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Autore: barbarak    08/10/2011    8 recensioni
Dal secondo capitolo: "Che cosa è ridicolo? Il fatto che io non sia come hai sempre pensato che fossi? Il fatto che abbia avuto il coraggio di fare la spia, che abbia rischiato anch’io la vita tanto quanto voi o il fatto che noi due fossimo diventati amici? Dimmi Hermione che cosa è che trovi tanto ridicolo?"
Le verità più difficili da accettare sono quelle che vanno contro le cose in cui si è sempre creduto. Ma non tutto è bianco o nero e forse Piton non era il solo a portare una maschera.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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 Due giorni. Erano passate quarantotto ore dal suo incontro con Draco Malfoy ad Azkaban e ancora non riusciva a capacitarsi delle cose che il ragazzo le aveva riferito.
 
Seppur lo avesse sempre ritenuto l’incarnazione perfetta di un Serpeverde esemplare, e degno erede di Lucius, dubitava che potesse inventarsi una storia simile anche perché nessuno avrebbe mai potuto avere così tanta fantasia.
 
Era indubbio che la forza della disperazione spingesse le persone a fare le cose più impensate, però il Serpeverde aveva iniziato a scriverle subito dopo l’incarcerazione e ideare un piano così diabolico in talmente poco tempo, non rientrava nelle capacità del ragazzo. Forse il padre avrebbe potuto ma lui non era tanto perverso. Di questo Hermione era sicura.
 
E poi era stato così dettagliato nel raccontarle le cose, così sicuro di quello che diceva e anche così disperato nel momento in cui lei lo aveva accusato di essere un Mangiamorte, che la ragazza cominciava ad avere qualche perplessità circa quello in cui aveva sempre creduto.
 
Si ricordava perfettamente di come il ragazzo non li avesse riconosciuti quando erano stati condotti al Manor e poi anche prima al quarto anno, alla finale della Coppa del Mondo di Quidditch, quando l’aveva messa in guardia sui Mangiamorte. E ancora durante il periodo della Umbridge, quando pur facendo parte delle squadre d’inquisizione non aveva mai denunciato nessuno, nonostante, a volte, lei stessa l’avesse visto guardare nel punto esatto dove si trovava la Stanza delle Necessità. Alla fine non era stato neanche lui a lanciare l’ardemonio ma Tiger e lui non aveva fatto niente per aiutarlo; era rimasto in disparte ad attendere gli eventi.
 
La cosa tuttavia che l’angosciava maggiormente e le toglieva il fiato ogni volta che tentava di respirare, era accettare che, se Malfoy non mentiva sulla sua appartenenza all’Ordine, allora non mentiva neanche quando affermava che loro due erano diventati amici e confidenti durante il sesto anno.
 
Non riusciva a immaginarsi insieme con lui a ridere e scherzare, eppure quegli sguardi carichi di attesa che le rivolgeva, come se si aspettasse qualcosa da lei, come se volesse leggerle dentro per strapparle l’anima, erano un che di famigliare, come se il suo corpo fosse abituato a riceverli, come se fosse normale e naturale essere al centro di quelle attenzioni.
 
Era inutile girarci intorno: lei gli credeva perché nonostante la mente faticasse ad accettarlo, il suo cuore aveva già deciso per lei. Forse, gli aveva creduto nel momento stesso in cui i suoi occhi avevano incrociato quelli del ragazzo in sala grande: non aveva avuto neanche bisogno di parlare.
 
Perché fosse stato sufficiente uno sguardo e poche parole per convincerla rimaneva un mistero, però decise di concentrarsi sui problemi più urgenti e lasciare le sue frustrazioni a un momento successivo: per prima cosa doveva evitare che un uomo potesse venir condannato per errore.
 
Lui era innocente e lei lo avrebbe dimostrato.
 
Cominciò a vagliare tutte le ipotesi scartandole una a una.
 
Non poteva parlare con Harry o con Ron: il primo perché troppo preso dal matrimonio e poi perché ancora provato dalla guerra, il secondo perché aveva sempre detestato Malfoy e non avrebbe creduto alla sua innocenza neanche se l’avesse visto combattere al proprio fianco durante la battaglia finale. I Weasley la consideravano una figlia, questo era indubbio ma non si erano ancora ripresi dalla perdita di Fred, non poteva caricarli di un peso come quello. Ginny camminava sospesa in aria da quando Harry le aveva chiesto di sposarla e se lei le avesse esposto i suoi dubbi su Malfoy, probabilmente la ragazza le avrebbe chiesto chi mai fosse questo Malfoy.
 
