Il Ballo Arcobaleno "10. Gryffindor e Slytherin non sono fatti per stare insieme"
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Era passata un’ora. E Hermione aveva passato tutto quel tempo in quella cabina, da sola. Dopo il loro diverbio infatti, il ragazzo se ne era andato.. senza tornare. Da una parte ne era stata felice, era certa non sarebbe riuscita a sopportare la sua presenza, dopo quello che era successo. Dopotutto si era preso gioco di lei, l’aveva umiliata e messa in condizione di non poter combattere alla pari, bloccata com’era. Tipico di una serpe viscida come lui, si disse. Ma allo stesso tempo però, non poteva non chiedersi se fosse tutto apposto e se il Malfoy stesse bene. “ Dai Herm, piantala! Sicuramente sarà in un’altra cabina, a fumarsi le sue amate sigarette.. e a maledire il giorno in cui Merlino abbia mandato sulla terra le Mezzosangue come te. Tutto normale per cui.” Prima infatti si era alzata ed era quasi stata tentata di uscire dalla cabina, la mano già sulla maniglia, per andare.. non sapeva nemmeno lei bene dove. Così, sconfortata, si risedette e prese a fissare fuori dal finestrino. Ma nonostante continuasse a ripetersi nella mente che era inutile preoccuparsi per uno come Malfoy, la curiosità dentro di lei la stava uccidendo. “Diavolo ragazza, non hai più nemmeno un briciolo di dignità? Con che faccia vorresti presentarti lì? E per cosa poi, farti umiliare ancora una volta?” le stava dicendo ancora una volta la testa.. mentre nello stesso momento le gambe sembravano muoversi di vita propria e spingerla verso l’uscita della cabina. La curiosità era troppo forte, la voglia di sapere la attirava come un magnete. Pochi secondi e fu fuori. Ma quello che si trovò davanti non era di certo quello che si aspettava. Non ebbe nemmeno il tempo di fare due passi, visto che il corridoio era occupato da un biondino che si dirigeva, con il bagaglio in mano, a passo lento nella sua direzione. All’inizio sembrava non essersi ancora reso conto della sua presenza, ma quando la vide, lì a pochi passi da lui, la fissò, rimanendo inespressivo per qualche secondo. - Siamo quasi arrivati Granger, per cui inizia a raccogliere la tua roba. sussurrò con tono gelido. E senza ne fermarsi, ne aggiungere altro, proseguì lungo il corridoio. E lei rimase, per la seconda volta nel giro di poco più di un’ora, da sola. Il biondino però aveva ragione. Si affacciò di corsa a uno dei finestroni davanti a lei, lungo il corridoio: poteva vedere già da lì la stazione e in lontananza, ancora piccolissimo però, il castello. Tornò in cabina, prese velocemente le sue cose e si affrettò lungo il percorso poco prima attraversato dal suo compagno. All’arrivo scese con fatica dal treno, tirando con sè il suo bagaglio e la gabbia con dentro Grattastinchi, che in quel momento, nonostante il frastuono tipico della stazione e gli sballottamenti a cui era soggetto, dormiva beatamente. Dopo tutte le corse che si era fatto su e giù per il treno, pensò Hermione, non si sarebbe stupita se il micione avesse dormito fino a sera. Mise borsa e gabbia su uno dei carrelli lì vicino e dopo aver alzato lo sguardo davanti a se, vide - non sapeva più dire se con suo piacere o dispiacere - lo Slytherin già molti metri avanti a lei, diretto al castello. Non l’aveva aspettata. Beh, c’era da aspettarlo, dopo quello che era successo un’oretta prima. Già tanto era che non si fossero fatturati a vicenda nel corridoio sul treno pochi istanti fa. Forse davvero l’aveva persa la poca fiducia conquistata in quei giorni, si disse per la seconda volta in quel giorno. E si diresse poi verso l’imponente struttura di Hogwarts, rasserenata, anche se solo in parte, almeno dal fatto che di lì a poco avrebbe rivisto i suoi amici di sempre.***
