Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: Doe    14/03/2012    6 recensioni
Avevo finito di scrivere questa storia "Delena" l'anno scorso, ma per errore l'ho cancellata da EFP. Convincendomi che "non tutto il male viene per nuocere" ho deciso di revisionarla, ho apportato alcune modifiche e corretto eventuali errori e oggi ho deciso di ripubblicarla. Spero tanto che qualcuno decida di (ri)seguirla e lasciare anche solo un piccolo commento. Aggiornerò rapidamente.
La storia riparte dall'episodio 11 della seconda stagione di The Vampire Diaries, con Elena segregata in casa, con Damon a farle da "balia", e Stefan imprigionato nella cripta insieme a Katherine.
CONCLUSA.
Genere: Science-fiction, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Katherine Pierce, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Katherine/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 5 - CONFESSIONI

 

<< Damon, lo so già. Me l'hai già detto. Io me lo ricordo... >>

Quella fu, probabilmente, una delle poche volte in cui Damon non riuscì a nascondere ciò che provava dietro la sua maschera illeggibile. Niente faccia da Poker, questa volta. Lo stupore e l'incredulità, unite alla tristezza che aveva provato fino a pochi istanti prima, erano ben evidenti sul bel volto del vampiro. I grandi occhi di ghiaccio spalancati.

Le parole di Elena gli rimbombavano nella mente senza sosta. Era un eco infinito di Lo so già e Io me lo ricordo.

Elena era incapace di distogliere lo sguardo da quello di lui. Osservava ogni sua singola reazione, preoccupata per come avrebbe preso la notizia. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dirgli che ricordava.

Ricordava tutto, ogni singolo dettaglio di quella sera, anche il più insulso o insignificante. Ricordava dove aveva trovato Damon, entrando nella stanza, e in che posizione - praticamente la stessa in cui l'aveva trovato minuti prima. Ricordava del complimento che aveva fatto al suo pigiama, un tentativo di sembrare sempre "il-solito-Damon-dalle-battute-stuzzicanti" anche quando stava per aprirle il suo cuore. Ricordava di avergli detto di essere stanca. Non era vero, ma Elena aveva sempre provato una sensazione strana, quando stava con lui, e ciò la spaventava.

Lui, comunque, non le aveva dato retta. Le aveva mostrato il ciondolo che Stefan le aveva regalato, quello con all'interno la verbena che l'avrebbe protetta dall'essere soggiogata da altri vampiri. Elena ricordava che, quando Stefan le aveva regalato quel ciondolo, il pericolo maggiore in città era Damon. Quante cose erano cambiate, in così poco tempo...

Elena ricordava anche di come Damon aveva esitato, nel restituirle il ciondolo, e di come lei avesse avuto paura. Per un attimo, gli occhi di Damon, avevano luccicato, e Elena non ne aveva compreso il motivo, allora, scambiandolo per qualcos'altro. Qualcosa a cui, adesso, si vergognava persino di pensare...

Per un attimo era arrivata a pensare che Lui volesse farle del male, come aveva fatto a Caroline: prenderla, soggiogarla, farla sua e morderla. Ma adesso, mentre lo guardava, riusciva a provare solo una pietà infinita e un'irritante e incomprensibile sfarfallio allo stomaco che, da quel che ricordava, c'era sempre stato, da quando, per la prima volta, aveva incontrato gli occhi azzurri di lui.

E poi, Elena ricordava esattamente le sue parole. Parole che non avrebbe mai immaginato sarebbero potute uscire dalla bocca di Damon, quella stessa bocca che aveva fatto a pezzi una quantità inaudita di esseri umani. Parole che mai nessuno le aveva dedicato, non in quel modo, non in maniera così dolce e altruista come aveva fatto lui.

Damon altruista. Sembrava impossibile, eppure, una parte di Elena, aveva sempre sentito che lo fosse, e quella era stata solo la conferma di ciò.

