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Autore: kirlia    27/01/2012    4 recensioni
Una Franziska che riesce a rivelare le sue vere emozioni solo grazie a un piccolo diario in pelle nera e intarsi dorati... il suo caro Herr Diario... spoiler PW:JFA!
"E mi ritrovavo a piangere a dirotto. Chissà quanto tempo era passato quando riuscì a dirgli…
-S-scusa… M-mi dispiace M-Miles…
-Per cosa? – disse lui, che non sembrava aspettarsi una risposta del genere.
-P-per tutto… P-per la prova f-falsa… P-per la t-tua f-ferita… P-per averti detto c-che ti o-odiavo…
All’ultima affermazione, Miles trasalì. E mi fissò sorpreso.
-Tu non mi odi allora? – disse con voce quasi disperata e speranzosa.
“Certo che no”, stavo per dire. Ma qualcuno ci interruppe."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Franziska von Karma, Miles Edgeworth
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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CARO HERR DIARIO…

 

Capitolo 38- Il finale perfetto

 

-Gentili Clienti, Vi informiamo che il volo per Berlino partirà fra trenta minuti.

Vi preghiamo di dirigervi verso i posti che vi sono stati assegnati. Grazie – annunciò

la voce che proveniva dagli altoparlanti dell’aeroporto.

Con una forte sensazione di nausea spinsi la mia valigia verso l’imminente partenza.

 Perché non ero felice?

Me lo chiedevo ormai da quella mattina.

Avevo desiderato così tanto potermene andare, dimenticarmi di tutto… e invece

non mi sentivo affatto soddisfatta.

Anzi, una voragine sembrava aprirsi nel mio petto e non riuscivo ad ignorarla in

alcun modo.

Non riuscivo più nemmeno ad autoconvincermi di stare facendo la cosa giusta…

sapevo che in fondo mi stavo solo ferendo ancora di più.

E quel dolore era così… fisico. Mi sfiancava.

Con un tonfo che per nulla si addiceva a me mi accasciai su un sedile dell’aeroporto,

ignorando la voce stridula dell’altoparlante che tentava di incoraggiarmi. Inutilmente.

Sospirai, frustrata. Come avrei voluto poter cancellare tutto il mese scorso.

Volevo soltanto dimenticare… era davvero tanto difficile?

 

Nel tentativo di allontanarmi dai miei pensieri, cominciai ad osservare le persone presenti

in quell’aeroporto: un uomo molto distinto fumava un sigaro seduto accanto ad una

signora sulla cinquantina che lo implorava di fumare fuori, una hostess si intratteneva con

un bel ragazzo biondo… ma la mia attenzione si focalizzò su alcune persone in particolare.

Una donna guardava con aria ansiosa il suo orologio da polso, mentre tre bambini sui

cinque anni le correvano intorno.

Ogni tanto la piccola più bassa, dai capelli color cioccolato si avvicinava alla madre e

chiedeva con curiosità – Mamma, quando arriva papà?

-Presto, tesoro… dovrebbe essere qui in circa cinque minuti – rispondeva la donna,

focalizzando per un attimo l’attenzione sulla figlia e carezzandole dolcemente una guancia

mentre le sorrideva.

E non potei evitare di pensare che fosse un sorriso così bello e dolce… nessuno mi aveva

mai sorriso così…

Beh, nessuno apparte… Lui. Ebbi un brivido.

Continuai a guardare i bambini, senza farmi notare... e improvvisamente la donna si alzò,

fissando un uomo che era appena comparso da dietro l’angolo.

Aveva con sé solo una valigetta rovinata, e i suoi abiti non erano firmati… ma quando vide

la moglie i suoi occhi stanchi si illuminarono di una felicità così sincera e splendida che mi

sentii morire.

Corse incontro a lei e l’abbracciò con energia e dolcezza, e mentre la donna singhiozzava, i

bambini correvano intorno gridando con gioia e stringendosi alle gambe dei genitori.

Distolsi lo sguardo, diventato ormai opaco, e mi resi conto solo allora di stare piangendo

per la commozione… o forse per l’invidia.

Miles… perché non può essere così tra me e te?” mi ritrovai a pensare.

“Perché non possiamo essere felici come quella famiglia? Ormai il mio sogno è solo

questo… vorrei soltanto vivere una vita serena con te. Non mi importa più di nient’altro,

nemmeno della perfezione.”