Poteva andare dal Primo Ministro Magico; dopotutto si conoscevano e lui non avrebbe esitato a darle una mano. L’unico ostacolo a questa ipotesi era rappresentato dal fatto che fosse stato proprio il Primo Ministro in persona a firmare l’ordine d’incarcerazione e senza prove non avrebbe accettato neanche di vagliare l’ipotesi di ascoltare un Mangiamorte figlio di Mangiamorte che tutti avevano visto schierarsi dalla parte di Voldemort.
 
Lei, a quanto pareva, era l’unica a conoscenza di questo segreto; gli altri erano tutti morti, compresa Narcissa uccisa da un pazzo, che la considerava una Mangiamorte, poco prima dei processi. C’era anche il piccolissimo problema che lei non ricordava assolutamente niente di tutta quella vicenda e non poteva certo chiedere ad altri di fidarsi di una sua sensazione. L’avrebbero di certo creduta ammattita.
 
Pensa Hermione, si disse. Ci doveva essere qualcosa che potesse fare per donare un po’ di chiarezza a quella situazione ingarbugliata.
 
E poi all’improvviso quella che era stata definita la mente più brillante della sua generazione ebbe un’illuminazione.
 
Continuava a ripetersi Silente…, Piton…, Malfoy…, Hogwarts.
 
E all’improvviso capì: Hogwarts!
 
Tutta quella vicenda era nata per volontà di Silente, il quale sapeva di dover morire e sapeva che, probabilmente, anche Piton l’avrebbe raggiunto. Possibile che il Preside che teneva ai suoi alunni più che alla sua stessa vita non avesse pensato a un modo per salvare un ragazzo che si era fidato di lui? Non avrebbe certo permesso di fargli passare il resto dell’esistenza ad Azkaban e, conoscendo l’amore di quell’uomo per Hogwarts, Hermione fu certa che la vecchia scuola nascondesse la verità circa la lealtà di Draco. L’unico ostacolo era rappresentato dall’ampiezza della scuola: doveva ridurre il campo di ricerca.
 
Sospirò di sollievo perché aveva appena deposto la classica prima pietra.
 
Ritornò al presente con il lieve bussare alla porta che precedette l’entrata di sua madre. Era bella la sua mamma, simile a lei in tutto ma molto più saggia e assennata. Chissà se lei avrebbe capito questo suo desiderio di aiutare quello che aveva sempre ritenuto il più abbietto e meschino dei ragazzi. Quello che l’aveva fatta piangere, quello che aveva tentato in tutti i modi di sminuirla, quello che era rimasto immobile quando era stata torturata, quello che adesso sembrava guardarla come se lei fosse la sua personale prima stella della sera. Quello che lei, a quanto pareva, era riuscita a conoscere e a apprezzare grazie a uno strano scherzo del destino.
 
“Hermione è arrivato Ron e vorrebbe parlarti. Posso lasciarlo salire?”.
 
Fece un cenno di assenso e si preparò a quello strano incontro. Non si aspettava di vedere Ron anche perché non avevano un appuntamento, inoltre lui non amava molto incontrare i genitori della ragazza per cui doveva essere successo qualcosa se si presentava in questo modo e senza prima avvisarla.
 
La sensazione di disagio fu confermata quando incontrò o per meglio dire si scontrò con gli occhi del proprio ragazzo: era furente.
 
E non appena la porta si chiuse alle spalle dell’ex portiere, la bomba esplose.
 
“Sei impazzita per caso? Andare ad Azkaban per incontrare un Mangiamorte. Ma dico io dove diavolo hai la testa?”
 
Tutti i possibili sensi di colpa della ragazza svanirono al suono di quelle parole.
 
“Vedo che Harry conosce il significato della parola discrezione”. Incrociò le braccia sul petto in un chiaro gesto bellicoso.
 
“Non tirare in mezzo Harry. Lui si è dimostrato un amico. Sei tu che hai tradito la mia fiducia, andando a trovare un tizio che ha sempre preso in giro me e la mia famiglia e che non ha mai fatto mistero della sua voglia di ucciderti. Merlino Hermione stiamo parlando di Malfoy, te ne rendi conto? Perché diavolo sei andata da lui?”
 
Mentire o dire la verità. Questo era un bel dilemma ma la ragazza non se la sentiva di portare avanti quel gioco, così preso un grosso respiro raccontò tutto quello che il biondo Serpeverde le aveva riferito durante il loro colloquio.
 
