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Autore: donny93    18/09/2011    4 recensioni
Si dice che tanto tempo fa un Purosangue e una Mezzosangue, completamente diversi, proprio come diversi sono tra loro i colori dell'arcobaleno, riuscono ad amarsi, andando contro tutte le leggi del loro mondo.
Erano diversi, opposti. Ma perfetti insieme.
Dopo 500 anni può un ballo avvicinare altre due anime completamente incompatibili tra loro e il cui destino sembrava essere quello di odiarsi per sempre?
Hermione Jane Granger e Draco Lucius Malfoy si ritroveranno ben presto a dover collaborare fianco a fianco, andando contro tutti i principi e gli ideali in cui avevano sempre creduto fino a quel momento.
Momento in cui le loro vite sono cambiate per sempre.
Momento in cui si sono visti eletti Re e Regina del Ballo Arcobaleno.
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Harry Potter, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Ballo Arcobaleno

"10. Gryffindor e Slytherin non sono fatti per stare insieme"

Il treno rosso scarlatto sferragliava da ormai più di un’ora sulle rotaie metalliche, diretto verso Hogwarts.
Hermione ancora non poteva crederci, aveva temuto sarebbero rimasti lontani dalla scuola e dagli amici per settimane, forse interi mesi.
Invece eccoli lì, dopo appena una settimana erano già di ritorno.
E la riccia sinceramente non sapeva se essere triste o felice di questo improvviso cambio di programma.
Avrebbe rivisto i suoi amici e, sua preoccupazione ancora maggiore, non avrebbe perso altre preziosissime lezioni, però al tempo stesso si era vista costretta a dover salutare così presto i suoi genitori.
Separarsi da loro era stata dura.
Soprattutto le piaceva essere svegliata la mattina dal tocco dolce e delicato sulla sua testa riccioluta di sua madre, la quale con il suo sorriso e la sua colazione a letto - croissant e cappuccino, ricordò lei con un sorriso - riusciva sempre a farle iniziare la giornata al meglio.
Le faceva addirittura quasi dimenticare che da sette giorni era stata costretta contro la sua volontà a vivere sotto lo stesso tetto, a mangiare alla stessa tavola, a usare lo stesso bagno e a lavorare insieme ad un Serpeverde.
E fosse stato uno qualsiasi lo avrebbe anche accettato, forse.
Ma il suo compagno, e anche coinquilino per così dire, non era niente popò di meno che Draco Lucius Malfoy.
E questo, per una come lei, con lo spirito Gryffindor nel sangue, era una cosa che non si riusciva ad accettare tanto facilmente.
A quel punto Hermione alzò gli occhi dal libro di Incantesimi che aveva sulle ginocchia, tirato fuori con la speranza di studiare e di non rimanere indietro con il programma, e li posò sul ragazzo davanti a sè.
Il Furetto in questione in quel momento era immerso nella lettura di una copia della Gazzetta del Profeta, il volto completamente rilassato, il braccio destro appoggiato sul bracciolo di fianco al finestrino e i raggi del sole mattutino sui capelli, da farli sembrare così ancora più chiari di quanto già non fossero.
Come riusciva ad essere così tranquillo dopo tutto quello che era successo?
Che di ghiaccio non abbia solo gli occhi, ma anche il cuore, si ritrovò a pensare la Grifoncina.
Che in effetti, a pensarci bene, si chiese quando mai l’avesse visto fare o dire qualcosa con il cuore.
A scuola, fatta eccezione per la sua cerchia di amici - lei preferiva meglio definirla “Corte dei Miracoli” - non aveva mai veramente legato con nessun altro.
Ovvio, è un Serpeverde, un Malfoy e un Purosangue, non oserebbe mai mischiarsi con altri che non abbiano chiaramente espresso la loro fede al sangue puro o che non abbiano almeno alla Gringott un patrimonio pressoché milionario, continuò la Grifoncina con disprezzo.
Passava praticamente tutto il suo tempo a ubriacarsi di Whisky Incendiario con Theodore Nott, suo compagno di festini e scorribande, o a dare false speranze a quella povera cagna di Pansy Parkinson - perché sappiate che di cagnesco non aveva solo il viso - innamorata persa di lui sin da quando erano bambini.
A scuola non faceva altro che cercarlo, come sperasse che stargli appiccicata il più tempo possibile, sbavargli dietro come un cagnolino o farsi usare come una bambola di pezza potesse darle una qualche speranza col Principe delle Serpi.
Davvero squallido, pensò Hermione.
Poi c’era Blaise Zabini.
Già Blaise, l’amico inseparabile.
Perché si, strano ma vero anche Draco Malfoy aveva il suo amico con la A maiuscola.
