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Autore: giulina    23/10/2011    9 recensioni
Ginevra ha sempre il sorriso stampato sulle labbra lucide di burro di cacao, la testa tra le nuvole e una passione per il giardinaggio.
Ha un'ossessione per l'amore di cui potrebbe discuterne per ore e per le sciarpe colorate, quelle rosse, soprattutto. Cos'ha di speciale? Niente, lei è solo Ginevra.
Edoardo, invece? Bè, lui è tutta un'altra storia.
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"-Lory, secondo te ho qualcosa che non va?-
-Intendi fisicamente o a livello mentale?-
-Entrambi i casi-
-Bè che sei una schizofrenica con una seria bipolarità da far curare già lo sai e poi hai qualche punto di cellulite sulle cosce ma niente di grave, tranquilla-
-E nel complesso?-
-Da cestinare. Come mai queste seghe mentali da donna in piena menopausa?-
-Ho voglia d'innamorarmi-
-E cosa c'entra questo con le tue paranoie su come sei? Maurizio Costanzo è calvo, senza collo e russa, eppure ha trovato l'amore-
-Mi stai nascostamente dicendo che rimarrò calva a breve?-
-No, ma sul russare non ci scherzerei-"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Charlie Brown: ”Pare che i guai mi inseguano dappertutto,pare che non riesca a evitarli. Pare che i guai riescano a trovarmi in qualunque posto...”

Lucy: ”Dovresti farti togliere il nome dall’elenco della vita”

-Peanuts-

 

 

 

 

Capita parecchie volte che Edoardo si senta soffocare in quella scrivania di appena un metro e mezzo, separato dal resto dei suoi colleghi da delle pareti fini di plexiglass.

Lui si trova nel mezzo dell'enorme stanza e intorno ci sono altri trenta di quei blocchi fatti da tre pareti che sembrano volerlo schiacciare.

Gli unici rumori presenti sono gli squilli dei telefoni, il ticchettio di dita sui tasti dei computer, sedie girevoli che si spostano sul pavimento di linoleum e voci, tante, tantissime voci che parlano tutte insieme, confondendosi tra di loro.

Un ronzio continuo nella testa.

Tra quella voci, però, Edoardo è riuscito a focalizzarne una in particolare da qualche settimana a questa parte.

La voce che gli arriva ovattata a causa della parete di plexiglass alla sua sinistra, che ha uno strano timbro, delle volte perfino infantile. È una voce allegra, la classica voce che ti fa spuntare un sorriso sulle labbra e inarcare le sopracciglia.

Non è con le chiamate di lavoro che è riuscito a scoprirla, ma grazie a quella strana chiamata che arriva ogni santa mattina alla stessa ora.

La sua vita in brevi episodi, ecco cosa racconta quella ragazza, e lo fa con una semplicità difficile da apprezzare.

Edoardo non sa quando ha iniziato a prestare attenzione a quelle strane telefonate.

Forse è successo quel giorno, stanco più del solito e con tanta rabbia che gli scorreva nelle vene per la multa da pagare.

Forse quella mattina che era stato quasi licenziato per l'ennesimo ritardo ingiustificato, oppure quando a casa gli avevano staccato la corrente.

Edoardo sa solo che quella voce divertita ed ironica che racconta ogni giorno un aneddoto diverso, è un ottimo diversivo in quelle giornate monotone e spente, in cui combatte una lotta immortale contro la noia e la stanchezza.

 

-Era l'estate del 2004 ed avevo da poco finito l'ultimo anno delle superiori. La mia compagna di banco del tempo era Martina Zanni.

Mamma, ti ricordi come ero a diciannove anni? Testa perennemente tra le nuvole, sguardo perso, due lunghe trecce, gonnelle lunghe fino ai piedi, sempre un libro in mano e la spilla del W.W.F attaccata alla giacca.