“E allora?”
 
Si aspettava urla e strepiti da Ron non un’espressione indecifrabile sul viso e una mancanza d’interesse paragonabile a quello che dimostrava davanti a un libro aperto sulla scrivania pronto per essere letto.
 
“Come allora? Ti ho appena raccontato una storia incredibile. Non ti rendi conto? Lui non è un vero Mangiamorte nel senso stretto del termine; lui faceva anzi fa parte dell’Ordine della Fenice. A me sembra straordinaria come notizia. Tutto quello che credevano era sbagliato. Non capisci? Lui è innocente, è sempre stato dalla nostra parte”.
 
Lo guardò aspettandosi che Ron finalmente capisse la portata di quella scoperta ma ancora una volta il rosso la deluse.
 
“Per me non cambia assolutamente niente. E’ un Malfoy abituato a mentire sin dalla più tenera età, è una Serpe subdola avvezzo a strisciare nel torbido. Ti ha abbindolato con delle belle parole, mi sembra ovvio. E poi come puoi credere che lui sia diventato amico di una Sanguesporco, andiamo ti pensavo più intelligente”.
 
Hermione deglutì a vuoto per prendersi il tempo che le occorreva per calmarsi e per non schiantare il suo ragazzo.
 
“Primo io non mi faccio abbindolare da nessuno, secondo Malfoy è stato molto preciso nei particolari, in più, se ben ricordi, è stata proprio sua madre ad aiutare Harry nella foresta e questa è una prova che, in effetti, la moglie di Lucius non fosse proprio una seguace di Voldemort; terzo, e molto più importante, lui conosce cose di me che solo tu e Harry potevate sapere. Solo voi conoscete alcuni dettagli della mia vita per cui solo uno di noi tre poteva riferirgli quegli avvenimenti. Ha detto la verità ed io non posso permettere che marcisca in una prigione.”
 
Se pensava che tutta quella sfuriata potesse far smuovere Ron si sbagliava di grosso.
 
“Quindi cosa vorresti? Che tutti si fidassero delle parole di uno con il marchio nero? Che lo liberassero all’istante solo perché tu ritieni che abbia detto il vero? Hermione ragiona. Se fosse stato veramente dalla nostra parte qualcuno come la McGranitt o Shacklebolt avrebbe dovuto saperlo, non credi?”
 
Le parlava come di solito faceva suo padre quando era una bambina capricciosa, e in quel momento, proprio com’era accaduto tanti anni prima, la cosa la mandava in bestia.
 
“Anche Piton era un vero membro dell’Ordine, forse il più importante, e nessuno lo sapeva. Silente aveva stabilito un ruolo per Malfoy, un ruolo che comportava l’assoluta segretezza. Se avessimo perso, se Voldemort avesse trionfato, lui avrebbe continuato a combattere, pur restando al fianco dell’Oscuro, e avrebbe fatto tornare a volare la fenice.”
 
Fanny è la mia confidente più preziosa.
Lei conosce tutti i miei segreti
 
All’improvviso le parole di Silente tornarono alla mente della ragazza. Hermione registrò l’informazione e la adattò alla situazione che stava vivendo: la fenice conosceva tutti i segreti di Silente quindi era molto probabile che anche la spinosa questione Malfoy fosse custodita da Fanny.
 
“Devo andare a Hogwarts.”
 
Lo disse mentre già aveva preso una borsa e metteva dentro alla rinfusa tutto quello che poteva servirle per pochi giorni di viaggio. Ron, nel frattempo, la guardava allibito e incredulo.
 
“Non abbiamo ancora finito di parlare mi sembra e poi non credo sia una buona idea andare nella nostra vecchia scuola (a fare cosa poi?). Parlane con Harry prima e vedrai che anche lui ti dirà le stesse cose che ho detto io.”
 
Si girò a guardarlo e riuscì anche a sorridergli.
 
“Non posso aspettare Ron. Ho solo una settimana poi la sentenza sarà definitiva e sai che nel Mondo Magico non esiste la revisione del processo. Vado a Hogwarts perché so che Silente non lo avrebbe mai abbandonato al suo destino e la scuola era la sua casa. Là troverò le prove che mi servono e forse potrei anche riacquistare i ricordi mancanti della mia vita”.
 
Al pensiero di poter ricordare, un’espressione di pura gioia si dipinse sul viso. E la cosa non sfuggì a Weasley.
 
“E’ questo vero?”
 
