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Autore: suni    29/08/2006    10 recensioni
Due uomini. Due storici nemici. Perché la Profezia si avveri, uno sta per morire, l’altro presto diventerà l’assassino della persona a lui più cara. Ed entrambi ne sono consapevoli.
Seduti ad tavolo, le maschere, finalmente, cadono.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Bene.

Questa è una specie di epilogo, ma per me acquista una certa importanza. E’ al mia personale riconciliazione con un personaggio che mi ha sempre urtata ma che, in luce della mia personale teoria, è stimabile nella sua spiacevolezza.

Spero che se la storia vi è piaciuta vorrete lasciarmi una piccola nota, dal momento che non vi costa nulla.

Spero lo vorrete fare anche se non vi è piaciuta.

Fatelo, insomma.

Grazie

suni

 

 

EPILOGUE

 

 

Il sotterraneo pareva freddo più che mai.

Severus Piton osservava i minuti scorrere lentamente sul quadrante senza riuscire a spostare lo sguardo, senza volerlo spostare. Si imponeva di non fare altro che contare mentalmente i secondi, sforzandosi di non pensare a nulla.

Esteriormente immobile, il volto marmoreo, sentiva una sorta di ribollimento interiore, un tremito che lo percorreva bloccandogli il fiato nei polmoni.

Il Castello sembrava ancora immerso nel silenzio, ma presto, lo sapeva, qualcosa di mai visto sarebbe accaduto nel dedalo della Scuola di Magia e Stregoneria.

Un’invasione.

Mangiamorte nei corridoi di Hogwarts.

Prese lentamente fiato, rendendosi conto di aver smesso di respirare.

Si passò le mani sul viso tirato, e per qualche secondo le tenne lì, immobili.

Per tutta la giornata si era chiesto come evitare l’inevitabile. Aveva pregato silenziosamente che qualcosa avvenisse tale da non rendere più necessario quell’atto aberrante, ben sapendo quanto fosse categoricamente impossibile.

Il suo spirito si ribellava, tentando di sottrarsi all’imposizione che gli era così odiosa.

Per tutte le ultime settimane aveva detto e ripetuto fino alla nausea a Silente che non voleva più concludere la missione, ma il Preside non aveva neanche preso in considerazione la sua riluttanza. A nulla era valsa la sua insistenza, né i suoi razionali tentativi di esporre logicamente le proprie ragioni, né gli sporadici scoppi d’ira con cui violentemente si era opposto alla volontà di Silente.

Il mago aveva da tempo deciso, e nulla sarebbe valso a farlo desistere.

Conosceva bene quella fermezza assoluta e inattaccabile che Albus riversava nelle proprie idee quando arrivava a convincersi con ragionevole certezza che fossero esatte. Era la stessa fermezza che, quattordici anni prima, aveva espresso nel difendere lui, Severus Piton, dai suoi accusatori. Quando tutti, da ogni lato, lo avevano aggredito, deprecato, avevano in ogni modo cercato di mettere in guardia Silente dalla sua presunta falsità, forti della convinzione che un Mangiamorte sarà sempre e comunque una creatura infida, ripetendo sino alla nausea che per Merlino, Albus, non starai realmente dicendo che ti fidi di uno come lui, insomma, è sempre stato bacato, già da ragazzino… Ebbene, davanti a quel muro d’ostilità e incredulità, Albus Silente aveva sempre e solo sorriso con condiscendenza, o risposto duramente quando le accuse si facevano esplicite e pesanti.

Ed aveva fatto molto di più. Era giunto ad aprirgli in pompa magna le porte della sua roccaforte, accogliendolo ad Hogwarts come Professore, e come se non bastasse, era arrivato a fare di lui il confidente di segreti e ipotesi di cui nessun altro era a conoscenza.

In quattordici anni, non una sola volta Albus Silente aveva dato mostra di dubitare di lui o di non ritenerlo all’altezza di qualunque compito.

Dopo una vita trascorsa circondato dall’indifferenza, dallo scherno, dall’ostilità e dallo spregio, Severus Piton aveva conosciuto il tepore della fiducia cieca e totale.

E con le proprie stesse mani stava per privarsene.

Non era riuscito a convincerlo a desistere in nessun modo.

“Sono ragionevolmente certo, Severus, che mentre sarò fuori con Potter, stasera, avverrà ciò che aspettavamo. E’ esatto?”

