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Autore: Remedios la Bella    08/10/2011    3 recensioni
Un ragazzo tedesco che tollera gli ebrei e trova misera la loro condizione. Max.
Una ragazza Ebrea dallo sguardo vuoto e dal passato e presente tormentati e angustiati. Deborah.
Due nomi, un'unica storia. 15674 è solo il numero sul braccio di lei, ma diverrà il simbolo di questa storia.
In un'epoca di odio, nasce l'amore.
E si spera che quest'amore rimanga intatto per lungo tempo, e sradichi i pregiudizi.
Enjoy!
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci ho messo tutta me stessa qui, e vi giuro che mi ha rattristato parecchio ... siate clementi.
Buona lettura e scusate per l'attesa.
PS: Grazie per le bellissime 90 recensioni totalizzate!

Capitolo 28

 
Continuava a sudare, e io a rimanerle accanto su quel letto ormai troppo scomodo per la fossa del mio sedere. Deborah aveva il respiro affannato, la coperta l’avvolgeva come un salame, e a volte delirava nel sonno agitato, invocando il nome di Max. Non riuscivo a capire cosa avesse: l’asciugamano bagnato che aveva in fronte non le dava alcun sollievo, e anzi , sembrava che la febbre fosse addirittura aumentata.
Non mi capacitavo però del fatto che si fosse ammalata di tetano. Da quel che ne sapevo io, il tetano era una malattia contagiata da un virus attraverso ferite e lesioni, e portava a atroci spasmi muscolari, o alla paralisi dei muscoli.
Ma non vedevo segni alcuni di quei sintomi; lei stava lì, rannicchiata, mentre la febbre continuava  a salire, e anche se la ferita si fosse davvero infettata, non capivo il nesso tra i due … di tetano nemmeno l’ombra.
“ Forse i sintomi tardano a venire …” Mi disse Agata, accanto a me in quel momento.
“ Non so, ma spero vivamente di no … nel mentre chiama un medico.” Risposi io, mentre tergevo la fronte della ragazza con l’asciugamano bagnato:” E digli di venire a ogni costo.”
“ Il dottore più vicino è a trenta chilometri da qui …” proferì lei, con voce debole debole.
Sbarrai gli occhi:” Venti minuti di macchina? Ma io ne ho bisogno adesso!”
“ lo so cara, ma anche se lo chiamassi subito, stenterebbe ad arrivare … e potrebbe anche arrivare troppo tardi.”
Ero furiosa, non potevo lasciare che la mia amica patisse quelle sofferenze, ma dovevo anche considerare che il dottore più vicino stava a venti minuti di distanza. Dovevo solo sperare, alla fine, che Deborah resistesse ancora per un po’,  e l’arcano della sua febbre sarebbe stato svelato.
“ Tentar non nuoce …” mi limitai a dire:” chiamalo, il fisico di Deborah reggerà ne sono certa … o almeno spero …” E mi voltai verso la ragazza, che si era girata di fianco e teneva adesso gli occhi socchiusi.
Agata corse fuori dalla stanza, mentre io rimasi sola con l’ebrea, e le accarezzai la testa dolcemente. Aveva gli occhi lucidi dalla febbre, il respiro caldissimo e un rantolo era la sola sua parola. Mi si spezzava il cuore a vederla in quello stato.
“ Max ..” disse rauca:” Max … dove sei?”continuava a invocarlo nel delirio, e le lacrime si fecero strada nei mie occhi scendendo sulle mie guance arrossate.
“ Resisti ti prego … il dottore sta arrivando ….” Mi accasciai su di lei e l’avvolsi in un abbraccio. Il calore del suo corpo quasi mi bruciò. Lei continuava a invocare il nome del suo amato, e io a piangere al pensiero che sarebbe passato chissà quanto prima che il suo desiderio si avverasse. La stringevo a me e le ripetevo di resistere, ma anche le mie speranze stavano svanendo. Non sapevo minimamente a cosa fosse in balia, volevo saperlo ma non capivo come diavolo fare.
Guardai fuori dalla finestra, il cielo meraviglioso di prima ora aveva perso tutto quel fascino, niente riusciva a distrarmi dal fatto che Deborah stesse tanto male.
“ Elly …” sussurrò lei:” Elly …?”
“ Dimmi tutto …” dissi io cercando di guardarla negli occhi. Lei alzò lentamente la testa e mosse le labbra, pronunciando qualcosa di incomprensibile. Aggrottai le sopracciglia:” Cosa hai detto? Parla più forte se ce la fai …”
