18.
La fine dell’inizio
Quando
Rowan e Michael si presentarono nel ufficio della professoressa Sprout, la donna
aveva gli occhi gonfi per le lacrime e stava accarezzando con dolcezza le piante
del piccolo vivaio che aveva addossato alle pareti. Subito si insinuò nelle
narici dei ragazzi un profondo odore di terra ed erba che aiutò a
calmarli.
La
professoressa Sprout non ebbe cuore di riprenderli per ciò che avevano fatto,
poteva capire le loro motivazioni: tutti gli Hufflepuff erano sempre stati mossi
da un profondo rispetto e amore per i propri amici, tanto che avrebbero fatto
qualsiasi cosa per loro. In realtà, capì che avrebbe dovuto aspettarsi una tale
reazione da studenti come Stebbins e James, così simili nel comportamento e nel
senso di giustizia e lealtà da sembrare fratelli.
Li
congedò con tenerezza, scompigliando loro i capelli
affettuosamente.
Michael
e Rowan rientrarono nella sala comune e furono accolti come eroi dagli
amici.
Cedric
fu il primo a farsi avanti, abbracciando Michael. «La prossima volta ti
persuaderò a non farlo. Lo giuro.»
«Lo
dici sempre, Ced.» commentò Michael, impallidito.
«Prima
o poi ci riuscirò.»
Mentre
Michael veniva stritolato dal suo gruppo di amici, Rowan era stato placcato dai
compagni del primo anno.
«Non
so davvero chi dei due sia più stupido, se tu o Stebbins. Non oso pensare quando
tu avrai l’età di Stebbins che tipo di persona sarai...» commentò Liam, facendo
capolino da dietro il divano, dove si era riparato poco tempo prima dall’attacco
delle api.
«Sicuramente
un idiota coi fiocchi!» rincarò Caitlin ridendo.
«Io
credo che a questo punto non possa che migliorare!» aggiunse Geoffrey, battendo
una mano sulla schiena dell’amico in segno di solidarietà.
«È
stato molto lodovole da parte tua
tentare di salvore Jinnì. Mi dispiasce di non esserti stoto d’aiuto.» disse Sheldon, arrivato in
quel momento attirato dalla fine del trambusto nella sala.
«Forse
è stato meglio così, avrebbe messo tutti in pericolo di espulsione!» intervenne
Helen, seria. Gli occhi verdi brillavano.
«Cos’hai?»
domandò Rowan, preoccupato.
«Beh,
sono felice che tu stia bene, ma Ginny non è ancora
tornata.»
Calò
un silenzio imbarazzante. Erano tutti così contenti che Rowan non fosse stato
espulso che avevano tralasciato il motivo per cui aveva rischiato di
esserlo.
Tornarono
in camera, costretti dai Caposcuola a rientrare.
Helen,
nonostante fosse sdraiata sul suo comodo letto, non poteva dormire. Che cosa
sarebbe successo se Ginny fosse morta? Avrebbero chiuso la scuola? Dove sarebbe
andata? Avrebbe più rivisto i suoi amici?
Si
guardò intorno, scrutando ogni letto: Amelia aveva gli occhi fissi sul soffitto,
come catturata da uno spettacolo che solo lei poteva vedere; Caitlin era persa
nei suoi pensieri, girata su un fianco, con la corta zazzera vermiglia che le
ricadeva sugli occhi; Alana leggeva avidamente un libro, o per lo meno dava
l’idea di esserne interessata; Carey era rannicchiata su se stessa, terrorizzata
per il destino di Ginny.
Chiuse
gli occhi e sperò con tutta se stessa che quell’orribile situazione si
risolvesse presto. Non riuscì a contare i minuti che trascorsero da quando
chiuse gli occhi a quando li riaprì: era ancora buio, probabilmente era appena
passata la mezzanotte. Qualcuno stava bussando animatamente alla porta del suo
dormitorio.
«L’hanno
trovata! L’hanno trovata! Scendete tutti, avanti! C’è un banchetto per
festeggiare!» esultò Gwen Morgan, facendo capolino nella loro stanza ancora in
pigiama e tutta scarmigliata.
