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Autore: Soul Sister    30/08/2011    8 recensioni
Dal primo capitolo:La mia vita era sempre stata come una di quelle sit com americane, piena zeppa di colpi di scena, ma sempre prevedibili. Di quelle con teenager alle prese con qualche cretino super-figo che le tormenta e rende la loro vita un inferno, ma che, inevitabilmente, poi, le fa innamorare di lui come delle povere pere cotte.
Ma, fortunatamente, io non ero la classica ragazza da sit com che s’innamorava del cretino della città. Io ero la teenager che affrontava il deficiente in questione, perché, purtroppo, anche nella mia prevedibile realtà, lui esisteva.
Non poteva mica non esserci. Perché quella presenza era peggio di una piaga in via di putrefazione, un porro peloso, un foruncolo, e resisteva.
Ma, se nelle sit com, poi diventava l’eroe, si poteva star certi che qui, nella mia città, nella mia vita, lui non sarebbe mai diventato magicamente il santo della situazione. Non c’erano segreti scabrosi della famiglia che l’avevano irreparabilmente rovinato, niente maschere che nascondevano un cuore d’oro. Eh sì, perché, purtroppo, il figone del mio, di villaggio, lo conoscevo fin troppo bene. Perchè le nostre famiglie erano amiche da quando mio padre e mia madre andavano al liceo, e, come se non bastasse, una delle mie sorelle era fidanzata col fratello maggiore della mia nemesi. Solo per informazione, nel mio universo, la pustola, colui che rompeva le palle insistentemente, aveva il famoso nome di Adam Brown: mi rifiutavo categoricamente di ritenerlo mio cognato. Era troppo..deprimente.
Restava il fatto, che la Pustola aveva appena segnato la sua ora.

-Spero vi abbia incuriosito :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Saaaalve :D
Eccomi qui, e anche in poco tempo...E' che non stavo piu nella pelle!! ^O^
Capirete quello che intendo, solo...leggendo xP
Vi ringrazio di cuore per le belle parole di chi ha recensito, o solo per aver letto :)
Detto ciò, meglio che mi dileguo, non vorrei farmi trovare, quando leggerete un punto del capitolo...
In compenso..beh, non vi dico niente, ma sappiate che c'entra quel bontempone di Adam.
Un bacione grande!
Capitolo 16. L’ho mai detto che odio le feste?

Dovevo ricordarmelo, nel caso si fosse presentata di nuovo occasione: non dovevo mai più farmi dare una mano da Kim per il look per una festa.
Se per infilare quel pezzo minuscolo di stoffa sbrillucicante ci avevo messo mezzo secondo - da non chiedere come il mio cervello avesse deciso questo irragionevole atto di masochismo puro-la fase di ristrutturazione facciale durò le seguenti due ore.
La cosa era stata traumatizzante.
Quella pazzoide schizofrenica della mia amica aveva impomatato e truccato ogni millimetro di pelle del viso, con fondotinta, cipria, matite, mascara, obretti dai colori dell’arcobaleno e lucidalabbra appiccicosi al gusto ciliegia: per un momento, avevo temuto di essere stata tramutata in un clown.
Ma quando mi guardai allo specchio, stentai a riconoscermi.
Rimasi praticamente a bocca aperta, mentre Kim sogghignava: -Sei bella da mozzare il fiato, Natalie..- si guardò compiaciuta le unghie, -Vedrai quanto roderà quel cretino.-
Dubitavo che Adam avrebbe prestato attenzione a me, ma in quel momento non potei almeno un pochino essere d’accordo con Kim per la prima affermazione. Stavo bene così, e per una volta mi sentii degna di nota.
Mi ero sempre ritenuta piuttosto anonima, nella norma. Quella sera, però, volevo brillare, almeno per una volta nella mia vita.
Kimberly si preparò nei restanti venti minuti, con un’attenzione quasi maniacale a rendersi bellissima. Non che servissero i trucchi per sottolineare quanto fosse aggraziata nei lineamenti né vestiti vistosamente corti per evidenziare il suo corpo.
-Benissimo..siamo pronte entrambe, direi che ci possiamo avviare.- Sorrise, aprendo la porta della sua camera per scendere in salotto.
-Chad!- urlò, fracassandomi i timpani. Chad era il fratello di Kim, aveva quattro anni più di noi, e per quella sera era il nostro chauffeur.
Appena ci vide, strabuzzò gli occhi chiari. –Ma siete impazzite? Non uscite di certo combinate così!- Il suddetto, era famoso per la sua ossessiva protezione per Kim, e si atteggiava spesso e volentieri da bodyguard. E questo accadeva da quando la mia cara migliore amica aveva quattro anni, e Kim,era veramente stufa dell’iper protettività del fratello.
Kim sbuffò: -Ci abbiamo messo quasi tre ore, per prepararci, e ora di certo tu non ci smonterai i piani. Volente o nolente, ci porti a quella festa, Chad!- sibilò, perentoria.
Lui assunse un ghigno. Dovevo ammettere che quel ragazzo emanava un fascino quasi magnetico. –Vedremo cosa dirà il boss..mamma!- chiamò, alzando la voce per farsi sentire da Johanne, che arrivò quasi immediatamente con un cesto di vestiti da stirare. Poggiò il tutto sul tavolo, e si voltò ad analizzarci, aprendosi in un sorriso. –Siete magnifiche, ragazze! E Natalie..quel vestito ti sta d’incanto, anche se pensavo l’avessi scartato!-
Ridacchiai, arrossendo. Kim prese la parola:-Infatti l’ha scartato,all’inzio..ma ha cambiato idea per una buonissima causa.- e ghignò, quella pazza.
-Ma mamma!- si lamentò Chad, indignato. –Non possono andarsene in giro così! Non sai quanti maniaci girano? E poi fa freddo!- Johanne scosse la testa, ridendo.
