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Autore: RobTwili    03/01/2012    12 recensioni
Lui: Francis 'Frank Fagotto' Hudson.
Lei: Ashley Foster
Lui: Capitano de 'I Matematicici', Capitano de 'Gli elettroni spaiati' e suonatore di Fagotto nella banda del liceo.
Lei: Capitana indiscussa delle Cheer-leader, Capo volontaria del progetto 'Le infermiere della scuola'.
Lui: Innamorato di lei fin dall'asilo.
Lei: Non sa nemmeno che lui esiste.
Ma se, improvvisamente le loro strade si incrociassero? Potrebbe Francis, con molte difficoltà, compiere la vendetta di tutti i nerd facendo capire che l'aspetto non è tutto?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nerds do it better'
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«Posso passare da te oggi pomeriggio?» chiese Mac, con uno strano sorriso.
«Perché?». Quando si avvicinava a me, guardandomi in quel modo, mi spaventava.
«Così, volevo parlarti del prom» mormorò, abbassando il tono della voce perché Ashley non la sentisse.
«Veramente oggi pomeriggio Ash doveva venire da me per studiare». Guardai  Ashley, che stava chiacchierando con John e Zac, qualche passo più indietro.
«Ash non lo deve sapere. Sarà una sorpresa per lei». Il sorriso di Mac si allargò, terrorizzandomi ancora di più.
«Il prom è tra tre giorni, credo di non avere tempo per sorprese» spiegai, sperando che potesse cambiare idea.
Le sorprese di Mac non mi piacevano.
Certo, di solito portavano sempre a soluzioni positive, come il primo bacio che ci eravamo scambiati io e Ash dopo aver visto It, ma mi spaventavano lo stesso.
Mac non organizzava semplici sorprese. I suoi erano piani malefici.
«Ho tutto sotto controllo, non ti fidi di me, Francis?». Di nuovo quel sorriso.
Mi stavo preoccupando e innervosendo.
«No».
Mac cominciò a ridere, scuotendo la testa. Si allontanò, raggiungendo Zac e superandolo senza nemmeno salutarlo.
«Che cosa voleva?» domandò Ashley, avvicinandosi a me.
«Non ne sono sicuro…» borbottai, sistemandomi gli occhiali.
«Ci vediamo oggi pomeriggio?». Le sue mani circondarono il mio viso, mentre si alzava in punta di piedi.
«Devi chiederlo a Mac» mugugnai, mentre le sue labbra si avvicinavano sempre di più alle mie.
Dopo un bacio veloce, sentii una risatina da parte di Ashley.
«Che c’è?» soffiai, a pochi centimetri da lei.
«Zac è dietro di te, impaziente di parlare con qualcuno» ridacchiò, abbracciandomi.
«Uff» sbuffai, mentre Ashley scioglieva l’abbraccio. «Dimmi» sibilai a denti stretti, avvicinandomi a Zac.
«Mac mi ha detto che devi accompagnare a casa Ashley, e poi andare a casa perché vuole parlarti. Non posso dire di più». Fece spallucce, calciando un sassolino.
«Dovresti dire a Mac che potrei essere gelosa» ghignò Ashley, circondando la mia vita con il braccio.
«Sono geloso anche io» sbottò Zac, incrociando le braccia al petto.
Non stava scherzando.
«Oh, andiamo» esclamai stupito.
Zac era geloso di… me?
«Non sto scherzando. Passi tanto tempo con Mac e io non so che cosa fate».
All’affermazione di Zac, spalancai gli occhi, stupito.
«Zac, non starai dicendo sul serio, vero? Io con Mac non faccio nulla. Non essere stupido, su» borbottai, avvicinandomi di un passo a lui.
«Come faccio a crederti? Non ho prove di quello che fate o non fate a casa di Mac, chiusi in camera sua» sbraitò, fronteggiandomi.
«Forse dovresti avere fiducia». Mi stavo arrabbiando.
Perché mai Zac insinuava che Mac lo tradisse con me?
