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Autore: millyray    30/10/2011    5 recensioni
Ariel Martinez arriva ad Hogwarts per frequentare il quarto anno. Ma sembra nascondere un segreto, oltre al fatto che deve aiutare Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro. Chi è in realtà? Da dove viene? Chi è la sua famiglia? (Storia ispirata a Came back to the hell di Ino Chan).
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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CAPITOLO SEI

Ed era arrivato anche Febbraio, portandosi dietro piccoli raggi di sole che cercavano di irradiarsi dietro le nuvole scure di inverno, ma inutilmente visto che non bastavano per riscaldare e sciogliere la neve. E lì, nei parchi di Hogwarts, ce n’era veramente tanta.

Ariel camminava nei corridoi del piano terra, infagottata con tanto di capotto e sciarpa rossa con lo stemma dei Grifoni, per dirigersi fuori e assistere alla partita di Quidditch tra Grifondoro e Tassorosso; almeno questo l’avrebbe distratta un po’. Le era sempre piaciuto il Quidditch e amava moltissimo giocarci con i sui fratelli e i suoi amici, si divertivano sempre un mondo.

E anche stavolta, come succedeva spesso da quando era arrivata lì, una morsa di nostalgia le attanagliò lo stomaco.

“Ehi, ciao!” la salutò la voce di un ragazzo che l’aveva appena affiancata. Era Harry, come constatò lei voltando la testa, e anche lui era piuttosto coperto per andare a vedere la partita. “Vieni anche tu a vedere la partita?”

“Certo!” esclamò lei cercando di mostrarsi allegra. “Ma tu non giochi? Non sei nella squadra?” gli domandò poi impallidendo all’improvviso per l’avventatezza della sua domanda perché lui avrebbe potuto accorgersi che lei in realtà non avrebbe dovuto sapere del suo talento nel Quidditch. Infatti le avevano sempre parlato delle sue doti in quello sport e di quanto fosse bravo sulla scopa e adesso si era stupita un po’ per non averlo visto con la divisa rosso oro  insieme ai suoi  compagni di squadra.

Lui però, per fortuna, non si accorse del fatto che Ariel forse sapeva troppo e semplicemente le rispose rabbuiandosi un po’: “Infatti ci giocavo però, quando all’ultima partita ho picchiato Malfoy dopo che avevamo vinto, la Umbridge mi ha visto e mi ha proibito di giocare ancora”.

Ariel rimase piuttosto a bocca aperta; questa era una cosa veramente perfida e subdola. Se a lei fosse stato impedito di fare qualcosa che amava avrebbe dato di matto. E come osava quella donna cacciare qualcuno dalla squadra di Quidditch che non c’entrava assolutamente nulla con questo, non era lei la capitana della squadra né tanto meno la Capocasa dei Grfìifondoro quindi non poteva deciderle lei le punizioni.

“E come mai avevi picchiato Malfoy? Aveva detto che avevate imbrogliato per aver vinto?” gli chiese poi scherzosamente per cercare  di sdramatizzare un po’ la situazione.

Ma non ci riuscì, anzi, sembrò quasi aggravare ancora di più la situazione per la risposta lapidaria che le diede il ragazzo. “Ha offeso mia madre”.

Questa volta Ariel rimase proprio senza parole, intanto che avevano raggiunto il portone davanti alla Sala Grande. Prima di uscire però, Ariel gli sussurrò con tono dolce e piuttosto dispiaciuto.

“Mi dispiace”.

“Per cosa? Mica l’hai offesa tu, allora non c’eri neanche”.

Ariel non riusciva a guardarlo negli occhi, non sapeva perché, forse per paura di quello che avrebbe visto in quei grandi pozzi verdi, il che era strano visto che lei non aveva mai avuto paura di niente. E non sapeva nemmeno lei perché si stesse scusando visto che, proprio come le aveva detto lui, lei non aveva offeso sua madre. Però, semplicemente le sembrava l’unica cosa giusta da dire in quel momento.

“Andiamo dai”. La esortò poi il ragazzo aprendo la porta.