Si erano trovati da piccoli - a quanto ne sapeva Hermione anche le loro mamme erano molto amiche - e da quel momento non si erano mai più persi.
Erano l’uno ancora di salvezza, il porto sicuro, dell’altro.
E forse anche l’unica persona sulla faccia della terra di cui Draco Malfoy si fosse mai fidato veramente.
Ammirati e amati da tutta la fauna femminile di Hogwarts, lasciavano dietro di sé, ovunque andassero, una scia infinita di bava e di cuori infranti.
Pelle scura e occhi blu cobalto uno.
Pelle diafana e occhi grigio tempesta l’altro.
Un mix che, dopo ben sette anni, continuava senza sosta a mietere vittime tra le povere e innocenti ragazzine della scuola.
Innocenti poi neanche troppo, si ritrovò a pensare Hermione.
Troppe volte le erano giunte alle orecchie storie di ragazze di tutte le casate, sedotte e abbandonate dal playboy biondo di Hogwarts, dopo essere state portate nella regale stanza da letto del Principino, ognuna felice e con la speranza, anzi a quel punto la certezza, di essere stata scelta.
Di essere stata l’unica ad aver finalmente fatto breccia nell’anima e nel cuore del loro idolo.
Ma perché, siamo sinceri, Draco Lucius Malfoy ha un’anima e un cuore?, si disse scettica.
Il cuore inscalfibile, più freddo e duro del ghiaccio.
L’anima venduta al diavolo.
Ecco chi era Draco Lucius Malfoy, ecco la verità.
Ma continuava a chiedersi perché nessuna se ne rendesse veramente conto, tranne lei.
Povere illuse, non potè non aggiungere a quel punto la riccia.
Ah e poi c’era lei, come aveva potuto dimenticarla, si disse Hermione.
Daphne Grengrass.
La dea della scuola.
Occhi dell’azzurro del cielo più limpido, lunghi capelli biondi e setosi, due gambe snelle e un fisico perfetto.
Era la classe e l’eleganza fatta persona.
Vagava per la scuola in perfetto stile Veela, aggirandosi per i corridoi con sguardo altero e superbo, snobbando chiunque e non dandosi nemmeno pena di guardare gli altri poveri mortali che le giravano intorno ogni giorno.
Senza contare che, grazie alla sua bellezza e al suo titolo nobile, si era assicurata, secondo molti, anche il titolo di possibile compagna prediletta delle notti del Principino.
Insieme ad una gran quantità di tentativi di maledizioni senza perdono e filtri avvelenati da parte di tutta la disperata fauna femminile di Hogwarts.
Certo, erano veramente poche le ragazze che si fossero salvate dalla furia maniaca del biondino - lei era tra queste, sospirò sollevata - ma in ogni caso con Daphne era diverso, non si trattava solo di semplici scopate, di puro divertimento.
Era anche qualcosa di più, una questione di apparenza, l'usarla perché si sapeva che così doveva essere.
Malfoy l'aveva presa apposta dentro la sua Corte dei Miracoli: lui voleva una figura che gli rendesse giustizia e lei, secondo la maggior parte degli studenti, voleva notorietà nella scuola, e quale miglior mezzo per ottenerla se non il Furetto?
Erano due regali, il sogno proibito della scuola e insieme costituivano la coppia impossibile, irraggiungibile per eleganza e bellezza.
La ragazza più ambita e il ragazzo più sognato e ardentemente desiderato.
Dopotutto era ovvio, uno come lui non poteva di certo puntare in basso, doveva rendere giustizia al suo nome.
Tutti e due biondi.
Tutti e due ricchi.
Tutti e due Serpeverde.
Tutti e due Purosangue.
E Daphne Grengrass era senza dubbio perfetta per quella pagliacciata, pensò Hermione.
Si poteva davvero cadere tanto in basso?
Improvvisamente si riscosse dai suoi pensieri, al rumore di una pagina che lentamente veniva voltata.
Il biondino aveva iniziato la lettura di un nuovo paragrafo e lei, dal suo divanetto di fronte a lui, poteva leggere chiaramente il titolo, che a grandi lettere occupava la parte superiore della prima pagina.
”Altri attacchi di Mangiamorte: un nuovo periodo di terrore è in arrivo?"
Strano che la Gazzetta del Profeta scrivesse qualcosa di vero al riguardo, si disse la ragazza sinceramente sorpresa, ripensando agli svariati casi di diffamazione degli anni precedenti nei confronti di Harry, durante il suo vano tentativo di avvertire il mondo magico del ritorno del Signore Oscuro.
Già, perché poi chi meglio di loro due poteva sapere quanto fossero veritiere quelle parole?
