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Autore: CarolPenny    02/01/2012    3 recensioni
Perchè era andato via? Perchè non era rimasto a parlarle e a ribbattere come era suo solito fare? Perchè non aveva ammesso che dopotutto, forse, lei aveva ragione, che si poteva essere speciali anche senza ricordarlo costantemente a tutti. Che si potevano rendere i rapporti con le altre persone meno rudi se solo ci si fosse venuti incontro. Ma Potter era sempre stato fatto così. In lui c'erano stati solo cambiamenti fisici, ma il carattere non era affatto maturato e a volte sembrava di parlare ancora con il ragazzino undicenne che aveva conosciuto il primo giorno ad Hogwarts. Eppure con gli amici era diverso. Remus aveva potuto testimoniare come fosse serio riguardo molte cose. Come fosse ambizioso nella possibilità di diventare Auror e come era stato responsabile nell'aver accolto Black in casa sua, diversi mesi prima, portando sulle spalle il peso della storia di una famiglia intera, il peso dei racconti e dei segreti che l'amico gli aveva cofidato...
Era stato grazie a quelle parole che Lily aveva deciso di cominciare a comunicare di più con il ragazzo.
Dov'era quel James Potter tanto amato da Remus e dai suoi amici? (cit.)
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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i signori della luna piena -capitolo 13 (Vi chiedo scusa per l'enorme ritardo, ma nelle ultime settimane sono stata molto impegnata, tra l'altro ho avuto anche problemi con il pc, ma eccovi il tredicesimo capitolo che a dire la verità doveva  terminare con i primi avvenimenti che troverete nel prossimo. Cercherò di aggiornare prima
la prossima volta. Grazie per la pazienza, spero continuerete a seguirmi!)
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Nara aveva fatto finta di nulla. Non aveva prodotto alcune Profezia, ma si trattava solo di una piccola premonizione, tra l’altro non era difficile immaginare che Carol e Sirius la stessero aspettando per cena, curiosi di sapere dove era stata.
In effetti, dopo l’accaduto, aveva cercato in tutti i modi di convincersi che non fosse accaduto nulla di speciale, e che Alexandre fosse un tipo fin troppo strano, e che sarebbe stato meglio evitarlo il più possibile, così come Carol, Lily, ma anche lei stessa avevano ripetuto più di una volta.
Non significava niente aver visto e sentito tutta la scena perfettamente. Proprio niente.

*
Carol prese Nara per un braccio nonostante fossero sedute. L’amica stava tremando.
“Avanti, Lily!” stava dicendo da parecchi minuti.
Quel giorno erano scese a colazione molto presto, infatti le quattro tavolate della Sala Grande erano ancora semideserte. In ogni caso, i Prefetti di ogni casa stavano distribuendo le Pergamene Ufficiali con i Voti Provvisori di Gennaio.
Quando Evans arrivò dalle due amiche, Nara quasi le strappò la Pergamena di mano e fece volare quella di Carol. Quest’ultima e Lily si guardarono, alzando contemporaneamente gli occhi ai cielo.
Jackson fece un sospiro, mentre ancora leggeva, Turner raccolse la sua Pergamena ed Evans si sedette di fronte a loro.
“Allora? Più tranquilla ora?” fece Carol senza guardare l’amica e spolverando il foglio con i suoi risultati.
“Si…” rispose semplicemente Nara “E voi?”
Lily aveva appena arrotolato la sua Pergamena.
“Come al solito.”
“Tutti Eccezionale, ovviamente!” commentò Jackson.
L’altra le fece una linguaccia, sorridendo.
“Wow!” fece poi Carol leggendo i voti. “Ci sono anche le valutazioni dei corsi di potenziamento!”
Lily annuì.
“Buble mi ha dato un Oltre Ogni Previsione, anche se sono mancata nelle ultime settimane…”
“Sono contenta che tu abbia deciso di tornare al corso, Carol!” le disse Lily, sorridendo sinceramente.
L’altra ricambiò. Dopo essersi scusata con Remus, aveva deciso davvero di tornare al corso di Antiche Rune. Dopotutto, adorava quella disciplina.
“E poi, tutti Eccezionale anche tu?” disse Nara, amaramente, poggiando le braccia sul tavolo.
Carol allora guardò i risultati dell’amica.  Aveva ricevuto due Eccezionale, in Incantesimi e Divinazione. Un Oltre Ogni Previsione, in  Storia della Magia. Accettabile invece in Trasfigurazione e Difesa contro le Arti Oscure. Lumacorno, infine, le aveva messo Scadente, tanto per cambiare.
“A me sembra che ti sia andata bene… e ci sono molti mesi ancora per recuperare! Comunque, ho avuto Eccezionale soltanto In Difesa contro le Arti Oscure, Incantesimi e Trasfigurazione!” rispose Carol, mostrandole i risultati.
Potter, Black,  Minus e Lupin erano appena arrivati, e sistemati vicino alle ragazze, cominciarono a commentare a loro volta i Voti Provvisori di Gennaio.
Non era andata affatto male. James aveva ricevuto gli stessi voti di Carol, Sirius invece aveva un’Eccezionale in più di entrambi, Minus invece disse di potersi ritenere fortunato:  Accettabile in tutto. Remus infine, così come Lily, aveva ricevuto una sfilza di Eccezionale, escludendo Divinazione.
In quest’ultima disciplina, solo Nara aveva ricevuto il voto massimo e fu per lei motivo di orgoglio.
Quel pensiero felice però, svanì subito quando lo sguardo della ragazza si incrociò, due tavoli più in la, con quello di Alexandre Crutchfield.
“Io direi di festeggiare!” fece improvvisamente Carol alzando il suo calice di succo di zucca.
“Tra l’altro, oggi una ragazza speciale compie diciassette anni!”
Lily abbassò lo sguardo, sorridendo.
“Non ce n’è bisogno…”
“Almeno un brindisi, no?”
Anche gli altri alzarono i loro calici e li fecero cozzare l’uno con l’altro.
“Buon compleanno!”
Lily sorrise di nuovo, dolcemente ed emozionata.
“Quindi ci sarà una festa stasera in Sala Comune?” chiese allegro Black.
“Non credo…” fece sbrigativamente Evans.
“Ma dai, Lily!” si intromise Carol “Diciassette anni non si compiono tutti i giorni!”
La rossa la guardò, arricciando le labbra, mentre l’altra la pregava di accettare la sua proposta.
“Va bene… ma una cosa davvero piccola!”
Carol la guardò soddisfatta e poi l’abbracciò.
“Io credo proprio che non mangierò niente, allora…” disse Peter, massaggiandosi la pancia e ricordando ciò che era successo alla festa di Black.
“Penso sia una buona idea…” gli rispose Remus.
Potter invece non disse nulla, e questo diede molto da pensare a Lily.
Per tre anni consecutivi si era svegliata il giorno del suo compleanno circondata da fiori di ogni tipo, comparsi misteriosamente nella notte. Sul comodino, accanto ad una rosa, invece c’era sempre lo stesso biglietto, con la stessa frase:
Vuoi uscire con me, Lily?”
Quella mattina non erano comparsi fiori, ne tantomeno il biglietto.
Potter si era finalmente arreso? E perché quel pensiero le sembrava così strano?
James si alzò improvvisamente, fece il giro del tavolo, per poi fermarsi dietro Carol, che tirò per un braccio, facendola alzare.
“Ahia!” fece lei “Che c’è Potter?”
Lui le passò un braccio dietro la schiena e si allontanarono, parlottando.
Il gesto non passò inosservato, ma, anche se non lo diede a vedere, Lily fu la più colpita.
In ogni caso, i due si fermarono accanto a Rich, Looney ed Hanna Hook.
Magari dovevano solo parlare di Quidditch. Forse.

