Because of.. THE NET!
Ciao
a tutte.. so che è tardi, ma avevo voglia di postare e
quindi eccomi qui! Allora questa non è una OS, e neanche una
long.. ma semplicemente una mini-fic.. Che vede come
protagonista una ragazza, Meredith Spurce di 22 anni, e un noto
personaggio famoso. Che non vi dico qui.. lo scoprirete solo se
leggerete il capitolo. E' un'idea piuttosto semplice, che mi
è venuta stando su internet! xD
Spero vi piaccia.. buona lettura.. e alla prossima.
PRIMO CAPITOLO
Allora,
NOME: Mered..
Ma devo
scrivere il nome per intero o va bene anche il soprannome? Credo che
voglia il nome per intero! Ok.
NOME: Meredith COGNOME: Spurce
EMAIL: meandonlyme@ gmail.com PASSWORD..la solita. Ok, fatto. Email di
conferma. E che palle, conferma a destra, conferma a sinistra, se
sono io che mi iscrivo che cavolo mi devo confermare a fare?
-Meredith, puoi
scendere per favore? E' arrivato tuo padre e siamo già a
tavola.
Aspettiamo solo te.
-Merda... SI SI
ARRIVO.
Chiusi il mio
portatile, per evitare che quel cretino di mio fratello spiasse gli
affari miei, ed uscii dalla mia camera. Ci misi un po' ad arrivare in
cucina, non perchè fossi lenta, ma per la lontananza delle
due
stanze. Casa mia era enorme, e come non esserlo, i miei genitori
erano stra-ricchi. Mio padre si occupava di non so cosa in una famosa
compagnia di computer. E mia madre... beh, lei se la spassava con i
suoi alunni del Los Angeles City College. Insegnava Arte. Una materia
prettamente inutile, ma intanto era super pagata per farlo. Non
andavo molto d'accordo con mia madre, forse perchè era
così
attaccata ai soldi, era così materiale. E poi pensava troppo
all'aspetto fisico. Ok, ok. Vivevo a Los Angeles, come non esserlo, e
poi anche io mi curavo, andavo in palestra, mangiavo sano -non
troppo, perchè mi concedevo le mie schifezze- e praticavo
tanto
sport, nello specifico.. tanto sesso!
-Alla buon ora Mer.
-Scusa tanto se mi
avete relegato in mansarda e per scendere devo fare due piani di
scale.- Le risposi sedendomi a tavola, e sporgendomi verso mio padre,
per baciarlo sulla guancia. Non lo vedevo da tre settimane, dato che
stavo via per l'università. Ebbene sì. Anche io
frequentavo il
college. E menomale. Pensate se avessi dovuto vivere in quella casa
insieme alla vipera di mia madre, e l'idiota di mio fratello.
Che poi di solito
le mie amiche non mi credevano quando parlavo del carattere di mia
madre. Per rendere meglio l'idea l'avevo sempre paragonata alla
mamma di Marissa Cooper. Avete presente? Quella di O.C... l'idiota
che si scopava mezzo cast e alla fine moriva. Ecco, sua madre.. Che
beh, era uguale alla figlia, tranne che per la morte finale! Mia
madre e Julie Cooper..erano uguali. Due vipere, speravo solo che lei
non si facesse i suoi alunni, perchè mio padre l'avrebbe
buttata
fuori di casa, da Los Angeles, e penso dall'America stessa. Avrebbe
firmato un accordo con Obama per non farle mettere piede in nessuno
stato Americano. Si può dire “Stato
Americano”? No perchè io
non ero mai stata brava in geografia, e non avevo mai capito una
mazza di tutto sto casino di stati e starelli.. ma poi che importa.
Volemose bene no?
-Accidenti
Meredith, ma che diavolo hai oggi?- Mia madre mi
richiamò,urlando
così forte da attirare la mia completa, e totale attenzione.
-Stavo
dicendo, quand'è che ritorni al campus?-
-Ti serve
qualcosa?- Le risposi addentando un pezzo di carne arrosto con le
mani. Odiava il fatto che lo facessi.. ergo, continuavo a farlo.
-Non ti sopporto
quando mangi come un maschiaccio. Neanche fossimo in quei
self-service da quattro soldi.-
-Si chiama Mc
Donald's mamma.. E se avessi avuto l'idea geniale che hanno avuto
quei fratelli lì sarei miliardario come loro-
-Wow, sai la storia
di come è nato il Mc Donald's?- Ero davvero stupita di
quest'ultima
conoscenza di mio fratello..
-Stai zitta Mer, o
dico a papà quello che hai fatto oggi-
-E cos'è che avrei
fatto oggi?- Lo sfidai, anche perchè non avevo fatto nulla,
ero
proprio curiosa di sentire l'enorme balla che si sarebbe inventato.
-Ti sei fatto
accompagnare dal quel fattone di John, anche se papà te
l'aveva
proibito- Vidi mio padre guardarmi truce e mia madre ridere sotto i
baffi. L'odiavo quando facevano così. Poteva mia madre,
almeno per
una volta, essere mia complice? E quella testa di broccolo di mio
fratello, poteva farsi gli affari suoi?
