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Autore: XShade_Shinra    05/10/2011    2 recensioni
*} Dedicata a Bad Devil {*
Erano ormai le venti [...] quando giunsi all’enorme cancellata principale del cimitero. All’interno c’erano ancora delle persone intente a salutare i propri cari venuti a mancare, in attesa della commemorazione dei defunti del 2 Novembre, e il guardiano già metteva a posto le proprie carte, pronto a chiudere l’accesso entro un’ora.
[ Classificata 1° al Contest "Le mille e una notte..." indetto da Ayram e valutato da superkiki92 (giudice sostitutiva) sul forum di EFP, e Vincitrice del Premio Caratterizzazione al Contest "The Graveyard" indetto da Forgotten Stories e Eruannë. sul Forum di EFP ]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Beyond the Gates of Graveyard
*} Dedicata a Bad Devil {*
Erano ormai le venti [...] quando giunsi all’enorme cancellata principale del cimitero. All’interno c’erano ancora delle persone intente a salutare i propri cari venuti a mancare, in attesa della commemorazione dei defunti del 2 Novembre, e il guardiano già metteva a posto le proprie carte, pronto a chiudere l’accesso entro un’ora.
Classificata 1° al Contest "Le mille e una notte..." indetto da Ayram e valutato da superkiki92 (giudice sostitutiva) sul forum di EFP, e Vincitrice del Premio Caratterizzazione al Contest "The Graveyard" indetto da Forgotten Stories e Eruannë. sul Forum di EFP




Autore: XShade-Shinra
Titolo: Beyond the Gates of Graveyard
Rating: Arancione [violenza]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of Life
Avvertimenti: Non per stomaci delicati, Storia a capitoli (4)
Disclaimer: Lo scritto e i personaggi sono interamente di mia proprietà. Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d’altronde i fatti in essa narrati.
Note: Precedentemente, questa storia aveva partecipato al concorso "The Graveyard", arrivando 6° e vincendo il Premio Caratterizzazione. La versione che ho postato è la 2.0, ovvero la quella migliorata e corretta che ha partecipato al contest "Le mille e una notte...". 