Kim ghignò ancora, vittoriosa. –Bell’imbusto, forza, prendi le chiavi..siamo già in ritardo!- Lanciai un’occhiata veloce all’orologio appeso alla parete, constatando che fossero ormai le nove e mezza, e che ci avevamo messo più tempo di quanto pensassi, a prepararci.
Chad sbuffò,e prese rassegnato il suo giubbotto dall’attaccapanni accanto alla porta, borbottando tra sé.
Johanne rise ancora, lasciando una carezza sulle guance di entrambe.
-Divertitevi ragazze, stendeteli tutti!- esclamò, mentre uscivamo imbacuccate nei nostri cappotti, ancora ridacchiacchiando.
Il posto in cui era organizzata la festa distava circa un quarto d’ora dalla casa di Kim. Chad rimase zitto per tutto il tragitto, impettito e indignato perché sua madre non l’aveva appoggiato nel segregarci in casa.
Quando scendemmo dall’auto, il fratello di Kim scoccò ad entrambe uno sguardo penetrante che non ammetteva replice: -Fate attenzione..- Kim annuì e fece un gesto come per scacciare una mosca, senza degnarlo di un saluto decente. Divertita, la seguii dentro al locale.
La musica, che si percepiva già da fuori, era al massimo e rimbombava nello stabile e pure nel mio stomaco. Storsi il naso: io odiavo il volume troppo alto, e odiavo il chiasso. E nelle feste c’era sia chiasso che volume alto; era chiaro, no,che odiassi le feste?
Rimasi con Kim per un tempo indefinito, finchè non scorse la sua mira, ovvero l’amico di Adam, e prese il primo che passava(che ovviamente non oppose resistenza) obbligandolo a ballare con lei, ammiccando in mia direzione.
Sorrisi, notando che il povero Jonhatan avesse il viso quasi violaceo dal nervosismo e dalla gelosia. E no, non erano i riflessi delle luci colorate che si riflettevano sulle pareti. I suoi occhi erano presi da una furia cieca; povero il malcapitato che ballava con la mia amica..non ero sicuro che sarebbe rimasto vivo a lungo, se avesse sbagliato ad allungare le mani su Kim davanti a Johnatan.
Ma ben presto la futura coppia passò in secondo piano, quando, voltandomi verso l’ingresso poco distante da me, vidi Adam & Co entrare nel locale.
Fu come vedere un fulmine nel buio pesto della notte, accecante e destabilizzante. Era bello da mancare il fiato.
Scossi la testa, cominciando a sentire la tristezza e la rabbia montare: non dovevo pensare a lui, quella sera.
Mi concessi un ultimo sguardo, e scorsi Angelina spostarsi in direzione del gruppetto di ragazzi che avrei voluto disintegrare dalla faccia della terra.
Eccola, Miss Perfezione..figurarsi se Adam non fosse andato alla festa con quella. Da quel che capivo, ormai facevano coppia fissa; normalmente, Adam dopo uno, massimo due giorni scaricava la “fortunata”. E pensare che mi aveva convinto che non fosse un puttaniere, quella sera, nella casetta, spacciandosi per uno degno di fiducia, nonostante le voci di corridoio.
Ah, quel brutto verme..non poteva rovinarmi la serata!
Mi diressi spedita, per quanto riuscissi ad esserlo con tutta quella gente accalcata, verso il bancone del locale, in disparte rispetto la pista affollata; il barista mi fece la radiografia completa, innervosendomi non poco.
Quel vestito mi sembrava di nuovo fin troppo corto.
-Che prendi, bellezza?- l’avevo già detto che mi dava tanto l’aria di viscido?
Ordinai la prima cosa che sentii nominare da due ragazzi poco distanti da me, senza nemmeno sapere cosa fosse e sperando che non fosse una bomba esplosiva. Dubitavo che ci stesse qualcosa di analcolico, comuque, lì.
Assaggiai un po’ restia il drink in questione, e non lo trovai male; però sentii già la testa alleggerirsi al terzo sorso, e quando finii il bicchiere ero piuttosto rimbambita. Avevo mai accennato al fatto che non reggessi l’alcool? Evidentemente quel cocktail non era proprio leggero.
Con un sorriso ebete per quell’improvviso senso di pace interiore, mi ritrovai a dare confidenza ad un tipo che si era seduto accanto a me, e che mi guardava evidentemente divertito.
-Ciao- sorrise, educatamente, cercando di farsi sentire oltre e gli schiamazzi e la musica a palla.
-Ciao!- risposi. Ero decisamente confusa. E decisamente cretina.
-Come mai qui tutta sola, questa bellissima ragazza?- chiese. Era un effetto ottico, o il suo gomito e tutto il resto del suo corpo si stava avvicinando a me?
-Mi annoio.- fu la mia risposta asciutta, che lo fece sorridere ancora.
Tanto per dirlo, non era quel genere di persona con cui avrei socializzato completamente lucida; ma siccome il bicchiere precedente mi aveva reso la mente un po’ annebbiata, non ci feci minimamente caso.
Lo sconosciuto ordinò due drink dal nome impronunciabile e sorrise nuovamente. Il barista glieli porse, e il tipo fece scivolare un bicchiere verso di me. –Brindiamo alla noia, che mi fa incontrare così belle persone.- E ammiccò.
Da lucida avrei sicuramente risposto qualcosa di acido, gli avrei assestato un pugno sul naso e l’avrei steso con una ginocchiata tra le gambe, per poi alzare i tacchi. Odiavo chi ci provava così spudoratamente, sapeva di viscido. In qualche modo, era anche più vile del barista che sembrava spogliare con gli occhi ogni individuo di sesso femminile che veniva a bere qualcosa.
