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Autore: Seiht    06/09/2011    6 recensioni
Severus reputava Harry Potter la persona più irritante mai esistita sulla faccia della terra.
Poi si ricordò di suo padre, e convenne che erano a pari merito.
E doveva proteggerlo.
Sempre e comunque.
E' il 1991, e Severus Piton sta per andare incontro all'inizio di tutti i suoi guai.
E sì. Lui lo sa.
Sa anche questo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Capitolo 1
 

Ritorno

 
Il Professor Piton fu il primo ad arrivare quel giorno.
L’estate a Spinner’s End non lo entusiasmava più di tanto, gli piaceva solo la tranquillità così… tranquilla che quel sudicio posto sapeva offrirgli.
Hogwarts era la sua vera casa, lo sarebbe stata sempre.
Per cui quel ventiquattro agosto fu il primo tra i professori a varcare il grande portone di quercia.
« Oh, ben arrivato, Severus ». Minerva McGranitt, insegnate di Trasfigurazione e Vicepreside, lo salutò all’ingresso ancora avvolta in un mantello da viaggio dai motivi scozzesi.
« Grazie, Minerva » rispose lui, il suo solito tono gelido, come se le parole gliele strappassero a forza dalla gola.
Fece una specie di smorfia che andava ad imitare un sorriso e poi voltò le spalle alla donna per raggiungere il suo ufficio nei sotterranei.
« Ah! Severus! » La McGranitt lo chiamò facendo un cenno con la mano.
« Sì? » Severus si girò di malavoglia, il viso ancora tirato in quello strano ghigno.
« Il Preside ha detto di raggiungerlo nel suo studio, prima di cena. Vuole parlare a tutti i professori di… ehm, di quella cosa. La parola d’ordine è Cioccorane ».
Severus la guardò senza un’espressione particolare in viso, fece un piccolo cenno d’assenso, e si avviò per i sotterranei.
Sapeva benissimo di cosa voleva parlare Silente, la Pietra Filosofale.
Non gli bastava averlo tartassato di gufi per tutto il mese precedente, quel vecchio pazzo.
Quel vecchio pazzo a cui doveva tutto.
L’eco dei passi del professore echeggiava tra le pareti di pietra dei sotterranei.
Gli bastò poco per ritrovare il suo ufficio, d’altronde era sempre lo stesso da undici anni.
Il suo baule era già lì, tutto identico a come lo aveva lasciato l’anno precedente.
Questa era la cosa che sapeva rincuorarlo di più: nonostante il tempo che scorreva inesorabilmente ed incredibilmente veloce e il susseguirsi degli eventi, frenetico ed incalzante, quella stanza, no, anzi, Hogwarts stessa, rimaneva sempre uguale.
Si tolse il mantello da viaggio e si cambiò d’abito, indossando il suo solito completo nero.
Con un semplice colpo di bacchetta, le sue cose cominciarono a sistemarsi per la camera senza fare il minimo rumore.
Fece un giro breve per controllare che pozioni ed ingredienti fossero al posto giusto, poi si accasciò su una sedia.
Guardò l’orologio che teneva al polso; segnava le quattro e dieci.
Chissà cosa intendeva Silente per “prima di cena”.
Poteva essere adesso come alle sei meno cinque.
Severus si autoconvinse che fosse troppo presto per andare dal Preside, per cui, dopo aver rigirato tra le mani un foglio di pergamena nuovo originariamente appoggiato sulla sua scrivania, decise di uscire.
Prese il mantello e si avviò a grandi falcate verso l’ingresso.
Mentre usciva incrociò Raptor, l’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, stretto in un pesante mantello viola scuro. Un turbante color porpora rendeva la testa più piccola del normale.
« B-b-b-buon pomeriggio, p-p-professor P-p-p-piton ». Il piccolo mago dondolò la testa a destra e a sinistra in modo molto goffo.
Dopo averlo squadrato da capo a piedi, Severus si decise a rispondere.
« Buona… sera ».
Cosa stava facendo? Quel mago gli dava ai nervi, stava tremando?
« Si sente bene? » gli chiese Severus, anche se non sapeva bene se dargli del tu o del lei.
« C-c-c-certo ». Raptor si strinse la testa tra le mani e corse dentro il castello.
Severus rimase a bocca aperta con un’espressione mezza stupita, mezza disgustata dipinta sul viso.
