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Autore: Laura Sparrow    07/03/2012    3 recensioni
Quarto capitolo della saga di Caribbean Tales. - Tortuga. La roccaforte dei pirati, il porto preferito di ogni bucaniere sta radicalmente cambiando, trasformata nel rifugio ideale per gli intrighi di un uomo infido e spietato: Robert Silehard. E, quando anche l'ultimo porto franco non è più sicuro per un pirata, nessuno può più sfuggire alla mano di Silehard. Nemmeno capitan Jack Sparrow e la sua ciurma.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 14
A caccia.


Dorothy arrivò dove la stavo aspettando, e, quando mi vide, sembrò scoppiare dalla gioia come se non ci credesse neanche lei.
- Allora diceva la verità!- continuava a squittire, mentre io dovevo praticamente strapparle il biglietto dalle mani. - Non vi ha mai tradito! Era dalla vostra parte fin dall'inizio! Quindi anche William Turner è vi... - le ultime parole finirono soffocate dalla mano che le si posò fermamente sulla bocca.
- Sì, e se continuerete a strillarlo ai quattro venti, presto lo saprà anche tutta la gilda. - la riprese duramente Barbossa, che fino a quel momento era rimasto immobile alle spalle della giovane come un fantasma nella notte. Attese giusto qualche altro istante per essere sicuro che Dorothy avesse recepito il messaggio, quindi la lasciò andare: il suo gesto e uno sguardo truce furono sufficienti per zittirla completamente. Io mi rigiravo con fare possessivo il biglietto tra le mani.
- Mille grazie, Dorothy, sei stata preziosa. - la ringraziai, in tono molto più gentile di quello del capitano, e così la congedai. Mentre lei si allontanava di corsa, io e Barbossa ci voltammo all'unisono, e senza una parola raggiungemmo la scialuppa che ci attendeva nell'ombra. Elizabeth era lì, già pronta ai remi, e fu sufficiente scambiarci un semplice cenno perché tutti quanti cominciassimo a remare, spingendoci al largo. Eravamo scesi a terra soltanto io, Elizabeth e Barbossa, più la sua inseparabile scimmietta, per non rischiare di essere scoperti. Tutto sembrava andare per il meglio. Nel porto non avevamo trovato traccia di Donovan, ma nemmeno avevamo perso tempo a cercarlo. Ormai era andato.
Sentivo gli occhi di Elizabeth su di me da quando avevo messo le mani sul biglietto di Dorothy. Probabilmente il mio desiderio di notizie era secondo soltanto al suo: convocarla insieme a Barbossa, poco prima, e raccontarle che Will era vivo, stava bene, e che faceva tutto parte del piano di Jack era stato più difficile di quanto avessi immaginato.
Se non altro ero stata avvantaggiata dal fatto che avessimo tutti una certa fretta, il che mi aveva permesso di spiegare tutta la situazione molto in fretta e senza troppi preamboli... questo però non aveva impedito a lei di cacciare uno strillo e prendermi per le spalle, mentre mi chiedeva a raffica: - È vivo? Lo hai visto? Sta bene?- per terminare con l'immancabile, inevitabile e irritante: - Io te l'avevo detto!-
Decisamente, la fretta era stata una benedizione, altrimenti sarei scoppiata. Sì, me lo aveva detto. Tutti me lo avevano detto. Ma quella che era mezza morta di paura, quella notte, quella che per lunghissimo tempo aveva dovuto convivere con l'incertezza, ero e rimanevo io. E questo, nessun “te l'avevo detto” lo avrebbe cambiato.
Per questo, ad un tratto, non seppi trattenermi dal prendermi una piccola rivincita personale, voltandomi verso Barbossa con un sorriso trionfante e bisbigliando: - Visto? Ve l'avevo detto che avrebbe mantenuto la parola!-
- Questo, se permettete, lo giudicheremo quando ce la vedremo con Silehard. - rispose lui, senza smettere di remare. - Il biglietto che cosa dice?-
- Lo leggiamo dopo: ho le mani occupate. - ma, prima che avessi finito di parlare, la scimmia mi sgusciò tra le ginocchia e mi strappò il biglietto dalla tasca della giubba.
- Ehi!- protestai, cercando di riacchiapparla: la scimmia saltò sul parapetto e aprì il cartiglio in tutta calma, come una persona normale avrebbe srotolato una lettera. - Ti avverto, mostriciattolo, fallo cadere in acqua e... -
- Lo sa quello che fa. - mi interruppe Barbossa, divertito. Sentii Elizabeth sbuffare leggermente, ma non fece commenti: era evidente che era curiosa quanto lui di sapere che notizie ci fossero. Barbossa smise di remare e allungò una mano verso la scimmia, la quale gli porse il biglietto: il capitano se lo portò davanti agli occhi e si sforzò di leggere col solo ausilio della luce della luna, dato che non ci eravamo portati nessuna lanterna. La scimmia berciò, soddisfatta. Non potei fare a meno di pensare che l'animaletto assomigliava ad una piccola estensione del capitano stesso, un terzo braccio animato che prendeva quello che voleva senza bisogno che lui le dicesse niente. Onestamente, mi davano i brividi.