Le
ragazze scostarono le coperte con un calcio e furono subito fuori dai letti, con
un sorriso enorme che solcava il viso.
Helen
si infilò le ciabatte, ancora incredula, e andò in sala comune, dove si era già
radunato un folto gruppo di Hufflepuff.
Scorse
Lance, Geoffrey, Liam, Rowan e Sheldon e subito corse loro
incontro.
«Avete
sentito? L’hanno trovata! L’hanno trovata davvero!» gridò, gettandosi tra le
braccia di Liam, abbracciata poi da tutti gli amici. «Non chiuderanno la scuola!
Finirà tutto bene!»
«Stento
ancora a crederci...» biascicò Alana, sopraggiunta in quel momento con tutte le
ragazze. «È meraviglioso!» continuò, lasciandosi abbracciare da
Sheldon.
«Non
avrei mai creduto che in questa storia ci sarebbe stato un lieto fine!» commentò
Rowan, accogliendo Caitlin tra le sue braccia. «Dai, Caity, non fare così...» le
accarezzò la schiena, vedendo che la ragazza piangeva dalla
gioia.
Il
banchetto a cui parteciparono fu uno dei più strani mai tenuti a Hogwarts. Al
tavolo Gryffindor, Ginny non era ancora presente, notarono gli Hufflepuff, ma
sapendola al sicuro poterono godersi la festa senza
preoccupazioni.
«È
stupendo! È come un gigantesco pigiama party!» commentò Hannah, servendosi del
budino con un largo sorriso.
«Adoro
i pigiama party! Spesso quando sono a casa da sola li organizzo.» commentò
Amelia. Tutti tirarono un sospiro di sollievo per il primo parere sensato della
ragazza.
«Però
alla fine non viene mai nessuno. Sarà perché chiamo a casaccio, visto che non ho
amici.» e sorrise, versandosi succo di zucca nel bicchiere come se avesse appena
finito di parlare del suo cagnolino. I ragazzi
ammutolirono.
«Prometto
che quest’estate ne faremo tantissimi insieme!» disse Helen, seria. Amelia la
guardò, strabuzzando i piccoli occhi neri e poi le sorrise. Il sorriso più
genuino che la ragazza le aveva mai visto fare durante tutto
l’anno.
«Justin!»
gridò ad un tratto Ernie, ergendosi come un re sul tavolo
Hufflepuff.
Helen
si sporse, trattenendo il respiro. Davanti al portone della sala grande c’era
Justin, fiero e magnifico, come circondato da un’aura di
invincibilità.
«Justin!»
gridarono all’unisono i ragazzi del primo e del secondo
anno.
Ernie
fu il primo a spintonare tutti, per correre ad abbracciare il suo migliore
amico, seguito a ruota da Hannah e Susan Bones, la ragazza timida sua
coetanea.
Helen,
per quanto desiderasse stringerlo affettuosamente tra le braccia, preferì
rimanere in disparte, e lasciare che il ragazzo si godesse le feste dei suoi
migliori amici.
Lance,
accanto a lei, la guardò. «Beh? Non vai a salutarlo?» sorrideva, felice, ed era
in piedi, pronto anche lui per abbracciarlo.
«I
suoi amici sono più importanti.»
«Beh,
allora dovresti essere qui anche tu.» disse una voce che la ragazza non udiva da
moltissimo tempo. Si voltò giusto in tempo per riconoscere l’identità di chi
aveva parlato.
«Justin!»
strillò, gettandosi letteralmente tra le sue braccia, felice come poche volte lo
era stata.
«Caspita
se sei cambiata, Helen!» rise il ragazzo, prima di essere sommerso dagli
abbracci di tutti gli altri amici. «Ehi! Non uccidetemi!» gridò, quando Ernie
cominciò a strofinargli la testa come se fosse un fratellino da
strapazzare.
«Tu...
brutto... cosa ci facevi fuori quel giorno?» esclamò il ragazzo, ricomponendosi
nella sua solita tracotanza ostentata.
