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Autore: Julia Weasley    15/03/2012    11 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 40
La terza volta
Luglio 1980

« E la chiamano estate » fu il primo commento di Sirius, non appena fece il suo ingresso al quartier generale dell'Ordine della Fenice, sfilandosi il mantello zuppo di pioggia e iniziando ad asciugarlo a colpi di bacchetta.
In casa c'erano già quasi tutti, tranne Frank, Alice, Emmeline e Moody. Sturgis era sparito da qualche parte e Dedalus portava dentro la legna, mentre tutti gli altri erano in salotto, in attesa.
Non appena i due nuovi arrivati vi entrarono, si gettarono letteralmente sul divano. James era così fradicio che i suoi capelli sembravano miracolosamente quasi piatti.
« Com'è andata la ronda? » chiese Peter.
« Male. Noiosa come al solito. Non abbiamo potuto Schiantare nessuno » bofonchiò Sirius, rancoroso e di cattivo umore.
« Quindi bene » fece James, dando una pacca consolatoria a Peter, che all'inizio sembrava essersi spaventato. In realtà non pareva rassicurato neanche dopo, ma nessuno dei presenti vi fece caso. « Che state combinando qui? »
« Aspettiamo che arrivi Malocchio per iniziare la riunione, ma ha da fare con gli Auror, e non sappiamo quando si libera » rispose Dorcas, senza alzare gli occhi da alcuni documenti che si era portata dal lavoro.
« Lily! » esclamò James all'improvviso, come se l'avesse vista solo in quel momento.
« Che c'è? » fece lei, perplessa.
« Che cosa ci fai qui? » le domandò lui, scattando in piedi e raggiungendola.
Lei aggrottò la fronte, lanciandogli uno sguardo indagatore.
« Perché, non dovrei? »
« Bè, sai... il bambino... » fece lui.
Lily alzò gli occhi al cielo.
« Oh, ora non dirmi che non posso neanche partecipare alle riunioni dell'Ordine? » protestò, mettendo le mani sui fianchi. « Sono incinta, non ho il vaiolo di drago! »
« Come vuoi tu » si arrese lui, sotto l'espressione soddisfatta della moglie.
Sirius tuttavia era ancora di cattivo umore. Da quando Alphard era morto, gli succedeva spesso di incupirsi all'improvviso e non rivolgere la parola a nessuno, e questo era uno di quei momenti. Era meglio di quando veniva assalito da attacchi di rabbia inconsulta, e per lo meno in quel caso tutti sapevano più o meno cosa fare: lasciarlo calmare da solo e non disturbarlo.
Rachel decise di andarsene in cucina a bere qualcosa, e Lily parve avere la stessa idea.
« Puoi bere il Succo di Zucca, vero? » le chiese Rachel, dubbiosa.
« Sì. È una delle poche bevande che mi sono ancora concesse » rispose l'altra, prendendo il bicchiere che lei le porgeva. « Grazie ».
Mentre bevevano, ognuna concentrata sul proprio Succo di Zucca, rimasero in silenzio, guardando in direzioni opposte per non incrociare gli sguardi, dal momento che non sapevano cosa dirsi. Alla fine tuttavia Lily prese la parola.
« Sirius non sta affatto bene, in questo periodo. Ogni volta che ha quell'espressione mi preoccupa ».
Rachel la guardò, attenta.
« È naturale che sia furioso. Lo sono anche io ».
« Scusa, non sapevo che anche tu conoscessi bene suo zio ».
« Non quanto lui e Regulus, ma Alphard mi ha aiutata molto » rispose Rachel, pensando a quanto gli doveva. Del resto, se suo padre non avesse litigato con Alphard prima della nascita di lei, Rachel sarebbe arrivata a considerarlo una persona di famiglia. E in un certo senso lui si era comportato come tale da quando si erano incontrati.
Bevve un altro sorso e riprese a parlare.
« Cosa ti preoccupa? Che Sirius voglia uccidere Lestrange? Sarebbe il primo dell'Ordine della Fenice ad uccidere un Mangiamorte? »
« No. È capitato anche a qualcuno di noi, ma sempre e solo quando le uniche alternative erano uccidere o essere uccisi. Lui invece vorrebbe farlo di proposito, è diverso. Non che non lo capisca, ma è una cosa che preoccupa anche James, non solo me... »
« Credo di capire cosa intendi. Non vorreste che scendesse al suo livello, ma secondo me tutti noi vorremmo uccidere chi ci porta via qualcuno ».
« Quando ti capita di ritrovarti di fronte alla persona che ha ucciso qualcuno a cui tieni, anche se ci provi, è difficile riuscire a ucciderla sul serio ».
Rachel sospirò.