*

La prima settimana di Febbraio fu fredda e molto piovosa. Una tregua la si ebbe, fortunatamente, il sabato. Nonostante il sole, tutt’intorno si potevano ancora osservare le colline innevate, e il ghiaccio rendeva i cortili esterni molto scivolosi.
Lily arrivò con sollievo in Biblioteca, si sedette al primo tavolo, vuoto, e iniziò alcuni compiti di Pozioni. Si immerse nella lettura di un libro che il professor Lumacorno le aveva prestato, lasciando che il tempo passasse senza che potesse rendersene conto. Improvvisamente strizzò gli occhi per prendersi una pausa, e si accorse che, intanto, qualcun altro si era seduto al suo stesso tavolo. La persona più insospettabile di tutte, che si vedeva davvero di rado lì: James Potter.
Riprese a leggere. Era così abituata ad ignorarlo, ormai.
“Smettila di fissarmi…” gli disse a voce bassa.
Sentiva il suo sguardo addosso, e non era la prima volta che succedeva, quindi non ci fu neanche bisogno di controllare. Era come se un sesto senso le dicesse che lo stesse facendo, ed infatti, fu costretta a smettere di leggere.
Lui le sorrise.
“Non vedo come possa darti fastidio… non ti ho neanche salutata per non interrompere la tua lettura!”
“Beh… grazie per averlo fatto, ma dovresti essere qui per studiare, non per guardare me…”
Aveva alzato troppo la voce, forse, infatti Madama Pierce guardò in quella direzione con ammonimento.
James non rispose, prese invece un pezzo di pergamena dalla sua borsa. Lily non riuscì a non pensare che fosse tornato tutto alla normalità. Solo qualche giorno prima aveva avuto la sensazione che Potter avesse cominciato ad evitarla apposta, e non capì effettivamente se quello fu un motivo di sollievo o meno. Lo aveva semplicemente trovato strano, troppo strano.
Lily notò solo in quel momento che al tavolo di fianco al loro, erano sedute sei ragazze che ormai lei conosceva bene perché facevano parte del James Potter Fan Club. Due erano di Grifondoro, del quarto anno, amiche anche di Rita Collins. Tre di Tassorosso e una di Corvonero. Borbottavano tra loro e guardavano sia James che lei. Alla fine del tavolo c’era anche il cercatore di Tassorosso, Katy Soul,  che osservava il gruppo.
Evans si passò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e ricominciò a leggere. Avvertì comunque dei movimenti, il rumore di un pezzo di carta che si stracciava ed improvvisamente un bigliettino le volò sopra le pagine del libro di Pozioni.
Io non ho il permesso di guardarti mentre studi, ma ovviamente Mocciosus può farlo!”
Lily si guardò subito intorno. Dall’altra parte del corridoio dove si trovava lei, seduto ad un altro tavolo, c’era Severus. In pochi secondi successero diverse cose. Voltò lo sguardo verso la porta, dove stava Potter, il cui sguardo sembrava essere più che indignato. Il ragazzo si sistemò meglio la tracolla della borsa e poi uscì. Le ragazze del fan club lo seguirono subito, ovviamente, guardando lei in cagnesco.
Lily sospirò. Quella storia non sarebbe mai finita, pensò amaramente. Da quanti anni James Potter e Severus avevano, chi in un modo, chi in un altro, attirato la sua attenzione?
Ogni giorno sperava vivamente che arrivasse il momento in cui avrebbero smesso. Le dava enormemente fastidio essere coinvolta nei loro continui litigi.
A pensarci bene, comunque, era da molto che non assisteva ad un episodio del genere. Ma la competitività tra i due c’era ancora. Forse era più silenziosa, era nascosta, ma palese negli sguardi, c’era.
Riprese a leggere il libro, ma ad ogni pagina, il pensiero ritornava al bigliettino di Potter, ormai appallottolato sul tavolo. Non dava mica lei il permesso a Severus di rimanere a fissarla? E cosa era questa storia del permesso, poi?
Sospirò rumorosamente e chiuse il manuale. Non riusciva più a concentrarsi.
Katy Soul la stava osservando di sottecchi, ma lei se ne accorse.  Cosa voleva anche lei?
Piton invece non era più seduto. Probabilmente era andato via a sua volta.
Lily mise velocemente libri, penna ed inchiostro nella sua borsa e si alzò. Incrociò lo sguardo di Madama Pierce e fece un cenno di saluto, prima di abbandonare la Biblioteca.
Si sentiva troppo strana. Di solito studiava sempre senza problemi, tranquillamente. Era una cosa che le riusciva fin troppo bene. Quel pomeriggio invece si stava rivelando negativo. Aveva troppi pensieri per la testa.
Girovagò per i corridoi per parecchio tempo, senza una vera meta. Svoltò un angolo e fu quasi investita da due ragazzi di Corvonero.
“Ehi!” esclamò subito.
La borsa le cadde a terra.
“State più attenti!”
I due si scusarono velocemente e poi ripresero a correre.
“Secondo te si stanno dando a botte?” disse uno.
“Beh, io lo farei! Soprattutto dopo tutto quello che Potter gli ha detto poco fa!” rispose l’altro correndo più velocemente.
Si, quel pomeriggio si stava rivelando peggio di quanto pensasse. Ormai ne aveva la conferma. Aveva parlato troppo presto. Era in corso una nuova, e sicuramente non molto felice, discussione tra James e Severus. Inizialmente, pensò di ignorare tutto e di tornare alla torre di Grifondoro, ma poi decise, quasi inconsciamente, di andare a vedere cosa stesse effettivamente accadendo.
Raccolse velocemente la borsa e si affrettò a raggiungere i due ragazzi di prima. Scesero tutte le scalinate, fino alla Sala d’Ingresso. Uscirono dalla porta principale. Nel cortile non c’era nessuno e i Corvonero proseguirono, prendendo il sentiero che portava al campo di Quidditch. Lily indossò una sciarpa che aveva portato nella borsa, e nonostante fosse senza cappotto, uscì.
Man mano che si avvicinavano, notò che anche altri ragazzi stavano andando verso la stessa direzione.
“Cavolo, quanta gente che si è aggiunta!” disse sempre uno dei Corvonero.
Una gran folla era riunita in cerchio e nel mezzo, alcune persone stavano urlando.
Lily non riuscì a capire molto e notò Nara, proprio lì avanti. Quando la raggiunse riuscì a vedere meglio la scena. Peter stava mantenendo con fatica Sirius, per le spalle, mentre Jackson gli diceva di stare calmo. Poco più avanti James stava urlando contro Sam Corner.
Dietro Potter, anche la squadra di Grifondoro sembrava alternata, e lo stesso si poteva dire dell’altra, di Corvonero, dietro il proprio capitano.
“Permessi o no, vogliamo allenarci da soli!”
“Sei troppo megalomane, Potter! Non ti serve tutto il campo! Metà basta per un allenamento!”
“Come fai a sapere cosa serve ai miei allenamenti?”
“Si dia il caso che anche io sia un Capitano, e mi sacrifico per la mia squadra!”
I Corvonero applaudirono.
“E questo cosa vorrebbe dire?”
“Come ti ho già detto, questo è l’unico giorno in cui possiamo allenarci, oltre al nostro incontro infrasettimanale!”
 “Cosa succede?”
Carol arrivò affannata, accanto alle due amiche. Probabilmente era velocemente tornata nella Sala Comune per cambiarsi dopo il corso di Potenziamento di Antiche Rune.
Le amiche non risposero, in ogni caso, lei capì da sola il motivo di quel litigio.
“Problemi vostri, non miei!” sbottò ancora Potter.
Lui e Corner erano vicinissimi.
“Infatti, mi riferisco proprio a questo Potter! A te cosa importa della squadra? A te interessa solo essere il miglior Cercatore della scuola, perché ovviamente senza di te loro non sono niente!”
Questa volta James chiuse la mano destra a pugno e alzò il braccio verso il Corvonero, pronto a colpirlo.
Carol si fece velocemente tra i due e li separò.
“Fermi! Basta!”
“Dillo al tuo capitano… presuntuoso e violento, come sempre!”
“JAMES!”
Turner lo prese violentemente per le spalle, per farlo fermare. Dietro di lui la squadra di Grifondoro stava fischiando contro Sam Corner, ma Hanna e Margaret stavano comunque trattenendo Looney e Rich. William McOre invece era stato già fermato da Flowerbed.
“Smettila anche tu Corner! Se continuate ad urlare e ad offendervi non si arriverà a nulla!” disse sempre Carol rivolta al Corvonero, i pugni ancora stretti attorno alla divisa di Potter, per farlo stare fermo.
“Se il problema è l’allenamento del sabato allora vuol dire che faremo una settimana a testa!”
James la guardò allucinato.
“Ma cosa ti salta in mente, Turner? La partita è tra meno di un mese!” sbottò.
“Allora vuol dire che troveremo un altro giorno per allenarci! Potremmo chiedere alla professoressa McGrannit e al professor Vitious di cederci alcune delle loro ore… visto che entrambi tengono per le proprie squadre…”
“Questa è una buona idea…” fece Sam Corner “Vado immediatamente a parlare con il professor Vitious!”
“E io vado dalla McGrannit!”
“Lascia fare a me, Ramoso, ci vado io!” disse Sirius, guardando James. “Pensate ad allenarvi ora, non perdete altro tempo…”
Potter annuì.
“Grazie, amico…”
Black si liberò dalla presa di Peter e insieme a Nara uscì velocemente dal campo.
La discussione non era stata certamente piacevole, ma Lily fu felice di scoprire che non fosse avvenuta tra Potter e Severus. Non riuscì però ad evitare di pensare che l’arrabbiatura del ragazzo verso il capitano di Corvonero fosse in gran parte nata a causa di ciò che era successo poco prima in Biblioteca. Dopotutto si trattava di dividere il campo. L’avevano fatto nelle settimane precedenti, senza lamentarsi più di tanto.
Carol lasciò finalmente le spalle di James, che però la afferrò per un polso, portandosela in disparte.
Improvvisamente arrivò un vento forte e gelido che fece allontanare parecchie persone dal campo. Alcuni si rifugiarono tra gli spalti. Ma faceva troppo freddo per Lily. Sarebbe stato meglio tornare nel castello.


