta con tanto calore ed entusiasmo un grazie di cuore, senza di voi non sarebbe stata la stessa cosa!!! VI ADORO!!!

Mi scuso invece con coloro che hanno lasciato il loro preziosissimo commento sul 19° capitolo e ai quali non ho potuto rispondere personalmente, per riuscire a postare il prima possibile, spero mi capirete, ma e vi ringrazio doppiamente!

AvaNa Kedavra,

EDVIGE,

Kaho_chan,

Vale,

Saturnia,

Ly,

Trevor,

Dorothea,

Sunny,

Saphira89,

Lizie,

Ransie86,

daisy05,

Marcycas - the Lady of Darkness,

ramona55

E inoltre in occasione della fine della FF, ho preparato (in realtà già ad Agosto) il terzo trailer della saga!! *^_________^* Se volete dargli uno sguardo è nella solita cartella dei video, che per comodità vi riporto qui. Forse qualcuno di voi l’ha già visto, ma nel caso non fosse così…. ^___-

http://mio.discoremoto.virgilio.it/becoming_heroes

UN BACIONE GRANDE COME L’OCEANO!!!

*Giulia*Judie* J

  
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