«Ragazzi, calma» mormorò Ashley, intervenendo. Si posizionò tra me e Zac, costringendomi a indietreggiare di qualche passo.
«Si può sapere che diamine ti prende?» sbottai, frustrato da quello strano comportamento.
Per un secondo gli occhi di Zac mi osservarono, poi, imbarazzato, mi voltò le spalle, incamminandosi verso il parcheggio.
Ashley appoggiò la mano sul mio braccio per fermarmi, ma non appena incontrò il mio sguardo si fece da parte.
Dovevo chiarirmi con Zac perché stava impazzendo.
«Zac» chiamai, scendendo la gradinata di corsa.
«Che vuoi?» bisbigliò, guardandomi furioso.
«Si può sapere che ti prende? Da quando sei geloso di me?». Mi costrinsi ad abbassare il tono della voce per non attirare troppi sguardi su di noi.
«Io… non lo so. Mac ha un bel rapporto con te, ti racconta tutto. Mi sento escluso» ammise, abbassando lo sguardo.
«Avete litigato?» chiesi, indicandogli la panchina perché ci potessimo sedere per parlare tranquillamente.
«Da cosa l’hai capito?» sussurrò, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
«Dal suo non averti salutato prima e dal tuo tono decisamente arrabbiato. Che è successo?». Perché mai Zac e Mac avevano litigato?
«Se te lo dico mi prendi in giro» ammise, prendendosi il viso tra le mani, preoccupato.
«Oddio, è qualcosa di imbarazzante?». Mi irrigidii, preoccupato.
Sapevo che Zac e Mac si erano… spinti fino in fondo, ma non ne avevo parlato con Zac.
Mac e Ashley invece ne avevano discusso a lungo, lasciandomi, fortunatamente all’oscuro dei particolari.
«No, ma sono sicuro che tu darai ragione a Mac» sentenziò, togliendosi gli occhiali, con un gesto stanco.
«Io ti dirò chi ha ragione. Potresti anche essere tu». Qualcosa mi diceva però che era Zac quello dalla parte del torto.
«Stavamo… giocando in camera mia, e per scherzare Mac ha preso la mia maglia, quella di Superman che uso per dormire, quella che ho preso al Comic Con tre anni fa. E… si è strappata. Non tanto, qualche centimetro, ma era la mia maglia preferita. Mi sono arrabbiato con lei e le ho detto che non deve toccare le mie cose. Credo si sia arrabbiata perché non ha detto altro, ha raccolto la sua borsa e se ne è andata. E non mi risponde ai messaggi». Era davvero preoccupato.
Talmente preoccupato che non riuscii a trattenermi e cominciai a ridere.
«Certo che sei scemo, Zac» dissi, tra una risata e l’altra. «Vai a litigare con Mac perché ti ha rotto la maglia? Insomma, non l’ha fatto apposta, no?». Ero sicuro che Mac non avrebbe mai rotto volutamente quella maglia a Zac, sapevamo tutti quanto era importante per lui, visto che era stato il nostro primo Comic Con.
«No, stava scappando mentre le facevo il solletico. Però le ho urlato contro prima di rendermene conto. E oggi continuava a parlare con te, sorridendo. So quello che ha in mente, ma mi dà fastidio lo stesso vedere che sta con te e mi evita» mi confidò.
Qualcuno dietro di noi si schiarì la voce per attirare l’attenzione.
Quando io e Zac ci voltammo per vedere chi fosse, non riuscii a trattenere un sorriso, notando l’espressione stupita che si era dipinta sul viso di Zac.
«Posso parlarti un attimo?» chiese Mac, guardando Zac.
Teneva la mascella serrata; sembrava arrabbiata.
«Certo» mormorò lui, alzandosi lentamente.
Sembrava un uomo che camminava verso la forca.
«Quello che mi hai detto ieri non mi è piaciuto, proprio per niente» iniziò a dire Mac, prima che Zac le prendesse il viso tra le mani e la zittisse con un bacio.
«Mi dispiace, non succederà più» si scusò, qualche secondo dopo.
