Disclaimer: Io non possiedo i personaggi di Harry Potter e
tutto ciò che può essere riconosciuto appartiene a J K Rowling.
Nulla è stato scritto e tradotto a scopo di lucro. Questa storia è ispirata
alla fanfic ‘A Shattered Prophecy’ di Project
Dark Overlord.
Note della traduttrice: Ragazzi, scusate per il ritardo nell’aggiornamento, ma
sapete, le vacanze di Natale e Capodanno mi hanno risucchiato nel loro vortice
di *grassezza.
Sì, è un termine che ho inventato
io.
Comunque, godetevi questo capitolo
davvero bello e non linciatemi, vi prego!
Ah, se qualcuno dovesse mai
recensire, tanto per far sapere all’autrice cosa ne pensa, noi saremmo
felicissimi. Fatele vedere che la sua storia vi piace da matti!
Buona lettura!
Capitolo quattordici
Tradotto da SeleneLightwood
I sei giovani lessero e rilessero
il nome, sotto shock, più e più volte.
“Harry Potter, chi è questo?”
chiese Ron a bassa voce.
Tutti guardarono Damien. Il tredicenne se ne stava a bocca leggermente aperta e i suoi
occhi nocciola erano fissi sul nome.
Damien aveva sempre voluto sapere di più
riguardo la sua famiglia e essendo figlio unico
desiderava disperatamente avere almeno un cugino, anche se distante, per poter
avere una sorta di compagnia diversa dagli adulti.
I suoi genitori gli avevano
raccontato che il suo unico cugino era il figlio di sua zia Petunia, Dudley Dursley, il quale si
comportava in modo odioso, come il resto della sua famiglia, nei confronti di Damien e dei suoi genitori.
Erano Babbani che odiavano la
magia e tutto ciò che aveva a che fare con il mondo magico. Anche se sua zia
era l’unica sorella di sua madre, lei e Lily non erano mai andate d’accordo.
James aveva raccontato a Damien di non avere zii e
zie dal suo lato e che non c’erano altri Potter vivi, oltre a loro.
Damien stava ancora fissando il nome.
Chi era questo? E se era un Potter, perché allora suo padre era così ostile nei
suoi confronti? Damien distolse lo sguardo dalla
Mappa e lo fissò sui suoi amici.
“Dobbiamo scoprire chi è” disse
loro a bassa voce.
Le espressioni di Fred e George
cambiarono improvvisamente da curiose a maliziose.
Il burlone lo salutò e sparì dietro alla porta. Gli altri quattro si affrettarono a correre dietro a loro.
Quando li raggiunsero al primo pianerottolo George sussurrò ordini a tutti
quanti.
“Ok,
ecco il piano. Ron, tu e Damien prendete questi e
infilateli attentamente sotto la porta. Hermione e Ginny,
voi due fate il palo e andate di sotto.”
A queste parole le due ragazze
iniziarono a protestare piuttosto rumorosamente.
“Shh, in
nome del cielo, ragazze, fate silenzio! Abbiamo bisogno che voi due ci avvisiate, in caso qualcuno venga su. Vi racconteremo tutto parola per parola, promesso” Fred mandò via le due
ragazze e si voltò per guardare Damien e Ron che
avevano fatto scivolare quattro Orecchie Oblunghe sotto la porta.
“Perfetto.”
I quattro ragazzi attaccarono
rapidamente il pezzo di Orecchia Oblunga alle loro stesse orecchie e iniziarono
ad ascoltare il fiero litigio che si stava svolgendo nella stanza.
“…sgattagliolare
via nel bel mezzo della notte! Onestamente, Harry, hai un desiderio suicida?”
La voce arrabbiata di James era un ronzio nelle orecchie.
“L’unico desiderio che ho è
andarmene da questo miserabile buco dell’inferno e tornare a casa!”
Damien sentì il suo cuore saltare un
battito. Quella voce era stranamente simile alla sua. Percepì i capelli della
nuca che si rizzavano.
“Tutto questo è raccapricciante”
pensò.
“Casa! Harry, quand’è che
accetterai che questa è la tua casa, la tua vera casa?”
James suonò estremamente esausto,
come se avesse trattato quel punto precedentemente.