Era difficile da ammettere, ma era così. Io non volevo tornare in Germania… non ne avevo

bisogno. Io volevo restare qui… ma avrei messo davvero da parte il mio orgoglio?

 

-Gentili Clienti, Vi informiamo che il volo per Berlino partirà fra cinque minuti. Vi preghiamo

di dirigervi verso i posti che vi sono stati assegnati. Grazie – annunciò di nuovo la voce che

proveniva dagli altoparlanti dell’aeroporto.

Con uno sbuffo irritato mi costrinsi a ricomporre i pezzi della mia anima e ad alzarmi per

dirigermi verso la mia patria.

Dando le spalle alla porta d’ingresso non potei sentire i passi affrettati e decisi che mi

seguivano fino a quando non furono ad un metro da me.

Anche allora continuai a camminare, cercando di non pensare al fatto che quei passi

potevano appartenere solo ad una persona… e ignorando il fatto che la scena mi

sembrava molto familiare.

Una mano si posò sulla mia spalla, silenziosa, e io mi irrigidii di colpo. Mi fermai.

Vedevo solo l’ombra di Colui che era dietro di me.

Non ero sicura di poterlo guardare in faccia e anche volendo il mio corpo sembrava non

rispondere.

La sua mano bruciava sulla mia spalla come carboni ardenti.

-Franziska… - sussurrò Lui, dubbioso.

Io non accennai a muovermi, non reagii.

Invece chiusi gli occhi, sperando solo che lui sarebbe sparito e che questo si fosse rivelato

tutto un sogno.

Magari se avrei contato fino  dieci sarebbe sparito… tentare non costava niente.

Uno, due…

-Franziska, ti prego… - il sussurro di lui si faceva più pressante.

Tre, quattro…

-Perché non vuoi guardarmi negli occhi? Non vuoi proprio vedermi? – disse lui, poggiando

anche l’altra mano sulla mia spalla, scatenando un’altra ondata di calore.

Cinque, sei…

-Sembra che tu proprio non ne voglia sapere di me – sembrò constatare visto che lo

ignoravo.

Sette, otto…

-Beh, ci tenevo a restituirti una cosa… - concluse, mettendomi tra le mani uno strano

oggetto quadrato.

Con gli occhi ancora chiusi ne sfiorai la superficie e sentii gli intarsi sotto le dita… molte

volte avevo passato il tempo a seguire le linee di quei ghirigori…

Nove, dieci!

-Il mio Herr Diario! – sbottai di colpo, aprendo gli occhi. Lui era ancora lì e mi fissava con

sguardo indecifrabile mentre io cercavo di capire come il mio diario fosse finito nelle sue

mani.

Ripensai al momento in cui l’avevo scritto l’ultima volta… stavo facendo i bagagli.

Guardai ancora il diario e mi resi conto di un dettaglio importante.

-Ma è… è aperto!!! – lanciai un’occhiataccia a Miles, che presto diventò terrorizzata.

-Miles… tu… hai letto il mio diario. – Non era una domanda, ma una semplice

affermazione.

-Non sarei qui se non l’avessi letto. Franziska io… - lasciò la frase in sospeso, senza

riuscire a proseguire.

E io non volevo che proseguisse.

Il mio diario… Aveva letto il mio diario!

Come avrei potuto più guardarlo in faccia? Ormai sapeva tutto!

Conosceva ogni mia singola emozione, tutto ciò che avevo provato in quelle poche

settimane…

Sapeva che lo amavo.

Mantenei uno sguardo basso, anche se Lui era di fronte a me. E rimasi in silenzio.

Lo vidi muoversi ed estrarre qualcosa dalla sua tasca: sembrava un piccolo foglio

sgualcito.

Lo mise tra le mie mani, e poi disse – Come io ho conosciuto i tuoi segreti, è giusto che tu

conosca il mio più grande segreto…

Non lo guardai ma immaginavo che si stesse mordendo le labbra… la sua voce concluse la

frase con nervosismo mentre prendevo il foglio spiegazzato.

-Riuscire a riaverlo indietro da Gumshoe è stata una faticaccia – sussurrò quasi tra sé.

Da Herr Sciattone? Che cosa poteva essere quel foglio?

 

“Miles Edgeworth… Franziska Von Karma. Miles e Franziska, Franziska è la sorella di Miles

Edgeworth. Lui non deve provare altro che amore fraterno. Fraterno. Punto.”