« Forse hai ragione, io non ci riuscirei. Ma credo che, più che per nobiltà d'animo, non ne avrei il coraggio » ammise. « Ma tu credi davvero che Sirius sia in grado di farlo? »
Lily alzò le spalle come per dire che non lo sapeva, ma qualcosa nel suo sguardo fece intuire a Rachel che doveva esserci qualcosa che non voleva dire.
A distrarle da quella conversazione, ci pensò Alice, che le raggiunse in quel momento, seguita da Hagrid e Dorcas, la quale sembrava essersi stancata di leggere le scartoffie di prima. Alice e Lily fecero per salutarsi con un abbraccio, ma riuscirono solo ad avvicinarsi goffamente a causa delle loro pance sempre più ingombranti. Così si limitarono a scambiarsi un sorriso, mentre Hagrid dava una pacca sulla schiena di Rachel, facendole rovesciare il Succo di Zucca per terra. Dorcas fece un sorriso divertito e le porse un altro bicchiere pieno.
« Grazie ».
« Frank e gli altri stanno per arrivare » stava dicendo Alice, ringraziando poi Hagrid che le aveva portato una sedia. « Caspita, inizia a diventare complicato camminare per molto tempo » commentò, e Lily annuì, comprensiva.
« Quanto vi manca? » chiese Dorcas, che stava bevendo con la schiena poggiata al bancone della cucina.
« Meno un mese. Prima ero terrorizzata all'idea del parto, ma adesso non vedo l'ora che arrivi quel momento » rispose Alice, affaticata.
« Lo stesso vale per me. Non che dopo la nascita sarò più tranquilla, ma... » fece Lily, pensierosa.
« Su, non vi state a preoccupare troppo » cercò di rassicurarle Hagrid, mentre serviva loro un altro giro di Succo di Zucca. « I vostri marmocchi staranno benone, ci penseremo noi dell'Ordine a difenderli ».
« Grazie, Hagrid » disse Alice, scambiandosi uno sguardo d'intesa con l'altra, che nessuno degli altri due colse.
Rachel non poté fare a meno di chiedersi come mai avessero deciso di correre un rischio così grande: mettere al mondo un bambino in piena guerra sembrava una follia, anche se sapeva che molti maghi e streghe avevano fatto la stessa scelta.
A quanto pareva, Dorcas stava pensando la stessa cosa.
« Posso togliermi una curiosità? » domandò loro. « Perché avete deciso di fare dei figli adesso? Non avreste voluto aspettare che finisse la guerra, per essere sicure che possano avere un futuro sereno? »
Le altre due si guardarono, sorridendo.
« Lo abbiamo pensato spesso, in effetti » disse Alice, con l'aria di chi aveva dovuto spiegarlo diverse volte. « Però vedi anche tu quanta gente muore ogni giorno, e noi che combattiamo in prima linea non siamo esenti da questa possibilità. Non vorrei morire senza aver vissuto la mia vita con le persone a cui tengo. È una scelta rischiosa, ma non voglio che la guerra mi impedisca di essere felice, anche solo per poco tempo. Non sappiamo nemmeno quando e come finirà. Forse attendere è più saggio, ma non vorrei correre il rischio di sprecare la mia esistenza ».
Rachel guardò Dorcas: sembrava pensierosa, come se quel discorso la toccasse da vicino.
« Se non fosse stato per la guerra, tutte noi avremmo preso decisioni diverse » aggiunse Lily. « Io non mi sarei mai sposata a diciotto anni né avrei avuto un figlio così presto. Avrei aspettato. E non credo che sia dovuto solo al bisogno di avere un punto di riferimento stabile nella propria vita. Certo, il fatto di avere una sorella inesistente e due genitori morti ha contribuito, ma se non ci fosse stata la guerra, non sarei mai stata così matura alla mia età. Quello che sta succedendo, invece, ci sta facendo crescere tutti prima del previsto, quindi siamo più disposti ad assumerci delle responsabilità che in tempi normali farebbero paura. Insomma, a voi fa più paura l'idea di sposarvi o quella di affrontare Voldemort? »
Rachel rise nervosamente con le altre due.
« Credo che affrontare Voldemort sia molto peggio » intervenne.
All'improvviso si era ritrovata a pensare alla propria situazione. Da quando Regulus le aveva donato l'anello che lei portava sempre al dito, le aveva fatto capire che lui stava già pensando al loro futuro. Ora Rachel si era resa conto che, se fossero vissuti in un periodo più pacifico, lei stessa sarebbe stata piena di dubbi: Regulus sarebbe stato sempre lo stesso? Oppure, non avendo avuto i presupposti per cambiare e abbandonare le schiere di Voldemort, avrebbe continuato ad essere succube della sua famiglia? Lei non sarebbe andata d'accordo con la madre di lui, e forse non sarebbe riuscita a scendere a compromessi tra i loro modi di pensare molto diversi. Forse non avrebbero sviluppato quell'intesa e quel legame che ora la rendeva sicura che fosse lui quel che più si avvicinava all'idea di anima gemella. Ed era altrettanto sicura che, senza la guerra, entrambi sarebbero stati molto più immaturi.
