- Saaaalve :D
- Eccomi qui, e anche in poco tempo...E' che non stavo piu nella pelle!! ^O^
- Capirete quello che intendo, solo...leggendo xP
Detto ciò, meglio che mi dileguo, non vorrei farmi trovare, quando leggerete un punto del capitolo...
In compenso..beh, non vi dico niente, ma sappiate che c'entra quel bontempone di Adam.
Un bacione grande!
- Capitolo 16. L’ho
mai detto che odio le feste?
- Dovevo
ricordarmelo, nel caso si fosse
presentata di nuovo occasione: non dovevo mai
più farmi dare una mano da Kim per il look per una festa.
- Se
per infilare quel pezzo minuscolo di
stoffa sbrillucicante ci avevo messo mezzo secondo - da non chiedere
come il
mio cervello avesse deciso questo irragionevole atto di masochismo
puro-la fase
di ristrutturazione facciale durò le seguenti due ore.
- La
cosa era stata traumatizzante.
- Quella
pazzoide schizofrenica della mia
amica aveva impomatato e truccato ogni millimetro di pelle del viso,
con
fondotinta, cipria, matite, mascara, obretti dai colori dell’arcobaleno
e
lucidalabbra appiccicosi al gusto ciliegia: per un momento, avevo
temuto di
essere stata tramutata in un clown.
- Ma
quando mi guardai allo specchio,
stentai a riconoscermi.
- Rimasi
praticamente a bocca aperta,
mentre Kim sogghignava: -Sei bella da mozzare il fiato, Natalie..- si
guardò
compiaciuta le unghie, -Vedrai quanto roderà quel cretino.-
- Dubitavo
che Adam avrebbe prestato
attenzione a me, ma in quel momento
non potei almeno un pochino essere d’accordo con Kim per la prima
affermazione.
Stavo bene così, e per una volta mi sentii degna di nota.
- Mi
ero sempre ritenuta piuttosto
anonima, nella norma. Quella sera, però, volevo brillare, almeno per
una volta
nella mia vita.
- Kimberly
si preparò nei restanti venti
minuti, con un’attenzione quasi maniacale a rendersi bellissima. Non
che
servissero i trucchi per sottolineare quanto fosse aggraziata nei
lineamenti né
vestiti vistosamente corti per evidenziare il suo corpo.
- -Benissimo..siamo
pronte entrambe,
direi che ci possiamo avviare.- Sorrise, aprendo la porta della sua
camera per
scendere in salotto.
- -Chad!-
urlò, fracassandomi i timpani.
Chad era il fratello di Kim, aveva quattro anni più di noi, e per
quella sera
era il nostro chauffeur.
- Appena
ci vide, strabuzzò gli occhi
chiari. –Ma siete impazzite? Non uscite di certo combinate così!- Il
suddetto,
era famoso per la sua ossessiva protezione per Kim, e si atteggiava
spesso e
volentieri da bodyguard. E questo accadeva da quando la mia cara
migliore amica
aveva quattro anni, e Kim,era veramente stufa dell’iper protettività
del
fratello.
- Kim
sbuffò: -Ci abbiamo messo quasi tre
ore, per prepararci, e ora di certo tu non ci smonterai i piani.
Volente o
nolente, ci porti a quella festa, Chad!- sibilò, perentoria.
- Lui
assunse un ghigno. Dovevo ammettere
che quel ragazzo emanava un fascino quasi magnetico. –Vedremo cosa dirà
il
boss..mamma!- chiamò, alzando la voce
per farsi sentire da Johanne, che arrivò quasi immediatamente con un
cesto di
vestiti da stirare. Poggiò il tutto sul tavolo, e si voltò ad
analizzarci,
aprendosi in un sorriso. –Siete magnifiche, ragazze! E Natalie..quel
vestito ti
sta d’incanto, anche se pensavo l’avessi scartato!-
- Ridacchiai,
arrossendo. Kim prese la
parola:-Infatti l’ha scartato,all’inzio..ma ha cambiato idea per una buonissima causa.- e ghignò, quella
pazza.
- -Ma
mamma!- si lamentò Chad, indignato.
–Non possono andarsene in giro così! Non sai quanti maniaci girano? E
poi fa
freddo!- Johanne scosse la testa, ridendo.
- Kim
ghignò ancora, vittoriosa.
–Bell’imbusto, forza, prendi le chiavi..siamo già in ritardo!- Lanciai
un’occhiata veloce all’orologio appeso alla parete, constatando che
fossero
ormai le nove e mezza, e che ci avevamo messo più tempo di quanto
pensassi, a
prepararci.
- Chad
sbuffò,e prese rassegnato il suo
giubbotto dall’attaccapanni accanto alla porta, borbottando tra sé.
- Johanne
rise ancora, lasciando una
carezza sulle guance di entrambe.
- -Divertitevi
ragazze, stendeteli
tutti!- esclamò, mentre uscivamo imbacuccate nei nostri cappotti,
ancora
ridacchiacchiando.
- Il
posto in cui era organizzata la
festa distava circa un quarto d’ora dalla casa di Kim. Chad rimase
zitto per
tutto il tragitto, impettito e indignato perché sua madre non l’aveva
appoggiato nel segregarci in casa.
- Quando
scendemmo dall’auto, il fratello
di Kim scoccò ad entrambe uno sguardo penetrante che non ammetteva
replice:
-Fate attenzione..- Kim annuì e fece un gesto come per scacciare una
mosca,
senza degnarlo di un saluto decente. Divertita, la seguii dentro al
locale.
- La
musica, che si percepiva già da
fuori, era al massimo e rimbombava nello stabile e pure nel mio
stomaco. Storsi
il naso: io odiavo il volume troppo alto, e odiavo il chiasso. E nelle
feste
c’era sia chiasso che volume alto; era chiaro, no,che odiassi le feste?
