Capitolo
21
<
Dai, Ariel! Per favore! > cercò la voce di Elena di
corrompermi.
< No, non me le faccio le foto! > esclamai mentre
continuavo
a darle le spalle. < E, per favore, lasciami finire di bere il
mio frappé!
>
< Tu ti lasci fare la foto, io ti lascio bere. Semplice
no? >
< Sei un demonio, ecco cosa sei! >> sbottai
inacidita. Eravamo uscite noi due sole e ci eravamo dirette al Grill
per
prenderci qualcosa da bere. Tuttavia, quando Elena trovò la
macchinetta
fotografica nella mia borsa, si impuntò affinchè
facessimo le foto.
< Perché no? Dai > continuò, non
demordendo.
< Esco male in foto, non mi piace farmi fare le foto!
> infossai il viso tra le braccia.
< Ragazze > disse una voce che riconobbi essere quella
di Damon.
< Ehi > gli rispose Elena. < Convinci Ariel a
farsi
una foto? >
< Perché proprio io? > chiese perplesso Damon.
< Neanche se cala in Padre Eterno mi faccio fotografare
> cercai in ogni modo di farla demordere in
quell’intento.
Una sedia venne spostata. < Cosa ottengo in cambio? >
chiese Damon
rivolto ad Elena.
< Damon, fallo e basta! >
< Ti pianto un paletto nel cuore, Damon. A tuo rischio e
pericolo > lo minacciai. Pochi secondi dopo le mani di Damon si
chiusero
intorno ai miei fianchi, iniziando a solleticarmeli. Iniziai a
maledirli
verbalmente e a dimenarmi con enfasi, tanto che Damon dovette prendermi
in
braccio prima che rischiassi di fare enormi danni.< Io vi odio!
Dal profondo
del mio cuore! – iniziai a dire a denti stretti –
Odio specialmente te, Damon!
>
< Non era una novità questa > rispose lui
tranquillo.
Il flash della macchinetta mi fece irrigidire di botto e
guardai Elena stralunata. < Dimmi. Che. Non. Lo. Hai. Fatto.
Per. Davvero! >
scandii ogni singola parola.
Lei ridacchiò leggermente. < Aver fatto cosa?
– chiese, fingendosi
sorpresa – Oh, dici per caso.. questo? > premette
ancora una volta il tasto
della macchinetta, scattando una ennesima foto.
Feci per scattare quando la presa di Damon si intensificò
quel tanto che bastava a bloccarmi. < Ragazzina, finiscila di
agitarti >
Voltai furente il viso verso il suo. < Non mi devi
chiamare ‘ragazzina’! Ho un nome! E non dirmi
quello che devo o non devo fare!
>
< Ti faccio presente che sei seduta sulle mie gambe –
lo
guardai affinchè proseguisse – Non vorrei che
questo tuo agitarti causasse…
dell’altro > sussurrò la parte finale nel
mio orecchio con voce bassa.
Lo guardai strabuzzando per pochi istanti gli occhi. Lui,
invece, sorrise divertito, anzi ghignò proprio.
< Sei.. Sei un.. > mi bloccai prima che prendessi a
parole e, perché no, anche a schiaffi Damon. Cercai di
alzarmi, ma Damon mi
teneva ancora stretta a sé. Alla fine rinunciai. <
Elena, posso almeno
vedere quelle foto? Giuro – dissi, interrompendo un suo
tentativo di parlare –
Giuro che non le cancellerò >
< Tanto ho fatto in modo che non possano venir cancellate
> disse lei sorridente.
Presi la macchinetta fulminando Elena con lo sguardo.
Iniziai a guardare le foto da lei appena scattate e.. beh, non erano
poi male.
A guardarle fu anche Damon, che posò il mento sulla mia
spalla. Guardai il suo
profilo con la coda dell’occhio. < Questa non
è male > disse lui,
facendomi riportare l’attenzione sul display della
macchinetta.
La foto ritraeva il momento in cui Elena aveva scattato la
foto a tradimento. Damon, nella foto, sorrideva mentre io ero indignata
verso
la ‘fotografa’. < E’ inguardabile!
> dissi, cercando l’opzione per
cancellarla.
< Ferma! – esclamò Damon, mettendo una mano
sulla mia –
Invece a me piace > disse, guardandomi negli occhi. Socchiusi le
labbra
incapace di rispondergli. Quel suo sguardo, quel suo tono di voce,
tutto
mandava K.O. Non resistetti più e abbassai lo sguardo verso
le sue labbra.