I quattro ragazzi condivisero
un’occhiata prima di continuare ad ascoltare. Almeno questo confermava che
“Harry” era un membro della famiglia Potter.
“Mai! Non importa quanto a lungo
mi costringerai a restare qui, non la chiamerò mai casa! Quindi puoi
semplicemente smettere di provare, Potter!”
Damien emise un piccolo singulto. Perché
questo ragazzo aveva appena chiamato così suo padre? Damien
guardò i ragazzi Weasley, che sembravano abbastanza perplessi.
“Ti avviso, Harry, non parlarmi
mai più in questo modo, hai capito?”
Damien avrebbe potuto dire che suo padre
stava parlando a denti stretti.
“Non è mai un buon segno” pensò.
“Per esempio? Non ho detto nulla
di sbagliato, stavo solo affermando i fatti!”
Il ragazzo chiamato Harry rispose
con la stessa rabbia.
“Sai benissimo cosa intendo, se
non puoi chiamarmi in nessun altro modo allora almeno non riferirti a me come
‘Potter’, visto che sei un Potter allo stesso modo, dopotutto!”
Prima che Damien
potesse ascoltare la risposta a questo sentirono un
urlo arrabbiato provenire dal piano di sotto.
I quattro ragazzi estrassero
velocemente le Orecchie Oblunghe dai loro orecchi e corsero al
secondo piano. Fecero giusto in tempo e si lanciarono in differenti
angoli della stanza, fingendo di essere impegnati con una cosa o l’altra. La
porta si aprì e Hermione e Ginny apparvero, molto
rosse e imbarazzate, attraversando la porta seguite dalla signora Weasley.
“Ragazzi! Cosa pensavate di fare,
mandare giù le ragazze così, non pensate alle conseguenze?” La signora Weasley
sembrava livida.
I ragazzi in questione lanciarono
un’occhiata alle ragazze e guardarono vergognosi la signora Weasley, fumante di
rabbia. Prima che qualcuno di loro potesse aprire bocca per dire qualsiasi
cosa, continuò.
“Hermione è stata qui solo una
volta! Come avete potuto chiederle di andare a trovarvi del cibo, onestamente!
Vi abbiamo detto che avreste avuto la cena dopo la riunione, solo che voi non
mi ascoltate mai.”
I quattro ragazzi si guardarono e
poi si voltarono a osservare le due ragazze che stavano arrossendo imbarazzate
di fianco alla signora Weasley.
“Scusa mamma”, mormorò Ron mentre gli altri annuivano, d’accordo.
La signora Weasley lascio la
stanza, promettendo loro che la cena sarebbe stata
pronta entro mezz’ora. Una volta che se ne fu andata i quattro ragazzi si
misero intorno alle ragazze.
“Vi abbiamo mandato a cercare
cibo!” chiese Ron a Hermione.
“Beh, non abbiamo concordato
nessuna scusa, così siamo dovute uscire fuori con una a caso.”
rispose Hermione, sembrando ancora molto rossa.
“Ed è stato il meglio che siete
riuscite a fare?” giunse la voce sarcastica di Fred.
“Oh, chi se ne frega! Ci ha
pensato, no? Ora diteci, cosa avete sentito? Chi è questo ragazzo?”
Ginny guardò con entusiasmo i quattro
ragazzi. Ci vollero meno di cinque
minuti per raccontare loro esattamente cosa avevano sentito. Le due ragazze
sedettero in silenzio, ascoltando la conversazione avvenuta tra questo ‘Harry Potter’ e
James Potter.
Hermione fu la prima a parlare.
“Quindi questo Harry Potter ha
detto che era costretto a rimanere qui?” chiese a Ron.
Ron annuì, sembrando parecchio
confuso.
“E’ solo che non aveva alcun senso
il modo in cui stava parlando al signor Potter…sembrava proprio arrabbiato con
lui.”
“Già, e cos’era tutta quella
storia del ‘desiderio suicida’?
Perché qualcuno dell’Ordine dovrebbe voler provare a far del male a tuo
cugino?” chiese Fred a Damien.
Damien guardò Fred con uno sguardo
allarmato.
“Mio…mio cosa?”
chiese, confuso.
“Beh, dev’essere tuo cugino. Chi
altro potrebbe essere?” rispose Fred.
