Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: serenity 92    25/09/2011    2 recensioni
Elena Gilbert è una studentessa modello di Seattle, la sua è una vita ricca di soddisfazioni e appagante.
In una afosa notte di mezza estate tutto però cambia; la morte dei suoi genitori segna l'inizio della fine; lei e la sua migliore amica Serena si troveranno ad affrontare una vita nuova dove tutto ciò che è lecito e giusto svanirà.
Le tenebre incombono su di loro, la minaccia è così vicina. " non stava succedendo veramente continuavo a ripetere nella mia testa, ma era tutto reale. Faceva male, era un dolore così intenso... eppure avrei preferito accusare quel dolore in eterno piuttosto che vederlo sparire nuovamente nella notte; il dolore del suo morso non era lontanamente paragonabile al dolore della sua assenza, non riuscivo a resistere a quegli occhi iniettati di sangue, purtroppo erano divenuti la mia priorità e se avessi avuto la possibilità di scegliere avrei venduto l'anima al diavolo piuttosto che perderlo; ma purtroppo io non disponevo della facoltà di scegliere "
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Live or die


Serena camminava in tutta la sua bellezza angelica tre passi davanti a me. Alta circa un metro e settantacinque, taglia quarantadue, lunghi capelli mossi e due profondi occhi verdi; una vera e propria meraviglia della natura. Al suo passaggio gli sguardi degli uomini la seguivano, lasciando vagare la loro immaginazione sul suo corpo e lei si compiaceva per tutte queste attenzioni poichè peccava di vanità.
Di tutta risposta anche io non passavo inosservata, la mia sbadataggine era a dir poco comica.
I miei lunghi e setosi capelli castani, i miei occhi color nocciola tendenti al dorato non bastavano a celare le mie gaffe, agli occhi degli altri probabilmente sembravo una bella ragazza terribilmente goffa; lei invece era così sexy, il suo sguardo uccideva, lei rubava l'amore e non lo restituiva, ci giocava con dignità e esperienza poi lo accantonava come si fa con un libro dopo averlo letto.
Sembravo quasi insignificante accanto a lei, eppure tra noi non c'era mai stata invidia e rivalità, eravamo i due opposti di una medaglia, ma come è d'uso proverbiale: gli opposti si attraggono.
L'aereoporto era sovraffollato: gente in partenza, gente in arrivo, gente annoiata, gente di fretta, gente arrabbiata, gente impaziente della chiamata del volo, gente che fumava, gente che beveva il caffè, sempre la solita gente.
L'imbarco avvenne con rapidità, nel giro di un' ora eravamo già in viaggio verso la Virginia.
l'aereo era spazioso e confortevole, l'ansia di volare per la prima volta venne presto sostituita da uno stato di concitazione; lo stuart ci riservò un trattamento più gentile rispetto agli altri passeggeri scatenando le nostre risatine.
Per un attimo ci scordammo della ragione per cui ci trovavamo su quell'aereo, eravamo solo due semplici diciasettenni con una vita normale e soddisfacente.
Quando però i nostri piedi toccarono la terra ferma quell'illusione svanì, la nostra non era una vacanza di piacere bensì l'inizio di una nuova vita, ricca di aspettative ma colma di timori e incertezze dovute a quell'onere troppo importante da sopportare.
Avvertii per la prima volta la sensazione di un pericolo imminente, troppo vicino e inesorabilmente potente.
Il mio sesto senso preannunciava l'avvenuta di una catastrofe, una guerra invisibile agli occhi di tutta qesta gente, una guerra che se non fosse stata arginata presto o tardi avrebbe colpito ognuno di loro, il male inesorabilmente avrebbe lasciato il segno al suo passaggio e avrebbe dominato incontrastato. Noi non potevamo permettere che accadesse tutto ciò, noi dovevamo essere pronte a combattere, noi dovevamo essere pronte a rinunciare alla nostra vita per sconfiggere le forze oscure, noi non avevamo la possibilità di scegliere da che parte stare, il nostro destino era già stato scritto molti anni prima.
I miei occhi incontrarono proprio in quel momento uno sguardo che si distingueva tra gli altri, uno sguardo malvagio al di là di una delle colonne di marmo dell'areoporto.