- Dunque... salpano domani all'alba, con lo Squalo Bianco. Accidenti al buio... ah, ecco... a bordo ci saranno quasi tutti quelli che contano qualcosa, nella gilda. Cosa... ah. Qui parla di un rituale. - i suoi occhi si strinsero, poi si sollevarono su di me e su Elizabeth. - Voi ne sapete niente?-
- Quale rituale?- ripeté Elizabeth, dando voce al pensiero di entrambe.
- Rituale?- ripetei, aggrottando le sopracciglia. - Non vogliono semplicemente prendere il tesoro dell'Isla de Muerta, e prendersi insieme maledizione e immortalità?-
- Non credo proprio. - Barbossa scosse il capo, allontanando il biglietto dagli occhi per lasciarlo illuminare un po' di più. - Hanno quella sacerdotessa di Calypso con loro, e quella sembra sapere il fatto suo. Hm. Che io sia dannato se so cosa hanno intenzione di fare: da quel tesoro non può venire niente di buono, qualsiasi uso se ne faccia. -
“E chi può saperlo meglio di voi...” pensai, senza azzardarmi a tradurlo in parole. Il capitano mi inquietava anche per questo: di lui, tramite i racconti dei miei amici, sapevo soltanto che aveva condotto per dieci anni un'esistenza da incubo, né vivo né morto. Avevo visto gli effetti della maledizione su Jack, una volta sola, e per brevissimo tempo. Ora non potevo fare a meno di guardare quel viso rugoso nell'argentea penombra lunare, e immaginare le ossa scoperte, la pelle del volto a brandelli, i denti ghignanti di un teschio.
Rabbrividii e distolsi lo sguardo, sperando che non notasse il mio gesto. Cercavo di ripetermi che non c'era motivo di avere paura: non era una creatura mitologica o un qualche fantasma del passato; era semplicemente un uomo. Un uomo di carne e ossa, mortale quanto me. Tuttavia, quell'ombra minacciosa incombeva ancora sopra di lui, incancellabile. Lui era stato immortale, e anche per un bel po' di tempo. Chissà che effetto faceva.
- A bordo ci saranno sia Jack che... hm, “Tiago”. Bene. D'accordo, il resto può attendere. - ripiegò il biglietto e lo infilò con cura nella tasca della sua giacca: il gesto non mancò di darmi fastidio, ma ormai mi ero imposta di portare pazienza e di collaborare col capitano: la nostra alleanza era ora più che mai vitale.
- Forse sarà un azzardo, ma ne varrà la pena. Non credete?- domandai.
Per la prima volta vidi l'ombra di un ghigno di approvazione sul viso attempato di Barbossa, mentre riprendeva a remare di buona lena. - Oh sì. Senz'altro ne varrà la pena. -

*

- Svegliati. Svegliati. Svegliati, e che diavolo! Impersonare un muto non ti dà il diritto di non rispondere!-
Will protestò fiaccamente, mentre apriva gli occhi e scopriva che era ancora buio, intontito dal sonno. Subito dopo fece del suo meglio per cacciare via Jack, il quale si era chinato sulla sua branda e aveva cominciato a scrollarla violentemente.
- Smettila... sono sveglio. -
- Sì, sei sveglio. Ma non sembri abbastanza Tiago. - Jack accennò alla pittura che iniziava a staccarsi dal viso del giovane. - Dobbiamo essere pronti prima del ritrovo al porto, o qualcuno si insospettirà. Su, in piedi. -
Will si alzò più in fretta che poteva, cercando di schiarirsi le idee: la sera prima era nervoso e si era addormentato solo a fatica, adesso invece non la finiva più di sbadigliare. Inoltre, doveva essere terribilmente presto. La stanzetta in cui alloggiava nei panni di Tiago era ancora buia; appena rischiarata dalla luce di una candela che Jack aveva lasciato sul tavolo. A giudicare dalla debolissima luce che filtrava dalle imposte sbarrate, doveva essere a malapena l'alba. Non aveva dormito che pochissime ore.
Scoccando un'occhiata al capitano, di colpo si accorse che neanche lui sembrava avere dormito bene: aveva il viso segnato da due profonde occhiaie, e lo sguardo scuro come lo aveva visto ben poche volte.
- Che ti è successo?- domandò, preoccupato, scrutandolo da capo a piedi.