*

James si era diretto al centro del campo, la mano ancora stretta sul polso di Carol, che lo seguiva, interrogata.
“Per quanto mi riguarda, la discussione con Sam Corner è finita.” disse lei, quando si fermarono.
“Non è di questo che voglio parlare…” rispose lui immediatamente.
“Va bene, allora di cosa? E fai in fretta, ti ricordo che Sirius è andato a parlare con la McGrannit proprio per farci guadagnare un po’ di tempo…”
“Si, lo so, è inutile che tu me lo ricorda!” la interruppe.
Il resto della squadra si avvicinò a loro e Potter li mandò a fare riscaldamento, diversi metri più in là.
“Cercherò di essere breve… forse…” ricominciò il ragazzo.
Era proprio il momento meno adatto, ma sentì di doverglielo dire.
Carol si cinse i propri fianchi con le mani.
“Ho bisogno di te…”
La ragazza aprì leggermente la bocca, completamente spiazzata.
“Ho bisogno del tuo aiuto!” precisò Potter.
Sembrò essere leggermente nervoso.
Carol tossì leggermente.
“Ehm… ok! Riguardo cosa?”
“Riguardo chi…” aggiunse lui.
La ragazza arricciò le labbra e annuì.
“Ho capito… si tratta di Lily!” e alzò gli occhi al cielo. “Non vorrai mica chiedermi di convincerla ad uscire con te?”
James alzò le sopracciglia.
“Perché, lo faresti?”
Carol sbuffò, esasperata.
“Certo che no!”
Questa volta fu Potter a sbuffare.
“Vorrei soltanto che le chiedessi che cosa c’è in me che non va!”
“Cosa c’è che non va? Non lo sai? Sei presuntuoso, arrogante, egocentrico…”
“Ehi ehi! Vacci piano!”
“Sto semplicemente citando le sue parole!”
“Ah ecco, perché invece tu non pensi che io sia tutte quelle cose che hai detto?”
Carol alzò nuovamente gli occhi ai cielo.
“Diciamo che, in realtà qualche volta lo penso anche io!”
James incrociò le braccia al petto. Sembrava offeso.
“Lo sapevo che sarebbe stata una pessima idea parlare con te. Scommetto che più tardi le dirai tutto e insieme riderete alle mie spalle!”
Turner dondolò la testa di lato.
“Ridere? No, grazie. Non ci chiamiamo James Potter!”
“A-h-a!” esclamò lui, sarcastico.
Carol guardò verso gli altri membri della squadra di Grifondoro, che ogni tanto si giravano verso di loro.
“Senti…” fece spazientita “Io… ho intenzione di aiutarti, ma credo che dipenda tutto da te!”
“In che senso, scusa? Sono anni che ci provo e ci riprovo e, certo ho intenzione di farlo ancora!”
I pensieri di Carol ritornarono al loro terzo anno, quando si era presa una cotta per lui.
“Provochi molta più sofferenza di quanto tu possa immaginare… Non sai quante ragazze vorrebbero essere al posto di Lily!”
“Ma è di lei che mi importa!”
La ragazza cominciò a pensarci su.
“Hai scelto il momento meno adatto per discutere di una questione del genere…”
Pensò a tutte le volte che aveva visto James chiedere a Lily di uscire.
Ti conosco bene, Potter! E la mia risposta è no!” aveva detto lei l’anno precedente.
“Ascolta…”
James le prestò subito attenzione.
“E se facessi, che so, una sorta di doppio gioco? Continui a dimostrarle i tuoi sentimenti, ma senza essere palese e inopportuno. Anzi, potresti anche ignorarla. Sono sicura che la troverebbe una cosa strana. E se così non fosse, potrei farglielo notare io…”
Non seppe neanche come le fosse venuto in mente.
Potter sorrise sornione.
“E’ proprio quello che sto facendo!” esclamò allegro “E Sirius, Remus e Peter pensano che sia una buona idea!”
“Oh, che amici saggi… non c’era bisogno di interpellarmi, allora!”
“Beh, tu sei un’ amica di Lily… la conosci sicuramente meglio di tutti e quattro!”
“Se proprio vuoi saperlo… lei ci parla poco delle sue questioni personali… e noi non le chiediamo niente. Io e Nara siamo sempre state discrete…”
Fecero silenzio, poi Carol montò sulla scopa.
“Ma come ti ho detto prima, ho intenzione di aiutarti, ovviamente però, non posso assicurarti niente!”
“Quello lo avevo capito!” disse James montando a sua volta sulla sua Tornado 7.
Entrambi presero il volo e raggiunsero gli amici di Grifondoro.
“Iniziamo con dei passaggi, tutti insieme! Mettetevi in cerchio!” esclamò il capitano alzando le braccia.
William gli passò la Pluffa.
“Sai cosa ho notato invece?”
Carol gli si era avvicinata di nuovo.
“Cominci ad ignorare Lily e dai un po’ più attenzione a me!”
Lui le fece una linguaccia.
“Non mi sottovalutare! Se vuoi, possiamo tornare ai vecchi tempi… mi manca un po’ prenderti in giro!”
Questa volta fu lei a cacciare la lingua, di rimando.
“No, grazie. Ti preferisco più comunicativo e meno offensivo!”
Scoppiarono a ridere e poi James passò la palla a Rich.
“In realtà…” continuò lui “Ultimamente sembravi un po’ depressa…”
Carol quasi mancò la Pluffa che Hanna Hook le aveva lanciato e che lei passò a William.
“Non è una questione molto allegra…” fece a voce bassa.
Lui la guardò per un attimo, ma non aggiunse nulla. La Pluffa era ritornata tra le sue mani.
Turner fu davvero grata a James, poiché non le fece nessuna domanda. Non sarebbe riuscita a dirgli che era innamorata di uno dei suoi migliori amici. Da una parte, sentiva il desiderio di dichiararsi, di rivelare quel segreto custodito da lei e dalle amiche, ma poi sarebbe stato tutto più difficile e probabilmente sarebbe stata ancora più dura di prima.
Si allontanò da Potter. Erano troppo vicini, e loro si stavano allenando sui passaggi lunghi.
Lui le lanciò un’altra occhiata e poi urlò a tutti di mettersi in posizione.
“Turner, agli anelli!”