Erano passati alcuni giorni da quando lo avevo baciato a casa mia e
quelli
furono i giorni più lunghi ed esasperanti della mia vita.
Non era che mi
mancava Damon, quello mai, ma mi mancavano le sue labbra, la loro
morbidezza.
Mi mancava stringergli i capelli. In pratica, mi mancava tutto di lui,
ma non
lui. “Che ragionamento contorto è mai il
mio?”. Riconsegnai svelta la
macchinetta ad Elena. Le braccia di Damon mi lasciarono andare e potei
ritornare seduta al mio posto. Presi il mio frappè,
iniziandolo a bere e
ignorando lo sguardo di Elena.
< Beh, Elena, sei riuscita a farle le foto.
Verrò a riscuotere quando sarà
> disse
Damon ,alzandosi.
< Vai via? > chiese lei.
< La fame chiama > disse, scrollando le spalle,
iniziando ad allontanarsi.
Durante tutto ciò ero rimasta con lo sguardo puntato sul
frappè e anche quando questo terminò, non lo
alzai.
< Ariel – iniziò Elena, ma la ignorai
– Ariel.. Ariel!
Ehi! >
< Ahia! > esclamai dolorante mentre presi a
massaggiarmi lo stinco. < Non c’era bisogno di tirarmi
un calcio! >
< Mi stavi ignorando, ma comunque.. –
si avvicinò meglio al tavolino – Devi dirmi
qualcosa? > disse maliziosa, sorridendo.
< No. Assolutamente niente >
< Quindi non c’entra nessun ragazzo moro, con degli
occhi
azzurri, che per giunta è un vampiro? > disse sempre
sorridendo divertita. <
Un qualcuno di nome Damon? >
Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva. < Cosa.. Che
dici? > la mia voce uscì più acuta.
< Lo sapevo! – esclamò meravigliata
– Lo sapevo che tra
voi c’era qualcosa! >
< Non c’è assolutamente nulla, Elena!
Niente, nada, nothing!
>
< Ariel, gli sguardi che vi scambiate li conosco! –
sospirò – Erano gli stessi sguardi che scambiavo
anche io con lui. C’è
attrazione tra voi, è forte ed è quasi palpabile
>
< Non so di cosa parli >
< Ariel – mi guardò negli occhi –
a te lui piace, si vede
dai! Questi sguardi complici, di intesa. Queste parole non dette. Voi
siete
l’uno attratto dall’altro e, fidati, in molti ce ne
eravamo già resi conto >
Mi morsi il labbro inferiore, sospirando. <
C’è
attrazione tra noi, ne sono cosciente, ma.. Siamo così
diversi e non parlo del
fatto che lui, teoricamente, dovrebbe essere morto e sepolto
già da molto tempo
– alzai lo sguardo, incrociando quello scettico di Elena
– Aah, dannazione! Ok,
ok.. si, mi sento attratta da Damon. Si, è decisamente sexy.
Si, io e lui.. ci
siamo.. baciati > sussurrai il tutto a bassissima voce.
< Voi cosa? > chiese Elena, non avendo sentito e
capito.
Corrugai la fronte. < Ci siamo baciati >
Elena sgranò gli occhi, lasciando cascare il cucchiaino
nella tazzina. < Quando? Come? Perché? >
< E’ iniziato la sera della festa al Grill, quando
rividi
Ray. Damon si è presentato sul pianerottolo di casa e, boh,
mi ha baciato >
< C’è stato solo quello? >
< Beh, no. Ci siamo ribaciati tante altre volte,
l’ultima
volta qualche giorno fa. Se ci penso bene, abbiamo anche rischiato di
finire a
letto insieme, una volta in particolare > guardai Elena,
trovandola senza
parole.
< Wow. Io.. Beh.. Non credevo che.. fossero accaduti
così
tanti eventi. Siete sempre così.. scontrosi.
Però, come ti ho detto prima,
dovevo immaginare che tutto ciò era fatto solo per mantenere
le apparenze >
< Apparenze? Io e lui non stiamo insieme, Elena. Sono cose
che accadono così per caso >
Il sorriso tornò sulle sue labbra, inclinando di lato il
capo.
