POV
Percy
Rimasi
tutto solo nel ristorante. Finalmente pace e tranquillità. Bè a parte due
vecchiette che continuavano a lanciarmi occhiate e a criticare il mio modo di
muovermi furtivo e i miei vestiti. Con probabilità mi avrebbero dato del
terrorista di lì a cinque minuti e chiamato la guardia nazionale e scatenato
una caccia all’uomo (di nuovo) colossale, se non fossi uscito rapidamente dal
mio nascondiglio.
Guardai
i miei divini parenti e le loro accompagnatrici, ridevano e scherzavano
beatamente senza sapere che di lì a poco si sarebbe scatenato un guaio peggiore
del Tartaro, come li invidiavo.
Lo
squillo del cercapersone mi fece sobbalzare, era quello di Ermes, che lo tirò fuori
dalla tasca.
-
mi dispiace, zucchero – disse alla sua amica bionda – ho delle consegne urgenti
da fare per Ares ed Efesto. Torno appena posso! – si diresse velocemente
all’uscita, tramutansi nella sua forma divina appena fuori.
Io
rimasi a controllare Apollo, alle ragazze non interessava il dio dei ladri, ma
solo quello della musica. Lui rise gioioso a una battuta della mora e strinse a
sé la ragazza bionda, beandosi della presenza delle ragazze solo per lui.
-
finalmente soli – disse e sorrise compiacente a entrambe.
Ero
indeciso su cosa fare, quella era una notizia da riferire alle mie sorelle, ma
se lo avessi fatto mi avrebbero probabilmente scuoiato per aver portato cattive
notizie, e se non lo avessi fatto mi avrebbero sicuramente scuoiato per non averlo riferito subito. Mi venne mal
di testa a causa di questo pensiero così complesso, che sembrava uno sciogli
lingua, nella mia mente. Ben sapendo che sarei morto in entrambi i casi mi
diressi all’uscita facendo attenzione a non farmi vedere da quel dio combina
casini. Ah si, anche dalle vecchiette allarmiste!
Vicino
al lago la faccenda era diversa, Ariel e Nina stavano aprendo delle casse di
legno enormi con su scritto fragile in greco e si passavano equipaggiamenti
militari. Portavano entrambe una tuta Navy mimetica, degli anfibi neri e più
armi addosso dei corpi speciali. Nina estrasse dal fondo dalla cassa una
piccola pistola futuristica, tutta curve e lucine.
-
questa che cos’è? – domandò alla sorella maggiore
-
non lo so, leggi le istruzioni – rispose lanciando a Jason un bazooka ultra
leggero.
-
sono dislessica! Non leggo le istruzioni! Imparo su campo, io! – ribatté Nina alzando
la voce
-
allora provalo! Li c’è Percy.. – Ariel mi indicò con il pollice da oltre la
spalla, io feci un passo indietro spezzando un rametto, mi avevano scoperto
subito.
Nina
prese con calma la mira chiudendo un occhio – tranquillo Percy, non abbiamo
chiesto nulla che uccida – e fece fuoco.
L’arma
era ad ampio raggio, e la luce rossa che ne scaturì mi prese in
pieno..lasciandomi in mutante. Le mie avevano dei piccoli pegasi disegnati
sopra, per la cronaca.
-
fiiico! Una pistola disintegra vestiti! – Nina era ammaliata da quell’arma,
chissà chi ci avrebbe spogliato..
Le
mie sorelle esaminarono prima la pistola e poi me, con un continuo avanti e
indietro di sguardi increduli.
-
c’è una targhetta qui – Ariel indicò l’impugnatura – dice..dice..con gli omaggi
del costruttore. E. –
-
non era nella cassa che ci ha mandato Ares? – chiese Earine incuriosita
-
si, ma forse le armi le ha costruite Efesto! – disse Jason – queste – e sollevò
il bazooka con una mano – non sono armi mortali –
Il
vento mi fece venire un gran freddo – scusate – mi infilai nel discorso – io sarei
ancora in mutande, se non ve ne siete accorte – non avrei dovuto farlo, le mie
sorelle si resero conto della mia presenza, a cui prima non avevano dato peso,
per loro dovevo essere non so, una cavia o un oggetto di arredamento, regalato
da qualche cugina antipatica.