«Sarà meglio che tu non dica di nuovo una cosa del genere» sbottò lei, pizzicandogli un fianco, «altrimenti puoi andare a Los Angeles per cercare Natalie Portman» lo minacciò, puntandogli l’indice contro il petto.
«Certo, certo». Zac sembrava improvvisamente sollevato. Continuava ad abbracciarla, ridendo. «Oggi pomeriggio vieni da me?» chiese, con un tono di voce talmente alto che riuscii a sentirlo.
«Devo andare da Francis per quella cosa, ma posso passare da te, dopo». Lo strano sorriso che c’era nei loro volti non mi faceva presagire nulla di buono.
Non erano affari miei, però.
«Ragazzi, qualcuno può dirmi che cosa succede?» domandai, avvicinandomi a loro.
Sembrava non si ricordassero che c’ero anche io.
«Un esperimento. Abbiamo scommesso. Vogliamo vedere chi vince». Mac cercò di rassicurarmi con un sorriso, che però sortì l’effetto contrario.
«Facciamo così, io porto a casa Ash, tu passi da casa mia tra un’oretta per spiegarmi che cosa vuoi da me, e poi vai dove vuoi» spiegai, sperando di liquidare la faccenda in fretta.
«Farai presto, no?» chiese Zac, abbracciandola da dietro.
Doveva essere veramente felice per aver fatto pace con Mac, non riuscivo a spiegarmi in nessun altro modo il suo comportamento strano.
Mac cominciò a ridere, prima di abbracciare Zac mordendogli la mascella.
«Sei geloso?» chiese divertita.
«No che non sono geloso, voglio solo vederti» si difese, un po’ troppo punto sul vivo perché potesse sembrare che non lo era.
Mi incamminai verso Ashley che mi stava aspettando davanti alla mia macchina.
Sembrava divertita e sollevata.
«Hanno risolto?» chiese, mentre aprivo lo sportello per mettermi alla guida.
«Sembrerebbe di sì. Zac l’ha zittita con un bacio e Mac si è lasciata abbindolare» scherzai, uscendo dal parcheggio della scuola.
«Ieri pomeriggio è arrivata a casa mia arrabbiatissima, le ho dato due camomille prima che riuscisse a calmarsi. Continuava a urlare “Gliela rompo a metà, quella maglia” e non diceva altro. Ci ho messo un’ora e mezza per farla ragionare». Ash era di buonumore.
Riuscivo a vederlo dal sorriso che non se ne voleva andare dalle sue labbra.
Le stesse labbra che avevo baciato ogni giorno, dopo il primo bacio davanti a casa sua.
«Ci vediamo stasera?» mi domandò, mentre spegnevo il motore. Avevo parcheggiato nel solito posto, davanti al boschetto.
«Credo guarderemo un film da me, per te c’è qualche problema?». Mi avvicinai a lei, sorridendo.
«Nessuno». Annullò la distanza tra i nostri volti, baciandomi.
Chiusi gli occhi, portando la mia mano sulla sua nuca per avvicinarla a me.
«Ash» soffiai sulle sue labbra, qualche minuto dopo, «tuo… tuo padre potrebbe vederci». Suo padre mi spaventava, nonostante non l’avessi ancora ufficialmente conosciuto.
Mi spaventava il pensiero del suo viso che apriva la porta la sera del prom, e non era tranquillizzante nemmeno il terzo grado che probabilmente mi avrebbe fatto mentre Ashley finiva di prepararsi al piano di sopra.
Li avevo visti i padri delle cheerleader, in quelle commedie romantiche. Avevo visto la furia nei loro occhi, quando aprivano la porta al ragazzo che  avrebbe accompagnato la loro figlia al prom.
«Pochi giorni ancora» mormorò, mordendomi il labbro.
«Vai, su» dissi a occhi chiusi, concentrandomi.
Suo padre non era il solo motivo per cui Ash doveva rientrare.
Nonostante l’avessi studiato a Biologia II, stavo cominciando a provare sulla mia pelle la potenza del testosterone.