Questa volta, però, un po’ per la delusione, un po’ perché non ero lucida, afferrai il bicchiere e ingoiai il contenuto quasi con disperazione, il che mi andò direttamente alla testa. Mi bruciava la gola, e la testa mi girò per qualche istante.
Il tipo sorrise. –Hai sete vedo..ehi, fammi un altro di questi.- disse, indicando il suo bicchiere quasi completamente intatto.
Tutto doveva gridarmi “cazzata”, ma ero ovviamente già ubriaca, e sì sa, quando si è ubriachi si è coraggiosi e sprezzanti del pericolo: se poi si è anche sentimentalmente e emotivamente disperati, è peggio ancora.
Ero improvvisamente spigliata e aperta, come non lo ero mai stata, mentre lo sconosciuto mi parlava.
Dopo il terzo bicchiere accettai pure di ballare con il tipo senza nome, e presi a scatenarmi tra la massa. Di solito ero un pezzo di legno, non ero molto portata per ballare, ma quella sera ero piuttosto disinibita, e lasciavo che la mia parte irrazionale, per non dire idiota, di me mi guidasse.
Quando la mano di quel tipo scese troppo in basso, feci per allontanarmi schifata, ma mi sentii afferrare per un braccio.
–Direi che per stasera ti sei divertita a sufficienza.-
Alzai lo sguardo annebbiato, trovandomi di fronte gli occhi fiammeggianti di Adam. Sembrava furioso, e, inspiegabilmente, mi arrabbiai anch’io, mentre mi trascinava in disparte. –Tu vieni con me.-
Non riuscii a oppormi, neanche con tutte le mie forze. Mi portò in un posto piuttosto appartato, lontano dagli schiamazzi, il che fu una fortuna perché la testa pulsava forte. Senza contare che ero ancora un po’ schifata.
Adam mi impalò con uno sguardo intenso e arrabbiato. –Cosa diavolo credevi di fare, eh?- poi, si aggiunsero le sue mani sulle spalle. –Ubriacarti, vestirti in questo modo..cosa volevi dimostrare?- sibilò, mentre i suoi occhi furenti mi facevano la radiografia.
Lo scrollai via, facendo una smorfia scocciata.
-Ti odio. Perché tu puoi divertirti con tutte le ragazze che vuoi, e io non posso ballare?- sbottai,indignata ma con la bocca impastata. –E poi, se non sto bene vestita così saranno fattacci miei!-
Nei suoi occhi lampeggiò rabbia nera, ma non rispose.–Stai delirando, sei ubriaca fradicia.- sbuffò, -Eppure non mi pare che tu abbia bevuto più di tre bicchieri..cosa diavolo hai ordinato? Doveva essere forte per portarti ad essere così sconsiderata.-
Storsi il naso, incrociando le braccia al petto. In un altro momento, avrei dato peso al fatto che mi avesse osservata per tutto il tempo, ma in quel momento non ero in me. –Non ti può interessare di meno.- gracchiai, con la gola in fiamme. –Perché mi hai trascinata via? E’ finita la recita, Adam, è finito il gioco. Smettila di tormentarmi..hai vinto.-
Notai i suoi pugni stringersi spasmodicamente, e poi rilassarsi con uno sbuffò.
-Possibile che tu sia così ottusa? Vabbè che ora non sei lucida..ma normalmente quando si è ubriachi si dice quello che si pensa..-
Annuii, -Sì, ma io non sono mica ubriaca..!- mi lamentai.
Accennò un sorriso amaro e sarcastico. –No, neanche un po’.-
Sentii un capogiro alla testa, e barcollai, mugugnando; come arrivai al petto di Adam non lo seppi, fatto sta che la cosa mi piacque più del lecito.
-Sei proprio un impiastro..- sussurrò.
Mi scostò appena, e afferrò la mia mano, intrecciandola con la sua.-E’ meglio portarti in un posto tranquillo.- E mi trascinò in una saletta isolata dal resto.
-E questo posto?- chiesi, stupita.
Lui si strinse nelle spalle. -Non è la prima volta che vengo ad una festa qui. Quando ho voglia di starmene da solo vengo di qua, senza che nessuno venga a rompermi.- spiegò. Annuii, come se tutto fosse chiaro, mentre in realtà la mia mente era una nebbia completa. Chissà se stavo sognando. Però sentivo ancora le dita di Adam intrecciate alle mie, quindi non era un sogno..un momento: la mia mano in quella di Adam?
Anche da ubriaca mi persi in congetture depresse, e cercai di districare la presa prima che il tutto fosse troppo doloroso. Perché giocava così con me?
Ma lui non mollò la presa, e con uno strattone mi ritrovai incollata al suo petto, di nuovo, i nostri sguardi intrecciati come le nostre mani.
Il suo sguardo era qualcosa di magnifico, intenso e destabilizzante.
Quasi non mi accorsi che si fosse avvicinato con il viso al mio, troppo impegnata a osservare le pagliuzze verde acqua nelle sue iridi.
Ma quando sentii il suo respiro sulle labbra, persi totalmente la cognizione di dove e perché mi trovassi lì, e persino come mi chiamavo. Sarebbe successo anche se fossi stata lucida..anche se, in quel caso, l’avrei certamente allontanato.
-Cosa..?-
Lo sguardo di Adam si fece un momento incerto, poi parlò pianissimo, vicino alle mie labbra. –Domattina non ricorderai nulla, sei troppo ubriaca..tanto vale cogliere l’occasione..- e le sue labbra sfiorarono le mie, creandomi uno scompenso ormonale non da poco e facendo sussultare il mio povero cuore. Me lo sentivo, sarebbe volato via di lì a poco.
Travolta da non so cosa, sciolsi le dita dalla mano di Adam e gli gettai le braccia al collo, baciandolo con foga.