Justin
si sedette accanto a lui e si grattò la testa. Fu un sollievo per Helen rivedere
i morbidi riccioli biondi muoversi, invece che rimanere plastificati e rigidi
come marmo.
«Credo
che stessi venendo a cercarvi...» rispose, ripensando a quel giorno. Gli
sembrava tutto così nitido, nonostante fossero trascorsi
mesi.
Il
ritorno di Justin aveva dato un’energia nuova agli Hufflepuff, non solo quelli
del secondo anno, ma anche a quelli del primo, che l’avevano eletto “eroe
dell’anno”, e quelli del quarto, specialmente i compagni di stanza di Cedric
Diggory, che erano suoi amici da sempre.
A
un’ora dall’inizio dei festeggiamenti, Justin non aveva smesso di guardare Harry
Potter, che in quel momento rideva con l’amico Ron Weasley e la ritrovata
Hermione Granger.
«Ernie,
mi accompagneresti?» domandò a bruciapelo all’amico.
«Dove?»
chiese Ernie, sputacchiando pezzetti di carne di cui aveva la bocca
piena.
«Da
Harry.»
Il
volto di Hannah si illuminò di gioia quando vide i suoi amici alzarsi in piedi e
dirigersi, sotto gli occhi di tutti, verso il tavolo
Gryffindor.
Quando
Justin fu di fronte a Harry, gli porse la mano, attirando lo sguardo ammirato e
colpevole di Ernie. Harry sembrava sconvolto.
«Grazie
per avermi salvato da quel serpente.» disse Justin, serissimo. «E mi dispiace di
non averti creduto. Sono davvero mortificato.»
Helen
sorrise, colpita dalla lealtà e dal senso di giustizia dell’amico: dopotutto,
era un Hufflepuff. Un Hufflepuff coi fiocchi, avrebbe
aggiunto.
«N-non
ti preoccupare.» arrossì Harry, stringendogli la mano. «Apprezzo che tu ti sia
voluto scusare.» e guardò Ernie, aspettando che dicesse
qualcosa.
«Non
vorrà convincere Ernie a chiedere scusa! Quello è più testardo di un mulo!» rise
Lance.
Ma,
con gran sorpresa di tutti, anche Ernie porse la mano a Harry, più impacciato di
Justin ma con gli stessi buoni propositi dell’amico.
«Sì,
beh, come ha detto lui.» borbottò, evitando accuratamente il suo sguardo. Justin
ridacchiava.
In
seguito a quell’episodio, ce ne furono altri due che resero quella festa la
migliore a cui Helen avesse mai partecipato.
Alle
tre e mezza del mattino, infatti, Hagrid fece irruzione in sala grande e i
tavoli di Gryffindor, Hufflepuff e Ravenclaw scoppiarono in applausi e
acclamazioni. Ma, se il tavolo Ravenclaw aveva battuto rispettosamente le mani e
gli Hufflepuff avevo gridato «bentornato!» fino a rimanere senza voce, i
Gryffindor fecero tremare la sala grande in boati, gettandosi letteralmente
addosso al Guardiacaccia e abbracciandolo.
Non
molto tempo dopo, la professoressa McGonagall si alzò in piedi e richiamò
l’attenzione degli alunni.
«A
tutti gli studenti.» esordì, con un largo sorriso sul volto segnato. «Il
professor Dumbledore ed io abbiamo convenuto che, a seguito dei recenti
avvenimenti, sia corretto aggiungere qualche punto alle case che si sono
rivelate protagoniste.»
Dumbledore
guardava con insistenza il tavolo Gryffindor, e Helen fu certa di averlo visto
fare l’occhiolino a Harry.
Il
preside si alzò. «Per lo straordinario coraggio, la lealtà dimostrata a me e
alla scuola e l’acutezza di ingegno, assegno a Harry Potter cento
punti.»
«È
giusto!» gridò Rowan, alzando il calice in onore di Harry.
«Sono
d’accordo!» ruggì Caitlin, imitandolo.
«Io
gliene avrei dati duecento!» commentò Lance. «Se quello che dicono è vero, il
Basilisco e tutto, meritava l’ordine di Merlino!»
