CAPITOLO
CINQUE
Ariel
si trovava nella Stanza delle Necessità
insieme a Ginny, Ron Hermione e tanti altri ragazzi, di Grifondoro, di
Corvonero e di Tassorosso. Di Serpeverde ovviamente non ce
n’era neanche uno,
quelli sarebbero immediatamente andati a fare la spia alla Umbridge.
Harry
aveva appena insegnato loro come evocare un Patronus
e ora tutti quanti erano lì che
tentavano di far apparire il loro animale protettore e ad Ariel veniva
pure da
ridere a vedere tutte quelle persone che si sforzavano e si abbattevano
immediatamente appena non riuscivano al primo colpo.
Però
evocare un Patronus non era così difficile, era
una delle sue magie preferite.
Ora
invece se ne stava un po’ in disparte a guardare
gli altri facendo finta di essere un po’ confusa; non doveva
far capire che
sapeva già fare questo incantesimo alla perfezione e
soprattutto non poteva
mostrare come era il suo Patronus se no Harry o qualcuno dei suoi amici
avrebbe
potuto sospettare qualcosa.
Ad
un tratto la ragazza vide Harry avvicinarsi ad
una Corvonero dai scuri capelli lunghi e gli occhi a mandorla e, quando
questa
gli chiese di aiutarla, lui le andò dietro e, aderendo il
suo petto alla
schiena della ragazza, le prese la mano che stringeva la bacchetta per
mostrarle come doveva muoverla.
Ariel
si sentì stringere lo stomaco da una strana
morsa e non riuscì a capire nemmeno lei perché e
poi, quando vide gli sguardi
dolci che i due si lanciarono, venne pervasa da un senso di tristezza e
le
passò la voglia di fare qualunque cosa; in quel momento non
se la sentiva
proprio di evocare un Patronus.
“Hai
bisogno di una mano?” le chiese ad un tratto
una voce dietro le spalle. La ragazza si girò di scatto
spaventata e rimase
sorpresa nel vedere gli occhi verdi di Harry che la scrutavano curiosi
e il suo
sorriso dolce. Non si era accorta proprio che le si era avvicinato.
“Cosa?!”
riuscì soltanto ad esclamare.
“Ti
chiedevo se avessi bisogno di una mano”. Le
ripeté lui.
“Beh,
se vuoi”. Rispose lei anche se non
aveva bisogno di nessun aiuto, però magari
anche con lei avrebbe fatto come aveva fatto con quella ragazza di
Corvonero.
Non
fu proprio così perché, con lei, si
limitò
soltanto a prenderle il braccio che impugnava la bacchetta e a
mostrarle come
doveva fare; il Patronus di Ariel era venuto, non perfetto come le
veniva di solito,
ma questo l’aveva fatto apposta,
per non far vedere il suo animale e inoltre, in quegli ultimi tempi,
non
riusciva a pensare molto ai ricordi felici, erano tutti offuscati da
quelli
tristi, anzi, dall’ultimo che non era per niente piacevole.
“Continua
a provare, vedrai che ti verrà”. Cercò
di
consolarla Harry vedendola un po’ abbattuta, senza ovviamente
sapere che non
era quello il vero motivo della sua tristezza.
Intanto
lui si allontanò per andare ad aiutare
Neville e lei tornò ad appoggiarsi al muro come prima
guardando attentamente
tutti i movimenti del moro; avrebbe voluto incenerire tutte quelle
ochette che
lo guardavano con occhi dolci e sognanti, che lo chiamavano per farsi
aiutare
anche se non ne avevano bisogno, soprattutto avrebbe voluto incenerire
la
moretta di prima. Senza sapere perché, si trovò a
paragonarsi a quella là, non
capendo che cosa avesse di diverso da lei; è vero, forse
aveva le tette più
grandi, ma solo un po’ e poi, per bacco, lei era
più piccola della cinesina o
quel diavolo che era, sarebbe cresciuta e sicuramente le sue sarebbero
state
più grandi. E inoltre lei era bionda con gli occhi azzurri,
i ragazzi andavano pazzi
per quelle come lei. Sì, forse non si stava comportando da
persona modesta, ma
che ci poteva fare, era sempre stata una ragazza orgogliosa e un
po’ anche
vanitosa e poi era stata viziata così, nel suo mondo
c’erano molti che
sbavavano per lei, la maggior parte della popolazione maschile della
sua scuola
le veniva dietro e aveva solo quattordici anni.