Lo Slytherin aveva raggiunto con passo spedito il castello, senza mai voltarsi indietro. In quel momento l’ultima cosa che voleva era aspettare quella sudicia Mezzosangue. Non voleva passare un altro solo secondo in sua presenza lei. Certo, sapeva benissimo che prima o poi sarebbe tornato a farci i conti e a sentire la sua voce saccente riecheggiargli nelle orecchie, dopotutto erano il Re e la Regina del Ballo Arcobaleno e dovevano pur lavorare insieme. Ma finchè avesse potuto sarebbe rimasto nella sua Sala Comune alla larga dalla secchiona di Gryffindor, di questo ne era sicuro. - Giuro che se me la ritrovo davanti la fatturo - si disse esausto, portando con una mano la borsa e massaggiandosi con l’altra la tempia sinistra, per rilassarsi - mi chiedo come facciano San Potter e Lenticchia a essere suoi amici e a non aver cercato nemmeno una volta in sette anni di ucciderla. A me la voglia è salita dopo neanche una settimana. Nel frattempo aveva raggiunto l’enorme e pesante portone di legno, che si apprestò ad aprire con la mano libera. Si fermò per un secondo nell’atrio e respirò a pieni polmoni. Odore di magia, di incantesimi, di Quidditch. Era a casa. Certo, non che quella dei Granger fosse una bettola stile Weasley, pensò, però non avrebbe di certo nascosto il fatto che lasciare quelle luride strade babbane prima di quanto avesse immaginato, o sperato, lo rincuorava molto. Ma il silenzio che lo aveva accolto alcuni minuti prima venne distrutto da una voce stridula, che Draco, o chiunque a Hogwarts, avrebbe tutt’altro che faticato a riconoscere. - Draco, sei qui! Finalmente sei tornato! e subito dopo due esili braccia gli avvolsero la cassa toracica, quasi rischiando di stritolarlo, e una bassa testolina mora gli si poggiò sul petto. - Pansy che diavolo ci fai qui da sola a quest’ora? - Non capisci, è stato il destino, ci siamo incontrati perché siamo destinati a stare insieme! Ancora con quella stupida storia, non ne poteva più. Ogni stupida cosa per Pansy era un segno del loro “amore” o del fatto che fossero “destinati a stare insieme”. Fortuna che non ci fosse nessuno lì in quel momento, Pansy a volte sapeva essere davvero imbarazzante. - Hai saltato di nuovo le lezioni, evita questa scenata plateale. E vuoi staccarti, per Salazar! le disse, tentando, anche se inutilmente, di liberarsi da quella stretta che minacciava di farlo stramazzare al suolo morto soffocato di lì a pochi secondi. - Ero così preoccupata per te! Oh Draco! disse stridulamente la ragazza, che resasi conto del tentativo di fuga del ragazzo, aumentò la presa. - E io invece ero così felice di non aver sentito per tutta una settimana la tua voce stridula. Peccato sia già finita. - Draco, non essere sciocco! Lo sai benissimo, come lo so io, che ti sono mancata! Non può essere altrimenti quando due persone si amano così tanto, come ci amiamo noi! gli disse, sbattendo le ciglia e guardandolo con i suoi piccoli occhietti neri. Tutt’altro che sensuali, pensò Draco. Era una continua scocciatura quella ragazza, sempre in mezzo ai piedi e a rompere sulla loro presunta storia d’amore. Ma molto presunta, perché Draco Malfoy non aveva - e non voleva - storie d’amore. Non aveva la minima intenzione di legarsi ad una ragazza, rischiando di diventare romantico e sdolcinato. No, non faceva assolutamente per lui quel mondo fatto di “bacini e cuoricini”. Non avrebbe di certo giovato alla sua carriera di playboy. Senza contare il dispiacere che avrebbe dato a tutte le sue altre spasimanti. Perché averne una soltanto, quando poteva averle tutte?, si disse ghignando malizioso. Fu così che Pansy fraintese - da brava oca stupida lei fraintendeva sempre tutto - l’espressione del ragazzo, pensando fosse un cenno di assenso alla sua precedente affermazione, cosa che quindi la rese ancora più sicura di sè e la spinse a farsi avanti. - Lo sapevo fossi d’accordo con me Draco! Io sono e sarà sempre soltanto tua, lo sai. gli disse, strusciandosi lasciva contro di lui. Sapeva bene dove volesse andare a parare Pansy, la conosceva come le sue tasche ormai. E sapeva bene anche che, nonostante fosse appiccicosa peggio del miele e più rompiscatole di una McGranitt incazzata, il lato positivo di una ragazza come lei, che ti dice di essere “sempre soltanto tua” è che è davvero solo tua.. in tutti i sensi. Lei era il suo passatempo, il suo giochino personale, messa lì apposta per lui, per quando ne avesse avuto più voglia. Perché diciamocelo, Pansy non era di certo la più intelligente ragazza di Hogwarts e solo una come lei non era in grado di capire che, se per sette anni il tuo “presunto amore” ti tratta come un cagnolino, per poi mandarti a quel paese pochi minuti dopo.. beh, forse sarebbe meglio lasciar stare. Non vedendolo risponderle, quella continuò. - Che ne diresti di andare di corsa al dormitorio, posare la borsa.. e salutarci per bene.. mi sei mancato in questi giorni.. gli disse, continuando a strusciarsi addosso a lui, con