Tre anni dopo, Liam indossava solo jeans chiari, Harry era diventato quasi un metro e ottanta ed io avevo scoperto che suonare il pianoforte era diventato stancante.
A Maggio, Liam non era stato bocciato, Harry si era fatto mezza squadra di football ed io avevo imparato a guidare il motorino anche sopra una ruota soltanto.
Dopo gli esami, Liam aveva comprato un nuovo skate, Harry un nuovo telefonino ed io dei biglietti per Amsterdam.

Stiles convinto di non avere alcuna speranza con Derek si è ormai rassegnato a guardare il lupo da lontano, finché non gli viene offerta una possibilità con un metodo però “poco convenzionale”, che spingerebbe finalmente il giovane Hale ad accorgersi di lui... peccato che non vada esattamente come previsto, costringendo i due ad una inaspettata e insolita convivenza.
[Sterek | post 3a]

ATTENZIONE! Fan fiction altamente sclerotica nata dall'ispirazione di una bellissima fan art. Potrebbe far ridere in alcuni punti. 
Dal primo capitolo:
"Derek non si faceva vedere in giro da quasi due settimane. Il che non sarebbe stato davvero un gran problema per Stiles, ma il fatto è che c’erano di mezzo un mucchio di problemi – leggasi “creature mistiche e assassine pronte a sbranarli tutti da un momento all’altro” –, e quello non era proprio il momento più opportuno per giocare a nascondino. Tra l’altro, i Beta erano sempre più sovreccitati e nervosi e necessitavano del loro Alfa per potersi contenere.
Ed è proprio per queste ragioni che ora Stiles si trovava di fronte la porta consumata e logora di quella che un tempo era stata una magnifica villa".

Stiles e Derek non si sopportano, ed ogni volta che si incrociano finiscono sempre per litigare perché troppo diversi fra loro, ma entrambi ugualmente orgogliosi per abbassare la testa di fronte all'altro. Che succederebbe però se il primo si svegliasse una mattina a letto con quest'ultimo, privo di vestiti e decisamente molto confuso sul da farsi? Forse, ricordare ciò che è successo potrebbe essere davvero la soluzione.
[Sterek | post stagione 2]

A Derek mancò il fiato.
Quello passò con il pollice il profilo sporgente del suo bacino, scivolò con il polpastrello nella curva morbida e concava dell’inguine e poi arrivò ad una coscia.
Un brivido attraversò Derek per intero, scendendogli lungo la schiena. Il ragazzo sentì sotto il palmo della mano la pelle di Derek asciutta come sabbia, immediatamente avvicinò la bocca e ci alitò sopra, per inumidirla con la condensa del fiato.
Tutt’a un tratto non resistette alla tentazione di mordere e piantò i denti nel muscolo, sentendolo guizzare deliziosamente sotto la sua stretta.
Derek tremò forte e si lasciò sfuggire un grido.
“Com’è che hai detto di chiamarti, Love bites?”, gli chiese.
“N-non l-l’ho detto”.
“Dillo ora”.
“D-Derek”, gli disse.
Il ragazzo seguì con la punta della lingua l’impronta lasciata dai suoi denti, riempiendo di saliva i buchi della carne. “Preferisco Love bites”, ansimò pesantemente, tirando su col naso, prima di leccargli tutto il quadricipite, fino ad arrivare ai ciuffi neri del pube. “Tu potrai gridare Stiles, quando ti starò cavalcando”, riprese quello, lanciandogli un’occhiata languida da sotto le ciglia chiare e lunghissime, infiammandogli i lombi, l’anima.