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Autore: Asuka Kazama    17/02/2012    2 recensioni
Alessia vive la sua nuova vita da universitaria, ma se a vent'anni scopre di discendere da un'antica e lunga generazione di mistici guerrieri, tutto si complica inesorabilmente. Quando poi scopre che le sue amiche più strette sono creature magiche incaricate di proteggerla...
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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The Defender Of Magic
Capitolo 2 - Non c'è pace per i tutori!


«Sei sicura che verrà?»
Dafne si voltò sorridente. «Certo che sì. Gli mando un sms».
Alessia e Dafne stavano aspettando alla biglietteria, frementi di entrare.
Come ogni anno, la Mostra d’Oltre Mare era ben lieta di ospitare uno degli eventi campani più proficui: il Napoli Comicon.
Durante i giorni della fiera, lo spazio si riempiva di giovani appassionati di fumetti e videogame. La maggior parte di questi veniva da altre zone della città, ma anche da altre regioni italiane.
Alessia e Dafne stavano aspettando ormai da più di un’ora l’arrivo di Aida: dovevano incontrarsi alla stazione centrale e andare insieme ma l’appuntamento era saltato; Aida scusandosi per il ritardo, propose alle amiche di andare avanti senza di lei, magari comprandole il biglietto così da non perdere altro tempo per dover fare una seconda fila.
Le persone in coda avevano assunto l’aspetto di un formicaio in fermento, desideroso di sciamare all’interno del terreno e pregustare il banchetto della vittoria dopo essere riusciti a uccidere l’invasore.
Osservarono i volti vittoriosi carichi di gioia agganciarsi il braccialetto e correre dentro a divertirsi, acquistare ciò che si erano prefissati in mente.
«Sei in ritardo!» disse Alessia correndo incontro ad Aida.
«Cos’è successo?»
Aida scoccò un’occhiata a Dafne. «Pullman inesistenti. Al solito» rispose con una scrollata di spalle.
«Credevo che avessi rinunciato a venire» ammise Alessia.
Alessia era vestita con una gonna di jeans fin sopra il ginocchio e una maglietta stampata dall’orlo eccessivamente lungo. Disse: «D’accordo ecco il tuo biglietto».
Senza perdere tempo in ulteriori giri di parole, afferrò le amiche per i polsi trascinandole all’intero dell’edificio mentre organizzava la loro giornata. Sarebbero andate in giro per lo stabilimento alla ricerca dei suoi personaggi preferiti. Se si fossero divise e avessero trovato uno dei tanti cosplay sulla lista avrebbero dovuto contattarla immediatamente, quasi fosse un qualcosa di vita o di morte.
Ovviamente le amiche si accordarono di dedicare almeno cinque minuti ad ogni stand che incrociavano sul loro cammino. Il loro portafoglio non chiedeva altro di essere liberato da quel pesante peso.
La mattinata passò in fretta con Alessia che correva in tutte le direzioni, eccitata come una bambina la prima volta al parco giochi, scattandosi fotografie con ogni personaggio amato che aveva la sfortuna di passarle sotto gli occhi. Sembrava un predatore. Pazientemente aspettava la sua ignara preda, nascosto fra i cespugli e quando questa le si avvicinava non c’era più alcuna possibilità di salvezza. Come un serpente scattava fuori dal suo nascondiglio, s’impossessava della povero malcapitato imprigionandolo nella sua morsa d’acciaio. Sfuggirle era impossibile.
 
 
«Ehi, scusate l’attesa!», Alessia le salutò sorridendole, mentre teneva ben salda la presa sulla manica di un ragazzo.
«Questo è il mio amico Jaki, quello di cui vi ho parlato! Jaki ti presento Aida e Dafne».
Il ragazzo, incastrato, abbozzò un sorriso e rivolto alle due disse: «Piacere di conoscervi».
Era un ragazzo dall’aria sportiva ed energica, con un sorriso affabile e uno sguardo gentile. Se avesse avuto un buon carattere sarebbe stato sicuramente popolare e non solo fra le donne.
«Piacere di conoscerti Jaki» rispose Dafne sorridendo.
Il ragazzo indossava una tuta di pelle nera coperta da un giaccone cremisi con il cappuccio. I capelli biondi raccolti in una treccia bassa, in mano una lancia.
«Gli avevo chiesto di travestirsi da Roy ma il ragazzo si rifiuta» borbottò Alessia.