Lily e Alice avevano ragione: sia lei che Regulus erano maturati moltissimo, forse abbastanza da cominciare a progettare una vita insieme. Ma adesso era lui a voler portare a termine la distruzione degli Horcrux prima di fare qualsiasi altra cosa, almeno a quanto Rachel aveva intuito. E lei non aveva intenzione di forzarlo troppo, anche se aveva paura di aspettare troppo una tranquillità che forse non sarebbe mai arrivata.
Dorcas sembrava meno convinta, ma non disse nulla. Rachel si chiese che cosa la tormentasse. Non era una persona aperta, e tendeva a nascondere quello che provava. Forse Emmeline sapeva qualcosa di più, visto che la conosceva da più tempo... anche se un vago sospetto Rachel lo aveva.
Il suo fiume di pensieri fu frenato quando vide Sturgis passare davanti alla porta della cucina. Sembrava piuttosto agitato. Rachel salutò le altre e lo seguì.
« Va tutto bene? » gli chiese, raggiungendolo di fuori. Stava ancora piovendo, ma la tettoia sopra la porta sul retro riusciva a ripararli.
« Oh, ciao... Non proprio, veramente, ma non importa » borbottò, malinconico.
Rachel lo guardò con preoccupazione.
« Se preferisci vado via... »
« No... in realtà potresti essermi utile... »
« Ok ».
Rachel lo guardò con perplessità. Il ragazzo tentava di trovare le parole giuste per iniziare il discorso, ma tutti i suoi sforzi non avevano avuto successo.
« Oh, va bene! » esclamò lui alla fine, esasperato. « Potresti aiutarmi? »
« Certo. Di cosa si tratta? »
« Ecco... tu sai che Emmeline mi ha raccontato di Crouch, vero? »
Lei annuì.
« Sì, so tutto. È stato gentile da parte tua offrirti di farla distrarre un po'. Siete già usciti, a proposito? »
« È proprio questo il punto. So che gli Hobgoblin tra qualche mese faranno un concerto, e stavo pensando di portarla lì. Secondo te è una buona idea oppure no? »
Rachel inarcò le sopracciglia.
« Direi che hai fatto bene a chiedermelo. Emmeline non va matta per gli Hobgoblin ».
« Oh... »
« Non preoccuparti, qualsiasi altra cosa andrà bene, anche un gelato da Florian Fortebraccio ».
Sturgis parve improvvisamente sollevato.
« Grazie. Allora le chiederò se le va ».
Sebbene si sforzasse di apparire tranquillo, a Rachel sembrò molto agitato, più del dovuto.
« Sturgis, c'è qualche problema? »
Lui sussultò.
« No no, va tutto bene. Ho solo paura di non saper cosa dire e di fare scena muta » ammise.
« Non hai motivo di preoccuparti. Con me parli senza problemi. Siete amici: perché con lei dovrebbe essere diverso? »
Lui cercò disperatamente di trovare una risposta, ma il suo silenzio troppo lungo valse più di mille parole. Rachel lo fissò con aria esterrefatta.
« Per i bigodini di Morgana... »
« Ti prego, non dire nulla... » disse Sturgis con un tono depresso.
Lei si impose di non sorridere, anche perché Emmeline al momento non poteva ricambiare quello che Sturgis provava nei suoi confronti.
« Non ti scoraggiare » gli disse, notando il suo stato d'animo. « Deve superare questo momento difficile, ma secondo me hai ottime possibilità ».
Sturgis accennò un sorriso tirato, ma non sembrava molto persuaso.
« Non farle sapere nulla, però. Non voglio che lo sappia » la supplicò.
« Prometto che resterà un segreto ».
« Grazie... Spero che quando usciremo insieme riuscirò a nasconderlo, anche se sarà difficile... »
Sturgis tacque per alcuni istanti, imbambolato, e Rachel lo lasciò alle sue fantasticherie, sperando che Emmeline prima o poi si accorgesse di lui. Rimase lì a fissare la pioggia che cadeva, talmente fitta da non farle vedere cosa succedeva a pochi metri di distanza: oltre il giardino vi era un'unica massa grigia e uniforme.
Alla fine Sturgis si riscosse, imbarazzato.
« Tu sei sua amica e la conosci da tempo. Secondo te come devo comportarmi? » le chiese poi il ragazzo.
Rachel lo guardò, pensierosa.
« Non devi fare niente di eccezionale. Sii sincero e basta. Lo apprezzerà sicuramente. E se sei in difficoltà, usa la tecnica della compassione ».