- Rimasi
con Kim per un tempo indefinito,
finchè non scorse la sua mira, ovvero l’amico di Adam, e prese il primo
che
passava(che ovviamente non oppose resistenza) obbligandolo a ballare
con lei,
ammiccando in mia direzione.
- Sorrisi,
notando che il povero Jonhatan
avesse il viso quasi violaceo dal nervosismo e dalla gelosia. E no, non
erano i
riflessi delle luci colorate che si riflettevano sulle pareti. I suoi
occhi
erano presi da una furia cieca; povero il malcapitato che ballava con
la mia
amica..non ero sicuro che sarebbe rimasto vivo a lungo, se avesse
sbagliato ad
allungare le mani su Kim davanti a Johnatan.
- Ma
ben presto la futura coppia passò in
secondo piano, quando, voltandomi verso l’ingresso poco distante da me,
vidi
Adam & Co entrare nel locale.
- Fu
come vedere un fulmine nel buio
pesto della notte, accecante e destabilizzante. Era bello da mancare il
fiato.
- Scossi
la testa, cominciando a sentire
la tristezza e la rabbia montare: non dovevo pensare a lui, quella
sera.
- Mi
concessi un ultimo sguardo, e scorsi
Angelina spostarsi in direzione del gruppetto di ragazzi che avrei
voluto
disintegrare dalla faccia della terra.
- Eccola,
Miss Perfezione..figurarsi se
Adam non fosse andato alla festa con quella. Da quel che capivo, ormai
facevano
coppia fissa; normalmente, Adam dopo uno, massimo due giorni scaricava
la
“fortunata”. E pensare che mi aveva convinto che non fosse un
puttaniere,
quella sera, nella casetta, spacciandosi per uno degno di fiducia,
nonostante
le voci di corridoio.
- Ah,
quel brutto verme..non poteva
rovinarmi la serata!
- Mi
diressi spedita, per quanto
riuscissi ad esserlo con tutta quella gente accalcata, verso il bancone
del
locale, in disparte rispetto la pista affollata; il barista mi fece la
radiografia completa, innervosendomi non poco.
- Quel
vestito mi sembrava di nuovo fin
troppo corto.
- -Che
prendi, bellezza?- l’avevo già
detto che mi dava tanto l’aria di viscido?
- Ordinai
la prima cosa che sentii
nominare da due ragazzi poco distanti da me, senza nemmeno sapere cosa
fosse e
sperando che non fosse una bomba esplosiva. Dubitavo che ci stesse
qualcosa di
analcolico, comuque, lì.
- Assaggiai
un po’ restia il drink in
questione, e non lo trovai male; però sentii già la testa alleggerirsi
al terzo
sorso, e quando finii il bicchiere ero piuttosto rimbambita. Avevo mai
accennato al fatto che non reggessi l’alcool? Evidentemente quel
cocktail non
era proprio leggero.
- Con
un sorriso ebete per
quell’improvviso senso di pace interiore, mi ritrovai a dare confidenza
ad un
tipo che si era seduto accanto a me, e che mi guardava evidentemente
divertito.
- -Ciao-
sorrise, educatamente, cercando
di farsi sentire oltre e gli schiamazzi e la musica a palla.
- -Ciao!-
risposi. Ero decisamente
confusa. E decisamente cretina.
- -Come
mai qui tutta sola, questa
bellissima ragazza?- chiese. Era un effetto ottico, o il suo gomito e
tutto il
resto del suo corpo si stava avvicinando a me?
- -Mi
annoio.- fu la mia risposta
asciutta, che lo fece sorridere ancora.
- Tanto
per dirlo, non era quel genere di
persona con cui avrei socializzato completamente lucida; ma siccome il
bicchiere precedente mi aveva reso la mente un po’ annebbiata, non ci
feci
minimamente caso.
- Lo
sconosciuto ordinò due drink dal
nome impronunciabile e sorrise nuovamente. Il barista glieli porse, e
il tipo
fece scivolare un bicchiere verso di me. –Brindiamo alla noia, che mi
fa
incontrare così belle persone.- E ammiccò.
- Da
lucida avrei sicuramente risposto
qualcosa di acido, gli avrei assestato un pugno sul naso e l’avrei
steso con
una ginocchiata tra le gambe, per poi alzare i tacchi. Odiavo chi ci
provava
così spudoratamente, sapeva di viscido. In qualche modo, era anche più
vile del
barista che sembrava spogliare con gli occhi ogni individuo di sesso
femminile
che veniva a bere qualcosa.
- Questa
volta, però, un po’ per la
delusione, un po’ perché non ero
lucida, afferrai il bicchiere e ingoiai il contenuto quasi con
disperazione, il
che mi andò direttamente alla testa. Mi bruciava la gola, e la testa mi
girò
per qualche istante.
- Il
tipo sorrise. –Hai sete vedo..ehi,
fammi un altro di questi.- disse, indicando il suo bicchiere quasi
completamente intatto.
- Tutto
doveva gridarmi “cazzata”, ma ero
ovviamente già ubriaca, e sì sa, quando si è ubriachi si è coraggiosi e
sprezzanti del pericolo: se poi si è anche sentimentalmente e
emotivamente
disperati, è peggio ancora.
- Ero
improvvisamente spigliata e aperta,
come non lo ero mai stata, mentre lo sconosciuto mi parlava.
- Dopo
il terzo bicchiere accettai pure
di ballare con il tipo senza nome, e presi a scatenarmi tra la massa.
Di solito
ero un pezzo di legno, non ero molto portata per ballare, ma quella
sera ero
piuttosto disinibita, e lasciavo che la mia parte irrazionale, per non
dire
idiota, di me mi guidasse.
- Quando la mano di quel tipo scese troppo in
basso, feci per allontanarmi schifata, ma mi sentii afferrare per un
braccio.