«Io non faccio cosplay di persone cieche» replicò maliziosamente il biondino.
«Zitto piccolo alchimista!».
A quel punto i due amici iniziarono a rincorrersi. Jaki l’inseguiva cercando d’infilzarla con la sua lancia amatoriale. Gli era costata 3 giorni di duro lavoro. Alessia cercava di sfuggirgli correndo in cerchio, nascondendosi dietro le amiche in cerca di protezione. Dafne e Aida mangiavano tranquillamente il loro pranzo a sacco, osservando passivamente la scena e parlando fra di loro.
 
 
Alessia vagava fra i giardini del complesso, alla ricerca di uno stand che vendesse noodles. La corsa con Jaki le aveva fatto ritornare l’appetito nonostante avesse finito pochi minuti prima il suo pranzo a sacco, un panino al prosciutto e philadelphia. Era sola. In un primo momento riluttanti e contrari, Alessia era riuscita a convincerli ad andare da sola senza la supervisione dei suoi amici; i suoi argomenti erano fin troppo convincenti e non c’erano motivi per girare con loro al seguito, quasi se fossero i suoi babysitter.
“Tornerò presto” aveva promessa “Così presto che non avrete il tempo di chiedervi dove sono che spunterò alle vostre spalle”.
Seguendo le indicazioni ricevute era giunta nel giardino esterno, dove vi erano delle piccole fontanelle.
«Alessia!»
«Uh?»
«Ehi, ciao da quanto tempo!».
Un ragazzo di bassa statura, dal fisico minuto. I capelli biondo miele spettinati danno l’impressione della criniera di un leone.
«Sabino! Come mai da queste parti? Non sapevo saresti venuto al comicon» disse Alessia, sorridendogli.
«Saremmo potuti venire insieme» convenne il ragazzo leonino. «Raccontami un po’ di te! Sono anni che non ci vediamo!».
Così Alessia camminando al fianco dell’amico, iniziò a raccontare la sua vita, la scelta universitaria, praticamente nessun dettaglio venne tralasciato. Le piaceva parlare di sé, la faceva sentire importante; più di una volta aveva provato a fermarsi e non dare tante informazioni ma non riuscì a tener a freno la lingua così gli confessò tutto, persino un litigio avuto con un’amica in comune. Lui dal canto suo, l’ascoltava interessato, in silenzio e annuendo, non aveva il tempo di fare domande perché veniva travolto dalla raffica di parole di Alessia.
«E questo è tutto» mormorò infine, tirando un lungo respiro per riprendere fiato.
«E dimmi se qui da sola?»
«No con i miei amici»
«Amici? Quali amici?»
«Beh con Aida, Dafne e Jaki. Avrebbe dovuto esserci anche Angela ma aveva una faccenda da sbrigare».
Sabino sembrò pensarci su per istanti che parvero infiniti. «E lo sanno che sei qui?»
«Sì, gli ho detto che andavo a comprare dei noodles…» mormorò Alessia confusa.
Sul volto del ragazzo comparve un ghigno sinistro. «Bene».
«Credo che sia meglio se ritorno da loro, si staranno preoccupando. Gli avevo detto che sarei tornata subito e sono passati parecchi minuti da quando sono andata via…»
«Come mai tanta fretta? Resta ancora qui con me».
Sabino aveva uno strano scintillio negli occhi e nella testa di Alessia iniziò a suonare un campanellino d’allarme. Il suo istinto le suggeriva di fuggire via, il più lontano possibile da quel ragazzo. E fu a questo istinto che decise di dare ascolto. Così provò ad aggirare Sabino nel tentativo di allontanarsi il più possibile. «No, non posso. Io devo andare», si limitò a rispondere.
Sabino le bloccò la strada. «Tu non ti muoverai da qui. Non hai altra scelta».
Con uno scatto si voltò per fuggire ma fu colta di sorpresa da Sabino quando la gettò sul prato. Le afferrò i polsi e glieli tenne sopra la testa.
Alessia gli diede una ginocchiata nelle costole. «Togliti…di…dosso!»
Sabino invece di sdraiò su di Alessia e le allargò le gambe, cosicché non potesse muoverle. Con le braccia e le gambe immobilizzate non poteva fare altro che dibattersi sotto il peso del suo corpo.
«Togliti di dosso…oppure…mi metto a urlare!»
«Stai già urlando e non ti servirà a nulla! C’è troppo chiasso qui, nessuno ti sentirà!». Sfoderò un sorriso crudele «Voglio i tuoi poteri. Dammeli!»
