Capitolo 34: Acque calme e agitate
“Sono incinta!”
Nami pronunciò quelle parole tutto di un
fiato, fissando Rufy negli occhi, il quale la
guardava con uno sguardo shoccato, incapace di emettere qualsiasi suono.
Quella sola reazione da parte del capitano, che aveva quasi sempre una risposta
pronta, le fece temere una reazione negativa da parte del ragazzo.
In quel momento però non le importava, voleva che Rufy
reagisse, le dicesse qualcosa, perché il suo silenzio la spaventava più di
qualsiasi altra cosa.
“Rufy, di qualcosa?” chiese la ragazza
implorandolo.
Rufy sospirò, si grattò la testa e accennò un
sorriso, leggendo la preoccupazione sul volto della sua navigatrice. “Scusa, Nami. Stavo pensando, dopo tutto non mi hai dato una
notizia che potessi minimamente aspettarmi. Chi se lo aspettava?”disse Rufy non sapendo esattamente come reagire, ma la paura di Nami, gli fece venire voglia di abbracciarla.
Nami si appoggiò la testa al suo petto,
dimenticandosi per una frazione di secondo i suoi problemi.
“Rufy, tu lo vuoi questo bambino, se è veramente
in arrivo?” chiese la ragazza con voce tremante.
Rufy sussultò a sentire quella voce timorosa
“Non avevo in programma di diventare padre così presto, oltre al fatto che
sarebbe dovuto succedere fra anni, ma se è andata così, non volto mica le spalle
al destino e un nuovo membro della ciurma sarà il benvenuto. Anche se…”
Nami lo guardò confusa “Anche se?”
Rufy arrossì imbarazzato “Ho un po’ paura!”
Nami sgranò gli occhi “Tu hai un po’ paura? Io
ne ho tanta invece. Non so come si fa a essere una madre, non so se sarò in
grado di crescere questo bambino e non so se…bhe non
so nemmeno io cosa!”
Rufy sorrise e accarezzandole il ventre piatto
le disse “Sarai di sicuro una madre bravissima e io un padre pasticcione…insomma non cambierà niente. Io farò casini e
tu rimedierai!”
Nami sorrise “Come fai a prendere ogni cosa
che ti capita, in modo così positivo? Anche le cose che sfuggono al tuo
controllo?”
Rufy scosse le spalle “Ho avuto anche io
momenti in cui vedevo tutto nero e ho notato che non serve a niente essere
negativi. Tutto ha un perché e spetta a noi trovare cosa c’è di positivo in
ogni cosa succede!”
Nami annuì “Ma è così difficile. So che un
bambino è una benedizione, ma…avrei voluto aspettare
ancora un po’, sentirmi pronta e…”
“Non credo si è mai veramente pronti per essere genitori, è sempre un tuffo
nell’ignoto. Forse è anche per questo che sono un po’ curioso. È sempre una
nuova avventura!” disse Rufy grattandosi la testa.
Nami sospirò alzando gli occhi al cielo,
vedendo che comunque Rufy era sempre lo stesso. Lo
stava quasi per riprendere, dopo tutto un bambino non era minimamente
paragonabile a un’avventura di qualche giorno, che da un momento all’altro
poteva finire. Era un’avventura eterna, perché anche nel momento in cui il
proprio figlio abbandona il nido, non si smette di essere genitori.
Il suo pensiero però venne interrotto da Usopp
che veramente disperato, cominciò a bussare freneticamente alla porta della
cabina.
Nami aprì la porta alquanto infastidita, in
quanto la loro importante discussione era stata interrotta, ma le forti braccia
di Usopp, che spinsero fuori dal bagno sia lei che Rufy, per poi sbattere la porta violentemente e chiuderla a
chiave, la lasciarono sbigottita.
Zoro guardò con un ghigno malizioso i due e disse “Per caso il cecchino ha interrotto
qualcosa?”
Nami, comprendendo quanto lo spadaccino stesse
insinuando, lo colpì con un pugno in testa e con denti da squalo disse “Non
sono affari che ti riguardano, ficcanaso che non sei altro!” disse per poi
trascinare Rufy per un braccio in modo che la
seguisse.
Si chiusero nella cabina di lei, dove Robin leggeva un libro e vedendo il
capitano, sgranò gli occhi e guardò l’amica.
“Gli hai già detto tutto?”
Nami annuì “Che senso ha aspettare?”