fare sensuale. C’era abituato, ero dopotutto quello il genere di ragazze che gli girava intorno. - Pansy sono esausto, quindi vuoi sapere quello che farò ora? Allontanerò le tue luride mani dalle mie chiappe, andrò al dormitorio a posare il bagaglio e andrò a farmi una doccia bollente - e poi, vedendo quella pronta a ribattere, aggiunse con una particolare enfasi - e la farò da solo. Un cigolio indusse i due, ancora avvinghiati a voltarsi in direzione del portone di legno, che proprio in quel momento veniva aperto piano. Una folta testa riccioluta apparve poco dopo. Ancora lei, è una persecuzione, si disse il biondino fissando la nuova arrivata. Quella dapprima non resasi conto di nulla poiché troppo presa a portare dentro la scuola le sue cose, solo dopo lo vide. Presa alla sprovvista - sicuramente pensava fossi già al dormitorio o comunque di trovarmi tutt’altro che in una situazione simile, si disse il ragazzo - subito era partita in direzione delle scale lì vicino, ma poi si fermò, la vide prendere un bel respiro e voltarsi a fissarlo. Sicuramente non vuole essere la prima ad andarsene, non voleva scappare. In quel momento infatti lo fissava, seppure leggermente imbarazzata, con un evidente barlume di coraggio negli occhi. Tipico dei Gryffindor, si disse. I due, lontani poco più di una trentina di metri, continuavano a fissarsi senza dire niente. I loro sguardi parlavano per loro. Oro e argento. Nel primo la fierezza, nel secondo l’odio. Erano stati stupidi a pensare che due come loro potessero andare d’accordo. Tutto andava contro di loro, perfino il loro stesso nome. Un Malfoy e una Granger. - Hey Granger, che hai da guardare? Quella, come riscossasi improvvisamente, spostò il suo sguardo da Malfoy alla ragazza accanto a lui, che l’aveva appena chiamata con tono dispregiativo. - Pansy, quanto tempo. Ma vedo con mio dispiacere che non sei cambiata per niente. Sempre a scodinzolare dietro a Malfoy eh? Cos’è, l’unico modo che hai per piacere ai ragazzi è fare la cagna? - Almeno io piaccio Granger! E l’unico essere con cui passo le notti in camera mia non si chiama “Magie e Incantesimi”! - Beh, sai Pansy, almeno è interessante, dice cose intelligenti.. e non lo fa urlando come una cornacchia. - Come ti permetti! Io non urlo come una cornacchia! le rispose la Serpeverde, tutta rossa in volto, un po’ per l’imbarazzo un po’ per l’iperventilazione in cui era entrata già alcuni minuti prima. - Ma io non l’ho mai detto. Cos’è faccia da carlino, abbiamo la coda di paglia? - Lurida Mezzosangue, vedi di stare al tuo posto! - Vedrò cosa posso fare. Vedo che invece tu al tuo già ci sei, con il solito poveraccio di turno tra le gambe. disse, guardando furiosa Malfoy. - Sei solo invidiosa. E poi, poveraccio chi? Sei cieca forse? É Draco Malfoy. La poveraccia sei tu Mezzosangue, che non sarai mai al mio posto. le disse, strusciandosi maliziosa di nuovo contro il ragazzo in questione. A quel punto Malfoy vide la riccia seria, voltare di nuovo lo sguardo verso di lui. Lo fissò per alcuni secondi. - Felicissima di essere una poveraccia allora. Con gente schifosa come voi non voglio averci niente a che fare. concluse con decisione, prima che quello potesse prendere parola. Riprese poi le sue cose, si voltò e si riavviò di corsa su per le scale, diretta alla Torre di Astronomia dove si trovavano i loro alloggi privati. Era furioso, come aveva osato liquidarlo così? Era un Malfoy, doveva avere sempre l’ultima parola. Nessuno si era mai permesso di trattarlo in quel modo. Gliel’avrebbe fatta pagare, si disse. Ma ora non voleva pensarci troppo, altrimenti avrebbe fatturato ogni cosa gli fosse stata davanti nel raggio di un metro, Pansy compresa, e sarebbe corso su alla Torre ad ucciderla. Così, voltandosi e trovando avvinghiata alle sue braccia la migliore fonte di distrazione del mondo, la prese con rabbia per il polso e la condusse verso i sotterranei, in direzione della stanza della ragazza, che in quel momento lo seguiva con un sorriso compiaciuto ed euforico. Sta di fatto che il biondino non aveva nessuna intenzione di vedere la riccia per almeno le prossime ore, così come doveva assolutamente scacciarsi dalla testa la sua immagine rompiscatole, prima che lo portasse all’esaurimento nervoso.***
