Bene.
Questa è una specie di epilogo, ma per me
acquista una certa importanza. E’ al mia personale riconciliazione con un
personaggio che mi ha sempre urtata ma che, in luce della mia personale teoria,
è stimabile nella sua spiacevolezza.
Spero che se la storia vi è piaciuta vorrete
lasciarmi una piccola nota, dal momento che non vi costa nulla.
Spero lo vorrete fare anche se non vi è
piaciuta.
Fatelo, insomma.
Grazie
suni
EPILOGUE
Il
sotterraneo pareva freddo più che mai.
Severus
Piton osservava i minuti scorrere lentamente sul quadrante senza riuscire a
spostare lo sguardo, senza volerlo spostare. Si imponeva di non fare altro che
contare mentalmente i secondi, sforzandosi di non pensare a nulla.
Esteriormente
immobile, il volto marmoreo, sentiva una sorta di ribollimento interiore, un
tremito che lo percorreva bloccandogli il fiato nei polmoni.
Il
Castello sembrava ancora immerso nel silenzio, ma presto, lo sapeva, qualcosa
di mai visto sarebbe accaduto nel dedalo della Scuola di Magia e Stregoneria.
Un’invasione.
Mangiamorte
nei corridoi di Hogwarts.
Prese
lentamente fiato, rendendosi conto di aver smesso di respirare.
Si
passò le mani sul viso tirato, e per qualche secondo le tenne lì,
immobili.
Per
tutta la giornata si era chiesto come evitare l’inevitabile. Aveva
pregato silenziosamente che qualcosa avvenisse tale da non rendere più
necessario quell’atto aberrante, ben sapendo
quanto fosse categoricamente impossibile.
Il
suo spirito si ribellava, tentando di sottrarsi all’imposizione che gli
era così odiosa.
Per
tutte le ultime settimane aveva detto e ripetuto fino alla nausea a Silente che
non voleva più concludere la missione, ma il Preside non aveva neanche
preso in considerazione la sua riluttanza. A nulla era valsa la sua insistenza,
né i suoi razionali tentativi di esporre logicamente le proprie ragioni,
né gli sporadici scoppi d’ira con cui violentemente si era opposto
alla volontà di Silente.
Il
mago aveva da tempo deciso, e nulla sarebbe valso a farlo desistere.
Conosceva
bene quella fermezza assoluta e inattaccabile che Albus riversava nelle proprie
idee quando arrivava a convincersi con ragionevole certezza che fossero esatte.
Era la stessa fermezza che, quattordici anni prima, aveva espresso nel
difendere lui, Severus Piton, dai suoi accusatori. Quando tutti, da ogni lato,
lo avevano aggredito, deprecato, avevano in ogni modo cercato di mettere in guardia
Silente dalla sua presunta falsità, forti della convinzione che un
Mangiamorte sarà sempre e comunque una creatura infida, ripetendo sino
alla nausea che per Merlino, Albus, non starai realmente dicendo che ti fidi di uno come lui,
insomma, è sempre stato bacato, già da ragazzino…
Ebbene, davanti a quel muro d’ostilità e incredulità, Albus
Silente aveva sempre e solo sorriso con condiscendenza, o risposto duramente
quando le accuse si facevano esplicite e pesanti.
Ed
aveva fatto molto di più. Era giunto ad aprirgli in pompa magna le porte
della sua roccaforte, accogliendolo ad Hogwarts come Professore, e come se non
bastasse, era arrivato a fare di lui il confidente di segreti e ipotesi di cui
nessun altro era a conoscenza.
In
quattordici anni, non una sola volta Albus Silente aveva dato mostra di
dubitare di lui o di non ritenerlo all’altezza di qualunque compito.
Dopo
una vita trascorsa circondato dall’indifferenza, dallo scherno,
dall’ostilità e dallo spregio, Severus Piton aveva conosciuto il
tepore della fiducia cieca e totale.
E
con le proprie stesse mani stava per privarsene.
Non
era riuscito a convincerlo a desistere in nessun modo.
“Sono ragionevolmente
certo, Severus, che mentre sarò fuori con Potter, stasera,
avverrà ciò che aspettavamo. E’ esatto?”
“Quasi sicuramente
sì, Preside. Ma se vuole la mia opinione, siamo ancora perfettamente in
tempo per interrompere tutto. – aveva parlato con controllata enfasi-
Basta andare ad acciuffare il giovane Draco, impedire
che attui il suo piano ed ogni cosa sarà sistemata.”