Helen
e Justin annuirono, mentre Ernie si limitò ad un’alzata di sopracciglio
d’assenso.
Fu
difficile sedare le ovazioni dei Gryffindor, ma quando il clima sembrò
ricomporsi, il preside riprese a parlare, con più vigore. «È facile fidarsi
degli amici per le piccole cose, ma è molto più difficile seguire un amico in
un’avventura rischiosa, quasi mortale, con consapevolezza e maturità.»
Dumbledore guardava sempre nella direzione di Potter. «Per questo motivo assegno
cento punti a Ron Weasley!»
Nuovamente,
il tavolo Gryffindor esplose.
«La
debolezza non è un male, se fa crescere. E se questa debolezza è stata
contrastata con la forza di prendere le proprie decisioni e scegliere, è giusto
assegnare a Ginny Weasley cento punti.»
Gli
occhi di tutti si posarono sulla ragazza, che si era fatta piccola sulla sua
sedia, ora abbracciata dai suoi fratelli in una nuvola di capelli
rossi.
«Se
lo merita.» disse Carey, seduta vicino ad Amelia.
«Ma
che scelte ha dovuto prendere?» domandò Geoffrey, confuso.
«Non
lo so, ma il fatto che abbia rischiato la vita e sia sopravvissuta mi fa
innegabilmente concordare con Dumbledore.» rispose Alana, in un fremito. «Io al
suo posto sarei morta d’infarto.»
Tutti
annuirono.
«Assegno
cinquanta punti a Hermione Granger, per la brillantezza nel fornire agli amici
la soluzione dell’enigma,» boati Gryffindor sovrastarono la sua voce «a Colin
Creevey per il coraggio dimostrato nel tentare di fotografare il Basilisco,
ignaro dei rischi che correva.» il grido di festeggiamento dei rosso-oro risuonò
per tutto il castello: avevano vinto la Coppa delle Case per il secondo anno
consecutivo.
«E
come al solito, Gryffindor vince...» commentò Ernie, contrariato ma felice che
lo stesso destino non fosse toccato a Slytherin.
«Aspetta,
non ha finito!»
«Infine,
desidero assegnare cinquanta punti» i quattro tavoli trattennero il respiro. «a
Justin Finch-Fletchley e a Penelope Clearwater, per il coraggio dimostrato ad
essere usciti allo scoperto sebbene fossero consapevoli del rischio che
correvano.»
Hufflepuff
e Ravenclaw saltarono in piedi urlando. Justin si irrigidì come statua di
pietra, incredulo.
«Justin!
Hai visto? Sei un eroe!» gridò Hannah, abbracciando l’amico. «Siamo secondi!
Siamo arrivati secondi!»
«Non
posso crederci!» disse Rowan, stordito dai festeggiamenti, mentre veniva
abbracciato da Caitlin e Alana.
«Guardate
gli Slytherin!» indicò Helen, incastrata in un abbraccio tra Justin e Lance. Il
tavolo verde-argento era allibito, e il l’espressione di Malfoy tradiva un odio
spropositato misto al disgusto per essere stati battuti persino dagli
Hufflepuff.
Lance
incontrò lo sguardo di Abigail, nel suo pigiama blu scuro: era livida dalla
rabbia e accanto a lei Mary Elliott stava sicuramente maledicendo Harry. Le
sorrise, in un maldestro tentativo di riconciliazione, ma lei lo fulminò e gli
diede le spalle.
«Non
continuare a... si è alzato di nuovo!» gridò Rowan, scuotendo Lance e indicando
il professor Dumbledore, che non sembrava aver terminato con le buone
notizie.
«Inoltre,
la professoressa McGonagall ed io abbiamo convenuto che per festeggiare fosse
una buona idea cancellare gli esami di fine anno.»
L’ultima
parola non fu nemmeno udita dai ragazzi, che avevano già cominciato a urlare e
ad applaudire ben prima. I gemelli Weasley stavano spruzzando sul tavolo
Gryffindor caraffe di succo di zucca, ululando come matti e improvvisando
balletti sul tavolo, mentre il professor Flitwick sembrava tenere il
tempo.