-
cosa ci fai qui Percy? Non dovresti spiare Apollo? – mi domandò Earine
corrucciata.
-
ecco ho delle novità – dissi rapidamente cosa avevo visto al ristorante,
spiegandogli cosa avesse fatto Apollo con le due ragazze.
-
LUI HA FATTO COSA? – Nina e Ariel tremavano di rabbia e presero a trafficare
più rapidamente con le casse, mettendo a nudo un..un..paio di robot giganti.
-
sono due? – Jason li guardò stupiti – non ne avevate chiesto solo uno? –
-
si – disse Ariel guardando il robot in tutta la sua altezza
- c’è
un cartellino anche qui – Nina li chiamò e indicò la zampa del Gundam – c’è
scritto “ il secondo è omaggio se oltre le foto fate anche il video”. Non c’è
problema divino Efesto, faremo un video stupendo – Ariel scambiò uno sguardo con
Nina e annuì.
-
scusate – ricordai – ho freddo, posso avere dei vestiti? – mi strofinai le
braccia cercando un po’ di calore. Earine mi lanciò una tuta militare senza
guardarmi.
Iniziavo
seriamente a rimpiangere Crono e il suo esercito.
POV
Ariel
Feci
salire Earine e Jason sul Gundam, mentre io e Nina tornavamo al ristorante.
Entrammo in pompa magna, il nostro piano prevedeva di attirare Apollo fuori,
per poi distruggerlo.
Guardandoci
il dio divenne improvvisamente pallido, sapeva che con noi non si scherza.
-
Apollo, chi sono queste bambine? – domandò Stella facendo le fusa sul braccio
del traditore. Mi si scoprì un nervo e Apollo si scrollò di dosso Stella.
-
sono..sono..Ariel Courtney e Nina Armstrong, figlie di Poseidone – ci presentò
neutrale il dio
-
oh, che zuccherini. Siete in missione? Volete un aiuto divino? – il mio stesso
identico nervo, si scoprì anche sulla fronte di Nina. Un marchio di fabbrica
Made in Poseidon, prova genetica che eravamo sorelle.
-
magari vi aiuto io, sono l’Araldo deg..- non la sopportai più e le feci
assaggiare le suole delle scarpe. Dovrei farvi la moviola del mio gesto per
farvi capire, in pratica: non potendo più sopportare quella sua voce falsa
corsi verso di lei, infine saltai e le piantai un piede in faccia, atterrandola.
Quindi,
riprendiamo da dove l’ho lasciata, sotto le scarpe – qui c’è un solo Araldo
degli Dei, e sono io – dissi gelida.
-
ragazze cosa state facendo qui? – ci chiese Apollo preoccupato
-
vieni fuori, Apollo, dobbiamo sistemare la faccenda una volta per tutte – Nina
aveva una voce fredda come la mia, anche lei era furiosa per il comportamento
del dio.
Stella
resuscitò dal mondo dei sogni – piccola vi..-un secondo calcio da parte di Nina
la rispedì a nanna. La ragazza bionda pensò bene di defilarsi, mentre Apollo si
alzava e usciva tranquillo.
-
allora ragazze, andiamo al cinema? – ci chiese il dio tranquillo, avviandosi
all’uscita.
-
no, il film lo facciamo a te – Nina tirò fuori una tele camerina (spuntata
fuori dal secondo Gundam) mentre Jason puntava un mega fucile sul naso del dio.
Le
proporzioni erano circa dieci a uno..dieci per il fucile logicamente.
-
ehm..cosa vuol dire? Dai ragazze non costringetemi a farvi del male – Jason
sparò, facendo volare Apollo di almeno venti metri.