Un flash back della Stamberga Strillante e all’improvviso tutto riapparve nella mente di Hermione, ogni singolo particolare, ogni singola emozione, comprese le parole del preside dopo la loro fuga da Hogsmeade.
Ora erano dei bersagli.
Lei era un bersaglio.
E la cosa non le piaceva affatto.
Cioè, no che non fosse abituata o non sopportasse la situazione: essendo la migliore amica di Harry Potter aveva passato situazioni assai spiacevoli anche lei.
Ma il fatto era che era sempre stato Harry il vero obiettivo, lei e Ron si limitavano ad essere più che altro semplici aiutanti dell’eroe protagonista che deve salvare il mondo.
Invece improvvisamente ora tutto cambia e lei, la secchiona So-Tutto-Io dei Gryffindor, diventa l’astro intorno al quale gira tutta la situazione.
Sospirò angosciata.
- Che hai Mezzosangue? Che tu ti stia innamorando di me? In quel caso si spiegherebbero tutti quei sospiri.
le disse con tono malizioso, continuando però la sua lettura e senza alzare il viso in direzione della diretta interessata.
Quella potè scorgere però un ghigno sulle labbra del ragazzo.
- Nemmeno se tu fossi l’ultimo uomo sulla terra Malfoy - gli disse con molto poco garbo e pazienza, poi continuò - sospiro perché sono preoccupata, hai letto?
gli disse, indicando con l’indice la prima pagina del giornale che quello aveva tra le mani.
- Certo che ho letto Granger.
- Tutto qui? “Certo che ho letto”? E quindi?
- E quindi niente.
Hermione era seriamente perplessa.
- Come “e quindi niente”? Scusa ma l’altro giorno alla Stamberga Strillante e ieri in biblioteca, eri tu o era un tuo alter ego? Hai visto quello che o successo o no?
- Molto spiritosa Granger. In ogni caso cosa penseresti di fare? Vorresti sconfiggere l’esercito di Mangiamorte che ci ha attaccato l’altra sera? Diventare la nuova San Potter? Lascia stare.
Come poteva dirle di lasciar stare?
I Mangiamorte volevano ricreare un esercito a nome di Voldemort, come poteva dirle di stare zitta e buona dopo tutti gli anni passati a lottare contro il Lato Oscuro?
- Ma almeno potremmo tentare, potremmo.. non so..
Hermione sospirò ancora, stavolta di frustrazione.
- Non lo sai nemmeno tu Granger, quindi smetti di blaterare. Mettiti l’anima in pace, per il momento non si può fare niente. E piantala di sospirare, non concilia la mia regale lettura.
le disse ancora, continuando a tenere lo sguardo basso.
- Cos’è.. non sarà che hai paura Furetto? È dura da quanto stai con Silente eh? Passare così di colpo alla parte del giusto, delle lotte intraprese onestamente e con coraggio, e soprattutto senza più il tuo paparino a pararti il sedere.
Quella volta il biondo non le rispose.
Gli occhi però, che prima vagavano da un lato e dall’altro, intenti a leggere, ora si erano improvvisamente fermati in un punto a caso della pagina e la mano destra stringeva con un po’ più forza del dovuto la Gazzetta.
La ragazza, pensando di aver fatto centro, continuò in quella direzione.
Sicura di sè, e anche arrabbiata, si sporse verso il biondino, di cui non poteva vedere il volto nascosto dietro il giornale, e appoggiò i gomiti sulle ginocchia.
- Tuo padre era troppo impegnato a viziarti e a inculcarti in testa sciocche idee da Purosangue da non aver avuto il tempo di insegnarti che è maleducazione non guardare le persone in faccia quando si parla? Sei proprio un essere ignobile, come lui.
Tutto accadde in poco meno di un secondo.
La riccia vide il giornale cadere - o venire lanciato, ma poco cambia - per terra, vicino alla porta scorrevole della loro cabina e poi, più che vedere, sentì un dolore al polso e un bruciore alle ginocchia.
Abbassò lo sguardo e vide, da una strana angolazione per di più, che lo Slytherin davanti a lei le aveva afferrato con forza inaudita l’arto, facendole perdere l’equilibrio e cadere così sulla moquette del treno.
Era praticamente in ginocchio a pochi centimetri dal Serpeverde.
Ci mise alcuni secondi per rendersi conto che la mano sinistra era libera e che con quella avrebbe potuto provare a liberarsi, ma, le doleva ammetterlo, era paralizzata dalla paura.
Con gli occhi sgranati fissava il biondino davanti a sè, lo sguardo fisso su di lei, senza perderla nemmeno per un secondo, cosa che per di più la mise non poco in soggezione.
Non potè evitare di arrossire.