Ecco, Martina Zanni era il mio opposto. Vestita perennemente di nero, matita nera sotto gli occhi e labbra rosse, non sapeva quasi leggere, amava i film horror. Il suo preferito era L'esorcista, mi ricordo. Mangiava a colazione, pranzo e cena carne al sangue, per questo aveva il ferro alle stelle e una tendenza al cannibalismo.

Eravamo l'opposto, non avevamo niente in comune. Mi divertivo con lei però, anche se in parecchi anni di scuola insieme l'avevo sentita aprire bocca poche volte e solo per sparare una bestemmia contro il povero Cristo.

Ci vedevamo spesso il pomeriggio e sono andata anche a casa sua a studiare qualche volta, te lo ricordi, mamma? Bè in verità io studiavo e lei si guardava i film di Stars Wars in cassetta nel videoregistratore che aveva in camera. Era fissata con quei film.

Fu proprio quella passione che le fece conoscere Paolo Di Martino e Sandro Conaccioni ad un ritrovo vicino a Bologna di appassionati della serie. Un ritrovo di matti a cui andai anche io, tra l'altro, sotto minaccia di Martina Zanni.

Paolo era alto con i capelli biondi a spazzola, due piercing sul labbro inferiore e un tatuaggio sul braccio, mi sembra fosse una tartaruga ma non ne sono sicura. L'altro, Sandro, aveva una faccia piuttosto anonima, normali occhi marroni, viso pulito, bassino, vestiti un po' antichi. Inutile dirti che dopo un'ora ero già innamorata persa di lui.

Ero giovane e volevo a tutti i costi trovare qualcuno da far innamorare di me e lui mi era sembrato il candidato ideale; la sua r moscia, poi, era un qualcosa di adorabile.

Così, io e Martina Zanni incominciammo ad andare ad ogni singolo ritrovo sui film di Stars Wars in Emilia Romagna, insieme a Paolo e Sandro.

Lei era veramente interessata alla serie, io volevo solo poter osservare Sandro in santa pace.

In quel periodo avevo anche rivisto il film “Il tempo delle mele”, e la mia mente fabbricava senza sosta film romantici da premio Oscar.

Questa passione ci portò addirittura ad un'asta a Milano di vari oggetti che arrivavano direttamente dal set dei film. Il biglietto del treno mi costò una fortuna, mi ricordo.

Io mi rifiutai di travestirmi da qualche strambo personaggio e Martina non aveva soldi per comprarsi un costume, così venne vestita come suo solito di nero, un nero tendente al grigio però. Paolo si vestì da Luke Skywalker e Sandro da suo padre Lord Dart Fener. Naturalmente non avevo la minima idea di chi fossero.

Quel giorno, ricevetti la mia prima delusione d'amore. Li beccai nel bagno dell'hotel dove era allestita l'asta, mentre stavano tentando di togliersi i costumi a vicenda, baciandosi appassionatamente. Martina Zanni mi consolò dicendomi che probabilmente era successo per l'emozione di indossare dei costumi.

Da quel giorno, io e Martina non ci parlammo mai più-

 

 

Ginevra termina il suo racconto con un sospiro mentre con la penna tra le dita, disegna un cuore su un foglio di carta stropicciato sopra la scrivania. Le loro facce spaventate quando li aveva beccati in fragrante avrebbe dovuto immortalarle, ripensa con rammarico.

-Grazie tesoro. A domani-

La voce di sua madre non arriva chiara alle orecchie di Ginevra; è sicura, però, che stia sorridendo.

Chiude la chiamata e si porta le mani tra i capelli scuri, chiudendo gli occhi per un attimo prima di aprirli per focalizzarli sullo schermo del computer dove appare in bella vista una lista di nomi e cognomi di persone che deve ancora chiamare per informarli della nuovissima ed economica promozione telefonica.

Le solite stronzate, la solita routine.

 

 

Edoardo è seduto alla sua scrivania e il suo sguardo è rivolto verso la parete verde che non gli permette di vedere Ginevra.