Ma era stata la conferma anche di un'altra cosa che Elena sentiva: ciò che aveva avuto paura di sentirsi dire. Lo aveva intuito, percepito, capito ormai da un po', e temeva il momento in cui Damon avrebbe trovato il coraggio di affrontarla. Non perché avesse paura di lui. Elena aveva paura di se stessa, di fare finalmente chiarezza dentro di se - cosa che rimandava da tanto tempo perché, con tutto ciò che era successo, non le sembrava proprio il caso di mettere in mezzo anche i sentimenti - e di ammettere ciò che realmente provava.

Per questo motivo, questa volta, Elena non volle che Damon le ripetesse quelle parole.

La prima volta era stato facile per lei, perché Damon non l'aveva lasciata parlare. Le aveva detto di amarla e poi l'aveva soggiogata. Così, Elena, per tutto quel tempo era riuscita a nascondersi dietro alla menzogna di non ricordare nulla.

Ma sapeva che, se avesse portato Damon a rivelarle nuovamente i suoi sentimenti, questa volta non l'avrebbe soggiogata. E Elena non avrebbe avuto scampo.

Si sentiva una codarda. Una codarda di fronte a un leone incredulo.

Quando si riebbe dallo shock, Damon scosse la testa, strizzando gli occhi. << No. No, è impossibile. Tu non puoi... >>

<< Damon, sì, me lo ricordo invece. Ricordo tutto. >>

<< Ma non è possibile. Io... Sono convintissimo di averti soggiogata, Elena. >>

<< Damon, avevo della verbena, nel mio corpo, quella sera. >> Mentre parlava, Elena si accorse che il vampiro aveva riassunto la sua faccia da Poker. Grandioso, pensò. Adesso come avrebbe fatto a capire quale fosse la sua reazione o a cosa stesse pensando?

<< Mi... ero accorta di non avere più il ciondolo al collo e, senza nemmeno pensarci, l'ho detto a Jeremy che ha cercato di comportarsi da fratellino protettivo e mi ha preparato e poi, praticamente, costretto a bere un the alla verbena. >>

Damon non si muoveva, non parlava, non abbassava nemmeno le palpebre. Era ritornato la statua di pochi giorni prima. La cosa mise Elena visibilmente a disagio.

<< Quindi... sì, Damon, avevo ingerito della verbena. E per questo non sei riuscito a soggiogarmi, per questo mi ricordo tutto, per questo io... >> Elena parlava a raffica, senza rendersi nemmeno conto di quello che stava dicendo. Stava, inconsapevolmente, gettando benzina sul fuoco, perché ad ogni parola che pronunciava, lo sguardo di Damon si socchiudeva di più.

<< Quindi tu, per tutto questo tempo, ricordavi. In questi giorni l'hai sempre saputo. >> Damon parlava sussurrando, ma la sua voce aveva perso ogni nota di dolore o dolcezza di qualche minuto prima. Sembrava si sforzasse di non ringhiarle contro.

<< Io... Mi dispiace, Damon. Io.. .>>

<< Ti dispiace?! >>, scattò Damon.

E poi Elena la vide: la furia di Damon. Non la vedeva da parecchio tempo e non poteva certo dire che le fosse mancata.

Elena si addossò più che poté alla porta chiusa, alle sue spalle. C'era solo terrore nei suoi occhi, mentre fissava la figura impazzita di Damon, che scagliava la sedia a dondolo che stava vicino al letto, contro una parete. Nell'udire lo scontro, Elena cacciò un urlo e si coprì la testa. Lacrime presero a scorrerle sulle guance, mentre si rannicchiava su se stessa, stringendosi ancora di più al legno della porta. Nascose il viso tra le ginocchia, esattamente come una bimba.