Alessia tratteneva a stento le lacrime.
«Tu sei pazzo!» urlò. «Non so di cosa stai parlando! Lasciami andare brutto pervertito!»
I suoi occhi divennero rosso sangue.
Alessia gridò terrorizzata. «Chi sei? Chi sei veramente?»
Le sue labbra si piegarono in una smorfia. «Non ha importanza»
«Lasciami andare! Ti prometto che non racconterò nulla a nessuno, fingerò che non sia successo nulla ma lasciami andare!»
«Io voglio i tuoi poteri. Con quelli sarò invincibile. E non sarà di certo una mocciosa come te a impedirmi di averli! Avanti! Cosa aspetti ad usarli? Ti consiglio di fare in fretta se non vuoi ritrovarti due buchi sul collo».
Alessia cercò di divincolarsi. Provò a rotolare a destra, poi a sinistra, ma alla fine si rese conto che sprecava inutilmente energie e si fermò. Gli occhi di Sabino, rossi come il sangue, si posarono su di lei.
«Secondo l’oracolo tu saresti la Prescelta. Avanti, mostrami i tuoi poteri, scatenali! Usali per combattermi!» la provocò tirando fuori dalla tasca un rubino e appoggiandolo accanto al viso della ragazza. «Forse non è abbastanza, forse devo fare qualcos’altro per spingerti ad usarli... vediamo se questo ti convince».
Ghignò mostrandole i canini lunghi e affilati. «È abbastanza?»
Alessia impallidì. «No, non può essere. Tu… tu sei un vampiro»
«Esatto»
«Non ci credo! I vampiri non esistono!»
«Così mi offendi! Guarda che io esisto!»
«No, tu sei solo un pazzo! È tutto falso!»
Sabino sospirò. «Il rubino non reagisce ancora… forse ho sbagliato Alessia. No, sono certo che sei tu quella giusta. Beh, non ha alcuna importanza. Dopo aver preso i poteri sarai il mio spuntino della vittoria, il tuo sangue ha un profumo così dolce… sa di cannella»
Il cuore le batteva così forte che lo sentiva persino sotto le dita dei piedi. «Lasciami andare!» gridò. «Io non capisco di cosa tu stia parlando!»
Stava per morderle il collo quando si fermò, scrutandola confuso. «I tuoi amici non ti hanno raccontato ancora nulla?»
«Secondo te?!» chiese sarcastica.
«Beh non sarò di certo io a raccontarti la tua storia!»
«Perché?!»
«Perché? Perché non è compito mio! A me interessano solo i tuoi poteri!».
Alessia chiuse gli occhi, delle lacrime cominciarono a rigarle il volto. Un moto di rabbia s’impadronì del suo corpo e sfuggì alla presa del vampiro. Lo colpì al torace spostandolo di qualche centimetro. Cominciò a prenderlo a pugni, sul petto, sempre più forte, finché le mani non iniziarono a pulsarle.
Sabino dopo un primo momento di confusione gettò un’occhiata fugace al rubino il quale aveva preso a brillare a intermittenza.
«Allora è vero! Sei tu!» con uno scatto la sollevò da terra e la spinse contro un albero, le sue gambe contro quelle di Alessia. «Fantastico! Fra poco avrò ciò che ho sempre desiderato!»
Alessia si sentiva strana. Sentiva dei suoni nelle orecchie e la vista diventò opaca, confusa. Uno strano calore le schiacciava il petto come un grosso macigno. L’orrenda sensazione di essere seppellita fra le fiamme che nascevano dal suo corpo e lo rimasticavano per farsi strada e dispiegarsi con un dolore insopportabile attraverso le spalle e lo stomaco, ustionandole la gola, fino a lambire il viso. Cercò di riempire i polmoni, ma era come se l’aria fosse sparita. Il mondo iniziò a girare e non riusciva a vedere bene Sabino, sembrava sfuocato. Più cercava di respirare, più la gola le si chiudeva. «Cosa… mi stai… facendo?» rantolò.
Sorrise. «Io nulla. Sono i tuoi poteri, si stanno risvegliando e il tuo corpo sta mutando per sopportarli»
«Non… riesco… a… respirare!» si afferrò la gola con una mano.
Sabino lasciò la presa e indietreggiò di qualche passo raccogliendo il rubino e osservando il risveglio.
