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Autore: Remedios la Bella    12/11/2011    5 recensioni
Un ragazzo tedesco che tollera gli ebrei e trova misera la loro condizione. Max.
Una ragazza Ebrea dallo sguardo vuoto e dal passato e presente tormentati e angustiati. Deborah.
Due nomi, un'unica storia. 15674 è solo il numero sul braccio di lei, ma diverrà il simbolo di questa storia.
In un'epoca di odio, nasce l'amore.
E si spera che quest'amore rimanga intatto per lungo tempo, e sradichi i pregiudizi.
Enjoy!
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate davvero per il ritardo! So che l'altro capitolo vi ha dato filo da torcere, poichè vi ho lasciato con il quesito " E ora cosa succede?" ma qui avrete la vostra risposta. E non sarà bello ... Godetevi il capitolo 33!!
Remedios la Bella


Capitolo 33

 
Merda.  Potevo proprio dire di essere nella merda. E non avevo nemmeno la lucidità per pensare a un piano di fuga rapido e efficace, per salvarci da questa situazione.
“ Scusate ragazzi ..” sussurrò Elly dispiaciuta.
“ Non è colpa tua … avrei reagito anch’io così ormai … ora il guaio è … come facciamo ad uscire?” più che per la reazione pericolosa di Elly, cercavo di far ingranare le rotelle del mio encefalo per trovare al più presto la soluzione al casino che avevamo davanti.
Il soldato era uscito dalla stalla, ma non potevo sperare di salvarmi saltando da quella altezza, e in più quello laggiù sarebbe tornato al più presto, con la scala e una scorta di energumeni pronti a spezzarci il collo.
“ Pensiamo in fretta a una soluzione per la miseria!” avrei voluto urlare dalla rabbia, ma non potevo farmi sentire ulteriormente:” John … sei sicuro che non ci siano scappatoie qui …”
John sembrava paralizzato dalla paura, e esitò a rispondere al mio quesito:” Io …. Non …”
“ Avanti!” lo incitai a dire qualsiasi cosa, mi sarei anche rotta un braccio pur di salvarmi da quella brutta situazione.
Il ragazzo non sembrava cosciente di quello che gli stava accadendo, e le cose stavano precipitando. Elly, che fungeva da vedetta, ci bisbigliò che i nostri “ amichetti” stavano arrivando:” John … ti prego!”
Ma niente, era più terrorizzato di un coniglio con le spalle al muro, con il cacciatore che gli punta sul muso la canna di fucile, pronta a spedirgli dritto nelle budella il proiettile mortale.
Dovetti arrischiarmi, e con un gesto fulmineo della mano, arrossai una gota di John:” Svegliati cazzo! Siamo tutti nella stessa situazione! Sei o non sei uno che aiuta i fuggiaschi?”
“Lui sembrò riprendersi dalla trance di prima, e massaggiandosi la guancia, mi guardò con aria interrogativa.” Il fatto è che non mi era mai successo un caso simile … di solito tutti alla fine si salvavano prima della venuta delle guardie …. Accidenti.”
“ Scusa se ti metto sottopressione così … ma devi essere lucido.” Lo incitai a pensare a come scappare. Io non conoscevo la casa tanto bene quanto lui, riponevo ogni mia speranza nel baldo giovane che mi aveva insegnato in quei giorni a spaccare legna, e a mungere mucche, cose  che possono sempre servire, in fondo.
“ Giusto, hai ragione …” John sembrò essersi ripreso, e chiuse gli occhi come per allargare la sua mente. Poi li aprì fulmineo come se avesse avuto un’illuminazione:” Ma certo! Che stupido! La finestra e la corda!”
“ Finestra e corda?” ero un po’ perplessa, e lui mi indicò una strana fenditura che prima non avevo notato a causa del gioco di ombre creato dalla luce e dal fieno nella stalla. Era una finestrella non molto grande, ma abbastanza comoda per far passare una donna mi media statura e un bambino.