 

Quando raggiunsero gli spalti, coperti e asciutti, c’erano già tutti i loro amici, Ron, Hermione, Seamus e Fred e George che andavano in giro a fare scommesse. Inutile dire che loro puntavano sui Grifoni, ma poi si lamentavano con Harry del fatto che se ci fosse stato anche lui in quel campo avrebbero avuto la vittoria assicurata. Non che non si fidassero della loro sorella, che giocava da Cercatrice al posto del moro, e delle sue capacità ma, si sa, meglio puntare sempre sul sicuro.

La partita finalmente iniziò e, dopo una stretta di mano tra i due capitani, tutti i giocatori si levarono in aria sulle loro scope pronti a battere gli avversari. Dean stava al microfono per fare la cronaca ma naturalmente, siccome era di Grifondoro, si trovava spesso a incitare i giocatori della sua Casa riservando loro pure qualche complimento, così che la McGranitt continuava a riprenderlo per essere un po’ meno di parte, scatenando le ilarità di tutti.

Harry, Ron, Hermione, Seamus e Fred e George non erano più seduti ma si erano alzati in piedi, come la maggior parte degli spettatori del resto, per tifare ancora meglio e urlare pure loro qualche incitamento. Pure Ariel si era lasciata trascinare dall’emozione e ora anche lei faceva fischi di giubilo per la sua Casa, così come aveva sempre fatto con i suoi amici quando giocavano i Grifondoro.

 

Dopo la breve festicciola che c’era stata nella Sala Comune Grifondoro per la vittoria della partita a Quidditch, Ariel si trovò seduta su una poltrona, a notte fonda, con le gambe incrociate e la sua chitarra poggiata in grembo.

Fissava un punto impreciso del pavimento della sala, completamente persa nei suoi pensieri. Aveva notato solo poco fa che c’era la luna piena, se n’era completamente dimenticata e per questo si sentiva un po’ dispiaciuta. Chissà cosa stavano facendo i suoi amici adesso; anzi lo sapeva benissimo che cosa stavano facendo e quindi, chissà se si stavano divertendo.

Le corde della chitarra non le aveva proprio toccate, non ci riusciva, non ce la faceva. Ogni volta le venivano in mente brutti ricordi, episodi che voleva proprio cancellare dalla testa. E doveva sforzarsi parecchio per non piangere. Cosa che odiava.

“Ciao!” sentì ad un tratto una voce salutarla, una voce che riconobbe subito. Si voltò verso il ragazzo che era appena sceso dalle scale del suo dormitorio e gli sorrise dolcemente.

“Ciao”.

“Non riesci a dormire?” le chiese Harry sedendosi sul divanetto davanti a lei.

La ragazza scosse la testa con aria abbattuta, senza guardarlo negli occhi.

“Nemmeno io”.

Calò un attimo di silenzio tra i due, in cui entrambi forse stavano cercando qualcosa di sensato da dirsi. Alla fine fu proprio Harry il primo a interromperlo.

“Sai suonarla? La chitarra intendo”.

“In realtà è da un po’ che non la suono”.

“E come mai? Scommetto che sei bravissima”.

Lei gli fece un sorriso triste. “Beh me lo dicono tutti però… beh, ho smesso di suonare e cantare da quando è morto mio padre”. Pure Ariel si stupì delle sue stesse parole, in genere non era una che parlava così facilmente dei suoi problemi o di quello che la turbava, specialmente con chi conosceva da poco. Ed era anche la prima volta che parlava della morte di suo padre così liberamente; pure la sua famiglia aveva notato questo blocco, ma non si era confidata nemmeno con loro e loro non avevano voluto sforzarla.

Però adesso… beh, Harry le dava una sensazione strana, sentiva che a lui poteva dire tutto non solo perché l’avrebbe ascoltata, ma anche perché l’avrebbe capita.

“Secondo me invece non dovresti”. Le disse lui ad un tratto, con un tono molto dolce. “Lui sicuramente non vorrebbe che tu smettessi di suonare. Lui vorrebbe che continuassi a fare quello che ti piace fare, a maggior ragione adesso che è morto. Vorrebbe che tu fossi felice”.