- –Direi
che per stasera ti sei divertita
a sufficienza.-
- Alzai lo sguardo annebbiato, trovandomi di
fronte gli occhi fiammeggianti di Adam. Sembrava furioso, e,
inspiegabilmente,
mi arrabbiai anch’io, mentre mi trascinava in disparte. –Tu vieni con
me.-
- Non
riuscii a oppormi, neanche con
tutte le mie forze. Mi portò in un posto piuttosto appartato, lontano
dagli
schiamazzi, il che fu una fortuna perché la testa pulsava forte. Senza
contare
che ero ancora un po’ schifata.
- Adam
mi impalò con uno sguardo intenso
e arrabbiato. –Cosa diavolo credevi di fare, eh?- poi, si aggiunsero le
sue
mani sulle spalle. –Ubriacarti, vestirti in questo modo..cosa volevi
dimostrare?-
sibilò, mentre i suoi occhi furenti mi facevano la radiografia.
- Lo
scrollai via, facendo una smorfia
scocciata.
- -Ti
odio. Perché tu puoi divertirti con
tutte le ragazze che vuoi, e io non posso ballare?- sbottai,indignata
ma con la
bocca impastata. –E poi, se non sto bene vestita così saranno fattacci
miei!-
- Nei
suoi occhi lampeggiò rabbia nera,
ma non rispose.–Stai delirando, sei ubriaca fradicia.- sbuffò, -Eppure
non mi
pare che tu abbia bevuto più di tre bicchieri..cosa diavolo hai
ordinato?
Doveva essere forte per portarti ad essere così sconsiderata.-
- Storsi
il naso, incrociando le braccia
al petto. In un altro momento, avrei dato peso al fatto che mi avesse
osservata
per tutto il tempo, ma in quel momento non ero in me. –Non ti può
interessare
di meno.- gracchiai, con la gola in fiamme. –Perché mi hai trascinata
via? E’
finita la recita, Adam, è finito il gioco. Smettila di tormentarmi..hai
vinto.-
- Notai
i suoi pugni stringersi
spasmodicamente, e poi rilassarsi con uno sbuffò.
- -Possibile
che tu sia così ottusa?
Vabbè che ora non sei lucida..ma normalmente quando si è ubriachi si
dice
quello che si pensa..-
- Annuii,
-Sì, ma io non sono mica
ubriaca..!- mi lamentai.
- Accennò
un sorriso amaro e sarcastico.
–No, neanche un po’.-
- Sentii
un capogiro alla testa, e
barcollai, mugugnando; come arrivai al petto di Adam non lo seppi,
fatto sta
che la cosa mi piacque più del lecito.
- -Sei
proprio un impiastro..- sussurrò.
- Mi
scostò appena, e afferrò la mia
mano, intrecciandola con la sua.-E’ meglio portarti in un posto
tranquillo.- E
mi trascinò in una saletta isolata dal resto.
- -E
questo posto?- chiesi, stupita.
- Lui
si strinse nelle spalle. -Non è la
prima volta che vengo ad una festa qui. Quando ho voglia di starmene da
solo vengo
di qua, senza che nessuno venga a rompermi.- spiegò. Annuii, come se
tutto
fosse chiaro, mentre in realtà la mia mente era una nebbia completa.
Chissà se
stavo sognando. Però sentivo ancora le dita di Adam intrecciate alle
mie, quindi
non era un sogno..un momento: la mia mano in quella di Adam?
- Anche
da ubriaca mi persi in congetture
depresse, e cercai di districare la presa prima che il tutto fosse
troppo
doloroso. Perché giocava così con me?
- Ma
lui non mollò la presa, e con uno
strattone mi ritrovai incollata al suo petto, di nuovo, i nostri
sguardi
intrecciati come le nostre mani.
- Il
suo sguardo era qualcosa di
magnifico, intenso e destabilizzante.
- Quasi
non mi accorsi che si fosse
avvicinato con il viso al mio, troppo impegnata a osservare le
pagliuzze verde
acqua nelle sue iridi.
- Ma
quando sentii il suo respiro sulle
labbra, persi totalmente la cognizione di dove e perché mi trovassi lì,
e
persino come mi chiamavo. Sarebbe successo anche se fossi stata
lucida..anche
se, in quel caso, l’avrei certamente allontanato.
- -Cosa..?-
- Lo
sguardo di Adam si fece un momento
incerto, poi parlò pianissimo, vicino alle mie labbra. –Domattina non
ricorderai nulla, sei troppo ubriaca..tanto vale cogliere
l’occasione..- e le
sue labbra sfiorarono le mie, creandomi uno scompenso ormonale non da
poco e
facendo sussultare il mio povero cuore. Me lo sentivo, sarebbe volato
via di lì
a poco.
- Travolta
da non so cosa, sciolsi le
dita dalla mano di Adam e gli gettai le braccia al collo, baciandolo
con foga.
- Adam
si era irrigidito per un momento,
ma non ci impiegò poi molto a ricambiare il bacio con la stessa
passione.
- Oh,
quanto avevo desiderato quel
bacio..peccato che avesse ragione: l’indomani avrei cancellato il
ricordo, e
per me sarebbe stato come se non fosse successo nulla..ma allora perché
lo
faceva? Cosa cambiava a lui, baciarmi o meno?
- Perché
l’aveva fatto solo con la
certezza che poi non avrei ricordato niente?
- Stupidi
bicchieri di troppo! Quanto
avrei voluto non essere ubriaca!
- Portai
le mani tra i suoi capelli,
morbidi e stupendi, e mi persi a giocarci, mentre lui mi stringeva di
più.
- Possibile
che anche per lui quel bacio
fosse disperato quanto lo era per me? Magari erano solo dei
vaneggiamenti da
ubriaca, però lo percepivo così. Ma siccome sentivo anche del
sentimento, in
quel bacio, era matematicamente impossibile che la mia percezione fosse
corretta.
- Una
sua mano si posò sul mio capo, poi
scivolò alla mia guancia e lasciò una carezza quasi con..dolcezza.
