Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Eloise_Hawkins    02/01/2012    1 recensioni
Una raccolta di ricordi che si snoda tra le pagine di una vita vissuta con tenacia e affetto. Un'accozzaglia di giorni che narra di una crescita delicata, felice, a tratti sofferta, ma tutto sommato serena. Tra risate e coccole, tra lacrime e dolori, si svolge la vita di Chiara, la protagonista di questa storia, che con un sorriso a volte dolce, a volte amaro, racconta la vita che i suoi genitori le hanno regalato, l'affetto che la sua famiglia le ha donato, il sorriso che ha faticosamente costruito. Sempre all'insegna dell'amore, e del forte legame famigliare che Cinzia e Mauro hanno saputo creare.
A mio padre, che col suo sguardo mi ha insegnato il mondo.
A mia madre, perché nei suoi occhi ho imparato la fantasia.
A mia nonna, perché attraverso i suoi racconti ho capito la vita.
Ai miei folletti, Renata e Irene, che mi hanno tenuto per mano fino ad oggi, in questo girotondo chiamato vita
.
Questa storia si è classificata prima al contest "L'alfabeto dei ricordi", indetto da Angy Lulu sul forum di Efp.
Genere: Fluff, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Thanks for the memories'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

A come amore

 

Dieci anni – La rabbia di Mauro

 

Bronte, ore 10:54.

Mauro aveva gli occhi lucidi, ma per fortuna il riverbero degli occhiali impediva al pubblico di vedere la sua commozione. O forse il suo dolore.

Chinato su quell’uomo, ne teneva tra pollice e indice l’esile polso, privo di battito. Carmelo Fusco aveva ottantadue anni quando il neurologo gli diagnosticò una malattia nervosa degenerativa; a distanza di tre anni, si spense.

Sua moglie, accanto a lui, gli teneva l’altra mano, quella non impegnata dal medico, e piangeva con fortissimi singhiozzi disperati la sua perdita.

«Me l’avete ammazzato, me l’avete ammazzato» continuava a ripetere tra una lacrima e l’altra, e lanciava occhiate torve e cariche di dolore e disprezzo a Mauro, che manteneva lo sguardo fisso su quel volto rigato da una ragnatela di rughe, e immobile nella stasi della morte.

Era arrivato troppo tardi: quando era giunto presso il civico 91 di Via San Bernardo, Carmelo era già passato a miglior vita, senza che sua moglie se ne fosse accorta. Non era la prima volta che a Mauro moriva un paziente, ma era la prima che si scontrava con un dolore così palpabile, e la recente perdita del padre aveva contribuito a renderlo più sensibile sotto molti punti di vista, specie quello della morte. Sapeva che, in quanto medico, avrebbe dovuto mantenere una distanza e una freddezza che gli avrebbero consentito di non provare dolore per pazienti sconosciuti; ma in quel frangente, non riuscì a mantenere il controllo.

Quando chiuse la porta di quella casa, scoppiò in lacrime

 

Casa Finocchiaro, ore 21:44

Chiara aveva appena indossato la sua camicia da notte preferita. Gliel’aveva regalata sua madre ormai quasi tre anni prima, ed era talmente consumata che aveva già cominciato a mostrare i primi segni di cedimento. Era strappata all’altezza del collo, e aveva l’orlo scucito. Il rosa di cui era tinta la stoffa era talmente scolorito da sembrare bianco, in alcuni punti.

Mauro le aveva detto più volte di buttarla, ma lei non l’aveva mai ascoltato: le piaceva troppo per rinunciarvi.

 

Cinzia era a danza, e Mauro era stato costretto a preparare la cena. Con nervosismo, la mano tremante e il labbro che di tanto in tanto fremeva al ricordo di quella mattina, aveva rotto un piatto, sbattendolo forte contro la tavola, quando si era reso conto che non c’era nulla di pronto: non aveva voglia di cucinare; voleva solo far finire al più presto quella pessima giornata. Ma aveva tre figlie a cui pensare, anche se mai come quella sera gli era pesato fare il padre.