Ma nonostante tutto, non riusciva nemmeno a spostare lo sguardo, come temendo che anche solo la sua più piccola mossa avrebbe scatenato una reazione del biondino.
Erano immobili l’uno di fronte all’altro, l’oro fuso fisso nella grigia tempesta.
Cosa aveva in mente di fare?, si chiese.
Ma si accorse di non avere tutta questa voglia di scoprirlo, o almeno di non volergli dare il tempo per darle la possibilità di vederlo con i suoi occhi.
E fu così che, come ripresasi dallo shock, diede uno scossone con il polso imprigionato, non ottenendo però l’esito sperato.
Non solo infatti, non riuscì nel suo intento, ma allo stesso tempo con il suo muoversi la Gryffindor sembrò come aver svegliato dal suo stato di trance il ragazzo, che aumentò la stretta.
Erano vicinissimi, da lì poteva vedere perfettamente la liscia e diafana pelle del ragazzo e sentirla chiaramente profumare di lavanda e tabacco, le labbra fini e rosee, le ciglia bionde e lunghe, immobili in quello che le stava sembrando l’istante più lungo della sua vita.
Tante ragazze l’avrebbero invidiata nel saperla così vicina al tanto ambito Principe delle Serpi, molte si sarebbero protese verso quelle linee rosse che comparivano chiare e delicate sul suo viso, per rubargli il bacio tanto ardentemente sognato. E l’unica cosa che aveva voglia di fare era tirargli un calcio, liberarsi e fuggire via.
Chi si credeva di essere per trattarla così?
Se fino a quel momento aveva trovato solo ragazze disposte a tutto solo per lui, problemi suoi.
Lei non era di certo come le altre, lo sapeva bene Hermione, e non si sarebbe mai fatta trattare in quel modo.
Doveva lasciarla andare, e subito. Quello continuava a fissarla con odio, senza proferire parola.
La stretta aumentò ancora.
- Malfoy ti ho detto di lasciarmi, mi stai facendo male.
continuò lei.
Diede un altro scossone, ma questa volta fu ancora peggio.
Le imprigionò l’altro polso, che era ancora libero, con l’altra mano e con uno scatto fulmineo tirò contemporaneamente su sia lui stesso che lei, mandandola a sbattere contro il vetro della cabina.
Le mani, fermate ai lati del corpo da due mani che più che di un essere umano sembravano essere fatte di acciaio, per lei era ancora più impossibile di prima muoversi.
Se solo fosse riuscita ad arrivare alla bacchetta, nella tasca posteriore dei suoi jeans..
Ma lui le aveva tolto ogni via di fuga, di salvezza.
L’uccellino era in balia della serpe.
Però l’uccellino sapeva come farsi valere.
Si fece coraggio e alzò lo sguardo, incontrando quello della serpe che lo teneva prigioniero.
- Non mi fai paura. Lasciami.
gli disse, con tutto il coraggio che riuscì a raccogliere dentro di sè.
Quello la fissò ancora, gli occhi socchiusi per la rabbia.
- Dici che non hai paura, ma non mi hai mai visto veramente arrabbiato. Sappi che a scherzare col fuoco poi si finisce per bruciarsi Granger. Vuoi correre il rischio?
Quella non rispose.
Aveva gli occhi lucidi per il dolore al polso, la stretta le bloccava la circolazione.
- Il giochino della Mezzosangue e del Purosangue che ha messo in piedi il vecchiaccio sarà pure divertente, ma ora basta con i giochetti. Tu non sai niente della mia vita, non sai niente di me. Per cui sta zitta, altrimenti vedrai di cosa può essere capace un Malfoy veramente arrabbiato.
E detto questo, si voltò, con passo rapido e deciso aprì la porta scorrevole e uscì fuori dalla cabina, calpestando il giornale per colpa del quale tutto era cominciato.
E lasciando una Gryffindor che, scivolava con la schiena lungo la parete, ora era seduta sulle sue ginocchia e si massaggiava i polsi doloranti, con l’impressione di aver perso completamente la poca fiducia del suo compagno di lavoro che era riuscita a ottenere in quei giorni.

***

Era passata un’ora.
E Hermione aveva passato tutto quel tempo in quella cabina, da sola.
Dopo il loro diverbio infatti, il ragazzo se ne era andato.. senza tornare.
Da una parte ne era stata felice, era certa non sarebbe riuscita a sopportare la sua presenza, dopo quello che era successo.
Dopotutto si era preso gioco di lei, l’aveva umiliata e messa in condizione di non poter combattere alla pari, bloccata com’era.
Tipico di una serpe viscida come lui, si disse.
Ma allo stesso tempo però, non poteva non chiedersi se fosse tutto apposto e se il Malfoy stesse bene.