- Beyond the Gates of Graveyard -
Capitolo 01


Il 31 Ottobre è uno dei giorni dell’anno che noi della polizia odiamo di più, assieme al Capodanno e alla Notte Bianca: tutte ricorrenze nelle quali le persone si sentono quasi in obbligo di star fuori fino a tardi e creare situazioni pericolose per loro stesse e, soprattutto, per gli altri.
La nostra era una piccola cittadina piuttosto tranquilla – a parte per gli ubriachi e gli incidenti stradali –, ma un anno, proprio nella notte di Halloween, ci furono diversi arresti: dei ragazzi appartenenti a una setta satanica avevano scoperchiato numerose tombe, distruggendo anche delle statue simbolo del nostro cimitero monumentale. E una delle tombe violate fu quella della mia defunta moglie.
Appunto per far sì che non succedesse di nuovo un fatto del genere, il 31 Ottobre dell'anno dopo presi la decisione di andare al camposanto per controllare che non ci fosse nulla di sospetto.
Erano ormai le venti – e la città era illuminata solo dai lampioni, dai fari delle auto e dalle fioche luci delle lampadine che filtravano dalle finestre – quando giunsi all’enorme cancellata principale del cimitero. All’interno c’erano ancora delle persone intente a salutare i propri cari venuti a mancare, in attesa della commemorazione dei defunti del 2 Novembre, e il guardiano già metteva a posto le proprie carte, pronto a chiudere l’accesso entro un’ora.
Nonostante la situazione dall’esterno sembrasse tranquilla, decisi di entrare in quel luogo sacro per accertarmene, onde evitare un altro atto vandalico premeditato.
Camminai per diversi minuti in mezzo a lapidi, statue e cripte. Il silenzio avvolgeva quel posto, dove nemmeno gli uccellini sui cipressi cantavano, come per portare rispetto al lutto degli altri, e tutti stavano in religioso silenzio.
«Fate la carità…»
D'un tratto udii una voce proveniente dall’uscita secondaria che dava sul sagrato della chiesa di Coldineve: era una giovane mendicante che chiedeva l’elemosina; accanto a lei c’erano la madre, che teneva un pezzo di cartone con su scritto qualcosa in un italiano piuttosto stirato, e un fratellino più piccolo, che dormiva acciambellato assieme al cane.
Scossi tristemente la testa e cercai qualche spicciolo in tasca, ma notai che la sua richiesta venne repentinamente accolta da un’altra persona: si trattava di un ragazzo vestito con capi firmati da cima a fondo – se anziché sequestrarlo per un riscatto lo avessero solamente spogliato, i malviventi ne avrebbero guadagnato sicuramente di più!  
«Tenga» disse alla zingara, donandole una banconota da ben venti euro. «Le auguro una buona giornata, ma non si compri le sigarette con questi soldi, per favore» disse gentile, salutandola con un sorriso e andando via assieme ai suoi due amici che si erano fermati ad attenderlo.
Rimasi sbalordito.
A prima vista avevo pensato che fosse uno di quei ragazzini viziati, invece si era dimostrato molto generoso con quella famiglia in difficoltà. Non pensavo che un ragazzo così giovane potesse avere un così gran cuore.
«I wish the sunrise to come take my soul from this cold, lonely shell I am free».
Improvvisamente, un assordante frastuono mi costrinse a voltarmi, e ciò che vidi mi lasciò di stucco: quel fragore proveniva da un minuscolo MP3 alle orecchie di un ragazzo. Costui era vestito interamente di nero – dagli anfibi, al chiodo, passando ai jeans e i guanti – e ascoltava a tutto volume quella che doveva essere la sua musica preferita, demolendo la pace di quel luogo. Con lui c'era una ragazzina, che non notai subito data la loro notevole differenza d’altezza – nonostante lei portasse le scarpe con la zeppa e i tacchi alti –, vestita con un abitino da gothic lolita talmente corto che il prete se l’avesse vista, l’avrebbe sicuramente scacciata. Notai, inoltre, che aveva i capelli bianchi, come la pelle diafana: forse era un’albina.
Li seguii con lo sguardo, finché non sparirono dalla mia vista e poi li pedinai, preoccupato. Era stata gente come loro a distruggere il cimitero e mancare di rispetto ai morti, e non l’avrei permesso di nuovo, perché conoscevo la sofferenza dei parenti di quelle vittime uccise due volte, nel nome di un dio dell’odio.
Girato l’angolo, li trovai davanti a delle tombe dietro le lunghe file di loculi di marmo e rimasi a osservarli un attimo. Notai che la ragazza si era inginocchiata davanti a una lapide, intenta a pregare, mentre l’altro stava in piedi accanto a lei, con le braccia conserte. Tutto tranquillo e regolare, finché non vidi l’albina prendere dalla borsetta un piccolo astuccio, dal quale tirò fuori degli incensi e un accendino. Non capendo ciò che volesse fare, decisi di intervenire.
«Scusate» richiamai gentilmente la loro attenzione, mentre la ragazza si voltava verso di me, accendendo un incenso, e l’altro non faceva una piega. Sicuramente non mi aveva sentito.
«Dica» fece lei, rivolgendo i suoi occhi rosso sangue verso di me.
Vedendo che la compagna si era mossa, il giovane si tolse gli auricolari e mi guardò severo.
«Che vuoi, sbirro? I tuoi colleghi ci hanno fermato anche prima» fece scontroso.