*

Nei sogni di Nara non comparvero più solo Sirius ed Alexandre. Questa volta accanto a Black c’era anche Carol, con l’aria completamente sconvolta.
Sarebbe dovuta andare assolutamente dalla professoressa Moon. Il libro delle interpretazioni, così come aveva detto Crutchfield, quella volta sembrò davvero non riuscire a darle alcuna risposta. Solo l’insegnante avrebbe avuto la competenza giusta per poterle spiegare il perché di quel sogno. Perché fosse sempre lo stesso, identico, ogni notte. Nei gesti, nelle espressioni, nei soggetti…
Ora era comparsa anche la sua migliore amica…
“Nara, dove stai andando?”
“Verso la Torre Nord.”
“Ma… abbiamo lezione di Divinazione tra un’ora… adesso c’è la pausa…”
Nara guardò Carol e notò che infatti Sirius stava uscendo nel cortile, insieme ai suoi amici, approfittando della bella giornata.
“Scusa Carol, ma devo parlare con la professoressa Moon… cose che riguardano il corso di potenziamento…”
“Ti accompagno?”
Nara si morse un labbro.
“Meglio di no… potrebbe essere una cosa lunga… ci vediamo direttamente dopo. E avverti anche Sirius…”
Turner squadrò la sua amica. Lily, accanto a lei stava facendo lo stesso.
“Nara… è successo qualcosa?” le chiese, con una punta di preoccupazione.
Doveva aspettarselo. Carol la conosceva bene. Si era resa conto che qualcosa non andasse per il verso giusto.
Nara tremò leggermente. Questa volta doveva dirglielo. Non voleva più tenerselo per sé.
“Sto andando dalla professoressa Moon perché… negli ultimi tempi… però Carol, Lily, non vi arrabbiate! Ve lo avrei detto… volevo solo parlare prima con la professoressa e cercare una spiegazione a tutto questo…”
Le due amiche le rivolsero uno sguardo sorpreso e allo stesso tempo ansioso.
Nara raccontò loro dei sogni, e anche delle due conversazioni avute con Alexandre Crutchfield.
“Credo che parlare con la professoressa Moon sia la cosa più giusta da fare…” commentò subito Lily “E credo sia meglio parlarne anche con la McGrannit”
“Beh, prima andrò a parlare con la Moon” rispose Jackson. Stava tremando ancora.
“Sei sicura che non ci sia bisogno che ti accompagni?”
“Tranquilla Carol… meglio che ci parli da sola…”
L’amica però non sembrò affatto rassicurata.
“Non preoccuparti… lo sai che sono sempre stata molto portata per la Divinazione… magari sto perfezionando la mia tecnica…” le strinse una mano.
“E riguardo i sogni?” le chiese invece Lily.
“A volte sono l’espressione del nostro inconscio… altre volte tante cose buttate lì a caso… avvenimenti di particolare importanza che la tua mente ha elaborato più lentamente magari…”
Stava cominciando a sentirsi più tranquilla.
Le due amiche annuirono.
“Ci vediamo dopo!” e sorrise loro.
Carol ricambiò subito.
“A dopo!”
Nara si sistemò la tracolla della cartella e cominciò a salire le scale. Ad ogni passo si sentì più serena. Si era tolta un primo peso. Tra l’altro il castello era anche illuminato dai raggi del sole che rendevano l’ambiente meno grigio e noioso. Una volta arrivata all’ingresso della Torre Nord, aveva pensato già al discorso che avrebbe fatto alla professoressa Moon. Varcò l’entrata, poi diretta alla scala a chiocciola  dovette fermarsi.
Come fatto apposta, Alexandre Crutchfield era nella stessa posizione del loro ultimo incontro.
La ragazza proseguì senza dire niente, ma fu lui a parlare.
“Devo darti ragione…”
Nara cominciò a salire la scala, ignorandolo.
“Noi non abbiamo niente in comune… non sei la persona che credevo fossi… non hai alcun talento nella Divinazione…”
Questa volta Jackson si fermò, affacciandosi verso di lui.
“Ah si?”
Lui sorrideva, soddisfatto.
“Mi piacerebbe proprio sapere perché hai cambiato idea.”
Si guardarono intensamente. Probabilmente stava solo cercando di attirare la sua attenzione, se lo sentiva. Quello sarebbe stato un altro discorso da fare alla professoressa Moon: che cosa pensasse di  Alexandre Crutchfield.
Nara aspettò che lui parlasse di nuovo e che le desse una risposta ma lui continuò semplicemente a sorridere soddisfatto.  

*

“Cosa hai fatto? Hai invitato Peter alla festa?”
“Si… Lumacorno aveva bisogno al più presto di comunicare i nominativi dei membri del Lumaclub e dei loro partner da inserire al suo tavolo…così…”
Carol guardò Lily allucinata.
“Ma… ma… sei stata invitata da più di cinque persone…”
“Si… Peter almeno non mi sbava dietro…”
Erano quasi arrivate alla Torre Nord.
“Ma… e James?” chiese ancora Carol, a voce bassa.
Lui e i suoi amici erano proprio dietro di loro.
Lily la guardò con scetticismo.
“Prima cosa, lui non me l’ha chiesto. Seconda cosa, pensi che io avrei mai accettato?”
“Ma…perché?”
Carol non aveva mai insistito tanto nel voler parlare di Potter, ma aveva promesso a quest’ultimo di aiutarlo. Proprio il ragazzo si mosse velocemente verso di loro.
“Turner?”
Prese Carol per un braccio.
“Ti va di venire alla festa con me?”
Le due ragazze si immobilizzarono contemporaneamente.
“C…cosa?” riuscì a dire la mora, sconvolta.
“E’ un si, vero?”
James le fece un occhiolino, Carol non riuscì a dire nient’altro. Era troppo sorpresa.
“Volevi il perché?” le sussurrò Lily. “Eccotelo!”
La rossa li superò, con nervosismo. Turner non stava capendo più nulla.
“Potter?!” esclamò vicino al ragazzo che le sorrise allegramente.
“Si può sapere cosa ti è saltato in mente? Io non verrò alla festa di San Valentino!”
“Si, certo che verrai! Ti ho appena invitata!”
“Potevi invitare Lily!”
“E poi, il povero Peter dove lo mettiamo?”
Carol allargò le braccia, spazientita.
“Quindi… hai deciso proprio di ignorarla del tutto?”
James si girò verso Evans, che aveva ormai varcato la soglia della Torre Nord insieme agli altri alunni del sesto anno e annuì.
“Senti… io ho accettato di aiutarti, ma non puoi usarmi!” disse ancora Carol  puntandogli un dito contro.
Lui rise.
“Non ti sto usando! L’hai detto tu stessa che ultimamente ti sto dando più attenzioni! Volevo davvero invitarti!”
Carol scosse la testa.
“Sei molto ambiguo… lo sai?”
James rise ancora più forte ed insieme entrarono a loro volta nella torre.
“Non mi andava di invitare nessuna del Fan Club… è solo di una che mi interesso, lo sai.”
“Invitare me non semplifica certo le cose.”
“Si invece… tu sei mia amica… sai che non è niente di serio, niente di impegnativo… conosci i miei piani…”
Carol fece una smorfia. Stava cominciando a pentirsi di aver accettato di aiutarlo in quello strambo piano conquista Lily. Anche se, proprio la ragazza, poco prima, era andata via alterata, e non poco, dopo l’uscita geniale di Potter.
Turner sospirò gravemente. L’adolescenza era più incasinata di quanto potesse immaginare. Quell’anno, in modo particolare, si stava rivelando parecchio complicato.
Quando entrarono nell’aula Carol notò Nara che si era già seduta al solito tavolo, il più vicino alla cattedra e aveva posizionato la sua sfera di cristallo. Accanto a lei, c’era anche Lily. Le raggiunse subito dopo aver rivolto una smorfia a Potter.
 La professoressa Moon era affacciata ad una delle finestre della torre, ed osservava il cielo.
“Buon pomeriggio, cari.” disse distrattamente continuando a guardare fuori.
Qualcuno rispose a voce bassa.
“Allora, Nara… cosa ti ha detto la professoressa Moon?”
Carol si sistemò meglio sulla sedia e guardò di sottecchi Lily, che stava facendo lo stesso.
Jackson rivolse loro uno sguardo radioso, ma non rispose perché l’insegnate cominciò a parlare.
Quel giorno si sarebbero dovuti esercitare intensamente con la sfera di cristallo, tanto per cambiare.
La voce della Moon però era molto strana quel giorno, debole, come se la donna fosse malata.
Nara continuò a sorridere, accarezzando la sua sfera. Sembrava davvero serena, quindi lo strano stato dell’insegnante probabilmente non c’entrava nulla con la storia della ragazza. Forse era malata davvero.
Carol sbuffò e cominciò ad osservare anche lei l’altra sfera presente sul tavolo, che condivideva con Lily. Non aveva alcuna voglia di farlo. Anzi, avrebbe preferito sapere cosa la professoressa avesse detto a Nara, ma la sua amica era ovviamente troppo presa dall’esercitazione nella sua materia preferita.
Allora si rivolse ad Evans. C’era un’altra questione da chiarire.
“Io non verrò alla festa Lily…” sussurrò “E Potter stava scherzando, ovviamente, quando mi ha invitata… lo sai che cercava di attirare la tua attenzione…”
La rossa non la guardò, ma dopo un sospiro rispose.
“Bene… ancora una volta ha fallito clamorosamente…”
“Ma… come? Non mi pare che tu abbia ignorato ciò che ha detto!”
Lily alzò gli occhi al cielo.
“E’ naturale che, se qualcuno ti si fionda davanti, tu non possa ignorarlo, ma io mi riferivo ad un’altra maniera del tutto differente di farsi notare…”
Carol aprì la bocca per rispondere ma la professoressa Moon arrivò proprio in quel momento al loro tavolo ed entrambe ritornarono a fissare la sfera. L’insegnante però non si fermò a parlare con loro e passò oltre, al tavolo di fianco.
Turner ed Evans seguirono con lo sguardo i suoi spostamenti, poi la prima guardò Nara.
Si stava applicando davvero molto, poiché aveva il viso praticamente azzeccato alla sfera e gli occhi che lacrimavano.
Lily aveva riportato lo sguardo verso l’altra sfera invece e quando Carol fece lo stesso ritornò a parlare.
“Devi sapere che Potter è…”
Ma si interruppe poiché Nara aveva fatto un movimento brusco urtando Carol.
“Nara!” la rimproverò Turner ma subito si interruppe anche lei e la guardò attentamente.
Jackson aveva chiuso gli occhi, le mani premevano forte contro le orecchie. Dalla sua bocca fuoriuscirono lamenti e singhiozzi.
“NO!” urlò improvvisamente, cominciando ad agitarsi sulla sedia.
Carol e Lily si immobilizzarono, spaventate.
Nara continuò a muoversi e ad urlare.
La professoressa Moon sembrò essere ancora più impaurita degli alunni.
Tutti avevano smesso le loro attività e stavano guardando Jackson.
“Nara?”
Carol si fece un po’ di coraggio, cercò di prenderle le mani, ma l’altra si mosse ancora più freneticamente.
Fiotti di lacrime uscivano dagli occhi ancora chiusi, altrettanti di saliva dalla bocca.
Sirius, James e Lupin raggiunsero il tavolo, ma Nara continuò a muoversi e a piangere, a scalciare, ad urlare.
Carol provò a chiamarla di nuovo ma il terrore si era ormai impossessato di lei.
Black prese Nara per i fianchi, chiamandola a sua volta, Potter invece per i polsi, ma la presa della ragazza sembrò essere più forte che mai.
“NO! NO!” urlò di nuovo, cercando di liberarsi.
La Moon non si mosse, nonostante le richieste di aiuto da parte di tutti i Grifondoro. Passarono diversi minuti, fino a quando Jackson cacciò un urlo ancora più disperato e urtò con un braccio la sua sfera di cristallo che cadde a terra e si frantumò.  A quel punto, gli spasmi terminarono e Nara si accasciò, tra le braccia di Sirius, che la fece poi stendere a terra.
Carol si inginocchiò a sua volta. Lacrimava, e sentì Lily fare lo stesso.
“Nara…Nara…” cercò di dire tra i singhiozzi.
“Dobbiamo portarla in infermeria.” disse fermamente Lupin.
“Professoressa Moon?” chiamò invece Black, ma l’insegnante non li stava guardando. Era invece tornata accanto alla finestra, dove l’avevano trovata quando erano entrati.
“Lascia stare…” fece James “E’ solo una vecchia pazza! Portiamo Nara fuori di qui!”
La fermezza dei ragazzi fu di grande aiuto in quel momento. Potter  e Black presero Nara per braccia e gambe e si affrettarono ad uscire.
“Voi rimanete qui!” ordinò Lily al resto della classe, riacquistando un pizzico di lucidità.
Tutti, sia i Grifondoro che i Tassorosso sembravano sconvolti quanto lei.
Carol prese una mano di Nara e cominciò ad accarezzarle la fronte. Il suo viso era diventato pallidissimo.
“Cosa le è successo?” chiese Black.
Il suo sguardo era serio e fermo, ma la sua voce lo tradì. Aveva tremato.
Turner singhiozzò forte.
“Non lo so…” disse flebilmente.
Non riusciva a pensare a nient’altro. L’unica immagine fissa nella sua mente era quella della sua migliore amica, che urlava, piangeva, sbavava e che infine si accasciava svenuta, quasi a sembrare senza vita.
 