<< Ti dispiace?! >>, ringhiò ancora Damon. << Mi hai mentito per tutto questo tempo! Ed io... Io che credevo non ricordassi nulla e continuavo a ripetermi di aver fatto la cosa giusta a farti dimenticare. Che non potevo fare l'egoista con te. >>

<< Damon, lo so, avrei dovuto dirtelo. Mi dispiace. >> La voce di Elena era disperata. Parlava col viso ancora nascosto dietro ai Jeans. Scoprì che in quel modo le veniva più facile spiegare com'erano andate le cose, perché non doveva guardarlo negli occhi.

Doppiamente codarda, pensò. 

<< Mi dispiace davvero! Ma io... Io non sapevo come affrontarti. E tu volevi che io dimenticassi e... Pensavo che fingendo tutto sarebbe stato... Più facile. >> Elena si accorse di stare tremando solo appena finì di parlare.

<< Più facile? Niente è facile, Elena. Io non so più nemmeno cosa significa la parola "facile". Perché niente è più così come appare. Avrei tanto voluto che fosse facile, sai, l'altra mattina, quando mi sono svegliato e tu eri accanto a me. Avrei... Avrei voluto che tutto sarebbe potuto andare per il meglio, ma non mi è stato concesso. Non è stato possibile. Neanche dopo essere andati a letto insieme e... >>

Ma, a quel punto, fu la rabbia di Elena a prendere il sopravvento. Perché, le parole di Damon, le fecero tornare in mente il motivo per cui lei avrebbe dovuto avercela con lui. << Essere andati a letto insieme?! Non sai quanto ti sbagli! Per quel che ne so, non ero io quella che ti sei portato a letto. Era Katherine! Avrà anche avuto il mio corpo, ma fidati, quella non ero io. Io non sono una sgualdrina! Perciò tu non hai fatto sesso con me! >>

<< No, Elena. E qui che ti sbagli. Io non ho fatto sesso con Katherine - non ci penso nemmeno. Io pensavo a te. Credevo fossi tu, credevo fossi in te, perché volevo e voglio solo te. Ho pensato a te in ogni singolo istante, quando ti baciavo, quando ti sfioravo, non avevo in testa che te. Elena, io ho fatto l'amore con te. >>

Elena rimase scossa dal modo in cui Damon le stava parlando. Le parole che usava erano dolci, romantiche, avrebbero sciolto anche il cuore più duro. Riuscivano a sciogliere completamente il suo. Ma il tono con cui Damon le accompagnava era furente, rabbioso. Ringhiava le parole tra i denti, come se stesse incolpando Elena del fatto che l'amasse così appassionatamente.

Elena non trovò più niente da dire. Alzò, solo per un attimo, il capo per trovare conferma alle sua intuizione, e cioè che lui la stesse guardando, con occhi infuriati, a pochi metri di distanza. E quando lo fece, lui si accorse delle lacrime negli occhi di lei e sembrò quasi uscire da una trance o risvegliarsi dal sonnambulismo. Gli occhi gli si ingrandirono e riempirono nuovamente di dolore, la voce gli si incrinò e ridiventò un dolce sussurro smorzato dalla sofferenza mentre, con una mano tesa in avanti e tremante, si avvicinava alla figura rannicchiata a terra.

<< Elena. Dio! Mi dispiace, Elena. Io non... Non volevo spaventarti, davvero. Scusami, scusami... >>

Si muoveva lentamente, come se lei fosse un coniglio o un cerbiatto indifeso, che se avesse notato la presenza del predatore sarebbe fuggito via a gambe levate. Non voleva che andasse a finire così, non voleva che Elena avesse paura di lui, che lo temesse, per niente al mondo.

