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Autore: Remedios la Bella    29/08/2011    3 recensioni
Un ragazzo tedesco che tollera gli ebrei e trova misera la loro condizione. Max.
Una ragazza Ebrea dallo sguardo vuoto e dal passato e presente tormentati e angustiati. Deborah.
Due nomi, un'unica storia. 15674 è solo il numero sul braccio di lei, ma diverrà il simbolo di questa storia.
In un'epoca di odio, nasce l'amore.
E si spera che quest'amore rimanga intatto per lungo tempo, e sradichi i pregiudizi.
Enjoy!
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17
 
Dormii davvero poco, i dolori al ventre erano insopportabili e i conati bruciavano la mia gola. Ma ciò che mi premeva non era tanto il dover ammettere che sarei morta a breve, ma il fatto che avrei dovuto lasciarlo per sempre. Quel bacio che gli avevo timidamente schioccato sulle sue morbide labbra che contrastavano con le mie secche era stato un momento di liberazione da tutto ciò che in quei pochi giorni lui era riuscito a farmi fermentare nel cuore. Ma ormai tutto sarebbe andato a farsi friggere … io morta avrei raggiunto mia madre in cielo, lui avrebbe visto sangue e avrebbe desiderato seguirmi solo per non dover soffrire più.
Sperando con tutto il cuore che non morisse solo perché volesse starmi vicino, cercai di dormire, anche se da come ho già detto il sonno non venne.
Volevo risalutarlo prima del controllo, volevo di nuovo perdermi in quelle due gemme smeraldine che lui possedeva, in quel sorriso dolce e rassicurante. Ma sapevo dentro di me che non avrei mai potuto realizzare quel mio ultimo desiderio.
Venne così l’alba,  e le mie orecchie sin troppo sensibili in quei giorni, poterono udire dei passi provenienti da fuori. Poi qualcuno bussò lievemente, io non mi mossi dalla mia postazione accucciata in cucina. Potei però sentire i passi felpati della signora Schubert, che doveva essersi svegliata improvvisamente, che andava ad aprire la porta per accogliere l’ospite.
Chi poteva essere se non quel disgraziato di Xavier? Lui salutò la signora, che con la coda dell’occhio potei vedere in accappatoio di seta e pantofole.
“ Salve … mi servirebbe la numero 15674.” Disse lui con voce più fredda del solito.
Potei intravedere la signora avvicinarsi a me e sentii il suo lieve tocco sulla spalla:” 15674, alzati.” Mi disse in un orecchio, con fare quasi gentile. Io aprii gli occhi e finsi di essermi svegliata in quel momento, ma mi alzai subito e andai verso Xavier, che “gentilmente” mi afferrò per il braccio.
“ La ringrazio signora.” Fece lui spingendomi fuori.
Con la coda dell’occhio potei notare nello sguardo della donna un qualcosa simile a un sentimento di pietà. Pietà? Lei? La moglie di uno dei capi dell’esercito più temuti dagli Ebrei in circolazione? Proprio lei, la madre del mio … Max?
Vidi quasi chiaramente che sembrava triste che io fossi nelle mani del francese. E dire che nelle poche volte che l’avevo vista non aveva mai occhi così interessati a me, se ne stava sempre per le sue, anche quando il marito le parlava del lavoro, di come odiasse i prigionieri del campo. Notavo  quando facevo il mio lavoro in casa, come lei non desse attenzione a niente, né al marito ma neanche alla mia condizione. Come se non stesse da nessuna parte … o forse lo faceva solo per non mostrare a nessuno qual’era la sua vera opinione?
Ritenni strano quello scambio di sguardi e ci pensai anche mentre mi dirigevo alla vettura che mi avrebbe scortato verso il campo per le analisi.
La tristezza venne e il dubbio le lasciò il posto, e presa da ciò, diedi un’occhiata alla finestra del piano di sopra, dove sapevo che fosse la stanza di Max. Con mio enorme sollievo, vidi le sue gemme squadrarmi, in uno sguardo quasi malinconico. Trattenni le lacrime e ricambiai, mentre lo vidi posare una mano sul vetro della finestra. Sulle sue labbra potei leggere chiaramente :” Ti amo.”
Non riuscivo a capacitarmi ancora di doverlo lasciare per sempre. Quel gesto mi mosse qualcosa dentro, e con un sussurro gli dissi “ Ti amo anch’io.” Ponendo le mie mani sulle mia labbra, come per potergli spedire l’ultimo bacio. Lui annuii e non si scostò fino a che non mi vide entrare nella macchina.
Il grigiore dei sedili mi fece venire un groppo allo stomaco, e finalmente le lacrime scesero dai miei occhi. Sentii il motore dell’auto rombare, mentre soffocava con il suo orribile suono quello dei miei flebili singhiozzi.
 
