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Autore: Doe    10/03/2012    4 recensioni
Avevo finito di scrivere questa storia "Delena" l'anno scorso, ma per errore l'ho cancellata da EFP. Convincendomi che "non tutto il male viene per nuocere" ho deciso di revisionarla, ho apportato alcune modifiche e corretto eventuali errori e oggi ho deciso di ripubblicarla. Spero tanto che qualcuno decida di (ri)seguirla e lasciare anche solo un piccolo commento. Aggiornerò rapidamente.
La storia riparte dall'episodio 11 della seconda stagione di The Vampire Diaries, con Elena segregata in casa, con Damon a farle da "balia", e Stefan imprigionato nella cripta insieme a Katherine.
CONCLUSA.
Genere: Science-fiction, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Katherine Pierce, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Katherine/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 - SCONVOLGIMENTI

 

Elena dormiva profondamente quando Damon si svegliò. Non gli ci volle molto per fare mente locale e ricordare tutti i dettagli della notte appena trascorsa. Ancora con gli occhi chiusi si ritrovò a sorridere, beandosi di quella che era stata la notte più bella di tutta la sua lunga esistenza.

Si decise ad aprire gli occhi solo per poter ammirare la bellissima figura della ragazza che dormiva al suo fianco. Tra il bianco delle lenzuola, il viso di Elena spiccava per il suo colorito olivastro. I capelli scuri e lisci erano distesi morbidamente sul cuscino. Le palpebre abbassate, le ciglia lunghe che le sfioravano le guancie un po' arrossate, le labbra rosee e carnose.

 Fissare le sue labbra gli fece tornare in mente una quantità infinita di ricordi. Tutti risalenti ad una sola notte: quella appena trascorsa.

La loro morbida consistenza, il loro calore, la loro infinita dolcezza quando le baciava... Damon sapeva che non avrebbe mai potuto fare a meno di quelle labbra, così come non avrebbe mai potuto fare a meno di Lei.

Istintivamente avvicinò una mano al suo viso e le sfiorò la bocca con un dito. Come reazione al gesto di Damon, Elena mosse leggermente le labbra, mugolando come una gattina che fa le fusa, e appoggiò la testa sul petto di lui, stringendolo a se. Damon sorrise per questa reazione. Si godette il momento accarezzandole teneramente un braccio nudo e respirando l'odore dello shampoo alla fragola dei suoi capelli, che creava una perfetta sintonia con il dolce profumo del suo sangue proveniente dal collo scoperto.

Katherine non aveva un odore così buono, si ritrovò a pensare.

Ma Katherine non poteva nemmeno essere paragonata ad Elena. Lei era una stronza, sadica ed egoista, e probabilmente anche incapace di amare. Elena no. Elena era dolce, buona, altruista tanto da rischiare la sua vita per gli altri in ogni momento. Era solare, una vera amica, una ragazza straordinaria. E lei conosceva il significato della parola "amore". 

Elena era semplicemente tutta un'altra storia. E lui non avrebbe mai potuto rinunciare a lei, per cui pregava che la magia avvenuta quella notte in quella stanza non svanisse, dissolvendosi nel nulla. Che niente finisse. Che loro potessero rimanere insieme per sempre. Solo loro due. Nient'altro. Damon non aveva bisogno di altro che di Lei. E l'avrebbe desiderata e voluta Per Sempre. Lo sapeva. Lo aveva capito ormai da tanto.

Pensava e ricordava fissando il viso dormiente di lei. Si chiese se stava sognando o se invece era sul punto di svegliarsi. Le sfiorò una guancia, con un tocco leggero, ma abbastanza per sentirla mugolare di nuovo. A quel dolce suono, Damon sorrise, ricordando i gemiti e gli ansimi che avevano circondato l'aria intorno a loro, quella notte.

Era stato tutto perfetto, tutto meravigliosamente perfetto.

D'un tratto Damon avvertì il respiro di Elena, prima regolare, diventare un po' più affrettato, e il corpicino snello sopra di lui muoversi e stiracchiarsi. Quando Elena emise un sonoro sbadiglio, Damon non riuscì a trattenersi dallo sghignazzare un po'.