Ai ragazzi fu ordinato di aspettare fuori dall’infermeria, quando la professoressa McGrannit e il preside Albus Silente arrivarono, dopo essere stati avvertiti da Lupin. Fu richiesta anche la presenza della professoressa Moon ed ad ogni singolo alunno venne chiesto di spiegare cosa fosse successo. Le loro versioni coincidevano perfettamente. Carol fu presa dall’ansia, cosa che non le era mai successa in modo così intenso. Aveva smesso di piangere, ma continuava a tremare, abbracciata a Lily che intanto  cercava di consolarla e tranquillizzarla.
Nara si svegliò solo un’ora dopo e insieme agli amici, in infermeria entrarono anche il professor Vitious e la professoressa Gaiamens. Probabilmente la notizia aveva fatto già il giro di tutta la scuola.
Jackson era ancora pallidissima, come se fosse malata, gli occhi aperti e lucidi.
Quando si girò verso gli amici però, successe qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato. Cominciò ad urlare di nuovo, a muoversi nervosamente.
“VOI NO!”
Le lacrimarono gli occhi. Intanto però aveva stretto un braccio di Carol e le impediva di allontanarsi.
I ragazzi furono costretti ad uscire di nuovo, mentre Turner, gli insegnanti e Madama Chips tentarono di calmare nuovamente Nara.
Carol cercò di  raccogliere tutta la forza che aveva per riuscire a combattere ansia e paura e strinse a sua volta l’amica che improvvisamente la riconobbe e la chiamò.
“Carol… Carol…”
“Sono qui… calmati…”
Nara l’abbracciò.
“I Potter saranno i primi…” le sussurrò ad un orecchio. “I Potter…”
I Potter? A chi e cosa si riferiva?
Turner cercò di chiederglielo, ma l’altra continuò.
“E poi anche Sirius… e Minus e Lupin e noi… lo so. So quando accadrà…”
Scoppiò a piangere nuovamente e si staccò da Carol.
“NO! NO!” urlò mettendo le mani sulle orecchie, come aveva fatto durante la lezione di Divinazione.
“Signorina Jackson…”
“La testa… mi scoppia!” si lamentò ancora Nara.
“Signorina Jackson…prenda questo…”
La professoressa McGrannit e la professoressa Gaiamens avevano la bacchetta puntata verso la ragazza, le cui mani finalmente si staccarono dalle orecchie e Madama Chips le ficcò un cucchiaio in bocca che conteneva probabilmente un sedativo. Il preside e il professor Vitious erano intenti ad osservare la scena attentamente. La Moon era più distante, e non guardava.
Carol rimase immobile, cercando di ragionare sulle parole che l’amica le aveva appena detto, ma non riuscì davvero a pensare a nulla, a trovare una spiegazione a quello che stava succedendo.
“Signorina Turner…”
Si lasciò prendere per un braccio dalla professoressa McGrannit e si allontanò da Nara, ora sul punto di assopirsi.
“Può tornare in Sala Comune oppure…”
“Voglio restare qui…” rispose subito Carol quasi inconsciamente.
Voleva stare con la sua migliore amica. Voleva capire. La situazione le sembrava ancora così surreale.
L’insegnante guardò la Gaiamens e poi annuì, facendo sedere la ragazza su una sedia accanto al letto.
Nara si era ormai addormentata.
Passarono molte ore, Carol sempre seduta di fianco all’amica, ogni tanto anche sul punto di assopirsi a sua volta. L’infermeria si svuotò. Uno dopo l’altro gli insegnanti uscirono ed infine anche la luce si fece più debole, segno che ormai stava calando la sera.
“Signorina Turner…”
Carol sobbalzò. Il preside Silente era di fronte a lei, dall’altra parte del letto. Non si era neanche accorto che fosse entrato. Madama Chips stava agitando la bacchetta, qualche metro più in la e stava cambiando delle lenzuola.
“E’ stata qui tutto il pomeriggio, la vedo molto stanca… credo che sia meglio che torni in Sala Comune, tra l’altro ha anche saltato la cena…”
“Preside.” Fece subito lei, quasi interrompendolo. “Lei ha idea di…”
“So cosa sta per chiedermi, Caroline. Credo però che lei abbia abbastanza cervello per poterci arrivare da sola…”
La ragazza si girò distrattamente verso l’amica.
“Ha avuto una fortissima crisi di nervi…”
“Qualcosa di molto più grave, temo…” aggiunse subito Silente.
Carol si stropicciò gli occhi, cercando di trattenere le lacrime.
“Come se la sua mente si fosse sforzata molto più di quanto le sue stesse energie potessero permettere…”
“Ma… come?”
Il preside le rivolse un sorriso sincero.
“Credo che questo lo sappia solo la signorina Jackson… visto che nessuno, né lei né i suoi amici ha notato qualcosa di strano nel suo comportamento oggi…”
Carol guardò di nuovo Nara, profondamente addormentata e sospirò gravemente.
“Lei ha bisogno di una bella dormita, signorina Turner?” continuò Silente, sorridendo rassicurante.
In infermeria erano entrate di nuovo la professoressa McGrannit e la Gaiamens.
Turner si alzò. Desiderava rimanere lì tutta la notte, non le andava proprio di tornare in Sala Comune dove tutti l’avrebbero sicuramente bombardata di domande.
“Non potrei… ehm… rimanere? ”
Tutti la guardarono, ma i loro sguardi non erano sorpresi, anzi, molto serveri.
“Se lo ritiene necessario, non vedo perché non potrebbe…” rispose sempre Silente, guardando poi prima Madama Chips, poi la Mcgrannit, che annuì. L’infermiera sembrò leggermente contrariata ma poi annuì a sua volta dopodichè la direttrice di Grifondoro trasfigurò la sedia dove stava Carol in una poltroncina. Nessuno disse più nulla, almeno verso la ragazza. Silente invece parlò a quattrocchi con tutti gli insegnanti, ed una alla volta andarono via.
Madama Chips portò un paio di coperte a Carol.
“Mi raccomando…”
Furono le sue ultime parole. Le ultime pronunciate in infermeria quella sera.

