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Autore: MissShinigami    29/09/2011    2 recensioni
La storia si svolge in Inghilterra, almeno all'inizio, dei Mezzosangue che non sanno la verità sui propri genitori, altri che sono stati inviati in missione, altri ancora che combinano casini.
Due ragazzi vogliono sovvertire l'ordine del mondo, facendo cadere gli dei ... almeno si pensa ... ma qualcuno gli metterà i bastoni fra le ruote!
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Acqua?”
“No.”
“Latte?”
“No.”
“Tè?”
“No.”
“Cappuccino?”
“No.”
“Caffè?”
“Ah.”
Guenevre sbuffò, iniziando ad armeggiare con la macchinetta del caffè.
Selena la guardava con un sorriso idiota sulla faccia, pensando: scusa, scusa, scusa! L’amica dovette capirlo, perché scrollò le spalle con rassegnazione.
Lei e Fran, la ragazza seduta scompostamente sulla poltrona, non andavano molto d’accordo, anche perché erano molto diverse l’una dall’altra: Guenevre, o Ginny (come la chiamavano in molti) era … bhè … era Ginny; fatta a modo suo. Superficiale all’apparenza: i capelli neri ben tenuti; sempre con un velo leggero di trucco sul volto, per valorizzare i suoi occhi castano/verdi; unghie curate con smalti sempre diversi e vari (cosa che aveva in comune con Selena: si divertivano a fare esperimenti con smalti sempre più strani).
Fran, invece, era meno curata, forse anche più trasandata rispetto all’amica: capelli biondicci con meches rosa, tagliati corti da poco (ma aveva già annunciato di volerseli far allungare di nuovo); quando si truccava, si limitava ad un po’ di matita nera intorno agli occhi, il che li rendeva ancora più scuri; smalto rigorosamente nero o viola scuro.
Gli stessi vestiti erano diversi: se in Ginny prevaleva in rosa, in Fran dominava il viola.
Selena stava nel mezzo: in tutti i sensi. Ogni tanto si sentiva un po’ Aristotele: la giustizia sta nel mezzo! Si diceva. Era l’unica che riusciva a contenere i litigi tra le altre due: assecondava quanto bastava la prima e riportava alla ragione l’altra. Anche se su una cosa in particolare andavano d’amore e d’accordo: la sua altezza. Era la più bassa delle tre e le altre non mancavano di ricordarglielo, ogni tanto.
Pensando a queste cose, scosse la testa, facendo ricadere i suoi capelli color caramello sugli occhi scuri. Spostò lo sguardo su Ginny, intenta a preparare caffè e tè nella sua grande cucina, ma spesso si fermava a fissare gli armadietti: le era toccato “cucinare” in prima persona, in casa non c’era nessuno per sua sfortuna, e la cosa la disturbava non poco.
“Tu sai dove sono le tazze?” chiese
Selena si alzò, aprì sicura un armadietto e tirò fuori tre tazze, che posò poi sul tavolo, sospirando.
“Hehe, grazie!” rise Ginny.
Fran reclinò la testa all’indietro, sorridendo; in quella posizione mostrava fiera il suo tatuaggio: una civetta maori … o forse era un gufo; Ginny glielo voleva chiedere, per stuzzicarla, ma Selena l’aveva persuasa a non farlo.
“Frà?” iniziò la ragazzina.
“He.”
“Perché hai ancora gli occhiali da sole?”
Fran rise. “Abitudine.” disse, mettendoseli sulla testa, a mo’ di passata.
“Sel, se non ti scoccia verresti a sistemare ‘sta roba?” chiese implorante Ginny.
La ragazza si alzò di nuovo, finì di preparare tè e caffè e li servì.
“Grazie.” mormorò Fran, afferrando la sua tazza.
“Perché non prendi mai il tè?” le chiese dopo un po’ Ginny.
“Ah! Non sono mica inglese, io!” rispose.
Cadde il silenzio.
Poi iniziò a ridere da sola. “La mia cazzata l’ho detta.”
Le ragazze abitavano a Brighton; frequentavano la stessa scuola: Ginny e Selena erano in classe insieme, Fran era un anno più piccola e frequentava un’altra classe. Si erano conosciute a teatro poco meno di un anno prima. Erano diventate amiche subito, o quasi: era stato un po’ difficile far uscire Fran dalla sua routine solitaria, ma ce l’avevano fatta.