Il tono della voce di quello che era sempre stato il suo migliore amico, la fece desistere dal continuare a fare quello che stava facendo, e la obbligò a guardarlo negli occhi con espressione interrogativa.
 
“Tutta la storia sulla sua innocenza e sull’Ordine, nascondono il tuo desiderio di scoprire cosa c’era tra di voi è così? Sei caduta anche tu nella sua rete.  Dimmi cosa ti ha fatto credere? Che ti amava follemente? Che sarebbe voluto stare con te ma le circostanze glielo hanno impedito? Non pensavo potessi essere così sciocca da…”
 
Lo schiaffo risuonò secco e deciso per la stanza e la furia di lei sembrò placarsi solo con quel gesto perché quando parlò, era molto calma.
 
“Non mi ha fatto credere niente. Ha detto che eravamo amici ed io penso anzi sento che è vero. E ora se vuoi scusarmi, devo prepararmi alla partenza. Quando tornerò, parleremo ancora della cosa e vedrai che, quando ti sarai calmato, converrai con me..”.
 
“Se parti puoi anche non tornare.” L’aveva interrotta con una frase che la spiazzò completamente.
 
“Non capisco”.
 
“Non capisci eh? Ci conosciamo da otto anni e siamo sempre stati amici. E’ un anno che siamo una coppia e il massimo che mi hai permesso di fare è stato baciarti. Credi che non mi sia mai accorto della tua faccia quando cercavo di approfondire i contatti, credi che non abbia mai sentito le tue mani che automaticamente mi allontanavano quando mi avvicinavo, credi che tutti i tuoi rifiuti siano passati inosservati? Metti tutte le tue energie nell’organizzare il matrimonio di Ginny e Harry e quando io ti chiedo di uscire o di stare un po’ da soli, tu inventi un sacco di scuse. In un anno hai considerato il nostro rapporto, l’ultimo dei tuoi problemi e ora Malfoy e dico Malfoy ti racconta la prima favola che gli viene in mente e tu prima mi riempi di balle e poi sei pronta a mollare tutto pur di assecondarlo. Beh mi sono stufato: per cui scegli o resti con me, e dimentichi questa faccenda, oppure parti e ti dimentichi di me.”
 
Non le aveva mai parlato con un tono così duro, eppure non riusciva ad avercela più di tanto con lui perché in fondo aveva ragione. Non era normale rifiutare così sistematicamente il proprio ragazzo, così come non era normale non provare il desiderio di stare sola con lui. Questo diverbio aveva solo scatenato un problema che già esisteva da lungo tempo.
 
“Mi dispiace averti fatto soffrire. Non era mia intenzione”.
 
Lui aprì la bocca con un’espressione di orrore dipinta sulla faccia.
 
“Tu scegli lui”.
 
Scosse la testa: Ron non avrebbe mai capito.
 
“Non si tratta di te o di lui ma di te e me e di quello che proviamo o meglio non proviamo”.
 
Il ragazzo davanti a lei aveva un’espressione sbalordita e assolutamente incredula.
 
“Credevo mi amassi, credevo che dopo tutto quello che abbiamo passato, noi fossimo destinati a stare insieme”.
 
Era triste accorgersi che tutto quello che si aveva sempre voluto non corrispondeva a quello che dava felicità.
 
“Io ti voglio bene Ron, sei il mio migliore amico ma sinceramente non so se ti amo né se ti ho mai amato. Tu sei un amico, un fratello e non riuscirei mai a pensare alla mia vita senza di te ma non riesco a vederti come qualcosa di più. Il mio stesso corpo, come hai notato tu, si ribella a questa idea. Io non ti ho mai guardato come Ginny guarda Harry e neanche tu mi hai mai guardata come lui guarda lei. Ci siamo messi insieme perché ci sembrava naturale e dopo la guerra ci siamo sostenuti a vicenda ma…meritiamo di avere qualcosa di meglio, qualcosa di unico, qualcosa che ci faccia ridere e piangere senza motivo, qualcosa che faccia sognare, qualcosa di veramente speciale”.
 
Mai come in quel momento Hermione aveva creduto in uno dei suoi monologhi.
 
“Credi veramente che quel Mangiamorte possa darti tutto questo?”
 
Si rattristò pensando che Ron si rifiutava di vedere la realtà.
 
“Lui non c’entra con questa storia, non c’entra con noi. Io voglio solo sapere se ha detto la verità. In caso negativo avrò solo perso tempo, ma in caso affermativo avrò evitato un’ingiustizia e forse recupererò una parte della mia vita. Lui ha detto che eravamo amici e sinceramente non vorrei perdere un amico, chiunque esso sia”.
 