Ariel fu piuttosto colpita dal suo discorso; effettivamente non ci aveva pensato. Però…

“Ma è difficile”. Si lamentò lei tenendo sempre lo sguardo basso.

“E’ tutto sempre difficile”. Concordò lui. “Ma non per questo dobbiamo mollare. Anzi, dobbiamo riuscire ad andare avanti proprio per le persone che ci hanno lasciato, che non sono più con noi. Anch’io a volte vorrei mollare tutto e andarmene lontano da qui senza preoccuparmi di niente, fregandomene di tutto, persino di Voldemort. Ma sarebbe una cosa da vigliacchi”.

Pure Harry era stupito di quello che aveva appena detto. Non l’aveva mai confidato a nessuno questo pensiero, nemmeno ai suoi amici.

Ariel ad un tratto puntò i suoi occhi grigi in quelli verdi del ragazzo e i due colori sembrò quasi che si stessero per fondere insieme, come una cosa unica.

E in entrambi gli sguardi c’era tristezza e malinconia.

“Quindi adesso prendi quella chitarra e ti rimetti a suonare. E mi fai sentire una bella canzone”. La incitò lui alla fine con un sorriso… malandrino.

Sembrò che ci fosse riuscito, dato che la ragazza aveva impugnato la chitarra e si era preparata per suonare qualcosa; infatti aveva già fatto due accordi ma poi si era fermata. Lanciando uno sguardo al volto determinato di Harry, decise però di proseguire.

Maledizione, era solo una canzone! Che cosa ci poteva essere di tanto brutto o sbagliato nel suonarla?

I was riding shotgun with my hair undone
In the front seat of his car
He’s got a one-hand feel on the steering wheel
The other on my heart
I look around, turn the radio down
He says “baby is something wrong?”
I say “nothing I was just thinking how we don’t have a song”
And he says

Sì, rieccola, quella sensazione che provava tutte le volte che suonava la sua chitarra e che sentiva la sua voce uscire dalle sue corde vocali. Quella sensazione che le dava un po’ di brividi, ma anche emozione e adrenalina. Quando cantava si sentiva più forte, più potente, come se niente potesse abbatterla in quel momento perché era una cosa che le riusciva facile e bene e c’erano pochi che la potevano battere in questo.

Our song is the slamming screen doors,
Sneakin’ out late, tapping on your window
When we’re on the phone and you talk real slow
’cause it’s late and your mama don’t know
Our song is the way you laugh
The first date “man, I didn’t kiss her, and I should have”
And when I got home before I said amen
Asking God if he could play it again.

Alzò lo sguardo e puntò di nuovo i suoi profondi occhi grigi in quelli del ragazzo che la stava guardando con un sorriso sghembo che sembrava dire: “Visto che ce l’hai fatta? L’avevo detto io”. E le pareva uno dei sorrisi più belli che avesse mai visto, così come i suoi occhi. E no, assolutamente non c’era niente che adesso avrebbe potuto buttarla giù perché stava cantando… ed era con Harry.

I was walking up the front porch steps
after everything that day
Had gone all wrong and been trampled on
And lost and thrown away
Got to the hallway, well on my way to my lovin’ bed
I almost didn’t notice all the roses
And the note that said

In quel momento c’erano soltanto loro due, loro due e nessun altro, loro due e i loro occhi che continuavano  a puntarsi. E i loro volti sorridenti. Perché quella canzone faceva sorridere, era una canzone allegra, una canzone allegra che non pensava sarebbe riuscita a cantare ora come ora. Anzi, pensava che non sarebbe mai più riuscita a cantare canzoni allegre. Ma quella canzone la rispecchiava.

Our song is the slamming screen doors,
Sneakin’ out late, tapping on your window
When we’re on the phone and you talk real slow
’cause it’s late and your mama don’t know
Our song is the way you laugh
The first date “man, I didn’t kiss her, and I should have”
And when I got home before I said amen
Asking God if he could play it again.