«È
un miracolo!» scalpitò Rowan. «Justin, dovresti essere pietrificato più
spesso!»
Justin
non sapeva se ridere o colpire l’amico con un pugno o semplicemente
ignorarlo.
«Non
potevomo festejare melio il salvataggio!» esclamò Sheldon,
mangiando con grazia un bignè alla crema, mentre dietro di lui si scatenava il
finimondo.
Venne
per caso urtato da Sally-Anne, che si voltò e, notato di chi si trattasse,
assottigliò lo sguardo.
«Tu.»
sibilò la ragazza, mulinando i lunghi capelli biondi.
«Perks.»
«Francese.»
«Sheldon.»
«Volgare
zotico.»
«Principessa
dei mostri di fongo.»
La
ragazza gli diede la schiena, stizzita, tornando a esultare educatamente con
Georgia e Susan. Gli amici di Sheldon guardarono prima lui, poi Sally-Anne, poi
di nuovo lui.
«È
spaventoso.» rabbrividì Lance, impaurito dall’amico. «Vi odiate
proprio.»
Sheldon
annuì.
Verso
le cinque del mattino, i ragazzi furono congedati, e fu permesso loro di andare
a riposare nei rispettivi dormitori. Nel dormitorio Hufflepuff non si udirono
rumori fino alle due del pomeriggio, quando i primi cominciarono a svegliarsi,
con grande disappunto dei compagni di stanza addormentati.
Ernie
e Justin avevano dormito nel dormitorio dei ragazzi del primo anno. Avevano
continuato la festa fino alle sette, ma infine erano stati sopraffatti dalla
stanchezza e si erano abbandonati disordinatamente sui
letti.
Erano
le due e mezza del pomeriggio quando Liam aprì gli occhi, scoprendo di essere
stato il primo a svegliarsi e di essere perfettamente lucido e per nulla stanco.
Ernie, accanto a lui, lanciò un grugnito e fece per girarsi, ma il tonfo sordo
che riempì la stanza subito dopo il tentativo fece capire che doveva trovarsi
sui bordi del letto.
«Maledizione!»
esclamò, rialzandosi subito in piedi e raccogliendo la dignità rimasta. Liam
scoppiò a ridere e, con tutto quel baccano, anche gli altri ragazzi si
svegliarono, non meno irritati di Ernie.
«Vi
odio tutti.» esordì Rowan, tenendosi la testa, gli occhi piccoli e assonnati.
«Che cavolo è successo?»
«Buongiorno
anche a te!» rispose Liam, con ancora il sorrisetto sulle labbra. «Ernie è
caduto dal letto.» spiegò.
«Complimonti.» disse Sheldon, in uno sbadiglio.
L’assordante
cigolare del treno sulle rotaie stava uccidendo Lance.
«Io
odio i treni» decretò
infine.
Helen
rise. Lei, Lance, Rowan, Justin e Amelia avevano trovato uno scompartimento
tutto loro, mentre gli amici viaggiavano in quello
accanto.
«Sono
un po’ triste» disse infine Amelia, rimasta silenziosa per gran parte del
viaggio.
Lance
annuì. «Già, chissà se ci vedremo durante queste
vacanze...»
Helen
sorrise. «Ho parlato con Sheldon, Liam e gli altri: sarà difficile, ma ce la
faremo. Sheldon partirà per le vacanze con suo padre dopodomani, ma ci terremo
in contatto; Liam non andrà via, quindi sarà il più semplice da rintracciare,
mentre Geoffrey sarà in America fino ad agosto. Caitlin e Alana vanno in vacanza
assieme, ma hanno promesso di tenersi libere per agosto.»
Rowan
annuì. «Quindi agosto sia!»
«Sarà
troppo divertente! Potremmo fare una grigliata a casa mia!» esclamò Justin,
tutto un sorriso.
«Una
che?»
«Grigliata,
Rowan! Diamine! Mai partecipato a una grigliata?»
Rowan
stava per ribattere, quando la porta dello scompartimento si spalancò di scatto,
rivelando dietro di essa tre figure: Michael, Megan e
Cedric.