Silente aveva sorriso, pacato
e misterioso.
“Sai che non
avverrà nulla del genere, Severus. Ormai è tutto pronto”
Lui aveva sospirato
seccamente.
“Le ho già detto
come la penso, Preside. Non ho intenzione di-…”
“Non capisco questa tua
riluttanza, Severus –aveva osservato allora il Preside, meditabondo- Non
stai per fare nulla che non incontri il mio più completo favore. Anzi,
ti sto pregando io stesso di farmi questo piacere” l’aveva
interrotto, con una punta di accomodante soddisfazione.
“Non penso che la morte
sia la sua scelta favorita, Preside, in tutta onestà” aveva
ribattuto lui piccato.
Silente aveva sorriso di
nuovo, largamente, quietamente.
“Severus –aveva
ribattuto quasi divertito- non starai pensando che il
grande Preside Silente abbia paura di morire, vero?Alla mia età, sarebbe
alquanto ridicolo.”
Lui aveva scrollato la testa.
“Si può
evitare…”
Silente aveva sospirato.
“Severus… -aveva
ripetuto, con una dolcezza straziante- Sappiamo entrambi che non è
così. Ho sempre avuto piena fiducia nella tua forza d’animo, ti
prego di non deludermi proprio ora. Non mi abbandonare adesso, nel momento del
massimo bisogno. Mi sei sempre stato prezioso, ma mai tanto
indispensabile.”
Quelle parole gli avevano
quasi mozzato il respiro.
“Io non voglio farlo”
aveva ripetuto caparbio, rigido e impettito.
“Lo so, mio povero
amico. Ma lo farai lo stesso”aveva concluso il Preside amabilmente.
Lui aveva stretto i pugni con
una smorfia d’impotenza.
“Perché
io?” aveva mormorato.
“Perché, Severus,
come a te solo affiderei la mia vita, a te solo affido la mia morte”
Sussultò
aprendo la mano di scatto con nervosismo.
Se
n’era andato con ira, ribadendo la propria contrarietà.
Per
l’intera giornata si era dibattuto tra il desiderio di andare in fondo e
compiere ancora il proprio dovere e l’orrore per ciò che questo
significava. La volontà di non deludere Silente e
l’inaccettabilità dell’ucciderlo.
Serrò
la mascella con ira.
Come
poteva chiedere una cosa simile proprio a lui? Severus Piton non aveva nessun
altro, al mondo, che quel vecchio strampalato e spesso stordito; e proprio lui
avrebbe dovuto assassinarlo a sangue freddo? Ma se più di una volta
aveva rischiato la vita per la sua! Tornando da Voldemort per accontentare
Silente, non si era forse esposto ad un rischio mortale? Quando si era opposto
a Raptor e quindi a Voldemort stesso, anni prima, non
aveva forse messo in gioco la vita? E ora gli si chiedeva di ribaltare tutto e
distruggere la persona per cui aveva compiuto ogni azione negli ultimi
quattordici anni.
Poi,
il suo corpo s’irrigidì violentemente e le palpebre gli calarono
sugli occhi con disperazione.
Come
la piena di un fiume che lentamente si avvicina muggendo, sentì
improvviso il divampare di voci, dapprima vaghissime –tanto che
pregò di ingannarsi- e via via più
nitide, da qualche parte nel Castello.
Poi
urla.
Fracasso,
tonfi.
Erano
arrivati.
Si
alzò lentamente in piedi, pallidissimo e senza espressione.
No.
Non l’avrebbe fatto, non poteva.
… Perché tu
adesso possa uccidere Albus Silente e portare Harry
Potter alla vittoria.
Soffocò
un’esclamazione nella labbra assottigliate dall’ansia nel ricordare
le parole dell’antico rivale.
Sirius
si era buttato nel Velo della Morte, come gli aveva detto di fare. Non aveva
esitato, non si era tirato indietro; lo stesso stava per essere per Silente. Lo
avevano incastrato, quei due, con la scusa di essere importanti per Potter.
Black
aveva creduto ciecamente in Silente, per quanto grande fosse il sacrificio che
questo comportava. Ora toccava a lui fare altrettanto. Gli parve di vederlo
sorridere ironicamente, come quella sera a Grimmauld Place l’anno precedente. Non ce la fai, Snivellus, non sei alla mia
altezza, avrebbe probabilmente commentato per stuzzicarlo.