Sapevo che il picco era tra i venti e i ventidue anni, ma sembrava che i miei ormoni avessero deciso di svegliarsi un paio d’anni prima.
Ogni volta che Ash mi baciava… scatenava una reazione nel mio corpo che mi spingeva a volere di più.
«Ci vediamo stasera». Accarezzò le mie labbra con le sue prima di scendere dall’auto con una risatina.
Quando sentii il rumore dello sportello che si era chiuso, respirai a fondo, appoggiando la nuca sul sedile.
«Calma» mormorai a me stesso, prima di guardare Ash che mi salutava con la mano chiudendo la porta di casa alle sue spalle.
Tutti gli ormoni dovevano tornare nelle loro casette. Le cellule di Leydig erano pronte a riaccoglierli a braccia aperte.
Mi strofinai il viso per recuperare un po’ di lucidità e, dopo aver messo in moto, partii verso casa.
Quasi sicuramente Mac era già arrivata.
La mia ipotesi divenne certezza quando notai la macchina di Mac parcheggiata nel vialetto.
Scesi dall’auto e, quando entrai, sentii la voce di mamma.
«Sono tornato» avvisai, camminando verso la cucina.
Lasciai lo zaino di fianco alla porta d’ingresso.
«Ciao tesoro. Mac era passata per parlare con te». Mamma e Mac erano sedute sugli sgabelli della cucina.
Entrambe stavano bevendo un succo.
«Andiamo? Così mi dici quello che hai pensato». Avevo una certa fretta… più che altro era la paura di sentire che cosa Mac avesse da dire.
«Francis! Non essere scortese con Mac» mi rimproverò mamma, stupita dal mio comportamento.
Se solo avesse saputo che Mac era il diavolo, o almeno, lo erano le sue idee, non avrebbe reagito in quel modo.
«Scusa, vado…» ridacchiò Mac, prima di seguirmi mentre salivo la scala per andare al piano di sopra.
«Allora?» chiesi, dopo essermi chiuso la porta della camera alle spalle.
«Francis, calma. È solo un’idea, non c’è niente che non va». Si avvicinò a me, appoggiando la sua mano sul mio braccio.
«Mi fai paura quando hai delle idee, per questo sono così» spiegai, sedendomi sul letto.
«Non c’è niente di cui aver paura, volevo solo parlarti del prom, tutto qui. Ho avuto un’idea, ma prima… sai di che colore sarà il vestito di Ash? Per i fiori e il tuo vestito, dico». Cominciò a gesticolare, appoggiandosi con la schiena alla scrivania.
«Azzurro. Mi ha detto che è azzurro e lungo». Me la immaginavo Ashley, bellissima, con un vestito del colore dei suoi occhi.
«Già, sembra una principessa» sospirò Mac. Sembrava quasi invidiosa.
«Oh, andiamo. Il tuo vestito sarà bellissimo. Sarai incantevole anche tu» la incoraggiai, sorridendo.
«Io sembro un ammasso di foglie, tenuto assieme da un nastro nero. Ashley sembra una principessa la sera del ballo. Direi che non è la stessa cosa» mormorò, abbassando lo sguardo.
Quindi il suo vestito era verde.
Come i suoi occhi.
«Sono sicuro che Ash ha scelto un vestito bellissimo per te, come quello che hai indossato la sera dello Spring Ball». Quel vestito marrone le stava d’incanto.
«Quello non era un vestito. Era solo mezzo metro di stoffa con una cucitura. Non so nemmeno con che coraggio l’ho indossato». Scosse la testa, come per scacciare un pensiero.
«Ti stava bene, e lo sai. Non fare come le ragazze che vogliono sentirsi dire che eri bella. Se non lo fossi stata a quest’ora non ci sarebbe uno stupido che ti aspetta a casa sua, felice perché avete fatto pace» dissi, sorridendo al ricordo di Zac.
Mac prese tra le mani una vecchia matita, rigirandosela tra le dita.
«Lascia stare Zac e la sua maglia di Superman. Sono ancora arrabbiata con lui» borbottò, tenendo lo sguardo basso.