Doveva
ringraziare madre natura che le aveva donato
quel corpo e anche un po’ di quel sangue nobile e
aristocratico che le scorreva
nelle vene; anzi, doveva più che altro ringraziare suo
padre, anche lui era
stato un ragazzo affascinante e attraente. Ripensando a lui, le venne
addosso
un po’ di
malinconia e
nostalgia. Quanto le mancava…
Ad
un tratto però spostò lo sguardo verso Ginny che
era una delle poche che era riuscita ad evocare perfettamente il suo
Patrono;
era sempre stata brava, Ginny, negli incantesimi, di tutti i tipi,
soprattutto
quando si trattava di combattere, non mollava mai e non si perdeva
d’animo.
Peccato che la Ginny che conosceva adesso lei non era più
così, aveva perso
quella vena di
arroganza e coraggio,
sembrava quasi aver perso le speranze. E Ariel sapeva
perché… per lo stesso
motivo per cui adesso la stava guardando con quello sguardo pieno di
comprensione e per lo stesso motivo per cui era venuta lì,
in quel mondo, in
quella epoca cercando, allo stesso tempo, di restarne fuori per non
lasciarsi
travolgere dai sentimenti e dalle emozioni.
Aveva
un compito ben preciso e doveva portarlo a
termine…
Erano
ormai passate due settimane da quando Ariel
era arrivata lì, Gennaio era ormai agli sgoccioli sebbene la
neve stesse
diventando sempre più fitta e il freddo pungente era sempre
agli ordini del
giorno; certo, in Inghilterra il clima non era certo piacevole.
Ariel
si trovava nell’aula di Storia della Magia,
seduta accanto a Ginny e circondata dai suoi compagni di Grifondoro e
Corvonero; il professor Ruf intanto stava spiegando qualcosa che la
bionda
nemmeno si sforzava di ascoltare, come del resto la maggior parte dei
ragazzi
che si trovavano in quell’aula.
Stava
ripensando piuttosto, ai giorni che aveva
passato lì fino ad ora; non era andata poi così
male, se l’era cavata piuttosto
bene, nessuno sospettava di niente o almeno, era quello che sperava.
Era
riuscita ad avvicinarsi parecchio al trio, avevano fatto amicizia e
loro si
fidavano di lei, per lo meno così le sembrava. Aveva fatto
amicizia anche con
altri, come ad esempio Ginny, Neville, Luna e pure Fred e George. Lei,
ovviamente, lì avevi già conosciuti, ma vederli
lì, in quel mondo, in quel
tempo, era come conoscerli proprio del tutto, come se prima non li
avesse mai
visti. In quel momento erano persone con cui era più facile
fare amicizia,
erano semplicemente ragazzi che non sapevano niente della vita, della
sofferenza… erano proprio cambiati e non in meglio. O forse
era soltanto la
vita che era cambiata lasciando dietro di sé strascichi di
tutte le cose
negative.
L’unico
che aveva conosciuto veramente lì era Harry
e si chiese se sarebbe cambiato anche lui se non fosse
successo… quello che era
successo. Eppure, in quel momento, era solo un ragazzo, come lei, come
i suoi
fratelli, come i suoi amici; aveva diritto a vivere la sua vita, ad
essere
felice, ad avere una famiglia. E invece era la persona che aveva visto
più
dolore di molti, forse e non era giusto. Non sarebbe mai potuto essere
felice
almeno non nel suo mondo…
Se
avesse conosciuto pure lui, così come aveva
conosciuto Ron, Hermione o Ginny, chissà se avrebbe provato
le stesse cose che
provava ora, per lui. E non sapeva nemmeno lei che cosa provava; sapeva
solo
che quando lo vedeva ridere, rideva anche lei perché la sua
risata aveva
qualcosa che l’attraeva, qualcosa che metteva allegria anche
a lei, se lo
vedeva triste voleva correre a consolarlo, se una ragazza gli si
avvicinava lei
voleva incenerirla. E ogni volta che lo incontrava sentiva una strana
sensazione
nello stomaco e il
cuore le batteva più
forte del normale.
Non
sapeva che cosa fosse, forse compassione o forse
solo emozione per aver conosciuto una persona di cui le avevano parlato
tanto.
Sì, non poteva essere nient’altro e soprattutto
non doveva.
Ad
un tratto suonò la campanella che la riscosse da
tutti i suoi pensieri. Vide i suoi compagni alzarsi tirando un sospiro
di
sollievo.
“Andiamo
a pranzo?” le chiese Ginny.
Anche
Ariel si alzò e la seguì fuori per andare in
Sala Grande a mangiare.