Quest’ultima frase racchiudeva molti significati nascosti ed entrambi lo sapevano.
 
“Io non ti capisco Hermione. Credo che tu stia commettendo un grossissimo sbaglio ma dovrai sbatterci la testa da sola. Quando tornerai umiliata da quel Mangiamorte fallito, non so se mi troverai. Mi stai facendo troppo male.”
 
Detto questo se ne andò da quella stanza che stava diventando troppo stretta per ospitare entrambi e non sentì le parole che uscirono dalla bocca di quella che era stata per un anno la sua ragazza.
 
“Mi dispiace tanto Ron”.
 
***
Draco se ne stava chiuso in cella, seduto su quella scomoda panca e guardava fuori dalle inferriate il cielo azzurro e limpido. Forse quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbe visto.
 
Mancava solo un giorno al momento in cui la sentenza sarebbe passata a essere definitiva, poi lui avrebbe passato il resto della vita ad Azkaban, rinchiuso in una cella sottoterra, senza mai più poter vedere il sole.
 
Pensare al sole lo fece sorridere perché gli fece venire in mente il suo sole personale.
 
Non aveva avuto più notizie di Hermione, non sapeva neanche se lei gli avesse creduto oppure no, sapeva solo che era riuscito a vederla un’ultima volta raccontandogli la verità e questo gli bastava.
 
Certo non gli aveva detto proprio tutta la verità, ma non se l’era sentita di raccontare ad alta voce la loro storia, soprattutto a lei che l’aveva vissuta e dimentica, soprattutto a lei che era tornata a detestarlo, soprattutto a lei che era diventata la sola cosa importante della sua vita.
 
Passò quell’ultimo giorno a ricordare i momenti passati insieme, quegli attimi eterni di pura gioia che lo avrebbero accompagnato per sempre.
 
“Malfoy, questa storia non mi piace, però poiché Silente ci tiene a questa nostra strana conoscenza, è meglio se iniziamo a studiare.”
“Ma certo Granger. Accomadati pure”.
“E’ la prima volta che non mi chiami Sanguesporco”.
“Non hai sentito quello che ha detto il Preside? Quando siamo soli, io posso essere me stesso.”
 
Quella era stata la prima volta che si erano visti, la prima volta che l’aveva stupita, la prima volta in cui le aveva mostrato il suo vero volto, la prima volta in cui lei gli aveva sorriso.
 
“Non credevo l’avrei mai detto ma sei molto coraggioso. Accettare il Marchio, fare la spia, aiutare l’Ordine. Non tutti l’avrebbero fatto.”
“Tu l’avresti fatto.”
“Io sono una Sanguesporco amica di Potter. Avrei dovuto combattere in ogni caso. Non avrei avuto possibilità di scelta”.
“Neanche io ho avuto scelta. Io amo la libertà e Voldemort è solo schiavitù. Questa è l’unica opportunità per fare in modo che la mia vita mi appartenga”.
 
Erano bastati pochi incontri e lei era riuscita a entrargli dentro e a farlo aprire come neanche Piton o Silente erano stati capaci. Giorno dopo giorno, avevano imparato a conoscersi e a parlare della loro vita, dei loro sogni, delle loro paure.
 
“Da bambina andavo sempre al mare con i miei genitori. Adoravo immergermi nell’acqua e ricevere le onde addosso saltando in mezzo a loro. Mi dava un senso di libertà assoluta, così come durante le giornate di pioggia mi sedevo sulla riva sentendo la pace e la tranquillità invadermi. Era stupendo rimanersene lì a contemplare l’infinito. Certo che poi i miei capelli erano veramente ingestibili, però ne valeva la pena”.
“Io non sono mai stato al mare. Mio padre non ha mai voluto”.
“Un giorno ci andremo assieme”.
“E’ una promessa?”
“E’ una promessa”.
 
La loro prima di tante promesse. Quante cose avevano stabilito avrebbero fatto assieme alla fine della guerra? Tantissime. Draco avrebbe dato chissà cosa per far sì che quelle promesse si avverassero: purtroppo la vita li aveva divisi. Eppure, un sorriso gli sfiorò le labbra rendendosi conto che almeno una cosa assieme erano riusciti a farla.
 
“Sarebbe questa la tua sorpresa? Io lì sopra non ci salgo”.
“Ti fidi di me?”
“Questo è scorretto”.
“Sono un Serpeverde in fondo. Cosa ti aspettavi. Forza sali e reggiti”.
 