- Niente di che... va tutto bene. -
- Hai avuto un altro incubo?- non sarebbe stata certo la prima volta. Jack aveva passato le ultime notti dormendo nella stanzetta attigua alla sua: poter usare l'armeria di Tiago si era rivelata una copertura perfetta, senza nessun membro della gilda troppo vicino. Il capitano era stato molto fiero dei suoi risultati nel chiudere la mente alla strega, usando la sbobba che aveva ottenuto mischiando il Kaav e gli intrugli di Tia Dalma... ma, notte dopo notte, Will si era accorto che la pozione non lo proteggeva del tutto dagli incubi.
Si era svegliato urlando due volte, ed entrambe le volte Will era corso fuori col cuore in gola e armato di tutto punto, convinto che Silehard avesse scoperto l'inganno.
Alla sua domanda, Jack fece un sospiro e scrollò bruscamente le spalle, quasi infastidito. - Mi sono addormentato, maledizione... - sbuffò, con aria imbronciata. - E non avevo in programma di farlo. Dannazione, passare la notte nel bordello mi sembrava un alibi sufficiente; non credevo che quella avrebbe cercato di frugarmi la testa anche stanotte... proprio quando non avevo preso la pozione. Ho corso un grosso rischio: meno male che ormai ho imparato a tenerla fuori in ogni caso. - storse la bocca, come per levarsi dalla lingua un sapore amaro. - Peccato che, se non riesce ad entrare, si vendica con gli incubi. È ovvio che non vuole lasciarmi in pace. -
Will annuì in silenzio, mentre recuperava da un cassetto un barattolo pieno di pittura. - Forse... è più sicuro se continui a prendere la pozione. -
- Un poco ogni tanto è un conto, troppo è un suicidio... capisci che non lo bevo volentieri né qui, né in un bordello. - borbottò Jack in tono eloquente. Pur essendo dispiaciuto per lui, per un attimo Will dovette controllarsi per non ridacchiare.
- A me non fa un effetto così spaventoso. - commentò, tanto per sdrammatizzare, mentre si stringeva nelle spalle. Svitò il tappo del barattolo e immerse le dita nella pittura: era biancastra e vischiosa, e aveva un odore strano; tuttavia, si tappò il naso e se la spalmò sul viso senza fare una piega. Mentre si seccava, la pittura disegnò finte rughe sulla sua faccia, che resero perfetto il camuffamento.
- Tu non ne prendi quanto me. - sbottò Jack, scoccandogli un'occhiata di sufficienza. - E poi, probabilmente hai poco da far funzionare. Dai, ora sbrighiamoci, prima di arrivare in ritardo. -
Will sospirò tra i denti, cercando di ricordarsi di non dare corda alle battute del capitano se voleva conservare intatti i suoi nervi. - Arrivo. - si legò con cura la benda attorno al capo, nascondendo un occhio. - ...Jack?- aggiunse, esitante, qualche attimo dopo.
- Sì?-
- ...Funzionerà?-
Jack allargò le braccia e fece un sogghignò. - Dico, ho mai deluso la tua fiducia?-
Will abbassò gli occhi, scuotendo il capo, e recuperò il bastone di Tiago. - Lasciamo perdere... - mormorò, mentre provava la sua migliore camminata zoppicante.
- Razza di ingrato. Funzionerà. - concluse Jack, in tono vivace.

*

Il sole era appena sorto sulla baia di Tortuga, e la ciurma dello Squalo Bianco era in fermento.
Provviste, armi e rifornimenti erano appena stati caricati fra il baccano e i richiami dei pirati che si gridavano istruzioni l'un l'altro; il vento quel mattino soffiava forte, regalando per quel momento un cielo limpido e senza nuvole, ma facendo presagire un mare agitato, una volta che il galeone avesse finalmente preso il largo.
Poco a poco le grida dei marinai si smorzarono, mentre Robert Silehard in persona dava il suo personale inizio a quella che considerava la sua grande impresa. Il signore della gilda aveva deciso di dare alla partenza un tocco solenne e trionfale, perché sfilò sul pontile sotto gli occhi dei suoi uomini, vestito di tutto punto in una sfarzosa giacca blu e il suo ampio cappello, con ben due spade che gli pendevano dalle cinture ai fianchi. Dietro di lui veniva Imogen, nei suoi consueti abiti esotici da chiromante, ma con un leggero scialle nero avvolto attorno al capo. Per quanto ne sapeva la maggior parte dei presenti, era praticamente la prima volta che la strega si presentava alla luce del giorno.
Imogen conduceva con sé una giovane donna quasi insignificante: sarebbe potuta essere una cameriera o una prostituta, e nessuno avrebbe notato la differenza. Quel che veramente sembrava importare alla strega, che stringeva saldamente la giovane per un braccio fin quasi ad affondarle le unghie nella carne, era il fagottino che la donna teneva tra le braccia.