- Oh,
Adam..-Ti odio..-mormorai, sulle
sue labbra. Ma lui mi strinse forte, e si riappropriò delle mie labbra
senza
che potessi, e volessi oppormi, come se non avessi mai detto niente.
- And in another life
I would be your girl
We keep for our promises
Be us against the world - La
canzone di Katy Perry giungeva fino a
noi, nella nostra saletta appartata, mentre ancora non trovavo la forza
per
allontanarlo. Stavo sbagliando, stavo deliberatamente giocando col
fuoco; ma
dopotutto, chi dei due rischiava di più?
- L’indomani,
come minimo, io avrei
debellato ogni ricordo. Non mi sarei bruciata.
- Ma
lui era lucido, mi stava baciando senza
un motivo valido, ma lo stava facendo. E
questo bastava a rendermi ancor più confusa di quanto già non fossi per
l’alcool ingerito.
- Should told you what you meant
to me,
Cause now I pay the price - All’improvviso,
prima che potessi
rendermene conto, Adam fece scivolare le sue mani sulle mie spalle e mi
allontanò delicatamente, lasciandomi con un vuoto nel petto.
- Piantò
i suoi occhi nei miei; erano
fiammeggianti, di un verde intenso, quasi più scuro della normale
tonalità
delle sue iridi. Sembrava volesse leggermi dentro, e quasi mi venne il
dubbio
che avesse capito i miei sentimenti.
- In
quel momento mi sentivo più lucida di
prima che bevessi, per assurdo.
- -Sei
stato con Angelina?- chiesi,
spaventosamente diretta, sostenendo il suo sguardo.
- -No.-
Quella parola echeggiò fino al mio
cuore, s’infilzò come uno spillo, e ci si tatuò. –Tu stai con Donagan?-
- Quello
stesso organo che prima stava
battendo furioso, perse un pulpito.
- -Sì.-
Ma avrei voluto dire di no, perché
era lui e solo lui che volevo. Nei suoi occhi passò la delusione, e
fece
l’ennesimo passo indietro; non si allontanava solo dal mio corpo, ma
anche dal
mio cuore: era stato un errore baciarlo, mi era sembrato, ingenuamente,
che i
nostri cuori fossero vicini, che fossero legati.
Dio, com’ero patetica.
- Adam
abbassò lo sguardo, e fece una
smorfia, quasi disgustata. –Cazzo, che
coglione che sono..- sibilò, tra sé.
Feci un passo avanti, ma il suo sguardo intenso e arrabbiato mi trafisse, bloccando i miei movimenti e il mio respiro. - -Adam..-
mormorai, afflitta. –Io non ti
capisco..- Cominciai a sentire gli occhi pizzicare: ma bene, avrei
fatto anche
la figura della piagnona. Poco male, no? Sentii il nervosismo crescere,
tutta
l’angoscia dei giorni precedenti montare.
- –Cos’è,
tu e Wilson avete fatto un’altra
scommessa? Stavolta cosa devi fare? Qual è la posta in gioco?-
sbraitai,
cominciando a gesticolare e lasciando cadere le lacrime sulle guance.
L’espressione di Adam era indecifrabile. –Sei solo uno stronzo! Non
t’importa
nulla degli altri!-
- Così,
cominciai lo sfogo, perché, se non
si era già capito, non ne potevo più.
- -Ho
sempre diffidato da tutti, dopo Rick!
Poi sei arrivato tu e hai buttato giù le mie barriere,e mi sono fidata,
perché
a differenza di molte altre persone, riuscivi a capirmi! Proprio tu,
che mi
rendevi la vita un inferno! E poi? Poi scopro che era tutta una bugia,
una scommessa!-
- -Natalie..-
fui io, stavolta, ad
allontanarmi da lui quando tentò di avvicinarsi.
- Lo
guardai tra le lacrime; -Io mi fidavo
di te..eri davvero importante. Ma evidentemente sei come tutti gli
altri.-
mormorai, per poi girare i tacchi e tornare nella mischia della gente.
Cercai
Kim, con gli occhi appannati e un mal di testa lancinante, e la trovai
seduta
ai divanetti, accanto a Johnatan, con cui parlava amorevolmente. Mi si
strinse
il cuore, non volevo interromperli per una mia stupida crisi. Perciò
decisi di
uscire dal locale e chiamare Rose. Mi disse che sarebbe arrivata in un
batter
d’occhio; ovviamente non le era sfuggita la voce spezzata.
- Mi
portai in un angolo, per aspettare mia
sorella. Sentivo chiaramente la musica e gli schiamazzi provenire
dall’interno,
il che aumentava solo il mio mal di testa esponenziale.
- -Ehy..-
sentii una mano posarsi sulla
spalla e sussultai, spaventata, scrollandola via. –Piccola,
sono io..- guardando il tizio illuminato dalla luce
dell’insegna, lo riconobbi come quello che aveva tentato di ubriacarmi
e
palparmi. Il suo fiato puzzava in modo schifoso di alcool:
evidentemente non si
era fermato, quando mi ero allontanata con Adam, ed ora era
completamente
sbronzo. Si era avvicinato di nuovo, e cominciai a sentire i brividi di
paura
sul collo. Avevo un brutto presentimento.
- Cercai
di spostarmi e andare via, ma la
sua mano scattò al mio polso, bloccandomi. Il mio respiro si mozzò,
mentre il
mio cuore prendeva a scalpitare. –Non andare via..- e ridacchiò,
alitandomi
addosso con quel puzzo di alcolici. Cercai di strattonare via il polso,
ma lui
non accennava a mollare la presa. Ma perché accadevano tutte a me?!
- -Lasciami
andare!- ringhiai. Decisa fuori,
in panico dentro.
- Lui
ridacchiò ancora, e scosse la testa.
–Rilassati, piccola, ti farò
divertire..!-
- Oh
no, no, no..
- Avrei
dovuto urlare, ma con quante
probabilità mi avrebbero sentita con la musica a quel volume? Senza
contare che
avevo ancora la gola secca e dolorante.