Damien ci pensò su. Aveva senso. Era
possibile che quello fosse un parente perso da tempo di cui nemmeno i suoi
genitori sapevano nulla, fino ad ora? Era probabilmente per questo che non
l’avevano mai detto a Damien. Perché lo avrebbero
tenuto all’oscuro di qualcosa, altrimenti?
Damien era perso nei suoi pensieri mentre il resto dei ragazzi faceva congetture
riguardo altre possibili spiegazioni che avrebbero potuto risolvere questo
mistero che circondava Harry Potter.
Nessuno era mai stato così vicino
alla verità.
XXX
Harry si sedette dalla parte
opposta rispetto a James. Si era messo comodo sul letto
mentre James misurava il pavimento, ancora intento a inveire su quanto
“sia pericoloso uscire di nascosto” e “perché Harry fosse determinato a farsi
del male.”
Harry stava iniziando a perdere
l’attenzione. Aveva letteralmente dato di matto quando
era stato costretto a tornare nella sua stanza, aveva litigato con James e gli
aveva urlato contro.
Tuttavia ora Harry si stava
stancando ed era solo infastidito da James.
“Perché non se ne sta zitto e
basta e non scompare!” pensò.
James smise di misurare il
pavimento e camminò verso Harry. Si fermò proprio di fronte al ragazzo dai
capelli corvini e si accovacciò per poter guardare Harry negli occhi…
“Harry, perché non riesci a capire
che non voglio che tu ti faccia del male?” disse James con la voce piena
d’emozione.
Harry lo guardò dritto negli occhi
e rispose.
“Perché?”
Harry osservò come James fosse sul
punto di abbattersi.
“Perché ti importa di cosa mi
succede? Non sono più tuo figlio, perché tu…”
Harry fu interrotto da un soffice
bussare alla porta. Lui e James alzarono lo sguardo sulla porta e videro Lily
infilare dentro la testa.
“Cosa è successo?” chiese quando vide lo sguardo ferito sul viso di James e
quello infastidito sul viso di Harry.
James si raddrizzò e guardò suo
figlio con occhi vitrei.
“Niente, parlavamo di una cosa.”
Harry guardò James, domandandosi
perché stesse mentendo. Distolse lo sguardo e iniziò a fissare fuori dalla finestra. Desiderava che i Potter,
semplicemente, se ne andassero.
Odiava la recita che stavano
portando avanti, fingendo di tenere a lui, raccontandogli un sacco di bugie su
quanto fosse mancato loro e quanto volessero proteggerlo.
Lo facevano star male di rabbia.
Chiuse gli occhi e cercò di tenere
a bada la rabbia.
“Bene, l’incontro è finito.
Silente vuole che tu e Harry scendiate di sotto così può aggiornarvi”.
Lily li stava osservando entrambi
con curiosità. Sapeva che c’era qualcosa in corso. James non si sarebbe perso
quella riunione per nulla al mondo, quindi perché era quassù a litigare con
Harry? Scosse leggermente la testa.
“Chiederò a James più tardi” pensò mentre seguiva James e Harry fuori dalla porta e poi
di sotto, alla riunione.
Seduti al tavolo con Silente erano
rimasti solo il signore e la signora Weasley, Remus e Sirius. Tutti gli altri
erano andati a casa.
Silente alzò lo sguardo sulle tre
persone che erano entrate. James sembrava molto ansioso e stanco e Harry
appariva semplicemente annoiato.
Silente ridacchiò lievemente tra
sé. Avrebbe veramente dovuto essere Harry a sembrare ansioso e preoccupato,
visto che la riunione era riguardo al suo futuro.
Silente fece loro segno di
sedersi. Una volta che i tre Potter si furono seduti Silente si schiarì la gola
e parlò.
“Sono sicuro che sei abbastanza
ansioso di sapere cosa è venuto fuori dalla mia
riunione con il Ministro” disse a Harry.
James annuì leggermente, mentre
Harry si guardava le mani, come se pensasse di vederle per la prima volta.
Silente continuò.
“Sono lieto di informarti che il
Ministro è d’accordo, per la maggior parte, con i miei suggerimenti.”
Fece nuovamente una pausa per
vedere se le sue parole avevano avuto alcun effetto su Harry.
Il ragazzo dai capelli corvini
continuava ad esaminarsi le unghie in maniera molto sfacciata e si stava
comportando come se non potesse sentire Silente.