“ Non toccarmi, ti prego …” ripeté lei più forte.
“ Come?”
“ stammi lontana, è per il tuo bene …” rispose alla mia domanda. Ero incredula a quello che mi stava chiedendo.
“ Stai delirando …” dissi scioccata. Mi stava odiando forse? O c’era qualcos’altro sotto?
“Elly, non te lo sto dicendo perché ti odio, ma …” Non riuscì a terminare la frase, che una tosse convulse prese possesso di lei. Mi staccai restandole accanto, mentre lei veniva sbattuta da attacchi fortissimi di tosse incontrollabile. Nel poco respiro che le era rimasto, mi disse:” malva … mi serve …” Qui un colpo di tosse:” Malva …”
“ malva? Ma a cosa …” Ero leggermente confusa della sua richiesta. A che le serviva la malva in quel momento? E intanto volevo trovare un modo per calmare la sua improvvisa tosse.
“ Cerca della malva, presto!” gridò lei improvvisamente, per poi ricadere sul cuscino con un tonfo. Emise un urlo terribile, che squarciò le mie orecchie e mi terrorizzò ancora di più.
Corsi subito si sotto a cercare il famigerato estratto di malva, quando mi accorsi che il dottore era sulla soglia di casa.
“ Dottore! Ci serve il suo aiuto! La paziente sta malissimo!” dissi disperata:” mi ha chiesto della malva, ma non capisco perché …”
“ malva? Capisco …” Il dottore si fece pensieroso e iniziò a salire le scale, seguito a ruota da me e Agata, che sentendo tutto era andata a prendere una boccetta di liquido.
Il dottore entrò nella stanza e vedendo Deborah che si dimenava nel letto trasalì.
Le andò accanto per farle la visita, furono dieci minuti eterni e colmi d’ansia. Dovevo sapere subito il responso di ciò che aveva la ragazza. Il dottore le misurò la febbre di nuovo, poi si alzò dalla sua posizione inginocchiata e disse:” Qualcuna di voi ha avuto contatti fisici con lei stretti?”
Rimasi spiazzata, ma annuii indicandomi. Lui mi guardò con occhi decisi:” Bevete un po’ di estratto di malva, prima che la malattia vi colpisca.”
“ Ma cosa ha?” chiesi impaziente.
“ Scarlattina.” Fece secco lui:” ed è contagiosa.”
Per poco non svenni davanti a quelle parole brucianti. Scarlattina? Come aveva fatto a contrarla?
“ Come ha fatto ad avere la scarlattina?”
“ Si contagia con contatto fisico con un malato … se non si agisce in tempo il paziente è prossimo alla morte certa. La malva serve a prevenire o ad alleviare il dolore … nel suo caso non sarebbe servita a granché … “
Ero allibita quanto Agata, che chiese:” Ma come sta?”
“ male, la febbre è alta, e il rischio che muoia è alto. Stanotte ci sarà l’apice della febbre … se sopravvivrà a questa notte potrà considerarsi fuori pericolo.”
La vita della povera Deborah era sospesa su un filo sottilissimo, e sarebbero bastati pochi minuti di ritardo del dottore perché quel filo si spezzasse e la vita della ragazza cadesse nel fosso della morte.
Ringraziai il cielo di aver reagito subito, ma mi maledissi per non aver capito sin dall’inizio che cosa avesse.
Nel mentre bevvi un sorso di estratto e mi feci fare una visita lampo dal dottore, per constatare che non avessi contratto la malattia.
E poi una terribile idea mi balenò in testa: al bambino cosa sarebbe successo?
“ Dottore, la paziente è incinta …” dissi, senza pensarci.
Lui mi guardò con occhi spalancati e si mise in piedi alzandosi dalla sedia dove poco prima aveva preso posto:” Come incinta?”
“ incinta … da appena un mese …”
“ Questo è un problema … anche se guarisse la paziente, ci sono remote possibilità che il feto sopravviva alla malattia … e un feto morto porta alla morte della madre stessa … “ disse, pensieroso.
“ Cosa si può fare?”
“ Mi dispiace doverlo dire ma … la ragazza dovrà abortire, altrimenti potrebbe peggiorare la situazione.” Disse con tono deciso e secco.
Sia le mie lacrime che quelle di Deborah si fecero piano piano strada dal cuore verso i bulbi oculari.
 