- Lasciai
nuovamente le lacrime cadere,
mantenendo comunque un’aria impassibile, mentre quell’uomo si
avvicinava
ulteriormente a me. Sentivo il cuore esplodere, il panico diffondersi
sempre di
più.
- Aiuto..ma
quell’invocazione non usciva dalle mie labbra. Qualcuno mi
aiuti..
- La
mano di quel verme mi sfiorò la
guancia, e scrollai la testa per non farmi toccare di nuovo.
- -Non
piangere, piccola..- sibilò, troppo vicino al mio
viso. La sua mano si
appoggiò alla mia schiena, e prese a scendere più in basso, quando
tutto
accadde molto velocemente.
- -Pezzo
di merda, non osare toccarla!- Improvvisamente, l’uomo venne
colpito da un
pugno secco e mi lasciò la mano per portarsela al viso. –Natalie, via!-
Ancora
terrorizzata, ascoltai le parole di Adam, e mi spostai qualche metro
più
indietro in un istante, non riuscendo però a non guardare il ragazzo
che amavo;
Sferrò una ginocchiata nello stomaco di quell’animale che lo stava per
colpire
a sua volta. Il verme si accasciò a terra, e le mie ginocchia cedettero
a loro
volta. Ma sentii immediatamente due braccia avvolgermi e sostenermi.
- Adam..il
mio Adam.
- Scoppiai
a piangere, ancora in panico,
terrorizzata, stretta al petto di Adam, che mi trascinava lontano.
- -Sh..sh..è
tutto finito, Nat, tutto
finito..Sei al sicuro.- mormorò lui, sulla mia fronte, lasciandomi un
caldo
bacio. –Sono qui..-
- -Non
lasciarmi..ti prego..- singhiozzai,
attaccandomi alla sua maglia. In quel momento, notai che non si era
nemmeno
messo il cappotto, e realizzai che dovesse essere congelato. Fuori
faceva
freddissimo.
- Se
c’era qualcosa che mi premesse di più,
in quel momento, era la sua salute.
- -A-Adam..avrai
f-freddo..- parlai a fatica.
In risposta lui mi strinse maggiormente.
- -Mi
importi di più tu.- quelle parole mi scaldarono
il
cuore. –Scusami, Natalie..-
- Non
riuscii a far altro che piangere
ancora, ancora e ancora, finchè due fari puntati addosso, non mi
accecarono.
Due istanti dopo, Rosalie correva verso di me col viso sfigurato dalla
paura.
- -Natalie..cos’è
successo?!-
- -Quel
verme..- Adam fece una smorfia e un
cenno all’uomo ancora agonizzante sull’asfalto, e sbiancò.
- -Oddio,
Natalie..Nat..tranquilla, è tutto
apposto..- si rivolse a Adam, -L’ha toccata?-
- La
presa di Adam s’intensificò, e così mi
sentii ancor più protetta. –No. Sono intervenuto appena in tempo.- La
sua voce
era piatta: non osavo alzare lo sguardo per trovare il suo, sicuramente
era
furioso.
- Rose
si sporse verso di me, e mi toccò una
spalla, facendomi sussultare. –Ti porto a casa..-
- Tutto
il terrore stava uscendo, tutto
quello che avevo trattenuto fino a qualche minuto prima era esploso.
- -Sh..non
ti lascio.-mormorò al mio orecchio, per poi rivolgersi a mia
sorella.
–Vengo con voi, se permetti.- Evidentemente,Rose accettò, perché Adam
mi
sorresse fino alla macchina e s’infilò nei sedili posteriori, tenendomi
sempre
abbracciata a lui.
- Nell’abitacolo
c’era caldo grazie al
riscaldamento al massimo, così almeno Adam non si sarebbe ammalato..ma
io
sentivo ancora freddo, ero gelata.
- Ero
terrorizzata.
- Adam
prese ad accarezzarmi i capelli, lentamente
e dolcemente, cercando di infondermi calma.
- -Nat,
sei al sicuro ora..- ripetè, quando
ormai avevamo raggiunto la camera di Rosalie. Adam cercò di
allontanarmi, e un
nuovo attacco d’isterismo e lacrime mi colpì. Ero spaesata e persa
senza lui.
- -Ehi,
ehi, tranquilla..non me ne vado. Ma
Rose deve metterti il pigiama, non puoi star vestita così.-
- Lo
lasciai uscire dalla camera, e mia
sorella mi aiutò a mettermi comoda. Mi scoccò un bacio sulla guancia,
uscì
dalla stanza e ne entrò nuovamente Adam.
- Rose
aveva capito che era l’unico che mi
avrebbe potuta aiutare, in quel momento.
- Due
passi, e mi ritrovai ancora stretta a
lui. Ero così impegnata ad abbracciarlo, lieta di sentirmi nuovamente
al
sicuro, che non avevo fatto caso al fatto che si fosse cambiato.
- Con
me appolipata addosso, riuscì a
scostare le coperte e trascinarmici sotto con lui, tenendomi sempre
stretta a
sé. Mi lasciò un bacio sulla tempia, delicato.
- –Ora
dormi Natalie..-
- Stavo
già crollando, ma trovai la forza
per porre la domanda che mi stava rodendo da quando mi aveva stretta a
sé.
–Adam, perché lo fai se non sono..niente
per te?-
- -Non
ti ho presa in giro Natalie..-
mormorò sui miei capelli, ma l’effetto che fece sul mio cuore fu quello
di una
bomba atomica. –Sì, all’inizio Wilson mi aveva proposto
di..conquistarti..ma mi
sono rifiutato. Per questo abbiamo litigato, non volevo usarti..Mi sono
avvicinato a te di mia spontanea volontà, volevo davvero
conoscerti..esserti
amico..però poi ti ho visto con Donagan e..sono uscito di testa, ero
geloso,
non sapevo più che pensare..- confessò. Il mio cuore aveva ripreso a
battere, a
sfarfallare scaldato dalle sue parole.