Elena si accorse della sua presenza e riconobbe all'istante il suono della sua risata. Scattò seduta sul letto e lo fissò con occhi spalancati e a dir poco sorpresi.

<< Buongiorno principessa! >>, la salutò lui con uno dei sorrisi più meravigliosi che si fossero mai visti sulla faccia della terra. Elena si perse un attimo a contemplare il suo viso. Poi ritornò in se. E mollo un sonoro schiaffo in faccia a Damon.

Damon, forse ancora più sorpreso di Elena, la fissò sconvolto e quasi spaventato. Non riusciva a capire cosa avesse fatto di male. Le aveva solo dato il buongiorno, giusto? Una vocina, nella sua testa, lo informò che la magia era ufficialmente finita.

D'altra parte, Elena era ancora più sconvolta e disorientata di lui. Non riusciva a capire cosa diamine ci facesse Damon nel suo letto.

E poi si guardò intorno.

Le lenzuola ingarbugliate, i vestiti di Damon per terra, pezzi di lingerie blu scuro ovunque. E quando si accorse di essere nuda si affrettò a coprirsi con un lenzuolo.

<< Ti prego, non dirmi che è vero... >>, sussurrò sconvolta. Damon non aveva neanche il fiato per risponderle. Era pallido e immobile e fissava il viso di Elena diventare prima sconvolto, poi corrucciato, poi ancora sconvolto. La testa della ragazza alternava destra e sinistra, guardando il disastro di vestiti e lenzuola che regnava nella sua stanzetta, dal mobilio forse un po' troppo infantile per una ragazza di diciassette anni.

Poi gli occhi di Elena si gonfiarono di lacrime che scesero silenziose dai suoi occhi scuri. E una parte del cervello di Damon, che sembrava lontana anni luce, intuì cosa poteva essere successo, tirando fuori una lunga lista di ipotesi plausibili.

Ancora sconvolto il vampiro si ritrovò a balbettare: << Tu... Non ti ricordi niente. >> La sua non era una domanda. Damon aveva capito. E si accorse che un'altra parte lontana di lui lo aveva sempre saputo.

<< Cosa, Damon?! Cosa non mi ricordo? Ti prego, dimmi che è uno scherzo. Dimmi che non è successo veramente! Oddio. >> Elena scoppiò in singhiozzi mentre urlava contro Damon che non si era mosso di un centimetro da quando lei si era svegliata... e la magia era finita. Fortunatamente, nessuno avrebbe potuto sentirla, perché la casa era vuota: Jenna era da Alaric e Jeremy, che la sera prima era uscito con Bonnie, doveva aver passato la notte da lei.

Erano soli.

Elena pianse disperatamente a lungo, cercando di ricordare qualcosa, anche un piccolissimo dettaglio di quella notte, che potesse provarle che niente di tutto quello che gli occhi di Damon, silenziosi e sconvolti, sostenevano, fosse vero. Una prova del fatto che lei non era una traditrice e che era stata fedele al suo amato Stefan.

Ma non ricordava niente e non riusciva a capire perché. Cosa le era successo?

I suoi ultimi ricordi erano lei seduta sul divano insieme a Damon che le rompeva le scatole, irritandola con le sue battutine pungenti. Lei che si alzava, dirigendosi in cucina per bere e poi... E poi qualcosa di doloroso le aveva lacerato l'intero corpo dall'interno. Elena ricordava di aver paragonato la sensazione ad una scossa elettrica. Damon che faceva capolino dalla porta e la fissava con aria beffarda, credendo che scherzasse. E poi la sua voce che urlava il suo nome. Il resto era buio pesto.

Damon era completamente pietrificato, seduto sul letto di Elena e appoggiato alla testiera. Il suo sguardo era del tutto illeggibile. Una faccia da Poker. Soffriva in silenzio, come era abituato a fare. E pensare che aveva creduto davvero che Elena si fosse finalmente resa conto di provare qualcosa per lui...

<< Damon, vattene >>, sussurrò Elena. Quelle parole arrivarono alle orecchie di Damon prima come un sussurrò lontano, poi con la potenza di un pugno allo stomaco, quando ne sentì l'eco in quel garbuglio di pensieri di cui la sua testa era piena. Ma non obbedì al suo ordine.

