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Autore: millyray    10/02/2012    6 recensioni
Ariel Martinez arriva ad Hogwarts per frequentare il quarto anno. Ma sembra nascondere un segreto, oltre al fatto che deve aiutare Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro. Chi è in realtà? Da dove viene? Chi è la sua famiglia? (Storia ispirata a Came back to the hell di Ino Chan).
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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NOTICINA: preparatevi, qualcuno potrebbe morire…

CAPITOLO VENTITRE’

 “Ci serve un piano ben ponderato!” esclamò James con tono piuttosto deciso.

Lui, Sirius, Remus, Tonks e Malocchio si trovavano in una delle stanze superiori di Grimmauld a pianificare il modo in cui potevano infiltrarsi a Malfoy Manor per riprendersi Lily. Grazie alla Divinazione avevano scoperto che si trovava lì e ora, l’unica cosa che volevano, era tirarla fuori da quel covo di Mangiamorte.

In seguito, poi, avrebbero pensato anche a Frank ed Alice.

 Con loro, spaparanzati sulle poltrone o sui divanetti, c’erano anche i ragazzi del futuro, con Harry, Ron e Ginny, anche loro presi nell’ideare il piano “come riportare indietro Lily senza rischiare il proprio culo”.

 “Potremmo infilarci nelle segrete e da lì sbucare in superficie”.

 “Hmm, non so. È troppo rischioso”.

 “Alastor, non vedo altre soluzioni”.

 “Ma in qualche modo dovremmo pur fare”.

 “Shh… fermi tutti!” esclamò ad un tratto Teddy, zittendo tutti con una mano alzata. Si sporse dalla poltrona e tese le orecchie in direzione della porta, uno sguardo preoccupato a deformargli il volto.

“Gli è caduto il cervello”. Scherzò James, rimanendo impassibile sul divano dove era sdraiato.

“No, seriamente”.

Teddy, con i sensi più sviluppati per la sua condizione di licantropo Lusanguis, era stato il primo a sentire dei rumori sospetti che provenivano dai piani più bassi, nemmeno Remus,  i cui sensi erano più sviluppati solo con l’avvicinarsi della luna piena, aveva sentito niente.

Soltanto dopo un po’, però, una risata sguaiata e malvagia, appartenente a una donna, squarciò i muri della casa, facendo rabbrividire persino i quadri e le crepe nelle pareti.

“Cazzo! È Bellatrix!” esclamò Jolie alzandosi di scatto dal pavimento. Aveva semplicemente esplicitato quello di cui tutti quanti si erano resi conto e quella risata l’avrebbero potuta riconoscere tra mille.

“E c’è Joel di sotto!” JamesRemus scattò in direzione della porta, pronto a lanciarsi contro gli intrusi, ma una mano di John lo trattenne, afferrandolo prontamente per un braccio.

“Jim, non essere così avventato”.

“Ma c’è mio fratello giù con loro”.

Ormai, tutti quanti si erano armati di bacchetta pronti a combattere dato che, ovviamente, non si poteva evitare uno scontro. Ma, nelle menti di tutti, alleggiavano le stesse cose: “Come cazzo hanno fatto ad entrare?” e “Ok, siamo fottuti”.

“Tranquillo, Jamie. Miguel sa badare a se stesso”. Cercò di calmarlo anche Ariel, ma pure lei si vedeva che era preoccupata.

Si sentì un rumore di passi affrettati salire le scale e Bellatrix, con Joel stretto tra le mani e la bacchetta puntata alla sua gola, comparve sulla soglia della porta e squadrò da capo a piedi tutti quanti i presenti. Sfoggiava un sorrisetto molto soddisfatto e sadicamente macabro. Dietro di lei una schiera piuttosto corposa di Mangiamorte, la maggior parte mascherati e con le bacchette puntate.

“Lascialo andare!” le gridò Sirius pronto ad attaccarla. Ma non poteva fare niente, finchè teneva il ragazzo come ostaggio e come scudo umano.

