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Autore: shiemi01    30/08/2011    4 recensioni
Allora sono nuova, ho deciso di iniziare a scrivere questa ff è la prima.Narra di una ragazza di nome Ginevra,una piccola e aggraziata ragazza di 15 anni,che appare come dire umana,normale ma in fondo non lo è,è un essere magico e speciale.Una ragazza che secondo alcune leggende non ha un'anima,ma se lei dimostrasse il contrario?Cosa farebbero i produttori dei libri delle leggende?Dovranno riscrivere tutto dall'inizio?
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve, scusate il mio ritardo cronico nell'aggiornare ma sono molto impegnata, questo capitolo spero non vi deluda, se ci sono degli errori fatemelo presente,e datemi consigli,critiche,qualunque cosa mi faccia crescere dal punto di vista artistico.Spero apprezziate i miei sforzi nel cercare di scrivere qualcosa di leggibile e concreto,anche perchè ho dovuto fare un bel pò di ricerche.Sono sicura di aver già parlato troppo quindi ora vi lascio al capitolo!A me non piace molto,giudicate voi!Un bacio e un grazie particolare a coloro che hanno recensito.

1.Primo capitolo

Sotto i primi raggi di luce, sguazzo nel fiume Hillsborough. L’acqua è tiepida nonostante, sia finita da poco, la stagione estiva molto umida,  caratterizzata spesso da temporali, una stagione piovosa.
Esco dall’acqua accertandomi che non ci sia nessuno, mi rivesto e mi incammino verso casa. Ogni mattina prendo l’auto per arrivare al fiume sebbene attraversi tutta la città.
Io vivo qui, a Tampa, il capoluogo della Contea di Hillsborough, posta sulla costa occidentale della Florida.
In auto attraverso varie strade per arrivare alla mia dimora, il finestrino è bassato e sento l’aria che mi sferza il viso, rendendomi i capelli un cespuglio pieno di nodi. Guardo nello specchietto retrovisore dell’auto e noto che sul display della farmacia oggi la temperatura è posizionata sui 35 gradi.
L’aria è afosa, ma niente è meglio per iniziare un nuovo giorno, una nuova vita.
Oggi è il mio primo giorno di scuola.
Parcheggio l’auto nel vialetto della casa, salgo gli scalini che mi portano alla porta a due a due, mi guardo circospetta intorno e sfilo le chiavi da sotto lo zerbino, lasciandomi sfuggire un risolino divertito.
Uso sempre questa specie di rituale, perché nei pochi giorni passati sulla terra ferma, vedendo alcuni film, notai che gli attori si comportavano sempre cosi, e da quel giorno lo continuai a fare per abitudine, anche se dove abito io, non c’è nessuno a parte me.
La scuola che frequenterò è la Freedom High School, chiusa per alcuni anni a causa di un ragazzino che progettava di farla saltare in aria, creando un bomba.
Gli studi sono stati riaperti da poco, la scuola non impone delle divise come si prevede in molti regolamenti scolastici, quindi oggi ho deciso di indossare il mio prendisole preferito, color corallo, abbinato a dei sandali fatti di plastica e conchiglie. Lascio i capelli castani liberi, e uso un po’ di matita nera per contornare i miei occhi blu, tendenti al nero.
Rientro in macchina e mi incammino.
Arrivo dopo 10 minuti precisi di orologio. Scendo dall’auto, mi munisco di penne e quaderni, afferrando la mia cartella in stile hawaiana e mi dirigo coraggiosa e sorridente verso l’entrata.
Alla porta c’è un affisso io sarò nel secondo anno, al terzo piano, nella sezione B. Forse sono una delle più piccole, perché sento dei commenti su delle ragazze che saranno nella mia aula che parlano di aver già compiuto i 16 anni nell’estate.
Io purtroppo non li compirò mai, il mio popolo vuole secondo alcune usanze che io inizi ad invecchiare dopo aver compiuto delle specie di rituali appartenenti al ciclo umano, se non lo farò il mio aspetto rimarrà immutato nei secoli.
Mi volto dall’altro lato stampandomi in faccia una smorfia di disgusto e invidia nei confronti degli umani.
Non accorgendomene sbatto contro un ragazzo facendogli cadere tutti i libri per terra, li raccolgo velocemente, chiedendogli scusa ripetutamente.
Lo guardo e rimango sbalordita, sento una scossa, un fremito, una specie di scarica di elettricità quando incontro quegli occhi, quel viso, quei capelli, quel corpo, quel ragazzo.
Tengo a bada i miei istinti primordiali, la mia voce si affina nella mia mente, sono pronta ad ucciderlo, ma c’è qualcosa che mi frena, non so cosa sia.
E’ lo stesso del bosco, ne rimango affascinata, mi sembra di essere in uno sorta di trans meditativa, mi risveglio e gli porgo la mano, stringendola con una presa salda.
-Piacere io sono Ginevra Wilson, mi dispiace tanto, non volevo.-
-Non preoccuparti, non è successo niente, non c’è bisogno di scusarsi sono cose che capitano, comunque io sono Julian Green.-
Noto il suo sguardo sorpreso, che si posa sul mio corpo e sul mio viso, studiandolo in modo attento.