< E non pensi che questo ‘per caso’ voglia
dire dell’altro? >
< Tu pensi che.. >
< Si, io lo penso >
Scesi
dall’auto e mi avviai verso la porta d’ingresso
della
pensione. Già dal giorno del bacio a casa mia avevo deciso
di parlare con
Damon, Elena me lo aveva solo ricordato, inculcandomi, forse, anche
altre idee.
Giunta davanti la porta, diedi due lievi colpi. Passarono alcuni
minuti, ma
nessuno aprii. Feci per andare via quando, però, provai a
vedere se la porta
era aperta.. E lo era.
< Permesso? – dissi, guardandomi intorno –
C’è nessuno?
Damon? Stefan? >
Entrai in casa, ma non c’era l’ombra di nessuno.
Provai a
salire al piano superiore e mi imbattei nel rumore dell’acqua
aperta. “Qualcuno
allora c’è!” pensai. Passai davanti ad
una stanza con la porta aperta e sul
letto facevano bella mostra degli indumenti.
Entrai nella stanza e, spostati gli indumenti, mi sedetti
sul letto,
poco importava se mi trovavo nella stanza di Damon o Stefan. Beh, era
sempre,
però, violazione della privacy. Se quella era la stanza di
Damon, beh, in quel
caso allora potevo benissimo invadere la sua privacy, come lui faceva
con me.
< Chi ti ha detto di entrare qua dentro? > disse la
voce di Damon, in tono serio. Era fermo sulla soglia della stanza con
un
semplice telo a coprirgli la vita. Era lui, quindi, sotto la doccia.
Non potei evitare
di arrossire quando vidi una gocciolina d’acqua che dal collo
scendeva verso il
petto. Deglutii continuando a spostare lo sguardo verso il basso. Gli
guardai
il petto, scesi sul ventre piatto in cui si intravedevano i muscoli.
Niente di
troppo definito o lievemente accennato. Arrivai alla sua V per tre
quarti
visibile mentre l’ultimo quarto scompariva sotto
l’asciugamano.
< Conosci il detto chi tace acconsente? Beh, io ho
chiesto, nessuno mi ha risposto e l’ho preso per un si
> risposi, mettendomi
in piedi.
< Devo cambiarmi. Sei pregata di uscire > disse,
passandomi accanto.
< Da quando sei diventato così pudico? >
voltai il
viso verso di lui. Damon non mi rispose. < Comunque ero qui per
parlare con
te >
< Non sono tenuto ad ascoltarmi > rispose solamente.
Sbuffai avvicinandomi a lui.
< Non devi per forza ascoltare, puoi semplicemente
sentire > sorrisi innocentemente.
Lui si girò guardandomi serio. Fece un passo verso di me e
ciò lo portò quasi a toccarmi con il suo corpo.
< Io non voglio né sentirti né
ascoltarti >
< E cosa vorresti fare? > Vidi il suo sguardo vagare
sul mio corpo e sentii la respirazione accelerare. Ritornò a
guardami negli occhi,
sorridendomi malizioso. < Scordatelo >. Alzò
un sopracciglio continuando
a sorridere strafottente. < Damon, sai che ti dico? Fottiti!
> dissi
brusca, rigirandomi per uscire da quella stanza. Lui, però,
afferrandomi dal
polso mi bloccò per poi tirarmi verso di lui. Mi scontrai
contro il suo petto e
quando alzai il viso verso il suo, lui abbassò il viso
facendo congiungere le
nostre labbra. Iniziai a dimenarmi e ad oppormi, ma alla fine portai le
mani
sul suo collo e poi tra i suoi capelli ancora umidi, stringendoli.
Sentii le
mani di Damon scendere dalla schiena fino ai glutei, e poi dietro le
cosce.
Come se non pesassi nulla, mi prese in braccio portandomi a cavalcioni
su di
lui. Mi staccai di poco dalle sue labbra. < Damon.. parlare..
noi >
cercai di dire, ma i suoi baci intensi non me lo permisero poi tanto.
Lo sentii camminare ad ampie falcate fino a quando la mia schiena non
cozzò
contro il muro della stanza. “Auch!” pensai. Il
bacio cambiò intensità. Da un
semplice sfiorarsi di labbra divenne qualcosa di più tanto
che respirare
divenne decisamente difficile. Percepii la sua lingua farsi spazio tra
le mie labbra,
fino a quando non raggiunse la mia. Entrambe presero a rincorrersi, a
sfiorarsi. Lo sentii mordere il mio labbro inferiore e dovetti premere
le
unghie contro il palmo della mia mano per non emettere un gemito che
stava per
abbandonare le mie labbra. Non appena le sue labbra si posarono sul mio
collo,
mordicchiandolo, le sue mano finirono sulla camicetta. Fu un attimo.