Come aveva potuto Silente affibbiare ad un incompetente come quello Difesa Contro le Arti Oscure? Al massimo Babbanologia, o Cura delle Creature Magiche, ma non Difesa Contro le Arti Oscure! I ragazzi di Hogwarts erano già delle teste di legno di loro, non serviva un professore balbuziente mezzo scemo a rincretinirli più di quanto Madre Natura non avesse già fatto!
Scrollò le spalle e si avviò lungo il sentiero per costeggiare la Foresta Proibita.
Superò la capanna del guardiacaccia Hagrid, che continuava a salutarlo tutti gli anni con lo stesso calore nonostante il professore avesse dimostrato più volte disgusto nei suoi confronti.
Finalmente arrivò al lago.
Si sedette sull’erba soffice guardando che intorno non ci fosse nessuno che potesse vederlo.
Il sole si rifletteva nel lago e la luce intensa sembrava avere il potere di increspare l’acqua cristallina.
Piegò un poco la testa di lato, e i raggi del sole lo colpirono appieno, tanto che dovette chiudere gli occhi.
Quello era uno dei momenti in cui gli piaceva sorridere, perché il ricordo di Lei non faceva male.
Seduti su quel prato avevano passato tanti di quei bei momenti che era inutile rovinarne la memoria essendo triste.
Oh, Salazar, se uno dei suoi studenti lo avesse visto!
Il Professor Piton, il professore più temuto per la sua severità in tutto il castello di Hogwarts, seduto sul prato vicino al lago che rideva.
Rideva.
Sicuramente sarebbe stata una notizia che avrebbe fatto scalpore ancora negli anni.
Ma in quel momento, a Severus non importava.
Principalmente perché gli studenti sarebbero arrivati tra una settimana, ma anche perché, in quei rari istanti in cui le sue labbra si curvavano in un sorriso, non uno di quelli maliziosi che riservava alle sue teste di legno prima di propinargli una bella punizione, uno di quelli sinceri, che si estendeva fino agli occhi, in quei precisi momenti non si curava per niente di ciò che accadeva intorno a lui.
Sarebbe potuta crollare la Torre di Astronomia, andare a fuoco la Foresta Proibita, ma lui in quel momento stava ridendo, ci avrebbe pensato dopo.
Decise che era tardi quando vide uno sprazzo di cielo scurirsi.
Si alzò da terra e diede un’ultima occhiata al lago davanti a lui prima di incamminarsi verso la scuola.
Davanti all’entrata c’era la professoressa Sprite, avvolta in un mantello verde rattoppato; come sempre era stata l’ultima ad arrivare.
Cioccorane. Assurda, come sempre, pensò mentre si avvicinava all’ufficio del Preside.
« Parola d’ordine? » Quel gargoyle lo irritava sempre, la sua voce profonda, quasi più umana della sua, lo innervosiva terribilmente.
« Cioccorane ».
La parola sembrava persino più insensata quando fu Severus a pronunciarla.
La statua si fece da parte, e gli permise di salire, attraverso la scala girevole, nello studio di Silente.
Bussò piano alla porta, ed entrò quasi sperando di non essere visto.
« Bentrovato, Severus! » Silente lo guardò attraverso gli occhiali a mezzaluna, il sorriso sulle labbra.
Severus fece uno strano segno di assenso e si avvicino alla McGrannitt e a Vitious che erano già arrivati.
Pochi minuti dopo li raggiunsero anche gli altri professori, l’ultimo fu Raptor, che era inciampato tre volte nei gradini della scala con tanto di gridolini prima di riuscire ad arrivare.
Appena si chiuse la porta alle spalle, Silente si schiarì la voce.
« Bene, credo che tutti sappiate perché siamo qui. Spero che ognuno di voi abbia già scelto e preparato la loro prova per la camera che ospiterà la Pietra Filosofale quest’anno. Professoressa Sprite, Vitious, McGrannitt, Raptor,  Severus… »
Severus.
Perché doveva chiamarlo per nome?!
Aveva chiamato per cognome tutti quanti, perché lui…
« Bene, sono contento. Durante questa settimana mi aspetto che posizionerete gli enigmi, incantesimi, o ciò che avete preparato nella stanza, seguendo… questo ordine ». Con un colpo di bacchetta apparirono in grossi caratteri violetti i nomi di tutti i docenti, e Severus si accorse di essere il primo dell’elenco, e quindi la sua prova sarebbe stata l’ultima.