«Manca poco tranquilla, presto tutte le tue sofferenze avranno una fine» la rassicurò blasfemo.
Alessia non gli credeva. Non poteva essere i poteri cui tanto aspirava, non ci credeva. Se davvero fosse stata la Prescelta di chissà cosa, il suo risveglio non poteva essere così doloroso, soffocante e caldo. No. Sarebbe stato qualcosa di piacevole, libero, delicato. Lui l’aveva morsa. Forse la sua supervelocità, forse il nervosismo e la paura di cui era caduta vittima le aveva offuscato la mente al punto da non farle sentire i denti di Sabino affondare nel suo collo e iniettarle il veleno per trasformarla in un essere come lui.
«Tu… tu mi hai morso» boccheggiò.
«No, non ti ho morso» rispose seccato e trepidante il vampiro. «Te lo ripeterò per l’ultima volta: sono i tuoi poteri. Tranquilla, quando saranno attivi li prenderò io e tu rintronerai come prima. Dopotutto è un piacere quello che ti sto facendo non credi?». Il suo viso si contrasse in una smorfia divertita e maliziosa. «O forse volevi essere morsa da me?»
Alessia non riuscì più a parlare. Il dolore fu così forte da mozzarle il respiro e in quel momento desiderò con tutta se stessa di morire. Non essere mai nata. Non ne valeva la pena. Sopravvivere a quel dolore sentiva che era inutile, né voleva tentare l’esperimento. Non desiderava altro che la morte. Così sotto la tortura incandescente le sue grida mute imploravano l’arrivo della morte.
«Dannazione!»
Una voce familiare la costrinse a riaprire gli occhi. Li sbatté a lungo nella speranza di mettere a fuoco la vista mentre si contorceva in preda al dolore.
«Lo sapevo! Non dovevamo lasciarla da sola!». Un’altra voce familiare giunse al suo orecchio. Questa volta era di una ragazza bella come un angelo. Non riuscii a mettere a fuoco i lineamenti del viso per scoprire chi fossero i nuovi arrivati, né si sforzava per riuscirci. Vedeva solo tre figure sfuocate, delle macchie colorate che le danzavano davanti agli occhi.
«Jacopo! A quanto pare ci incontriamo ancora! Che piacere rivederti!» disse Sabino ghignando.
«Dimitri» si limitò a rispondere digrignando i denti.
«Oh, non sembri molto felice di vedermi» mormorò fingendosi offeso. «Ho forse fatto qualcosa che ti ha infastidito? Chiedo venia».
Jaki strinse forte la lancia che aveva in mano, la stessa usata qualche minuto prima per inseguire Alessia. L’arma s’illuminò prendendo a brillare di un’intensa luce color oro. Il bastone divenne di ferro lucente sostituendo il legno; la lama di cartone si trasformò in una lama affilata e tagliente. «Occupatevi di Alessia, a lui ci penso io» e si lanciò all’attacco contro il vampiro.
Diedero vita ad un cruento combattimento. Jaki affondava la lancia contro il vampiro mirando ai punti vitali; quest’ultimo con altrettanta rapidità schivava i colpi provando a colpirlo con varie tecniche.
Il vampiro si avventò su Jaki gettandolo a terra e gli fece volare via la lancia di mano, immobilizzandolo sul prato per i polsi. «Non ho mai bevuto il sangue di un ibrido» mormorò leccandosi le labbra.
«E non inizierai oggi!» rispose il Cavaliere assestandogli una ginocchiata nelle costole, poi rotolò a destra. Si sollevò con uno scatto e gli diede una gomitata nello stomaco.
«Tutto qui? Mi deludi molto Cavaliere» mormorò Sabino «Devi fare molto di più per sconfiggermi!»
Accigliato Jaki si lanciò nuovamente all’attacco contro il vampiro.
«Vuoi attaccarmi senza un’arma?» gli chiese il vampiro sorpreso poi scoppiò in una fragorosa risata. «Pazzo! Sei solo un pazzo! La tua misera forza non ti basterà per uccidermi, sciocco mezzosangue!»
«Lo vedremo!»
Quando Jaki lo attaccò come un leone, Sabino divenne un’immagine sfocata. Anche Jaki era veloce, ma non quanto lui. Sembrava inconsistente, come un fantasma, e le mani di Jaki diedero più volte l’impressione di averlo colpito, ma in realtà picchiò l’aria.