Dietro il terzetto venivano i tirapiedi più grossi e nerboruti di Silehard, come una muraglia. Da sopra il gomito di uno di loro si affacciò Jack, che seguiva quel piccolo corteo a breve distanza insieme agli altri comuni membri della gilda che si preparavano ad imbarcarsi dietro il loro condottiero.
Il capitano saltellò alle spalle della guardia del corpo per non perdere di vista le due donne. Le vedeva di schiena, quindi ebbe solo un rapido e fugace squarcio del bambino che dormiva appoggiato alla spalla della giovane, poi la muraglia umana si richiuse, impedendogli di vedere altro.
Solo allora Jack si ritrasse, rientrando nei ranghi. Era abbastanza sicuro che il bambino fosse lo stesso che aveva visto strappare alla madre da Silehard la notte prima: su questo c'erano pochi dubbi, a meno che il capo della gilda non di fosse messo di punto in bianco a collezionare neonati.
Tiago -o meglio, William- camminava accanto a lui, battendo forte a terra il bastone ad ogni passo. Jack scambiò una rapida occhiata con lui, e indovinò lo sguardo interrogativo dell'unico occhio visibile.
Impersonare un muto comportava una notevole scomodità, per il giovane fabbro: non poter comunicare. Perciò, negli ultimi giorni il capitano si era specializzato in ciò che gli riusciva meglio: parlare per entrambi, inserendo nel discorso il maggior numero di informazioni possibile, sperando che William recepisse, tra queste, quelle veramente importanti.
- Ebbene, bizzarra compagnia, davvero!- esclamò, mentre l'improvvisato corteo attraversava il pontile. - Di' un po', non è un bambino quell'affare là davanti? Quello là, in braccio alla ragazza che la nostra strega stringe così amorevolmente... devo dire, in effetti, che è strano vederla alla luce del sole: cominciavo a convincermi che l'avrei vista andare in cenere, se l'avesse toccata anche solo un raggio di sole. Così non è, a quanto pare. Almeno per il momento. Chissà, potrebbe voler dire che la nostra Imogen è più di carne e ossa di quanto non volesse far sembrare in realtà... Tornando al bambino, che stavo dicendo? Oh, sì! Sai che somiglia moltissimo ad uno che ho visto solo poche settimane fa, alla Lanterna Fioca? Ora, non che me ne intenda di bambini, ma... -
- Basta con le chiacchiere, là dietro!- lo riprese bruscamente uno dei pirati che faceva scudo alle spalle di Silehard, Imogen e la donna, girandosi per scoccare a Jack un'occhiataccia.
Il capitano assunse la sua migliore espressione contrita. - Stavo solo cercando di ravvivare un po' l'atmosfera. - si scusò, mentre il gruppo risaliva la passerella per raggiungere finalmente sul ponte dello Squalo Bianco. - Il muto, qui, non è molto di compagnia. -
- Uomini, ai posti!- gridò in quel momento Silehard, che, tutto impettito al centro del ponte, si godeva il suo momento. - Issare l'ancora e spiegare le vele! Nostromo... - si rivolse con un cenno del capo ad uno dei pirati che lo accompagnavano e indicò la giovane col bambino. - ...chiudete questa donna nella mia cabina, e assicuratevi che a lei e al bambino non accada nulla di male. Imogen, tu affiancherai il timoniere alla barra. -
La strega si limitò a fare un piccolo cenno d'assenso col capo, e lasciò andare la giovane donna solo per consegnarla nelle mani della guardia. Le sue dita scure avevano lasciato segni rossi sulla pelle del braccio di lei. Senza una parola, si incamminò su per il cassero di poppa e si fermò accanto all'uomo che teneva il timone: gli si accostò un poco per dirgli poche parole a bassa voce, quindi rimase ferma al suo posto come una statua di sale.
Vedendo che Silehard non aveva avuto neanche una parola per lui, Jack pensò bene di seguire la strega: il timoniere non fece caso a lui, e neppure Imogen lo degnò di mezza occhiata.
- Ehm ehm. - Jack si schiarì sonoramente la gola, sperando che qualcuno notasse la sua presenza. La strega strizzò le palpebre. Lo prese come un segno sufficiente. - Ora che ci penso, non abbiamo mai parlato delle modalità del viaggio. Non mi è stata fatta nessuna domanda, e ora non sono nemmeno stato messo al timone... come contate che vi conduca all'Isla de Muerta?-
Gli occhi scuri della strega erano quasi l'unica cosa che si scorgeva di lei sotto il velo: quegli occhi si voltarono verso Jack, e vi brillò un lampo di scherno.