« Che cos'è? »
« Andiamo, quelli come te sono specialisti di questa tecnica. Sfodera il tuo lato tenerone e vedi cosa succede. Funziona quasi sempre ».
Sturgis rise.
« È quel quasi che mi preoccupa ».
Rachel aprì la bocca per rispondere, ma in quel momento accadde qualcosa che distolse entrambi dalla conversazione: si udì uno scoppio, seguito da uno strano rumore di legno infranto. Poi qualcuno urlò.

Li avevano colti talmente di sorpresa che la reazione dei membri dell'Ordine fu meno tempestiva del solito. I Mangiamorte avevano circondato la casa ed erano riusciti ad entrare, in barba a qualsiasi logica. Ci volle poco perché tutti capissero che gli incantesimi di protezione erano saltati. Chissà da quante ore i Mangiamorte erano da quelle parti, intenti ad annullare un incantesimo per volta. Ma come avevano fatto a sapere dove cercarli?
« Quello schifoso traditore ha parlato di nuovo! » urlò Dedalus, mentre si lanciava contro i Mangiamorte che avevano appena fatto il loro ingresso.
Un attimo dopo la casa si riempì di incantesimi, maledizioni, luci sinistre, scoppi e urla. Sturgis si ritrovò a dover combattere con tre Mangiamorte nello stesso momento. Era impossibile tenere testa a tutti e tre, ma Rachel era già occupata a respingere l'assalto di altri due e non poteva aiutarlo. Sapeva che non avrebbe resistito più di tanto, e infatti poco dopo si ritrovò disarmato. Fissò con terrore la bacchetta del Mangiamorte che stava per ucciderlo, quando qualcuno alle sue spalle scagliò un incantesimo che lo sbalzò indietro insieme a Rachel, come se un laccio invisibile li avesse arpionati alle caviglie e tirati via. Proprio nel punto in cui un attimo prima c'erano loro, il soffitto crollò, travolgendo i cinque Mangiamorte che li avevano assaliti.
« Grazie, Fabian » disse, mentre si rialzava a fatica.
« Di nulla. State attenti, sono dappertutto » rispose il più giovane dei Prewett, voltando loro le spalle e tornando a percorrere il corridoio, scagliando una fattura ogni volta che passava davanti ad una porta. Sturgis e Rachel lo seguirono fino all'ingresso che, insieme al salotto, si trovava nell'occhio del ciclone. I Mangiamorte erano più o meno quanti loro, ma l'effetto sorpresa li aveva messi in una situazione di netto vantaggio.
Sturgis vide James correre verso la cucina senza accorgersi che due Mangiamorte lo avevano seguito. Così cercò di raggiungerlo per aiutarlo.
« Lily, Alice, dovete andare via! » stava urlando lui, mentre rispondeva agli attacchi dei suoi inseguitori. Le due ragazze erano altrettanto indaffarate a combattere contro quella che doveva essere quasi sicuramente Bellatrix. « Anche se è rischioso per i bambini, Smaterializzatevi! »
« Niente da fare, Potter » sghignazzò Bellatrix. « L'incantesimo anti-Materializzazione è l'unico che abbiamo lasciato. Nessuno può entrare o uscire da qui, a meno di non farsi una corsa di un chilometro ».
James imprecò e Sturgis tremò, rendendosi conto che erano in trappola. Cercando di ignorare la voce nella sua testa che gli annunciava che sarebbero morti tutti, innervosito, sferrò un pugno al Mangiamorte che lo bloccava, per poi rivolgersi al ragazzo accanto a lui.
« Io so come creare una Passaporta non autorizzata » gli disse.
James lo guardò con speranza.
« Sia lodato Godric! Fai presto! »
Ma Bellatrix aveva sentito e, lasciando perdere Lily e Alice, lo attaccò. Sturgis sapeva di non avere speranze contro di lei, ma la trattenne abbastanza a lungo da permettere alle due ragazze di uscire dalla cucina. Provò a schiantarla con così tanta energia che perse l'equilibrio. Vide Bellatrix rivolgergli un ghigno diabolico e puntargli la bacchetta contro. Per alcuni istanti non accadde nulla e Sturgis, meravigliato della sua esitazione, si rialzò, pronto a reagire. Ma poi si rese conto che Bellatrix non aveva affatto esitato.
Un calore fastidioso, subito seguito da un dolore sempre più intenso alle braccia gli fece abbassare lo sguardo: le maniche della veste gli stavano andando a fuoco con tanta velocità che entro pochi secondi si sarebbe trasformato in una torcia vivente.
« Aguamenti! Aguamenti! » strillò Sturgis, lacrimando per il dolore lancinante, mentre sentiva la donna ridere di gusto.
