Premetto che è una storia a tematica Omegaverse.
Dal primo capitolo:
Harry pensò che in fondo era prevedibile, i Purosangue avevano una possibilità maggiore di essere Omega e, se la purezza del sangue era prerogativa indispensabile di quella razza, era quasi ovvio che Malfoy sarebbe stato uno di loro; del resto lui era il Purosangue per eccellenza.
Blaise si leccò le labbra, famelico, mantenendo lo sguardo fisso sul suo amico, e Harry cominciò a condividere quell’interesse per il biondo Serpeverde. D'altronde, Malfoy era un buon partito, apparteneva ad una famiglia potente, era abbastanza ricco, e magari facendolo ingrassare un po’ il suo culo ossuto sarebbe diventato quasi appetibile, e soprattutto Harry avrebbe potuto prendersi la propria rivincita. Improvvisamente il pensiero di aprirgli le ginocchia e fotterlo e vedere i suoi occhioni grigi riempirsi di vergogna e di sdegno perché era Harry Potter che lo stava montando come una cagna in calore… beh… alla fine sembrava quasi divertente.

Sterek AU. Stiles è sposato con Theo, ma scopre che suo marito lo tradisce. Per ripicca va a letto con uno sconosciuto incontrato in un bar, un certo Derek Hale. Doveva essere solo una storia di una notte, ma il destino e il signor Hale hanno altri piani.
Dal capitolo 1:
“Che cosa hai detto?”, sibilò il castano, a voce bassa, ma ormai i loro volti erano talmente vicini che era sicuro che l’altro l’avesse sentito. Così fu, infatti. L’uomo inarcò le sopracciglia in un’espressione sfacciata, provocatoria, e ripeté quello che aveva appena detto: “Ho detto che hai davvero un bel culo”, mormorò, con gli occhi puntati intensamente nei suoi. “E aggiungerei che tuo marito è veramente un coglione, se preferisce fottersi il culo di qualcun altro piuttosto che il tuo”, concluse, drizzando la schiena in maniera che i loro visi fossero terribilmente vicini.
Con quel suo complimento da basso borgo Derek lo aveva fatto sentire desiderato, apprezzato come suo marito, evidentemente, non faceva più da tempo. Per questo fu proprio lui a baciarlo.
Era ubriaco. Addolorato. E cornuto. E in quel momento si sentiva di avere tutto il diritto di commettere quello sbaglio, quella scorrettezza.

“Comunque, come le stavo dicendo, so che ha bisogno di soldi, ed io sono disposto a dargliene, quanti ne vuole, senza alcun limite”, incalzò Derek, con tono severo, approfittando del fatto che Stiles fosse momentaneamente inerme.
La bocca di Derek si strinse in una linea dura, ora sembrava lui ad essere arrabbiato.
Il ragazzo lo guardò per qualche attimo senza espressione, e nel mentre la sua mente gli rievocò l’immagine di suo padre, lì, in quell’ospedale, rintronato dai farmaci. Poi socchiuse gli occhi, leggermente abbattuto. Quando li riaprì, insieme a quell’immagine, sembrò avere una nuova, incrollabile, convinzione.
Avrebbe fatto di tutto per salvarlo. Per tentare di salvarlo, perlomeno.
“Con quale percentuale d’interessi?”, provò a chiedere Stiles, umiliato, le vene del collo improvvisamente gonfie, come se stesse per piangere.
Derek scosse la testa. “Oh, non voglio che lei mi restituisca quello che mi deve in denaro, Mr Stilinski”.
Stiles non ribatté nulla, in attesa che l’altro continuasse, e nel frattempo ripassò mentalmente le istruzioni per respirare.
Derek lo guardò, serio per la prima volta. “Voglio che tu faccia sesso con me, Stiles”.

Dal capitolo III:
“Cos’è questa storia del riscatto, Harry? Qual è il vero motivo per cui lui è qui?”, chiese Hermione, indicando il biondo e quando si accorse del modo rapito in cui l’amico lo guardava, sbottò inorridita: “Oh diamine, lui ti piace!”.
Harry non negò, confermando silenziosamente i suoi sospetti.
“Qual è il tuo piano geniale? Tenerlo imprigionato qui finché non si innamorerà di te?”, sibilò lei, indignata dal comportamento immaturo del suo capitano.
Potter scoppiò in una fragorosa risata, scuotendo la testa e socchiudendo le palpebre. “Ah Hermione, non essere così sentimentale”, ridacchiò, e quando riaprì gli occhi erano illuminati da una luce strana. “Voglio semplicemente scoparlo”.
“Harry, questo non va bene”, commentò Hermione, con voce condiscendente, cercando di farlo ragionare con calma, come si fa con qualcuno fuori di testa.
“Sì, mi hai già detto che non è una buona idea”, borbottò il pirata, senza prestarle troppa attenzione.
“Oh no, non era una buona idea rapirlo ma tenerlo in ostaggio finché non ti aprirà le gambe è una pessima idea”, sbottò la donna pirata, con estremo sdegno.