«I
miei piccoli!» gridò Michael, in una pantomima del pianto, gettandosi su Justin
e rischiando di strozzarlo. «Quanto mancherete a papà Michael e a mamma Cedric
durante queste vacanze!» e stritolò anche Helen.
Cedric
sospirò e Megan osservò la scena con puro disgusto.
«Michael,
lasciali stare. E questa storia che io sono la mamma deve finire. C’è gente che
crede che siamo fidanzati! Greta Buggin è venuta da me piangendo e pregandomi di
dirle che non era vero!»
Michael
lasciò Helen e si esibì nella migliore espressione da cane
bastonato.
«E
tu cos’hai risposto?»
«Che
non era vero!»
«Lo
sapevo. Tu non mi ami»
Rowan
rise. «Non è degno di te, maestro»
Il
volto di Michael si illuminò. «L’hai sentito Cedric? L’hai sentito? Oh, come
sono fiero di te, piccolo Rowanillo-imbranatillo!» e abbracciò anche lui,
schioccandogli un grosso e bagnato bacio sulla guancia.
«Ditemi
che questa farsa sta finendo, sento il bisogno di vomitare» sbottò ad un tratto
Megan “la Violenta”. «Ced, perché diavolo mi hai trascinata
qui?»
Cedric
rise. «Ma perché sotto sotto anche tu volevi salutare i
primini!»
«Ha.
Bella questa. Ciao, eh, sfigati del primo!» disse, e se ne andò senza
voltarsi.
Helen
sorrise e Lance guardò Cedric esterrefatto, in cerca di
risposte.
«L’avevo
detto io» esultò Cedric. «Vi ha salutati per davvero. Dovete starle davvero
molto simpatici»
Lance
sprofondò nella seduta. «Non oso pensare cosa faccia a chi non le sta
simpatico»
Cedric
e Michael si scambiarono uno sguardo eloquente.
«Meglio
così» disse Michael, nervoso. «Beh, allora arrivederci, primini! Statemi bene!»
abbracciò anche Amelia, con certa titubanza, e Lance, poi uscì dallo
scompartimento.
Cedric
baciò Amelia e Helen su entrambe le guance e abbracciò calorosamente Rowan,
Justin e Lance.
«Ci
vediamo l’anno prossimo, ragazzi!»
Quando
il treno si fermò a King’s Cross, Helen aveva già pianto due volte. Scese dal
treno e abbracciò per l’ennesima volta Alana, Caitlin, Liam, Sheldon e
Geoffrey.
«Mi
mancherete tantissimo! È come se avessi già trascorso una vita con
voi!»
Rowan
rise. «Contando che abbiamo sette anni davanti a noi, è come se invecchiassimo
insieme»
Helen
gli sorrise e gli saltò al collo. Rowan la alzò da terra e la fece
volteggiare.
«Stammi
bene, piccola! Ti scriverò un sacco!» e la baciò sulla guancia. Helen
arrossì.
Helen
abbracciò allora Justin, stringendolo forte. «Voglio vederti quest’estate. Ti ho
visto troppo poco durante l’anno» e Justin annuì,
divertito.
Fu
la volta di Amelia, che non si fece abbracciare, per paura di morire
strangolata.
Quando
Helen si fermò davanti a Lance, arrossirono entrambi.
«Allora...
buone vacanze» le disse Lance, vedendo già i suoi genitori in lontananza,
totalmente a disagio tra i Maghi.
«Sì,
buone vacanze, Lance» fece un passo avanti e lo abbracciò con
dolcezza.
Furono
interrotti dall’arrivo di una ragazza molto carina, dai capelli pel di carota,
le lentiggini e gli occhi azzurrissimi, mano nella mano con un giovane
altrettanto affascinante, dai tipici tratti irlandesi.
«Liam?»
chiamò.
Il
ragazzo si girò e alla vista della donna si illuminò. «Isolde!» le corse
incontro e l’abbracciò.
Si
voltò verso i suoi amici e fece le presentazioni. «Ragazzi, questa è Isolde, mia
sorella. Lui, invece è Lorcan, mio cognato»
«Molto
piacere» dissero gli altri in coro.