“ Dai Herm, piantala! Sicuramente sarà in un’altra cabina, a fumarsi le sue amate sigarette.. e a maledire il giorno in cui Merlino abbia mandato sulla terra le Mezzosangue come te. Tutto normale per cui.”
Prima infatti si era alzata ed era quasi stata tentata di uscire dalla cabina, la mano già sulla maniglia, per andare.. non sapeva nemmeno lei bene dove.
Così, sconfortata, si risedette e prese a fissare fuori dal finestrino.
Ma nonostante continuasse a ripetersi nella mente che era inutile preoccuparsi per uno come Malfoy, la curiosità dentro di lei la stava uccidendo.
“Diavolo ragazza, non hai più nemmeno un briciolo di dignità? Con che faccia vorresti presentarti lì? E per cosa poi, farti umiliare ancora una volta?”
le stava dicendo ancora una volta la testa.. mentre nello stesso momento le gambe sembravano muoversi di vita propria e spingerla verso l’uscita della cabina.
La curiosità era troppo forte, la voglia di sapere la attirava come un magnete.
Pochi secondi e fu fuori.
Ma quello che si trovò davanti non era di certo quello che si aspettava.
Non ebbe nemmeno il tempo di fare due passi, visto che il corridoio era occupato da un biondino che si dirigeva, con il bagaglio in mano, a passo lento nella sua direzione.
All’inizio sembrava non essersi ancora reso conto della sua presenza, ma quando la vide, lì a pochi passi da lui, la fissò, rimanendo inespressivo per qualche secondo.
- Siamo quasi arrivati Granger, per cui inizia a raccogliere la tua roba.
sussurrò con tono gelido.
E senza ne fermarsi, ne aggiungere altro, proseguì lungo il corridoio.
E lei rimase, per la seconda volta nel giro di poco più di un’ora, da sola.
Il biondino però aveva ragione.
Si affacciò di corsa a uno dei finestroni davanti a lei, lungo il corridoio: poteva vedere già da lì la stazione e in lontananza, ancora piccolissimo però, il castello.
Tornò in cabina, prese velocemente le sue cose e si affrettò lungo il percorso poco prima attraversato dal suo compagno.
All’arrivo scese con fatica dal treno, tirando con sè il suo bagaglio e la gabbia con dentro Grattastinchi, che in quel momento, nonostante il frastuono tipico della stazione e gli sballottamenti a cui era soggetto, dormiva beatamente.
Dopo tutte le corse che si era fatto su e giù per il treno, pensò Hermione, non si sarebbe stupita se il micione avesse dormito fino a sera.
Mise borsa e gabbia su uno dei carrelli lì vicino e dopo aver alzato lo sguardo davanti a se, vide - non sapeva più dire se con suo piacere o dispiacere - lo Slytherin già molti metri avanti a lei, diretto al castello.
Non l’aveva aspettata.
Beh, c’era da aspettarlo, dopo quello che era successo un’oretta prima.
Già tanto era che non si fossero fatturati a vicenda nel corridoio sul treno pochi istanti fa.
Forse davvero l’aveva persa la poca fiducia conquistata in quei giorni, si disse per la seconda volta in quel giorno.
E si diresse poi verso l’imponente struttura di Hogwarts, rasserenata, anche se solo in parte, almeno dal fatto che di lì a poco avrebbe rivisto i suoi amici di sempre.

***

Lo Slytherin aveva raggiunto con passo spedito il castello, senza mai voltarsi indietro.
In quel momento l’ultima cosa che voleva era aspettare quella sudicia Mezzosangue.
Non voleva passare un altro solo secondo in sua presenza lei.
Certo, sapeva benissimo che prima o poi sarebbe tornato a farci i conti e a sentire la sua voce saccente riecheggiargli nelle orecchie, dopotutto erano il Re e la Regina del Ballo Arcobaleno e dovevano pur lavorare insieme.
Ma finchè avesse potuto sarebbe rimasto nella sua Sala Comune alla larga dalla secchiona di Gryffindor, di questo ne era sicuro.
- Giuro che se me la ritrovo davanti la fatturo - si disse esausto, portando con una mano la borsa e massaggiandosi con l’altra la tempia sinistra, per rilassarsi - mi chiedo come facciano San Potter e Lenticchia a essere suoi amici e a non aver cercato nemmeno una volta in sette anni di ucciderla. A me la voglia è salita dopo neanche una settimana.
Nel frattempo aveva raggiunto l’enorme e pesante portone di legno, che si apprestò ad aprire con la mano libera.
Si fermò per un secondo nell’atrio e respirò a pieni polmoni.
Odore di magia, di incantesimi, di Quidditch.
Era a casa.