Di sicuro avrà notato la mia bellezza, una cosa normale per il mio popolo, per le donne del mio regno, tutti rimangono affascinati da noi ma lui sembra studiarmi in modo diverso, come se volesse, come se sentisse, intuisse che io provengo da un luogo diverso, nonostante sia quasi uguale in tutto e per tutto a lui.
Guarda per un attimo l’ultimo libro rimasto per terra, istintivamente e allo stesso tempo ci pieghiamo per prenderlo, i nostri nasi si sfiorano, io arrossisco al contatto e mi allontano violentemente, come scottata.
Mi scosto, lui si rialza, e mi guarda divertito, come se fosse contento di avermi messo in imbarazzo.
Guarda altrove, dietro di me, poi riposa il suo sguardo su di me, e io mi perdo in quell’oceano verde, ma vengo riscossa dal tono della sua voce.
-Dicevi?- gli chiedo non avendolo sentito.
-Dicevo….- rispose lui modulando il suono della mia voce prendendomi in giro.
-Che è appena suonata la campanella e che se non vuoi perdere il tuo primo giorno di lezioni, dovresti affrettarti e andare in classe.-
-Ah si, grazie.- rispondo.
-Sai che sei veramente strana? Ma sembri simpatica..- mi dice Julian.
-Ah grazie, lo prendo come un complimento.-
E me ne vado prima che aggiunga qualcos’altro.
Entro in classe e mi siedo in prima fila, per seguire meglio le lezioni.
Sento il tuonare di una voce imponente, maschile che richiama la classe all’attenzione.
-Allora buongiorno, io sono Herman Brown il professore di mitologia e oggi parleremo delle Ondine, creature leggendarie.- disse con fare convinto e professionale.
Mi accorsi che la classe rispose con un sonore grido di disapprovazione nei confronti del professore, che già il primo giorno voleva iniziare a far studiare i proprio alunni.
-Bè? Cos’è questa confusione? Non voglio sentire volare neanche una mosca. Ci siamo capiti?- tuonò imperiosa e seria la voce dell’uomo quarantenne.
Questa volta la classe annui all’unisono e sul volto dell’umano si dipinse un ghigno di soddisfazione.
Mentre cominciava notai che aveva un fastidioso tic, si rimetteva a posto continuamente gli occhiali posizionati sul naso, erano caratterizzati da grandi lenti che facevano sembrare i due grandi occhi azzurri appartenenti all’uomo grandi e lucidi.
Si tirò indietro i capelli rossicci e iniziò la lezione.
-Bene ragazzi come voi tutti sapete oggi alla prima ora vi tocca la lezione di Mitologia, una materia molto interessante che voi tutti conoscete, spero che la conosca anche la nuova arrivata, signorina vuole dirci il significato di mitologia?-
Disse questo indicandomi, mi invitò ad alzarmi e a rivolgermi a tutta la classe.
Andando vicina alla cattedra sentii un brusio generale sollevarsi dall’aula.
-Signorina prima si presenti e poi risponda alla mia domanda.-
Disse il professore, che incominciavo già ad odiare.
Sicura e sorridente come sempre mi misi di fronte all’intera classa e iniziai col presentarmi.
-Salve, io sono Ginevra Wilson…- stavo per continuare quando venni interrotta da due idioti nell’ultima fila che fecero un fischio di ammirazione e notai che fra di loro c’era Julian, il cacciatore, lo chiamavo così ora.
Il professore si schiari la voce e tornò il silenzio.
-Bè io vengo dall’Europa ma recentemente ho deciso di venire a vivere qui…bè passo alla spiegazione di Mitologia prof?-
Chiesi all’uomo, visibilmente in imbarazzo che rispose sono con un accenno del capo.
-La mitologia è lo studio dei miti nelle singole religioni, ma anche l’insieme dei miti del mondo greco e romano.-
Conclusi soddisfatta della mia risposta eccellente.
-Infatti è proprio cosi, spiegazione eccellente signorina Wilson.- disse l’umano.
Dopo essermi seduta mi girai per essere sicura di non aver visto male, infatti avevo visto fin troppo bene, Julian era nella mia stessa classe.
-Bene dopo questa magnifica esposizione fatta dalla signorina Wilson, che si è già guadagnata la mia simpatia continuo con il discordo delle ondine.-
Riprese fiato e si mise a sedere nella sua grossa poltrona sistemata dietro la scrivania color ciliegio, nuova di zecca. Si risistemò gli occhiali e riprese a parlare.
-Le ondine sono creature leggendarie, parte del folklore europeo, presenti anche nel folklore germanico. Secondo la tradizione, le ondine sono prive di anima  ma possono guadagnarsene una sposando un uomo mortale e dando alla luce un figlio, sono creature misteriose, in genere rappresentate come bellissime donne con la coda di pesce. Abitano i fiumi e  talvolta attirano gli uomini fino a farli annegare con la loro meravigliosa voce.-
Stava per continuare ma la sua voce venne sovrapposta dalla campanella, io feci una preghiera di ringraziamento.
Certo però che gli umani ne sapevano di cose, peccato che fossero convinti che avevano la coda come quella dei pesci….
 

 
  
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