<< Elena, mi dispiace, davvero. Credimi. >>

Si inginocchiò di fronte a lei e le sfiorò un braccio con la mano. Elena si ritrasse e poi venne il suo turno di ringhiare tra i denti: << Non toccarmi. >>

Lui parve colpito da quella reazione. Ritrasse immediatamente la mano e annuì silenziosamente. << Hai ragione. Scusami, non lo farò più. Non lo farò mai più. Non ti sfiorerò contro la tua volontà, mai più, te lo prometto. Non farò più niente per interferire con la tua vita. Sarai libera, non dovrai più preoccuparti di me o guardarti le spalle. Ti lascerò andare, se è questo che vuoi. Sparirò, ma prima lascia che ti dica un'ultima cosa; anche se la sai già, anche se forse non servirà a nulla, lascia che te la ripeta. >>

Elena alzò il viso, incontrando quegli zaffiri così tremendamente belli da togliere il fiato.

<< Ti amo, Elena. Ma come ho già detto in passato, non posso essere egoista con te, nonostante io non pensi più che mio fratello sia migliore di me per te. Non dopo ciò che ha fatto. Non posso comunque continuare a tormentarti, non se so che questo ti fa star male…

Sta a te, Elena. Solo a te. Io ci sarò sempre - in realtà ci sono sempre stato, fino a questo momento. Dietro le quinte, ad aspettare. Solo tu puoi farmi entrare in scena, se vorrai. Decidi tu, Elena. Fa la tua scelta e prometto che la rispetterò, qualunque essa sia, e che non interferirò con essa. >>

La guardò per un'ultima volta, senza dir nulla, senza sfiorarla nemmeno, come promesso. Poi, così com'era comparso, sparì. E ci furono solo tende svolazzanti alla finestra.

 

 

Mezz'ora dopo, Elena era già nel bosco, diretta alla cripta. La visita, le parole e la promessa di Damon l'avevano sconvolta, forse come mai niente aveva fatto prima, nemmeno quando aveva scoperto che Stefan era un vampiro o Bonnie una strega, nemmeno quando aveva visto per la prima volta una foto di Katherine e scoperto che era la sua esatta fotocopia. Ancora non capiva com'era riuscita a guidare fino a lì.

Però era determinata. Aveva sentito ciò che Damon aveva da dirle, ma prima di fare i conti con i suoi sentimenti nei confronti di lui, doveva ascoltare cosa aveva da dirle Stefan e capire quanto erano reali i sentimenti che provavano l'uno nei confronti dell'altra.

Quando giunse nei pressi della cripta, trovò fuori Bonnie con il suo Libro delle Ombre nelle mani. Lei la vide e le venne incontro.

<< Elena! Sei venuta, finalmente. Lui è... Appena uscito. E vuole parlarti. Vuoi dargli questa possibilità? >> Bonnie la fissava con i suoi profondi occhi verde muschio. Ad uno sguardo del genere non era consentito negare qualcosa. Così Elena annuì e la ragazza sorrise.

Poi Elena si accorse della presenza di Stefan, vicino alla cripta, in posizione nervosa e sguardo altrettanto allarmato. Fremeva per parlarle, era evidente, e aspettava solo un consenso da parte di Bonnie. Quando lo ricevette si avviò velocemente verso Elena.

<< Dio, Elena, mi sei mancata così tanto! >> e fece per abbracciarla.

Elena si scansò non appena capì le sue intenzioni, e il fatto che lui cercasse di abbracciarla, anziché darle le spiegazioni tanto attese, la irritò. E non si sforzò nemmeno di non darlo a vedere.

<< A me sembra che tu ti sia consolato piuttosto bene, invece >>, rispose con freddezza. E le venne quasi da ridere, quando si rese conto di aver appena dato una risposta "alla Damon", con tanto di atteggiamento correlato.

<< Elena, non penserai davvero che io... Elena, ti amo! Tu questo lo sai. Mi ha ingannato! Credevo davvero fossi tu! Sembravi tu e io... Mi dispiace, Elena. Mi dispiace tanto. E' stata tutta colpa di quell'incantesimo! Bonnie mi ha spiegato. Mi ha detto che ha cambiato anche te. Adesso stai bene, non è vero? >>, chiese.