Joel, con le mani, cercava di allentare la stretta al collo del braccio di Bellatrix, ma quella donna sembrava essere parecchio forzuta.

“Ahahah… non ci penso proprio”. Rispose lei con la sua solita voce stridula. “Voglio proprio divertirmi con questo bel bambolino”. E gli leccò la guancia facendo rabbrividire il povero ragazzo per il ribrezzo.

“Che cosa vuoi? Come avete fatto ad entrare?” chiese James, minacciandola con lo sguardo come per dirle: “O mi rispondi o ti faccio vedere le stelle in una maniera atroce”. Ma era chiaro che, per il momento, nessuno poteva fare molto. Non volevano di certo colpire anche Joel. Quindi, forse temporeggiare era la soluzione migliore.

In quel momento, però, senza che nessuno se ne accorgesse, il ragazzo conficcò un piccolo coltellino tascabile nella coscia di Bellatrix con tanta forza che la fece urlare e barcollare, mollando la presa su di lui. Evidentemente, doveva essere riuscito a tirarlo fuori dalla tasca senza che nessuno lo vedesse.

Proprio allora si scatenò l’inferno e cominciarono a volare incantesimi, maledizioni e anatemi a destra e a manca e ci fu un fuggi fuggi generale di inseguitori e prede, membri dell’Ordine che attaccavano Mangiamorte e viceversa, le forze del male che si scontrarono con quelle del bene, ognuna cercando di avere la meglio.

 

 

John, era riuscito ad atterrare un Mangiamorte al quale era anche caduta la maschera, scoprendo la faccia di uno che, però, non conosceva. Si accorse appena in tempo che un altro lo stava per attaccare alle spalle, riuscendo così a prevedere il suo incanto e contrattaccando con il suo. Vennero, però, entrambi sbalzati indietro per la potenza degli incantesimi e John finì a sbattere contro la scaffalatura dietro di lui.

Sdraiato per terra, se la vide cadere addosso e, chiudendo gli occhi, urlò:

“Aaaaaah. Se muoio, dite a Lady Gaga che l’ho sempre amata!”

L’impatto con il mobile, però, non arrivò così, sentendo scorrere i minuti e nessuna morte incedere su di lui, il ragazzo aprì, prima un occhio, lentamente e poi anche l’altro, trovandosi davanti chi gli aveva salvato la vita con la bacchetta ancora puntata alla scaffalatura, inclinata peggio della Torre di Pisa.

“Tappo!” esclamò con un sorriso contento.

“Smettila di fare l’eroe da tragedia”. Sbuffò Charlie, dirigendosi ad aiutarlo ad alzarsi.

“Mio eroe, mio principe, mio salvatore…”. Continuava, intanto, a vaneggiare John, aggrappandosi al braccio che gli porgeva l’amico per tirarsi in piedi.

“Sì, sì”. Il moro guardò con una strana espressione il taglio al braccio di Paciock; sembrava piuttosto profondo a giudicare dalla scia di sangue che si vedeva scorrere oltre la manica corta della maglietta.

“Bene, bene”.

Entrambi si voltarono verso la voce che aveva parlato, trovando, sulla soglia della porta, una Alecto Carrow dallo sguardo piuttosto spiritato.

“Adesso ci divertiamo”.

“Charlie, te lo confesso. Tua madre mi ha sempre messo su una strana soggezione”. Sussurrò John all’amico accanto a lui, che guardava la donna come indeciso su che cosa fare.

 

 

Una figura dal lungo mantello scuro e il cappuccio talmente calato in testa che non si riusciva nemmeno a vederle il viso, se non qualche sprazzo di lunghe ciocche color rosso fuoco, camminava per i corridoi di Grimmauld, non facendo nemmeno caso alla battaglia che si stava svolgendo in quella casa.

Aveva un unico obiettivo lì, non sapeva bene il perché, né si ricordava di preciso come fosse finita in quel posto.

