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Autore: mavi    14/10/2006    9 recensioni
Cercava di prendere l’inchiostro ma, purtroppo per lei, la boccetta era di poco più distante e così era chiaro non ce l’avrebbe mai fatta.
Draco inclinò leggermente la testa, quando la vide ritornare seduta compostamente sulla sedia e prendere un grosso respiro.
“Madama Pince?”
Aveva una voce ansiosa e leggermente… stridula.
“Madama Pince, la prego, avrei bisogno di una mano."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio tutte le persone che mi hanno recensito, sono sorpresa e felicissima di tutte le vostre recensioni :D

Ringrazio tutte le persone che mi hanno recensito, sono sorpresa e felicissima di tutte le vostre recensioni :D

Buona lettura J

(Ora che la storia si farà più interessante inizierò anche a rispondere ad ognuna di voi singolarmente, se questo vi farà paciere…)




Cap

Cap.3

 

Dopo aver rotolato fra la  terra, essersi graffiata le ginocchia, e aver avuto l’impressione di morire, Hermione a quattro zampe e a terra prese un grosso respiro.

Si sedette sul terreno e palpò con le mani ciò che la circondava: solo terra e foglie.

“Ma cosa…?”

“Granger?”

Sussultò vistosamente, impaurita e meravigliata.

“Chi sei?”

“Draco Malfoy.”

“Che cosa ci fai tu, qui?!”

“Datti una calmata… Secondo te cosa ci faccio in un buco sotto terra?!”

“Sei caduto anche tu?”

“Le “E” sono proprio meritate, vedo…” disse ironicamente.

La stava prendendo in giro e questo la innervosiva parecchio, ma ora non era quella la cosa a cui doveva badare.

“Vuoi dire che siamo bloccati qui?”

“Per quanto si vende la McGranitt?”

“Piantala di fare dello spirito, Malfoy! Che cos’è questo postaccio?!”

“Un buco schifoso e sporco, ecco cos’è. Comunque sappi, che neanche io mi sto divertendo! No, non puoi far nulla con la bacchetta… in questo posto non funziona.”

Hermione depose la bacchetta, che aveva preso pochi secondo prima, per terra.

“Come non funziona?”

“Ho già provato ad usarla per chiamare la mia scopa, ma niente… C’è una sorta di barriera, o comunque un incantesimo che annulla qualunque tipo di magia. Se non ci credi prova.”

“No, no… ci credo. Questa… potrebbe essere una trappola!”

“Una trappola? E perché mai qualcuno vorrebbe catturarci?”

“Non per noi! Per gli animali… magici.”

Sentì un basso grugnito e capì che forse avrebbe fatto meglio a tacere.

“Quel bestione, era ovvio c’entrasse lui! Dannato Mezzogigante!”

“Non te la prendere con Hagrid, Malfoy!”

“A no? E con chi me la dovrei prendere?”

“Magari con la tua sbadataggine per non aver visto una buca tanto grande!”

“Era nascosta, coperta da un manto di foglie… Sì, sono stato proprio un incosciente distratto!”

Rimasero in silenzio per alcuni minuti, nei quali Hermione avrebbe avuto tanto bisogno scoppiare in un pianto isterico, ma si astenne.

“Quanto ci metterà Weasley a mettere a soqquadro la scuola, per cercarti, e a capire che non ci sei?”

“Perché ti interessa?”

“Perché così mobiliterà tutto il corpo insegnanti per le ricerche, e magari ci troveranno!”

“Tu sei qui da più tempo, no? Chi ti dice che già non ti stiano cercando… Non possiamo contare sui tuoi compagni?”

“Non credo proprio…”

Hermione non proseguì oltre, e ritornò il silenzio. Sperava con tutto il cuore che Ron si sbrigasse a capire che era nei guai.

Era passata ormai una mezz’ora buona e fuori le prime stelle si facevano vedere. Hermione sentì uno sbuffare pesante e poi il rumore di passi.

“Ma quanto ci mette quell’idiota!”

“Ti riferisci a Ron?”

“Maledetto Weasley, è un ritardato anche su queste cose!”

“Non permetterti mai più…”

“Inizia a fare freddo… Maledizione!”

Sentì il rumore di un sassolino scagliato a gran velocità contro la parete, e si ritirò di scatto quando avvertì la collisione tra i due corpi non molto distante da lei.