Adam si era irrigidito per un momento, ma non ci impiegò poi molto a ricambiare il bacio con la stessa passione.
Oh, quanto avevo desiderato quel bacio..peccato che avesse ragione: l’indomani avrei cancellato il ricordo, e per me sarebbe stato come se non fosse successo nulla..ma allora perché lo faceva? Cosa cambiava a lui, baciarmi o meno?
Perché l’aveva fatto solo con la certezza che poi non avrei ricordato niente?
Stupidi bicchieri di troppo! Quanto avrei voluto non essere ubriaca!
Portai le mani tra i suoi capelli, morbidi e stupendi, e mi persi a giocarci, mentre lui mi stringeva di più.
Possibile che anche per lui quel bacio fosse disperato quanto lo era per me? Magari erano solo dei vaneggiamenti da ubriaca, però lo percepivo così. Ma siccome sentivo anche del sentimento, in quel bacio, era matematicamente impossibile che la mia percezione fosse corretta.
Una sua mano si posò sul mio capo, poi scivolò alla mia guancia e lasciò una carezza quasi con..dolcezza.
Oh, Adam..-Ti odio..-mormorai, sulle sue labbra. Ma lui mi strinse forte, e si riappropriò delle mie labbra senza che potessi, e volessi oppormi, come se non avessi mai detto niente.
And in another life
I would be your girl
We keep for our promises
Be us against the world
La canzone di Katy Perry giungeva fino a noi, nella nostra saletta appartata, mentre ancora non trovavo la forza per allontanarlo. Stavo sbagliando, stavo deliberatamente giocando col fuoco; ma dopotutto, chi dei due rischiava di più?
L’indomani, come minimo, io avrei debellato ogni ricordo. Non mi sarei bruciata.
Ma lui era lucido, mi stava baciando senza un motivo valido, ma lo stava facendo. E questo bastava a rendermi ancor più confusa di quanto già non fossi per l’alcool ingerito.
Should told you what you meant to me,
Cause now I pay the price
All’improvviso, prima che potessi rendermene conto, Adam fece scivolare le sue mani sulle mie spalle e mi allontanò delicatamente, lasciandomi con un vuoto nel petto.
Piantò i suoi occhi nei miei; erano fiammeggianti, di un verde intenso, quasi più scuro della normale tonalità delle sue iridi. Sembrava volesse leggermi dentro, e quasi mi venne il dubbio che avesse capito i miei sentimenti.
In quel momento mi sentivo più lucida di prima che bevessi, per assurdo.
-Sei stato con Angelina?- chiesi, spaventosamente diretta, sostenendo il suo sguardo.
-No.- Quella parola echeggiò fino al mio cuore, s’infilzò come uno spillo, e ci si tatuò. –Tu stai con Donagan?-
Quello stesso organo che prima stava battendo furioso, perse un pulpito.
-Sì.- Ma avrei voluto dire di no, perché era lui e solo lui che volevo. Nei suoi occhi passò la delusione, e fece l’ennesimo passo indietro; non si allontanava solo dal mio corpo, ma anche dal mio cuore: era stato un errore baciarlo, mi era sembrato, ingenuamente, che i nostri cuori fossero vicini, che fossero legati. Dio, com’ero patetica.
Adam abbassò lo sguardo, e fece una smorfia, quasi disgustata. –Cazzo, che coglione che sono..- sibilò, tra sé.
Feci un passo avanti, ma il suo sguardo intenso e arrabbiato mi trafisse, bloccando i miei movimenti e il mio respiro.
-Adam..- mormorai, afflitta. –Io non ti capisco..- Cominciai a sentire gli occhi pizzicare: ma bene, avrei fatto anche la figura della piagnona. Poco male, no? Sentii il nervosismo crescere, tutta l’angoscia dei giorni precedenti montare.
–Cos’è, tu e Wilson avete fatto un’altra scommessa? Stavolta cosa devi fare? Qual è la posta in gioco?- sbraitai, cominciando a gesticolare e lasciando cadere le lacrime sulle guance. L’espressione di Adam era indecifrabile. –Sei solo uno stronzo! Non t’importa nulla degli altri!-
Così, cominciai lo sfogo, perché, se non si era già capito, non ne potevo più.
-Ho sempre diffidato da tutti, dopo Rick! Poi sei arrivato tu e hai buttato giù le mie barriere,e mi sono fidata, perché a differenza di molte altre persone, riuscivi a capirmi! Proprio tu, che mi rendevi la vita un inferno! E poi? Poi scopro che era tutta una bugia, una scommessa!-
-Natalie..- fui io, stavolta, ad allontanarmi da lui quando tentò di avvicinarsi.
Lo guardai tra le lacrime; -Io mi fidavo di te..eri davvero importante. Ma evidentemente sei come tutti gli altri.- mormorai, per poi girare i tacchi e tornare nella mischia della gente. Cercai Kim, con gli occhi appannati e un mal di testa lancinante, e la trovai seduta ai divanetti, accanto a Johnatan, con cui parlava amorevolmente. Mi si strinse il cuore, non volevo interromperli per una mia stupida crisi. Perciò decisi di uscire dal locale e chiamare Rose. Mi disse che sarebbe arrivata in un batter d’occhio; ovviamente non le era sfuggita la voce spezzata.
Mi portai in un angolo, per aspettare mia sorella. Sentivo chiaramente la musica e gli schiamazzi provenire dall’interno, il che aumentava solo il mio mal di testa esponenziale.
-Ehy..- sentii una mano posarsi sulla spalla e sussultai, spaventata, scrollandola via. –Piccola, sono io..- guardando il tizio illuminato dalla luce dell’insegna, lo riconobbi come quello che aveva tentato di ubriacarmi e palparmi. Il suo fiato puzzava in modo schifoso di alcool: evidentemente non si era fermato, quando mi ero allontanata con Adam, ed ora era completamente sbronzo. Si era avvicinato di nuovo, e cominciai a sentire i brividi di paura sul collo. Avevo un brutto presentimento.