Spaventata mi voltai per vedere se anche Serena avesse captato la forza di quello sguardo insistente ma la vidi intrattenersi con lo stuart, sempre la solita Serena pensai; mi rivoltai immediatamente in quella direzione ma quello sguardo famelico era svanito, perlustrai attentamente l'intero areoporto senza però alcun risultato.
Ero certa, non mi ero immaginata quegli occhi, non avevo alcuna idea di chi fosse ma presumibilmente non era un essere umano, tale forza seduttrice in uno sguardo non poteva appartenere ad un uomo qualunque, così simili agli occhi del mio aggressore notturno . Negli ultimi giorni mi ero documentata riguardo ai vampiri, ne sapevo abbastanza per imparare a temerli.
Il sole della Virginia baciava la nostra pelle illuminandola con i suoi raggi caldi mentre caricavamo le valige su un taxi.
<< E' la prima volta a Mystic Falls, da dove venite? >> chiese gentilmente il taxista osservandoci; << già noi siamo di Seattle >> rispose Serena con tono inibito, con lei nessuno poteva sentirsi spaesato,  ogni suo gesto trasmetteva sicurezza.
<< Vi piacerà, è una cittadina ricca di storia, anima del folclore americano >> disse lui con un mezzo sorriso. Dopo averlo pagato e aver scaricato le valige ci avviammo verso l'ingresso di quella che sarebbe divenuta la nostra nuova casa.
Giunte davanti al cancello del civico n°25 vidi un corvo enorme appollaiato sopra una quercia,  aveva un piumaggio nero ma luminoso, due profonde iridi gialle che mi terrorizzarono. Un urlo si perse nell'aria e Serena sobbalzò: << ma tu sei un' imbecille! Mi vuoi far venire un infarto, è solo un uccello >> mi disse cercando di scacciarlo ma, questo non si mosse e continuò a fissarmi dritto negli occhi, tutto ciò era davvero inquietante. << Oh vabbeh resta pure lì uccellaccio! >> la voce melodiosa di Serena mi ridestò dallo stato di trance in cui ero caduta, un ipnosi suscitata da quegli occhi gialli.
Finalmente varcammo la soglia della nuova dimora, lei aprì la porta dell'entrata e con tono scenico disse: << benvenuta nella mia umile dimora >>, risi alla sua espressione schernendola: << ma finiscila pseudo Lara Croft >>; un sorriso si accese guardando bene quel piccolo soggiorno, munito solo dello stretto necessario ma completamente nostro.
Diedi un' ultima occhiata al giardino prima di chiudermi la porta alle spalle; di quel corvo non vi era più alcuna traccia.
Tuttavia i brividi di paura non tardarono ad arrivare, forse stavo cadendo vittima delle manie di persecuzione. Mi convinsi che tutto ciò fosse solo suggestione dovuta alla giornata stressante appena trascorsa, dopotutto cosa poteva avere di tanto pericoloso un uccello... 
Io e Serena ordinammo la consegna a domicilio di due grandi hot dog iper calorici, poi guardammo un film demenziale stringendoci l'una con l'altra sotto la coperta a causa del freddo.
Intorno alle 23.00 mi rifugiai in camera, non appena aprii la porta una ventata d'aria gelida mi fece trasalire, la finestra era completamente spalancata ma in quella camera non era ancora entrato nessuno. Mi apprestai a chiudere quella finestra quando notai qualcosa di davvero insolito...
I lampioni che davano sulla via erano tutti accesi tranne quello più vicino alla nostra abitazione, non appena finii la mia considerazione questo si accese emanando una luce talmente forte che mi ritrovai costretta a chiudere gli occhi feriti da quel fascio di luce.
Mi svestii e indossai la mia camicia da notte rosso vermiglio, preparai il letto, impostai la sveglia per il giorno successivo, mi lavai i denti, legai i capelli in una coda di cavallo e infine mi infilai tra le coperte calde.
Il sonno tardava ad arrivare perchè la mia mente elaborava dati instancabilmente, l'indomani rappresentava per me un nuovo inizio; qui nessuno conosceva la mia storia, nessuno era a conoscenza dei recenti drammi che avevo vissuto, non avrei dovuto sopportare sguardi compassionevoli rivolti a me.
Qui potevo essere una persona nuova, potevo essere me stessa senza dovermi preoccupare dei giudizi degli altri, qui potevo finalmente rinascere.
Mentre mi abbandonavo al dormiveglia incominciai a temere la ricomparsa dei miei incubi, la paura di dormire mi assalì. I miei timori furono confermati, gli incubi penetrarono nel mio sonno tranquillo con una forza brutale solo dopo pochi minuti.