- Mi hai già detto quello che volevo sapere, Sparrow. Tu conosci la rotta per l'isola: ora la conosco anch'io. -
Jack represse a stento un brivido. - Capisco. - con la coda dell'occhio, notò che Tiago si era fermato sulle scale del cassero, con lo sguardo rivolto al ponte. Abbastanza vicino, però, da ascoltare in modo discreto la loro conversazione. - Cioè, in realtà capisco, ma sono confuso. Credevo che aveste bisogno della mia guida, o... -
- Della tua bussola?- terminò la strega per lui. Alle sue parole, il capitano appoggiò istintivamente le dita sulla bussola che pendeva dalla sua cintura, ma la donna scosse il capo. - So anche di quella. Non preoccuparti: non dubitare che, se l'avessi voluto, quell'oggetto sarebbe già in mano mia. Ma perché dovrebbe interessarmi una bussola, anche una col potere di indicarmi ciò che desidero di più, quando so perfettamente dove andare?- fece un risolino fastidioso. - Tieni la tua preziosa bussola, capitano. Ci sarà utile, dopo, per una sola cosa: ritrovare la tua amata Perla e riprendercela una volta per tutte. -
- ...Oh. - si limitò a mormorare Jack, che cominciava a trovarsi a corto di risposte.
- Cominci a perdere di vista la tua effettiva utilità in tutto questo?- gli domandò la strega, con voce flautata. - Ne sono lieta, perché così capirai quanto precaria è diventata la tua situazione. Con Silehard, stiamo andando a risvegliare antichi poteri e forze oscure per stringere un patto... un patto che ci concederà l'immortalità, il dominio dei mari, tutto quello che vogliamo. È a questo che serve, tutto ciò. Il viaggio, il tesoro... -
- ...e il bambino. - terminò Jack per lei. Per qualche attimo fu lui a lasciarla senza parole, e la strega sostenne il suo sguardo in silenzio per lunghi istanti, rispondendo così alla sua implicita domanda.
- Vuoi sapere che ruolo hai tu, in tutto questo?- continuò poi Imogen, sollevando il mento con gesto brusco. - Tu guidi una nave abitata da uno spirito del mare: uno degli stessi spiriti che stiamo andando a risvegliare. Sei anche uno dei pochi ai quali questo spirito si è rivelato. È per questo che è importante che sia tu a guidare la Perla Nera. Perciò non fare scherzi, Sparrow. Stai dalla nostra parte, e sarà nostro interesse che tu stia al timone della tua Perla il più a lungo possibile. Continua a fare ciò che ti viene chiesto: obbedisci, esegui gli ordini e non fare errori, e parola mia non sarai mai separato dalla tua nave, qualunque cosa accada. Ma devi collaborare. -
- Mi sembra di non aver fatto altro, ultimamente!- scattò Jack, in tono improvvisamente duro: sentire la strega parlare dello spirito che lui chiamava la Dama lo aveva innervosito ancora di più. Peggio ancora, sapeva tutto di come lui e lo spirito fossero legati. - Non ho fatto che collaborare! Questo almeno me lo dovete riconoscere. Mi sono inimicato la mia intera ciurma, e ho ucciso per voi. Non potete dire che non ho collaborato. -
La strega lo guardò, accigliandosi come se stesse meditando se dovesse preoccuparsi per questo suo scatto improvviso, quando ad un tratto un certo clamore proveniente dal ponte attirò l'attenzione di entrambi.
Proprio quando i pirati stavano ritirando la passerella, un uomo era arrivato di corsa, chiamando a gran voce Silehard e chiedendo di essere preso a bordo. Dopo qualche attimo, due delle grosse guardie del signore della gilda avevano accontentato l'uomo a modo loro: afferrandolo ciascuno per un braccio, tirandolo a bordo e trascinandolo brutalmente al cospetto del capitano.
- Oh. - commentò la strega, con un sospiro esasperato. - Eccolo. -
Jack riconobbe una chioma di capelli rossicci e sgranò gli occhi, dimenticandosi per un attimo di tutta la conversazione con la strega: si scostò da lei e scese i gradini del cassero, fino ad arrivare a portata di voce. Non c'era alcun dubbio: quello che i pirati scaricarono sul ponte ai piedi di Silehard era Connor Donovan.
Un po' frastornato per il rude passaggio ricevuto dai due bruti, l'irlandese si raddrizzò sulle ginocchia e si guardò attorno. - Grazie per avermi concesso udienza. Troppo gentili. - commentò, sarcastico, senza perdere il sorriso.
Silehard lo guardava dall'alto in basso, con le braccia incrociate e una smorfia annoiata dipinta in viso.
- Donovan. - sillabò, come se le parole avessero un cattivo sapore. - Cosa diavolo ci fai qui?-
“Ottima domanda.” aggiunse Jack, in cuor suo. “E, già che ci siamo, perché diavolo Silehard conosce il testarossa?!”