- -Rick
mi..ha proposto di ritentare, anche
se io volevo dirgli di no..però tu hai cominciato a..stronzeggiare,
non capivo perché e allora..ho detto di sì..- avevo
rivelato fin troppo, mostrandogli una mia debolezza.
- Adam
sospirò. –Scusami..sono un cretino.
Ma credimi, tengo davvero alla nostra amicizia.-
stoccata al cuore. –Sei la mia amica più importante.- Altra stoccata.
- Amica.
Per Adam ero e sarei sempre stata solo un’amica.
- Ripresi
a singhiozzare, e lui, allarmato,
mi strinse forte a sé. –Non pensare a prima, Nat..quello schifoso non
oserà mai
più nemmeno guardarti..- Ecco, aveva preso il mio pianto per la
faccenda del
verme..ma in realtà ero solo amareggiata.
- Era
un coglione, ed io un’illusa. Mi aveva
baciata, ma ero solo un’amica.
- Evidentemente,
lui baciava le sue amiche. Stupendo. Non ci sarei mai,
mai più
ricascata.
- Ora
come mai, Rick avrebbe dovuto darsi
una mossa a conquistarmi. Perché il mio sentimento per Adam stava
crescendo a
vista d’occhio, e io non potevo permettermelo.
- -Sh..Tranquilla,
Natalie..sh..- cercai di tranquillizzare il respiro, e Adam mi sfiorò i
capelli
in una carezza delicata. –Dormi..io starò qui accanto a te. Starò
sempre
accanto a te.- E quella suonava una promessa anche per l’indomani,
fuori dal
letto improvvisato nella camera di Rose.
- -Ti
voglio bene, Natalie.- E chiusi
definitivamente gli occhi, per stoppare le lacrime che volevano di
nuovo
scendere. Ti amo, Adam.
- *
- Svegliarmi,
quella mattina, fu qualcosa di
particolarmente traumatizzante.
- Avevo
un mal di testa micidiale, pulsava
dolorosamente, mi bruciava la gola e sentivo il collo indolenzito.
- Quando
alzai le palpebre pesanti, capii
immediatamente il perché. La mia faccia era posata sul petto di Adam
che avevo
usato come guanciale.
- Il
mio nuovo cuscino respirava tranquillo,
ma non pesantemente; non volevo muovere un muscolo per accertarmi che
fosse
sveglio, avevo il terrore che si alzasse e andasse via.
- Sentii
un fruscio, e il suo respiro
solleticò la mia fronte. La sua mano prese ad accarezzarmi i capelli, e
talvolta si rigirava una ciocca tra le dita.
- -Buongiorno.-
dal tono sereno che aveva
usato, immaginai che stesse sorridendo.
- -‘Giorno..-
sospirai a malincuore, tanto
ormai sapeva che ero sveglia. Alzai il viso dal suo petto, e incrociai
i suoi
occhi smeraldini, luminosi.
- -Sei
di buonumore.- dedussi, arcuando un
sopracciglio.
- Sorrise,
di un sorriso caldo e sincero.
Quando mi era mancato…
- -Come
non potrei esserlo?- fregò la mia
ciocca sulla mia gota, che intanto si arrossava, -Non ne potevo più di
quella
farsa..mi sei mancata da morire, Nat.-
- Sei
semplici parole per farmi sciogliere
come un ghiacciolo al sole. Come riusciva a dire sempre la cosa
perfetta? Ero
tentata di chiedergli se avesse un manuale segreto per conoscermi così
bene.
- -Anche
tu..- confessai, in un sussurro.
- -Mi
dispiace solo che sia venuto fuori in
un momento così spiacevole.- ed ecco il suo viso rabbuiarsi e i suoi
occhi
perdere quella vitalità, sostituita da qualcosa che non identificavo.
–Se solo
non ti avessi fatta scappare, Natalie..sono imperdonabile.- Al ricordo
della
sera precedente, mi sentii andare a fuoco.
- Mi
ero convinta che non avrei rammentato
nulla, ma al contrario ricordavo tutto.
Specie cos’avevo sentito baciandolo, le sue parole incomprensibili, le
sue
carezze nei miei capelli, il suo cuore battere forte all’unisono col
mio..
- Scrollai
impercettibilmente, per lui, la
testa, scacciando il pensiero, e mi feci seria.
–Adam, non è stata colpa tua, quindi vedi di non
auto-flagellarti con
pensieri erronei e masochistici.- lo ripresi, guardandolo fisso negli
occhi.
Tentennò, e alla fine sospirò, annuendo.
- Cercai
di sorridergli. –Va tutto bene. Non
è successo nulla.-
- Sì,
ero tranquilla fin tanto che lui era
con me..ma poi come avrei reagito?
- Dopotutto,
era vero che non mi aveva fatto
nulla. Però sentivo ancora l’angoscia annodarmi lo stomaco.
- -Natalie..ti
prego di non sminuire la
cosa. Poi, ieri eri terrorizzata..- il suo respiro si spezzò, e nei
suoi occhi
passò la furia della sera precedente. –Non permetterò mai più che
succeda,
Nat..ti proteggerò sempre.- disse, solenne.
- Prima
che potessi rispondere, il mio
cellulare prese a suonare. Adam allungò il braccio verso il comodino, e
me lo
passò. Era Kim.
- -Pronto?-risposi,
mentre mi scappava uno
sbadiglio improvviso.
- -Nat!
Ma dov’eri finita ieri?!- deglutii a
vuoto, mentre Adam stringeva il pugno che non mi sfiorava i capelli,
nervoso.
Evidentemente la voce squillante di Kimberly arrivava chiara anche a
lui.
- -Sono..tornata
a casa prima..avevo il mal
di testa. Sai quanto poco tollero il fracasso.- mentii, sotto lo
sguardo severo
di Adam.