“ Se non ricordo male, da quella finestra pende una corda che ci porterà fuori da qui!” esclamò come entusiasta. Il mio cuore saltò di gioia, anche quella sola misera speranza era viva dentro di me, e mi astenni dall’abbracciarlo solo perché eravamo in una brutta situazione.
Nel mentre Elly si avvicinò a noi:” stanno arrivando!”
Sentimmo nel silenzio creatosi i passi felpati di alcuni soldati e poi un tonfo alla base del pianerottolo della stalla. Un suono metallico. Stavano per scoprirci!
“ Deborah! Elly! Voi andate!” John ci spinse verso la finestra, che come aveva detto lui aveva legata al davanzale una corda robusta lunga fino a terra.
“ E tu?” Elly sembrava preoccupata, mentre si accinse a aggrapparsi alla corda.
“ Io rimango qui … voi scappate.” John fece un sorriso rassicurante rivolto a Elly, che come pensavo stava già progettando di morire insieme a lui.
“ No … non farlo.. ti prego!” era triste, le tremò la voce davanti all’espressione serena di John.
“ Se saprò che ti salverai, sarò felice … ora vai. E buona fortuna.”
“ No!” la mia amica iniziava a disperarsi, e il mio cuore era a metà dalla parte di John e a metà dalla sua parte. Stavo rivivendo indirettamente ciò che avevo dovuto passare prima di lasciarmi con Max; la delusione nel non poter rimanere con la persona amata, il groppo alla gola causato dalle lacrime che vorrebbero portare con sé chi non può, la solitudine e la rassegnazione.
Ma dall’altra parte, capivo che il gesto di John era di vero amore, di sacrificio, perché lui desiderava che lei fosse libera. E per noi fuggiasche, la libertà è il più bel gesto d’amore e di felicità.
“ John …” dissi, prima di scendere la corda:” giurami che non farai sciocchezze e che scenderai questa corda dopo di me.”
“ Deborah …”
“ fallo per lei. Se lo merita davvero.” Conclusi, e dopo che Elly, con le lacrime agli occhi, era scesa, mi accinsi a calarmi per il muro. Nel mentre le urla dei soldati si fecero più intense.
Con un balzo scesi sull’erba bagnata dalla pioggia che era iniziata a scendere poco prima.
Il cielo rimbombò cupamente
 
John era ancora su, e le lacrime non tardarono a farsi strada. Perché? Perché proprio lui?
Non volevo che venisse catturato o peggio ancora ucciso. Era un fatto non di puro egoismo da parte mia, ma … lo volevo e basta. Non potevo permettere che il mio primo amore venisse rinchiuso nella mia mente come solo un lontano e dolce ma al contempo triste ricordo.
La pioggia batteva sulle mie ciglia su cui lacrime spesse si aggrappavano e la voglia di risalire su e di affrontare faccia a faccia il mio destino era fortissima.
“ Deborah! Voglio tornare indietro …” dissi alla mia amica, che appena scesa mi guardò perplessa:” Non posso starmene con le mani in mano qui! Devo aiutarlo!”
“ No! Vuoi farci scoprire?” ribatté lei arrabbiata. Non capivo perché facesse così, perché fosse diventata fredda all’istante. Sembrava che gli importasse più di se stessa che degli altri, cosa che non poteva essere da lei.
La affrontai a viso alzato:” perché no?”
“ è stato lui a dirtelo, segui il suo consiglio e scappa … almeno tu …”
“ Ma perchè ti ostini ad essere così? Io lo amo! Non voglio che quelli laggiù gli facciano del male!”
“ questo lo so!” la sua reazione isterica mi lasciò sbalordita:” Ma non possiamo sempre contare sugli altri come vuoi tu! Niente va come speriamo, e se gli altri ci danno una mano dobbiamo fare in modo che il loro aiuto non venga reso vano dal nostro egoismo!”