L’aveva composta lei quella canzone, poco tempo fa tra l’altro, quando aveva avuto la sua prima cotta, una cotta che adesso le sembrava ridicola e stupida. Però la canzone le piaceva lo stesso, perché rappresentava i momenti più importanti della sua vita. Ogni testo delle sue canzoni è collegato a qualcosa, a qualche momento, a qualche evento…

I’ve heard every album, listened to the radio
Waited for something to come along
That was as good as our song

Cause our song is the slamming screen doors,
Sneakin’ out late, tapping on your window
When we’re on the phone and he talks real slow
’cause it’s late and his mama don’t know
Our song is the way he laugh
The first date “man, I didn’t kiss her, and I should have”
And when I got home before I said amen
Asking God if he could play it again
Play it again.

Ed era stato un momento felice quello, quando aveva composto quella canzone, il momento di un periodo particolarmente felice e spensierato. Una felicità che avrebbe tanto voluto avere anche adesso, ma non ci riusciva.

Beh, forse quello era un primo passo. Aveva ripreso a suonare e… c’era Harry con lei.

I was riding shotgun with my hair undone
In the front seat of his car
I grabbed a pen and an old napkin
And I wrote down our song.

 

“Wow!” esclamò Harry quando la ragazza ebbe finite di suonare. “E’ bellissima! L’hai scritta tu?”

“Sì”.

“Beh, hai un talento naturale. E la voce… da chi l’hai ereditata?”

“Da mia madre”. La ragazza fece un sorriso orgoglioso; d’altronde sua madre era una cantante famosa. Solo che questo faceva parte del grande segreto di Ariel B… Martinez.

SPAZIO PER MEEEEEE!!!

Ed eccomi di nuovo qua a rompere i maroni :P ehehe, come vi va gente??

Siete pronti per la magica e tenebrosa notte di Halloween?? Chiederete dolcetti o farete subito gli scherzetti?? Puahahahah!!!

Ok, basta, cerchiamo di essere un po’ seri.

Allora, che ve ne pare di questo capitolo?? Un po’ malinconico, vero? Qui ho lasciato altri indizi su chi potrebbe essere Ariel e su chi sono i suoi genitori. Avete capito?? E abbiamo anche scoperto il suo talento J

Sicuramente avrete notato che un pezzo di questo capitolo è presente anche nel Prologo insieme alla canzone che si intitola Our Song di Taylor Swift. Siccome adoro questa cantante troverete molto spesso nelle mie storie alcune delle sue canzoni. Quindi se vi piacciono la musica country e le canzoni d’amore andate a sentirvela.

 Ma adesso parliamo un po’ anche d’altro… voi siete stati al Lucca Comics?? Io mi sto ancora rodendo lo stomaco per non esserci andata, volevo con tutto il cuore vedere i gemelli Phelps. Così, io e la mia migliore amica, abbiamo deciso di andarci l’anno prossimo così come abbiamo deciso di andare, alla fine delle superiori, in Inghilterra per vedere i luoghi dove hanno girato i film di Harry Potter che sono stati aperti da poco. Quindi, se sapete qualcosa a proposito di questo, visto che noi ne sappiamo veramente poco, per esempio dove si trovano, quanto costa il biglietto e altre cose del genere, potreste darmi qualche informazione, per favore??

Bene, adesso penso di potervi lasciare con la speranza di ricevere tanti commenti…

Un beso, Milly.

 ROXY_BLACK: non ti preoccupare per Harry e Ariel, non sarebbero destinati a stare insieme quindi si vedrà. Grazie mille per i complimenti, mi fa sempre piacere riceverne, basta che siano meritati J spero di risentirti e non ti preoccupare, anche le tue foto arriveranno presto. Baci, Milly.

STEFANMN: hmmm, non ti piace la coppia Harry/Ariel?? Come mai?? Spero ti sia piaciuto questo capitolo e un bacio, Milly.

PUFFOLA_LILY: purtroppo nel mondo di Ariel sono successe tante cose brutte che più avanti si scopriranno. E sì, a quanto pare si è presa una cotta per Harry. Eheh J mi fa piacere però che ti stia antipatica la Chang perché non la tratterò tanto bene. un bacio, Milly


  
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