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Autore: Silyia_Shio    12/11/2011    1 recensioni
L'unica luce che ti fa vivere si è spenta, ormai vai avanti per inerzia riposando in una soffice illusione di nulla finchè l'acqua non ti cattura portandoti dove il dolore è bianco e si presenta nelle vesti di una bambina.
Al tuo fianco avrai i riflessi di una te ancora nascosta e per vincere il dolore dovrai smettere di lasciarti trascinare dalla corrente.
Questa è la tua battaglia, Lidia!
Genere: Dark, Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Specchi della Paura:
 

 
 
Cos’era quella sensazione? Perché si sentiva risucchiata da quei pozzi neri? Perché, quando aveva incrociato il suo sguardo, le era parso d’affogare in un nero mare di paura e disperazione? E perché, perché rimanendo lì nella stessa stanza di quell’uomo le sembrava d’esser ricoperta di lame che le pungevano la pelle in attesa di trafiggerla?
Lo sentiva, il velo che le proteggeva il cofanetto contenente i suoi sentimenti si stava sfilacciando, piano, molto lentamente; eppure l’argentata superficie iniziava a rivelarsi. E Lidia lo sapeva, quando il velo si fosse stracciato del tutto, il piccolo scrigno sarebbe scoppiato e le emozioni, le paure, l’indecisione che da sempre le turbinavano nel cuore e solo grazie a quella preziosa scatolina le avevano dato un attimo di riposo, sarebbero tornate ad infestare la sua mente pretendendo d’essere ascoltate.
Ma lei non poteva permetterlo, non era forte abbastanza da sopportare tutto quel carico emotivo, si sarebbe di nuovo sentita schiacciare. Doveva scappare, di nuovo, impedire che gli artigli continuassero a strappare la debole stoffa del velo che la proteggeva.
Abbassò lo sguardo sulle sue dita che torturavano la stoffa del vestito e quando sentì gli occhi dell’uomo in nero posarsi minacciosi sulla sua figura, prese un respiro che le bruciò la gola.
«Scusate, mi sento poco bene.. vo..vorrei tornare nella mia stanza, se permesso.»   
Quando rialzò gli occhi, incrociando il suo sguardo impaurito con quello indagatore di Bario, vide Leidy muoversi come un petalo al vento verso di lei e vedendo la bianca mano avvicinarsi al suo viso, il suo corpo si ritirò da solo.
Sfoggiando un’espressione rattristata, che a Lidia ricordò molto una presa in gira, la principessa abbassò il braccio e spostando il suo sguardo verso il nero principe le diede il permesso di ritirarsi; chiedendo, però, conferma all’uomo in nero.
«Ma certo, se non si sente bene, sarebbe un gesto scortese trattenerla. Sono sicuro avremo altre occasioni per conoscerci.»
La risposta, accompagnata da un sorriso da stregatto, le infusero la stessa sicurezza della consapevolezza d’esser braccata da un branco di lupi famelici.
Dopo un grazie esalato come se in quella stanza non ci fosse ossigeno, Lidia si girò lentamente verso la porta, la aprì con mano stremante e dopo essersela richiusa alle spalle percorse qualche passo barcollante per poi scappare lontano dal predatore.
Corse senza prestare attenzione alla via che stava seguendo. Corse ringraziando l’aria fredda che le graffiava il viso perché stava congelando i battiti troppo veloci del suo cuore. Corse sperando che la stanchezza le cancellasse quella sensazione di pericolo.
Corse finché un respiro non le tagliò la gola ed i polmoni la costrinsero ad appoggiarsi a qualcosa.
Respirò a fondo realizzando che la corsa era stata inutile: il suo cuore batteva ancora più forte, il respiro le mancava accrescendo la sensazione d’esser un coniglietto accerchiato da lupi ed il suo corpo era intirizzito.
Si morse un labbro perché ora era certa che alla corte della bianca principessa non sarebbe mai stata al sicuro e non sapeva dove andare, cosa fare.
Il freddo divenne più pungente come a marcare il gelo della solitudine. Si strinse le gambe al petto affondando il viso tra la stoffa morbida del vestito.
 
 
 
 
Era straziante quella situazione, sentirsi impotenti, inutili, dimenticati. Quando c’era quell’uomo, lui diventava al pari di un pupazzo vecchio e malandato: buono per una bambina sola in un castello di falso cristallo ma un mero oggetto da abbandonare quando vicino alla bimba si posava un bellissimo uccello dal manto nero, luccicante, pulito e morbido.
Lo odiava e non poteva fare niente per allontanare la sua principessa, perché lui era il Corvo, lui era la paura. Ogni volta che incrociava i suoi occhi rivedeva la sua vecchia vita ed il volto sereno di Lei ed ogni volta affogava nella paura che quei ricordi riportavano a galla. Paura d’esser ancora inutile e paura di perderla.
E odiava. Odiava sé stesso.
Così stava immobile, Bario, appoggiato ad una colonna della serra ad osservare la danza di sorrisi della principessa e del principe.
Se Lidia non fosse scappata magari l’atmosfera sarebbe stata meno pesante, rimuginò il cavaliere osservando la porta in legno bianco. Ma come darle torto? Aveva incrociato quello sguardo, gli specchi della paura. Aveva visto in faccia le sue debolezze.
 