Max, Max, Max ... perché sei così ingenuo? Fratellino, non ti capirò mai … avrei voluto rispondergli proprio così, a quel cocciuto, dopo aver ricevuto quel suo biglietto nel cuore della notte. Fortuna sua che le mie orecchie avevano sentito la carta strisciare sotto la porta della mia stanza!
Vidi quel pezzo di carta sul pavimento, e lo raccolsi. Ne dedussi subito il mittente, e potei svelare i miei sospetti quando dallo spiraglio della stanza potei vedere la sua porta chiudersi con un cigolio appena udibile.
Mi sedetti sul materasso e aprii il bigliettino:” Elly, so che forse ti chiedo troppo, ma ti prego di voler esaudire un mio ultimo desiderio prima che io lasci questa casa per un bel po’. Fai in modo che lei non muoia. Inventati di tutto, ma fa in modo che Dio non se la prenda con sé, che io possa rivederla un giorno o l’altro.
Ti prego, con qualsiasi mezzo.
Max.”
La scrittura era chiara e leggibile, tipica di mio fratello. Adoravo la sua calligrafia ordinata. Rilessi più e più volte quelle frasi cariche di sentimento, e sospirai. Come fare a resistere a tali suppliche?
Misi il biglietto sul tavolo, e inspiegabilmente, spinta da chissà cosa, mi misi a camminare su è giù per la mia cameretta, come per voler formulare qualche piano di fuga.
“ Potrei uccidere Xavier  … no è rischioso … falla scappare! … si, ma come? Oddio sono a corto di idee …” rimuginavo mille e mille idee, ma nessuna mi sembrava adatta In fondo, quando ti capita di dover salvare un’ebrea da morte certa? Sempre che la morte non prenda anche te!
Ero sicura che qualsiasi cosa avessi formulato, non sarebbe andata bene … mi serviva per forza l’aiuto di qualcuno. Max? Era lui quello in difficoltà … i miei genitori? Ehm … papà no di certo … mamma … con lei sarebbe stato un forse.
In effetti, pensai che se avessi chiesto aiuto a mia madre, avrei ricevuto risposte varie: o lei avrebbe avuto paura e mi avrebbe negato il suo aiuto, o mi avrebbe appoggiato in qualche modo. Ma sapevo che la seconda opzione era molto più incerta della prima. Sapevo che non poteva mai contraddire nostro padre, chi lo faceva  era come un nemico, e i nemici vanno abbattuti. Anche se le donne di solito venivano lasciate perdere … quindi se avesse deciso di aiutarmi, magari avrei potuto avere il suo aiuto.
Immersa in questi pensieri, non riuscii a cogliere il rumore della porta di camera mia che si apriva. Sobbalzai quando vidi che chi entrava era proprio la persona che cercavo, mamma. Doveva essersi svegliata a causa dei miei passi.
“ Roberta … non riesci a prendere sonno?” mi chiese con voce assonnata. Teneva il suo accappatoio di seta azzurra stretto e trascinava i piedi, chiaro segno che si era svegliata poco prima.
“ Scusa, madre … torno subito a letto .. ma prima, posso chiederti un favore?” non sapevo cosa mi fosse preso, ma stavo quasi per dirle ogni cosa. Afferrai il biglietto di Max e glielo porsi:” Tu che cosa faresti al mio posto?”
Lei prese il bigliettino dubbiosa e lo aprì. E potei leggere nei suoi occhi il turbamento più profondo:” Ma è impazzito …”
“ D’amore .. ma ho promesso di aiutarlo … ti prego , non abbandonarmi, sei l’unica su cui posso contare.”
Lei mi guardò con aria quasi disperata:” sapete in cosa vi state cacciando?”
“ Si … ma lui non vuole demordere …”
“ capisco … è cocciuto come suo nonno …” fece lei sedendosi sul letto. Si passò una mano tra i capelli:” C’è un unico modo per poterla salvare. “
“ Quindi mi aiuterai?” nella mia voce suonò la speranza.
“Non posso tirarmi indietro … ascoltami, Roberta, e fa quello che ti dico …” mi sedetti accanto a lei  e ascoltai il suo piano di fuga. Non trovai altro nella mia mente di più efficace e effimero.
Bastava solo avere pazienza. 

   
 
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