Cercai di spostarmi e andare via, ma la sua mano scattò al mio polso, bloccandomi. Il mio respiro si mozzò, mentre il mio cuore prendeva a scalpitare. –Non andare via..- e ridacchiò, alitandomi addosso con quel puzzo di alcolici. Cercai di strattonare via il polso, ma lui non accennava a mollare la presa. Ma perché accadevano tutte a me?!
-Lasciami andare!- ringhiai. Decisa fuori, in panico dentro.
Lui ridacchiò ancora, e scosse la testa. –Rilassati, piccola, ti farò divertire..!-
Oh no, no, no..
Avrei dovuto urlare, ma con quante probabilità mi avrebbero sentita con la musica a quel volume? Senza contare che avevo ancora la gola secca e dolorante.
Lasciai nuovamente le lacrime cadere, mantenendo comunque un’aria impassibile, mentre quell’uomo si avvicinava ulteriormente a me. Sentivo il cuore esplodere, il panico diffondersi sempre di più.
Aiuto..ma quell’invocazione non usciva dalle mie labbra. Qualcuno mi aiuti..
La mano di quel verme mi sfiorò la guancia, e scrollai la testa per non farmi toccare di nuovo.
-Non piangere, piccola..- sibilò, troppo vicino al mio viso. La sua mano si appoggiò alla mia schiena, e prese a scendere più in basso, quando tutto accadde molto velocemente.
-Pezzo di merda, non osare toccarla!- Improvvisamente, l’uomo venne colpito da un pugno secco e mi lasciò la mano per portarsela al viso. –Natalie, via!- Ancora terrorizzata, ascoltai le parole di Adam, e mi spostai qualche metro più indietro in un istante, non riuscendo però a non guardare il ragazzo che amavo; Sferrò una ginocchiata nello stomaco di quell’animale che lo stava per colpire a sua volta. Il verme si accasciò a terra, e le mie ginocchia cedettero a loro volta. Ma sentii immediatamente due braccia avvolgermi e sostenermi.
Adam..il mio Adam.
Scoppiai a piangere, ancora in panico, terrorizzata, stretta al petto di Adam, che mi trascinava lontano.
-Sh..sh..è tutto finito, Nat, tutto finito..Sei al sicuro.- mormorò lui, sulla mia fronte, lasciandomi un caldo bacio. –Sono qui..-
-Non lasciarmi..ti prego..- singhiozzai, attaccandomi alla sua maglia. In quel momento, notai che non si era nemmeno messo il cappotto, e realizzai che dovesse essere congelato. Fuori faceva freddissimo.
Se c’era qualcosa che mi premesse di più, in quel momento, era la sua salute.
-A-Adam..avrai f-freddo..- parlai a fatica. In risposta lui mi strinse maggiormente.
-Mi importi di più tu.- quelle parole mi scaldarono il cuore. –Scusami, Natalie..-
Non riuscii a far altro che piangere ancora, ancora e ancora, finchè due fari puntati addosso, non mi accecarono. Due istanti dopo, Rosalie correva verso di me col viso sfigurato dalla paura.
-Natalie..cos’è successo?!-
-Quel verme..- Adam fece una smorfia e un cenno all’uomo ancora agonizzante sull’asfalto, e sbiancò.
-Oddio, Natalie..Nat..tranquilla, è tutto apposto..- si rivolse a Adam, -L’ha toccata?-
La presa di Adam s’intensificò, e così mi sentii ancor più protetta. –No. Sono intervenuto appena in tempo.- La sua voce era piatta: non osavo alzare lo sguardo per trovare il suo, sicuramente era furioso.
Rose si sporse verso di me, e mi toccò una spalla, facendomi sussultare. –Ti porto a casa..-
Tutto il terrore stava uscendo, tutto quello che avevo trattenuto fino a qualche minuto prima era esploso.
-Sh..non ti lascio.-mormorò al mio orecchio, per poi rivolgersi a mia sorella. –Vengo con voi, se permetti.- Evidentemente,Rose accettò, perché Adam mi sorresse fino alla macchina e s’infilò nei sedili posteriori, tenendomi sempre abbracciata a lui.
Nell’abitacolo c’era caldo grazie al riscaldamento al massimo, così almeno Adam non si sarebbe ammalato..ma io sentivo ancora freddo, ero gelata.
Ero terrorizzata.
Adam prese ad accarezzarmi i capelli, lentamente e dolcemente, cercando di infondermi calma.
-Nat, sei al sicuro ora..- ripetè, quando ormai avevamo raggiunto la camera di Rosalie. Adam cercò di allontanarmi, e un nuovo attacco d’isterismo e lacrime mi colpì. Ero spaesata e persa senza lui.
-Ehi, ehi, tranquilla..non me ne vado. Ma Rose deve metterti il pigiama, non puoi star vestita così.-
Lo lasciai uscire dalla camera, e mia sorella mi aiutò a mettermi comoda. Mi scoccò un bacio sulla guancia, uscì dalla stanza e ne entrò nuovamente Adam.
Rose aveva capito che era l’unico che mi avrebbe potuta aiutare, in quel momento.
Due passi, e mi ritrovai ancora stretta a lui. Ero così impegnata ad abbracciarlo, lieta di sentirmi nuovamente al sicuro, che non avevo fatto caso al fatto che si fosse cambiato.
Con me appolipata addosso, riuscì a scostare le coperte e trascinarmici sotto con lui, tenendomi sempre stretta a sé. Mi lasciò un bacio sulla tempia, delicato.