Tuttavia, da un po’ di tempo, si era allontanata di nuovo: si perdeva tra i suoi pensieri, era essente.
Come in questo momento.
“Frà! Ma ti droghi o stai diventato un vampiro!?” sbottò Selena.
La ragazza sorrise e si mosse leggermente. “Sono solo un po’ stanca …”
“Solo un po’!?” s’intromise Ginny.
“Eh! Un po’ più del solito.” concluse Fran.
Selena e Ginny si scambiarono un’occhiata preoccupata.
La biondina alzò lo sguardo dalla tazza di caffè. “Cavolo, sono già le cinque! Devo andare; devo ancora far firmare l’autorizzazione per la gita!” disse, finì il contenuto della tazza e raccolse la sua tracolla da terra.
La salutarono mentre usciva e aspettarono qualche secondo, poi si precipitarono alla finestra per osservarla, per controllare che prendesse davvero la strada giusta. Ok, magari era un po’ troppo, ma sembrava davvero fatta!!!
Fran svoltò  a sinistra, diretta verso a casa di sua nonna. In fondo alla strada c’erano due ragazzi, fermi sul marciapiede. Passandogli accanto Fran li spintonò, per poi proseguire per la sua strada.
I due la seguirono.
“Ma cosa?!” si irrigidì Selena.
“Tranquilla, sono Mason e Alec.” disse Ginny.
Selena si rilassò un po’: aveva visto spesso l’amica parlare con i due ragazzi a scuola, ma non sembravano andare molto d’accordo … bhè, non che Fran fosse un tipetto socievole …
La ragazza stava camminando a passo spedito, sapeva che dietro di lei c’erano Mason e Alec. La loro “amicizia” era davvero strana: loro erano i belli della scuola, dietro ai quali andavano tutte le ragazza della scuola; lei era la ragazzina asociale, che parlava solo quando era necessario.
Rise tra sé.
“Bene, adesso puoi rallentare. Siamo abbastanza lontani da casa Beauté.” sentì dire Alec dietro di lei.
Fran si fermò di colpo. “Ok, capo!”
“Capo?” chiese il ragazzo dai capelli castani e gli occhi scuri.
“Certo! Mason non è il tuo scagnozzo?” rispose con aria di sfida.
Mason rise.
Fran scattò in avanti, piazzandosi davanti a lui.
“Tutto cosa? Prego sei libero di parlare …” sussurrò la ragazza.
Adesso i loro volti erano a due centimetri l’uno dall’altro, si fissavano.
Fran seguì il profilo del volto del ragazzo: capelli scuri; occhi verdi e profondi; aveva un accenno di barba volutamente lasciata incolta.
Poi Mason sorrise: era un sorriso semplice, felice … non c’era traccia di sfida o scherno.
La ragazza si sciolse di colpo, arrossendo vistosamente. “Sei così carino!” sospirò.
Restarono qualche istante così, ad osservarsi. Mason avvicinò piano le sue labbra a quelle di Fran.
Si sfiorarono per un attimo.
Poi fu come essere colpiti da un fulmine. Fran si riscosse all’improvviso, dando al ragazzo uno dei suoi schiaffi più forti. Mason si ritirò bruscamente.
“Non azzardarti a farlo con me! Riprovaci e ti mollò un cazzotto nella trachea, così vediamo quanto sai trattenere il respiro!” urlò furiosa. “Bastardo!” disse, riprendendo la sua marcia verso casa.
Dietro di lei sentiva Alec ridere di gusto.
Sperava davvero che le ragazze non avessero visto niente: non avrebbe potuto spiegare …
Raggiunse i giardinetti vicino a casa sua. Si lasciò cadere ai piedi di un albero: le batteva forte il cuore, le mancava il respiro. Quel bastardo aveva usato i suoi poteri su di lei: non poteva sopportarlo.
Per un istante ci aveva creduto davvero: ma era tutto falso!
Oppure no?
Quanto ancora avrebbe potuto resistere ad Eros?

Adesso vorrei fare dei ringraziamenti ...

alle mie SORELLE:
a Gin con cui puoi parlar seriamente di vestiti e di ragazzi
a So la jazzista pazza
a Silv la sorellina minore
ad Auro la mia gemella
a Sofy la sorrella maggiore di tutte noi

TROTE!!
  
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