Il suo sguardo, più che preoccupato per le condizioni di lei, parve implorante. Cercava di sviare il discorso.

<< Stefan, credi che io stia bene? No, domanda sbagliata. Era meglio: Sefan, credi davvero che questo basti a giustificarti? Credevi fosse me? Sapevi benissimo che io ero intrappolata in casa! Damon te l'aveva detto. E sapevi anche che Katherine - e non io! - era intrappolata lì con te. L'incantesimo ha cambiato la sua personalità, non ha toccato la tua sanità mentale! >>

<< Elena, mi dispiace! Ti prego, perdonami. Elena, ti amo! Ti giuro che è successo qualcosa anche a me. Non ero... Me stesso. Non ero in me! Elena, devi credermi. Non potrei mai tradirti... >> Cercò, ancora una volta, un contatto con lei, ma non gli fu concesso.

Nonostante ciò, Elena sentiva che il muro di ghiaccio, che aveva costruito durante la discussione con lui, iniziava a sciogliersi e che lei stava cedendo.

Lo amava ancora, nonostante tutto, nonostante una parte di lei continuava a urlarle che lui l'aveva tradita, nonostante le parole di Damon e i suoi sentimenti nei suoi confronti. Quello che provava per Stefan non era qualcosa che poteva essere dimenticato e messo da parte così, da un giorno all'altro, come se niente fosse.

Elena sentì che era arrivato il suo turno di essere sincera. Si fece coraggio, prendendo un respiro profondo e interrompendo le implorazioni di Stefan.

<< Stefan, devo confessarti qualcosa anch'io >>, ammise.

Stefan parve confuso, ma annuì facendole capire che la ascoltava.

<< La sera dell'incantesimo, la sera in cui è successo... Beh, quello che è successo tra te e Katherine, è successo qualcosa anche a me. Ho... Assunto la personalità di Katherine e... Ho sedotto Damon. >> Elena si meravigliò del controllo che dimostrò nel parlargli. Stava a Stefan, adesso, interpretare quel "sedotto".

E non ci mise poi molto.

Elena lo vide impallidire e inghiottire il nulla. << Vuoi dire che... Sei andata a letto con Damon? >>, chiese esitante.

Elena annuì. Poi calò il silenzio più totale. Notò l’assenza di Bonnie che aveva ben pensato di lasciarli soli.

Elena fece per dire qualcosa, senza sapere cosa precisamente, ma Stefan la interruppe. << Non importa. Abbiamo... Sbagliato entrambi e entrambi non eravamo noi stessi. L'importante è che nessuno dei due provi qualcosa per loro >>.

E fu lì che Elena non seppe più cosa dire. Sentì i muscoli di tutto il corpo congelarsi di colpo. Vide lo sguardo di Stefan vagare su di lei, in cerca di un sostegno, una cenno affermativo del capo, senza trovare nulla.

<< Elena... Tu non provi niente per... Damon. Vero? >>

Il momento tanto temuto è arrivato, alla fine, la torturò il suo alterego.

Quando vide che la risposta non arrivava, Stefan cambiò la domanda. La sua voce aveva ormai perso ogni nota di speranza.

<< Elena, provi qualcosa per Damon? >>.

 

__________________________________________

L'Angolo dell'Autrice

Eccomi ^^ Piaciuto? Trovo che Damon sia un po' OOC, soprattutto nella parte delle "promesse" finali. Ero tentata di riscrevere quella parte, ma poi ho preferito pubblicare il capitolo (e l'intera storia) così come l'avevo scritta un anno fa. 

Vi ringrazio per le recensioni al precedente capitolo. Non sarà necessario "rallentare" con gli aggiornamenti. Ma, comunque, se vi crea problemi perché lo reputate troppo "veloce" non esitate a dirlo, davvero.

Il prossimo capitolo è il mio preferito della Fan Fiction :) Quindi ci si risente tra 2 giorni.

Besitos,

Lisa

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: Doe