“Quasi sicuramente sì, Preside. Ma se vuole la mia opinione, siamo ancora perfettamente in tempo per interrompere tutto. – aveva parlato con controllata enfasi- Basta andare ad acciuffare il giovane Draco, impedire che attui il suo piano ed ogni cosa sarà sistemata.”

Silente aveva sorriso, pacato e misterioso.

“Sai che non avverrà nulla del genere, Severus. Ormai è tutto pronto”

Lui aveva sospirato seccamente.

“Le ho già detto come la penso, Preside. Non ho intenzione di-…”

“Non capisco questa tua riluttanza, Severus –aveva osservato allora il Preside, meditabondo- Non stai per fare nulla che non incontri il mio più completo favore. Anzi, ti sto pregando io stesso di farmi questo piacere” l’aveva interrotto, con una punta di accomodante soddisfazione.

“Non penso che la morte sia la sua scelta favorita, Preside, in tutta onestà” aveva ribattuto lui piccato.

Silente aveva sorriso di nuovo, largamente, quietamente.

“Severus –aveva ribattuto quasi divertito- non starai pensando che il grande Preside Silente abbia paura di morire, vero?Alla mia età, sarebbe alquanto ridicolo.”

Lui aveva scrollato la testa.

“Si può evitare…”

Silente aveva sospirato.

“Severus… -aveva ripetuto, con una dolcezza straziante- Sappiamo entrambi che non è così. Ho sempre avuto piena fiducia nella tua forza d’animo, ti prego di non deludermi proprio ora. Non mi abbandonare adesso, nel momento del massimo bisogno. Mi sei sempre stato prezioso, ma mai tanto indispensabile.”

Quelle parole gli avevano quasi mozzato il respiro.

“Io non voglio farlo” aveva ripetuto caparbio, rigido e impettito.

“Lo so, mio povero amico. Ma lo farai lo stesso”aveva concluso il Preside amabilmente.

Lui aveva stretto i pugni con una smorfia d’impotenza.

“Perché io?” aveva mormorato.

“Perché, Severus, come a te solo affiderei la mia vita, a te solo affido la mia morte”

Sussultò aprendo la mano di scatto con nervosismo.

Se n’era andato con ira, ribadendo la propria contrarietà.

Per l’intera giornata si era dibattuto tra il desiderio di andare in fondo e compiere ancora il proprio dovere e l’orrore per ciò che questo significava. La volontà di non deludere Silente e l’inaccettabilità dell’ucciderlo.

Serrò la mascella con ira.

Come poteva chiedere una cosa simile proprio a lui? Severus Piton non aveva nessun altro, al mondo, che quel vecchio strampalato e spesso stordito; e proprio lui avrebbe dovuto assassinarlo a sangue freddo? Ma se più di una volta aveva rischiato la vita per la sua! Tornando da Voldemort per accontentare Silente, non si era forse esposto ad un rischio mortale? Quando si era opposto a Raptor e quindi a Voldemort stesso, anni prima, non aveva forse messo in gioco la vita? E ora gli si chiedeva di ribaltare tutto e distruggere la persona per cui aveva compiuto ogni azione negli ultimi quattordici anni.

Poi, il suo corpo s’irrigidì violentemente e le palpebre gli calarono sugli occhi con disperazione.

Come la piena di un fiume che lentamente si avvicina muggendo, sentì improvviso il divampare di voci, dapprima vaghissime –tanto che pregò di ingannarsi- e via via più nitide, da qualche parte nel Castello.

Poi urla.

Fracasso, tonfi.

Erano arrivati.

Si alzò lentamente in piedi, pallidissimo e senza espressione.

No. Non l’avrebbe fatto, non poteva.

… Perché tu adesso possa uccidere Albus Silente e portare Harry Potter alla vittoria.

Soffocò un’esclamazione nella labbra assottigliate dall’ansia nel ricordare le parole dell’antico rivale.

Sirius si era buttato nel Velo della Morte, come gli aveva detto di fare. Non aveva esitato, non si era tirato indietro; lo stesso stava per essere per Silente. Lo avevano incastrato, quei due, con la scusa di essere importanti per Potter.