“Calmati Malfoy.”

Lo sentì sedersi pesantemente a terra e restare in silenzio.

Poi sorrise ironicamente.

“Ti rendi conto che aspetti di essere salvato da Ronald Weasley?”

Draco si voltò a guardarla e assunse un’espressione imbronciata, molto buffa a dir la verità. Peccato che Hermione non potesse vederla.

“No, tu sarai salvata dalla donnola. Io sarò salvato da chi accompagnerà il tuo fidanzato, quindi da qualche insegnante…”

“No. Puoi rigirarla come vuoi ma nessun insegnante passerebbe di qui se non fosse Ron a chiamarlo, mi dispiace Malfoy. E comunque, Ron non è il mio fidanzato!”

“Ti dico di no, invece. Lui vuole trovare te. Non sa che io sono qui, quindi non mi vuole aiutare e non lo farà.”

“Certo… Gli dovrai un favore.”

Se qualche ora fa avrebbe detto che l’inverno era ancora lontano, adesso Hermione non poteva negare di sentirlo più vicino che mai. Strofinò le mani e abbracciò le ginocchia avvicinandole di più al petto. Era passato un quarto d’ora, e ancora niente…

“E’ bello avere amici deficienti, vero Granger?  A quest’ora Wealsey si starà rimpinzando in Sala Grande.”

“E’ bello non avere nessun amico, vero Malfoy? A quest’ora staranno facendo festa perché non ti hanno visto tornare.”

Ci fu qualche secondo di silenzio, non sapeva se il Serpeverde avrebbe risposto e non l’avrebbe mai saputo, perché una voce interruppe il silenzio della notte.

“Draco? Draco, sei qui?! Dai, non te la puoi prendere così tanto per quello che la gente dice! Non te ne mai fregato niente… e poi, oh ti prego salta fuori! La tua fidanzata va in giro per Hogwarts a minacciare chiunque incontri, per chiedere di te, con uno Schiantesimo sulle labbra! Ha iniziato anche con i Serpeverde! E mi tortura perché sono stato l’ultimo a vederti… Ti prego!”

Benché non avesse capito a pieno il significato delle parole del ragazzo che stava urlando nel parco, Hermione si tratteneva a stento dal ridere. Sembrava davvero disperato.

 “… Se hai deciso di mollare tutto, okay. Te ne vuoi andare? Bene! Ma almeno lasciale un biglietto…”

“BLAISE!”

“Draco?!”

“Sì…” disse con fare strascicato e stanco.  

“Dove sei?”

“Prova… prova a guardarti in torno, sono in una buca.”

“Una buca?” rispose l’altro ragazzo con ilarità mista a stupore.

“Sì, ci sono caduto dentro” rispose in tono scocciato.

Dopo alcuni secondo Hermione sentì la voce di Zabini molto vicina. Era arrivato sopra di loro.

“Eccoti! Ah ma non sei solo…” nelle ultime parole la sua voce assunse un tono malizioso e molto lascivo, tanto che Hermione si sentì arrossire leggermente.

 “Come vedi, ci è caduta anche la Granger. Vai a chiamare qualcuno. La magia, almeno la nostra, non ci può aiutare in questo caso.”

“Ma certo, ho capito!”

Zabini parlò come se avesse appena trovato la soluzione ad un mistero inspiegabile, e l’altro Serpeverde storse il naso.

“Che c’è da capire?”

“Non hai sentito cosa ha detto l’altro giorno a lezione Hagrid?”

Draco non rispose, ma gli lanciò un occhiata molto eloquente.

“Già… neanche io di solito lo ascolto ma questo l’ho sentito. Siete in una trappola per non so quale assurdo animale, i confini del parco ne sono pieni. Ci aveva avvertito di non avvicinarsi…”

“Be’ no, non ho sentito. Avrebbe dovuto essere più chiaro, o comunque…”

“Non è colpa di Hagrid, se tu non segui la sua lezione!”

“Io dico di sì, Granger. Se sapesse parlare, io non sarei costretto a fare di tutto per non ascoltarlo e non farmi venire mal di testa.”

“Ma smettila! Ogni scusa è buona per scrollarti le responsabilità di dosso…”

“Emh… scusate? Io allora che faccio?”

“Che fai ancora lì, Zabini! Vai a chiamare la professoressa McGranitt ed Hagrid!”