“Bhe avresti almeno dovuto aspettare che Chopper
ti desse il responso delle analisi!” disse Robin ovvia.
Nami pensò che era proprio quello il suo
intento, se solo Rufy non l’avesse assillata per
dirgli la verità.
Rufy incrociò le braccia e facendo il broncio
disse “Insomma Nami, lo hai detto a tutta la ciurma,
prima di dirlo a me? di chi e questo bambino? Mio o di tutti gli altri?”
Robin sorrise al broncio del capitano, mentre Nami
guardandolo in cagnesco gli disse “Robin è la mia migliore amica ed essendo
donna ho preferito consultarmi con lei e Chopper è un medico, quindi mi sembra
ovvio che informo prima lui, dato che non sono sicura!”
Rufy sorrise nuovamente, facendo esasperare la
navigatrice per il suo cambio di umore repentino. La ragazza si cominciò a
domandare se effettivamente fosse lei quella incinta o lui. Prima era serio,
poi diventava come un bambino, poi diventava dolce, faceva l’offeso e infine
sorrideva come se niente fosse successo. Nami
cominciava ad avere un gran mal di testa e si sedette sul suo letto,
massaggiandosi le tempie.
“Allora capitano, che intenzioni hai?” chiese Robin.
Rufy si fece pensieroso e tacque nuovamente
per diverso tempo “Se questo bambino sarà in arrivo, credo sia meglio
interrompere il viaggio!” disse tranquillo, mentre Nami
alzò di scatto la testa allarmata.
“Cosa?”urlò.
“Non sono un esperto in materia, ma le donne incinte hanno bisogno di
tranquillità e pace e di sicuro le acque del nuovo mondo non sono un posto
ideale per far crescere un bambino! Durante il mio allenamento sull’isola delle
donne, una delle mie amiche rimase incinta e dato che non poteva più
esercitarsi nel combattimento con le sue compagne, veniva a osservarmi mentre
mi allenavo e quando mi accorgevo della sua presenza, mi fermavo a parlare con
lei. Allora non ero molto interessato alle sue chiacchiere, ma ricordo che mi
parlava di cosa volesse dire aspettare un bambino e di come tutte le sue
compagne la trattassero con i guanti. In generale non ho capito molto, ma da
quanto ho afferrato, i nove mesi di gestazione non sono uno scherzo. Quindi non
vedo il perché complicare le cose. Fermarsi secondo me è la cosa migliore!”
“Anche se non ci sono mai passata, ho qualche idea di quali disturbi una
gravidanza possa portare, ma so anche che per ogni donna è diverso. Potrei
essere anche di quelle che quasi non se ne accorge. Basta stare attenti. Non
vedo il motivo per cui interrompere il viaggio!” disse Nami
preoccupata.
Robin intervenne “A dire il vero io sarei d’accordo con Rufy,
Nami!”
“Ma i sogni di tutti?” chiese la ragazza. Era quello ciò che la
preoccupava. Anche lei in fin dei conti, nonostante volesse continuare a
viaggiare, pensava che era meglio fermarsi, ma non voleva che per colpa sua e
di Rufy, che non erano stati attenti, ora ci
rimetteva l’intera ciurma.
“Io posso aspettare. Sono l’unica in grado di leggere i poigne
Griff, non temo la concorrenza!”disse Robin con un
sorriso.
“Ma Rufy si!”
“Il grande tesoro, per quanto ne sappiamo, può benissimo essere già stato
trovato ed essere tardi per me. Per diventare re dei pirati inoltre basta
sconfiggere colui che al momento porta la carica quindi se lo sconfiggo ora o
fra un po’ non fa differenza. Credo che il nostro bambino venga prima di
tutto!” disse Rufy serio.
Nami annuì.
“E per quanto riguarda gli altri, saranno liberi di scegliere cosa fare!”
disse Rufy “Se intendono proseguire, non li
costringerò a farlo e….”
“Nami!” urlò la vocina di Chopper entrando nella
stanza “Ho i risultati!”
Il cuore di Nami perse un battito e anche quello
di Rufy.
Nami strinse con forza i pugni sulle ginocchia
e a testa china attendeva il responso.
Rufy le si sedette accanto e le avvolse le
spalle.
Chopper guardò a lungo i due, facendo crescere la tensione.
Nami non sentendo fiatare, alzò lo sguardo per
guardare il piccolo dottore che lo guardava con aria seria.
Era uno sguardo troppo serio, per essere quello che le avrebbe detto che si
era sbagliata e stava già immaginandosi con vari chili in più e con il
pancione.
