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Autore: Crazy_Me    10/09/2011    1 recensioni
Jack ha dimenticato quanto i pericoli siano sempre in agguato, proprio dietro l'angolo, e soprattutto quanto siano vicini.
Così vicini da avere il suo stesso sangue.
Il capitano dovrà tornare di nuovo ai Confini del Mondo, prima che qualcuno glielo rispedisca, stavolta per sempre.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16



William si stava chiedendo com’era possibile innamorarsi di una persona senza avere un cuore.
Lui, il suo, l’aveva chiuso, incatenato e donato ad Elizabeth anni e anni prima, con la consapevolezza che sarebbe potuto appartenere solo ed esclusivamente a lei.
E ora, perfino con un vuoto nel petto, stava provando qualcosa.
Quel qualcosa di molto raro che quando succede… beh, che quando succede è un bel disastro, avrebbe detto Jack.
E Will non avrebbe obbiettato perché tutto sommato concordava con l’altro.
Avrebbe voluto essere più stanco in quel momento, più stanco di quanto non era già, senza più energia né forza. Lo avrebbe voluto veramente, così sarebbe stato sicuro che la sua mente si sarebbe spenta, avrebbe sventolato bandiera bianca e i suoi pensieri sarebbero spariti. Invece se ne stava lì, a pensare, a riflettere, mentre sistemava mappe su mappe, libri su libri.
Nella stanza in cui pensava ci fosse qualche tesoro aveva trovato solo carta.
- Mi hanno riferito che ti ha incuriosito la porta prima della stiva. – aveva detto Juliet con un sorrisino in volto – Sarai accontentato: passerai il pomeriggio lì dentro. -
William non aveva replicato, come se non gli interessasse più, come se quel corpo non appartenesse più a lui.
Avrebbe svolto il suo dovere senza fiatare.
Sia chiaro: questo non era da lui, proprio per niente!
Il vecchio Will – quand’è che era passato ad un William nuovo? – avrebbe ribattuto all’istante.
- Vedo che i lavori su questa nave non finiscono mai. La mia è sempre in perfetto ordine, come un vero capitano dovrebbe fare. -
Di certo avrebbe detto qualcosa di questo genere, senza ottenere nulla, ma l’avrebbe fatto.
E invece niente.
Prese in mano un libro e lo fissò per qualche istante.
Strano che tenesse in mano lo stesso libro per più di due secondi, visto che ormai era in quella stanza da due ore e non aveva fatto altro che sistemare fogli rilegati più o meno antichi.
Di alcuni addirittura non si leggeva nemmeno più il titolo. La pelle si era talmente levigata che era dimezzata e i colori della copertina erano spariti.
Ma in quello ancora s’intravedeva.
Diario di Bordo di Teague Sparrow.
William lo aveva aperto dalla fine e aveva sfogliato alcune pagine. Ogni due o tre facciate, ma a volte anche più spesso, c’èra una data e sotto ad essa una scrittura tremolante con caratteri piccolli.
La calligrafia del padre di Jack e Juliet.
Il ragazzo si sedette in un angolo sull’unica sedia presente nella stanza e iniziò a leggere e a sfogliare.
Alla fin fine era già a buon punto con i lavori, se anche avesse perso qualche decina di minuti non avrebbe cambiato più di tanto.


Jack aveva sorriso ad un William dallo sguardo funereo e gli aveva fatto cenno di raggiungerlo.
- Scoperto qualcosa di interessante? – Chiese Sparrow con entrambe la mani sul timone.
- Molto più di quanto pensi. -
Jack si girò all’istante verso l’altro. Di certo non immaginava una risposta affermativa, piuttosto un mugolio di fatica.
- Sì? E cosa? -
- La verità. -
Per un attimo calò il silenzio e come rumore di sottofondo ci fu solo il mare.
Jack stava valutando l’idea di non proseguire quel discorso e di iniziare a parlare d’altro, ma non gli sembrava la cosa giusta da fare. Perché avrebbe dovuto riguardare lui, poi?
Sputafuoco.
In un attimo quel nome trafisse la mente del capitano, come se gli fosse stata scoccata una freccia dritta al cervello.
No, non può essere stato lui. Come avrebbe fatto a dirglielo? E’ ancora nella cella…
- Qualcosa ti preoccupa, Jack? – Will pronunciò quelle parole molto lentamente.
Il passato torna sempre, Jack, il passato è muto e non ti avvisa dei suoi piani.
- No. Qualcosa dovrebbe? -
- Sì. Credo che tu abbia omesso qualche particolare nella tua storia. Magari quel dettaglio insignificante dove tu complotti con tuo padre. Mi stupisco di come siate uguali. Entrambi passate sopra a tutto e tutti solo per qualche pezzo d’oro. -
- Non è andata così. -
- Sul serio? E allora spiegami com’è andata. -
- Non qua e soprattutto non ora. -
Turner sorrise, come se si aspettasse quella risposta e, in realtà, era così. Jack stava solo prendendo tempo per non ammettere che era un farabutto e che, se per tutti quegli anni aveva avuto gloria e tutto quello che diceva di aver avuto, era solo per via di quella maledetta sfida in cui aveva barato.
- Senti, io sono io e non è perché ho “complottato”, come dici tu, in una sfida di più di un decennio fa che tutta la mia carriera piratesca va a rotoli. Il duello l’ho vinto davvero, ad esempio. Vinsi onestamente lì. Poi è vero, non ho detto la completa verità, ma che ti aspettavi? Sono un pirata. -
- Lo so e… - Will sospirò. E niente, perché non c’èra nulla da dire.
Non se l’era mai presa per le bugie di Jack, per gli atti di normale pirateria che aveva commesso negli anni, ma stavolta era come se lui fosse Jack Sparrow, l’unico e inimitabile, solo grazie a quel…complotto? Non sapeva neppure come chiamarlo.
- Come l’hai scoperto? Chi te l’ha detto? – Jack interruppe il flusso dei suoi pensieri.
- Una persona fidata. – Will mentì. Sapeva che Jack così gli avrebbe rivelato inconsapevolmente il nome della persona che già sapeva e che aveva mantenuto il silenzio.
- Sputafuoco. – Disse semplicemente Sparrow, a bassa voce, guardando oltre al suo interlocutore.
William per un attimo pensò di aver capito male. Suo padre? Quello che gli aveva detto Jack è uno che non ama raccontare del suo passato. Proprio lui?
- Vuoi dire che… mio padre sapeva? -
- Non te l’ha detto lui? – Jack sbarrò gli occhi e si avvicinò a William prendendolo per le braccia – Chi te l’ha detto? Chi c’èra con te in quella stanza? -
William fece apparire un sorrisino sul suo viso.
- Tuo padre. O meglio, il suo diario di bordo. -
Jack fece una smorfia e lo lasciò.
- E’ successo qualcosa? – chiese Juliet, lasciando i due interdetti – Mi sembrava che ci fosse un po’ di… confusione qua. -
Jack stette zitto e incrociò le dita mentalmente.
- No, non succede niente. – William sorrise alla ragazza, che fece un sorriso imbarazzato di rimando.
- Va bene. Allora continuate a lavorare. – Corrugò la fronte e se ne andò, rientrando sotto coperta.
- Prega che lei non legga mai quel diario. – Disse a denti stretti Will, girandosi e facendo per andarsene.
- William, non fare niente di cui ti potrai pentire. -
Il ragazzo non si fermò e lasciò che le parole si disperdessero dietro di lui.
Sapeva cosa fare e non aveva bisogno dei consigli di Jack Sparrow.
Se avesse ritenuto opportuno dirlo a Juliet, lo avrebbe fatto. Altrimenti avrebbe lasciato che le cose proseguissero come dovevano proseguire.