Uccidi Harry Potter, uccidi Harry Potter, uccidi Harry Potter…

Questo continuava a ripeterle una voce nella testa, una voce che non apparteneva a lei. Era viscida, sembrava il sibilo di un serpente e le metteva pure i brividi. Ma questo le ordinava di fare e non poteva disobbedirle, si sentiva come una calamita che viene attirata da un pezzo di ferro senza potergli resistere.

Benchè, sentisse, dentro di sé, con quel po’ di ragione e di coscienza che le erano rimasti, che uccidere fosse sbagliato. E  poi… chi era Harry Potter? E perché doveva ucciderlo?

Sentiva come se lo conoscesse, come se questo nome non le era del tutto sconosciuto.

Così, mentre camminava completamente sola e con passi lenti e misurati, lo sguardo fisso sulla strada e l’obiettivo bene in testa, non si accorse di essere inseguita da Draco Malfoy, il quale approfittava di ogni colonna e di ogni scorcio di muro per nascondersi, stando attento a non far udire il rumore delle scarpe.

Non sapeva bene perché la stesse inseguendo, forse solo per tenersi fuori dalla battaglia e dall’assedio ai quali lo avevano costretto a partecipare: ora che era anche lui entrato nella schiera dei seguaci di Voldemort, avevano detto che, come loro, doveva annientare i membri dell’Ordine, i primi a mettere i bastoni fra le ruote nei loro piani di conquista del mondo. O forse, solo perché sapeva chi era quella donna e  che cosa stava andando a fare e lui voleva cercare di impedirlo. Forse, perché aveva pure lui un minimo di coscienza da qualche parte.

La donna, finalmente, raggiunse il suo obbiettivo: Harry se ne stava seduto per terra, ansimante, a reggersi un braccio da quale usciva copioso del sangue, lo sguardo fisso per terra.

Lei estrasse la bacchetta dalla tasca e, quatta quatta, la puntò contro il ragazzo. Fu come l’arrivo improvviso di un fulmine che cade a ciel sereno; dall’arma uscì un raggio di luce verde che fece spalancare e tirare un urlo sia ad Harry che a Draco.

 

 

Malocchio Moody venne sbalzato contro una parete e la bacchetta gli volò via di mano.

Cazzo! Combattere contro due Mangiamorte era piuttosto dura e lui non aveva nemmeno più l’età per certe cose.

Vide il Mangiamorte venirgli incontro minaccioso, con la bacchetta puntata alla sua testa. Non aveva vie di fuga, ma cercò comunque di pensare a qualche modo per salvarsi la pelliccia, per la miseria, era un Moody, non si sarebbe arreso così facilmente.

Mentre si preparava a scostarsi appena il Mangiamorte gli avesse lanciato l’Anatema, sentì un’inspiegabile spostamento d’aria e trovò l’uomo mascherato svenuto ai suoi piedi.

Alzò lo sguardo per incontrare gli occhi azzurri di Joel che lo guardavano determinati.

“Vigilanza costante, zio”.

Malocchio non potè fare a meno di sorridere a quell’esclamazione del ragazzo; era figlio di Sirius, certo, ma era in tutto e per tutto un Moody. E non solo nell’aspetto.

 

 

JamesRemus, Jolie e Ariel erano nascosti dietro ad un divano per non venire colpiti dagli attacchi di tre Mangiamorte che non li lasciavano vie di scampo, facendo volare incantesimi e maledizioni ovunque.

Anche i ragazzi, naturalmente, stavano facendo la loro parte e ciascuno usava il primo mobile che trovava come scudo.

Però non potevano andare avanti così ancora per molto, anche il divano prima o poi sarebbe saltato in aria e per non parlare del fatto che, così facendo, si stavano facendo soltanto una figura da coglioni.

“Ragazzi, ci serve un piano. E in fretta anche”. Disse Ariel, schiacciandosi contro lo schienale del divano dopo aver cercato di colpire un Mangiamorte.

“Ci sto pensando, ci sto pensando, ci sto pensando”. Continuava a borbottare James, tenendosi due dita premute alle tempie, come per spremersi meglio le meningi.

Le due ragazze si guardarono stranite: chissà che avrebbe tirato fuori.