“No, Balise! Chiama Piton, così troverà il modo di togliere qualche bel punto a Grifondoro.”

Hermione strinse i punti e balzò in piedi posizionandosi di fronte a Malfoy, se non sbagliava.

“No! La McGranitt, così potrà tranquillizzare Ron e far venire Hagrid, che probabilmente è l’unico in grado di liberarci da qui!”

“Io direi che resto qui, ma non vi preoccupate. Stanno arrivando tutti.”

Blaise si era voltato a guardare alla sua destra.

“Tutti chi?”

“Allora… Arriva Piton, come volevi tu Draco, poi c’è anche la McGranitt, Hagrid e a capo gruppo, che corre come un forsennato, c’è Weasley.”

Hermione sorrise a sentire dell’arrivo di Ron e degli altri insegnanti.

“Hai visto, Malfoy? Ron mi stava cercando.”

“Ma io non gli dovrò niente, è arrivato prima Blaise. Mi sarei salvato comunque.”

 

 

Era passata circa una settimana da quella disastrosa avventura a lieto fine. Ron le aveva chiesto per cinque giorni di fila, incessantemente, se là sotto fosse successo qualcosa. Se Malfoy le avesse fatto qualcosa e ogni volta, sempre con più pazienza, Hermione gli rispondeva che no, non era successo nulla e che Malfoy, se non per qualche insulto rivolto a lui (ma questo non  glielo aveva detto) era troppo impegnato a pensare a come uscire da lì che a farle del male.

In quei giorni Hermione si rese conto di quanto il suo amico potesse essere soffocante e comprese, come mai aveva fatto prima, che non era un caso se Ron era figlio di Molly Weasley.

La ragazza era seduta in Sala Grande, al suo solito posto nella lunga tavolata rosso e oro, e stava consumando tranquillamente la sua colazione già pensando e programmando la sua giornata di studio.

Come prima ora avrebbero avuto Difesa Contro le Arti Oscure con i Serpeverde, a parte la compagnia, le andava di iniziare la giornata proprio con quella materia.

La nuova professoressa, Linda Waag, era molto brava e capace, una donna dalla voce calma ma profonda. Ron l’aveva descritta con una persona con non più di trentacinque anni, dai capelli lunghi, lisci e neri. Dagli occhi altrettanto scuri, ma dal sorriso facile. Rigorosa e seria nel suo lavoro ma affidabile e socievole nella personalità. Anche Harry sarebbe stato felice di avere finalmente un insegnante come lei, con cui studiavano la pratica e facevano esercizio.

Quell'anno sarebbe stato molto interessante, avrebbero studiato le tre Maledizioni Senza Perdono.

Sì, Harry ne sarebbe stato felice.

Una tristezza che sapeva di malinconia scese sui suoi occhi, e un po’ della vitalità di quella mattina di sole sfumò con il suo arrivo.

Hermione stava giocando con delle briciole di pane, le spezzava e le riassemblava ogni volta che poteva, quando fu distratta dalla voce di Ron che parlava con Seamus.

“Guarda, Seamus.”

“Brutte notizie tra le Serpi...”

“Di che parlate?”

Hermione chiese informazioni al suo amico, ma il ragazzo la ignorò.

“Sembra proprio di sì, se ne và. Cavoli che occhiata.”

“Ti ha visto?”

“Già. E’ proprio un brutto tipo quel Malfoy… Chissà dove finirà, anzi no… lo sappiamo tutti dove finirà.”

“Mi spieghi che succede, Ron?”

“Niente. A quanto pare al Furetto sono arrivate brutte notizie con la posta del mattino, si è alzato bruscamente e se ne è andato!”

Ron le parlò con tono scocciato, forse tentò di nasconderlo ma non ci riuscì.

“Capisco, be’ scusa. Continua pure a parlare con Seamus, la prossima volta chiederò a qualcun altro di rendermi partecipe a quello che succede nel mondo.”

“Dai Hermione, era una cavolata!”

“Anche se era una cavolata, sai che se avessi potuto vedere l’avrei visto!”

Si girò nervosamente e continuò a sbriciolare il suo pane. Ron era… era… era uno scriteriato! Un giorno era soffocante e premuroso fino al volta stomaco, e l’altro era superficiale e strafottente.