- Sono dovuto fuggire stanotte, signore. - ammise umilmente Donovan, mentre sembrava realizzare che era più saggio restare in ginocchio. - Mi hanno scoperto. -
- Lo hanno scoperto. - mormorò Silehard con fare velenoso, in un tono basso, ma non abbastanza da non essere udito dai pirati che li circondavano. - Ma guarda, mi sembra di avere già assistito a questa scena. Solo che io non mi diverto più, Donovan: stai diventando estremamente ripetitivo... onde per cui, noioso. -
Le cose non sembravano girare bene per Donovan, ma quello interruppe Silehard alzando le mani: - Aspettate, signore. Ho fatto quello che dovevo fare: sono riuscito a mettere un feticcio il più vicino possibile alla donna, ma lei lo ha scoperto. È il nuovo capitano, quel Barbossa, che li ha messi tutti in guardia: prima nessuno di loro sospettava a che cosa servissero. -
Jack incrociò le braccia dietro la schiena e si appoggiò alla balaustra della scala, tentando così di mascherare le dita, che contrasse così tanto da affondare le unghie nel legno. “Tranquillo, tranquillo, tranquillo.” si impose, appellandosi a tutto il suo autocontrollo per mantenere una faccia di bronzo più che impeccabile.
- Imogen!- Silehard si voltò di scatto verso la strega, che assisteva alla scena dall'alto del cassero. - Sei riuscita ad entrare nella mente della donna, mentre dormiva?-
- No. - rispose quella. - Ma di certo il feticcio era stato messo al suo posto. Ho tentato, ma quella è riuscita a sfuggirmi prima che riuscissi a prenderla. -
Le dita di Jack allentarono di un poco la stretta sul legno. Solo di un poco.
- Quindi, sei stato scoperto e sei scappato. - continuò Silehard, che stava visibilmente perdendo la pazienza. - Giacché non sei venuto subito da me a riferire il tuo fallimento, perché hai pensato bene di rincorrermi stamattina? Avresti avuto ancora qualche giorno prima che ti facessi tagliare il collo, se fossi rimasto a terra. - la sua mano fremeva sull'impugnatura di una delle spade.
- Proprio per questo, signore. - insistette Connor, con una mano tesa verso di lui. - Se non fossi altro che un vigliacco inutile, sarei rimasto ben lontano da voi, sperando di sparire prima che aveste scoperto il mio fallimento. Invece sono tornato per riferirvi tutto. Questo non conta niente?-
“Astuto bastardo.” Jack aguzzava l'orecchio, e anche Silehard sembrò, suo malgrado, riconsiderare la cosa.
- Parla in fretta. -
- Barbossa sta imponendo una certa disciplina a bordo della nave: è uno che sa il fatto suo, e sospetto che conosca bene sia i vostri metodi che quelli della vostra strega. - continuò Connor. - Insieme alla Evans e alla Swann ha organizzato tutti i numerosi attacchi a danni della gilda che ci sono stati in questi giorni. Di recente, però, sono quasi sicuro che il capitano Evans abbia lasciato la nave di nascosto, forse più volte. Credo che non condivida i metodi di Barbossa, e che vada in missione per conto suo. -
- Sì, di questo già ne abbiamo avuto un assaggio... Lo stesso Sparrow e alcuni dei miei l'hanno incontrata, da sola, e non sono stati in grado di fermarla. - commentò il signore della gilda, acido, guardando per la prima volta in direzione di Jack. Anche Connor alzò gli occhi, e incrociò quelli del capitano. I due si squadrarono per un istante, poi, per quanto assurdo potesse sembrare, Connor alzò una mano e gli rivolse con le dita un rapido cenno di saluto, che Jack ricambiò tale e quale dopo un attimo: sembravano entrambi troppo sorpresi di rivedersi per fare altro.
- Quello che voglio dire... - continuò l'irlandese, dopo che ebbe distolto lo sguardo da Jack. - È che c'è molta tensione a bordo, e non tutti collaborano volentieri. Barbossa e la Evans non vanno troppo d'accordo, e la Swann è troppo infuriata per la morte di suo marito per dare ascolto a loro due. Anzi, a dirla tutta, penso che la Swann non creda neanche che Sparrow le abbia davvero ucciso il marito. -
“Cristo, sta zitto!” stavolta il capitano dovette mordersi le labbra per impedire ai suoi pensieri di diventare parole.
Ci fu un attimo di silenzio inquietante, ma poi fu Silehard a prendere la parola. - L'eccessiva fiducia della Swann potrebbe giocare a nostro vantaggio: questo è un dettaglio che abbiamo già visto. Inoltre, i miei uomini hanno visto con i loro occhi che Sparrow ha tagliato la gola a Turner. - la sua voce, però, ebbe una vibrazione che a Jack non piacque affatto. Inoltre, vide che i suoi occhi rimbalzavano da lui a Connor, e in quegli occhi vide guizzare l'ombra del sospetto.