Avevano finito di cenare da poco meno di un’ora. La tavola era ancora colma di piatti, nonostante Mauro avesse detto alle due figlie maggiori di sparecchiare. Quando, dopo una salutare e rifocillante sigaretta, fumata nella penombra del suo bagno, tornò in salone e si rese conto che Renata e Chiara non avevano obbedito alla sua richiesta, la rabbia deflagrò in tutta la sua devastante protesta.

Chiara ne sentì i passi pesanti, prima ancora di veder comparire il suo viso da dietro lo stipite della porta. Mauro urlava, ma lei non riusciva a capire cosa stesse dicendo: era troppo concentrata a osservare il suo volto contratto dalla collera. Era rosso, e lei poteva vedere la vena del suo collo pulsare pericolosamente.

Mauro la prese per un polso con forza, e la strattonò bruscamente. Tutto ciò che riuscì a cogliere Chiara furono alcune parole che, prima ancora che dispiacerle, la terrorizzarono.

«E buttala questa camicia da notte» Era un urlo di rabbia così potente e spaventoso, che la bimba si chiuse a riccio su stessa, stringendo le spalle tra di loro e incavando la testa sul collo. Ma non servì. Suo padre le afferrò il colletto della camicia da notte, e lo tirò forte, con una violenza devastante: la stoffa si squarciò con un suono straziante, e tanta fu la brutalità con cui l’uomo compì quel gesto, che Chiara perse l’equilibrio e si trovò a ricadere tra le braccia di suo padre. Ma questo volta, ad accoglierla, non trovò il caldo abbraccio paterno, bensì la voracità di un mostro che non riconosceva più e di cui aveva paura.

Vergognata dalla sua improvvisa nudità, Chiara raccolse il lembo penzolante della camicia da notte e cercò di coprirsi il petto, sebbene non avesse ancora forme da celare; poi, terrorizzata da quella reazione, si scostò subito dalle braccia di suo padre e cercò di sfuggire alle sue grinfie.

Fu in quel momento che sentì la porta di casa aprirsi, e con un salvifico pianto si gettò tra le braccia di sua madre, appena tornata dalla sua attività ludica. Lei la abbracciò, senza fare domande, e vide in quel momento suo marito comparire da dietro la porta della stanza delle bambine: aveva sul volto una traccia di quella rabbia, ma quella collera violenta era stata sostituita da un’espressione mortificata, e sorpresa per il suo stesso comportamento.

 

«Io non ti permetto di fare una cosa del genere a mia figlia»

Mamma urlava. Era la prima volta che li sentivo litigare così forte. Ed era colpa mia.

Questo pensiero mi uccideva: mi sembrava l’apocalisse. Si erano chiusi nella loro camera, e io mi ero accucciata dietro la porta serrata, e ascoltavo quello che dicevano. In realtà, parlava solamente la mamma; veramente, più che parlare gridava. Sembrava folle di rabbia; chissà cosa aveva pensato. Papà non aveva nemmeno avuto il tempo di spiegarsi, e mamma era saltata subito alle sue conclusioni.

Quella litigata durò qualche minuto, ma a me sembrarono ore. Quando sentii il silenzio teso della fine svuotare l’aria di attesa, scappai nella mia stanza. Mamma mi raggiunse lì, pensando che dormissi. Mi rimboccò le coperte e poi si accucciò accanto a me. Si addormentò dopo ore, ma io, tra le sue braccia, mi sentivo scomoda e non riuscivo a dormire. Avevo gli occhi aperti e pensavo alla tragedia che si era consumata per causa mia.

Non so quanto tempo passò, prima che prendessi quella decisione. Scivolai lentamente dal letto, attraversai il corridoio e aprii piano la porta della camera dei miei genitori. Papà era sveglio, forse aspettava la mamma. Non so cosa provò quando vide la mia minuscola sagoma stagliata contro la luce del corridoio. Entrai in camera sua, mi arrampicai sul letto e lo abbracciai. Fui costretta a superare la paura che avevo provato qualche ora prima, perché quest’ultima era molto più debole del mio amore per lui. L’avevo temuto per la prima volta, in un modo feroce e selvaggio che non aveva fatto altro che accrescere il mio affetto.

«Ti voglio bene» dissi.

«Anche io, amore. Scusa»

Ci addormentammo così. Non ricordo cosa successe la mattina dopo.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Eloise_Hawkins