A fatica, Sturgis riuscì a spegnere le fiamme che avevano già iniziato a bruciargli la pelle. Le braccia gli facevano talmente male che a stento poteva muovere il polso per attaccare Bellatrix, ma prima o poi sapeva che non avrebbe più resistito al dolore e alla nausea provocata dall'odore di bruciato che gli penetrava nelle narici.
Poi qualcosa accadde nell'ingresso che provocò esclamazioni di sollievo nei suoi compagni dell'Ordine: Malocchio, Frank ed Emmeline dovevano essere arrivati. Bellatrix probabilmente decise che non valeva la pena sprecare tempo con lui quando poteva avere una preda più grossa. Lo liquidò con una fattura che lo mandò a sbattere contro la credenza e uscì dalla cucina.
Intontito per il colpo alla testa, Sturgis rimase steso sul pavimento per diversi secondi, prima di ricordare che doveva creare una Passaporta per permettere a Lily e Alice di fuggire. Si alzò a fatica e afferrò la prima cosa che gli capitava tra la mani: un grosso tagliere di legno. Ora però le ragazze erano sparite, e Sturgis uscì per cercarle.
L'Ordine della Fenice era riuscito a spezzare il cordone di Mangiamorte che lo circondava, e la battaglia si era estesa anche all'esterno della casa, sotto la pioggia scrosciante. Riusciva a stento a riconoscere le persone che si stavano affrontando. Solo Emmeline catturò subito il suo sguardo. Stava combattendo con un Mangiamorte che sembrava al suo stesso livello.
Sturgis pagò caro quell'attimo di distrazione. Si ritrovò di nuovo senza bacchetta, con Goyle che gli puntava minacciosamente la propria contro. Sturgis si difese come poteva: afferrò il manico del tagliere con entrambe le mani e colpì in piena faccia Goyle. Quest'ultimo cadde all'indietro, ululando dal dolore e tenendosi le mani sul naso sanguinante.
« Magia avanzata di altissimo livello » commentò Dedalus, divertito. Poi guardò fuori dalla finestra e inorridì. « Maledetti! Stanno distruggendo le mie piante! »
« Prendi quella dannata bacchetta, Podmore! » lo esortò invece Malocchio, e Sturgis non se lo fece ripetere due volte.
« Avete visto Lily e Alice? » domandò, guardandosi intorno e cercando al tempo stesso di evitare le maledizioni che volavano per tutto l'ingresso.
« Sono fuori » rispose Dorcas, mentre disintegrava il tavolo dietro il quale Tiger si stava riparando.
« Grazie ».
Corse verso la porta e uscì sotto la pioggia che cadeva a catinelle. Non riusciva a vedere né Lily né Alice e si augurò che non fosse troppo tardi. Qualcosa a sinistra catturò la sua attenzione: Emmeline aveva vinto il duello contro il Mangiamorte, ma l'istinto gli suggeriva che non sarebbe finita lì. E infatti la ragazza non si muoveva. Stava in piedi di fronte all'avversario caduto sulle ginocchia, e sebbene continuasse a tenere la bacchetta contro di lui, non sembrava intenzionata a fare altro.
Oh, Merlino, questa non ci voleva... pensò Sturgis, con ansia e una sensazione fastidiosa che lo aveva assalito all'improvviso. Si disse che forse Emmeline aveva bisogno di aiuto, quindi si incamminò verso di lei.
Barty era terrorizzato. Forse non si aspettava di ritrovarsi disarmato e smascherato. Tant'è che le stava dicendo qualcosa che Sturgis, a causa della pioggia fitta, non riuscì a sentire.
« Sta' zitto! » sbottò Emmeline, minacciosa. Faceva quasi paura, tanto era arrabbiata.
« Che vuoi fare, vuoi farmi arrestare? » la provocò quello, apparentemente sarcastico ma pallido e bianco come un lenzuolo. « Non lo faresti mai... »
« Questo lo vedremo ».
Barty sbiancò definitivamente.
« Aspetta... » iniziò a supplicarla, perdendo il controllo.
« Alzati in piedi con le mani in vista » lo ignorò lei, dura. Quello obbedì, ma sembrava tutt'altro che incline ad arrendersi.
« Perché non riesci a capire? » insisté, nervoso e spaventato.
« Cosa, il tuo desiderio di diventare un assassino? »
« Stiamo cercando di fare qualcosa di buono per la comunità magica. Lo stiamo facendo anche per quelli come te. Sei una Purosangue anche tu. Se solo lo capissi, potremmo essere di nuovo dalla stessa parte ».
Sturgis l'odiò con tutto se stesso. Avrebbe voluto prenderlo a pugni, ma non si mosse, e loro non lo notarono. Emmeline era in uno stato di calma innaturale che non prometteva niente di buono, anche se non poteva esserne del tutto sicuro: la pioggia che scrosciava poteva nascondere le eventuali lacrime.