La
cosa lo divertì.
Sapeva
che in ogni caso ormai era troppo tardi per tirarsi indietro. Non gli importava
del Voto. Avrebbe preferito morire lui che uccidere Silente, non era quello il
punto.
Ma
Draco non era in grado di assassinare un uomo a
sangue freddo, e per questo Voldemort l’avrebbe ucciso. E se
malauguratamente, invece, per qualche ragione i Mangiamorte lo avessero
convinto, quello sciocco, manipolato ragazzino sarebbe diventato un assassino.
No.
Non poteva accadere.
Non mi abbandonare adesso, nel
momento del massimo bisogno.
Senza
sapere come, Severus Piton trovò dentro di sé una parvenza di
decisione, sufficiente a muoverlo come un automa verso la porta.
Si
sentiva come se la lucidità lo avesse abbandonato, e camminò
quasi immerso in uno strano sogno avvolgente ed ovattato. Il suoni sembrarono
accavallarsi e le immagini rallentare ai suoi occhi mentre, con una fatica che
gli parve sovrumana, usciva nel corridoio dirigendosi verso l’epicentro
di quel caos.
Qualunque
cosa gli riservasse l’indomani, non poteva in nessun caso essere
peggiore.
Ma
era pronto.
Il
grande sogno di Albus Silente si sarebbe avverato: ci sarebbe stata un
po’ di pace, presto, per quel loro martoriato mondo. La
solidarietà avrebbe trionfato sull’odio. Gli uomini sarebbero
finalmente stati davvero uniti.
Giustizia
finalmente avrebbe avvolto l’Inghilterra nel suo comodo manto.
Presto
tutto sarebbe stato diverso, sarebbe stata la mente stessa della gente a
cambiare; e nessuno sarebbe più cresciuto come lui, avvolto dalla
cortina della superbia e del preconcetto di chi si ritiene migliore del prossimo.
Un giorno non lontano, un ipotetico giovane Sirius Black e un ipotetico giovane
Severus Piton non sarebbero stati più divisi dal cieco muro
dell’odio e del pregiudizio, e come loro tanti altri.
Era
questo, che sognava Silente.
E
sarebbe avvenuto anche grazie a loro, a lui.
A
Snivellus.
The
end
X Fredyck: Molto onorata… Sì, non è uno
scritto particolarmente allegro, ma< del resto nemmeno la situazione
descritta lo è. Sono contenta che renda così intensamente,
grazie.
X MoMo: …Grazie! Dunque, per quanto riguarda la mia
ipotesi, ecco, sono sempre stata convinta, da quando ho letto il Principe, che
Piton abbia davvero ucciso Silente perché gliel’ha chiesto lui, e
a quanto ho scoperto spulciando in rete sono in parecchi a pensarla come me. L’idea
che lo stesso valga per Sirius, invece, mi è venuta la sera prima che
iniziassi a scrivere questa cosa e solo ed esclusivamente per questo, anche se
devo dire che mi sta suggestionando e non la trovo più così
assurda. Comunque non sono cose attendibili, anzi. Temo che per sapere la
verità l’unica sia apettare che la cara J.K. ce la sveli di suo pugno.
X
paprika: ti rinhgrazio molto. Anche io sono abbastanz ossessionata dal cercare di spiegarmi come stanno
davvero le cose e se la mia teoria ti aggrada sono lusingata… non pretende
di essere realistica ma mi sembrava interessante. Ciao1
X Morgan Snape: Non sono sicura che
anche questa parte ti sia piaciuta visto che è interamente incentrata su
Piton ed io ho molta poca dimestichezza col personaggio. Immagino che il mio
lato rossodorato abbia invaso un po’ troppo il
campo. Comunque certo che Sirius è cazzuto,
non capisco come si possa pensare il contrario. Io lo vedo proprio così,
e così è in tutte le mie storie… Poi, arrogante passi, ma
vigliacco proprio ve lo siete immaginato voi dell’altra fazione… Tsk… Gentaglia! ^__^
X Mixky: Hai perfettamente centrato il tutto, ultima riga
della recensione a parte. Il che significa che ho reso precisamente quel che
volevo rendere e non sai quanto questo mi renda FELICE! Grazie mille!
Bye