–Ora dormi Natalie..-
Stavo già crollando, ma trovai la forza per porre la domanda che mi stava rodendo da quando mi aveva stretta a sé. –Adam, perché lo fai se non sono..niente per te?-
-Non ti ho presa in giro Natalie..- mormorò sui miei capelli, ma l’effetto che fece sul mio cuore fu quello di una bomba atomica. –Sì, all’inizio Wilson mi aveva proposto di..conquistarti..ma mi sono rifiutato. Per questo abbiamo litigato, non volevo usarti..Mi sono avvicinato a te di mia spontanea volontà, volevo davvero conoscerti..esserti amico..però poi ti ho visto con Donagan e..sono uscito di testa, ero geloso, non sapevo più che pensare..- confessò. Il mio cuore aveva ripreso a battere, a sfarfallare scaldato dalle sue parole.
-Rick mi..ha proposto di ritentare, anche se io volevo dirgli di no..però tu hai cominciato a..stronzeggiare, non capivo perché e allora..ho detto di sì..- avevo rivelato fin troppo, mostrandogli una mia debolezza.
Adam sospirò. –Scusami..sono un cretino. Ma credimi, tengo davvero alla nostra amicizia.- stoccata al cuore. –Sei la mia amica più importante.- Altra stoccata.
Amica. Per Adam ero e sarei sempre stata solo un’amica.
Ripresi a singhiozzare, e lui, allarmato, mi strinse forte a sé. –Non pensare a prima, Nat..quello schifoso non oserà mai più nemmeno guardarti..- Ecco, aveva preso il mio pianto per la faccenda del verme..ma in realtà ero solo amareggiata.
Era un coglione, ed io un’illusa. Mi aveva baciata, ma ero solo un’amica.
Evidentemente, lui baciava le sue amiche. Stupendo. Non ci sarei mai, mai più ricascata.
Ora come mai, Rick avrebbe dovuto darsi una mossa a conquistarmi. Perché il mio sentimento per Adam stava crescendo a vista d’occhio, e io non potevo permettermelo.
-Sh..Tranquilla, Natalie..sh..- cercai di tranquillizzare il respiro, e Adam mi sfiorò i capelli in una carezza delicata. –Dormi..io starò qui accanto a te. Starò sempre accanto a te.- E quella suonava una promessa anche per l’indomani, fuori dal letto improvvisato nella camera di Rose.
-Ti voglio bene, Natalie.- E chiusi definitivamente gli occhi, per stoppare le lacrime che volevano di nuovo scendere. Ti amo, Adam.
*
Svegliarmi, quella mattina, fu qualcosa di particolarmente traumatizzante.
Avevo un mal di testa micidiale, pulsava dolorosamente, mi bruciava la gola e sentivo il collo indolenzito.
Quando alzai le palpebre pesanti, capii immediatamente il perché. La mia faccia era posata sul petto di Adam che avevo usato come guanciale.
Il mio nuovo cuscino respirava tranquillo, ma non pesantemente; non volevo muovere un muscolo per accertarmi che fosse sveglio, avevo il terrore che si alzasse e andasse via.
Sentii un fruscio, e il suo respiro solleticò la mia fronte. La sua mano prese ad accarezzarmi i capelli, e talvolta si rigirava una ciocca tra le dita.
-Buongiorno.- dal tono sereno che aveva usato, immaginai che stesse sorridendo.
-‘Giorno..- sospirai a malincuore, tanto ormai sapeva che ero sveglia. Alzai il viso dal suo petto, e incrociai i suoi occhi smeraldini, luminosi.
-Sei di buonumore.- dedussi, arcuando un sopracciglio.
Sorrise, di un sorriso caldo e sincero. Quando mi era mancato…
-Come non potrei esserlo?- fregò la mia ciocca sulla mia gota, che intanto si arrossava, -Non ne potevo più di quella farsa..mi sei mancata da morire, Nat.-
Sei semplici parole per farmi sciogliere come un ghiacciolo al sole. Come riusciva a dire sempre la cosa perfetta? Ero tentata di chiedergli se avesse un manuale segreto per conoscermi così bene.
-Anche tu..- confessai, in un sussurro.
-Mi dispiace solo che sia venuto fuori in un momento così spiacevole.- ed ecco il suo viso rabbuiarsi e i suoi occhi perdere quella vitalità, sostituita da qualcosa che non identificavo. –Se solo non ti avessi fatta scappare, Natalie..sono imperdonabile.- Al ricordo della sera precedente, mi sentii andare a fuoco.
Mi ero convinta che non avrei rammentato nulla, ma al contrario ricordavo tutto. Specie cos’avevo sentito baciandolo, le sue parole incomprensibili, le sue carezze nei miei capelli, il suo cuore battere forte all’unisono col mio..
Scrollai impercettibilmente, per lui, la testa, scacciando il pensiero, e mi feci seria. –Adam, non è stata colpa tua, quindi vedi di non auto-flagellarti con pensieri erronei e masochistici.- lo ripresi, guardandolo fisso negli occhi. Tentennò, e alla fine sospirò, annuendo.
Cercai di sorridergli. –Va tutto bene. Non è successo nulla.-
Sì, ero tranquilla fin tanto che lui era con me..ma poi come avrei reagito?
Dopotutto, era vero che non mi aveva fatto nulla. Però sentivo ancora l’angoscia annodarmi lo stomaco.
-Natalie..ti prego di non sminuire la cosa. Poi, ieri eri terrorizzata..- il suo respiro si spezzò, e nei suoi occhi passò la furia della sera precedente. –Non permetterò mai più che succeda, Nat..ti proteggerò sempre.- disse, solenne.
Prima che potessi rispondere, il mio cellulare prese a suonare. Adam allungò il braccio verso il comodino, e me lo passò. Era Kim.