“Ci sono alcune condizioni poste
con le quali io non sono interamente d’accordo, ma spero che le circostanze non
porteranno a doverle mettere in pratica.” continuò Silente.
Harry sospirò e alzò lo sguardo su
Silente.
“Sta pensando di dirci qual è il
suo piano supremo o dirà cose senza senso per tutta la notte?” chiese Harry,
mentre fissava gli occhi smeraldo in quelli blu mezzanotte di Silente.
Un sussulto collettivo si levò tutt’intorno al tavolo all’insolenza di Harry.
La signora Weasley aveva l’aria di
non voler niente di meglio che andare da Harry e prenderlo per un orecchio per
una maleducazione del genere.
Harry fece un sorrisetto
e continuò a fissare sfacciatamente Silente.
Il preside parve stordito per un
momento, ma si riprese in fretta e chinò leggermente la testa verso Harry.
“Le mie scuse, Harry. Avrei
davvero dovuto iniziare spiegando la natura dei miei suggerimenti. Molto bene,
te lo spiegherò ora.”
Era il realtà
felice di poter guardare Harry direttamente, invece della sua testa
china, poiché questo rendeva molto più facile dire quello che stava per dire.
“Vedi, Harry, ho fatto visita al
Ministro il giorno che sei arrivato qui. Ho spiegato
la tua vera identità al ministro Caramell e gli ho
chiesto di riconsiderare la sua decisione di consegnarti ai Dissennatori senza
processo. Ho spiegato la natura sensibile del modo in cui sei stato ingannato e
indetto a svolgere quelle azioni terribili e…”
Silente fu interrotto
quando Harry urlò: “NON E’ VERO! SAPEVO PERFETTAMENTE QUELLO CHE STAVO
FACENDO! COME SI PERMETTE DI DIRE CHE SONO STATO INGANNATO E PRESO IN GIRO DAL
MIO STESSO PADRE?!”
Harry si lanciò in avanti per
afferrare Silente per il collo. Immediatamente Sirius, Arthur
e James afferrarono il ragazzo e lo tirarono indietro, sulla sua sedia.
“Signor Potter, la prego di
trattenersi o lo faremo noi per lei” disse Arthur con
voce severa ad Harry che si divincolava.
Harry smise di dibattersi e diede
ad Arthur un’occhiata mortale.
Non aveva nessuna intenzione di
venir legato alla sedia.
Si sedette di nuovo e cercò di
scrollarsi di dosso la presa di James sul suo braccio, ma
James la serrò.
Silente era tranquillamente
rimasto seduto mentre Harry si sfogava. Non aveva
nemmeno battuto ciglio quando il ragazzo aveva cercato
di attaccarlo.
Si aspettava questo tipo di
reazione da Harry, ma non aveva nessuna intenzione di mascherare le sue parole.
Avrebbe detto ad Harry la verità sul suo così chiamato
‘padre’.
“Harry, capisco come ti devi
sentire in questo momento. Potresti pensare che stiamo
cercando di ingannarti e di condurti lontano dall’uomo che tu chiami padre. Ti
assicuro che non stiamo cercando di imbrogliarti. Stiamo in verità cercando di
portare a galla la verità. A te, ragazzo mio, è stato mentito per la maggior
parte della tua vita…”
Si fermò quando
vide Harry cercare di liberarsi da James e tentare di attaccarlo ancora una
volta. Silente Sospirò tra se.
“Così non sta funzionando” pensò.
Il preside guardò Harry di nuovo e
questa volta si sporse più vicino al ragazzo che si stava divincolando. Harry
smise di lottare con James e strinse gli occhi in direzione di Silente,
sfidandolo ad avvicinarsi.
“Ok,
Harry, non ne parleremo più, per ora. Ti prego di lasciarmi finire il mio
discorso su ciò che accadrà con te.”
Harry aprì la bocca per dire che
non gli importava quello che Silente aveva da dire e che probabilmente non
avrebbe fatto quello che gli era stato detto di fare in ogni caso. Tuttavia la
ferma presa sul suo braccio si strinse non appena aprì la bocca. Harry fece una
smorfia e chiuse di nuovo la bocca, non prima di aver lanciato un’occhiata a
James.