Certo, non che quella dei Granger fosse una bettola stile Weasley, pensò, però non avrebbe di certo nascosto il fatto che lasciare quelle luride strade babbane prima di quanto avesse immaginato, o sperato, lo rincuorava molto.
Ma il silenzio che lo aveva accolto alcuni minuti prima venne distrutto da una voce stridula, che Draco, o chiunque a Hogwarts, avrebbe tutt’altro che faticato a riconoscere.
- Draco, sei qui! Finalmente sei tornato!
e subito dopo due esili braccia gli avvolsero la cassa toracica, quasi rischiando di stritolarlo, e una bassa testolina mora gli si poggiò sul petto.
- Pansy che diavolo ci fai qui da sola a quest’ora?
- Non capisci, è stato il destino, ci siamo incontrati perché siamo destinati a stare insieme!
Ancora con quella stupida storia, non ne poteva più.
Ogni stupida cosa per Pansy era un segno del loro “amore” o del fatto che fossero “destinati a stare insieme”.
Fortuna che non ci fosse nessuno lì in quel momento, Pansy a volte sapeva essere davvero imbarazzante.
- Hai saltato di nuovo le lezioni, evita questa scenata plateale. E vuoi staccarti, per Salazar!
le disse, tentando, anche se inutilmente, di liberarsi da quella stretta che minacciava di farlo stramazzare al suolo morto soffocato di lì a pochi secondi.
- Ero così preoccupata per te! Oh Draco!
disse stridulamente la ragazza, che resasi conto del tentativo di fuga del ragazzo, aumentò la presa.
- E io invece ero così felice di non aver sentito per tutta una settimana la tua voce stridula. Peccato sia già finita.
- Draco, non essere sciocco! Lo sai benissimo, come lo so io, che ti sono mancata! Non può essere altrimenti quando due persone si amano così tanto, come ci amiamo noi!
gli disse, sbattendo le ciglia e guardandolo con i suoi piccoli occhietti neri.
Tutt’altro che sensuali, pensò Draco.
Era una continua scocciatura quella ragazza, sempre in mezzo ai piedi e a rompere sulla loro presunta storia d’amore.
Ma molto presunta, perché Draco Malfoy non aveva - e non voleva - storie d’amore.
Non aveva la minima intenzione di legarsi ad una ragazza, rischiando di diventare romantico e sdolcinato.
No, non faceva assolutamente per lui quel mondo fatto di “bacini e cuoricini”.
Non avrebbe di certo giovato alla sua carriera di playboy.
Senza contare il dispiacere che avrebbe dato a tutte le sue altre spasimanti.
Perché averne una soltanto, quando poteva averle tutte?, si disse ghignando malizioso.
Fu così che Pansy fraintese - da brava oca stupida lei fraintendeva sempre tutto - l’espressione del ragazzo, pensando fosse un cenno di assenso alla sua precedente affermazione, cosa che quindi la rese ancora più sicura di sè e la spinse a farsi avanti.
- Lo sapevo fossi d’accordo con me Draco! Io sono e sarà sempre soltanto tua, lo sai.
gli disse, strusciandosi lasciva contro di lui.
Sapeva bene dove volesse andare a parare Pansy, la conosceva come le sue tasche ormai.
E sapeva bene anche che, nonostante fosse appiccicosa peggio del miele e più rompiscatole di una McGranitt incazzata, il lato positivo di una ragazza come lei, che ti dice di essere “sempre soltanto tua” è che è davvero solo tua.. in tutti i sensi.
Lei era il suo passatempo, il suo giochino personale, messa lì apposta per lui, per quando ne avesse avuto più voglia.
Perché diciamocelo, Pansy non era di certo la più intelligente ragazza di Hogwarts e solo una come lei non era in grado di capire che, se per sette anni il tuo “presunto amore” ti tratta come un cagnolino, per poi mandarti a quel paese pochi minuti dopo.. beh, forse sarebbe meglio lasciar stare.
Non vedendolo risponderle, quella continuò.
- Che ne diresti di andare di corsa al dormitorio, posare la borsa.. e salutarci per bene.. mi sei mancato in questi giorni..
gli disse, continuando a strusciarsi addosso a lui, con fare sensuale.
C’era abituato, ero dopotutto quello il genere di ragazze che gli girava intorno.
- Pansy sono esausto, quindi vuoi sapere quello che farò ora? Allontanerò le tue luride mani dalle mie chiappe, andrò al dormitorio a posare il bagaglio e andrò a farmi una doccia bollente - e poi, vedendo quella pronta a ribattere, aggiunse con una particolare enfasi - e la farò da solo.
Un cigolio indusse i due, ancora avvinghiati a voltarsi in direzione del portone di legno, che proprio in quel momento veniva aperto piano.