Il giorno seguente, Lily si svegliò molto presto. Non era riuscita a riposare come si deve a causa di quello che era successo il pomeriggio precedente e del fatto che Carol fosse rimasta in infermeria.
Si lavò e vestì in fretta e decise di raggiungere le due prima di colazione.
Quando arrivò davanti la porta, si fermò per respirare, visto che era salita quasi di corsa e qualcuno la urtò.
“Ahia!”
“Oh… scusa Lily!”
La persona con cui si era scontrata fu proprio Caroline.
“Dove stai andando così di fretta?”
“Dalla professoressa Moon.”
Turner riprese a camminare.
“Dalla… ma come sta Nara?”
A quel punto Carol fu costretta a fermarsi di nuovo, sospirando e guardando l’amica seriamente.
“Non lo so… ieri le hanno dato un sedativo molto forte… che la terrà a riposo per ventiquattro ore circa… si sveglierà nel pomeriggio…”
Fecero silenzio.
“Mi accompagni?” chiese poi la mora a Lily.
Quest’ultima guardò di sfuggita la porta dell’infermeria, poi, raggiunse Carol.
“La professoressa sa cosa è successo?”
“Non so niente… Ieri tutti i professori hanno parlato con il preside, ma lui mi ha detto solo che è come se Nara avesse eccessivamente sforzato la sua mente…”
Svoltarono un angolo. In pochi minuti avrebbero raggiunto la Torre Nord.
“Ma… lei si è sempre impegnata molto durante le esercitazioni di Divinazione… e ieri non ha fatto nulla di così diverso o particolare…”
Lily si interruppe, ricordando il momento. Lei e Carol erano state impegnate tutto il tempo in una conversazione su Potter. Anche Turner si rese conto della stessa cosa. Loro due avevano ignorato Nara  e a sua volta Nara aveva ignorato loro.
Attraversarono un altro corridoio, illuminate flebilmente dai raggi pallidi del sole e varcarono la soglia della torre.
“In realtà…” ricominciò Carol fermandosi. “Non voglio parlarle dell’incidente…” fece una pausa guardando la porta al di sopra della scala a chiocciola.
“Ricordi cosa ci disse Nara ieri prima della lezione? E che ne avrebbe parlato con la Moon?”
“Credi che c’entri qualcosa? E che sia coinvolto anche Crutchfield?”
Carol si morse un labbro.
“Ancora una volta non lo so… ma… Nara non mi aveva mai nascosto nulla prima d’ora… probabilmente questa cosa ha pesato in lei molto più di quanto si rendesse effettivamente conto…”
Carol cominciò a salire le scale. Lily la seguì, più lentamente, cominciando a pensare.
“Se quello che credi c’entra davvero qualcosa non pensi che la professoressa abbia già informato il preside?”
“E perché allora lui non l’ha detto a me?”
Turner cominciò a tremare leggermente. Lily allora le mise una mano sulla spalla. Erano ormai arrivate davanti la porta dell’aula.
“Per non darti ulteriori preoccupazioni o procurarti altro stress, immagino. O magari, si tratta di qualcosa di cui non dobbiamo preoccuparci…”
Carol non era del tutto convinta, ma non aggiunse nulla e bussò alla porta. Ci vollero parecchi minuti prima di vedere comparire la professoressa Moon. Per diversi secondi nessuno disse niente e si guardarono, poi l’insegnante si strinse addosso il suo scialle scucito e annuì.
“Lo sapevo… me lo sentivo…” disse con un filo di voce, tornando indietro, cominciando ad attraversare la stanza. Lasciò la porta aperta e le due ragazze lo presero come un invito ad entrare e così fecero.
La Moon si fermò solo dopo aver raggiunto la sua cattedra e Carol e Lily fecero lo stesso.
“Cosa sapeva?” le chiese subito Turner. “Che sarebbe successo?”
E’ ovvio che si riferisse all’incidente del pomeriggio precedente.
La donna le guardò, profondamente addolorata e annuì di nuovo.
Carol sgranò gli occhi.
“Lo sapeva?? E perché non ha detto e fatto nulla?” quasi urlò.
“Non puoi cambiare ciò che è previsto debba succedere… Non puoi cambiare il destino…”
Carol sgranò gli occhi, completamente sbalordita. Lily cercò di calmarla.
La professoressa Moon spostò il suo sguardo verso la solita finestra, oltre le colline
“Professoressa, non siamo venute per parlare di ciò che è successo…” fece Evans, stringendo sempre Carol a sé. Forse sarebbe stato meglio se fosse stata lei a parlare.
L’insegnante allora dedicò loro attenzione.
“Ieri pomeriggio, prima della sua lezione, Nara è salita qui per parlarle di alcune cose accadute ultimamente. Dei suoi incontri con Alexandre Crutchfield di Serpeverde, di quella…”
“La signorina Jackson è salita qualche minuto prima di voi due e del resto della classe….  non mi ha detto proprio nulla. ” la interruppe la Moon.
Questa volta fu Lily a sgranare gli occhi.
“Non le ha parlato? Non le ha veramente mai detto nulla della sua visione nella sfera di cristallo in compagnia di Alexandre Crutchfield…?”
La donna scosse lentamente la testa.
“Assolutamente nulla.”
Non era possibile. Stava mentendo, non potevano esserci altre spiegazioni.
Le due amiche si guardarono sconcertate, senza sapere cosa aggiungere.
“Alexandre Crutichield… eh?” riprese poi la Moon e le ragazze si voltarono di nuovo.
“Non ho mai visto un ragazzo allo stesso tempo così devoto alla Divinazione quando il contrario…” fece una pausa “Non ha mai ascoltato i miei consigli, non ha mai consultato un solo libro. Ha sempre fatto di testa sua, eppure, è sempre stato incredibilmente portato. L’anno scorso mi obbligò a dargli lezioni extra, ma a metà dell’anno se ne andò… Non mi piace… non mi piace per niente! Non mi è mai piaciuto! State alla larga da lui, se potete…”
Carol e Lily erano completamente spiazzate, sorprese, demoralizzate da non riuscire ad aggiungere altro.
“Vorrei davvero augurare alla signorina Jackson una veloce guarigione… ma… temo di non poterlo farlo… sento di non poterlo fare…”
Quelle furono le parole di congedo della Moon, poiché si allontanò, scomparendo dietro la grossa tenda rossa che portava al suo alloggio.
Turner e Jackson rimasero immobili per mezzo minuto e poi, in silenzio, uscirono dall’aula e scesero la scalinata.
“Nara non le ha detto niente…” commentò Carol con un filo di voce. “Non le ha detto niente… non è proprio andata da lei… cosa ha fatto allora?”
Quella verità era stata davvero troppo inaspettata, e ora stava diventando anche spaventosa.
“Io lo so!”
Le due ragazze sobbalzarono per la sorpresa e guardarono proprio nella direzione da cui era venuta la voce che aveva pronunciato quelle parole.
Si sarebbe detta una coincidenza. No, era troppo strano che proprio il quel momento comparisse l’argomento delle loro preoccupazioni: Alexandre Crutchfield.
Dopo un attimo di sorpresa l’atteggiamento di Carol cambiò. Da sorpreso passò ad alterato.
“Certo che lo sai! Scommetto che è venuta proprio a parlare con te! Che cosa le hai detto? Che cosa le hai -fatto-?”
Fu un gesto quasi inconscio. Carol prese la bacchetta e la puntò contro il ragazzo che non sembrò colpito.
“Certo che sei molto più sveglia di quanto tu non sembra… soprattutto quando perdi tempo in quel campo di Quidditch!”
Carol strizzò gli occhi e alzò ancora di più la sua bacchetta.
“Rispondi Crutchfield…” si intromise Lily, con più calma “Sono un Prefetto e potrei…”
“Non mi interessano le tue minacce, Evans! Ma sono contento di vederti!”
Il ragazzo sorrise e le due si guardarono, completamente sconcertate. I sospetti che avevano sempre avuto su quel ragazzo cominciavano a dimostrarsi giusti. Quella situazione stava diventando molto ambigua.
“Si può sapere cosa cerchi? Mary McDonald è diventata uno straccio a causa tua e Nara è in infermeria in stato confusionale! Se lo fai per divertimento stai sicuro che non la passerai liscia!”
Alexandre sorrise di nuovo.
“Se credete che non ammetterò ciò che ho fatto o non ho fatto, vi sbagliate!” rispose tranquillamente.
Le due attesero.
“Pensate che ciò che sia accaduto alla vostra amica Nara Jackson sia tragico e sbagliato… ma non è così!... Io le ho detto la verità. Io l’ho aiutata!”
“AIUTATA?” urlò Carol “E’ per questo che adesso si trova in quelle condizioni? Costretta ad essere -sedata-?”
“Non c’era altra scelta… questo era il suo destino…”
Le ragazze erano ormai più sconvolte che mai.
“C’era bisogno di qualcuno che la guidasse… che la aiutasse a vedere il futuro!”
Quella frase, così simile a quelle che di solito pronunciava la Moon, suonò alquanto sinistra e folle.
“Lei… lei… cosa?”