«È
andato bene questo primo anno?» domandò la donna, sorridente. «Liam ci ha
scritto moltissimo, parlando di ognuno di voi con toni
esaltati»
Rowan
guardò Liam con occhi strabuzzati. «Esaltato? Liam, riesci ad essere anche
esaltato? Non sapevo»
Liam
lo spintonò ridendo. «Rowan, il solito idiota»
«È
bello sapere che gli amici di mio figlio hanno capito subito che tipo sia» si
aggiunse il padre di Rowan, materializzatosi in
quell’istante.
«Papà!»
gridò Rowan, abbracciandolo. «Dov’è la mamma? Come sta?»
La
madre di Rowan aveva partorito poche settimane prima una bellissima bambina.
Purtroppo, nella foga e nel terrore di quell’anno scolastico, l’evento era
passato quasi inosservato. Ora, finalmente, gli amici di Rowan poterono
congratularsi col padre.
«Sta
benissimo, Row. È a casa con Elisabeth, che ti aspetta
trepidante»
«La
mia sorellina!» si aprì in un sorriso radioso. «Gente, vi saluto tutti! Vado a
conoscere la mia bellissima sorellina!» fece l’occhiolino, si aggrappò al
braccio del padre ed entrambi sparirono in un pop.
Caitlin
e Alana videro i genitori non troppo lontano da loro e rivolsero gli ultimi
saluti.
Caitlin
abbracciò forte tutti, ragazzi e ragazze, senza eccezioni, e schioccò un bacio
sulla guancia di Lance, sorridendo.
«Mi
raccomando, Lance-Pence, sempre più bello!» e, sotto gli occhi esterrefatti di
tutti, si allontanò.
Alana
fu molto più timida. Salutò con un veloce cenno e quando si trovò davanti a
Lance arrossì furiosamente e scappò.
«Qualcuno
deve tirarla un po’ fuori. Possibile che in un anno non si sia svegliata?»
commentò Amelia, sognante.
«Sci penseromo l’anno prossimo» disse Sheldon,
contenuto, prima di scorgere la madre e cominciare a sbracciarsi. «Mama! Mama!»
La
madre di Sheldon corse verso di lui e l’abbracciò. «Il mio bambino! Come sei
cresciuto!» parlava inglese correttamente.
Quando
anche Sheldon se ne fu andato, rimasero solo Helen, Lance e
Amelia.
«I
tuoi, Amy?» domandò Helen, preoccupata. I suoi genitori e quelli di Lance si
erano fermati a conversare.
«Arrivano
in ritardo, andate pure»
«Ma
nemmeno per idea! Li aspettiamo!»
Amelia
si guardò intorno e scorse una donna dai capelli chiari, girata di
schiena.
«Oh,
ecco mia madre. Andate, pure! Sta parlando con la madre di Eleanor, quella del
settimo!»
«Non
pensavo si conoscessero» disse Lance, sospettoso.
«Erano
vicine di casa quando erano giovani»
Helen
stava cercando Abigail. Voleva salutarla prima di andarsene, ma purtroppo
sembrava essere già andata.
«Vedrai
Abigail durante le vacanze?» chiese a Lance, mentre si avviavano verso i
genitori.
«Probabilmente
sì. Ci vediamo tutte le vacanze»
«Salutamela»
«Lo
farò»
Guardarono
entrambi Amelia. «Ciao Amelia! Buone vacanze»
Amelia
si diresse verso la donna, si avvicinò quando bastava per salutare da lontano
Lance e Helen. Helen scomparve, Lance uscì con i genitori dalla
stazione.
Tirò
un sospiro di sollievo.
«Scusa,
hai bisogno di qualcosa?» le chiese la donna dai capelli
chiari.
«No,
mi scusi, l’ho confusa con qualcuno che conosco»
Si
guardò intorno con circospezione e poi uscì dalla stazione. Fuori l’attendeva
una signora.
La
donna, che un tempo doveva essere stata molto bella, appariva sfiorita.