-Pronto?-risposi, mentre mi scappava uno sbadiglio improvviso.
-Nat! Ma dov’eri finita ieri?!- deglutii a vuoto, mentre Adam stringeva il pugno che non mi sfiorava i capelli, nervoso. Evidentemente la voce squillante di Kimberly arrivava chiara anche a lui.
-Sono..tornata a casa prima..avevo il mal di testa. Sai quanto poco tollero il fracasso.- mentii, sotto lo sguardo severo di Adam.
-Ah, capisco..-
-Ehi!- cambiai discorso, prima che potesse indagare, -Con Jonhatan com’è andata?- Adam aprì la bocca, stupito, per poi stenderla in un sorrisetto.
-Oh..benissimo! Oggi pomeriggio usciremo insieme..sai che mi ha detto che sono davvero carina? E’ così dolce..il mio cucciolo..- A quel punto, Adam scoppiò a ridere, e io gli diedi un pugno sul torace definito.
-Un momento..perchè ho sentito la risata di quel cafone di Adam Brown?-
-Perché quel cafone di Adam Brown è accanto a me, e sta ascoltando.- ridacchiai, divertita, immaginando il viso paonazzo di Kim.
-Aspetta, rettifico: perché quel cafone di Adam Brown è nel tuo letto?-
Mi sentii avvampare. –Chi ti dice che è nel mio letto?- risposi, e la mia voce sfiorò lo stridulo. Adam continuava a ridere, e le mie occhiatacce non servirono a nulla. –Beh, innanzitutto perché sono le dieci..e tu il sabato mattina non ti alzi dal letto nemmeno se sei sveglia prima delle undici. Lui è più pigro di te per uscire dal letto e venirti a trovare. E poi la tua voce da gallina dice tutto.-
-Ehy!- mi lamentai indignata.
-Hai ragione, Kimmy. Stanotte io e Nat ci siamo dati da fare come conigli!- s’intromise Adam, con un tono solenne e un ghigno da infarto.
Scommettevo tutto che il mio viso ricordasse un semaforo rosso.
-Adam!- sibilai, imbarazzata, mentre dall’altro lato della cornetta Kim rideva come una cretina.
-Quindi avete fatto pace?-
-Sì.- dicemmo all’unisono, incrociando gli sguardi. Adam mi sorrise, in un modo definibile illegale, per quanto dolce e meraviglioso.
-Quindi, caro, ora mi spieghi cosa ti è preso!-
-Credo sia stato afflitto da coglionite.- lo precedetti, -Ma è rinsavito. Ora devo andare, Kim..ci sentiamo stasera, quando mi racconterai di Jonhatan.-
-Ovvio che sì!- trillò lei, allegra.
-Ohi, non strapazzare il mio amico!- l’ammonì Adam, divertito. Dopo gli ultimi saluti, riattaccai. -Sono felice per loro..John era quasi disperato perché pensava che Kim non l’avrebbe mai notato..assurdo!- rise Adam, e io lo guardai stupita.
Rimasi un attimo abbagliata dal suo sorriso, poi, con una notevole forza di volontà, mi riscossi. –Intendi dire che a Johnatan interessava già Kim?-
-Da un casino di tempo!- rispose concitato Adam, mentre riappoggiavo rilassata il capo al suo petto marmoreo.
In quel momento, la porta della mia stanza si aprì, rivelando la figura di Rose.
-Adam, tua madre è in crisi..ti conviene avvisarla.- Adam annuì. –Pensi di rimanere qui a pranzo?- continuò Rose, ma stavolta la risposta fu negativa, con mio sommo dispiacere. Disse che doveva spiegare con calma a Emma com’era andata la storia (speravo che saltasse la parte della molestia) e che non aveva fatto baldoria fino al mattino come sicuramente aveva pensato.
Quando Rose richiuse la porta, decretammo che fosse giunto il momento di alzarci.
-Ehi..il pigiama!- mi fece notare Adam, divertito, indicando la mia mise.
-Accidenti! Sei sfacciatamente fortunato!- mi lamentai, fintamente indignata.
-E sfacciatamente felice di esserlo!- ribattè, con un sorriso da infarto.
Mentre Adam recuperava la felpa della sua tuta, che aveva spogliato perché –sue parole- io ero una stufa con 50 gradi corporei, gli avevo raccontato le ultime novità.
-Hai seriamente fatto pace con Melanie?- Adam era stupito, e io gli feci una pappardella di considerazioni su quanto, in realtà, le apparenze ingannassero.
-Oh, lo so bene!- rispose Adam, con un sorrisetto. –E’ un po’ come la storia della suora che, all’occorrenza, sa diventare una vera pantera!- e mi lanciò uno sguardo malizioso che mi fece ribollire il sangue nelle vene.
Considerai, poi, mentre sistemavo le coperte del letto, che anche tra di noi c’erano sempre stati pregiudizi. Prima (cioè fino al giorno precedente) pensavo che Adam fosse un vile bastardo, invece..era il ragazzo più dolce, protettivo e meraviglioso dell’universo. E lo amavo anche per questo.
Anche se mi aveva mentito, perché ormai avevo conosciuto il suo vero io.
Oddio, quanto ero sdolcinata!
-Che scemo!- risi, scuotendo la testa.
Aprii la porta e uscimmo sul pianerottolo, e incrociammo Mel, che aveva deciso di rimanere ancora per qualche tempo, con gioia di mammà. L’aveva fatto solo per prendere ancora un po’ d’aria e avere il tempo di spiegare con calma ai nostri genitori la sua situazione complicata.
Ci riservò uno sguardo stupito, a cui ricambiai con uno che diceva “poi ti spiegherò tutto”. Mel sorrise. –Buongiorno!-
Adam ricambiò con nonchalance al saluto, conscio del fatto che nemmeno io avessi più problemi con mia sorella.