“E’ stato concordato che rimarrai fuori dalla custodia del Ministero. Non ci sarà nessun
processo così come non ci sarà alcun arresto”.
James lasciò andare Harry e si
sedette a bocca aperta.
Harry non sarebbe andato ad Azkaban! Non sarebbe stato accusato per omicidio! Quella
era probabilmente la cosa migliore che potesse
succedere.
James aveva sperato infinitamente
in un miracolo che avrebbe lasciato loro la custodia di Harry e che avrebbe in
qualche modo mantenuto il ragazzo fuori dalla portata
del Ministero. Tuttavia, nonostante tutto ciò suonasse meraviglioso, James
sapeva che non era la storia completa.
“Ci dev’essere un aspetto negativo”
pensò.
“Tuttavia, Harry, questo non
significa che sei libero di tornare a casa. Devi rimanere sotto la mia custodia
fino ai tuoi diciassette anni.” Silente osservò i
volti sconvolti di Harry e James.
“Come vedi questo era il mio
suggerimento al Ministro. Gli ho chiesto di lasciarti sotto la mia custodia. Sarei
responsabile per te.”
James interruppe Silente.
“Mi dispiace, Silente, ma come
puoi fare questo? Voglio dire, io e Lily siamo
responsabili per Harry. Siamo i suoi genitori! Se qualcuno deve prendersi cura
di Harry, dovremmo essere noi.”
James stava guardando Silente come
se fosse un traditore che cercava di portar via suo figlio.
“James, ragazzo mio. Questo è
esattamente quello che il Ministro non ha voluto. Harry con i suoi genitori, il
che potrebbe portare ad una fuga e ad un ricongiungimento con Voldemort.”
“Sono ancora intenzionato ad
andare a casa, sia s rimango con lei, sia con loro” sibilò Harry a Silente.
“Se non riesco a tornare a casa,
allora mio padre verrà a cercarmi.”
Silente gli
sorrise e disse, a voce molto bassa:
“Ecco perché, Harry, verrai ad Hogwarts.”
Harry si sedette, sconvolto. Cosa
stava pensando questo vecchio pazzo? Harry non poteva andare ad
Hogwarts. Sapeva che era impossibile scappare da lì e che era l’unico posto
dove suo padre non avrebbe mai potuto venire a
salvarlo.
Comunque, non si rendeva conto del
rischio che Harry avrebbe comportato?
Silente non avrebbe messo in
pericolo così l’intera scuola, no?
“Silente, com’è possibile?” James
suonava scioccato tanto quanto Harry.
“Beh, è possibile e il Ministro ha
dato il suo consenso affinché Harry sia iscritto al sesto anno ad Hogwarts.”
Silente sorrise degli sguardi
sconvolti che stava ottenendo.
“Ora vi potreste domandare perché il Ministro ha acconsentito a questo, perciò
lasciatemi spiegare. Sfortunatamente non è così semplice come sembra. Ci sono
delle condizioni poste contro tutto ciò. Harry rimarrà
sotto la mia custodia fino al raggiungimento del diciassettesimo anno di età. Se
per allora non avrà mostrato nessuna intenzione di tornare da Lord Voldemort
per lavorare come Principe Oscuro, allora sarà perdonato e non vi sarà alcuna
azione contro i suoi crimini. Sarà considerato come un caso di ICI, Imperio
Crimini Indotto.
Se ritornerà da Lord Voldemort o
mostrerà resistenza a vivere nel mondo magico come un mago rispettoso della
legge allora sarà accusato di tutti gli omicidi che ha commesso e probabilmente
seguirà una condanna a vita ad Azkaban. Potrebbero
persino dargli il Bacio, se fosse colpevole di tutte le accuse.”
Silente si fermò qui per guardare
i volti da cuore spezzato di Lily e James.
“E’ mia intenzione mostrarti,
Harry, l’errore del tuo giudizio, e lasciarti vedere il vero mondo magico per
quello che è. So che ti sono state raccontate molte cose su di me e su quali
sono le mie convinzioni. Ti sto dando la possibilità di vederle di persona.”
Guardò direttamente Harry mentre parlava.
Harry lo stava osservando con uno
sguardo interrogativo.
“Perché sei così deciso a
mostrarmi la tua idea? Cosa ti fa pensare che ti ascolterò?”
