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Autore: MedusaNoir    20/10/2011    2 recensioni
Una mano si posa sulla spalla del vecchio, il suo tocco è allo stesso tempo caldo e gelido: porta con sé le emozioni di una vita intera.
- Non mi offri da bere?
- Sarebbe inutile. Sei un bambino, no?
Mentre lo dice avverte le lacrime salirgli agli occhi e le mani tremano, stringendosi intorno al bicchiere. Ancora non si è voltato a guardare il visitatore, che è scivolato nella baracca senza fare rumore. Tipico di lui, si muove come l’aria, ma portandosi dietro la bufera.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL SUO MARE

- Salute, Uncino.

Il vecchio beve un sorso del suo rum alla fioca luce di una lanterna, continuando a guardare dritto davanti a sé; non dà segno di essersi accorto del visitatore. Il mare, fuori dalla baracca di legno, è in tempesta, ma nella casa dell’uomo il suono delle onde arriva attutito, come se l’oceano avesse deciso di lasciargli passare in pace gli ultimi momenti di vita che gli sono rimasti.

Una mano si posa sulla spalla del vecchio, il suo tocco è allo stesso tempo caldo e gelido: porta con sé le emozioni di una vita intera.

- Non mi offri da bere?

- Sarebbe inutile. Sei un bambino, no?

Mentre lo dice avverte le lacrime salirgli agli occhi e le mani tremano, stringendosi intorno al bicchiere. Ancora non si è voltato a guardare il visitatore, che è scivolato nella baracca senza fare rumore. Tipico di lui, si muove come l’aria, ma portandosi dietro la bufera.

- Sì, sono ancora un bambino.

Quelle parole fanno inspirare profondamente Uncino. Ha capito, ora non ha più dubbi. – Perché sei qui, Peter? – chiede. – Sei venuto a prenderti gioco di un povero vecchio per l’ultima volta?

Peter sbuffa e Uncino immagina il suo sorriso sghembo, divertito, quel sorriso che avrebbe tanto voluto togliergli dalla faccia, un tempo. Non ora, no.

- Un povero vecchio! – esclama il ragazzo. – Sempre la solita scusa.

- Oh, no, ragazzino, stavolta parlo sul serio. Sono solo un povero vecchio… Vecchio e solo.

- Guarda il lato positivo, Uncino: non sei ancora defunto!

Il volto di Uncino si deforma leggermente in un ghigno, che si perde subito tra le rughe. – Manca poco. E’ per questo che sei qui?

Peter scoppia a ridere. – Stai scherzando? Dovrei essere io a toglierti la vita? No, Uncino, Peter ha smesso di combattere.

Una lacrima riesce a raggiungere il viso del vecchio, scende fino alla punta del naso, cola sulle sue labbra sottili. Uncino porta lo sguardo sulla mano che ha perso, si accarezza con l’altra il ferro che la sostituisce.

- E sei cresciuto – mormora infine. – Sei scappato dall’Isola, ti sei sposato e hai avuto dei figli. Una bella vita, davvero.

- Fa schifo.

- E’ per questo che ora sei qui come bambino, perché ripudi l’adulto che sei diventato?

- Sono qui perché mi hai voluto tu: mi hai cercato per tutti questi anni e alla fine sono venuto. Sono come vorresti che fossi ancora.

- La mia ciurma mi ha abbandonato – sussurra Uncino tra le lacrime, la voce rotta dal poco fiato che gli rimane. La vecchiaia lo sta uccidendo, lui che nemmeno Peter Pan era mai riuscito a sconfiggere definitivamente. – Poi sei scomparso anche tu. Dovevamo lottare per l’eternità, moccioso! Dovevamo batterci finché ne avremmo sentito il bisogno! Ora siamo perduti e… e… -. Con le poche energie che gli rimangono, batte un pugno sul tavolo, facendo cadere il bicchiere di rum. - Che mondo può essere senza di noi?!

Peter lo lascia sfogare, non dice una parola. Uncino sa che sta andando via, che il suo acerrimo nemico sta abbandonando ancora una volta il campo di battaglia, lasciandolo solo con i suoi incubi, le sue visioni, il suo mare. E non fa nulla per fermarlo, perché non ne ha più la possibilità.

Resta lì, vecchio e solo, con i suoi incubi, le sue visioni, il suo mare.

   
 
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