Carol cominciò a lacrimare. Il respiro di Lily era diventato pesante.
“Ma certo… come facevate ad accorgervi che stesse succedendo… tra l’altro eravate così impegnate in quella conversazione…”
“Come fai a saperlo? Tu non eri lì!” Carol lo disse a fatica ma improvvisamente le ritornò in mente un pensiero. Lei aveva creduto si fosse trattato di un sogno quando quella mattina si era svegliata. Aveva ricordato quando la sfera di cristallo dell’amica si era rotta e aveva visto un grosso pezzo volare fino alla tenda rossa che separava l’aula dall’alloggio della professoressa Moon. E proprio lì, aveva intravisto qualcuno nascosto, aveva visto delle scarpe, e forse un occhio, ma si era rigirata subito, mettendo da parte quella sensazione, pensando si trattasse solo di suggestione.
Era vero invece.
“Non mi va di guardare una stupida ragazzina piangere!” esclamò il ragazzo. Il suo tono era diventato improvvisamente sprezzante.
“Va via Turner… e non ti succederà niente!”
Né Carol, né Lily compresero il senso di quella frase. Alexandre lanciò verso di loro un libricino dalla copertina scura.
Carol lo riconobbe subito. Era il diario dei Signori della Luna Piena che Nara aveva detto di aver perso diversi giorni prima.
“Pensavo di poterci trovare qualcosa di interessante… invece…” disse nuovamente il ragazzo.
Turner si inginocchiò per prenderlo, ma si accorse in tempo di una scintilla rossa uscita dalla bacchetta di Crutchfield. Non ebbe tempo per indugiare. Allargò il braccio dove teneva la sua verso Lily. Lo scudo di luce difese Evans ma non lei e l’incantesimo la colpì in pieno. Il suo corpo fu scaraventato sulla scalinata a chiocciola, rotolando poi fino al termine di essa.
“CAROL!” urlò Lily estraendo a sua volta la bacchetta e raggiungendo l’amica.
Alexandre rise forte.
“Tipico dei Grifondoro! Immolarsi per difendere un amico!”
Lily stava piangendo, cercando di far rinsavire Carol e non lo ascoltò. L’amica era immobile, non reagiva.
“Non sentirti in colpa, dunque…” continuò lui solennemente “Tanto non importa…” terminò duramente e lanciando un’altra scintilla che però Lily bloccò.
“Se ti arrendi ora, ti risparmierò la tortura, Evans!” esclamò acidamente il ragazzo.
“CHE COSA VUOI?” urlò Lily con rabbia.
Si era asciugata le lacrime e si sentì pronta ad affrontarlo.
“Che succede qui? Si gioca?”
Senza nessun preavviso e in modo assolutamente inaspettato, nella Torre Nord comparvero James Potter, Sirius Black, Remus Lupin e Peter Minus.
 “Oho! Sono arrivati i rinforzi!” commentò sarcasticamente Crutchfield. Avevano tutti e quattro le bacchette puntate verso di lui.
“Non importa quanti siete…”
Il Serpeverde disarmò Peter, ma dovette subito schivare due incantesimi lanciati da James e Sirius. Quest’ultimo poi si fece davanti a Minus per proteggerlo. Remus intanto aveva raggiunto Lily e il corpo di Carol, ancora immobile.
“A me invece importa tantissimo!” rispose Potter  “Ho la certezza che -l’unione faccia la forza-!”
Entrambi alzarono le loro bacchette, ma non ci fu più tempo per gli incantesimi.
“Ho visto abbastanza…” fece un’altra voce ancora.
La bacchetta di Alexandre volò via, nonostante nessuno dei ragazzi avesse fatto qualcosa, poi il Serpeverde si irrigidì completamente  e si accasciò a terra.
Sulla soglia della Torre Nord c’era Albus Silente.
I ragazzi rimasero immobili, presi alla sprovvista. Nello stesso istante, la professoressa Moon uscì dall’aula e guardò la scena, sconvolta.
“Sono desolato…” fu la prima cosa che il preside disse avvicinandosi a Lily, Remus e Carol.
James e Sirius abbassarono le loro bacchette e Peter andò a recuperare la sua.
“Avrei potuto evitare che accadesse…”
Si inginocchiò accanto a Turner. Lily stava già controllando se la ragazza respirasse.
“Cosa…”
“E’ stata schiantata!” disse Lupin.
Silente annuì e puntò la bacchetta verso Turner, sussurrando alcune parole incomprensibili.
Potter, Black e Minus si avvicinarono a loro volta, preoccupati.
Non appena il preside ebbe finito, Carol tossì forte e aprì gli occhi.
L’amica sospirò sorridendo e stringendole una mano. Anche i ragazzi sorrisero.
“Ottimo. E’ tutto apposto.” commentò ancora il preside e lasciò che i ragazzi aiutassero Carol a mettersi in piedi.
“Scommetto che non si sentirà affatto bene, però. Vertigini, nausea, immagino…” fece verso la ragazza che si guardò intorno, confusa. Poi annuì.
“La sensazione è quella…” rispose.
Tutti lo presero come un segno positivo.
“Signorina Evans… mi racconti con esattezza e dall’inizio che cosa è successo.” riprese Silente verso Lily, che si fece di nuovo seria, e cercò di ritornare in sé. Ormai il peggio era passato.
Raccontò tutto quello che lei e Carol avevano fatto quella mattina. La conversazione con la professoressa Moon, che era ancora sull’uscio della sua aula. I dubbi di Turner, e poi l’incontro con Crutchfield, il fatto che lui avesse ammesso di aver stregato Nara, di essersi impossessato della sua mente, e poi lo Schiantesimo contro Carol e l’arrivo dei ragazzi.
Silente la ascoltò con molta attenzione e non la interruppe neanche una volta. Al termine del racconto, annuì.
“Preside… perché Crutchfield ci ha attaccate? Perché ha fatto tutto questo? E’ follia?” gli chiese Lily, ancora leggermente confusa.
Lui assunse un’aria molto grave.
“Vede… “ rispose con calma “Sono diversi anni che tutto il corpo docente, io e il professor Lumacorno in particolare, tiene sotto controllo questo ragazzo. Sospettavamo, ed oggi ne abbiamo avuto conferma, che fosse in qualche modo in contatto con qualche grande personalità oscura…”
Tutti lo guardarono con attenzione.
“Intende…” cominciò Potter ma Silente lo interruppe.
“Non è da escludere… d’altronde ha attaccato tre ragazze Mezzosangue…”
Quella tesi sembrò confermare molte cose, ma la situazione non sembrò ancora del tutto chiara. Probabilmente erano ancora un po’ scossi.
Carol barcollò su sé stessa andando poi a scontrarsi con Lily che subito la sostenne aiutata da Remus che si trovava dall’altro lato.
“Credo che sia importante che la signorina Turner si riprenda, ora.”
Silente spostò il suo sguardo in su e si rivolse alla professoressa Moon.
“Letitia… prepari un bel the al miele per la signorina Turner.” esclamò appassionatamente.
“Non sarebbe meglio portarla in infermeria?” fece Lily.
“Sono sicuro che una tazza di the basti.” rispose l’uomo, sicuro.
I ragazzi sembrarono perplessi.
“Sono sicuro che la signorina Turner sia forte e si riprenderà molto presto.”
Carol fece un mezzo sorriso, anche se le girava la testa e il preside proseguì.
“Non c’è motivo di preoccuparsi… il signor Crutchfield era l’unico elemento a poter causare possibili disturbi all’interno di tutta Hogwarts. Ora non lo sarà più.”
Fece una pausa.
“Signorina Evans, signor Lupin, voi due fate compagnia alla signorina Turner. Voi tre invece aiutatemi a portare il signor Crutchfield fuori di qui.”
James e Sirius annuirono. Il primo poi guardò di sfuggita le due ragazze.
Se solo poco prima non avesse indugiato mentre guardava la Mappa Del Malandrino, sarebbero arrivati in tempo, e Carol non sarebbe stata schiantata. E se al posto di Turner ci sarebbe stata Lily?
Non se lo sarebbe mai perdonato.
Carol cominciò a lamentare dei dolori su tutto il corpo. Dalle braccia, alle ginocchia, alle spalle, alle caviglie. Lily le spiegò che era scivolata giù dalla scala a chiocciola quando le era stato lanciato lo Shiantesimo.
“Cosa?” fece Remus sorpreso, visto che Evans non aveva parlato di quella caduta e stringendo il braccio della ragazza mora con cui la stava sostenendo.
“Ahia!” fece Carol, tra l’altro leggermente imbarazzata.
Lupin si scusò.
"Ma come avete fatto a trovarci?" riprese Lily, rivolgendosi al ragazzo. "Non avevamo lezione di Divinazione stamattina..."
Remus non la guardò.
"Chiedilo a James. E' lui che ti trova sempre..." rispose semplicemente.
A Carol girava ancora la testa, e nonostante non sapesse effettivamente come avevano fatto i ragazzi a trovarle fece un mezzo sorriso sornione guardando di sottecchi Lupin che stava sorridendo a sua volta, guardando sempre avanti a se. Lily si zittì improvvisamente fissando la porta dell'aula di Divinazione.