Ad un tratto, però, videro saltare in aria una parte del divano con un rumore infernale che li fece quasi saltare verso il soffitto. Adesso, però, si trovavano con una fiancata scoperta e ciò non andava per niente bene.

“Ok, James, spero veramente che tu abbia ideato un piano, perché…”. Jolie strinse i denti per mantenere alto lo scudo che aveva creato con la bacchetta.

“Ragazze!” le chiamò James con sguardo grave. “Ho un’idea”.

“E sbrigati, no?” lo incitò la sorella.

James si voltò verso i tre Mangiamorte, ancora dietro lo scudo creato dall’amica, li guardò con sguardo deciso e incattivito e…

“Per Narniaaaaaaaaaaaa!!!!!” gridò il ragazzo prima di lanciarsi fuori dalla protezione contro gli uomini mascherati, saltando sopra i mobili per non farsi colpire dai loro incantesimi.

Jolie e Ariel si batterono una mano in fronte: quel ragazzo era veramente un caso perso. Ma trovava ogni modo per sdrammatizzare le situazioni critiche, questo glielo dovevano concedere.


Draco aveva spinto la donna incappucciata, facendola cadere per terra e mandare il suo Avada Kedavra ad infrangersi contro la ringhiera delle scale.

Harry era rimasto a fissarli ad occhi sgranati, incredulo e confuso.

La donna, però, non si era ancora decisa ad arrendersi, come se uccidere il moro fosse diventata ormai una questione di vita o di morte.

Diede un forte calcio a Malfoy, si trascinò a gattoni fino ad Harry e, senza che questi avesse avuto il tempo di reagire, gli saltò sopra afferrandogli il collo con le mani pronta a strangolarlo.

Il ragazzo cercò di staccare le sue mani, senza capire bene che cosa stesse succedendo e chi fosse quella persona, anche se… aveva una strana sensazione. Quelle mani, quella pelle, non gli erano del tutto sconosciuti, così come non lo erano i ciuffi di capelli rossi che vedeva spuntare dal cappuccio.

All’improvviso, quando ormai aveva cambiato diverse varianti di colore del viso e sentiva il fiato diventare sempre più corto, alla donna scivolò il copricapo, svelandogli due occhi verdi, verde smeraldo… come i suoi. Due occhi come smeraldi incastonati in un viso che conosceva perfettamente.

“Ma… ma… mamma”. Esalò a voce bassissima e atona, con un misto di sorpresa, stupore, incredulità, emozione… no, era veramente lei?

Lily, allora, spalancò gli occhi e lo guardò come se vedesse un angelo piovuto dal cielo; l’aveva chiamata veramente mamma? Ma perché?

Oh Merlino, non poteva essere.

Che cosa stava facendo? Come era possibile? Che le era successo?

Allentò la presa sul suo collo e lo guardò con uno sguardo pieno di supplica e prossimo alle lacrime.

“Ha… Harry?”

 

 

 
Emmie non sapeva come era successo, non ne aveva la più pallida idea. L’ultima cosa che si ricordava era suo fratello che le urlava di nascondersi sotto al tavolo per non essere colpita da quella spietata di Bellatrix.

Lei gli aveva obbedito, un po’ preoccupata e dispiaciuta per non poterlo aiutare, certo, ma sapeva anche che sarebbe stata un po’ di intralcio; non era molto brava con gli incantesimi combattivi, per non parlare del fatto che non era un cuor di leone come lui.

Ma tutto quello era successo in un attimo.

Bellatrix era riuscita a disarmare Teddy e aveva cominciato a colpire Victoire a colpi di Crucio. Allora, il licantropo le si era avventato addosso perché lasciasse in pace la ragazza, ma lei, pronta come sempre e impossibile da cogliere di sorpresa, aveva estratto un pugnale d’argento e lo aveva colpito allo stomaco.  

A quel punto, per fortuna e forse per una mano dal cielo, erano arrivati John e Sirius che erano riusciti ad atterrare la Mangiamorte a colpi di maledizione ed schiantesimi, trascinandola fino all’altra stanza.