<< Damon, vattene! >> Questa volta Elena alzò il tono di voce, fissandolo con sguardo freddo, di pietra. Proprio come era lui. Ma nemmeno questa volta Damon le obbedì. Non per farle un dispetto, ma semplicemente perché non ricordava più come ci si muovesse.

<< Vattene Damon! Vattene. Va via di qui! Subito! >> Elena prese a strillare come un'isterica e lanciò contro quella statua marmorea, che era Damon, il suo cuscino. Lui non ci fece nemmeno caso. La sua posizione non mutò e il suo sguardo di ghiaccio fissava ancora il vuoto.

Capendo che Damon non si sarebbe mosso per nulla al mondo, Elena si alzò dal letto, afferrò i primi vestiti che trovò e si vestì con rapidità degna d'un vampiro. Uscì dalla camera sbattendo la porta dietro di se, e lasciandovi all'interno un Damon ancora di pietra.

Ma non le importava. Adesso aveva qualcosa di più importante di cui occuparsi, di Damon che faceva la bella-statuina-sconvolta nella sua camera da letto.

Mentre guidava verso il bosco, cercò di farsi passare la crisi isterica in modo da poter nascondere tutto a Stefan, nel caso in cui lui non ne sapesse nulla, o di spiegarsi nel migliore dei modi, nel caso lui ce l'avesse con lei. Sì, certo, pensò sarcastica. Gli dirò "Ehi, ciao Amore! Lo sai che ti ho tradito con tuo fratello Damon? Ma non arrabbiarti con me, perché non mi ricordo praticamente nulla di ciò che è successo"

Rise isterica. 

Ma perché non riusciva a ricordare nulla dopo la scossa elettrica? Era svenuta, forse? E perché aveva ricevuto quella potente scossa?

Elena cercò di trattenere le lacrime per riuscire a vedere bene la strada. Finalmente arrivò nei pressi del bosco. Parcheggiò dove le venne prima e prese a correre in mezzo agli alberi. Poi finalmente la vide: la cripta. Con tutta la forza che aveva in corpo spostò la pietra che la chiudeva e si avvicinò quel tanto che bastava per scorgere due figure sdraiate, al suo interno.

Stefan e Katherine dormivano vicini. Troppo vicini. Da quella distanza sembravano persino abbracciati. La luce, che penetrava all'interno della cripta attraverso un'unica apertura scavata nella pietra, illuminò i loro corpi.

Erano nudi.

Quando Elena se ne rese conto le sfuggì un urlo agonizzante e strozzato. A quel suono Stefan si ridestò dal suo sonno. Vide il volto sconvolto di Elena, i grandi occhi da cerbiatto spalancati, la bocca dischiusa. E poi abbassò lo sguardo a fissare Katherine, ancora addormentata, al suo fianco. E completamente nuda.

Scattò in piedi urlando: << Elena, no! Aspetta! >, nel momento in cui vide la ragazza correre via di lì con gli occhi gonfi di lacrime. Urlò il suo nome a lungo ma Elena non tornò. Corse fino ad uscire dalla cripta e andare a sbattere contro qualcosa di possente e duro ma che non le fece male.

Il petto di Damon.

Lui era lì e la stava stringendo a se. Probabilmente aveva capito cos'era successo. Ma Elena non voleva nessun abbraccio. Aveva solo voglia di sfogarsi e prese a mollare pugni troppo deboli per poter anche solo spostare Damon di un centimetro, singhiozzando disperata e urlandogli di lasciarla andare.

Lui non lo fece. Continuò a stringerla a se finché Elena, esausta e senza più nessuna voglia o bisogno di combattere, si lasciò abbracciare, inondandogli la maglietta di lacrime.


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L'angolo dell'Autrice

Mi scuso per le 24 ore di ritardo con cui ho aggiornato. Purtroppo, ieri non ho avuto nemmeno un minuto libero per potermi collegare e aggiornare.

Ringrazio chi ha recensito ma anche i lettori silenziosi.

Ci si risente tra 2 giorni, con il prossimo capitolo ;)

Lisa

   
 
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