Inserendo
le dita tra gli spazi tra un bottone e l’altro, Damon fece
saltare i bottoni e
l’aprì rivelando il reggiseno. Strinsi
d’istinto le gambe intorno alla sua
vita, avvicinandolo a me. Non me ne curai molto e portai le mani sul
suo petto,
graffiandolo leggermente fino ad arrivare al bordo
dell’asciugamano. Un suono
gutturale fu soffocato da Damon e le sue mani si strinsero sulle cosce,
lasciate scoperte dalla gonna. Portai indietro il capo, chiudendo gli
occhi.
“Parlare.. Se.. “
Cercai di metterci tutta la buona volontà, non ero andata
lì
per.. per.. < Damon! Fermati! >
Portò il viso davanti al mio. < Ne sei sicura?
> mi
guardò con lo sguardo acceso di eccitazione e un sorriso
malizioso.
< Prima parliamo.. poi.. >
< Prima poi.. e poi parliamo > disse lui, ritornando a
baciarmi il collo, scendendo lungo l’incavo del seno. Chiusi
gli occhi in
seguito ad un brivido lungo tutta la schiena. Le mani di Damon
arrivarono sul
gancio del reggiseno e lo aprì rapido, sfilandolo e
lanciandolo da qualche
parte nella stanza.
Dovetti inarcare la schiena quando percepii il pavimento freddo sulla
pelle e
Damon ne approfittò per passare la lingua sul mio petto.
Colta da una strania
smania, strinsi le mani contro il telo di Damon da cui si scorgeva un
“tenue”
rigonfiamento. Vi strusciai contro il mio bacino, sentendo lievi
sospiri
abbandonare la bocca di Damon. L’acuto rumore di tessuto
strappato mi avvisò
che il mio intimo era andato perduto per sempre. Feci in modo che Damon
mi
guardasse negli occhi. < Ti è dato di volta il
cervello? > gli dissi
sconvolta. < Il mio intimo! >
< Rimedieremo > disse solamente, prima di ritornare a
baciarmi le labbra. < E non dire che come gesto non ti
è piaciuto >
mormorò malizioso all’orecchio.
Gli morsi il lobo, sentendolo lamentarsi leggermente. Di
rimando mi morse lievemente il collo. < No, tu non ti azzardare
a mordermi!
Ehi! > dissi, provocando una lieve risata in Damon.
Sospirò, alzando il viso e guardandomi negli occhi. <
Ti
prego, un’altra volta in bianco con te non la reggo! >
< Brutta l’astinenza? > dissi, provocandolo
anche se,
beh, la situazione non era delle migliori. Stesi sul pavimento, io
completamente nuda, lui coperto solamente da un telo, poteva mai essere
questo
un perfetto momento per conversare?
< Non è l’astinenza, ragazzina.
E’ la voglia di te che mi logora > disse
non smettendo neanche per un secondo di guardarmi negli occhi. Rimasi
spiazzata
da quell’affermazione e dal modo in cui lo aveva detto. Non
so perché, ma
sentii il mio cuore perdere un battito prima di riprendere a folle
velocità la
sua corsa. Azzerai le distanze tra le nostre labbra, stringendogli i
capelli
con una mano. < Andiamo su qualcosa di più comodo
> mormorò e subito dopo
percepii la morbidezza del letto contro la schiena. Come andai a
cingergli i
fianchi con le gambe, notai come non indossasse più il telo.
Eravamo, ora,
pelle contro pelle. Deglutii nervosa. Non ero mai stata nervosa, mai,
ora
invece sentivo dentro me una fortissima ansia e Damon sembrò
accorgersene. <
Ariel > mi chiamò con voce lieve. Alzai lo sguardo e
non so cosa vide dentro
i miei occhi, ma sulle labbra nacque un sorriso. Non era un sorriso
malizioso,
un sorriso strafottente, no. Quello assomigliava al sorriso che aveva
in una
delle foto scattate da Elena. Un sorriso.. reale.
