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Autore: millyray    24/10/2011    4 recensioni
Ariel Martinez arriva ad Hogwarts per frequentare il quarto anno. Ma sembra nascondere un segreto, oltre al fatto che deve aiutare Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro. Chi è in realtà? Da dove viene? Chi è la sua famiglia? (Storia ispirata a Came back to the hell di Ino Chan).
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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CAPITOLO CINQUE

Ariel si trovava nella Stanza delle Necessità insieme a Ginny, Ron Hermione e tanti altri ragazzi, di Grifondoro, di Corvonero e di Tassorosso. Di Serpeverde ovviamente non ce n’era neanche uno, quelli sarebbero immediatamente andati a fare la spia alla Umbridge.

Harry aveva appena insegnato loro come evocare un  Patronus e ora tutti quanti erano lì che tentavano di far apparire il loro animale protettore e ad Ariel veniva pure da ridere a vedere tutte quelle persone che si sforzavano e si abbattevano immediatamente appena non riuscivano al primo colpo.

Però evocare un Patronus non era così difficile, era una delle sue magie preferite.

Ora invece se ne stava un po’ in disparte a guardare gli altri facendo finta di essere un po’ confusa; non doveva far capire che sapeva già fare questo incantesimo alla perfezione e soprattutto non poteva mostrare come era il suo Patronus se no Harry o qualcuno dei suoi amici avrebbe potuto sospettare qualcosa.

Ad un tratto la ragazza vide Harry avvicinarsi ad una Corvonero dai scuri capelli lunghi e gli occhi a mandorla e, quando questa gli chiese di aiutarla, lui le andò dietro e, aderendo il suo petto alla schiena della ragazza, le prese la mano che stringeva la bacchetta per mostrarle come doveva muoverla.

Ariel si sentì stringere lo stomaco da una strana morsa e non riuscì a capire nemmeno lei perché e poi, quando vide gli sguardi dolci che i due si lanciarono, venne pervasa da un senso di tristezza e le passò la voglia di fare qualunque cosa; in quel momento non se la sentiva proprio di evocare un Patronus.

“Hai bisogno di una mano?” le chiese ad un tratto una voce dietro le spalle. La ragazza si girò di scatto spaventata e rimase sorpresa nel vedere gli occhi verdi di Harry che la scrutavano curiosi e il suo sorriso dolce. Non si era accorta proprio che le si era avvicinato.

“Cosa?!” riuscì soltanto ad esclamare.

“Ti chiedevo se avessi bisogno di una mano”. Le ripeté lui.

“Beh, se vuoi”. Rispose lei anche se non  aveva bisogno di nessun aiuto, però magari anche con lei avrebbe fatto come aveva fatto con quella ragazza di Corvonero.

Non fu proprio così perché, con lei, si limitò soltanto a prenderle il braccio che impugnava la bacchetta e a mostrarle come doveva fare; il Patronus di Ariel era venuto, non perfetto come le veniva  di solito, ma questo l’aveva fatto apposta, per non far vedere il suo animale e inoltre, in quegli ultimi tempi, non riusciva a pensare molto ai ricordi felici, erano tutti offuscati da quelli tristi, anzi, dall’ultimo che non era per niente piacevole.

“Continua a provare, vedrai che ti verrà”. Cercò di consolarla Harry vedendola un po’ abbattuta, senza ovviamente sapere che non era quello il vero motivo della sua tristezza.

Intanto lui si allontanò per andare ad aiutare Neville e lei tornò ad appoggiarsi al muro come prima guardando attentamente tutti i movimenti del moro; avrebbe voluto incenerire tutte quelle ochette che lo guardavano con occhi dolci e sognanti, che lo chiamavano per farsi aiutare anche se non ne avevano bisogno, soprattutto avrebbe voluto incenerire la moretta di prima. Senza sapere perché, si trovò a paragonarsi a quella là, non capendo che cosa avesse di diverso da lei; è vero, forse aveva le tette più grandi, ma solo un po’ e poi, per bacco, lei era più piccola della cinesina o quel diavolo che era, sarebbe cresciuta e sicuramente le sue sarebbero state più grandi. E inoltre lei era bionda con gli occhi azzurri, i ragazzi andavano pazzi per quelle come lei. Sì, forse non si stava comportando da persona modesta, ma che ci poteva fare, era sempre stata una ragazza orgogliosa e un po’ anche vanitosa e poi era stata viziata così, nel suo mondo c’erano molti che sbavavano per lei, la maggior parte della popolazione maschile della sua scuola le veniva dietro e aveva solo quattordici anni.