“ Senti chi parla! Prima dicevi che non avresti messo a rischio nessun’altra persona, e ora tu vieni a parlarmi del fatto che dobbiamo lasciare gli altri nei casini!” ero arrabbiata, non riuscivo a credere che proprio lei, che fino a poco prima non voleva permettermi di farla fuggire con me, stesse dicendo certe cose. Era una contraddizione contro l’altra: “ Non dirmi cosa devo fare, se voglio andare da lui io ci andrò.”
“ Non ce n’è bisogno, sto venendo io da te!” Una voce, sin troppo soave per le mie orecchie in quel momento, apparve nel buio della pioggia. John! Si stava calando dalla fune e appena scese a terra, mi rivolse un sorriso enorme:” Deborah mi ha fatto promettere che sarei sceso dopo di voi, se le guardie non fossero riusciti a salire.”
Ero felicissima, lui era sano e salvo dopotutto. Nessuna parola uscì dalla mia bocca, tanto ero euforica, ma solo i miei muscoli risposero, in uno slancio d’amore che lo fece cadere a terra, nel fango. Lo strinsi più forte che mai, non volevo che svanisse come prima. Mi rassicurò sentire le sue braccia forti avvolgermi e le sue labbra sfiorare la mia fronte:” Adesso va tutto bene …”
“ Voi due, avanti, dobbiamo scappare!” esclamò Deborah, con tono leggermente commosso ma autoritario come prima.
“ Si si … e comunque … scusa se ti ho urlato contro.” Mi scusai con lei per prima, avevo capito che la sua reazione isterica era dovuta allo spavento e alla brutta situazione e che il tutto aveva contribuito a renderla di malumore.
“ Niente, non me la sono presa … in parte è anche colpa mia, che ti ho messo sottopressione ..” rispose lei, per niente rancorosa.
Ora eravamo tutti e tre, fuori dall’inferno, e l’unica via di fuga era data dalla foreste, che distava mezzo chilometro dalla nostra postazione.
Ce l’avremmo fatta di sicuro, se avessimo continuato a scappare e se i soldati non ci avrebbero scoperto.
Ma sembrava che tutto dovesse andare storto. Mentre ci preparavamo per la grande corsa verso un fitto bosco di pini che potevo intravedere tra la luce dei lampi, un suono di proiettile e qualcosa di velocissimo colpì la parete della stalla, facendoci un grosso buco.
“ Sono qui! Venite!” urlò uno di loro, quello che evidentemente aveva sparato.
“ Santo cielo!” imprecai in mille lingue diverse, mentre mi accinsi a correre come una matta insieme a Deborah e John.
La fuga stava per cominciare.
 
Correvo come un matto, cosa che non avevo fatto da chissà quanto. Durante la finzione della mia malattia, avevo perso l’abitudine di correre a perdifiato attraverso una landa desolata o qualcosa di simile, dunque rimettere sotto quel’enorme sforzo le gambe. I soldati non demordevano nell’inseguimento, e il terreno sembrava volerci far inciampare più del dovuto. La pioggia aveva reso il tutto una pericolosa lastra di ghiaccio, su cui neanche il minimo passo poteva essere fatto con sicurezza. Ma non potevo adesso fare attenzione a certe minuzie; i tedeschi dietro di noi stavano per avere la meglio,  Elly stava dietro di me e se non si fosse affrettata l’avrebbero presa. Cosa inaccettabile.
“ Deborah … continua a scappare! Io vado ad aiutare Elly!” dissi. Lei si voltò nella mia direzione e non disse niente, ma continuò a scappare, e poco dopo raggiunse la foresta. Almeno lei era in salvo,ora c’era Elly.
La ragazza stava per essere raggiunta da uno di quei maledetti soldati, ma sembrava tener testa al tutto. Io continuavo a correre, sperando che mai la catturassero, ma le mie speranze sembrarono svanire, appena la vidi crollare al suolo, dopo che il rombo di un fucile squarciò il rumore dei nostri fiati pesanti.