Mi trovavo in una stanza con il soffitto molto alto e ampie vetrate da cui si intravedeva un grosso lago, il sole ormai era tramontato dietro i monti e si poteva vedere solo una striscia rossa all'orizzonte; mi guardai attorno ispezionando ogni angolo della sala, sul fondo vi era una grossa porta in mogano, provai ad aprirla senza alcun successo, nella sala vi era un silenzio così profondo che si poteva udire persino lo scrosciare dell'acqua all'esterno, pioveva, pioveva... ma di colpo anche quel lieve rumore cessò.
Notai solo allora il mio abbigliamento inusuale: indossavo un lungo abito con uno spacco profondo sul lato sinistro, il corsetto blu delineava ogni singola curva del mio petto e i capelli erano raccolti in un'acconciatura elaborata che ne lasciava cadere sulle mie spalle solo alcune ciocche. L'immagine che il grande specchio mi rimandava era quella di una donna sublime, sensuale, desiderabile peccatrice ma al contempo angelica; il cigolio di una porta che si apriva però mi distrasse da quella visione beata.
Il grande portone si era finalmente aperto e una figura maschile si avvicinava a me con un'andatura lenta ed elegante, indossava un completo nero d'altri tempi, forse fine '800, aveva i capelli corvini e due splendidi occhi color del ghiaccio, gli occhi più belli che avessi mai visto. Quando era ormai a pochi centimetri di distanza si fermò e mi porse il suo braccio per farmi da accompagnatore verso la nuova sala da dove perveniva una musica soave; accettai l'invito dello sconosciuto che prontamente evitò di guardarmi negli occhi durante il tragitto.
Varcata la soglia mi invitò a ballare, fu così che danzammo per l'intero salone e dovetti ammettere che era un ballerino perfetto, volteggiava con una eleganza così innaturale per essere un umano. 
Improvvisamente però intrecciò il suo sguardo al mio e in quel momento riconobbi gli occhi famelici del mio aggressore notturno, sul suo viso così perfetto apparì il sorriso sghembro che tanto mi terrorizzava, quell'angelo che poco prima danzava era scomparso lasciando spazio al peggiore dei miei incubi.
<< Spero che tu abbia gradito questo ballo Elena >> disse lui serrando la presa sui miei polsi e godendosi la mia espressione impaurita.
 << Lasciami! >> gridai con tutto il fiato che avevo in corpo, lui si fece sempre più vicino e mi sfiorò con le labbra prima la spalla poi il collo << E' inutile gridare Elena, qui non ti sentirà nessuno >> disse con fare teatrale, << Chi sei e come fai a sapere il mio nome? >> chiesi cercando di mantenere invano il mio autocontrollo, << lo hai detto tu stessa chi sono io... il peggiore dei tuoi incubi >> disse spingendomi verso il muro più vicino.
<< Devo dire che non lasci spazio all'immaginazione con quell'abito >> poi le sue mani cominciarono a scivolare esperte sulla mia gamba scoperta dallo spacco, lentamente e sempre più su finchè giunse al bordo del mio intimo, mi ritrovai pietrificata e incapace di fermare quelle mani voraci e irrispettose; eppure provai un piacere quasi soffocante al suo tocco freddo sul mio corpo bollente, forse non riuscivo a fermarlo perchè non volevo davvero che la smettesse, era così eccitante... Fu lui a fermarsi prima di invadere la mia intimità: << non così infretta Elena, cosa dovrei pensare se ti concedessi a me così facilmente? >> disse volutamente con tono canzonatorio; socchiusi gli occhi in preda all'imbarazzo pensando a quanto fossi stata idiota; quando li riaprii lui era svanito ma una scritta rossa brillava sull'ampia vetrata "live or die, the choise is yours".


Mi risvegliai di colpo completamente sudata e non solo, mi voltai verso la finestra e la trovai aperta con Serena in uno pseudo stato ti trance appoggiata al davanzale: << Serena cosa ti succede? >> chiesi fissandola, << non lo so, ma...ma - disse balbettando - ho dovuto aprire la finestra Elena, mi avrebbe ucciso se non lo avessi fatto >> infine scoppiò in un pianto isterico << perdonami Ele >>, << ma chi ti ha detto di aprirla? >> tuonai, lei mi guardò negli occhi sconvolta: << lui! >> disse mostrandomi il braccio destro, sanguinava vistosamente << ha detto "vivere o morire, a voi la scelta", non so chi sia ma Ele io ho paura >>, la strinsi forte a me << anche io Sere ho paura, ma insieme ce la faremom ce la dobbiamo fare>>


Serenity 92

Note dell'autrice: questo doveva essere un capitolo di passaggio per passare alla storia vera e propria però durante la stesura l'ho trasformato, in origine la terribile notte passata dalle nostre protagoniste era l'introduzione al capitolo n°3, ma non ho resistito alla tentazione e soprattutto non volevo annoiarvi troppo con questo capitolo per lo più descrittivo.

Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate.
Ma ringrazio specialmente chi lascia una recensione, ebbene si le recensioni sono gradite e fanno piacere, se avete voglia perciò sarebbe bello che mi faceste sapere le vostre opinioni a riguardo e, perchè no, anche i vostri suggerimenti e le vostre critiche.


  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: serenity 92