Sapeva però che ce la stava mettendo tutta per aiutarla, e lo ringraziava infinitamente, solo che non le piaceva essere trattata come una palla al piede.

Probabilmente sbagliava a reagire così male ma proprio non riusciva a trattenersi.

Sospirò. Gli avrebbe chiesto scusa.

 

Hermione era ferma davanti alla porta dell’aula della professoressa Waag, mancava mezz’ora all’inizio della lezione ma si era fatta “lasciare” lì da Ron.

La porta era ancora chiusa e, in tutta sincerità, si stava annoiando.

Là vicino doveva esserci la Sala Riunioni dei Prefetti. Ora, fosse stato un anno normale, si sarebbe recata in quella saletta, si sarebbe seduta in una delle comode poltroncine, quella rossa da brava Grifondoro, e avrebbe atteso lì l’inizio della lezione.

La mattina, a quell’ora, non si incontrava mai nessuno. Tutti erano in Sala Grande e non c’era motivo, per un Prefetto, di recarsi in quella stanza se non quello di essere stato convocato. Peccato, perché lei la riteneva una tra le stanze più comode e belle di tutta Hogwarts.

Immersa in tali pensieri non si accorse nemmeno di aver mosso dei passi e di essere arrivata proprio davanti a quella bassa porticina in legno.

Capì di esser lì solo quando toccò con le mani la stoffa morbida dell’arazzo appeso sulla porta e, spostando di poco le dita, la porta ruvida e vergata dai nodi del legno. Ma la cosa che le fece capire con certezza che quella era la Sala Riunioni dei Prefetti, era l’aver sentito quel odore particolare ed unico del fuoco che ardeva nella stanza.

Una leggera fragranza di vaniglia le invase le narici e fu come vedere quel legno, comune ad una prima occhiata, scoppiettare tra le fiamme e spargere quel odore.

Stava per allontanarsi e tornare su i suoi passi quando la porta davanti a sé si aprì di scatto.

Di certo Draco non si sarebbe aspettato di trovare qualcuno fuori la porta, né tanto meno qualcuno che non fosse un Prefetto.

La Granger era lì, davanti a lui, in piedi ed immobile con un espressione che non le portava proprio onore. Imbarazzata e spiazzata erano gli aggettivi che meglio le si addicevano in quel momento.

Si schiarì la gola e poi parlò.

“Dovrei passare.”

La vide arrossire e spostarsi immediatamente di lato.

“Certo.”

Stava oltrepassando la soglia della porta con il suo fare altezzoso, guardando sempre avanti, quando qualcosa, o meglio, qualcuno pestò il suo piede. Andò quindi a sbattere contro un massa cespugliosa e… profumata di riccioli castani.

Lo scontro inaspettato, fece cadere dalla tasca della sua divisa la lettera che aveva ricevuto quella mattina, e alla ragazza scivolò la pesante borsa dei libri dalla spalla.

Si allontanarono subito e Draco cercò di ignorare il non indifferente dolore al piede.

“Granger, non ero ancora passato!”

“Se sei lento, Malfoy, non è colpa mia!” era arrossita ancora e lo sentiva.

“Non sono io ad essere lento, sei tu che evidentemente hai fretta.”

Si piegò a raccogliere la busta e la conservò velocemente. Ci mancava solo che la perdesse…

“Che ci facevi davanti alla Sala Riunioni dei Prefetti? Tu non lo sei più.”

“Lo so. Io cercavo Ron.”

Hermione si piegò per raccogliere la borsa e si accorse che i libri erano finiti a terra.

“Certo, come no. A quest’ ora la stanza è sempre vuota, non c’è speranza di incontrare qualche Prefetto…”

“Tu eri dentro, e poi non potevo sapere che la stanza era vuota!”

Contando i libri Hermione si accorse che ne mancava uno all’appello e, nascondendo la sua disperazione, lo iniziò a cercare sul pavimento. Era la seconda volta che si trovava in quella situazione. Piegata a terra e di fronte a lei Draco Malfoy! Chissà come ci godeva quella Serpe!

“Credo invece di sì, è per questo che sei venuta.”

“Ma zitto Malfoy, cosa ne vuoi sapere!”

“Niente. Non ne voglio sapere niente delle tue nostalgie, Granger.”