Emmie e Victoire, allora, si erano avvicinate al ragazzo che si reggeva lo stomaco con entrambe le mani cercando di fermare l’emorragia.

La bionda si era tolta la maglietta per bloccargli lo scorrere del sangue almeno con qualcosa, ma era troppo, decisamente troppo, sembrava un fiume in piena.

“Vicky…”. La chiamò Teddy con voce debole, ormai completamente sdraiato per terra e con lo sguardo che si faceva sempre più vacuo. “Non… non toccare… il sangue…”.

La ragazza capiva benissimo che cosa l’amico intendesse, ma non le importava niente, non le importava della maledizione, del sangue infetto, della licantropia… voleva solo che Teddy si salvasse.

Con una ferita normale avrebbe potuto guarirsi da solo. Ma quello era argento e l’argento era come veleno per i licantropi, li faceva soffrire in maniera atroce per poi non lasciarli vie di scampo.

Il ragazzo cercò di tenere duro, di resistere ancora un po’, ma ormai non riusciva nemmeno più a distinguere le forme dell’amica e della sorella, entrambe in lacrime. Ormai, era inutile, era inutile cercare di resistergli. L’argento lo avrebbe ucciso, era solo questione di minuti.

Mostrando un sorriso che doveva essere consolatorio a Emmie e Vicky, chiuse gli occhi lasciandosi andare. 

DISCUTIAMONE…

Ehilà, eccomi qui…

Alluora, siccome è morto tardi, non mi sto a dilungare in molte chiacchiere. Purtroppo, questo sarà l’ultimo capitolo che leggerete per almeno una settimana, perché domenica parto per l’Inghilterra e là non credo che avrò il tempo di scrivere.

 Perciò, vi dovrò lasciare con questo colpo di scena e l’ansia e la curiosità nel sapere che cosa succederà. Muahahahaha *risata malefica*, come sono perfida, muahahah.

 Ok, questa non era una cosa bella da dire ^^ *indietreggia di fronte ai suoi lettori armati di asce*.

Però dai, vi lascio con questo bel capitolone pieno di azione, non potete lamentarvi.

 Va bene, basta, non parlo più che è meglio.

 Fatemi sapere che cosa ne pensate.

 Kiss,

M.

FEDE15498: carissima, uuuh, un commento per ogni personaggio. Sono contenta che ti piacciano anche in questa versione un po’ “riadattata”. Eh sì, Draco sembra che stia capendo da che parte è giusto stare, ma… chissà ^^ alla prossima, mi raccomando. Kisss

STEFANMN: Uh caro, tranquillo, anche poche righe bastano, purchè siano sincere. Beh, che ne pensi di questo? Un bacio, la tua Milly ^^

ROXY_BLACK: Bellatrix: AVADA KEDAVRA!! Milly *tira calico a Bella*: carissima… eh sì, ormai avrai capito che i miei pg sono piuttosto particolare ^^ in ciascuno di loro c’è qualcuna delle mie caratteristiche ^^ ma, che mi dici di questo capitolo? Ci sono abbastanza botte per te?? xD kiss

JULIET ANDREA BLACK: *trattiene Juliet per la manica della maglietta* ah, la mia cara Juliet… che bello sentirti. Ma, non capita anche a te di chiederti come diavolo faccia Charlie ad essere figlio di Piton? No, perché Charlie è veramente un bonazzo e Piton… beh, Piton è Piton xD ma vabbè, probabilmente si chiama Karma. Non ti preoccupare per i Mangiarmote, ci stanno già pensando quelli dell’Ordine a farli fuori anche se… oooops, Bellatrix ha combinato un casino con Teddy. Chissà che succederà… hmmm… ^^ alla prossima, Byo.

PUFFOLA_LILY: hmmm… un po’ di pazienza e i tuoi dubbi saranno rivelati. Per sapere a che cosa serve Lily a Voldemort dovrai aspettare il prossimo capitolo e… John e Charlie insieme? Mah, chissà… ^^ forse sì forse no… un bacio. M.

 

 

 

 

  
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