- Sì, ma... - ad un tratto anche Connor sembrava dubbioso, e parlò come se stesse rimuginando tra sé, piuttosto che con qualcuno. - ...be', ora che ci penso, lo avete ritrovato il cadavere?-
Jack si scostò dalla scala e avanzò a grandi passi verso Silehard e Donovan. No, certo che non si era ritrovato il cadavere: aveva scelto con cura il canale in cui aveva buttato il corpo di Tiago, un gorgogliante, profondo fiotto di fogna che si gettava dritto nelle profondità della baia, sotto i moli, dove i pesci e i piccoli squali di passaggio erano così tanti e così affamati da far sparire in poco tempo qualsiasi cosa fosse anche solo vagamente commestibile.
- Se volevi setacciare personalmente tutto il canale, caro il mio Connor Donovan, non dovevi far altro che chiedere. - lo interruppe, fermandosi davanti a lui con le mani sui fianchi e un sorrisetto sprezzante. - Io ho fatto il mio lavoro in modo rapido e pulito, e credimi se ti dico che non è stato un piacere farlo. Hai qualche altro dubbio sulla morte di William Turner? Se vuoi ti faccio vedere subito cosa gli ho fatto, e come. Non ci metto che un istante. -
- Datevi una calmata. - li riprese pigramente Silehard, scoccando un'occhiata di biasimo ad entrambi. - Stare qui a sentirvi litigare è una perdita di tempo. Finisci in fretta, Donovan, e vedi di dirmi qualcosa che non so. - lo aveva detto in modo un po' troppo secco, però, e Jack non mancò di notare le continue occhiate che il capo della gilda cominciava a lanciargli. Il tarlo del sospetto si era annidato in lui, e non lo avrebbe abbandonato. Poteva solo sperare che lo vincesse la fretta, altrimenti era davvero nei guai.
- Forse sanno della nostra partenza. - concluse rapidamente l'irlandese. - Non ne sono sicuro, ma con Barbossa alla loro testa potrebbero tentare di inseguirci e combattere in mare aperto. Non è da escludere, ma non so di più. -
Silehard fece una smorfia di sufficienza. - Se ci attaccheranno, saremo pronti a rispondere. Per cosa credi che abbia portato tutta l'artiglieria? Non ci faremo trovare impreparati. - dalla sua espressione, i pirati intuirono che il discorso era chiuso: infatti fece un gesto imperioso verso Connor e disse: - Già una volta ti ho mandato morte, e mi sei tornato tra i piedi poco dopo. Stavo per mandartici una seconda, ma sei riuscito a rimanere in circolazione lo stesso. Vedi di non tentarmi una terza, o ti assicuro che non sarai altrettanto fortunato. -
Dopodiché, Silehard voltò le spalle all'uomo e perse ogni interesse per lui, mentre ordinava di spiegare le vele e prendere il largo una volta per tutta. La ciurma si mise all'opera, e presto la nave cominciò a dondolare sotto la spinta delle onde.
Vedendo che nessuno faceva più caso a lui, Connor fece per rialzarsi, e ad un tratto trovò, tesa davanti a sé, la mano di Jack. Sembrò considerare molto attentamente la cosa, ma alla fine si decise a prenderla, accettando il suo aiuto per alzarsi in piedi.
- Bene, credo di avere quantomeno il diritto ad un paio di risposte. - commentò Jack, squadrando l'irlandese dalla testa ai piedi. - Fammi indovinare. Sei stato tu ad appiccare il fuoco alla Perla, non è così? Una cosa piccola, quel poco che bastava per attirare l'attenzione. È stata tua anche l'idea del marchio dei Mercanti?-
- Indovinato. - rispose Connor, senza tradire la minima agitazione. - Mi spiace, sai. Silehard aveva bisogno che tu cominciassi a temere i Mercanti, altrimenti probabilmente non ti saresti mai messo contro di loro, non è vero? Ne ero certo. -
- E toglimi una curiosità. - continuò Jack, con un sorriso da squalo. - Anche il tuo pestaggio faceva parte del piano, o si è trattato di una mera casualità?-
- Sorprendentemente, la seconda. Facevo parte della gilda da un pezzo, Jack. Il fatto è che ho deluso Silehard vincendo un incontro di pugilato che invece avrei dovuto perdere... - si strinse nelle spalle, con aria rassegnata. - Non l'ha presa bene. Mandarmi contro il vostro gigante era una specie di esecuzione, ma penso che nessuno si aspettasse che voi mi recuperaste e mi rimetteste in sesto. -
“Promemoria per chi so io” aggiunse Jack in cuor suo. “Per la prossima volta che mi pregherà di raccattare un disgraziato pestato a sangue!”