Avevano volato insieme in mezzo al campo di Quidditch, un giro breve per la paura di essere scoperti, eppure era stata una delle esperienze più belle della sua vita. Lei aveva soffocato un urlo nella sua schiena e gli aveva stretto le braccia intorno alla vita, con tanta forza che pensava gli sarebbero venuti i lividi il giorno dopo, ma quando era scesa, era scoppiata a ridere chiedendo quando avrebbero potuto ripetere l’esperienza.
 
Purtroppo non era più successo.
 
“Weasley non è un grande cavaliere. Non ti ha fatto fare nemmeno un ballo”.
“Non ha importanza. A me non piace ballare. Non sono capace”.
“Vogliamo scommettere?”
 
Le aveva insegnato a ballare e lei era stata leggera come una farfalla. Gli sembrava di sentirla ancora tra le braccia, timida, impacciata e bellissima.
 
“Perché hai aggredito quel bambino oggi? Non aveva fatto niente. Potevi evitare”.
“Ci sono cose che io devo fare, lo sai”.
“Potresti cercare di essere meno violento o prepotente, potresti limitarti alle parole, potresti…”
“Io sono un Mangiamorte. Agli occhi di tutti io devo essere un Mangiamorte, lo capisci?”
“Vorrei che non fosse così. Non sopporto di vederti così meschino, non sopporto guardarti e vedere quella maschera di gelo ricoprire il tuo viso, non sopporto…”
 
L’aveva baciata. Il loro primo bacio era scaturito da un litigio. Ed era stato fantastico. Lei gli aveva risposto con passione, mentre le lacrime scendevano sulle sue guance, mentre si aggrappava a lui con la disperazione di chi sa di non potere avere quello che si desidera.
 
Dio come facevano male ora quei ricordi.
 
“Non farò l’amore con te Hermione”.
“Non mi vuoi?”
“Ti voglio, non solo stanotte ma per sempre ed è per questo che aspetterò di essere certo di avere una vita da offrirti, prima di averti”.
“Non capisco”.
“Il Marchio non se ne andrà mai, ma un giorno spero di poter camminare a testa alta senza più maschere o finzioni. Quel giorno, voglio che tu sia al mio fianco”.
 
Allontanarla gli era costato uno sforzo immane ma non rimpiangeva quella scelta. Non voleva toccarla mentre ancora Voldemort e suo padre gli sondavano la mente ogni volta che potevano, mentre doveva mostrarsi fiero di farsi vedere in giro con Pansy che gli si strusciava addosso, mentre tutte le sere era obbligato ad andare nella Stanza delle Necessità a far credere di riparare l’Armadio Svanitore. Lei era la sola cosa bella e pulita della sua vita, non voleva rovinarla con il marciume di cui era costretto a circondarsi.
 
“Ti prometto che un giorno riusciremo a stare insieme, che sopravvivrò a questa guerra solo per tornare da te, però voglio che anche tu mi faccia la stessa promessa”.
“Se tu ci sarai, io ci sarò”.*
 
Avevano mantenuto entrambi la promessa solo che lei non era tornata da lui. Aveva accettato il rischio di perderla e, alla fine, forse, l’aveva persa davvero.
 
***
 
 
“Malfoy, è giunta l’ora. Il tribunale ti sta aspettando”.
 
Draco si riscosse da quei ricordi e seguì la guardia con ancora un sorriso ad aleggiargli sulla faccia perché le immagini che aveva di lei, tutto quello che avevano vissuto insieme sarebbe rimasto con lui, indipendentemente da quello che fosse successo da lì a pochi minuti.
 
Nessuno gli avrebbe mai strappato i suoi ricordi e, nella sua mente, lei sarebbe stata sua per sempre.
 
 
 
 
Angolo della posta:
Ecco il terzo capitolo dove alcune cose sono chiarite e Hermione compie una prima scelta importante.
Spero che questa storia vi stia piacendo come sta piacendo a me scriverla; so che è un po’ banale però mi prende un sacco e adoro fargli rivivere il loro passato tramite dei flash back.
* Questa frase è liberamente tratta dalla canzone omonima di Max Pezzali.
Vi ricordo l’altra mia storia in corso Sorvegliato Speciale
Consigli di lettura:
 
Qui dove batte il cuore... di elettra1991 Questa storia mi ha fatto davvero battere il cuore e per la mia immensa gioia l’autrice sta scrivendo il seguito. 

 

   
 
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