< Che c’è? > chiesi scorbutica, ma
lui scosse il capo,
prendendo a strusciare il suo bacino contro il mio. Gemetti leggermente
e gli
strinsi il busto con le braccia, avvicinandolo a me. La voglia repressa
che
avevo di lui iniziò a farsi sentire, a farmi scalpitare.
< Ti odio >
< Si, lo penso anche io, ma ora a cosa è dovuto?
>
Sospirai nervosa. < Ti prego, Damon! >
< Mi piace quando mi preghi > disse lui malizioso al
mio orecchio. Finalmente, però, iniziò a porre
fine a quella dolce tortura,
facendosi poco a poco spazio in me. Prese così a muoversi in
me con spinte
lente, profonde, ma al tempo stesso intense e passionali. Infossai il
viso
nell’incavo del suo collo, circondato dalle mie braccia,
sospirando ad ogni sua
spinta. Non credevo che una persona come Damon potesse essere delicato
come,
invece, in quel frangente si stava rivelando. Le spinte continuarono
fino a quando
una bolla di piacere iniziò a crescere all’interno
del mio corpo, diventando
sempre più grande ed insostenibile. Portai le mani ai lati
del mio viso e, poco
dopo, sulle mie si posarono le mani di Damon. Intrecciai le dita con le
sue,
stringendole forte quando la bolle scoppiò, lasciandoci
andare al piacere.
Respirai affannata contro le sue labbra, con gli occhi ancora chiusi.
Quando li
aprii, trovai le labbra di Damon tese in sorriso malizioso.
< Non provare a far battutine >
< Cosa mi dai in cambio? >
< Tanti calci dati con affetto > gli dissi ironica.
< Perché non usi questo affetto in altre occasioni?
>
mormorò malizioso al mio orecchio, prima di scendere a
baciarmi il collo.
Tremai leggermente. < Ora parliamo – roteò
gli occhi,
rotolando al mio fianco mentre io mi misi seduta – Cosa siamo
tu ed io? >
< Umana e vampiro? >
< Non in quel senso, genio! Ci baciamo, ora siamo andati
a letto insieme.. Cosa.. Cosa siamo? – voltai il viso verso
di lui – Hai detto
che la voglia di me ti stava logorando. Volevi solo portarmi a letto?
>
< Cinquanta e cinquanta >
< Che cosa è l’altro cinquanta? >
Quella domanda colse
impreparato Damon, che mi guardò corrugando la
fronte.< Un cinquanta è
perché volevi venire a letto come me, l’altro?
>
< Non lo so > rispose solamente, distogliendo lo
sguardo da me. < Tu solo di questo volevi parlarmi? >
< Più o meno. Elena dice che tra me e te, oltre
all’attrazione,
c’è dell’altro >
< Tu le credi? >
Corrucciai le labbra, pensandoci, prima di ridacchiare. <
Forse avevi ragione >
< Io ho sempre ragione, ma questa volta su cosa? >
< Sul fatto che bisognava avere solo pazienza – mi
appoggiai al suo petto, guardandolo negli occhi – Damon
Salvatore mi hai fatto
cadere ai tuoi piedi >
Sorrise vittorioso. < Devo essere sincero su una cosa: il
primo a cadere nella sua stessa trappola, sono stato io >
corrugai la fronte
non capendo e Damon non mi spiegò oltre, mi baciò
solamente.
Buon giorno e buona domenica!!!! Come state? Io non m reggo in piedi! Ieri ho avuto una giornata pienissima, oggi idem! Stasera mi aspetta anche un compleanno! Devo studiare per il compito di domani, il 12 marzo si avvicina sempre di più, ovvero si avvicinano i 100 giorni all'esame, e io non ho ancora la tesino del tutto fatta! Mi mancano ancora alcune materie ç______ç Perchè si devono fa gli esami? ç____ç
Comunque, bando alle ciance, quello di oggi non è UN capitolo qualunque, ma è IL capitolo ù.ù Ebbene si, dopo ben 20 capitoli, i nostri due piccioncini arrivarono al dunque, un pò anche grazie ad Elena xD
Non so che dire.. Credo che il capitolo si sia commentato da solo.. Ah, si, vi posso dire solo questo.. Non abbassate la guardia ù.ù Gli imprevisti sono sempre dietro l'angolo, e hanno un nome.. ;)
Vorrei ringraziare chi legge, chi recensisce, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha tra gli autori preferiti, grazie!!
Per qualunque cosa vi aspetto sul mio gruppo di FB :) A Mercoledì :)
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