*

Alexandre Crutchfield fu espulso da Hogwarts, ed ovviamente la notizia fece il giro di tutta la scuola. Senza tutti i dettagli, però.
Carol si riprese dopo poche ore ma per tutto il giorno ebbe le vertigini e dovette anche saltare la visita a Nara. Per tutta la settimana, il morale e l’atmosfera, soprattutto tra i Grifondoro, divennero molto tristi e cupi, caratteristiche non molto differenti da quelle del tempo metereologico. Nonostante ciò, l’avvicinarsi della festa di San Valentino rinvigorì gli animi e i corridoi furono invasi nuovamente da ragazzine eccitate e ragazzi in cerca di una persona che li accompagnasse.
Carol passò ogni colazione, pranzo, cena e notte in infermeria insieme alla sua migliore amica, la cui salute non sembrò affatto migliorare man mano che passavano i giorni. Non riconosceva sempre Madama Chips o gli insegnanti che venivano a farle visita, né tantomeno voleva sentir parlare dei suoi amici, a parte Carol. Aveva ancora quelle crisi di urla e pianto, e spesso mentre parlava di un argomento passava subito ad un altro, come se non si fosse neanche interrotta. Carol era ormai abituata ad entrare in infermeria con il battito accelerato, e con un peso fastidioso sullo stomaco.
Quella non era più Nara Jackson, eppure allo stesso tempo lo era. Rimaneva però la sua migliore amica, e sarebbe stata con lei fino a quando ce ne sarebbe stato bisogno.
I signori Jackson erano arrivati ad Hogwarts il mercoledì successivo, due giorni dopo l’accaduto. Troppo poco pensare che fossero sconvolti,  ma lasciarono che la figlia rimanesse ancora nell’infermeria, dopo che il preside Silente ebbe detto loro che probabilmente la medicina “babbana” non sarebbe stata di alcun aiuto in quel caso.
Il giorno di San Valentino fu gelido, ma senza neve. L’atmosfera all’interno del castello però era incredibilmente calda e le pareti di pietra apparivano stranamente più rosa. Carol evitò volutamente di fermarsi nei corridoi e parlò il meno possibile con gli amici.
Lo shock iniziale era stato ormai superato, ma c’era ovviamente ancora un senso di tristezza ed incredulità che rendeva quel giorno squallidamente e inopportunamente troppo frivolo.
Quando quella sera salì in infermeria, sentì indistintamente della musica provenire dal basso, probabilmente dalla Sala Grande. Pensò con un po’ di malinconia alla festa, ma poi affrettò il passo e salì l’ultima rampa di scale.
Madama Chips fu sorpresa di vederla.
“Signorina Turner! Che cosa ci fa lei qui? Credevo fosse…”
“Non ci andrò… preferisco stare qui...” rispose subito lei e Nara girò il viso verso di lei, notandola e salutandola con la mano.
“Ehi…” fece Carol, avvicinandosi “Come stai stasera?”
Turner andò a sedersi sulla solita poltrona accanto al letto dell’amica.
Nara fece un verso strano.
“Potrei stare meglio…” rispose.
L’altra fece un sorriso divertito. Si sentiva sollevata quando Nara dava risposte del genere. Sembrava più cosciente, più in sé.
“Ti fa male da qualche parte?” azzardò comunque.
Jackson annuì.
“La testa… sempre la testa…”
“Non preoccuparti, tra un po’ ti darò un po’ di quella pozione all’essenza di lavanda che calmerà il mal di testa.” si intromise Madama Chips.
“Vorrà dire quel sedativo a cui aggiungete un pizzico di essenza di lavanda solo per confonderne il sapore?” rispose Nara, tranquillamente.
Carol e l’infermiera si guardarono gravemente. Quella sera la ragazza era molto più cosciente del solito.
“Crede di poter rimanere senza di me per qualche minuto, signorina Turner?” disse la donna.
La ragazza guardò prima Nara che aveva chiuso gli occhi,  poi annuì.
“Non si preoccupi, va bene…”
Madama Chips annuì velocemente.
“Non dovrei metterci molto…”
Poi si allontanò uscendo dall’infermeria e chiudendosi la porta alle spalle.
Nella sala calò il silenzio.
Nara rimase immobile, con gli occhi ancora chiusi, e Carol si guardò intorno pensando ad un argomento da tirar fuori per chiacchierare un po’ (Madama Chips e il Preside avevano detto che parlare molto era momentaneamente la migliore terapia). La si doveva tenere occupata, la si doveva coinvolgere il più possibile nella vita quotidiana. Doveva abituarsi di nuovo al mondo di cui faceva parte.
Carol sospirò, agitando la sua bacchetta ed accendendo una candela che si era spenta, sul comodino accanto a lei.
“Perché non sei andata alla festa di San Valentino?”
Fece improvvisamente Nara e l’amica infatti sobbalzò.
“Ehm… preferisco stare qui con te…” si affrettò comunque a rispondere.
Jackson scosse la testa facendo una piccola risata.
“Non è vero… lo sai che…” cercò di rispondere l'altra ma Nara la interruppe.
“E’ vero invece. In queste settimane hai cercato disperatamente di dimostrare il contrario ma vuoi andarci invece…”
Carol la squadrò per qualche secondo. Sì, quella sera Nara era decisamente più lucida del solito. Si schiarì la voce.
“Si, probabilmente vorrei andarci ma…”
“Vuoi evitare di vedere Lupin e Rita Collins…”
Turner sospirò nuovamente. Quella settimana si era così dedicata a lei da aver ignorato tutto il resto, persino Remus. La tristezza si impossessò di lei, come se si fosse appena svegliata da diversi giorni di letargo.
“Già…” fece prendendo poi una mano di Nara “Per questo preferisco restare qui con te…”
L’altra alzò le sopracciglia, con scetticismo.
“E’ così divertente stare con me!”
Carol si accigliò.
“E quando sarò stata sedata o addormentata cosa farai? Resterai a fissare il soffitto?”
Turner aprì la bocca ma non riuscì a dire nulla. Nara intanto aveva rivolto lo sguardo altrove, gli occhi ben aperti che si muovevano velocemente, come se stesse osservando qualcosa che stesse andando a sinistra e a destra freneticamente. Carol infatti cercò di vedere la fonte che stava provocando quel movimento, magari un insetto, ma non c’era nulla.
“Faresti meglio ad andare…” proseguì di nuovo Nara e il suo tono divenne improvvisamente serio.
“Ma… Nara, l’ho deciso più di un mese fa che…”
“Tu non capisci!”
Questa volta Jackson urlò e Carol si zittì improvvisamente.
“Il nostro destino non sarà insieme… quello di… tutto noi.”
“Tutti? A chi…”
“Il nostro… e quello dei nostri amici… e tu stai perdendo tempo!”
“Essere con te non è una perdita di tempo!”
“Non stiamo parlando di me, stiamo parlando di te, Carol! VIVI IL PRESENTE. VAI A QUELLA FESTA!”
Aveva stretto i pugni sulle tempie premendole e aveva chiuso gli occhi.
“Nara…”
“ESCI! VAI VIA DI QUI! VA VIA!”
Carol si alzò di scatto spaventata, e nello stesso istante entrò Madama Chips.
“Cosa è successo?” chiese allarmata, raggiungendole.
“Io… noi stavamo parlando, ma poi…”
Nara continuò a minacciare l’amica di uscire e fu presa anche da un attacco di risate.
“ESCI FUORI DA QUESTA STANZA!”
A Carol scappò una lacrima. Nell’infermeria entrò il custode della scuola e il guardiacaccia Hagrid.
Madama Chips la fece allontanare e le prese le spalle.
“Credo che sia meglio che vada via, signorina Turner… Scenda alla festa, si distragga un po’.”
“Ma…”
L’infermiera  la portò velocemente fuori.
“Mi dispiace…” fu l’ultima cosa che disse prima di chiudere le porte e di lasciarla sola.
Sentiva ancora le urla e le risate dell’amica e contemporaneamente la musica provenire dalla Sala Grande. Si asciugò le lacrime dal viso e fece un bel respiro. Una mano le si posò sul capo.
Si girò immediatamente. Era il preside Albus Silente.


   
 
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