La riccia aprì il baule e con un incantesimo non verbale sistemò con cura tutti i suoi vestiti nell’armadio. - Allora Herm? Dai, non tenermi sulle spine! Com’è andata la settimana a Beab.. Herm tutto bene? le chiese preoccupata Ginny, sul letto di fronte a quello della compagna. La ragazza presa com’era dai suoi pensieri e dallo strizzare convulsamente la camicia che aveva tra le mani, sembrò non aver sentito nemmeno una parola di quello che aveva detto la rossa. - Terra chiama Herm. Mi stai ascoltando? Quella, come ripresasi all’improvviso, scosse la testa e si voltò a guardarla. Le aveva detto qualcosa, ma non aveva la minima idea di cosa. Si morse il labbro, trovando alla svelta qualcosa da dire. E sperando, più che altro, che fosse la cosa giusta. - Eh.. ah si, infatti.. Ginny aggrottò le sopracciglia e la guardò senza capire. - Si infatti.. cosa Herm? Perfetto, non ci aveva preso. - Ehm.. quello che hai detto tu. - Oh già, quello che ho detto io. Perché tu hai sentito quello che ho detto io, non è vero? - Certo che l’ho sentito. - E sentiamo allora, cosa avrei detto? Hermione fu presa in contropiede, tant’è che non rispose. - Mi spieghi che hai Herm? Questa guardò prima la camicia, ormai inutilizzabile, e poi l’amica. - Niente Ginny, è che sono molto stanca. Le lezioni lì sono faticose, mi hanno distrutta. Non potè fare a meno di ripensare ai pomeriggi passati in giardino con suo padre o alle chiacchierate con la mamma sul divano. Già molto faticoso il tutto. Stava mentendo a Ginny, la sua migliore amica. Si sentiva in colpa per questo, loro si dicevano sempre tutto, ma Silente aveva fatto giurare a lei a Draco che non avrebbero detto niente a nessuno. Sperava solo che lei non lo scoprisse, o che in ogni caso, lei stessa gliene avrebbe potuto parlare un giorno. - E dì un po’ Herm, le ragazze com’erano? - Beh.. bionde, occhi grigi, eleganti.. ma senza un briciolo di cervello. le disse, l’immagine del biondino ben stampata in mente, tanto da farle venire il sangue al cervello. - Mmh, davvero? La rossa rimase visibilmente sorpresa da quella risposta. - Vanesie, arroganti e altezzose. Senza contare il fatto che non muoverebbero un dito nemmeno sotto tortura. Ginny inarcò le sopracciglia per la sorpresa. - Beh, diciamo che non era quello che mi aspettavo. Dopotutto anche Fleur è di Beauxbatons. però non mi pare così esagerata come dici tu. - Oh fidati, io ho passato la settimana con il peggio del peggio. Doveva controllarsi, si disse, o altrimenti Ginny avrebbe capito qualcosa, ma davvero non ci riusciva. Le parole le uscivano fuori da sole, come un fiume in piena. Dopotutto voleva solo sfogarsi e finchè non avesse fatto il nome del ragazzo sarebbe stato tutto apposto, no? - Pensano che tutto il mondo cada ai loro piedi, ma chi si credono di essere? Sono delle persone orribili, morirei se fossi costretta a passare ancora del tempo in loro compagnia. concluse la riccia, gettando a terra la camicia e incrociando le braccia furibonda. - Pensavo sarebbe andata meglio la tua visita scolastica a Beauxbatons Almeno c’è stato qualcosa, anche solo una cosa, che ti è piaciuta? Hermione ci pensò su. - Il cibo. Si, quello era davvero ottimo. le rispose, ripensando al pollo arrosto e alle lasagne della mamma. Ginny era sempre più sconcertata. - Il cibo? Mi aspettavo più una risposta del tipo, le lezioni, la biblioteca.. il cibo? L’altra annuì, sorridendo. - Sempre meglio di niente. concluse la rossa sconfortata dalla mancanza di nuovi scoop, che subito indossò la divisa e si avviò verso la porta d’uscita dell'alloggio - dove si era recata per salutare l'amica - per andare così a lezione. Stava per richiudersi la porta alle spalle, quando si fermò e rimise la testa dentro la stanza. Guardava la riccia e rideva. - Che ti prende ora Ginny? - Niente, è che stavo pensando. Dalla tua descrizione, vanesie, bionde, arroganti.. sembra che tu abbia passato la settimana da sola con Malfoy. Non è divertente? le disse, ridendo come una pazza. Hermione perse un battito per la sorpresa. - Già. disse, accennando anche lei una risata. Più che una risata sembrò un attacco di isteria, ma Ginny sembrò non farci caso. - Ma questo è praticamente impossibile, non è così? continuò, per poi uscire subito dopo, chiudendosi alle spalle la porticina di legno del dormitorio. Non ti immagini nemmeno quanto tu ci abbia azzeccato Ginny, si disse, lasciandosi cadere sconfortata tra le morbide lenzuola del suo letto.