- -Ah,
capisco..-
- -Ehi!-
cambiai discorso, prima che potesse
indagare, -Con Jonhatan com’è andata?- Adam aprì la bocca, stupito, per
poi
stenderla in un sorrisetto.
- -Oh..benissimo!
Oggi pomeriggio usciremo
insieme..sai che mi ha detto che sono davvero carina? E’ così dolce..il
mio
cucciolo..- A quel punto, Adam scoppiò a ridere, e io gli diedi un
pugno sul
torace definito.
- -Un
momento..perchè ho sentito la risata
di quel cafone di Adam Brown?-
- -Perché
quel cafone di Adam Brown è
accanto a me, e sta ascoltando.- ridacchiai, divertita, immaginando il
viso
paonazzo di Kim.
- -Aspetta,
rettifico: perché quel cafone di
Adam Brown è nel tuo letto?-
- Mi
sentii avvampare. –Chi ti dice che è
nel mio letto?- risposi, e la mia voce sfiorò lo stridulo. Adam
continuava a
ridere, e le mie occhiatacce non servirono a nulla. –Beh, innanzitutto
perché
sono le dieci..e tu il sabato mattina non ti alzi dal letto nemmeno se
sei
sveglia prima delle undici. Lui è più pigro di te per uscire dal letto
e
venirti a trovare. E poi la tua voce da gallina dice tutto.-
- -Ehy!-
mi lamentai indignata.
- -Hai
ragione, Kimmy. Stanotte io e Nat ci
siamo dati da fare come conigli!- s’intromise Adam, con un tono solenne
e un
ghigno da infarto.
- Scommettevo
tutto che il mio viso
ricordasse un semaforo rosso.
- -Adam!-
sibilai, imbarazzata, mentre
dall’altro lato della cornetta Kim rideva come una cretina.
- -Quindi
avete fatto pace?-
- -Sì.-
dicemmo all’unisono, incrociando gli
sguardi. Adam mi sorrise, in un modo definibile illegale, per quanto
dolce e
meraviglioso.
- -Quindi,
caro, ora mi spieghi cosa ti è
preso!-
- -Credo
sia stato afflitto da coglionite.- lo precedetti, -Ma
è
rinsavito. Ora devo andare, Kim..ci sentiamo stasera, quando mi
racconterai di
Jonhatan.-
- -Ovvio
che sì!- trillò lei, allegra.
- -Ohi,
non strapazzare il mio amico!-
l’ammonì Adam, divertito. Dopo gli ultimi saluti, riattaccai. -Sono
felice per
loro..John era quasi disperato perché pensava che Kim non l’avrebbe mai
notato..assurdo!-
rise Adam, e io lo guardai stupita.
- Rimasi
un attimo abbagliata dal suo
sorriso, poi, con una notevole forza di volontà, mi riscossi. –Intendi
dire che
a Johnatan interessava già Kim?-
- -Da
un casino di tempo!- rispose concitato
Adam, mentre riappoggiavo rilassata il capo al suo petto marmoreo.
- In
quel momento, la porta della mia stanza
si aprì, rivelando la figura di Rose.
- -Adam,
tua madre è in crisi..ti conviene
avvisarla.- Adam annuì. –Pensi di rimanere qui a pranzo?- continuò
Rose, ma
stavolta la risposta fu negativa, con mio sommo dispiacere. Disse che
doveva
spiegare con calma a Emma com’era andata la storia (speravo che
saltasse la
parte della molestia) e che non aveva fatto baldoria fino al mattino
come
sicuramente aveva pensato.
- Quando
Rose richiuse la porta, decretammo
che fosse giunto il momento di alzarci.
- -Ehi..il
pigiama!- mi fece notare Adam,
divertito, indicando la mia mise.
- -Accidenti!
Sei sfacciatamente fortunato!-
mi lamentai, fintamente indignata.
- -E
sfacciatamente felice di esserlo!-
ribattè, con un sorriso da infarto.
- Mentre
Adam recuperava la felpa della sua
tuta, che aveva spogliato perché –sue parole- io ero una stufa con 50
gradi
corporei, gli avevo raccontato le ultime novità.
- -Hai
seriamente fatto pace con Melanie?-
Adam era stupito, e io gli feci una pappardella di considerazioni su
quanto, in
realtà, le apparenze ingannassero.
- -Oh,
lo so bene!- rispose Adam, con un
sorrisetto. –E’ un po’ come la storia della suora che, all’occorrenza,
sa
diventare una vera pantera!- e mi lanciò uno sguardo malizioso che mi
fece
ribollire il sangue nelle vene.
- Considerai,
poi, mentre sistemavo le
coperte del letto, che anche tra di noi c’erano sempre stati
pregiudizi. Prima
(cioè fino al giorno precedente) pensavo che Adam fosse un vile
bastardo,
invece..era il ragazzo più dolce, protettivo e meraviglioso
dell’universo. E lo
amavo anche per questo.
- Anche
se mi aveva mentito, perché ormai
avevo conosciuto il suo vero io.
- Oddio,
quanto ero sdolcinata!
- -Che
scemo!- risi, scuotendo la testa.
- Aprii
la porta e uscimmo sul pianerottolo,
e incrociammo Mel, che aveva deciso di rimanere ancora per qualche
tempo, con
gioia di mammà. L’aveva fatto solo per prendere ancora un po’ d’aria e
avere il
tempo di spiegare con calma ai nostri genitori la sua situazione
complicata.
- Ci
riservò uno sguardo stupito, a cui
ricambiai con uno che diceva “poi ti spiegherò tutto”. Mel sorrise.
–Buongiorno!-
- Adam
ricambiò con nonchalance al saluto,
conscio del fatto che nemmeno io avessi più problemi con mia sorella.
- Quando
entrammo in cucina, mamma si stupì
di vedere Adam.