"Da quanto faceva sesso con Laura Hale e Nick Curran?", lo incalza ancora Jordan.
L'accappatoio gli si apre, Stiles gli guarda con ammaliato timore le ascelle non rasate, le spalle gonfie e le braccia muscolose: si chiede come ci si possa sentire ad essere intrappolato da quelle braccia; si chiede quanto, quelle braccia, possano impiegarci a spezzargli il respiro, a strappargli un piccolo gemito dalle labbra, un bozzolo di schiuma rosata, mentre se ne va dalla vita vigile. Senza fretta.
"Apra bene le orecchie, agente Parrish, non ho mai scopato mia sorella. Nicky scopava mia sorella, ed io scopavo Nicky: gli piaceva parecchio avere un bel cazzo duro infilato su per il culo".
"Da quanto tempo faceva sesso con Nick Curran, signor Hale?", chiede Jordan.
"Da un anno e mezzo circa".
"È possibile che sua sorella Laura non abbia preso molto bene la vostra relazione?".
"Mi ha visto scopare con moltissimi dei suoi ragazzi", sentenzia, portando gli occhi ammaliatori in quelli di Stiles, che si cercano, si prendono, si trovano in un'innata sincronia che non li ha mai abbandonati.
"Forse ha visto qualcosa che non aveva mai visto prima", ribatte Parrish, con evidente sforzo.
"Ha visto di tutto prima".

“Io non faccio l’amore, io scopo, fotto, monto, ti apro il culo con le dita di tutte e due le mani, ma non sono un ragazzino del liceo che si prende la verginità del fidanzato. E soprattutto, tu non sei il mio fidanzato”.
Stiles spalanca gli occhi ed ansima, come se Derek gli abbia appena dato un pugno nello stomaco: le sue parole hanno sortito lo stesso effetto.
“Ma io sono innamorato di te”, sussurra, timidamente.
Derek spalanca gli occhi, inorridito, poi scuote la testa e lo guarda duramente. “Per favore, Stiles, tu non sei innamorato di me, credi di esserlo perché sono stato il primo a cui hai succhiato l’uccello. Appena lo succhierai a qualcun altro ti innamorerai anche di lui, e mi toglierai questa seccatura”, sibila, gelido, schioccando le labbra tra loro.

“Smettila di ripetere quella dannata parola, Bilinski!”, latrò Derek, minaccioso, sporgendo il mento esageratamente in avanti, come se avesse un pugno cacciato nella bocca, mentre raddoppiava lì dove non ce n’era assolutamente bisogno il suono ski.
Stiles lo fissò intensamente, perso nel movimento della sua mascella squadrata, larga e spessa di barba fosca. Con le dita si sprimacciò le palpebre: “Quale parola? Pene?”, borbottò, grattandosi poi la punta del naso lentigginoso, mentre alzava allusivamente le sopracciglia castane e tanto sottili da sembrare depilate.
“Ma cos’hai: un’ossessione per il pene?! Intendevo scientificamente”, sbottò Derek, esasperato mentre alzava gli occhi verdissimi al soffitto.
“Mi piace il pene”, gli rispose Stiles, guardandolo quasi di soppiatto, con un’inflessione più che maliziosa nella voce e non del tutto involontaria.
“Lo so che ti piace il pene”, disse Derek, con una leggera pausa, facendo una di quelle sue smorfie dinamiche, non completamente irritate od indignate, benché vicinissime ad esserlo, ma anche semplicemente dinamiche, di quando voleva caricare le parole di un significato violento. “Non c’è uomo o mostro o divinità in questa microscopica città che non ne sia al corrente, non che tu sappia tenere una cosa per te stesso”.