“Nami…il responso è negativo!” disse Chopper
interrompendo il silenzio.
Nami non comprese in che senso fosse negativo
e chiese maggiore chiarezza.
“Non sei incinta! Quello che hai, è un semplice ritardo!”disse nuovamente
la renna, un po’ delusa, in quanto voleva vedere un bambino scorazzare per la
nave.
Rufy sentì il corpo di Nami
rilassarsi per un istante, per poi irrigidirsi nuovamente.
La vide alzarsi con il volto scuro e avvicinarsi pericolosamente alla
renna, donandogli poi una sfilza di sonori pugni in testa.
“La prossima volta evita di fare tante scene e parla subito, o giuro che ti
impaglio vivo!” disse Nami furiosa come non mai.
Rufy di per sè
scoppiò a ridere per la scenetta buffa “Nami,
dovresti vederti!”
“Ce n’è anche per te!” disse la ragazza furiosa.
Rufy si coprì la testa con le mani e disse con
fare agitato “Non vorrai far del male al padre del tuo bambino!”
“Non so se hai capito, ma non sono incinta!” disse Nami
rilassandosi nuovamente.
Rufy sorrise “Lo so e ti dirò che un po’ mi
dispiace. Ero curioso, anche se credo sia meglio così!”
La ciurma non venne messa al corrente su quanto fosse successo tra Rufy e Nami, ma tirarono un
sospiro di sollievo a vederli nuovamente riappacificati.
Nami, avendo finalmente risolto tutti i suoi
problemi, andò a controllare la rotta, la quale era stata controllata una volta
sola da quando erano usciti, fortunatamente vivi e vegeti, dalla spaventosa
tempesta che li aveva accolti impreparati.
Fu con gran sollievo per la navigatrice, quando constatò che la Sunny procedeva per la giusta via anche se molto lentamente.
Il mare era piatto quasi come se non conoscesse il movimento delle onde e il
vento era solo un alito accennato in quel momento. Per un attimo l’intera
ciurma temette di essersi imbattuta in una fascia di bonaccia, nonostante non
fossero completamente fermi.
Nami non ebbe paura di rimanere bloccata in
quell’oceano sconfinato, dato la capacità della Sunny
di muoversi anche in assenza del vento, grazie ai vari meccanismi che Franky dotato alla nave.
Navigarono sereni finchè in lontananza si vide
una striscia di terra.
Rufy, esaltato come non mai per l’arrivo a una
nuova e misteriosa isola, impartì l’ordine di spiegare quelle vele che erano
rimaste chiuse fino a quel momento, sperando di guadagnare un po’ di velocità.
Ci vollero diverse ore prima di arrivare quasi a destinazione, ma l’isola era
ben visibile ai loro occhi. Negli occhi di tutti comparvero delle stelline,
affascinati dallo splendido spettacolo che compariva loro davanti.
L’isola lussureggiante di vegetazione, era costituita interamente di
corallo e le sue montagne, che si ergevano quasi a toccare il cielo, erano di
un rosso vivo, che ai raggi del sole brillavano come se fossero composte da
varie pietre preziose.
I ruscelli d’acqua che percorrevano
quella terra, erano numerosi e tutti si congiungevano in un solo punto, fino a
formare una cascata di gigantesche proporzioni, creando, oltre a un fruscio
delle acqua udibile anche a parecchia distanza, mille arcobaleni.
La sabbia della spiaggia, era di un colore bianco perlato, in quanto
formato dalla polvere di miliardi di conchiglie.
Inoltre, sul bagnasciuga, vi erano diverse conchiglie. Esse erano chiuse e
di una grandezza sproporzionata a quella normale, ed erano ognuna di un colore
diverso, alcuni colori addirittura erano sconosciuti all’occhio umano.
I mugiwara erano senza parole e anche i pensieri
vennero meno, quando alcune di quelle conchiglie colorate si aprirono.
Nel loro interno si potevano vedere accovacciate delle giovani fanciulle,
in costume da bagno. Ognuna di esse aveva dei lunghissimi capelli dello stesso
colore della propria conchiglia.
Tutte uscirono dalla propria casa per sgranchirsi le gambe e chiacchierare
tra di loro. Le loro voci e le loro risate erano melodiose alle orecchie dei Mugiwara, i quali erano sempre più curiosi di scendere a
terra.
“Non ho mai visto, né letto niente del genere!” disse Robin sorpresa.