- La storia che lavoravi per i Mercanti, allora, era una balla confezionata all'occasione, giusto?-
- Ho solo scambiato qualche nome. - il sorrisetto di Donovan era quasi divertito. - Rivelarvi che lavoravo per la gilda era troppo rischioso. Cerca di capirmi: dovevo riguadagnare un po' di rispettabilità, e offrirmi volontario come talpa tra la vostra ciurma era il modo migliore. Alla fine, non siamo forse arrivati ad un accordo comune, tu ed io? Entrambi abbiamo finito per fare il doppio gioco. Siamo dalla stessa parte, adesso. -
“Mi sta bene che tu continui a crederlo, testarossa.”
- In un certo senso, hai ragione. - concesse, con un cenno del capo. - Ora, se vuoi scusarmi... -
- Certo. - Connor si congedò alzando le mani, ed entrambi si voltarono simultaneamente le spalle. Jack ritornò a passi lenti verso il cassero di poppa, continuando a sforzarsi per controllare la propria espressione. Va bene, trovarsi il testarossa tra capo e collo senza il minimo preavviso era stata una sorpresa sgradita, ma non aveva rovinato il piano, se non altro. Forse la fiducia che Silehard riponeva in lui si stava rapidamente incrinando, e forse presto sarebbe crollata: Imogen non era andata troppo per il sottile nel fargli intendere che, senza la Perla, lui valeva poco.
Tuttavia, poteva bastare. Ancora per un po'. Il tempo di prepararsi a rovesciare le cose.
- Sorpreso, Sparrow?- gli piombò dal cielo la voce della strega, che si affacciava sopra di lui dal parapetto del cassero di poppa. Jack alzò la testa per poterla guardare in faccia.
- Un pochino. - ammise, con una scrollata di spalle.
- Inoltre, volevo ricordarti... - continuò Imogen. - So che anche la tua donna ha parlato con lo spirito. Credi che altrimenti Silehard sarebbe stato così incline ad essere paziente con lei? Ma, tranquillo, una volta che io e Silehard avremo ottenuto ciò che vogliamo, potrai farla ragionare e riavere la Perla. Pensaci. Non sei molto al sicuro, finché sei sostituibile. -
Sostituibile. Buffa parola da usare, in quel frangente.
“Siamo l'uno l'ostaggio per l'altra.” realizzò Jack, meditando sulle parole della strega. “Ecco perché ci vogliono tutti e due. Sono loro due a poter scegliere chi di noi usare. Pensavo che avrebbero minacciato lei, per far collaborare me... presto si renderanno conto che fanno prima a minacciare me, per far collaborare lei.”
- Buffo. - fu tutto quel che commentò, dopo qualche momento. La strega si accigliò: era evidente che non era quella la risposta che si aspettava. - Che cosa sarebbe buffo?-
- Il modo in cui, gira che ti rigira, non è cambiato nulla. Tutto resta come è sempre stato fin dall'inizio, e tutto va secondo i piani. -
Imogen non capì a cosa, in particolare, si stesse riferendo il capitano: forse si era reso conto di essere stato beffato fin dall'inizio, forse realizzava solo ora di come tutti avessero cospirato contro di lui.
Will, invece, aveva ricevuto perfettamente il messaggio.

*

Dalla coffa della Perla Nera, col vento che fischiava furiosamente attorno a me sbattendomi i capelli sulla faccia, seguii la sagoma in lontananza dello Squalo Bianco che si allontanava dalla baia di Tortuga.
Eravamo ormeggiati al largo, mimetizzati tra scogli e isolette. Puntai il cannocchiale dritto davanti a me, e vidi comparire la bandiera di Silehard che sventolava in cima al pennone.
Non importava quanto si sarebbero allontanati. L'enorme galeone poteva anche diventare un puntolino all'orizzonte: noi eravamo abbastanza veloci da recuperarli in un battibaleno. Potevamo permetterci di giocare con loro, proprio come Silehard aveva giocato con noi il gioco del gatto e del topo. Solo che ora il gatto ero io. E adesso che era cominciata la caccia, non avrei più mollato.
- Vai, carogna. - mormorai, mentre seguivo il vessillo di Silehard col cannocchiale. - Sto venendo a prenderti. -




Note dell'autrice:
Avevo detto "imperdonabile" quando ho pubblicato l'ultimo capitolo? Decisamente non avevo ancora toccato il fondo. Ma stavolta non è del tutto colpa mia: il mio computer si era momentaneamente ammutinato, e tale è rimasto per qualche settimana, privandomi delle mie mansioni cibernetiche ma... spingendomi a scrivere a mano! Quindi, posso affermare di avere prodotto due capitoli e mezzo e di avviarmi verso la conclusione, quindi spero di farmi perdonare la pausa!

  
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