Hermione rimase piuttosto sorpresa da quella risposta, lui aveva capito? Gli era bastato vederla sulla porta di una stanza che non aveva più il permesso di frequentare, e già parlava di nostalgie…

Ma dovette concordare che era proprio questo ciò che stava vivendo, nostalgia.

Non seppe che rispondere, e infatti non lo fece.

“Hai visto, Mezzosangue, cosa succede ai ficcanaso? Guarda cosa ti è successo per esserti intrufolata in posti e affari che non ti riguardano… Ah! E di’ al tuo amico Weasley  di farsi i fatti suoi d’ora in poi. Portagli il tuo esempio, dovrebbe capire…”

Hermione si alzò sulle ginocchia e smise di cercare il suo libro.

“E già, tu sai bene come mi è successo questo” si indicò gli occhi con un dito e poi proseguì.

“Ma sappi che aiutare un mio amico e far imprigionare dei bastardi come tuo padre, sono eccome affari miei! E poi se te ne esci dalla Sala Grande, dove ci sono una miriade di studenti, come un pazzo, non puoi pretendere che nessuno ti noti o ti rivolga un’occhiata dubbiosa!”

“Sinceramente non so di cosa tu stia parlando. In giro si dice che la vostra baldanza, il vostro coraggio, che io chiamerei più stupidità, ti ha procurato la cecità e la morte a Potter… Per quanto riguarda Weasley, è un avvertimento per il futuro.”

Hermione scoppiò a ridere, una risata che tante volte aveva sentito fare al ragazzo che le era di fronte. Una risata non allegra e che si fatica a chiamarla tale.

“Non lo sai, eh? Di’ piuttosto quanto ti sei pavoneggiato con i tuoi compagni Serpi o di quanto sei stato perversamente felice!”

“Ora davvero non ti seguo, Granger. Forse i danni non sono stati limitati esclusivamente alla vista, di cosa esattamente mi sarei dovuto “pavoneggiare”?”

Hermione si alzò in piedi furiosa, mentre Draco assumeva una espressione di sincera confusione e incertezza sulla salute mentale della ragazza.

La stava osservando attentamente, ora che non poteva vedere, era più facile osservarla senza dover dare spiegazioni. Aveva i pungi chiusi e abbandonati lungo i fianchi, gli occhi stretti e le guance arrossate. I capelli, come al solito voluminosi e ricci, erano leggermente disordinati e Draco si concentrò ad osservarle le lebbra. Erano… morbide, si capiva, e rosate. Le aveva arricciate in una posa che, faceva chiaramente intendere, quanto in quel momento fosse adirata.

I suoi occhi scesero man mano più verso il basso, esaminando per intero il corpo della ragazza. La Mezzosangue Zannuta era piuttosto aggraziata, non le mancava niente. Peccato fosse una sangue sporco e questi, erano pensieri che avrebbe tenuto per sé.

Non poteva evitare di farli, era pur sempre un ragazzo, lui. Ma mai sarebbe andato oltre.

Si concentrò, quindi, su quello che stava dicendo.

“… Be’ non so se gli atti di umiltà rientrano nei tuoi canoni, ma non credo. Visto che si parla di tuo padre…”
“Che c’entra ora mio padre?!”

Hermione iniziava a non capire. Rimase colpita dal tono agitato con cui il ragazzo pronunciò quelle parole e anche dalla ostinazione nel voler far finta di non capire. E se davvero lui non sapesse? Possibile?

“Ma… vuoi dire che non lo sai?”

“Cosa, Granger?! Mi stai innervosendo! Di-cosa-stai-parlando?!” sentì il ragazzo avvicinarsi.

“E’ stato lui, è stato Lucius Malfoy. La sua ultima magia prima di venire catturato.”

Ottenne come risposta il silenzio. Poi lo sentì ridere sommessamente.

“Ti diverte? Ne sono felice!” si ripiegò a terra e ricominciò a cercare il libro perduto.

Draco si era appoggiato al muro, questa era una rivelazione che gli mancava. Rideva perché non sapeva cosa altro fare, suo padre non si smentiva mai. Ecco perché la Granger non era guarita, e poverina, non sapeva che non avrebbe rivisto mai più la luce del sole.

Si iniziò ad allontanare, ma prima di andarsene definitivamente le lanciò un ultimo sguardo.

“A tre passi… alla tua sinistra.”

Non sapeva bene perché l’aveva aiutata in quella maniera, forse solo per vederla in soggezione...

 

  
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