Dimostrava più anni di quanti ne doveva avere, aveva un fisico trascurato e
qualche striatura bianca copriva il caschetto disordinato di capelli color
cenere.
«Ciao,
mamma» la salutò Amelia, speranzosa.
«Ciao,
Amelia. Perché mi hai fatta aspettare? Sai che non posso lasciare la casa per
tanto tempo!»
«Stavo
salutando alcuni amici»
«Ti
sei fatta degli amici? Sono contenta» sorrise la donna, prendendo la ragazza per
mano.
«Già.
Abbiamo organizzato di vederci. In agosto» continuò Amelia. Rivolse alla madre
un’occhiata supplice.
La
donna sospirò. «Sai come funziona. Se ti senti a posto con te stessa, vai
pure»
Amelia
strizzò gli occhi per evitare di piangere. «Come posso sentirmi a posto con me
stessa, mamma? Come posso? Vorrei solo che tu mi dicessi: “Sì, Amelia, vai
pure”»
«Non
posso, e nei sei consapevole.»
«Allora
vai al diavolo» tirò via la sua mano da quella della madre e corse avanti, per
prendere il Nottetempo che l’avrebbe riportata a casa.
Sperò
sinceramente che quelle vacanze, come tutte, durassero il meno
possibile.
Due
mesi dopo.
Carissimo
Lance,
Sì,
tutte “O” tranne una “A” in Difesa Contro le Arti
Oscure.
Non
dire nulla, sto andando a tagliarmi i capelli.
E
NON provare a gongolare.
Una
valanga di affetto,
Helen
(continua...)
Sì,
avevo detto che ne mancavano due, purtroppo mi sono accorta che la divisione era
sbagliata (erano troppo corti), quindi li ho uniti in un unico
capitolo!
Innanzitutto
vorrei augurare a tutti voi un felicissimo Natale!
Bene!
Siamo giunti alla fine di questa splendida avventura! Sono stata felice di
condividere con voi i personaggi che mi portano via ancora oggi un sacco di
tempo e di fatica!
Il
seguito è già avviato, ma ci vorrà ancora parecchio prima che lo finisca, quindi
dovrete portare pazienza. Molta pazienza.
Vi
anticipo già il titolo, che sarà L’altra
faccia del Calice di Fuoco. Ebbene sì, salto Il Prigioniero di Azkaban. Non me ne
vogliate, vi assicuro che non accade niente ai miei Hufflepuff. Ci saranno
comunque dei rimandi e dei flashback nel caso di momenti
importanti.
Desidero
ringraziare tutti voi che mi avete seguito per un intero anno con pazienza, che
avete sopportato l’eternità tra un aggiornamento e l’altro, che avete recensito
o semplicemente letto, che avete apprezzato e ringrazio persino chi ha odiato la
storia (voci che dovrebbero farsi sentire, a mio parere). Grazie a chi ha messo
la storia tra i preferiti, tra le seguite, tra le ricordate, a chi ha messo “mi
piace” su fb ai capitoli... sinceramente, grazie a tutti.
Il
grazie più grande va però a eleanor89 che, con pazienza certosina, ha letto e
betato la storia, amato, sfottuto, odiato me e le pagine a volte incomplete. Ha
riso con Rowan, si è incacchiata con Helen, ha chiamato Lance “Percival” e mi ha
seguita passo passo fin dalle prime righe. Grazie, donna, sei troppo faiga.
Un
altro grazie va sicuramente alla mia carissima amica francese naturalizzata
milanese Veronika (chissà se leggerà mai questo capitolo XD), che mi ha corretto
la pronuncia di Sheldon, indovinato praticamente il futuro amoroso di ogni
personaggio e mi ha lasciata a bocca aperta con la sua analisi perfetta dei
personaggi. Tesoro, sei un mostro.
L’ultimo
grazie va a Helen, Lance, Rowan, Amelia, Alana, Caitlin, Liam, Geoffrey, Carey,
Sheldon e Abigail, perché sono stati degli spettacolari compagni di
viaggio.
Un
sorriso a tutti voi, ci leggiamo, si spera, il più presto
possibile.
Chiara