“Questo è il paradiso!” disse Sanji, imbambolato
a osservare con il binocolo quelle splendide creature, che avevano svegliato
turbi pensieri nella mente del cuoco e non solo nella sua. Franky,
Usopp e Brook, infatti, non si fecero scappare qualche commentino di
apprezzamento, verso quelle ragazze.
Anche Lily era rimasta abbagliata da quello spettacolo, tanto che non diede
nemmeno retta al comportamento del cuoco.
Non sapeva spiegarsi il perché, ma vedendo quel luogo, il suo cuore perse
un battito e sentì un calore nascerle dentro.
Nami ordinò a Zoro e
a Chopper di ammainare le vele, in quanto rischiavano di sbattere contro la
colorata barriera corallina, che si
ergeva sotto di loro, ricca di pesci di ogni tipo.
Rufy guardando il fondo del mare, cominciò a
sbavare, immaginando i mille sapori che quei pesci potevano risvegliare nel suo
palato.
Nami sorrise al comportamento del ragazzo, in
quanto preferiva mille volte che fosse distratto dai pesci, piuttosto che da
quelle ragazze, di cui anche lei riconosceva l’estrema bellezza e l’eleganza.
Esse erano concentrata a pettinarsi i folti capelli e ad adornarli con
fiori e ciondoli fatti con pietroline e conchiglie.
Erano serene e tranquille, finchè una di loro
urlò indicando la Sunny.
Le ragazze, prese dal panico, cominciarono a urlare e a correre, come se
non avessero mai visto altri esseri umani a parte loro. C’era chi correva all’interno
dell’isola e chi si gettava nelle acque scure dal mare, ma tutte urlavo lo stessa parola: “Padre!”
I mugiwara che avevano appena gettato l’ancora,
si apprestarono a dire alle ragazze che non avevano niente da temere, ma i loro
tentativi furono vani e tutto a un tratto la spiaggia si spopolò.
D’improvviso poi il cielo, prima limpido, si oscurò portando delle nuvole
nere cariche di fulmini e saette.
Tutti temettero una nuova tempesta e presero i loro posti per salvaguardare
la loro amata nave, ma un verso che faceva accapponare la pelle, li fece
paralizzare sul posto.
“C-c-cos’è q-questo s-suono?” chiese Usopp che si era abbracciato al piccolo Chopper, il quale
dalla paura aveva i lacrimoni agli occhi.
Zoro sfoderò le sue tre spade. Non attese di
vedere cosa fosse successo per sguainarle. Aveva come la netta sensazione che
qualsiasi cosa fosse a emettere quel suono, sarebbe stato qualcosa di
spaventoso.
Lily si abbracciò a Sanji, che la teneva ben
stretta a sé.
Rufy, salito sul parapetto della nave, sperava
di intravvedere qualcosa, mentre Nami, vicino a lui,
teneva ben saldo nelle mani il climattak.
Robin studiava la situazione, andando a cercare nella sua mente qualche
informazione che poteva spiegare loro cosa stesse succedendo. Brook, si fingeva uno scheletro privo di vita, sperando di
non essere notato, e Franky aveva già pronta qualche
sua arma, per contrattaccare.
“Vedo qualcosa laggiù!” disse Rufy indicando un
punto nel mare.
Una grande massa d’acqua cominciò ad alzarsi, sempre di più.
Diventava sempre più grande e pian piano che l’acqua si compattava,
sembrava assumere delle sembianze umane.
Un essere alto almeno cinquecento metri, se non di più, mostrava loro tutta
la sua potenza e maestosità.
Era fatto di sola acqua che continuava a scorrere, nonostante formasse dei
volumi, in grado di far comprendere ai Mugiwara, le
fattezze di colui che si trovavano davanti.
Era un uomo di mezza età circa, dai lunghi capelli, che gli cadevano in
parte davanti, e una lunga e folta barba. Aveva una corona in testa e lo
sguardo adirato. I suoi muscoli ben scolpiti e il tridente che aveva in mano,
fecero comprendere ai Mugiwara, che davanti a loro
avevano un nemico la cui forza era sconosciuta e che confronto a lui, gli altri
esseri contro cui si erano battuti fino a quel momento, erano solo formiche,
esattamente come loro.
Robin era senza parole. Non era necessaria la sua cultura per farle
comprendere chi avevano davanti.
Un solo nome uscì dalla sua bocca.
“Poseidone!”