Mi accorsi che aveva gli occhi di diverso colore: uno blu e uno verde; i miracoli delle lenti a contatto colorate, presumibilmente.
«Sono l’Agente Antonio Pervinca, e anche io vorrei vedere i vostri documenti» dissi deciso, con aria marziale, fermandomi alla distanza di un metro da loro.
«No» mi rispose lui.
«Prego?» chiesi in tono di sfida.
«Non ora, almeno» precisò. «Scilla deve salutare suo nonno, prima».
Guardai la ragazzina, la quale annuì:
«Mi dia cinque minuti» pigolò, piantando la base dell’incenso acceso nella terra accanto alla tomba in marmo e congiungendo le mani, pinzandosi il setto nasale.
Guardai la scena, palesemente confuso, e fu ancora il ragazzo dagli occhi bicolore a parlare, sottovoce, spegnendo finalmente quell’aggeggio infernale:
«Suo nonno è morto la notte di Halloween. Veniamo qua ogni anno per porgergli un saluto» spiegò con voce piatta e neutra.
«Da come lo dici, sembra che veniate da lontano».
«Sì, tre ore di treno penso sia classificabile come “lontano”» annuì, iniziando a porgermi il portadocumenti nel quale teneva la carta d’identità. «Inizi da me».
Controllai i suoi dati ed effettivamente appurai che non fosse residente in città.
«Ofelio Stradivari…» lessi. «Parente del…?».
«Magari…» bofonchiò, facendo roteare gli occhi. Probabilmente non era la prima volta che qualcuno glielo chiedeva. E notai in ritardo che aveva fatto rima…
Dopo qualche minuto, nel quale presi i dati del metallaro, la ragazza completò le sue preghiere e si avvicinò a me, porgendomi il passaporto.
«Ersilia Priscilla Glicine» lessi, appuntandomi il nome, senza fare ulteriori commenti per non ritrovarmi una risposta sfottò come prima. «Mi raccomando, ragazzi, non state ancora per molto qui: tra poco il cimitero chiude» li informai.
«Ora andiamo» mi rassicurò Ersilia, riprendendosi il proprio documento. «Ho finito di salutare il nonnino» spiegò, stringendo una Rose Cross che portava come ciondolo.
«Bene» annuii, ben felice che quegli strambi individui se ne andassero. Nonostante si fossero dimostrati innocui, il loro aspetto non mi piaceva per nulla. «Posso chiedere una cosa?» domandai, rivolto all’albina. «Perché hai acceso un incenso? Di solito si portano i fiori ai morti».
«Opeth ed io non siamo d’accordo» rispose.
«Chi è Opeth?» chiesi, non capendo a chi si riferisse.
«È il mio soprannome» mi spiegò Ofelio, indicandosi.
«E perché questa scelta?» domandai loro. Dopotutto gli incensi si utilizzavano nei riti satanici; quelli di loto, uniti ad altri oggetti “magici”, servivano per aprire le porte degli Inferi.
«Dopo pochi giorni i fiori muoiono e chi siamo noi per uccidere un essere vivente? Perché far morire quel fiore assieme ai nostri cari? Perché regalare dei fiori ai morti? Non hanno più gli occhi per vederli o le mani per accarezzarne i petali o sporcarsi con il loro polline» spiegò lui con voce bassa e calma. «Potrebbero forse sentirne l’odore, ma è troppo tenue perché li raggiunga. Quindi pensiamo che sia più sensato un incenso, il cui odore forte, che sale con il suo fumo, raggiungerebbe senz’altro quello che voi cristiani chiamate Paradiso e le ceneri, cadute a terra, raggiungerebbero l’Inferno, dove un fiore non potrebbe mai arrivare».
Il suo ragionamento non faceva una piega, in realtà.
«Ma non penso che sia educato dire che l’anima di una persona cara sia all’Inferno…» gli feci notare, ma la voce di Priscilla mi raggelò:
«Il mio nonnino era un omicida. Ha ucciso sua figlia e un altro uomo: mia madre e mio padre. Loro mi volevano portare via da lui» soffiò piano, guardando a terra. «Non so se il suo dio ha deciso di accoglierlo in Paradiso o se è precipitato all’Inferno».
«Ma… Solo un pazzo potrebbe fare una cosa del genere!» esclamai, non comprendendo il gesto di quell’uomo – di quel dannato assassino.
Quelle parole, però, rischiarono di costarmi caro: Ofelio mi prese per il bavero della giacca e mi sollevò di una spanna da terra, guardandomi fisso negli occhi, dai quali divampava odio puro.
«Rimangiati subito quello che hai detto sul nonno di Scilla, hai capito?!» ruggì, prima che la ragazza gli prendesse il gomito – troppo bassa per arrivare oltre.
«No, Opeth! Aspetta!» fece lei. «Mettilo giù! Mio nonnino non sarebbe felice se finissi in prigione per una cosa così!»
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, guardandomi torvo, poi mi mise a terra con garbo, ringhiando come un cane.
«Scusi…» fece, cercando di contenere la propria collera.
Lo guardai severo e feci per dire qualcosa, ma la ragazza si mise di nuovo in mezzo:
«Lo scusi, per favore… Lui ha conosciuto il mio nonnino…»
«Odio quando la gente giudica senza sapere tutto di una persona!» esclamò il metallaro. «Lui era una brava persona!»
«Come puoi dire questo?!» feci lapidario. «È un assassino! Ha ammazzato delle persone!»
«Lui…» pigolò l’albina, «…li ha uccisi per me».

[ Continua... ]
XShade-Shinra



Nota: La canzone che ascolta Ofelio è “Forest of October” (tanto per restare in tema) degli Opeth e il pezzo proposto nella storia significa:
Desidero che venga l'alba
Che prenda la mia anima (via)
Da questo freddo, solitario guscio
Sono libero

  
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