“Con quanti uomini sei stato a letto, Stiles, in questi ultimi cinque mesi?”, chiede l’uomo, sfregandosi le mani, secco.
Il ragazzo solleva il volto impiastricciato di nero e porta la sigaretta, con mano tremante, alle labbra.
Sorride.
Ma è un sorriso triste.
“Ventidue”.
Peter inarca un sopracciglio, scettico.
“Quasi quattro al mese, Stiles?”.
Il ragazzo si stringe nelle spalle.
“Uno a settimana, circa… Ma a volte era più d’uno in contemporanea…”.
Il suo sorriso è colmo di risentimento e disprezzo.
“Sono stato a letto con ventidue uomini, e in ognuno di loro ho cercato una risposta. Sempre la stessa. Ma non l’ho mai trovata. Ognuno di loro aveva l’uccello dritto quando lo toccavo, lo baciavo, lo leccavo… Eppure…”, la voce di Stiles è talmente triste, che sembra che anche la sua bocca stia per piangere.
O forse lo sta già facendo.
“Mi scopo solo i bei ragazzi, Stilinski. Mi scopo solo i bei ragazzi, Stilinski. Mi scopo solo i bei ragazzi, Stilinski. Mi scopo solo i bei ragazzi, Stilinski. Mi scopo solo…”.
Le parole di Derek sono ancora lì.
Lì.
Ferme nella sua mente.
E nel suo cuore morto.

Fu proprio allora che lo vidi per la prima volta.
Era seduto nell'angolo più lontano ed isolato della mensa. Era solo. Non cercava alcun tipo di contatto, non mangiava, occhi bassi, puntati sul vassoio pieno di cibo, intatto. Lo sguardo disinteressato che premeva contro la tovaglietta verde acido del suo vassoio mi permise di osservarlo tranquillamente, senza incorrere nell'imbarazzante rischio di poter essere squadrato a mia volta e beccato vergognosamente a fissare uno sconosciuto.
Questi ed altri dettagli attirarono la mia attenzione.
***
Il bel ragazzo solitario con la giacca da ribelle, osservò la mia vicina, che aveva appena parlato, non più di una frazione di secondo, il tempo necessario per raccogliere le sue parole, se solo lui non fosse stato così lontano ed avesse potuto sul serio ascoltarla, e poi i suoi occhi verdissimi lampeggiarono nei miei.
Distolse lo sguardo all'istante, così in fretta che quasi non riuscii a sentirmi a disagio nella nudità del verde dei suoi occhi, quasi, perchè più in fretta di lui incollai gli occhi al tavolo, ed il calore mi avvampò alla faccia per l'imbarazzo, il mio capo chino.

A Derek mancò il fiato.
Quello passò con il pollice il profilo sporgente del suo bacino, scivolò con il polpastrello nella curva morbida e concava dell’inguine e poi arrivò ad una coscia.
Un brivido attraversò Derek per intero, scendendogli lungo la schiena. Il ragazzo sentì sotto il palmo della mano la pelle di Derek asciutta come sabbia, immediatamente avvicinò la bocca e ci alitò sopra, per inumidirla con la condensa del fiato.
Tutt’a un tratto non resistette alla tentazione di mordere e piantò i denti nel muscolo, sentendolo guizzare deliziosamente sotto la sua stretta.
Derek tremò forte e si lasciò sfuggire un grido.
“Com’è che hai detto di chiamarti, Love bites?”, gli chiese.
“N-non l-l’ho detto”.
“Dillo ora”.
“D-Derek”, gli disse.
Il ragazzo seguì con la punta della lingua l’impronta lasciata dai suoi denti, riempiendo di saliva i buchi della carne. “Preferisco Love bites”, ansimò pesantemente, tirando su col naso, prima di leccargli tutto il quadricipite, fino ad arrivare ai ciuffi neri del pube. “Tu potrai gridare Stiles, quando ti starò cavalcando”, riprese quello, lanciandogli un’occhiata languida da sotto le ciglia chiare e lunghissime, infiammandogli i lombi, l’anima.

Ora Derek era lì, contro di lui, con gli occhi chiusi su pensieri disegnati sulla sua bocca. Ora era tutto più chiaro, tanto quanto la consapevolezza che Stiles non avrebbe mai smesso di avere bisogno di Derek. Perchè accontentarsi di vivere senza Derek era come morire lentamente. Ebbe quella certezza in ogni parte del corpo, anche in quelle parti che non percepivano mai niente.
Erano tutti gesti naturali, che non lo spingevano mai a domandarsi del giusto, dello sbagliato, del diritto o del non diritto. Erano gesti semplici, che fagocitavano il passato e corroboravano il presente, il futuro.
[...]
Stiles non era più sicuro di niente, ma sapeva che c’era una cosa da fare, c’era da baciare Derek e poi da baciarlo ancora, sino a quando per tutti e due sarebbe diventata un’abitudine, e non avrebbero più potuto farne a meno.
[...]
Classificatasi sesta al contest Just let me cry [ Multifandom & originali ] indetto da Starhunter sul forum di EFP.
Partecipante al contest Il contest del jukebox ( multifandom + originali) indetto da Fefy_07 sul forum di EFP.