« Non saremo mai dalla stessa parte! Non voglio avere niente a che fare con uno come te ».
Sturgis si ritrovò ad ammirarla come non mai. L'altro stava per ribattere, quando qualcosa attirò l'attenzione di tutti. Sturgis si ritrovò a tremare violentemente.
Voldermort era lì.
Approfittando della distrazione di Emmeline, Barty riuscì a sgattaiolare via e scomparve, ma nessuno di loro due gli fece caso. Sturgis la raggiunse.
« Stai bene? » le chiese.
Lei sembrava sconvolta, mentre fissava il punto in cui fino a poco prima c'era Barty. Poi annuì, ma era evidente che non fosse vero.
Sturgis avrebbe voluto fare qualcosa, qualunque cosa, per farla sentire meglio, ma non era il momento adatto. Voldemort stava combattendo contro James e Frank. Con suo grande orrore, Sturgis notò che i due ragazzi stavano cercando di difendere le rispettive mogli. Memore di quel che doveva fare, puntò la propria bacchetta contro il tagliere che aveva ancora in mano, e sussurrò:
« Portus ».
Quella s'illuminò per alcuni istanti di una luce azzurra, che poi sparì. Lui corse verso Lily e Alice, cercando di attirare la loro attenzione, cosa non facile, dal momento che anche loro erano intervenute nello scontro con Voldemort.
« Lily, prendi questa Passaporta e vattene! » gridò Sturgis, tirandola per la manica. « Alice, dai! » insisté.
« Dategli retta, forza. Ce la caviamo anche da soli, qui » disse James, mentre schivava all'ultimo minuto una maledizione che andò a disintegrare le aiuole di Dedalus.
Le due ragazze si ritirarono. Sturgis porse loro la Passaporta e loro fecero appena in tempo a toccarla: un attimo dopo la padella s'illuminò di nuovo, e Lily e Alice sparirono.


« Fermati e affrontami, carogna! »
Sirius avrebbe voluto che anche le parole fossero in grado di fare del male, perché urlò quella frase con tanta violenza che avrebbe potuto terrorizzare chiunque. Ma non lui.
Il Mangiamorte si voltò a fissarlo. Sirius avrebbe giurato di averlo visto ridere sotto la maschera d'argento. Un odio incontenibile lo invase dalla testa ai piedi, espandendosi come un veleno letale. Nulla di ciò che gli stava capitando intorno gli interessava più, a parte lui. Lo voleva morto e desiderava più di ogni altra cosa essere lui a ucciderlo.
« Sei venuto a vendicare Alphard? » gli chiese Rodolphus, con un tono divertito che lo fece infuriare ancora di più.
« Non nominarlo! »
« Ah sì? E altrimenti cosa fai? Vuoi uccidermi? » lo sbeffeggiò Lestrange, ritenendolo incapace di compiere un'azione del genere.
Sirius pensò che si sarebbe pentito presto di quel giudizio troppo avventato. Prima che l'altro se ne potesse accorgere, levò la bacchetta e gli scagliò contro una maledizione letale. L'altro la evitò per un soffio, gettandosi di lato all'ultimo istante, e la maledizione finì nel punto esatto in cui lui si trovava qualche secondo prima.
Sirius si odiò per averlo mancato, ma poi si accorse che quel suo attacco rapido e inaspettato gli aveva fatto sparire quel ghigno sadico dalla faccia. E Sirius provò una sensazione che lo fece sentire male e bene al tempo stesso. Rodolphus era già un morto che camminava, e il pensiero di essere proprio lui a togliergli la vita gli dava una soddisfazione terribile.
« Stai facendo sul serio » commentò Lestrange. « Ti ho giudicato troppo in fretta, forse. Non sei tanto diverso dal resto della tua famiglia... »
Sirius gli scagliò un altro anatema, che Rodolphus schivò di nuovo, anche se con una certa difficoltà.
« Non cederò alle tue provocazioni. Stai solo cercando di rimandare il momento in cui dovrai dire addio a questo mondo, ma non farò il tuo gioco ».
L'altro ridacchiò, sarcastico.
« Come vuoi tu ».
Questa volta toccò a Sirius schivare un incantesimo mortale e rispondere con una fattura altrettanto letale. Iniziarono a combattere sempre più accanitamente, del tutto ignari di quel che succedeva dall'altra parte del giardino: Voldemort stava combattendo contro Silente, e gli occhi di tutti erano puntati sul duello tra i capi dei rispettivi schieramenti.
Sirius provava talmente tanto odio che riusciva a tenere testa a Lestrange, e non sentiva né la paura né la fatica.
« Non sei abbastanza agile, Black » continuava a provocarlo lui. « Nemmeno tuo zio lo era più di tanto, alla sua età. Ecco perché non è riuscito a sconfiggermi, anche se ci ha provato ».