«Solo per quello?» domandai, preoccupato.
Mac sembrava pensierosa.
«Sì. No. Non lo so. È un bambino delle volte, e mi va bene. Ma ogni tanto mi piacerebbe vedere un uomo. È stupido, lo so, però mi illudo. Insomma, lo conosco da sempre, lo so che Zac è fatto così, ma mi piacerebbe vedere che qualche volta prende l’iniziativa». Spostò la sedia dalla scrivania, prima di sedersi con uno sbuffo.
«Dovresti parlargliene, Mac. Magari non lo fa volontariamente. Forse è solo il suo modo di fare. Zac, John, io… noi non sappiamo come comportarci, stiamo imparando» confessai, prendendole la mano tra le mie.
«Lo so. Lascia stare, ok? Non dire niente a Zac». Puntò lo sguardo nel mio; sembrava volesse fare una promessa.
«Dovresti dirglielo tu Mac, se non parlate non riuscirete mai a essere sinceri tra di voi e a lungo andare le cose potrebbero non funzionare». Era brutto da dire, ma era la verità.
«Gliene parlerò, un giorno. Ma adesso siamo qui per te. Dunque, il vestito sai che è blu. Il tuo come sarà?». Si era fatta improvvisamente curiosa.
«Grigio scuro, o marrone. La commessa ha detto color… ratto» ricordai improvvisamente.
«Color topo, forse». Mac non riuscì a reprimere una risata divertita.
«Fa lo stesso» liquidai il mio errore con una scrollata di spalle.
«Dovrebbe essere un bell’ accostamento, con l’azzurro» pensò, portandosi l’indice al mento.
«Mac, anche se non è il colore che più si intona all’azzurro io ho comprato quel vestito». Non avrei cambiato il mio vestito solo perché il grigio ratto non si intonava con il blu!
«Va bene, rimedieremo sui fiori. Naturalmente da polso, con un nastrino azzurro. Potresti prenderle una rosa bianca, mi sembra ottimo». Sembrava soddisfatta.
«Rosa bianca?». Credevo di dover comprare strani fiori colorati e pieni di polline che avrebbero sporcato tutti i vestiti, e Mac mi parlava di una rosa bianca?
«Sì, è semplice e perfetto. Ash lo adorerà. Ora passiamo alla parte più importante. Il look». Smise di parlare, guardandomi in uno strano modo.
«Il look?» chiesi, confuso.
In che senso il look?
«Andiamo, Francis! Non vorrai mica andare al prom così!». Mi indicò, sorpresa.
«Devo truccarmi?» scherzai, non capendo che cosa volesse dire.
«No. Ma non puoi nemmeno presentarti in questo stato. Non ti eleggeranno mai re» bofonchiò, irrigidendosi all’improvviso.
«Perché mai dovrebbero eleggermi re? Non mi sono mica iscritto». Nonostante Mac avesse fatto pressione per una mia candidatura, mi ero rifiutato di scrivere il mio nome.
Io non ero il tipico re del liceo; e, anche se mi dava fastidio l’idea di un possibile ballo di Ashley con il re, sapevo che sarebbe stato solo per un lento.
«No, infatti. Era così per dire» borbottò, gesticolando. «In ogni caso… io vedo del potenziale in te. Potresti essere davvero bello, Francis. Devi solo curarti un po’. Accetti i miei consigli?». Con la sedia si avvicinò a me, regalandomi un sorriso radioso.
«Da quando ti sei trasformata in un’esperta di bellezza?». Ero scettico. Mac era la prima che non curava l’aspetto fisico, e stava dicendo a me che dovevo sembrare più… bello?
«Ho le mie fonti. Prima di tutto… queste». Dalla sua borsa tirò fuori una scatolina bianca.
«Cos’è?» domandai, prendendo la piccola confezione tra le mani.
«Un’invenzione di Leonardo da Vinci, ottimizzata da Lim e Wichterle» scherzò, mentre estraevo le lenti a contatto.
«Mi danno fastidio» brontolai, sistemandomi di riflesso gli occhiali.