 
 
 
Freddo.
Paura.
Vuoto.
Era come aver finito l’ossigeno mentre si sprofondava verso gli abissi di un mare scuro ed aver già abbandonato all’acqua l’ultima bollicina d’aria. Lei lo sapeva, l’aveva vissuta quell’esperienza ed in quel momento le sembrava di riviverlo, peccato però che il suo corpo non fosse avvolto da un velo infinito d’acqua. Era viva, stava respirando, era sulla terra ferma eppure, stava morendo.
Non riusciva più neanche a pensare, non sentiva le lacrime, non sentiva i battiti del suo cuore, non sentiva il suo corpo. Era come se lei non ci fosse più.
 
« Lidia... »
Una voce nella buia foresta arrivò flebile alle orecchie della bambina. Per un attimo, un solo attimo, la foresta si era zittita, non c’era più il vento forte, gli ululati dei lupi o quelle voci stridule che si parlavano l’una sull’altra in quel pastoso buio; c’era solo quella voce ed una piccola debole fiammella.
«Lidia..»
Perché la stavano chiamando? Di chi era quella voce? Lei stava affogando, perché qualcuno doveva porgerle una mano?
Un timido calore si poggiò sul suo braccio diventando sempre più forte a mano a mano che la ragazza riprendeva coscienza d’esistere.
« Per favore, alza il viso, Lidia..»
Alzò il viso? Forse sì, non se lo ricordava però era certa di quello che stava vedendo: una Fiamma.
 
 
 
Gli occhi che gli si presentarono davanti quando la ragazza abbandonò il rifugio delle sue braccia non erano più quelli dell’altra volta: erano spenti, vuoti.
Doveva portarla via di lì.
« Lidia, mi senti? Sono venuto qui per portarti via.»
La ragazza non dava segno di sentirlo. Lo guardava ma non lo vedeva. Lei era lì eppure era come se non ci fosse.
« Stai male, vero? Se mi dai la mano e vieni con me farò di tutto per farti star meglio!»
Inclinò leggermente il viso come ad osservarlo ed a capire se stava dicendo il vero, forse era riuscito a farsi sentire.
Il ragazzo allungò la mano a sfiorare quella di Lidia. Al contatto la ragazza abbassò lo sguardo ad osservare la mano di lui poggiarsi sulla sua.
 
 
 
Il calore si spostò sulla sua mano gelata.
Poteva fidarsi di quelle parole confuse eppure dolci? Poteva aggrapparsi ad una fiamma così piccola in un gelo così grande? Poteva quella mano strapparla via da quel luogo e cancellare quelle sensazioni?
Strinse quella mano, Lidia.
Voleva rinascere in quel calore ed essere protetta da quella mano.
 
 
 
La stretta che si chiuse sulla sua mano fu leggera come un velo che si attorcigliato intorno al braccio ma sul punto di sciogliersi.
Sorrise e sorridendo le strinse la mano con più forza. Non l’avrebbe lasciata.
«Andiamo?»
La ragazza non rispose ma si abbandonò alle sue braccia quando gliene passò una dietro la schiena ed una sotto le gambe per tirarla su e poggiarsela al petto.
 
 
 
«Starai meglio!»
Lidia appoggiò il viso al corpo caldo del ragazzo, sperando che quel calore le facesse sciogliere il gelo che sentiva dentro.
L’ultima cosa che sentì fu una lacrima bollente scivolarle lungo la guancia destra.
 
 
 
Rideva. Ballava. Cinguettava.
Scattava verso la porta?
Accadde in un secondo. La sensazione di mancanza, d’invasione. In un attimo, vedendo Leidy correre verso la porta e spalancarla per guardare il cielo, sentì che Lidia non era più con loro, erano riusciti a portarla via.
La debole fiamma  aveva appena scatenato un incendio nel bosco dove la bambina si era persa. 




***

Per prima cosa voglio dire che non sono molto convinta di questo capitolo e che quindi molto probabilmente lo rivedrò e sistemerò, ciò nonostante ho voluto postarlo lo stesso dato che sono in terribile ritardo, chiedo scusa!
Sapete com'è, le ragazze a volte smettono di scrivere perchè sono in pausa di riflessione col proprio ragazzo.. beh, io sono stata in pausa di riflessione con me stessa!^^"
Per ora com'è il capitolo? tanto osceno?
Spero non abbiano creato eccessiva confusione i continui scambi di punti visti, in tal caso provvederò per mettere dei segni che separino.

Ora vi lascio alle critiche,
Buona Notte!
   
 
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