Mi bruciava tutto il corpo, la febbre mi stava lentamente togliendo le forze, e nonostante avessi preso l’estratto poco prima, l’effetto era tardo a farsi sentire. Sapevo che era scarlattina sin da quando avevo detto a Elly di allontanarsi da me; Sapevo che era contagiosa, e presumevo di averla contratta dentro la capanna dei condannati il giorno prima. Tutti lì tossivano, e l’aria pesante aveva contribuito alla grande alla diffusione. E in più, la ferita si era infettata e i virus non avevano tardato a cibarsi di me e delle mie già poche forze.
Ma, giurai a me stessa, mi si spezzò il cuore in mille pezzi appena sentii la parola del dottore proferire quell’atroce vocabolo: “ Abortire.”
Dovevo espellere la creatura che cresceva dentro di me per salvare la mia vita, dovevo far morire per poter vivere.
Già altre volte mi era capitato e il dolore della perdita mi aveva sempre ucciso lentamente. Ma stavolta si trattava di lasciare che qualcosa dentro di me marcisse per far rinvigorire me nel caso mi fossi salvata.
Era anche frutto di odio, ma come avevo già detto, i frutti vanno fatti maturare, buoni o brutti che siano. E io dovevo lasciare quella pianticella incolta per evitare che il mio campo venisse invaso dalla zizzania o morisse.
Piansi subito come una matta:” No, non è possibile … non voglio …” dissi coprendomi gli occhi terrorizzata:”Preferisco morire!”
Elly mi si avvicinò e mi prese la mano. Era anche lei in lacrime:” Deborah … ascoltami; tu desideri rivedere Max vero?”
“ Con tutto il cuore ..” mi limitai a dire. Il mio pensiero volò a lui, alla sua guerra che non c’entrava per niente con la mia, ma che in qualche modo era collegata. Tutti e due vivevamo per poter un giorno incontrarci di nuovo, lontano da lì e da quello schifo di mondo in cui eravamo rinchiusi e legati con le catene dell’odio e del rancore.
“ E per farlo devi vivere … accetta l’aborto. Potrai salvarti solo così!” mi disse scoppiando a piangere a dirotto:” non voglio che tu muoia, ti prego … con che faccia mi presenterò a lui se tu sarai morta? Non avrò il coraggio di guardarlo negli occhi, perché troppo il rimorso di aver lasciato che tu morissi per una scarlattina …” Aveva la voce rotta dal pianto, e io con lei. Aveva ragione, lei stava cercando solo di darmi il consiglio giusto in quella situazione critica.
“ Elly …” dissi, stringendo la mia mano nella sua. Guardai il dottore che aspettava solo una risposta dalla diretta interessata.
E poi pensai a Max, mi attendeva, conscio che forse sarebbe morto,ma che cercava di non farlo solo per me.
E la decisione, dolorosa, mi venne d’istinto:” Faccia in fretta … conto su di lei.”
“ Chiamo subito una squadra … durerà un po’, ma starai meglio … sii paziente.” Rispose il dottore, e fece chiamare da Agata gli esperti per il mio caso.
Il cuore già iniziava a battermi all’impazzata. Stavo per perdere qualcosa di importante, ma lo facevo per qualcosa di altrettanto importante; Poter incontrare il mio amato e amarlo come non mai. 

   
 
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