Sirius cercò di ricacciare indietro le immagini che si stavano formando nella sua testa, ma non ci riuscì. Continuava a vedere Alphard, debole e disarmato, accerchiato da Mangiamorte più giovani e in forze.
Vigliacchi...
« Sai, la cosa davvero triste è che avrei potuto non ucciderlo, se non avesse fatto tutte quelle storie e avesse parlato » proseguì Rodolphus mentre continuavano a duellare, anche quando Sirius gli procurò una ferita abbastanza profonda alla spalla. Dopo quella, anzi, reagì talmente in fretta che il ragazzo non riuscì a schivare il colpo. Stramazzò a terra, le gambe tenute legate da funi magiche, la bacchetta che rotolava lontano. Vide Rodolphus avvicinarsi con la bacchetta levata.
« Peccato. Avrebbe dovuto sapere che tu e tuo fratello prima o poi sarete uccisi. E mi avrebbe potuto risparmiare la fatica di torturarlo per ore... »
Sirius esplose. Con uno sforzo sovrumano, rotolò su se stesso fino a recuperare la bacchetta, che puntò contro il Mangiamorte.
« Crucio! »
Le urla di dolore di Lestrange gli invasero la mente, rimbombandogli nella testa. All'inizio provò quasi una sensazione di sollievo nel vederlo e sentirlo così, mentre gli faceva pagare con gli interessi tutto quel che aveva fatto subire ad Alphard.
Ma dopo un minuto o poco più, iniziò a provare soltanto nausea che gli offuscò la mente, e a Sirius parve di vedere suo zio sopraffatto dal dolore provocato dalla Cruciatus. Non gli importava nulla di Lestrange, ma non riusciva a tollerare le immagini che gli stavano scorrendo davanti agli occhi. Doveva far smettere quelle urla. Si sentiva già debole e le ginocchia gli stavano cedendo quando qualcosa gli fece abbassare la bacchetta e lo sorresse.
« Smettila, Felpato, è finita ».
La voce di James lo rianimò e Sirius si guardò intorno. Rodolphus, ancora in preda ai residui delle convulsioni, stava cercando di rimettersi in piedi. Voldemort e gli altri Mangiamorte dovevano essersi ritirati, perché erano spariti. Lestrange si Smaterializzò e Sirius lo guardò andare via senza fare nulla. Avrebbe potuto fermarlo e ucciderlo: dopo quella sera, sapeva di essere abbastanza disperato da poterlo fare. Ma quello che aveva provato durante la Cruciatus gli aveva fatto capire che non ne avrebbe ricavato alcun sollievo.
E rimase seduto sul prato bagnato dalla pioggia, in silenzio, chiedendosi proprio se sarebbe stato ancora capace di provare sollievo.


***

Per fortuna non c'erano state vittime, ma l'Ordine della Fenice aveva dovuto abbandonare immediatamente il quartier generale; ormai non lo avrebbero più potuto sfruttare. Dedalus era stato ospitato – con sommo fastidio del padrone di casa – da Malocchio, dal momento che non aveva più un tetto. Immaginare la pazienza di Malocchio esaurirsi nel giro di pochi giorni di fronte alla stravaganze del suo ospite sarebbe stato divertente se gli altri non avessero avuto altro a cui pensare. Anche Fabian e Gideon decisero di rimandare il momento in cui avrebbero potuto scherzarci su.
Quella sera, non appena si era conclusa la battaglia contro i Mangiamorte, Sirius e Peter si erano ritrovati a casa dei Potter.
Lily e James erano seduti sul divano, entrambi con delle espressioni che sarebbero state adatte ad un funerale, e lei continuava ad accarezzarsi il ventre come se fosse l'unica cosa che ormai poteva fare. Sirius era affacciato alla finestra e fissava il cielo nero inchiostro con un'aria ancora più cupa degli altri due, un bicchiere di Whisky Incendiario già mezzo vuoto in mano e lo sguardo fisso. Sembrava che non si sarebbe più spostato di lì.
Quanto a Peter, era rimasto in piedi per tutto il tempo, rosicchiandosi le unghie per il nervosismo, ma al tempo stesso sollevato perché nonostante lo avessero costretto a rivelare la sede dell'Ordine, questa volta non c'erano state vittime.
Erano in quelle condizioni da almeno un quarto d'ora, quando il campanello suonò. Lily sussultò, ma James le fece un cenno per rassicurarla e, alzandosi, si avviò verso l'ingresso. Peter lo seguì, e si sentì sollevato quando udì da dietro la porta una voce familiare rispondere alla domanda di James.