“Perché, Harry, non sei ciò che
sembri. Io posso vedere dietro la maschera che indossi. Posso vedere il vero te
dentro al Principe Oscuro. Non sei cattivo, anche se vorresti che noi lo
credessimo.”
Harry sbuffò e fissò Silente prima
di rispondere.
“Chi ha detto che sono cattivo?” Osservò
le espressioni confuse tutt’intorno prima di
continuare.
“Non ci sono buoni e cattivi, Silente, c’è solo il potere. Il potere è ciò a cui tutti mirano. Alla fine viene a chi è degno di averlo.
Voi potreste pensare che quello che ho fatto è
sbagliato. Beh, posso dire lo stesso di voi. Il vostro Ordine e il vostro
Ministero cattura un uomo, non importa delle conseguenze. Non esiteranno a
prenderlo a calci quando è a terra. Sono solo tanto spietati quanto qualunque Mangiamorte.”
Finì di parlare e guardò
direttamente Sirius, che stava arrossendo furiosamente. Sapeva che Sirius stava
ricordando il primo giorno della cattura di Harry. Come lui e Moody avevano tormentato Harry. Come Moody
lo aveva brutalmente preso a calci nelle costole già rotte.
Harry sorrise tra sé. “Ben gli
sta.” pensò mentre guardava l’uomo dai capelli neri
torcersi a disagio sulla sua sedia.
“Harry, le parole che dici non ti
appartengono. Voglio mostrarti la verità, poi potrai prendere la tua decisione.”
Silente era stupito di sentire
ancora le parole che gli erano state rivolte anni fa da un certo uomo dagli
occhi rossi.
Harry sbuffò ancora una volta.
“La mia decisione, fammi vedere…Azkaban o arresti domiciliari, già vedo l’ovvio vincitore!”
lo derise.
“Harry, sapevo che ti saresti
sentito così, ma mi dispiace dire che non hai nessuna voce in capitolo. Verrai ad Hogwarts il primo settembre, come tutti gli altri bambini
del mondo magico. Imparerai la verità di questa guerra.”
Silente iniziò a suonare stanco.
“E se mi rifiuto di venire con lei?”
domandò Harry, conoscendo già la risposta.
“Verrai lo stesso, in un modo o
nell’altro.”
C’era sicuramente un tono
minaccioso nella voce dell’anziano uomo.
“Bene! Ma come hai intenzione di
fermare gli altri bambini dal protestare contro la mia ammissione nella loro
stessa scuola? E riguardo ai loro genitori? Sicuramente nessun genitore sano di
mente vorrebbe i propri figli così vicini al Principe Oscuro.”
Harry era sicuro di aver messo
Silente con le spalle al muro. Silente si limitò a ridere e rispose.
“Beh, non è un problema, visto che
hai fatto a tutti noi un favore, nascondendoti dietro quella maschera d’argento.
Nessuno ha mai visto il tuo volto, perciò non conosceranno la tua identità. Alcuni
studenti che devono essere informati del tuo passato saranno incaricati di
mantenere queste informazioni segrete, oppure affrontare un’espulsione.”
Harry guardò il preside,
completamente incredulo. Era pronto a buttare dei ragazzini fuori
dalla scuola a calci, se avessero detto a qualcuno di Harry. Immaginò la
faccia del suo migliore amico. Draco avrebbe probabilmente saltellato intorno
all’intera scuola cantando “Harry è il Principe Oscuro”, e che “lui è l’erede
del Signore Oscuro” e “il suo migliore amico”.
Scosse la testa per schiarirsi le
idee.
“E se ho detto a qualcuno della
mia vera identità?” chiese, pensando di non poter subire la stessa sorte degli
altri studenti.
“Oh, sono sicuro che sarai in
grado di mantenere un segreto. Come sono sicuro che provi lo stesso di tutti
gli altri quando giungono al Bacio dei Dissennatori. Non
voglio che questo sia il tuo destino, Harry, ma se non mi lasci altra scelta
sarò costretto a consegnarti al Ministero, che ti sottoporrà al Bacio senza
esitazione.”
Silente sorrise a Harry, mentre
lui gli lanciava lo sguardo più velenoso di cui fosse capace.