“Seamus
Finnigan mi ha invitata ad uscire il sabato
di San Valentino”. Stava dicendo la rossa
all’amica. “Gli ho detto di sì, tanto
per uscire con qualcuno. Non che mi piaccia seriamente però,
sai com’è…”. ad un
tratto però si accorse che la bionda non la stava ascoltando
perché era intenta
ad osservare la tavolata poco più in là della
loro, dove c’era Harry che
parlava animatamente ma a
bassa voce con
i suoi due amici.
Quando
anche Ginny si accorse dov’era rivolto il suo
sguardo, la richiamò: “Ehi Ariel, ma mi stai
ascoltando?”.
“Cosa?
Oh sì, sì!”. Le rispose Ariel tornando
in sé.
Ok,
doveva smetterla,
si disse la ragazza.
ANGOLO
AUTRICE
Ehiiii!!!
Ciaoooo!!! Come state?? Contenti di risentirmi
così presto?? Vi è piaciuto questo capitolo?? A
me non tanto sinceramente e
forse magari vi ho fatto fare un po’ di confusione con i
pensieri intrigati di
Ariel. Ma d’altronde anche lei è tutta intrigata.
Beh,
io non ho molti commenti da fare, vorrei lasciarli
tutti a voi, mi va bene anche se sono negativi, potete benissimo dirmi
che la
storia vi fa completamente schifo. Non mi offendo mica.
Spero
che le recensioni aumentino e… beh, alla prossima,
allora.
Un
forte abbraccio dalla vostra, Milly.
INO
CHAN: ma come osi insinuare una cosa del genere sulla
mia storia?? Adesso ti crucio e non ti faccio più vedere
l’alba di domani!!!!
>.< ahahah, sto scherzando ovviamente :P ti ho fatti
prendere un colpo,
eh?? Buahahah!!! (ride sguaiatamente) ok, basta torniamo seri. Allora,
per
quanto riguarda Ariel, sì, un po’ hai ragione,
forse l’ho fatta un po’ troppo
perfetta e questo mi dispiace perché non vorrei far uscire
una Mary Sue che
odio persino io. Magari avrei potuto aspettare ancora un po’
prima di farla
entrare nell’ES ma così l’avrei tirata
troppo per le lunghe e sinceramente un po’
mi avrebbe scocciato e forse avrebbe scocciato anche i miei lettori.
Magari mi
sono lasciata prendere un po’ dato che non vedo
l’ora di arrivare al capitolo
cruciale e perciò non avevo voglia di farne troppi di
transizione. Ma starò più
attenta, promesso. Comunque sia, Ariel non è poi
così perfetta, di difetti ce
ne ha ma usciranno forse un po’ più avanti, siamo
ancora solo agli inizi. Forse
è il fatto che l’ho descritta tanto bella e
guardata da tutti che ti ha fatto
pensare a questo. Beh, sì, Ariel è bella e
l’ho ripetuto anche in questo
capitolo, infatti anche lei è piuttosto orgogliosa e
vanitosa. Ma siccome lo
erano anche i suoi genitori, molto attraenti intendo, mi sembrava
ingiusto non
farla altrettanto. Per quanto riguarda invece il fatto che Harry si sia
subito
fidato di lei beh, una che ti dice in faccia che ti crede e che non
pensa che
tu sia un bugiardo che cerca solo di attirare l’attenzione e
che attacca briga
con un’insegnante che ti mette i bastoni fra le ruote proprio
come fai tu, mi
sembra abbastanza degna di fiducia. Ma forse per il paranoico Harry,
come hai
detto tu, ho un pochino esagerato. Ok, ho già parlato troppo
ti lascio che
avrai sicuramente di meglio da fare. comunque, non ti preoccupare, se
hai altre
critiche fammele pure. Non mi offendo. Un bacio, Milly.
FEDE15498:
ehilà!!! Bene, mi ha fatto piacere che lo
scorso capitolo ti sia piaciuto. Comunque non ti preoccupare se non
riesci a
trovare le briciole, scoprirai tutto a tempo debito, anche chi
è Vicky. Non prestissimo
ma lo scoprirai prima o poi se continuerai a seguirmi :D un beso, Milly.
PUFFOLA_LILY:
sai che mi fa sempre piacere leggere i tuoi
commenti?? Chissà però che ideuzza ti sei
fatta…… *.* ehehe, dai, spero di
risentirti presto e un abbraccio dalla tua fedelissima Milly. :D
STEFANMN:
hmmm, perché ho messo in dubbio il fatto che
venga dal futuro?? Non me lo ricordo… beh, non dico che sia
sbagliata,
semplicemente non voglio svelare subito il mistero. Ma tu continua pure
a
seguire le tue idee. Un bacio, Milly.