Una folta testa riccioluta apparve poco dopo.
Ancora lei, è una persecuzione, si disse il biondino fissando la nuova arrivata.
Quella dapprima non resasi conto di nulla poiché troppo presa a portare dentro la scuola le sue cose, solo dopo lo vide.
Presa alla sprovvista - sicuramente pensava fossi già al dormitorio o comunque di trovarmi tutt’altro che in una situazione simile, si disse il ragazzo - subito era partita in direzione delle scale lì vicino, ma poi si fermò, la vide prendere un bel respiro e voltarsi a fissarlo.
Sicuramente non vuole essere la prima ad andarsene, non voleva scappare.
In quel momento infatti lo fissava, seppure leggermente imbarazzata, con un evidente barlume di coraggio negli occhi.
Tipico dei Gryffindor, si disse.
I due, lontani poco più di una trentina di metri, continuavano a fissarsi senza dire niente.
I loro sguardi parlavano per loro.
Oro e argento.
Nel primo la fierezza, nel secondo l’odio.
Erano stati stupidi a pensare che due come loro potessero andare d’accordo.
Tutto andava contro di loro, perfino il loro stesso nome.
Un Malfoy e una Granger.
- Hey Granger, che hai da guardare?
Quella, come riscossasi improvvisamente, spostò il suo sguardo da Malfoy alla ragazza accanto a lui, che l’aveva appena chiamata con tono dispregiativo.
- Pansy, quanto tempo. Ma vedo con mio dispiacere che non sei cambiata per niente. Sempre a scodinzolare dietro a Malfoy eh? Cos’è, l’unico modo che hai per piacere ai ragazzi è fare la cagna?
- Almeno io piaccio Granger! E l’unico essere con cui passo le notti in camera mia non si chiama “Magie e Incantesimi”!
- Beh, sai Pansy, almeno è interessante, dice cose intelligenti.. e non lo fa urlando come una cornacchia.
- Come ti permetti! Io non urlo come una cornacchia!
le rispose la Serpeverde, tutta rossa in volto, un po’ per l’imbarazzo un po’ per l’iperventilazione in cui era entrata già alcuni minuti prima.
- Ma io non l’ho mai detto. Cos’è faccia da carlino, abbiamo la coda di paglia?
- Lurida Mezzosangue, vedi di stare al tuo posto!
- Vedrò cosa posso fare. Vedo che invece tu al tuo già ci sei, con il solito poveraccio di turno tra le gambe.
disse, guardando furiosa Malfoy.
- Sei solo invidiosa. E poi, poveraccio chi? Sei cieca forse? É Draco Malfoy. La poveraccia sei tu Mezzosangue, che non sarai mai al mio posto.
le disse, strusciandosi maliziosa di nuovo contro il ragazzo in questione.
A quel punto Malfoy vide la riccia seria, voltare di nuovo lo sguardo verso di lui.
Lo fissò per alcuni secondi.
- Felicissima di essere una poveraccia allora. Con gente schifosa come voi non voglio averci niente a che fare.
concluse con decisione, prima che quello potesse prendere parola.
Riprese poi le sue cose, si voltò e si riavviò di corsa su per le scale, diretta alla Torre di Astronomia dove si trovavano i loro alloggi privati.
Era furioso, come aveva osato liquidarlo così?
Era un Malfoy, doveva avere sempre l’ultima parola.
Nessuno si era mai permesso di trattarlo in quel modo.
Gliel’avrebbe fatta pagare, si disse.
Ma ora non voleva pensarci troppo, altrimenti avrebbe fatturato ogni cosa gli fosse stata davanti nel raggio di un metro, Pansy compresa, e sarebbe corso su alla Torre ad ucciderla.
Così, voltandosi e trovando avvinghiata alle sue braccia la migliore fonte di distrazione del mondo, la prese con rabbia per il polso e la condusse verso i sotterranei, in direzione della stanza della ragazza, che in quel momento lo seguiva con un sorriso compiaciuto ed euforico.
Sta di fatto che il biondino non aveva nessuna intenzione di vedere la riccia per almeno le prossime ore, così come doveva assolutamente scacciarsi dalla testa la sua immagine rompiscatole, prima che lo portasse all’esaurimento nervoso.

***

La riccia aprì il baule e con un incantesimo non verbale sistemò con cura tutti i suoi vestiti nell’armadio.
- Allora Herm? Dai, non tenermi sulle spine! Com’è andata la settimana a Beab.. Herm tutto bene?
le chiese preoccupata Ginny, sul letto di fronte a quello della compagna.
La ragazza presa com’era dai suoi pensieri e dallo strizzare convulsamente la camicia che aveva tra le mani, sembrò non aver sentito nemmeno una parola di quello che aveva detto la rossa.