L’avevano colpita alla gamba, e stavano per raggiungerla trionfanti, io guardavo preoccupato la scena orribile che mi si stava presentando nella testa e davanti agli occhi. Elly, la ragazza che nel giro di poche settimane era diventata parte di me e del mio mondo, stava per finire nelle mani di grossi soldati, crudeli e pervertiti. Se non fosse morta, avrebbe perso comunque la vita dopo le violenze che avrebbe dovuto subire dalle manacce di quelli laggiù. E questo non potevo accettarlo.
“ Elly!” mi fermai di botto e corsi verso di lei,  fino a raggiungerla del tutto. I soldati mi si misero davanti:” Catturatelo!” urlò il capo, che nel mentre stava legando Elly come un salame.
“ Lasciatela andare!” iniziai a scalciare e a tirare pugni e gomitate dove mi capitava, beccando e facendomi male ogni viso dei soldati che mi stavano addosso. Riuscii a buttarli a terra tutti, arrabbiato e voglioso solo di riavere la mia Elly, mancava soltanto l’energumeno che la teneva imprigionata.
“ Brutto bastardo! Lasciala, sei solo come un cane adesso!” sbraitai, pronto a scagliarmi contro di lui. Ma fu più rapido di me.
Con ghigno beffardo, mi puntò la rivoltella dritta in fronte:” provaci e finirai arrosto.” Esclamò maligno. Fermai di botto lo slancio, paralizzato dal freddo metallo della pistola puntato sulla mia pelle.
“ Facciamo così … ti lascerò scappare, a me basta la ragazzina.” Facendo questo, si leccò in modo disgustoso le labbra:” ma se insisti a volerla salvare, ti ucciderò.” Sentenziò freddo.
Ero bloccato da questa scelta che non lasciava scampo a nessuno dei due. Se fossi scappato, lei avrebbe patito ogni pena per colpa mia e sarei stato ucciso lentamente dal rimorso di non aver fatto niente.
Se fossi intervenuto, lei sarebbe comunque stata nelle sue mani, e io tra gli angeli maledetti nell’alto del cielo.
La pioggia continuava a battere sul mio corpo, ma non riusciva a lavare la mia confusione in nessun modo.
“ Cosa scegli?” ripeté lui, con un ghigno malefico sul volto.
Ero indeciso, se avessi potuto lo avrei stroncato, ma la vicinanza della canna della rivoltella era troppa per poterla evitare. Sembrava che il mio destino fosse segnato, ma non potevo lasciare lei, proprio lei da sola.
Optai per la seconda opzione datami da lui, ma prima che potessi alzare un braccio per poterlo attaccare, la voce di Elly mi fermò:” Vai. Scappa più lontano possibile insieme a Deborah, e aiutala tu a ritrovare mio fratello. Io starò bene.” Disse, con tono disperato.
Il soldato si voltò verso di lei trionfante:” io direi di seguire il consiglio della tua ragazza, sai è molto conveniente!”
“ Elly …”
“ John … fallo e basta. Conto su di te.” Finì di dire, prima che la sua testa crollasse sotto lo sforzo del dolore che stava sicuramente provando alla gamba.
Si stava sacrificando per me, lo stava per fare. Come io pochi minuti prima per lei. Era un gesto … non riuscivo a dire come, ma comunque fosse, dovevo esaudire il suo desiderio.
Con le lacrime agli occhi, scappai in direzione della foresta per raggiungere Deborah. Elly venne messa in groppa dal capo dei soldati, da quel che vidi in lontananza. Sperai con tutto il cuore che quel farabutto non la violasse più di quanto la stanchezza non avesse fatto su di lei.
Un altro cammino di vita si era separato dalla via principale. Esisteva la strada che ricongiungeva il tutto? Solo il tempo e il dolore avrebbero potuto dirlo. 

   
 
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