Doveva ringraziare madre natura che le aveva donato quel corpo e anche un po’ di quel sangue nobile e aristocratico che le scorreva nelle vene; anzi, doveva più che altro ringraziare suo padre, anche lui era stato un ragazzo affascinante e attraente. Ripensando a lui, le venne addosso un  po’ di malinconia  e nostalgia. Quanto le mancava…

Ad un tratto però spostò lo sguardo verso Ginny che era una delle poche che era riuscita ad evocare perfettamente il suo Patrono; era sempre stata brava, Ginny, negli incantesimi, di tutti i tipi, soprattutto quando si trattava di combattere, non mollava mai e non si perdeva d’animo. Peccato che la Ginny che conosceva adesso lei non era più così, aveva perso quella vena  di arroganza e coraggio, sembrava quasi aver perso le speranze. E Ariel sapeva perché… per lo stesso motivo per cui adesso la stava guardando con quello sguardo pieno di comprensione e per lo stesso motivo per cui era venuta lì, in quel mondo, in quella epoca cercando, allo stesso tempo, di restarne fuori per non lasciarsi travolgere dai sentimenti e dalle emozioni.

Aveva un compito ben preciso e doveva portarlo a termine…

 

Erano ormai passate due settimane da quando Ariel era arrivata lì, Gennaio era ormai agli sgoccioli sebbene la neve stesse diventando sempre più fitta e il freddo pungente era sempre agli ordini del giorno; certo, in Inghilterra il clima non era certo piacevole.

Ariel si trovava nell’aula di Storia della Magia, seduta accanto a Ginny e circondata dai suoi compagni di Grifondoro e Corvonero; il professor Ruf intanto stava spiegando qualcosa che la bionda nemmeno si sforzava di ascoltare, come del resto la maggior parte dei ragazzi che si trovavano in quell’aula.

Stava ripensando piuttosto, ai giorni che aveva passato lì fino ad ora; non era andata poi così male, se l’era cavata piuttosto bene, nessuno sospettava di niente o almeno, era quello che sperava. Era riuscita ad avvicinarsi parecchio al trio, avevano fatto amicizia e loro si fidavano di lei, per lo meno così le sembrava. Aveva fatto amicizia anche con altri, come ad esempio Ginny, Neville, Luna e pure Fred e George. Lei, ovviamente, lì avevi già conosciuti, ma vederli lì, in quel mondo, in quel tempo, era come conoscerli proprio del tutto, come se prima non li avesse mai visti. In quel momento erano persone con cui era più facile fare amicizia, erano semplicemente ragazzi che non sapevano niente della vita, della sofferenza… erano proprio cambiati e non in meglio. O forse era soltanto la vita che era cambiata lasciando dietro di sé strascichi di tutte le cose negative.

L’unico che aveva conosciuto veramente lì era Harry e si chiese se sarebbe cambiato anche lui se non fosse successo… quello che era successo. Eppure, in quel momento, era solo un ragazzo, come lei, come i suoi fratelli, come i suoi amici; aveva diritto a vivere la sua vita, ad essere felice, ad avere una famiglia. E invece era la persona che aveva visto più dolore di molti, forse e non era giusto. Non sarebbe mai potuto essere felice almeno non nel suo mondo…

Se avesse conosciuto pure lui, così come aveva conosciuto Ron, Hermione o Ginny, chissà se avrebbe provato le stesse cose che provava ora, per lui. E non sapeva nemmeno lei che cosa provava; sapeva solo che quando lo vedeva ridere, rideva anche lei perché la sua risata aveva qualcosa che l’attraeva, qualcosa che metteva allegria anche a lei, se lo vedeva triste voleva correre a consolarlo, se una ragazza gli si avvicinava lei voleva incenerirla. E ogni volta che lo incontrava sentiva una strana sensazione nello stomaco  e il cuore le batteva più forte del normale.

Non sapeva che cosa fosse, forse compassione o forse solo emozione per aver conosciuto una persona di cui le avevano parlato tanto. Sì, non poteva essere nient’altro e soprattutto non doveva.

Ad un tratto suonò la campanella che la riscosse da tutti i suoi pensieri. Vide i suoi compagni alzarsi tirando un sospiro di sollievo.

“Andiamo a pranzo?” le chiese Ginny.

Anche Ariel si alzò e la seguì fuori per andare in Sala Grande a mangiare.