«Non fare il bambino, Francis! Per una sera puoi indossare le lenti» sbottò, alterata.
«Tutto qui? Il tuo grande piano è farmi indossare queste?» sventolai la confezione, ridendo.
«No. Questo era il primo passo. Il secondo sarà: non raderti la barba fino al prom». Non stava scherzando.
«Scusa?» ridacchiai, non riuscendo a trattenermi.
«Andiamo Francis. Per tre mattine non ti fai la barba, così sarai più bello. Devi fidarti di me». Fece un sorriso per sembrare più convincente.
«Alle donne non piace l’uomo con la barba» mi lamentai, strofinandomi il mento con una mano al pensiero di non radermi.
«Ad alcune donne piace l’uomo con la barba. Fai quello che ti ho detto per favore». Ad Ash piacevano gli uomini con la barba?
Era questo che stava cercando di dirmi?
«D’accordo, mi metterò questi strumenti demoniaci dentro agli occhi e mi farò crescere la barba come se fossi un senzatetto» acconsentii, capendo però che l’idea non mi attirava.
«Non essere schizzinoso, Francis! Sarai bellissimo. C’è un’ultima cosa…» sussurrò, torturandosi le mani.
«Cosa devo fare, un intervento per cambiarmi i connotati?» ghignai, mentre Mac scuoteva la testa in un gesto di diniego.
«Dovresti tagliarti i capelli. Corti». Alzò lo sguardo, puntando i suoi occhi nei miei.
«No. Non se ne parla» sbottai, alzandomi dal letto.
«Perché? Francis, sembra che tu abbia una pecora in testa, tagliali un po’. Dai lati li fai un po’ più corti, ho già in mente il taglio, sarai bello» mi incitò, sorridendo di nuovo.
«Più corti dai lati? Ma stai scherzando? No. I miei capelli rimangono così». Istintivamente mi passai una mano tra i capelli.
«Ti stai comportando come una donna. Perché non dovresti tagliarli?» ribatté, mentre mi sedevo sul letto.
«Perché ho le orecchie grandi. Non mi piacciono le mie orecchie e di certo non mi taglierò i capelli solo perché l’hai detto tu. Io non devo piacere a nessuno» borbottai, guardando i miei piedi.
«Francis! Sei testardo come un mulo! Non interessa niente a me, se devo essere sincera. Ma fallo per Ash. Per una sera prova a essere un po’ più… normale. Lo so che è strano, ma poi ti senti bene. Al ballo di primavera non volevo uscire di casa truccata, ma Ash mi ha costretta. Poi non è andata così male, no?» mi ricordò, punzecchiandomi.
C’era però una differenza.
«Io non devo conquistare nessuno. Ashley è già la mia ragazza» sghignazzai, felice di avere la vittoria in pugno.
«Senti, sabato pomeriggio passo a prenderti per andare dal barbiere. Ti toglierai quella pecora che hai in testa, assumendo una forma più umana. Non voglio sentire scuse. Al prom, per la prima volta in diciotto anni di vita, tu mostrerai le tue orecchie al pubblico». Raccattò le sue cose e uscì prima che riuscissi a parlare per risponderle.
Mac voleva che togliessi gli occhiali, indossassi un paio di lenti a contatto, mi facessi crescere la barba e tagliassi i capelli.
Voleva per caso anche una cravatta? 
 
 
 
Salve ragazze! :)
Scusate il ritardo, ma tra una cosa e l’altra il capitolo mi è arrivato oggi.
Comuuuunque, per chi non l’avesse letto, c’è l’Ash pov. È la sera del primo bacio con Francis, lo trovate qui: Have a good night.
Poi poi poi… come sempre la gentilissima The carnival mi ha fatto il trailer dell’originale nuova che comincerò tra un mesetto, lo trovate qui: You saved me.
Mi potete trovare su FB con il mio profilo Roberta RobTwili oppure sul gruppo spoiler: Nerds’ corner.
A presto, con il prom! :P
Un bacione.
   
 
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