- Terra chiama Herm. Mi stai ascoltando?
Quella, come ripresasi all’improvviso, scosse la testa e si voltò a guardarla.
Le aveva detto qualcosa, ma non aveva la minima idea di cosa.
Si morse il labbro, trovando alla svelta qualcosa da dire.
E sperando, più che altro, che fosse la cosa giusta.
- Eh.. ah si, infatti..
Ginny aggrottò le sopracciglia e la guardò senza capire.
- Si infatti.. cosa Herm?
Perfetto, non ci aveva preso.
- Ehm.. quello che hai detto tu.
- Oh già, quello che ho detto io. Perché tu hai sentito quello che ho detto io, non è vero?
- Certo che l’ho sentito.
- E sentiamo allora, cosa avrei detto?
Hermione fu presa in contropiede, tant’è che non rispose.
- Mi spieghi che hai Herm?
Questa guardò prima la camicia, ormai inutilizzabile, e poi l’amica.
- Niente Ginny, è che sono molto stanca. Le lezioni lì sono faticose, mi hanno distrutta.
Non potè fare a meno di ripensare ai pomeriggi passati in giardino con suo padre o alle chiacchierate con la mamma sul divano.
Già molto faticoso il tutto.
Stava mentendo a Ginny, la sua migliore amica.
Si sentiva in colpa per questo, loro si dicevano sempre tutto, ma Silente aveva fatto giurare a lei a Draco che non avrebbero detto niente a nessuno.
Sperava solo che lei non lo scoprisse, o che in ogni caso, lei stessa gliene avrebbe potuto parlare un giorno.
- E dì un po’ Herm, le ragazze com’erano?
- Beh.. bionde, occhi grigi, eleganti.. ma senza un briciolo di cervello.
le disse, l’immagine del biondino ben stampata in mente, tanto da farle venire il sangue al cervello.
- Mmh, davvero?
La rossa rimase visibilmente sorpresa da quella risposta.
- Vanesie, arroganti e altezzose. Senza contare il fatto che non muoverebbero un dito nemmeno sotto tortura.
Ginny inarcò le sopracciglia per la sorpresa.
- Beh, diciamo che non era quello che mi aspettavo. Dopotutto anche Fleur è di Beauxbatons. però non mi pare così esagerata come dici tu.
- Oh fidati, io ho passato la settimana con il peggio del peggio.
Doveva controllarsi, si disse, o altrimenti Ginny avrebbe capito qualcosa, ma davvero non ci riusciva.
Le parole le uscivano fuori da sole, come un fiume in piena.
Dopotutto voleva solo sfogarsi e finchè non avesse fatto il nome del ragazzo sarebbe stato tutto apposto, no?
- Pensano che tutto il mondo cada ai loro piedi, ma chi si credono di essere? Sono delle persone orribili, morirei se fossi costretta a passare ancora del tempo in loro compagnia.
concluse la riccia, gettando a terra la camicia e incrociando le braccia furibonda.
- Pensavo sarebbe andata meglio la tua visita scolastica a Beauxbatons Almeno c’è stato qualcosa, anche solo una cosa, che ti è piaciuta?
Hermione ci pensò su.
- Il cibo. Si, quello era davvero ottimo.
le rispose, ripensando al pollo arrosto e alle lasagne della mamma.
Ginny era sempre più sconcertata.
- Il cibo? Mi aspettavo più una risposta del tipo, le lezioni, la biblioteca.. il cibo?
L’altra annuì, sorridendo.
- Sempre meglio di niente.
concluse la rossa sconfortata dalla mancanza di nuovi scoop, che subito indossò la divisa e si avviò verso la porta d’uscita dell'alloggio - dove si era recata per salutare l'amica - per andare così a lezione.
Stava per richiudersi la porta alle spalle, quando si fermò e rimise la testa dentro la stanza.
Guardava la riccia e rideva.
- Che ti prende ora Ginny?
- Niente, è che stavo pensando. Dalla tua descrizione, vanesie, bionde, arroganti.. sembra che tu abbia passato la settimana da sola con Malfoy. Non è divertente?
le disse, ridendo come una pazza.
Hermione perse un battito per la sorpresa.
- Già.
disse, accennando anche lei una risata.
Più che una risata sembrò un attacco di isteria, ma Ginny sembrò non farci caso.
- Ma questo è praticamente impossibile, non è così?
continuò, per poi uscire subito dopo, chiudendosi alle spalle la porticina di legno del dormitorio.
Non ti immagini nemmeno quanto tu ci abbia azzeccato Ginny, si disse, lasciandosi cadere sconfortata tra le morbide lenzuola del suo letto.

  
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