“Seamus Finnigan mi ha invitata ad uscire il sabato di San Valentino”. Stava dicendo la rossa all’amica. “Gli ho detto di sì, tanto per uscire con qualcuno. Non che mi piaccia seriamente però, sai com’è…”. ad un tratto però si accorse che la bionda non la stava ascoltando perché era intenta ad osservare la tavolata poco più in là della loro, dove c’era Harry che parlava animatamente ma  a bassa voce con i suoi due amici.

Quando anche Ginny si accorse dov’era rivolto il suo sguardo, la richiamò: “Ehi Ariel, ma mi stai ascoltando?”.

“Cosa? Oh sì, sì!”. Le rispose Ariel tornando in sé.

Ok, doveva smetterla, si disse la ragazza.

ANGOLO AUTRICE

Ehiiii!!! Ciaoooo!!! Come state?? Contenti di risentirmi così presto?? Vi è piaciuto questo capitolo?? A me non tanto sinceramente e forse magari vi ho fatto fare un po’ di confusione con i pensieri intrigati di Ariel. Ma d’altronde anche lei è tutta intrigata.

Beh, io non ho molti commenti da fare, vorrei lasciarli tutti a voi, mi va bene anche se sono negativi, potete benissimo dirmi che la storia vi fa completamente schifo. Non mi offendo mica.

Spero che le recensioni aumentino e… beh, alla prossima, allora.

Un forte abbraccio dalla vostra, Milly.

INO CHAN: ma come osi insinuare una cosa del genere sulla mia storia?? Adesso ti crucio e non ti faccio più vedere l’alba di domani!!!! >.< ahahah, sto scherzando ovviamente :P ti ho fatti prendere un colpo, eh?? Buahahah!!! (ride sguaiatamente) ok, basta torniamo seri. Allora, per quanto riguarda Ariel, sì, un po’ hai ragione, forse l’ho fatta un po’ troppo perfetta e questo mi dispiace perché non vorrei far uscire una Mary Sue che odio persino io. Magari avrei potuto aspettare ancora un po’ prima di farla entrare nell’ES ma così l’avrei tirata troppo per le lunghe e sinceramente un po’ mi avrebbe scocciato e forse avrebbe scocciato anche i miei lettori. Magari mi sono lasciata prendere un po’ dato che non vedo l’ora di arrivare al capitolo cruciale e perciò non avevo voglia di farne troppi di transizione. Ma starò più attenta, promesso. Comunque sia, Ariel non è poi così perfetta, di difetti ce ne ha ma usciranno forse un po’ più avanti, siamo ancora solo agli inizi. Forse è il fatto che l’ho descritta tanto bella e guardata da tutti che ti ha fatto pensare a questo. Beh, sì, Ariel è bella e l’ho ripetuto anche in questo capitolo, infatti anche lei è piuttosto orgogliosa e vanitosa. Ma siccome lo erano anche i suoi genitori, molto attraenti intendo, mi sembrava ingiusto non farla altrettanto. Per quanto riguarda invece il fatto che Harry si sia subito fidato di lei beh, una che ti dice in faccia che ti crede e che non pensa che tu sia un bugiardo che cerca solo di attirare l’attenzione e che attacca briga con un’insegnante che ti mette i bastoni fra le ruote proprio come fai tu, mi sembra abbastanza degna di fiducia. Ma forse per il paranoico Harry, come hai detto tu, ho un pochino esagerato. Ok, ho già parlato troppo ti lascio che avrai sicuramente di meglio da fare. comunque, non ti preoccupare, se hai altre critiche fammele pure. Non mi offendo. Un bacio, Milly.

FEDE15498: ehilà!!! Bene, mi ha fatto piacere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Comunque non ti preoccupare se non riesci a trovare le briciole, scoprirai tutto a tempo debito, anche chi è Vicky. Non prestissimo ma lo scoprirai prima o poi se continuerai a seguirmi :D un beso, Milly.

PUFFOLA_LILY: sai che mi fa sempre piacere leggere i tuoi commenti?? Chissà però che ideuzza ti sei fatta…… *.* ehehe, dai, spero di risentirti presto e un abbraccio dalla tua fedelissima Milly. :D

STEFANMN: hmmm, perché ho messo in dubbio il fatto che venga dal futuro?? Non me lo ricordo… beh, non dico che sia sbagliata, semplicemente non voglio svelare subito il mistero. Ma tu continua pure a seguire le tue idee. Un bacio, Milly.

  
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