Quando entrammo in cucina, mamma si stupì di vedere Adam.
-Oh, mio caro!- trillò, -Che sbadata, non ho nemmeno sentito il campanello!- fece una risatina quasi da cavalla, -Stai bene ora?- chiese, poi, dolce. Evidentemente si riferiva a sabato scorso, quando la cena era saltata per il malore di Adam e la mia apatia immotivata. Che poi, era generato dalla stessa faccenda.
-Certo, ora è tutto okay.- e mi rivolse un sorriso che avrebbe potuto fermarmi il cuore senza troppi preamboli.
Le scelte erano due: o saltargli al collo e mangiarmelo di baci o cercare di sorridergli e assumere una parvenza di normalità.
Beh, è ovvio quale delle due scelte preferissi..però mi limitai a optare per la seconda, preservando la mia salute mentale.
-Ma sedetevi, ragazzi!- trillò ancora mia madre, indicando il tavolo. –Vi preparo una buonissima colazione, non temete! Melanie cara, cosa desideri?-
Melanie sorrise a mamma, e per la prima volta notai quanto fosse diverso quel sorriso da quello che aveva rivolto a me solo qualche giorno prima. –E’ uguale, per me.-
Adam rimase per la colazione, poi disse di dover andare a parlare con sua madre, e Emily lo strapazzò tutto, tra baci sulla guancia e pizzicotti.
Il resto della mattina lo passai a fare i compiti di matematica alla cavolo, mentre parlavo con Mel e Rose; pure loro sembravano aver ritrovato una certa affinità..ma dubitavo che Melanie avesse detto tutto a Rose.
-Però devo ancora capire perché Adam sia rimasto..cioè, pensavo che se ne sarebbe andato dopo..-
Ovviamente, Rosalie le aveva spiegato la storia, per questo Mel era si era accigliata, nell’affrontare il discorso.
-Dubito che sarebbe riuscito a scappare..Nat ha una presa da lottatrice di sumo.- ci scherzò su Rose, ma si vedeva che era tesa.
-Beh, ti ha fatto bene, intendo stare con Adam..Per tutta la settimana mi sei sembrata un automa. Ora hai ritrovato il sorriso.- commentò Mel, assumendo un’aria incuriosita. –Che è successo tra voi?-
Mi sentii avvampare, e ribollire il sangue nelle vene.
-Avevi ragione, era tutta una bugia perché era geloso di Rick..- rivelai, rossa d’imbarazzo.
Rose lasciò cadere la matita sul quaderno degli appunti, e battè un pugno sul tavolo. –Lo sapevo che era per lui! Te ne sei innamorata!- e si aprì in un sorriso soddisfatto, guardandomi attentamente. Arrossi ancor di più, se mai fosse possibile.
Deglutii a vuoto, -Sì, però..perchè abbiamo litigato..non ci siamo parlati per una settimana, dopo il nostro non-bacio..poi ieri ho bevuto un po’ troppo, e quando quel tizio mi ha presa di mira lui mi ha portata via e..- il mio cuore prese a battere all’impazzata, al ricordo della sera prima, -mi ha baciata..-
-Finalmente!- fu il commento delle mie sorelle, all’unisono.
-Però abbiamo litigato ancora..mi stava prendendo in giro!- sbottai, indignandomi. Continuavano a mettere in secondo piano quanto mi avesse fatto soffrire e che, putroppo, ero già impegnata. –Sono scappata via e..-
Rose intervenne, rabbuiandosi. –Saltiamo il pezzo.-
-Sì, e poi..stanotte mi ha detto che sono l’amica più importante che ha e che mi vuole bene.-
-Coglione..- dissero ancora, all’unisono, Rose e Melanie.
-Non ci posso credere, è ottuso bene il ragazzo!- sbottò Mel, indignata.
Rose fece un gesto come a scacciare un insetto. –Non credere, lui ha capito cent’anni fa cosa prova..solo che ha paura di essere rifiutato..-
Ma ormai non le stavo più ascoltando, troppo presa a rivivere quel bacio che non avrei dovuto ricordare davanti ai miei occhi.
Pazzesco, sentivo ancora i brividi.
Il pranzo arrivò fin troppo presto, per i miei gusti. Con Rose e Mel potevo perdermi a farmi i fattacci miei senza che m’interrompessero, ma a tavola con mia madre che notava ogni più piccolo dettaglio, ovviamente raggiungendo conclusioni sbagliate, era tutto un altro paio di maniche.
-Natalie, ti vedo un po’ pensierosa, oggi..- commentò Emily. Ecco, appunto.
-Chissà a chi gravitano i pensieri di Nat..- sentii ridacchiare Rose a Mel, che ghignò lanciandomi uno sguardo malizioso al quale arrossii. Che razza di sorelle che avevo! Incredibile!
Quando arrivammo al dolce, Mel si schiarì la gola, pallida come un cencio.
-Mamma, papà..vorrei dirvi una cosa.- annunciò, con voce incerta.
I miei genitori furono tutt’orecchi.
Non starò a dire che mamma svenne, che papà era diventato prima rosso, poi verde, poi viola, per poi tornare di nuovo rosso, quando Melanie disse che era incinta. Non starò a dire quanto Rose, malgrado tutto, fosse felice di diventare zia; non starò a dire che sostenni Melanie tutto il tempo, mentre mia madre la guardava delusa e rammaricata. Non starò a dire che Mel pianse tutte le sue lacrime, mentre spiegava come fosse successo tutto.
Però, per una volta nella mia vita, sentii la mia famiglia davvero unita, nonostante la situazione difficile, sebbene lo sguardo disilluso di Emily, la rabbia mal trattenuta di mio padre verso il non-ragazzo di Melanie, e il dolore di mia sorella.
  
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