Stella
tornò di nuovo dal regno dei sogni e Nina le sparò con la Strip-gun,
spogliandola. Mise a nudo tutti i segreti di Stella: il reggiseno imbottito, la
cellulite e le smagliature. Non era così perfetta come pensavamo. Mentre
cercava di coprirsi e urlava come un’Echidna isterica, io e Nina ci rotolavamo
dalle risate, era troppo forte quell’arma. Stella corse a nascondersi per la
vergogna nel locale e non si fece vedere mai più.
Addio Stellina, è stato bello prenderti a
calci, anche se è durato poco. Le feci ciao con la mano, ero reintegrata nei
miei panni di Araldo.
POV
Nina
Stella
si era appena eclissata quando tornò Apollo, la maglia in brandelli e il viso
sporco di fuliggine – smettiamola prima di farci del male.. – ci disse
sbattendosi i pantaloni.
-
no, non vogliamo smettere – dissi con uno schiocco di dita e Earine gli sparò
facendolo volare via nuovamente. Troppo divertente. E se provava ad alzare le
mani, eravamo più armate noi della casa di Ares al completo.
L’acqua
della fontana vicino a noi iniziò a
ribollire, e apparve nostro padre Poseidone. Come ha saputo che eravamo qui? Speravo
solo che non se la prendesse con noi per aver attaccato un dio.
-
Nipote, cosa hai fatto alle mie figlie? – chiese infuriato, puntandogli il
tridente sotto il mento
-
cosa stanno facendo loro a me, piuttosto.. – rispose il dio del Sole
massaggiandosi la testa ammaccata.
-
si fanno giustizia, vedo. Ragazze, adesso ci pensa vostro padre a vendicarvi.
Per riguardi verso il vostro sviluppo psicologico, non vi farò vedere cosa
succede – detto questo agguantò il colletto della maglietta del dio e lo
trascinò verso lago.
Apollo
riemerse due ore dopo, in un stato..ehm meglio censurare, papà aveva ragione,
mi era bloccato lo sviluppo psicologico.
Tornammo
sull’Olimpo, la nostra vendetta non era ancora conclusa, mancava ancora la
parte migliore. I Gundam erano la punta dell’iceberg della nostra vendetta.
Sophie
ci venne incontro raggiante – ho fatto tutto quello che mi avete chiesto. Ecco
qui ci sono i biglietti, ho fatto fatica a trovarli. Alcune sono decisamente espansive. Ho dovuto corromperle con i
miei smalti – ci spiegò mettendoci in mano un gruppo di biglietti per il
concerto di quella sera, non ci saremmo persi lo spettacolo per nulla al mondo.
POV
Apollo
Tornai
alla mia villa in condizioni pietose, proprio non capivo perché le ragazze se
la fossero presa tanto. Le ninfe e le mortali di una volta non erano così,
piantavano le lacrime, le consolavo un po’ e poi veleggiavo verso nuovi lidi.
Era proprio vero che i ragazzi moderni erano diventati violenti.
Mi
infilai sotto la doccia continuando a ripensare alla giornata. Ok, forse non
dovevo chiamare Stella, ma il Gundam delle ragazze mi ha fatto proprio male,
non me lo meritavo, potevo non so, rovinarmi i capelli piastrati, o il mio naso
perfetto.
Presi
lo shampoo e iniziai a strofinarmi i capelli con maggiore intensità dovevo
eliminare quell’odore di pesce che mi portavo addosso. Forse dovevo mandare un
mazzo di rose a Nina e uno di Iris ad Ariel. Non potevo farci nulla, mi
piacevano entrambe le ragazze e loro avrebbero dovuto arrendersi all’evidenza,
sono il dio più bello dell’Olimpo, ho delle necessità.
Magari
potevo uscire con Nina i giorni pari e
con Ariel i giorni dispari! Così sarebbero state entrambe soddisfatte e non
avrebbero litigato più.