Juliet espirò e una nuvola di fumo le inondò per un attimo il campo visivo.
Iniziava a fare freddo alla sera, ma la ragazza sembrava non farci caso. Stava lì, a prua, con le braccia conserte e lo sguardo che vagava per il cielo e il mare, come se stesse cercando qualcosa in quel nero che veniva illuminato a tratti dalla luna.
William aveva avanzato silenzioso e si era fermato a pochi passi da lei, che ancora non lo aveva notato.
- Stanotte niente stelle. –
Juliet si voltò di scatto e indietreggiò di un passo verso destra.
- Sei tu… - alzò lo sguardo come per controllare che dicesse il vero – Già, questa notte niente stelle. -
Per qualche minuto, i due rimasero immobili nelle posizioni in cui erano, facendo rapidi movimenti solo con il collo, poi Will si decise a parlare.
- A cosa pensi? -
- A niente. Non penso a niente. -
Will incassò il colpo - perché per lui quella risposta era stata come un colpo – e aspetto qualche secondo prima di dirle alcune cose che aveva in mente già da qualche ora.
Se le era ripetute più volte mentalmente e aveva deciso che gliele doveva dire.
- Voglio che tu sappia che, a mio modesto parere, su quella nave – Will indicò la Perla Nera appena dietro di loro – ci dovresti essere tu. Sarebbe dovuta essere tua fin dall’inizio. -
- Ho perso la sfida. Ho perso anche il duello. – Disse a bassa voce, interrompendo il discorso del ragazzo.
- Non hai perso la sfida. – William chiuse gli occhi e si impose di non dire nulla, almeno non in quel momento – Quello che voglio dire è che la tua mappa era molto più complessa e… -
- Sì, certo. Ti ringrazio per le tue belle parole, ma ormai è andata così. E’ passato tanto tempo e in tutti questi anni me lo sono ripetuta anche io. La mappa era più complessa, Jack ne aveva una molto più semplice, la meta era anche più vicina… Sta di fatto che, quando Jack vinse, tutti si aspettavano che la Perla fosse sua. Vuol dire che la fiducia nei suoi confronti era maggiore che nei miei. Perfino mio padre stava lì a sperare che vincesse suo figlio e non io. – Juliet riprese fiato alla fine di quello sfogo, aveva detto tutto in pochi secondi e aveva lasciato che William venisse investito dal desiderio di dirgli la verità.
- Tu sei qua, però. Stai combattendo per quello che vuoi. Non lasciare che gli altri ti dicano che non sei all’altezza. -
Juliet aveva annuito senza guardarlo e aveva scosso la testa subito dopo.
- Grazie. – L’aveva pronunciato come se fosse una cosa scontata, era solo un grazie, ora puoi anche andare.
William, però, decise che quello era il momento giusto per fare ciò che gli ronzava in testa da qualche giorno e non importava cosa sarebbe successo dopo.
Toccò la spalla della ragazza, che si girò lentamente come per prepararsi a dirgli di andarsene, che delle sue parole non se ne faceva nulla, e la baciò.
Era un bacio casto, innocente, durato poco più di qualche secondo. William voleva osservare la reazione di Juliet.
Rimasero immobili un attimo e Turner quasi si preparò mentalmente ad un sonoro schiaffo che, fortunatamente, non arrivò.
- Buonanotte, William. -
Will sorrise.
- Anche a te, Juliet. -
La ragazza camminò spedita verso la poppa della nave e scomparve dietro alla porta per entrare sotto coperta.





Scusate per il ritardo mostruoso.  Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima. 

 

  
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