Lui sa il suo nome ed hanno preso anche qualche volta l'ascensore insieme, uno di quei pochi giorni in cui non è arrivato in ritardo.

È una ragazza normale, quasi anonima se non fosse per la sua voce particolare e le sue sciarpe colorate che le coprano completamente il viso piccolo.

Edoardo si appoggia allo schienale della sedia ed osserva l'orologio al suo polso.

Cinque ore. Mancano solo cinque ore alla fine del suo turno.

 

 

 

Gli impiegati del call center hanno età, famiglie, mentalità diverse. Sono persone differenti tra di loro che si incontrano sul posto di lavoro dove sono costretti a passare sei ore tutti i giorni.

Facendo due chiacchiere e bevendo un caffè della macchinetta difettosa nell'ingresso, aspettando le 12.30, l'ora della libertà, sperando che non ci sia troppo traffico per le strade.

Edoardo alle 12.31 è già fuori dall'edificio di mattoni grigi dalle poche finestre, e corre per raggiungere il suo scooter blu, parcheggiato in divieto di sosta vicino all'entrata del palazzo.

Come al solito, arriva davanti al mezzo che non ha ancora trovato le chiavi e le cerca nelle tasche dei jeans di cui una con un piccolo buco.

Quando le trova, si immette nel traffico romano sperando che i semafori siano dalla sua parte quel giorno.

Quando arriva a casa sono ormai le una passate. Il portone del palazzo è aperto ed Edoardo saluta di sfuggita Alberto, il portinaio ultra settantenne che guarda la piccola televisione portatile in bianco e nero dentro il casottino che l'amministratore dello stabile gli ha concesso dopo tanti anni di lavoro.

Sale le scale velocemente, visto che l'ascensore è di nuovo fuori servizio, e arriva davanti alla porta di casa con il fiatone.

Quando entra, sente subito l'odore di bruciato e delle risate che provengono dalla televisione accesa in salotto.

Edoardo posa la giacca e la borsa a tracolla sul mobile nell'ingresso e, sganciandosi i primi bottoni della camicia che limitano il suo respiro, cammina verso la sala.

Lei è lì. Sembra una bambina normale, che sta su un divano normale a guardare dei cartoni normali.

Ha i capelli castani legati con un gommino colorato e una maglia viola con dei simpatici disegni sopra. Tiene le gambe strette contro il petto piccolo e un bicchiere d'acqua in mano, che trema ogni volta che ride per una scena divertente del programma che sta guardando.

Sembra una bambina normale, Chiara.

-Ciao Dado!- Lo saluta non appena nota la sua figura sulla soglia della porta, sistemandosi gli occhiali rossi sul naso piccolo e simile al suo.

Beve un sorso d'acqua dal bicchiere e subito dopo un altro, un altro ancora e un altro ancora. Chiara tiene sempre quel bicchiere tra le mani, non lo lascia mai, quasi fosse diventato parte di sé.

Mania ossessiva compulsiva, ecco come definiscono gli psicologi e psichiatri di tutto il mondo, il suo problema.

-Ciao tesoro-

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo so, ora avrete mille domande in testa per questo capitolo di cui non avete capito niente e di cui non sono assolutamente convinta.

Come ho già detto, questa storia la scoprirete piano piano e io la scoprirò insieme a voi.

Nel prossimo capitolo vi parlerò della mamma di Ginevra di cui non vi ho detto praticamente niente e di Chiara, la sorella di Edoardo. Una bambina particolare da come avete potuto capire.

Non so perch* ma ci tengo tanto a questa storia, io tengo sempre ad ogni storia che scrivo, ma in questa ci credo molto.

Voglio che vi faccia sorridere ma anche riflettere, passando da momenti divertenti, felici ad altri un po' meno, facendovi scoprire delle vite di persone normali dove i problemi sono all'ordine del giorno, basta capire come affrontarli.

Un bacione enorme e un grazie speciale per tutti voi che mi seguite.

Giulia :)

 

 

 

   
 
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