Ovviamente l’aveva già preparata con largo anticipo. Era una sciarada, un quesito di logica babbano. Molti grandi maghi non sapevano neppure di che si trattasse, ma Severus, che era sempre cresciuto tra arti e tradizioni babbane lo sapeva eccome.
« Potete andare adesso, credo che la cena sia già pronta… Ah, Severus! »
Il mago si fermò sulla porta.
Cosa c’è? Cosa vuoi?
Silente aspettò che fossero usciti tutti gli altri insegnanti, poi invitò Severus a sedere con un fluido gesto della mano sinistra.
Il maestro di Pozioni si avvicinò controvoglia alla scrivania.
« Severus » il Preside lo scrutò attentamente con i suoi  occhi così vivi in contrasto alla vecchiaia che urlava il suo corpo. « Sapresti ricordarmi che anno è? »
Il professore trovò la domanda abbastanza strana, assunse un’espressione interrogativa che se ne andò com’era venuta; d’altronde era abituato alle domande strampalate di quell’uomo.
« Quest’anno è il millenovecentonovant... uno ».
Ecco.
Solo quando quelle parole gli incresparono le labbra per uscir fuori roche e un po’ seccate, Severus si rese conto di che anno era realmente.
Erano passati dieci anni dalla morte di Lily, la sua amata Lily.
Quindi quell’anno…
« Il figlio… Il figlio di Lily… Harry Potter ».  Questa volta le parole avevano così voglia di affacciarsi dalle labbra del professore che lui stesso si ritrovò a balbettare un pochino.
Bleah, esattamente come Raptor.
Silente annuì vigorosamente, e guardò Severus dritto negli occhi scuri spalancati, come se non riuscissero più a chiudersi.
« Esattamente » continuò il Preside. « Quest’anno il piccolo Harry ha compiuto undici anni, e comincerà il suo primo anno ad Hogwarts ».
Fece una pausa e lo guardò con aria di sfida.
« Sai cosa devi fare, giusto Severus? »
Questa volta fu il professore ad annuire, e poi sussurrò: « Ma l’Oscuro Signore… Lui non è tornato… »
« Sappiamo benissimo tutti e due che tornerà, Severus. Ne abbiamo già avuto la prova questa estate con la tentata rapina alla Gringott ». Silente abbassò lo sguardo sulla sua scrivania ingombra di pergamene.
« Tu credi che sia opera dei Mangiamorte? » Severus aggrottò la fronte guardando il Preside abbastanza stupito.
« Di Mangiamorte ne sono rimasti pochi, Severus, e non credo che prenderebbero iniziative da soli, essendo convinti che il loro Signore sia morto. Io credo, e spero non sia così, che stia agendo Voldemort stesso ».
Questa volta Severus rimase a bocca aperta, gli occhi diventati improvvisamente grandi, un rivolo quasi di terrore nello sguardo.
Scoprì velocemente il braccio sinistro, ma il Marchio Nero non era visibile sul suo avambraccio.
Si tranquillizzò e ricominciò a ragionare come era degno, cercando di formulare una frase sensata, ma l’anziano mago davanti a lui lo batté sul tempo.
« Potrei anche sbagliarmi, certo, ma devo dire che sono molto bravo a fare supposizioni, lo sai anche tu, no? »
Come diamine faceva a sorridere?
« Be’, che siano i suoi seguaci o Voldemort stesso, qualcuno sta cercando di far tornare al potere
l’Oscuro Signore, e sicuramente Harry non è in una buona posizione, non credi? » Silente tornò serio.
« È giunto il momento, Severus ». Il Preside alzò lo sguardo per guardarlo dritto negli occhi.
« Proteggi Harry Potter ».
 
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Spazio dell'autrice con seri problemi mentali
Beeeene, sì, sono tornata.
Devo ammetterlo, questa Fanfiction mi girava in testa da un tempo vergognosamente troppo lungo, ed è nata così, da se'.

In teoria, anzi, in pratica è 'Harry Potter e la Pietra Filosofale' dal punto di vista di Severus, e be'... ho sempre sognato scriverlo.
Ok, sì, un po' patetico, ma... be' grazie per aver letto!
Spero mi seguirete, ragazzi ;)
Ela


  

  
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