Con la gamba sinistra il Cavaliere scagliò velocità altissima un calcio circolare girato alto, e servendosi di questa rotazione, con la gamba destra assestò un calcio girato basso. Aveva usato il calcio alto come una finta.
Il vampiro rapidamente schivò i due colpi, probabilmente li aveva previsti per poi sferrargli un pugno in pieno viso. Il cavaliere parò il colpo portandosi il braccio sinistro al viso, ma il colpo fu così violento da spezzargli l’osso della polso all’impatto. Dopotutto Jaki stava combattendo contro un vampiro.
Velocemente balzò all’indietro poi Jaki si bloccò.
Sabino lo aveva preso alle spalle, i denti a pochi centimetri dalla sua gola. Il vampiro era stato più veloce del Cavaliere e lo aveva immobilizzato.
Jaki lanciò un’imprecazione.
«Mi dispiace, per te è finita».
Poi attorno al collo del vampiro comparve una grossa radice che lo strattonò all’indietro. Il vampiro emise un grido strozzato mentre veniva immobilizzato e dal petto gli spuntavano la lama argentata di una spada e uno schizzo di sangue, poi crollò a terra, provò a dire qualcosa ma dalle sue labbra non uscì altro che un debole sussurro incomprensibile , esalando l’ultimo respiro. I suoi occhi rossi puntarono con odio e disprezzo Jaki mentre veniva avvolto nell’abbraccio della morte. Dietro di lui apparve Aida. Gli sorrise sorniona e lo aiutò ad alzarsi.
«Stai bene?» gli chiese la ragazza preoccupata.
«Sì, grazie» rispose il ragazzo osservando il corpo senza vita del vampiro. «Pochi minuti e lo avrei ucciso con le mie mani»
«Pochi minuti e saresti diventato un colabrodo» ridacchiò Aida.
La pelle del vampiro iniziò a spaccarsi creando delle piccole crepe come uno specchio d’acqua incrinato dal lancio di un sasso. Jaki lo colpì al torace con un calcio al torace e il vampiro si disintegrò diventando un cumulo di polvere.
I due si avvicinarono ad Alessia.
«Come sta?» chiese Aida, correndo accanto a Dafne.
Dafne era inginocchiata a terra, la testa di Alessia in grembo. Stava mormorando delle parole in un’antica lingua, la mano poggiata sulla fronte della giovane.
«Bene, si è stabilizzata. Ora sta dormendo»
«I suoi poteri si sono risvegliati?» chiese Jaki.
Dafne scosse il capo. «Quando avete ucciso il vampiro il processo si è annullato improvvisamente»
«Forse il suo corpo non è ancora pronto a sopportare una simile quantità di potere» ipotizzò Aida.
«Oppure perché la minaccia è stata eliminata» azzardò Jaki.
Aida si sollevò. «Beh, qualsiasi sia il motivo non ha importanza. Quel vampiro, Dimitri esatto?»
Jacopo annuì. «Sì, il suo vero nome è Dimitri ma a quanto ho capito si era presentato ad Alessia con un altro nome. È possibile che siano stati amici in passato, prima della predizione dell’oracolo…»
Aida annuì ancora e continuò. «Come dicevo, quel vampiro sapeva di Alessia e questo significa che non è il solo. Risveglio o no, non possiamo aspettare ancora, Alessia deve essere addestrata».
«Non possiamo!» sbottò Dafne «Il suo fisico, la sua mente sono troppo deboli per apprendere!»
«Aida ha ragione. Abbiamo aspettato troppo è arrivato il momento che impari a combattere e a difendersi da sola. Ci sono creature orribili molto più potenti di lui, non possiamo rischiare»
«Vuoi forse che si autodistrugga?!» lo aggredì Dafne.
Jaki restò calmo. «No. Vuoi forse che venga uccisa prima che assolva ai suoi doveri?»
«La proteggeremo noi!»
«Il nostro compito non è fargli da balia! Noi dobbiamo addestrarla!»
«Non la proteggeremo per sempre!»
«Puoi garantire di riuscire a proteggerla fino al giorno del Risveglio? Sai meglio di me che potrebbe avvenire anche fra chissà quanti anni!»
Dafne non rispose.
Fu Aida a spezzare il silenzio. «Jaki ha ragione. Non possiamo più aspettare»
«D’accordo» bofonchiò Dafne. «Prima di prendere una qualunque decisione a riguardo ne parleremo con Raziel. Sarà lei a decidere».
 

   
 
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