 

Riconobbi subito il foglio che avevo davanti… era quello che avevo trovato tempo fa sul

mio comodino e che avevo cercato di riavere indietro a tutti i costi, ma non ci ero riuscita

a causa dell’incompetenza del detective.

Mi concentrai sulle parole scritte in modo irregolare sul foglio… “amore fraterno”?

 

“In questo momento sono a letto con Franziska… non in quel senso! Sto dormendo

insieme a lei, sta male e le faccio compagnia, solo questo. Lei è mia sorella, non ho mai

pensato a lei come una donna… come una sorella… una sorella! Ma una voce nella mia

testa continua ad urlare: lei non è davvero tua sorella, non lo è… e non sbaglia. È difficile

ammetterlo, ma… la trovo piuttosto bella. Okay l’ho detto.”

 

Fui colpita da un’improvvisa vampata di calore.

Mi trovava bella…? Miles?

Continuai a leggere con curiosità: veniva raccontato un episodio che mi ricordavo

benissimo… il nostro finto matrimonio. E dire che ci credevo così tanto a quell’età.

 

“Era davvero convinta di tutto questo: portava l’anello 24 ore su 24, e continuava a

chiamarmi fidanzatino, cosa che mi dava un fastidio pazzesco. Adesso non mi darebbe più

così fastidio…

 

Sorrisi, pensando a come lo costringevo a passeggiare con me mano nella mano… era uno

dei pochi bei ricordi che portavo della mia infanzia.

I miei occhi si posarono di nuovo sull’ultima frase letta… non gli darebbe fastidio?

 

“Miles Edgeworth ama Franziska Von Karma.”

 

...

Rilessi la frase.

Non riuscivo a credere a ciò che leggevo.

Doveva essere ovviamente una sorta di scherzo… fra poco da qualche parte sarebbe

spuntata una telecamera, giusto?

Che scherzo crudele, prendersi gioco delle persone in questo modo!

Mi voltai incatenando il mio sguardo con il suo e scrutando nei suoi occhi fui consapevole

che non si  trattava di uno scherzo.

Mi guardava in un modo così… dolce.

Cominciai improvvisamente a considerare la seconda possibilità: e se invece fosse sincero?

Se davvero…?

E allora mi ricordai di una semplice frase, una frase così bella da restare impressa nella mia

mente come un marchio: “Gli occhi non mentono mai… se sei felice brillano, se sei

triste sono spenti, se sei innamorato si incantano. Gli occhi sono come un libro aperto…

Avevo riso la prima volta che l’avevo letta, per me e per Lui fingere anche con gli occhi era

un’abitudine.

Ma adesso… adesso non stava nascondendo i suoi pensieri, e il suo morbido sguardo

d’argento si posava sul mio senza finzione, svelando ogni sua sensazione.

E allora ne fui davvero convinta.

-Non andare… ti prego, Franny – prese le mie piccole mani e le strinse tra le sue, mentre

un soffice calore mi avvolgeva con tenerezza, senza la solita violenza.

Incapace di parlare, mi ritrovai di colpo fra le sue braccia e respirai il suo dolce profumo.

Non mi ero mai sentita più felice di così…

Mentre mi abbracciava sentii che tentava di prendere qualcosa dalla sua tasca, quindi mi

allontanai per vedere cosa stesse facendo.

Lui sembrava ancora piuttosto agitato, e sembrava stesse pensando a qualcosa.

Prese qualcosa e la tenne nel suo pugno, poi prese la mia mano sinistra e tolse il mio

guanto.

-Sai… - cominciò – anche se vorresti, non potresti andartene e sai perché?

Non risposi, non capivo dove volesse arrivare.

-Sono certo che ti ricordi del nostro… uhm… “patto”? – chiese senza guardarmi.

Io annuii semplicemente. Ancora non capivo quale fosse il suo scopo.

-Ti ricordi quali promesse comprendeva il nostro giuramento? – chiese e io annuii

nuovamente.

-Avremmo sempre potuto contare uno nell’altra, da grandi ci saremmo sposati… – elencò,

e sorrise alla seconda promessa.

- … e soprattutto non ci saremmo mai separati – concluse guardandomi dritto negli occhi.

Lo fissai stupita e tremendamente felice. Si ricordava!