“Beh, questo è tutto, farò meglio
ad andare. Farò in modo di inviarti la tua lista dei libri e gli altri
documenti presto, così sarai completamente preparato per il tuo anno
scolastico.”
Silente si alzò e si diresse verso
il camino.
Prima che Harry potesse
dire qualcosa James si alzò in piedi e chiamò Silente.
“Albus! Aspetta, ho una domanda”
Silente si voltò per affrontare
James e gli sorrise.
“Potremmo portare Harry a casa? Anche
solo per un giorno o due. Sai, a Natale o qualcosa del genere…” chiese con un
filo di voce.
Non poteva sopportare l’idea di
non vedere Harry per tanto tempo ancora. Aveva appena avuto Harry indietro e
ora suo figlio sarebbe stato portato via di nuovo.
“Naturalmente Harry può tornare a
casa per Natale, se è ciò che vuole. Sono sicuro che possiate discuterne
insieme a lui come una famiglia, a Hogwarts. rispose Silente con un luccichio negli occhi.
“Che cosa intendi?” chiese un
confuso James.
“Non l’ho menzionato, James? Vieni
ad Hogwarts anche tu.” rispose
Silente.
XXX
Lord Voldemort non era contento.
Erano passati sette giorni da quando suo figlio era
stato catturato da quel miserabile Ordine e non c’erano ancora miglioramenti
nel piano per salvarlo.
Gli era stato riferito che Harry
era detenuto presso il Quartier Generale dell’Ordine.
Questo lo preoccupava infinitamente. Sarebbe stato facile salvare Harry se fosse stato tenuto al Ministero o perfino ad Azkaban, ma se Harry era tenuto dall’Ordine, allora era
quasi impossibile riuscire ad arrivare a lui.
Voldemort pensò ad Albus Silente e
sentì la rabbia bruciare dentro sé. Spinse lontano
tutti i pensieri per il vecchio pazzo. Doveva arrivare ad
Harry. Aveva bisogno di suo figlio di nuovo al suo fianco.
Lord Voldemort non aveva mai
realizzato quanto dipendesse da Harry. Non solo per le
missioni, ma anche per la sua compagnia.
Quando Harry era molto più piccolo
soleva infastidire Lord Voldemort con i suoi infantili modi per richiamare l’attenzione.
In quei momenti Voldemort riusciva a trattenersi a malapena dal maledire quell’ignorante bambino.
Ma ora Voldemort realizzò che in qualche modo Harry era riuscito a strisciare
nel suo cuore e aveva fatto di se stesso una parte del Signore Oscuro.
Harry era diventato qualcuno di
cui Lord Voldemort aveva bisogno nella sua vita.
Se il Signore Oscuro avesse mai
perso Harry, ci sarebbe stato l’inferno da pagare.
Voldemort fu strappato ai suoi
pensieri dal bussare alla porta.
Con un gesto della mano la porta
si aprì per rivelare un Mangiamorte con lunghi
capelli untuosi.
Il Mangiamorte
si inginocchiò di fronte a Voldemort e attese il comando per potersi alzare in
piedi. Lord Voldemort salutò il suo Mangiamorte ‘spia’.
“Severus, spero che tu mi abbia
portato qualche utile novità riguardo mio figlio”.
Severus Piton rabbrividì
involontariamente. “Maledetto Silente che mi manda qui con notizie del genere”,
pensò.
Piton si tirò sul
dal pavimento e cercò di trovare il coraggio per dire al suo signore la
notizia.
“Ho notizie sul Principe Oscuro,
mio signore” iniziò Piton.
Lord Voldemort si alzò dal suo
trono e silenziosamente si avvicinò a Piton. Sovrastò il Mangiamorte,
immobile.
“Che notizie mi porti, Severus?”
“Mio Signore, il Principe Oscuro
sta per essere spostato in un’altra ubicazione.”
Piton esitò per un secondo,
maledicendo in silenzio Albus Silente.
“Mio Signore, il Principe Oscuro
andrà ad Hogwarts.”
Piton chiuse gli occhi e represse
le sue grida di dolore quando la maledizione Cruciatus lo invase.
Aveva sentito
“Merlino, spero che Silente sappia
quello che sta facendo”, fu l’ultimo pensiero ad attraversare la mente di Piton mentre si immergeva nell’incoscienza.