Uscii
dalla doccia e ammirai il mio fisico perfetto allo specchio. I capello bagnati
avevano uno strano colorito, senza penarci troppo me li asciugai rapido con il
phon e poi iniziai a passarci la piastra sopra. Mi si incollò ai capelli, cosa
era successo alla mia bellissima piastra liscio-perfetto-approvata-da-Afrodite?
E guardandomi nuovamente allo specchio vidi che i capelli erano rosa confetto,
lanciai un’esclamazione sorpresa. I miei capelli, no, non loro. Tutto ma non
loro.
-
cosa mi è successo? – urlai traumatizzato – i miei capelli! Non sono più
terribilmente figo, sono solo un figo qualunque! – delle risate sguaiate mi
fecero affacciare alla finestra.
Ariel,
Nina e la loro sorella (di cui non mi interessava il nome) ridevano con le
lacrime agli occhi, da sotto la finestra.
Ariel
mi sorrise felice e si avvicinò a un soffio dal mio viso, forse voleva
baciarmi. Non le avrei mica detto no, in quel caso – scusaci, scusaci tanto
Apollo – Nina e Ariel mi colpirono contemporaneamente alla tempia con un calcio,
facendomi vedere tante stelline colorate e poi il buio.
Rivenni
in un luogo che non conoscevo, legato come un salame con una corda d’oro di
fabbricazione di Efesto, nessuno dio poteva liberarsi da quella.
Nina
e Ariel mi vennero incontro, insieme ad Ares ed Efesto. Tutti portavano i tappi
per le orecchie isolanti, sempre certificati da Efesto.
-
oggi, qui si tiene il concerto di Justin Bieber. Ti abbiamo legato a una cassa
così te lo puoi gustare tranquillamente. Ah dimenticavo, abbiamo messo la
vinavil sulla piastra e la tinta nei prodotti per capelli. Sono un bel rosa –
mi disse Ariel tirandomi alcune ciocche – Afrodite apprezzerà –
Nina
mi diede un bacio sulla guancia – senza rancore – mi disse
-
no, dai liberatemi. Quello.. quello non sa cantare! – implorai – giuro che non
esco con altre ragazze, vi prego liberatemi. Esistete solo voi per me – Nina si
indicò i tappi.
-
scusa, ma non sentiamo Apollo. Ci vediamo dopo! Sempre se sopravvivi – sottolineò
melliflua e si allontanarono ridendo. Efesto tornò indietro poco dopo e mise
una telecamera puntata al mio viso.
-
così non ci perdiamo lo spettacolo – mi spiegò
Sopportai
stoicamente il concerto di quel..quel..coso. Nina e Ariel tornarono appena
finito con due ragazzi a braccetto. Uno lo conoscevo, l’altro era..bè bello
quasi quanto me.
-
questo è Michael Dubois, un figlio di Ermes. Il ladro migliore del mondo – lo
presentò Ariel facendo occhi dolci al suo accompagnatore
-
lui lo conosci, Eros. È così dolce e sensibile, un vero dio dell’amore. Bè ci
vediamo, dio del Sole – fecero per voltarsi, quando tornarono indietro – dimenticavamo!
– disse la più giovane battendosi la fronte – insieme, sorella? – chiese.
Ariel
e Nina presero un gran respiro - HEI,
QUESTO RAGAZZO HA OFFESO JUSTIN BIEBER! – io impallidii, un gruppo fan
impazzite mi accerchiarono ringhianti.
-
A MORTE IL TRUZZO CON I CAPELLI COLORATI!! –urlò una indicandomi.
Addio,
mondo crudele, troppe fanciulle non saranno più onorate della mia presenza.
POV
Nina
Stavamo
sul tetto dello stadio, le fan di Justin stavano scannano allegramente Apollo,
improvvisamente si sentì un “aiuto” seguito da un “non lo faccio più! Promesso!”.
Io e mia sorella ci guardammo e scoppiammo a ridere. Poi abbracciammo
teneramente i nostri nuovi ragazzi.
Nad: abbiamo diviso la Fic in due parti, ma in realtà sarebbe una. Perché..era
chilometrica..da far venire i capelli bianchi..
Baci