-Non era John.
Papà, non lo ascoltare. Era un mio compagno di corso, si
chiama...
Marcus. Ed è un ragazzo per bene-
-Non è vero. Ho
anche le prove.. ho visto su internet che vuole vendere la sua auto,
ho confrontato le due targhe e sono le stesse. Quindi o è
lui, o è
il fratello gemello.- Avrei voluto tanto ucciderlo. Anzi, prima
torturarlo, farlo soffrire così tanto da fargli implorare
pietà.
-Mi hai mentito..
Meredith. Come hai potuto..-
-Papà mi dispiace.
Tu non conosci quel ragazzo, è gentile, buono, bello.-
-Non studia, non
lavora, non ha un soldo e si droga.-
-Ma è successo
solo una volta, e sarà capitato anche a voi, da giovani.
Siamo a Los
Angeles, lo fanno tutti..- Magari questo non avrei dovuto dirlo. Mio
padre si alzò, e per poco non lanciò la sedia, in
aria. Mi puntò
il dito contro, minacciandomi.
-Non voglio che tu
veda più quel ragazzo, se lo farai ancora la tua vita
sarà..
finita. Tornerai a vivere qui con noi.- A malincuore dovetti
accettare le sue condizioni, e dopo aver finito di mangiare, corsi in
camera. Non avevo certo intenzione di stare un altro minuto con loro,
soprattutto con quel coglione di mio fratello.
Dio quanto lo
odiavo. Doveva essere stato, sicuramente, adottato. O forse quella
proveniente da un'altra famiglia, ero io. Non c'entravo nulla con
loro. Non capivo nulla di computer, e mio padre era un genio in
quell'ambito. Odiavo l'arte e non avevo un minimo di fantasia, cosa
che aveva mia madre.. e beh, Sam era davvero qualcosa di
indescrivibile. Un abominio.
Avevo solo due
passioni, forse tre. Scrivere, cantare, e la fotografia. Non che
fossi brava, ma mi piaceva scrivere tutto ciò che mi passava
per la
testa. Fotografare i volti della gente.. anche nelle posizioni
più
strambe, e non usavo una macchina professionale, mi bastava anche una
di quelle compatte. Insomma, più che avere la passione della
fotografia, avevo la fissazione per i ricordi. Il canto? Mh. Oltre a
farlo sotto la doccia, avevo un gruppo, formato il primo anno di
college con alcuni compagni di corso, e da quel giorno, ogni
giovedì
sera, ci esibivamo in un locale vicino al campus. Non che venissimo
pagati chissà quanto, ma lo facevamo per il piacere di
suonare, di
stare insieme, e di esprimerci con la nostra musica.
Mi
rimisi al pc,
per controllare quella cavolo di iscrizione su twitter. Avevo
già un
account su facebook, ma i componenti del mio gruppo, avevano detto,
che dovevamo averne e anche uno su un altro social network, o non
saremmo mai diventati famosi. Quindi, prima dovevo registrarmi a nome
mio. E poi.. crearne un altro a nome della band. Una noia mortale,
eppure loro lo sapevano che non ero un genio informatico.
Mi collegai
contemporaneamente su Facebook, per controllare gli ultimi
avvenimenti nel mondo, e nello stesso tempo, sceglievo i colori per
il nuovo profilo su Twitter, ero indecisa per il celeste, blu e
viola. Ma era carino anche il giallo con le foglie bianche. O forse
era arancione, e non giallo.. insomma un colore non molto indefinito.
Uuuuh, una richiesta di amicizia!
Qualcuno su
facebook voleva
aggiungermi, e quando lessi il nome scoppiai a ridere.
Ian
Somerhalder. Il bellissimo Ian, vorrebbe aggiungere me?
Quasi piansi per le
troppe risate. Accettai ugualmente, volevo vedere dove volesse
arrivare questo tizio. Prima di tutto guardai le sue foto, ed erano
quelle che i gruppi ufficiali, o i gruppi creati dalle fan,
pubblicavano continuamente. Nessuna foto personale.
Era
sicuramente un fake. Mi contattò subito dopo, dicendo che mi
aveva
aggiunto perchè mi aveva visto tra i suggerimenti di
facebook e mi
aveva trovata carina.
Lo eliminai dai contatti, e mi dedicai al
mio nuovo account su twitter. Iniziava la mia nuova carriera da
stalker. Mi misi a seguire, dapprima i miei amici, successivamente
tutti i cantanti per cui impazzivo, e poi mi ricordai degli attori...
E mi venne in mente un'idea brillante. IAN SOMERHALDER.
Prima
cliccai su “follow” e poi gli mandai un tweet,
dicendogli che su
facebook c'era un tizio che si spacciava per lui, ed andava a
rimorchiare le ragazze. E che se fossi stato in lui avrei fatto
qualcosa, per evitare un'enorme fila di ragazzine pronte ad
aspettarlo per uscire.
Notando la tarda
ora che si era fatta, spensi il pc ed andai a letto. Era incredibile
come trascorresse velocemente il tempo quando non facevo nulla.