- -Oh,
mio caro!- trillò, -Che sbadata, non
ho nemmeno sentito il campanello!- fece una risatina quasi da cavalla,
-Stai
bene ora?- chiese, poi, dolce. Evidentemente si riferiva a sabato
scorso,
quando la cena era saltata per il malore di Adam e la mia apatia
immotivata.
Che poi, era generato dalla stessa faccenda.
- -Certo,
ora è tutto okay.- e mi rivolse un
sorriso che avrebbe potuto fermarmi il cuore senza troppi preamboli.
- Le
scelte erano due: o saltargli al collo
e mangiarmelo di baci o cercare di sorridergli e assumere una parvenza
di
normalità.
- Beh,
è ovvio quale delle due scelte
preferissi..però mi limitai a optare per la seconda, preservando la mia
salute
mentale.
- -Ma
sedetevi, ragazzi!- trillò ancora mia
madre, indicando il tavolo. –Vi preparo una buonissima colazione, non
temete!
Melanie cara, cosa desideri?-
- Melanie
sorrise a mamma, e per la prima
volta notai quanto fosse diverso quel sorriso da quello che aveva
rivolto a me
solo qualche giorno prima. –E’ uguale, per me.-
- Adam
rimase per la colazione, poi disse di
dover andare a parlare con sua madre, e Emily lo strapazzò tutto, tra
baci
sulla guancia e pizzicotti.
- Il
resto della mattina lo passai a fare i
compiti di matematica alla cavolo, mentre parlavo con Mel e Rose; pure
loro
sembravano aver ritrovato una certa affinità..ma dubitavo che Melanie
avesse
detto tutto a Rose.
- -Però
devo ancora capire perché Adam sia
rimasto..cioè, pensavo che se ne sarebbe andato dopo..-
- Ovviamente,
Rosalie le aveva spiegato la
storia, per questo Mel era si era accigliata, nell’affrontare il
discorso.
- -Dubito
che sarebbe riuscito a
scappare..Nat ha una presa da lottatrice di sumo.- ci scherzò su Rose,
ma si
vedeva che era tesa.
- -Beh,
ti ha fatto bene, intendo stare con
Adam..Per tutta la settimana mi sei sembrata un automa. Ora hai
ritrovato il
sorriso.- commentò Mel, assumendo un’aria incuriosita. –Che è successo
tra
voi?-
- Mi
sentii avvampare, e ribollire il sangue
nelle vene.
- -Avevi
ragione, era tutta una bugia perché
era geloso di Rick..- rivelai, rossa d’imbarazzo.
- Rose
lasciò cadere la matita sul quaderno
degli appunti, e battè un pugno sul tavolo. –Lo sapevo che era per lui!
Te ne
sei innamorata!- e si aprì in un sorriso soddisfatto, guardandomi
attentamente.
Arrossi ancor di più, se mai fosse possibile.
- Deglutii
a vuoto, -Sì, però..perchè
abbiamo litigato..non ci siamo parlati per una settimana, dopo il
nostro
non-bacio..poi ieri ho bevuto un po’ troppo, e quando quel
tizio mi ha presa di mira lui mi ha portata via e..- il mio
cuore prese a battere all’impazzata, al ricordo della sera prima, -mi
ha
baciata..-
- -Finalmente!-
fu il commento delle mie
sorelle, all’unisono.
- -Però
abbiamo litigato ancora..mi stava
prendendo in giro!- sbottai, indignandomi. Continuavano a mettere in
secondo
piano quanto mi avesse fatto soffrire e che, putroppo, ero già
impegnata. –Sono
scappata via e..-
- Rose
intervenne, rabbuiandosi. –Saltiamo
il pezzo.-
- -Sì,
e poi..stanotte mi ha detto che sono
l’amica più importante che ha e che mi vuole bene.-
- -Coglione..-
dissero ancora, all’unisono, Rose e Melanie.
- -Non
ci posso credere, è ottuso bene il
ragazzo!- sbottò Mel, indignata.
- Rose
fece un gesto come a scacciare un
insetto. –Non credere, lui ha capito cent’anni fa cosa prova..solo che
ha paura
di essere rifiutato..-
- Ma
ormai non le stavo più ascoltando,
troppo presa a rivivere quel bacio che non avrei dovuto ricordare
davanti ai
miei occhi.
- Pazzesco,
sentivo ancora i brividi.
- Il
pranzo arrivò fin troppo presto, per i
miei gusti. Con Rose e Mel potevo perdermi a farmi i fattacci miei
senza che
m’interrompessero, ma a tavola con mia madre che notava ogni più
piccolo
dettaglio, ovviamente raggiungendo conclusioni sbagliate, era tutto un
altro
paio di maniche.
- -Natalie,
ti vedo un po’ pensierosa,
oggi..- commentò Emily. Ecco, appunto.
- -Chissà
a chi gravitano i pensieri di
Nat..- sentii ridacchiare Rose a Mel, che ghignò lanciandomi uno
sguardo
malizioso al quale arrossii. Che razza di sorelle che avevo!
Incredibile!
- Quando
arrivammo al dolce, Mel si schiarì
la gola, pallida come un cencio.
- -Mamma,
papà..vorrei dirvi una cosa.-
annunciò, con voce incerta.
- I
miei genitori furono tutt’orecchi.
- Non
starò a dire che mamma svenne, che
papà era diventato prima rosso, poi verde, poi viola, per poi tornare
di nuovo
rosso, quando Melanie disse che era incinta. Non
starò a dire quanto Rose, malgrado tutto,
fosse felice di diventare zia; non starò
a dire che sostenni Melanie tutto il tempo, mentre mia madre la
guardava delusa
e rammaricata. Non starò a dire che Mel pianse tutte le sue lacrime,
mentre
spiegava come fosse successo tutto.
- Però,
per una volta nella mia vita, sentii
la mia famiglia davvero unita, nonostante la situazione difficile,
sebbene lo
sguardo disilluso di Emily, la rabbia mal trattenuta di mio padre verso
il
non-ragazzo di Melanie, e il dolore di mia sorella.