“Stiles” [...] “attraversiamo tutti un momento in cui ci sentiamo attratti da qualcuno più... maturo di noi, ecco” [...] “ma niente, niente è davvero eterno, e presto, molto presto, incontrerai una persona speciale, che amerai veramente, e non come ora credi di amare me, e pensando al tuo comportamento sconsiderato di adesso, ci farai sopra una bella risata imbarazzata e...”
“Crede davvero che io sia innamorato di lei?!”, squittì Stiles, con la voce acuita dalla sorpresa. “Senta, professore, l’unica cosa di lei di cui sono innamorato è il suo uccello”, disse l’adolescente, schietto, anche fin troppo.
Derek si strofinò la nuca, nervosamente, la fronte sempre più contratta, una luce sempre più accesa e confusa al di là delle palpebre.
“Tu non... non mi stai... ricattando perché vuoi che io sia il tuo... fidanzato?”, borbottò con un broncio che Stiles trovò in contemporanea alquanto adorabile, ed altrettanto eccitante.
E, allora, tornò fulmineamente a ricordarsi dell’uccello duro che aveva nel costume, un uccello sempre, sempre più duro.
Ridacchiò, tuttavia.
“Non è un po’ troppo cresciuto per recitare la parte del fidanzatino innamorato?” [...] “Quanti anni ha, professore? Trentadue? Trentatré?”.
“Ventisei!”.

Classificata come quarta nel contest: slash, ho sweet slash, indetto da Wolf_Blood_001; e vincitrice del premio speciale "bestcoupple" come miglior coppia.
Dalla storia:
Con una mano, il ragazzo, manteneva fermo il collo dell’altro; e pure allontanava, con movenze meccaniche, i fini capelli biondi dalla chiara pelle, talmente fini da emergere come troppo corti
i per adempiere ad un tal tatto: il collo era già nudo, eppure Gale indugiava nel denudarlo ancora un po’, perché un po’ non era mai realmente tanto o troppo o quant’altro, ed ad ogni pallida carezza l’epidermide appariva più bianca e più pura, e pure quella come d’un infante, l’ombra del peccato dilatata nella cera liquida della candela infiammata di luce. Con l’altra mano, allora, carpì il coltello dal proprio inerte luogo, e ne imprigionò il manico nella gabbia delle dita, delle nocche, e perfino dell’ultima delle falangi. L’acciaio era gelido nel contatto con il palmo: un altro opporre ad intimorirlo e provocarlo.

Il “che” pesava, un attimo dopo l’altro... come la fede che brillava al suo anulare sinistro.
Un cerchio sottile, di oro bianco, avvolto attorno al suo dito, ora nel vederlo il suo cuore si serrava in una morsa, ed il suo stomaco diventava sempre, sempre più piccolo e dolorante.
Per una settimana Derek non aveva portato la fede al dito, Stiles non aveva detto nulla.
Il “che” ad opprimerlo, il suo, di anello, a serrare il dito sino a soffocarlo, sino a farlo diventare blu, e amaro, come ciò che scorreva nelle sue vene...
Ciascun’occhiata all’anulare libero di Derek era una coltellata nel suo cuore, alle sue viscere oramai sbrindellate...
C’era molto da buttare fuori, da vomitare via, lontano e lontano, ma Stiles non lo faceva mai, e si teneva tutto dentro.
Non aveva detto nulla a Derek, non aveva accennato al “che”, non aveva mimato il “perché” che li avrebbe condotti al divorzio.
Ma, anche se cercava di estraniarlo dal suo mondo, dalla sua vita, dalla sua testa, dal suo cuore, dal suo stomaco, e dalle sue budella, o da ciò che ne rimaneva, il “che” c’era...

“Hai mai baciato qualcuno sulla bocca?”, le parole di Derek ora erano così vicine al suo volto, il suo respiro caldo, l’odore intossicante Stiles lo avvertiva dentro le narici, addirittura dentro al cervello, Derek aveva inclinato la testa di lato, ponendo i loro volti quasi alla stessa altezza, i loro occhi a divorarsi e succhiarsi l’un l’altro i più reconditi segreti. “Qualcuno ha mai violato la castità delle tue labbra?”, ed era così vicina la bocca di Derek, così maledettamente vicina, il suo alito caldo aveva seccato lo spesso strato di saliva con il quale Stiles si era involontariamente inumidito la bocca.
Stiles si limitò a negare con il capo, a sputare un flebile “No” con un lamento della voce.
Le punte dei loro nasi, oramai, si sfioravano, così come le loro bocche, e nel parlare le labbra di Derek sfiorarono impercettibilmente le sue: “Non ho sentito bene...”, abbastanza poiché Stiles potesse sentire il sapore dell’alito di Derek bruciare sulla sua lingua, contro il suo palato.
“N-No”.