Black aveva creduto ciecamente in Silente, per quanto grande fosse il sacrificio che questo comportava. Ora toccava a lui fare altrettanto. Gli parve di vederlo sorridere ironicamente, come quella sera a Grimmauld Place l’anno precedente. Non ce la fai, Snivellus, non sei alla mia altezza, avrebbe probabilmente commentato per stuzzicarlo.

La cosa lo divertì.

Sapeva che in ogni caso ormai era troppo tardi per tirarsi indietro. Non gli importava del Voto. Avrebbe preferito morire lui che uccidere Silente, non era quello il punto.

Ma Draco non era in grado di assassinare un uomo a sangue freddo, e per questo Voldemort l’avrebbe ucciso. E se malauguratamente, invece, per qualche ragione i Mangiamorte lo avessero convinto, quello sciocco, manipolato ragazzino sarebbe diventato un assassino.

No. Non poteva accadere.

Non mi abbandonare adesso, nel momento del massimo bisogno.

Senza sapere come, Severus Piton trovò dentro di sé una parvenza di decisione, sufficiente a muoverlo come un automa verso la porta.

Si sentiva come se la lucidità lo avesse abbandonato, e camminò quasi immerso in uno strano sogno avvolgente ed ovattato. Il suoni sembrarono accavallarsi e le immagini rallentare ai suoi occhi mentre, con una fatica che gli parve sovrumana, usciva nel corridoio dirigendosi verso l’epicentro di quel caos.

Qualunque cosa gli riservasse l’indomani, non poteva in nessun caso essere peggiore.

Ma era pronto.

Il grande sogno di Albus Silente si sarebbe avverato: ci sarebbe stata un po’ di pace, presto, per quel loro martoriato mondo. La solidarietà avrebbe trionfato sull’odio. Gli uomini sarebbero finalmente stati davvero uniti.

Giustizia finalmente avrebbe avvolto l’Inghilterra nel suo comodo manto.

Presto tutto sarebbe stato diverso, sarebbe stata la mente stessa della gente a cambiare; e nessuno sarebbe più cresciuto come lui, avvolto dalla cortina della superbia e del preconcetto di chi si ritiene migliore del prossimo. Un giorno non lontano, un ipotetico giovane Sirius Black e un ipotetico giovane Severus Piton non sarebbero stati più divisi dal cieco muro dell’odio e del pregiudizio, e come loro tanti altri.

Era questo, che sognava Silente.

E sarebbe avvenuto anche grazie a loro, a lui.

A Snivellus.

 

 

 

The end

 

 

 

 

X Fredyck: Molto onorata… Sì, non è uno scritto particolarmente allegro, ma< del resto nemmeno la situazione descritta lo è. Sono contenta che renda così intensamente, grazie.

X MoMo: …Grazie! Dunque, per quanto riguarda la mia ipotesi, ecco, sono sempre stata convinta, da quando ho letto il Principe, che Piton abbia davvero ucciso Silente perché gliel’ha chiesto lui, e a quanto ho scoperto spulciando in rete sono in parecchi a pensarla come me. L’idea che lo stesso valga per Sirius, invece, mi è venuta la sera prima che iniziassi a scrivere questa cosa e solo ed esclusivamente per questo, anche se devo dire che mi sta suggestionando e non la trovo più così assurda. Comunque non sono cose attendibili, anzi. Temo che per sapere la verità l’unica sia apettare che la cara J.K. ce la sveli di suo pugno.

X paprika: ti rinhgrazio molto. Anche io sono abbastanz ossessionata dal cercare di spiegarmi come stanno davvero le cose e se la mia teoria ti aggrada sono lusingata… non pretende di essere realistica ma mi sembrava interessante. Ciao1

X Morgan Snape: Non sono sicura che anche questa parte ti sia piaciuta visto che è interamente incentrata su Piton ed io ho molta poca dimestichezza col personaggio. Immagino che il mio lato rossodorato abbia invaso un po’ troppo il campo. Comunque certo che Sirius è cazzuto, non capisco come si possa pensare il contrario. Io lo vedo proprio così, e così è in tutte le mie storie… Poi, arrogante passi, ma vigliacco proprio ve lo siete immaginato voi dell’altra fazione… Tsk… Gentaglia! ^__^

X Mixky: Hai perfettamente centrato il tutto, ultima riga della recensione a parte. Il che significa che ho reso precisamente quel che volevo rendere e non sai quanto questo mi renda FELICE! Grazie mille!

 

Bye

   
 
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