Allora aveva davvero dato importanza alle nostre promesse… se non avessi avuto una

certa età mi sarei messa a saltare di gioia. No, forse nemmeno in quel caso.

-Quindi non puoi tornare in Germania… ah, un’altra cosa – disse lui, quasi colto da un’idea

improvvisa.

Riprese la mia mano priva di guanto e con delicatezza infilò un anello nel mio anulare.

Sobbalzai improvvisamente, rendendomi conto che si trattava del mio anello con la “M”

incisa sopra. A quanto pare dovevo averlo dimenticato in camera… come il diario

d’altronde.

La mia mente non riusciva più a ragionare a causa di tutto ciò che stava succedendo, ma il

colpo di grazia fu di certo quello: vedere che anche Lui, anche Miles che aveva sempre

rinnegato la nostra promessa, in quel momento portava il suo anello.

L’anello con la “F” incisa, che non vedevo da così tanto tempo, risplendeva felice sul suo

dito.

A quel punto non resistetti più e vidi il mio sguardo farsi opaco e pieno di lacrime, mentre

la felicità che provavo si trasformava in un’emozione sconosciuta e stupenda.

Mi gettai nuovamente tra le sue braccia, ridendo, piangendo, godendo di quella strana

sensazione di calore che ci avvolgeva come una fiamma silenziosa.

E quando ebbi di nuovo la forza di alzare lo sguardo su di lui, vidi nel profondo dei suoi

occhi la stessa emozione, e parole che nessuno aveva ancora il coraggio di dire.

Ma ormai credevo che il cuore mi sarebbe sfuggito dal petto se non le avessi dette. Mi

alzai sui talloni il più possibile, raggiungendo a stento la sua spalla… e in un sussurro

riuscii finalmente a liberarmi di quelle tre paroline che tanto avevo desiderato potergli dire.

-Ich liebe dich...

Vidi i suoi occhi rispondere ai miei silenziosamente allo stesso modo.

E poi, come per confermare anche lui i suoi sentimenti si chinò verso di me…

Chiusi gli occhi beatamente quando le sue labbra incontrarono le mie nel bacio più dolce

che avrei mai potuto immaginare.

 

                                                             ***

 

“30 giugno, ore 00:01, a letto, stanza degli ospiti di casa Edgeworth

 

Caro Herr Diario,

sembra impossibile… ma è davvero successo!

Mi sono già chiesta più volte se avessi sognato tutto, ma i dolci sorrisi di Miles riescono a

cancellare ogni mio dubbio.

È… è… non riesco nemmeno a trovare le parole adatte. Non sono certa che ciò che stia

provando si possa realmente scrivere su un foglio. Sono talmente felice….

È come se non mi importasse più di nient’altro, ecco mi sento realizzata! Credo sia questo

il termine adatto.

Cosa ne pensi tu, Caro Diario?

Credo che non conoscerò mai la tua risposta, anche perché tu stai ormai per finire e mi

dispiace davvero tanto scrivere la tua ultima pagina così.

Magari, ti chiederai come sarà adesso la mia vita, come andranno avanti le cose… e io non

potrò più informarti. Beh, non che tu sia davvero qualcosa di reale, non l’ho mica

dimenticato!

Ma… credo di essermi affezionata a te quasi quanto una persona vera.

Ed è per questo che volevo ringraziarti. Si, voglio dirti grazie per avermi accompagnato in

quella che credo sia stata la svolta più importante della mia vita. Nessuno meglio di te ha

saputo comprendermi e ascoltarmi.

Ed è così che concludo la tua ultima pagina…

Grazie, Caro Herr Diario.

 

Tua per sempre, Franziska Edgeworth (secondo te suona bene…?)

 

P.S.: Ho ancora un piccolo dubbio… Herr Diario, secondo te questa sensazione può

denominarsi ‘perfezione’?”

 

 

                                                                                                                                                  … Fine.

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Ed ecco il finale, da molti atteso, e che non era mai arrivato.
Non so di preciso perché non ho mai voluto postare quest’ultimo capitolo, non ne ho idea.
Ma quando oggi ho pensato a Caro Herr Diario… beh, ho avuto lo strano desiderio di
concludere finalmente la vicenda.

 

Il capitolo era pronto da davvero molto tempo e finalmente eccolo qui.
Ringrazio sinceramente tutti coloro che mi hanno supportato nella scrittura di questa fanfic!


Grazie a tutti <3

 

   
 
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