« Sono Remus Lupin, Lunastorta per i Malandrini. Sono un lupo mannaro e tu sei un Animagus che si trasforma in cervo. E mi piace la cioccolata » concluse, sospirando.
James lo fece entrare e lo accolse calorosamente.
« Remus, è bello rivederti! » esclamò.
« Lo so, non sono riuscito a passare prima » rispose lui, sorridendo e abbracciando anche Peter, che provò un senso di rigetto verso se stesso. « Ma ho saputo quello che è successo oggi pomeriggio e ho deciso di venire. State tutti bene, vero? Lily e il bambino? »
« Stiamo bene, sì » disse James, ma era pallido come nessuno di loro lo aveva mai visto. « Vieni, gli altri sono in salotto ».
Lily fu talmente contenta di rivedere Remus che quasi cadde per terra quando si alzò ad accoglierlo. L'unico che non fece una piega fu Sirius, che continuava a guardare fuori dalla finestra come se non si fosse accorto di nulla, almeno finché Remus non parlò.
« Allora, cos'è successo? »
Sirius emise un verso sarcastico.
« Oh bè, accomodiamoci, allora. Qualcuno dovrà fargli il riassunto di tutte le cose che sono accadute finora, mentre lui era sparito ».
Per alcuni istanti rimasero tutti impietriti, poi Remus si fece scuro in volto.
« Scusa? Per tua informazione, nell'ultimo periodo ho vissuto insieme al branco di Greyback, cercando di guadagnarmi la fiducia del lupo mannaro che mi ha rovinato la vita, e tutto questo per conto dell'Ordine. Quindi se credi che mi sia divertito mentre voi eravate in pericolo, vuol dire solo che ti sei bevuto il cervello, o che qualcuno deve averti Confuso... »
« D'accordo, calma! » intervenne James, quando Sirius si voltò a fronteggiare l'altro. « Sirius, so che sei a pezzi ma smettila di sfogare la rabbia su chi non c'entra niente. Quanto a te, Remus, abbi pazienza. È mezzo ubriaco e sragiona. Non ce l'ha davvero con te. Sono successe davvero tante cose in questi mesi e tu non ne sai nulla. Ti racconteremo tutto più tardi, ma adesso smettetela di guardarvi in quel modo! »
Sirius abbassò lo sguardo, forse dispiaciuto per come aveva aggredito l'amico senza motivo, e Remus fece altrettanto, turbato e ferito. Peter notò che la sua lontananza aveva creato una brutta situazione, e qualcosa gli diceva che le cose sarebbero potute anche peggiorare.
Mentre James cercava di calmare Sirius e Lily evocava una poltrona per farli sedere tutti, Peter si accostò a Remus.
« Non preoccuparti, quello che dice James è vero. Tu non sai niente di Regulus e Alphard ».
Remus lo guardò con perplessità.
« No, almeno non credo... »
« In poche parole, Regulus è vivo e ora collabora con Silente, mentre Alphard è stato ucciso dai Mangiamorte. È per quest'ultimo motivo che Sirius è giù... »
L'altro sembrava sotto shock e non sapeva se essere sollevato per la prima notizia o dispiaciuto per la seconda. Quando vide gli altri prendere posto, si sedette a sua volta, facendo finta di niente ma lanciando a Sirius uno sguardo dispiaciuto che l'altro ricambiò.
« È la terza volta che voi e i Paciock affrontate Voldemort e ne uscite vivi » disse Peter, chiedendosi poi perché la sua affermazione fu accolta con una reazione inaspettata.
« Già » fece Lily, che aveva le lacrime agli occhi. James era altrettanto depresso e scuro in volto.
« Dobbiamo dirvi una cosa ».





Stavolta non è morto nessuno, la battaglia è stata un falso allarme XD *schiva la frutta marcia*
Comunque Rodolphus una Cruciatus se la meritava, e volevo fargliela pagare. u.u Poi mancava il terzo scontro tra Voldemort, i Potter e i Paciock. Ora i loro figli sono entrati ufficialmente nella lista dei bambini che potrebbero essere coinvolti dalla Profezia.
Sirius ancora si fida di Remus (anche se per poco), ma dopo lo scontro con Lestrange gli sono proprio saltati i nervi, e se l'è presa con il primo che capitava... in questo caso Remus, che è stato via talmente tanto da farlo preoccupare. Quindi nell'inconscio ce l'aveva un po' con lui. La lontananza gioca brutti scherzi, e anche Peter che si rende conto di quanto questo possa creare equivoci... e naturalmente se ne approfitterà -.-
Volevo scrivere qualcosa di più su Emmeline, ma inserire un suo pov sarebbe stato di troppo, quindi mi rifarò in seguito. E scoprirete anche cosa c'è nella testa di Dorcas.
Prossimo capitolo: 29 marzo. E ci saranno ben due nuovi arrivi!
  
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